Spesso tempo e spazio sono concetti che ai più sembrano infiniti ed indefiniti ma quando si comincia ad avere una visione globale di ciò che è intorno a te tutto muta, ti rendi conto che in fondo ogni cosa ha un peso relativo, ed era esattamente quello che stava accadendo al buon vecchio Gaz. Egli che per anni ha servito gli uomini sotto l’egida della Pallade. Lo stesso uomo che ora viene sfidato dagli Dei, o forse sarebbe meglio dire che le Divinità vogliono eliminare? Ride sommessamente all’interno della sua abitazione mentre osserva quasi interessato quella ferita sul braccio destro. Ormai ne ha la certezza, il Nono senso è qualcosa di assolutamente fantastico, un grado di conoscenza che paragonato all’Arayashiki …
A proposito di Arayashiki: non c’era alcun dubbio Daya era tornato alla vita e questo voleva dire solo che era sopravvissuto alla Torre dei Demoni del buon Tiresia. Percepiva il suo cosmo con nitidezza, ne comprendeva le sfumature e riusciva a capire come qualcosa in lui fosse mutato. Davvero interessante. Dunque gli uomini che poco a poco si avvicinavano e superavano i loro limiti stava aumentando a dismisura. Senza ombra di dubbio questo lo sapevano bene anche quei quattro dementi che risiedono in cima all’Olimpo. Strane coincidenza no? Difficile che fosse solo una casualità; mai come in quell’epoca la fiducia del genere umano nei propri mezzi stava crescendo ed in fondo era anche merito di quel black Saint: Gabriel. Bastò un pensiero per far si che Daya dall’esterno dell’abitazione si ritrovasse teleportato proprio di fronte a Gazka. Egli stava li, a torso nudo seduto su uno di quei seggi tipicamente orientali e sul tavolino – alto non più di 20 cm – bende e garze, insomma tutto il necessario per il pronto soccorso. Anita stava curando la ferita del vecchio, quando con un gesto fece capire alla ragazza che era il caso di lasciarli soli. Ella fece un inchino e voltandosi dall’altra parte abbandonò quella stanza.
«Tisana o Sakè?» Esordì cosi Gazka sorridendo all’amico per poi riprendere ancora «Ed hai anche la faccia tosta di lamentarti? Anche a me piacerebbe un po’ di ristoro dopo aver preso a calci in faccia gli sgherri di Zeus. Sai cosa mi fa ridere di quelli là? La loro prevedibilità!»
Il suo volto era sereno e tranquillo, come se tutto ciò non lo toccasse minimamente, manteneva quella calma sardonica che da sempre lo contraddistingue. Rimase qualche secondo a fissare il giovane interlocutore. Ora vedendolo in volto poteva capire quanto fosse stata dura la prova, quanto Tiresia avesse calcato la mano.
«Deve avertele suonate di santa ragione l’Arconte, altrimenti non si spiega una simile padronanza dell’Arayashiki. Lo percepisco chiaramente!» Si alzò dalla sua posizione dando le spalle a Daya riprese a parlare «E’ difficile nasconderlo, almeno a te: tutto sta mutando ad una velocità impressionante e non so per quanto tempo riuscirò a proteggere tutti voi … non so per quanto tempo riuscirò ad evitare che la vera essenza della guerra proietti sulla terra la sua ombra di morte e distruzione. Comprendi cosa voglio dire Daya?»
Non si riferiva ad una guerra sacra, quella era cosa da tutti i giorni e sicuramente il punto non era la solita e ripetitiva scaramuccia tra Hades e Atena ma era qualcosa che andava ben oltre, qualcosa che non si era mai vista prima d’ora se non ai tempi del mito. La vergine avrebbe compreso a pieno le parole di Gazka?
«… a raggiungere un livello simile al loro? In effetti si ma non è tutto Daya. Il seme del tradimento è in loro dall’epoca del mito e divinità o presunte tali si sono succedute nel corso delle epoche ma in fondo tutte simili tra loro. Sai perché? Non sanno che cosa vuol dire vivere da uomini, l’amore o il dolore, gli stenti e l’amicizia sono tutti valori che ci rendono forti e probabilmente superiori a loro!»
Un gesto della mano di Gazka e come per incanto l’armatura all’interno del Box fuoriesce frapponendosi tra i due. La luce pare fioca, quasi sbiadita. La mano destra s’appoggia sul cloth. Sembra soffrire Gazka, come se stesse provando un’esperienza dolorosa. Daya non sa cosa stia accadendo: un rivolo di sangue scorre dal lato destro della bocca dell’amico il quale ad un tratto stacca la mano e la cloth cade dolcemente al suolo e la poca luce che un tempo emetteva sembra cessare … come morta.
«A quanto pare Tiresia ti ha messo davvero alle strette. Quella dannata torre, un giorno gliela distruggerò. Ah, però non hai risposto alla sua domanda …»
Si ferma un istante e ti osserva quasi divertito.
«Giusto, non lo puoi sapere. Le cloth hanno un’anima loro ricordano ogni cosa è successa ai propri custodi, esse soffrono con te, gioiscono con te. Io posso leggere i ricordi delle cloth e la tua sta per morire. Ad ogni modo ne parleremo dopo di tutto questo, ora voglio chiederti una cosa: perché dissi all’Arconte che il Re sono tutte le persone che proteggiamo?»
Probabilmente era superfluo ma voleva una risposta da Daya, voleva capire quanto fosse maturato negli ultimi tempi e se davvero fosse pronto per quello che lo aspettava. Lui ormai la sua decisione l’aveva presa ma il suo amico? Difficile rispondere, voleva capire fin dove si sarebbe spinto anche se probabilmente la risposta già la conosceva.
Sorrise Gaz, indubbiamente il buon Daya aveva compreso con chiarezza quello che lui intendeva. Un amico, un ragazzo dalla grande forza morale e probabilmente non vi fu al Grande Tempio una guida come lui. Sicuramente i due erano persone molto diverse tra di loro, Gaz da un lato aveva sempre respinto ogni tipo di responsabilità pensando più alla praticità delle cose che alla burocrazia. Altri tempi, epoche diverse senza ombra di dubbio ma stranamente il passato ed il presente si stavano toccando. Il fato lo imponeva e di certo quello che stava cercando di fare Gaz non si fermava solo a Daya, vi erano altre persone al mondo che molto probabilmente avrebbero abbracciato la loro linea di pensiero. Sovversivo? No di certo, cercavano solo giustizia. Difficile dire ora se fossero migliori degli Dei che tiranneggiavano dall’alto dell’Olimpo ma una cosa era certa: molte cose sarebbero cambiate.
«Come al solito hai compreso benissimo cosa volevo dire, mi stupisci ogni volta: dovrò eliminare anche te prima o poi!»
Sorrideva pensando a quell’ultima frase ma ad un tratto la sua espressione mutò. Prese in mano un martello ed uno scalpello e con un’arte unica cominciò a colpire la cloth di Daya. Ogni colpo veniva assestato con una determinata forza, una maestria unica. In quel gesto si percepiva chiaramente tutta la passione e l’amore che ci metteva Gazka nel riparare le armature. Il tutto durò forse circa una ventina di minuti durante i quali non distolse mai lo sguardo dal cloth di Virgo. Alzandosi in piedi qualche goccia del suo sangue scorse sull’armatura di Daya.
«Il sangue: indubbiamente è fondamentale per la vita di un uomo ma in esso risiede anche il segreto di ogni cavaliere. I ricordi, la nostra forza le nostre esperienze risiedono tutte qui, se non avessimo sangue nelle vene non saremmo nemmeno in grado di utilizzare il cosmo, divertente non credi? Ah certo, ora questo dovrebbe chiamarsi Ichor ma alla fine non cambia molto a parte qualche piccolo particolare …»
Piccolo non proprio, un essere che ha raggiunto il nono senso ha accesso ad un mondo completamente diverso, la percezione delle cose è differente, il proprio cosmo è differente ed anche il proprio sangue. Una strana luce avvolse il cloth che ad un tratto sembrava avere nuova vita ma era diverso, aveva qualcosa che prima non aveva e non si trattava solo di una questione estetica ma andava oltre.
«Beh, non ho certo perso il tocco. Dovrebbe essere molto più resistente di prima, forse rivaleggia anche con una Kamui anche se non è ancora a quei livelli ma ci siamo vicini. Dovrò impegnarmi di più la prossima volta.»
Rimase in silenzio, come interdetto per un istante.
«Oh però che caratterino. Daya abbiamo un ospite!»
Come detto rendiamo in GdR il grado VIII preso in seguito al torneo. Ho preso spunto con la rinascita del cloth anche per far emergere lo spirito del tuo cloth. Ora gestiscilo come meglio credi xD
La situazione divenne senza ombra di dubbio comica, non c’era che dire. Lo spirito della Vergine si era risvegliato ed in concomitanza con una crescita delle capacità difensive del cloth. Cosa naturale in fin dei conti, uomini e armature crescono, soffrono e combattono insieme. Non si tratta di semplici orpelli ma di molto altro. La cloth vive insieme al suo cavaliere ed ella quando si piega innanzi ad un avversario troppo potente comunque soffre perché è conscia che il suo ruolo è fondamentale. Spesso nella storia si sono viste armature muoversi o agire per proprio conto sia in un senso che nell’altro. Per carità il caratterino di quel cloth messo a confronto con quello di Daya era alquanto atipico ma cosa ci vuoi fare? Fa parte dei misteri della vita a cui nemmeno un dio può rispondere.
«Beh in effetti non ho alcune intenzione di passare oltre, non certo ora anche se qualche divinità a random lo vorrebbe.» Sorride cordialmente allo spirito del Cloth essendo uno dei pochi – se non l’unico – a parte il proprietario a poterla vedere. «Ad ogni modo ti vedo in perfetta forma, davvero notevole.» Le parole di Gazka erano posate e serene, ormai non si stupiva più di nulla e sorseggiando il suo sakè guardò ancora una volta Daya. Ormai quello che dovevano dirsi se l’erano già detti ed era inutile oltre che superfluo perdere altre tempo in quel luogo. Gli eventi mutano in fretta, il figlio Lelouch si era ritirato, dopo l’impresa Titanica compiuta ad Asgard per sventare il Ragnarok ne aveva piene le scatole. Prevedibile a dire il vero, ha preso la sua decisione e un po’ il vecchio Gaz lo invidia. Contento per lui, questo si ma chissà che un giorno quell’incorreggibile ragazzo non decida di solcare i campi da battaglia.
«Ad ogni modo Daya è arrivato il momento di separarci, ci sono molte cose che devo sistemare, altre persone a cui devo far visita e non tutte saranno cordiali e gentili come te.» Fece un piccolo inchino e salutando anche la Vergine riprese a parlare «Saluto anche lei, è stato un piacere vedere che sta bene e sono contento che le mie manine magiche sono ancora in grado di fare miracoli con le cloth.» Si alzò in piedi e salutando i due «Ora vado, fate un po’ come se foste a casa vostra e ogni volta che avrete bisogno di me io ci sarò, ora scappo!»
Dicendo quella frase il saggio dello Jamir scomparve dalla vista dei due, teleport o movimento istantaneo era difficile dirlo in fondo si trattava sempre dell’unico uomo nella storia che era stato in grado di risvegliare il nono senso, la testimonianza vivente che gli Dei avevano fallito ed in maniera alquanto clamorosa.