La grazia e l'irruenza

Up cloth per Shannon

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    C'ho i pugni nelle mani!

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    Tre per Quattro



    Inizia il tuo viaggio. Sai di essere ancora debole rispetto a molti guerrieri del tuo calibro e desideri diventare più forte. Ma sai anche un'altra cosa importante. La tua armatura non è così resistente come vorresti, non è al livello di altri guerrieri che con un solo pugno riescono a frantumarla. Per questo stai marciando verso la vetta di una bella montagna, ricca di verde e di animali di ogni genere. E' come se l'uomo non sia riuscito ad avvicinarsi in quelle terre, è come se il mondo lì intorno sia rimasto incontaminato. Ma dopo qualche ora lo senti. E' un cosmo terrificante e ce ne sono altri due molto più deboli, anche più deboli di te. Dopo qualche minuto senti un poderoso urlo, qualcosa di terribile che squarcia il silenzio ....

    Allora?! Questo sarebbe un pugno? Muoviti ragazzino!

    Cosa farai? Continuerai nella tua ricerca? Eppure senti che quella voce è proprio di colui che stai cercando, un certo ... Heracles ...

    Bene, si inizia. Montagna splendida, cosmo e urla. Fermati lì, ma voglio sentire il tuo personaggio vivo. Non perderti nei dettagli della montagna. Perditi invece nelle sensazioni, nel respiro, nel cambio del battito del cuore. Fammi vedere che è vivo ...
     
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    Informazioni generali Nome: Nesyos
    Armatura: Bronze di Andromeda
    Energia: Rossa


    Nesyos di Andromeda Bronze

    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    Se non si impara a controllare la sete di potere,
    Si finisce per venirne acciecati.



    Not Enough!
    Tranquillità.
    Quello era l'unico stato d'animo a non trovarsi fuori posto su quella montagna. Non vi era nulla da quel lato del dolce pendio a turbare la quiete che regnava in quel luogo, abbracciandolo come ad estraniarlo dal resto del mondo per proteggerlo dal caos della vita umana. Pareva quasi che solo agli animali fosse concesso di percorrere quei verdi prati interrotti solo di tanto in tanto dal profilo scuro appartenente a lussureggianti alberi dalle ampie foglie; nessun uomo sembrava esservi mai passato. Nessuno, tranne un ragazzo dai tratti così gentili da riuscire ad intonarsi alla perfezione con l'ambiente circostante. Camminava con passo sostenuto ma non frettoloso, recando un Box sulle spalle, quasi non ne percepisse il peso.
    D'un tratto si fermò per alzare gli occhi chiari al cielo, schermandoli con una mano dal sole tiepido che si divertiva ad intarsiargli i capelli castani di riflessi ramati. Il calore dell'astro gli era sempre stato grato, ma in quell'istante, il suo viso fu attraversato da una nota di malinconia: era stato un periodo avverso per lui e da poco si era ripreso dalle brutte esperienze che era stato costretto a vivere. Adesso che si sentiva di nuovo bene però, aveva avuto modo di constatare come ancora fosse troppo debole ed inesperto in confronto a molti suoi nemici ed alleati. Aveva tratto la conclusione che nonostante la sua avversione per la violenza, dovesse per forza migliorarsi, anche solo per proteggere se stesso e le persone a cui voleva bene perchè non ci sarebbe sempre stato qualcuno ad aiutarlo. Il suo cosmo era ancora troppo poco maturo e la sua Cloth -nonostante godesse di una difesa invidiabile- si era dimostrata eccessivamente fragile, tanto da non riuscire nemmeno a ripararlo da un calcinaccio scagliatogli contro dalla forza distruttiva di uno Specter. In quell'occasione, si era frantumato un braccio, ma il pensiero che al posto dell'arto un secondo prima ci fosse la sua testa, lo aveva fatto rabbrividire.
    Riprese a camminare, risalendo il lieve pendio su cui ormai camminava da ore senza interruzione. Gli allenamenti infatti avevano contribiuto ad aumentare la resistenza e la muscolatura di quel ragazzo con il quale la natura non era stata molto generosa donandogli un fisico minuto ed aggraziato, più adatto ad una fanciulla che ad un guerriero degli dei. Nesyos purtroppo si era reso conto di dover compensare anche questo deficit poichè tra le divine schiere, non era difficile trovare giovani donne con un fisico più sviluppato del suo. Certo i numerosi scontri lo avevano temprato, ma non erano stati sufficienti: aveva ancora troppa strada da fare. Si era sentito particolarmente frustrato davanti a questa consapevolezza, ormai aveva un vero obiettivo da perseguire e non avrebbe potuto realizzarlo nella condizione in cui si trovava, era troppo, troppo debole. Non era affetto da un complesso di inferiorità, tuttavia provava il forte desiderio di incrementare il proprio potere e quello della Cloth affidatagli poichè anch'essa ne aveva un gran bisogno. Ormai aveva iniziato ad accettare veramente la sua condizione di Saint e conoscendo il proprio carattere pacifico, cercava qualcosa che lo motivasse maggiormente e -doveva ammetterlo- non tutti i mali erano giunti per nuocergli.
    Qualche giorno prima, aveva confidato a Theris la volontà di incrementare il proprio potere, ed egli lo aveva indirizzato da Heracles, un uomo di cui Nesyos non conosceva altro che il nome mitologico ma che pareva aggirarsi nella zona che lui stava perlustrando da quella mattina. Fino a quel momento però, la ricerca non aveva prodotto il ben che minimo risultato ed il Saint stava ponderando l'idea di lasciar perdere -demoralizzato dall' insuccesso- almeno per quel giorno, ritentando in seguito. Ma proprio mentre si voltava intenzionato a tornare indietro, avvertì qualcosa provenire da una breve distanza, un'energia terribilmente vasta affiancata da altre due di incredibile flebilità a confronto. Il ragazzo rimase immobile qualche istante, cercando di individuare esattamente la posizione delle fonti di un tale potere, e ben presto fu aiutato da un urlo che giunse fino a lui trascianto dalla brezza leggera, squarciando l'aria quieta dell'indomita montagna.
    A quel grido, Nesyos si voltò di scatto, quasi intimorito dalla ferocia che, vibrando in quella voce possente, lo aveva fatto sobbalzare. Che essa appartenesse all'uomo che stava cercando? L'idea non lo allettava particolarmente, ma dopotutto non poteva sperare che Heracles fosse una persona famosa per calma e comprensione dato il nome stesso che lo caratterizzava. Aveva deciso di raggiungere le fonti di quei tre cosmi pur non sapendo cosa avrebbe trovato al termine della ricerca che pareva finalmente conclusa. Piegò i gomiti per portare entrambi i pollici dietro i lacci di cuoio del Box per sollevarlo un poco mentre percepiva che il battito del proprio cuore era ormai tornato regolare dopo il sussulto di poco prima. Fatto ciò, affrettò il passo, deciso a raggiungere i tre uomini che oltre a lui calpestavano l'erba di quel crinale, pervaso da una nuova seppur flebile speranza. Per una volta forse, gli dei sarebbero stati dalla sua parte, ed il pensiero lo rincuorava.
     
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    La grazie e l'irruenza



    Ed allora raggiungi la radura dove il grande Heracles sta allenando due giovani. Una ragazzina sui quattordici anni e un ragazzo poco più grande di lei. Entrambi sono molto doloranti, pieni di lividi mentre il loro maestro continua a ripetere quanto sembrino deboli, più di quanto non siano in realtà. Ma appena tu sali sulla radura si ferma di botto. Il suo sguardo incontra il tuo e noti quello che ti fa venire la pelle d'oca. E' uno sguardo assassino. Sai che in fondo deve essere buono, conosci la sua fama di istruttore molto severo, ma quelli sono gli occhi di una fiera, pericolosa e maestosa allo stesso tempo. La sua muscolatura, il corpo perfetto per un guerriero del suo calibro, il suo cosmo che ti opprime. Si, hai paura. Una paura enorme. Ma sai che quello è l'uomo che stavi cercando.

    Cosa vuoi, pivello?
     
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    Informazioni generali Nome: Nesyos
    Armatura: Bronze di Andromeda
    Energia: Rossa


    Nesyos di Andromeda Bronze

    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    Well, I'm not paralyzed
    But I seem to be struck by you.



    The Wolf and the Three Lambs
    L'erba scricchiolava un poco sotto i passi del ragazzo che risaliva il crinale in fretta, seguendo magenticamente la scia dei cosmi da poco percepiti. Ormai procedeva con la stessa sicurezza di chi sapeva che al termine del suo precorso avrebbe trovato ciò che cercava e in effetti, sarebbe stato così. Si addentrò in un boschetto rado di alberi giovani e bassi sui quali nidificavano vari tipi di uccelli che prima di allora, il Saint non aveva mai visto. Il tratto al riparo della macchia fu breve e ben presto sfociò in una radura bagnata dal sole pomeridiano nella quale due giovani figure si allenavano in compagnia del loro maestro. Dei due apprendisti, il primo che saltò all'occhio di Nesyos fu un ragazzo, suo coetaneo, ricoperto di lividi e ferite. La seconda invece era una ragazzina di due o tre anni più giovane di lui, caratterizzata da un viso di rara tenerezza. La sua espressione fece immediatamente breccia nel cuore del Santo: sembrava così stanca e avvilita da riuscire a fare tenerezza a chiunque, tranne che al suo precettore.
    Non era un uomo, era un gigante. Aveva continuato a sbraitare contro ai due malcapitati rimproverandoli a causa della loro apparente inettitudine -forse dimentico del fatto che loro fossero poco più che dei bambini al contrario di lui- fino a quando il Bronzino non era uscito dalla macchia. A quel punto, l'uomo si era voltato lentamente, movimento che lo aveva reso ancora più inquietante agli occhi del nuovo arrivato. Era grande; no, enorme, circa tre o quattro volte più di Nesyos, o almeno così pareva a quest'ultimo. Dotato di una muscolatura imponente quanto il cosmo che emanava, sembrava immobilizzare anche solo con la presenza, nonostante il ragazzo sapesse che in realtà era la sua energia ad opprimerlo. Tuttavia, la vera pericolosità di quell'uomo, stava negli occhi: duri e selvaggi come quelli di una fiera, gli davano l'aspetto di un lupo o un orso affamato, togliendogli gran parte della sua umanità. Entrambe le pupille erano fisse sul giovane Santino, ma più che amichevoli, sembravano assassine.
    Theris gli aveva parlato della fama che quell'uomo si era guadagnato, quella di un ottimo precettore, ma ora Nesyos trovandoselo davanti, faticava a credere che Heracles potesse essere una persona buona. Tutto di lui faceva credere il contrario. Al ragazzo era stato insegnato a non giudicare dalle apparenze, ma faticava a metterlo in pratica in quel momento dato che la persona che aveva davanti sembrava tutto fuorchè ben intenzionata. Gli ricordava un po' il cane dei suoi vicini, un incrocio tra un bulldog e un mastino che ringhiava a tutti i passanti tentando di azzannarli. All'inizio lo aveva spaventato con i suoi guaiti, ma dopo un po' il Saint aveva iniziato a portargli dei biscotti due volte al giorno finchè l'animale lo aveva associato al cibo ed aveva finito per stravedere per lui. Quella volta però il ragazzo dubitava che sarebbero bastati dei biscotti per farsi apprezzare da Heracles.
    Era senza dubbio un uomo che ispirava pochissima fiducia e il suo sguardo aveva fatto passare al Bronzino la voglia di essere lì... ma perchè diavolo gli era venuto in mente di cercarlo? Non era ancora riuscito a muoversi né a parlare tanta era la paura che gli incuteva. Non un terrore folle come quello provocatogli da Fedor, una reazione completamente fuori dal suo autocontrollo. No, stavolta era diverso, era una paura che attanagliava lo stomaco facendo accapponare la pelle, una di quelle paure che ti tolgono la parola e per quanto ti sforzi, le tue labbra non si schiudono nemmeno. Allora perchè continui a tentare di dire qualcosa? Ti sembra di essere chiuso all'interno di una bolla dalla quale è stata estratta tutta l'aria in modo da ricreare il vuoto, ma non ti manca il respiro e percepisci i tuoi battiti cardiaci sempre più lenti fino a diventare così pesanti da riuscire udirne il rimbombo nel petto. Non ti muovi, perchè avresti l'impressione di camminare sulle uova, quasi al rallentatore, in un altro tempo; non parli, perchè credi che la tua voce tremerebbe. Sai che è una paura infondata, come quella del buio, ma non riesci ad opporti a lei
    E Nesyos si sentiva esattamente così, infinitamente debole al cospetto di quell'uomo, troppo fragile per meritare la sua presenza. Immaginava come dovessero sentirsi gli altri due allievi dato che a lui stesso pareva quasi di essere una bambina al cospetto di un gigante. Quando però il mentore parlò con una voce spaventosa almeno quanto lo sguardo, il Santino si riscosse ricordando di non essere una tredicenne intimorita... nonostante tutto, era pur sempre un guerriero divino!
    Scoccò un'occhiata incerta verso la ragazzina che aveva catturato la sua attenzione prima di posare di nuovo lo sguardo su Heracles, tentando di ostentare la stessa sicurezza che aveva finto quando si era scontrato con Aster, sforzandosi di apparire un po' più sicuro e soprattutto meno spaventato. Non pensò nemmeno alla risposta da dare quando l'uomo gli domandò cosa volesse; le parole uscirono da sole, librandosi nell'aria come pronunciate da un estraneo. Che fossero giuste o sbagliate, lui non riuscì a fermare in tempo quella frase fin troppo schietta e completamente priva di inutili giri di parole.

    Più potere.
     
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    La grazie e l'irruenza



    Potere? Pivellino arrogante ...

    E lui rise. Per che altro potevano cercare il gigante? Gli allievi li andava a recuperare a valle, mentre gli altri ... beh, erano tutti coloro che aspiravano ad un'armatura migliore e cercavano qualcuno che potesse intercedere per loro. Lui non poteva aggiustarla, né migliorarla. Eppure poteva aiutarlo a ottenere quello che desiderava. Gli venne un leggero sorriso e poi capì cosa fare. L'avrebbe spremuto come un limone. L'avrebbe distrutto. Se fosse riuscito a superare la sua prova ... allora gli avrebbe concesso quel favore.

    D'accordo. Se vuoi potere allora dovrai passare un mese di addestramenti con me. Se non fuggirai con la coda tra le gambe forse potrò pensare a sistemare quel vecchio rottame che ti porti dietro.
     
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    Nesyos di Bronze Andromeda

    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    Dalla paura
    Deriva la forza più grande



    The Worst Fear
    Non sono venuto qui per fuggire. Accetto la tua condizione e mi prenderò carico delle conseguenze, indipendentemente da quali esse saranno. Rimarrò un mese con te pur di ottenere quello che mi offri anche se non posso mentirti: l'idea non mi alletta.

    Terminando la frase, Nesyos aveva scoccato un'occhiata piena di compassione ai due ragazzini martoriati dalla furia di Heracles, ben conscio del fatto che presto un destino analogo -se non peggiore- sarebbe toccato a lui.

    Tuttavia, ho un estremo bisogno di più potere, non per uso mio sia ben inteso. Il motivo è irrilevante, il concetto è che mi serve. Sono disposto a sottopormi ai tuoi addestramenti se questo mi aiuterà, e conoscendo la tua fama, dubito che sarà una perdita di tempo. Spero di essere all'altezza e farò di tutto per riuscire nell'impresa. E poi, le paure vanno affrontate no?

    Questo concetto lo aveva capito a pieno solo dopo essere sfuggito dalle grinfie di Fedor. Non si era dato pace ma alla fine era riuscito a dimostrare di essere cambiato, quando le illusioni di quella Specter gli avevano imposto di vedere la Mandragola dietro di lui. Ed ecco che era tornata quella paura così diversa da quella che nutriva nei confronti di Heracles, un terrore folle che gli impediva anche solo di ragionare, una paura così radicata da fargli provare quasi un dolore fisico. Si era ritrovato per la seconda volta a desiderare di essere morto piuttosto che rimanere al cospetto di quello che era diventato il suo peggiore nemico. Per la seconda volta, aveva percepito l'odio avvelenargli il sangue; un astio sconfinato che gli faceva provare schifo per se stesso perchè lo faceva assomigliare proprio a colui che più detestava. Il Saint era arrivato a convincersi che l'unico modo per uscire da quello stato di terrore ancestrale, era quello di estirparne la causa, sradicare la mala pianta che aveva spinto le proprie radici contorte fin nel profondo del cuore del ragazzo, attanagliandolo in una morsa ferrea e dolorosa come quella di una tagliola.
    Si, lo detestava, ma a fargli male non era la paura, era piuttosto la consapevolezza di aver ceduto ad un sentimento negativo tanto da arrivare a desiderare il male di un'altra persona, ammesso che quel demone potesse definirsi tale. Per quello Nesyos voleva farlo sparire per sempre dalla sua vita, in modo che non lo tormentasse più né potesse nuocere ad altri. Lo avrebbe fatto per il bene proprio e delle altre persone a cui lo Specter aveva causato sofferenza, lo avrebbe fatto tanto per egoismo quanto per altruismo... lo avrebbe fatto e basta.
    Ma al momento non era sufficientemente potente, doveva migliorare, doveva fare esperienza per non venire annientato. Probabilmente sarebbe stato tutto inutile ed alla fine sarebbe perito comunque, tuttavia avrebbe fatto ogni cosa fosse in suo potere pur di contrastare Fedor e tra queste, c'era la clausola di non morire. Se la sua ora doveva giungere così presto, sarebbe pervenuta solo attraverso la mano della Mandragola, nessun altro aveva il diritto di uccidere il Saint.
    Per questo si sarebbe sottoposto all'addestramento, perchè per quanto duro sarebbe stato, lo avrebbe sicuramente avvicinato un poco di più alla resa dei conti: indipendentemente dalle dimensioni di un gradino, esso porta sempre un po' più presso la meta.
     
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    La grazie e l'irruenza



    Il motivo è irrilevante? Questo lo deciderò io a tempo debito ...

    Ti scruta, ti osserva e capisce. Non hai idea di chi sia quell'enorme essere ma è in quel momento, quando incroci il suo sguardo, che capisci davvero chi è. Ti avevano parlato del suo cosmo distruttore, ti avevano parlato ti quanto fosse terribile come maestro e che pochi erano usciti vivi dal suo addestramento. Di attualmente vivo solo uno aveva completato l'addestramento. Ma quando incroci il suo sguardo scorgi nei suoi occhi qualcosa di molto diverso da quello che mostrerebbe una fiera. Sembra più un amorevole padre di settant'anni che decide come aiutare il figlio. E scorgi meglio le piccole rughe sotto gli occhi stanchi. Sai che è anziano ma si mantiene come se avesse trent'anni di meno. Così terribile, così rilassante ... ecco cos'è quello sguardo.

    Tu hai paura non è vero? Lo sento, non puoi mentirmi perché è il tuo cosmo che parla per te. La paura rende forti ma ... dovrai renderti puro dalla paura se vorrai liberarti di essa. Non è il potere a darti le risposte. Ti addestrerò e ti avvicinerò al tuo obbiettivo. Capirai che quello che riceverai non servirà che a proteggere poco di più il tuo corpicino. Ora, dormi in quella piccola stalla di là. Non voglio che incontri i miei allievi per ora. Domani mattina inizieremo.

    Ti mostra la stalla solo con il dito indice. Ormai si è fatta sera e non te ne sei neanche accorto. Dovrai passare la notte in quel piccolo spazietto che ti è stato concesso. L'indomani lo vedrai già sveglio a meditare con le gambe incrociate, con il petto coperto, come il giorno prima. Quando ti avvicini, ti osserva.

    Sei pronto?
     
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    Informazioni generali Nome: Nesyos
    Armatura: Bronze di Andromeda
    Energia: Rossa


    Nesyos di Bronze Andromeda

    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    Words are very unnecessary
    They can only do harm.



    L'Inutilità delle Parole
    Quando avvertì lo sguardo di Heracles gravare su di lui, il ragazzo lo evitò, ancora intimorito dalla prima impressione che aveva avuto su quell'uomo. Poi però, a poco a poco, Nesyos alzò gli occhi, fino ad incontrare quelli del suo futuro maestro. Bastò un istante, ed entrambi riuscirono a leggersi reciprocamente l'anima.
    Niente in quelle iridi stanche faceva più pensare alla fiera che poco prima il Saint aveva visto; niente di spaventoso vi era rimasto. Tutta la ferocia si era dileguata, lasciando il posto a qualcosa che poteva assomigliare all'apprensione di un padre anziano nei confronti del figlio. Mai il giovane cavaliere di Athena si sarebbe aspettato che Heracles volesse aiutarlo. Eppure era così. Un attimo di smarrimento dovuto a quel cambiamento improvviso, a quell'inattesa consapevolezza, e Nesyos smise di ostentare la finta sicurezza di poco prima, lasciando che ciò che provava si riflettesse non solo nel suo cosmo, ma in tutta la sua persona. Il sole calante colpì le iridi del ragazzo disegnando vampe di fuoco in quegli occhi che erano improvvisamente divenuti tanto lucidi; lo sguardo di un bambino spaventato. Ed era realmente così: in quel momento solo lo scrigno restava a testimoniare che lui fosse un cavaliere di Athena, nient'altro che un blocco quadrato che egli portava sulle esili spalle.
    Nesyos incriciò le braccia davanti a sé, portando ogni mano a cingere il lato opposto della sua vita, voltando la testa quasi si vergognasse di quella dimostrazione di debolezza. Ma non poteva fare altrimenti, Heracles gli aveva mostrato chi fosse in realtà, e lui non riusciva ad ignorare l'importanza di tale concessione. Tornò a guardarlo dal basso verso l'alto, con tristezza, stringendosi un poco nelle spalle.

    Si, ho paura.

    Non gli avrebbe mentito comunque, nemmeno se Heracles non avesse potuto percepire il suo cosmo. Ormai gli aveva fatto vedere tutto, dimostrandogli perfino quanto in realtà fosse fragile, sia nel corpo troppo piccolo in confronto a quello dei ragazzi della sua età; sia nell'animo, troppo gentile per un guerriero del suo rango. Si era spogliato di pregiudizi e tabù, accantonando ogni atteggiamento che non rientrasse a far parte del suo essere, rimanendo niente più che un bambino bisognoso di un abbraccio.
    Durò poco, qualche secondo forse, prima che il Saint tornasse a percepire le cinghie di cuoio del Cloth, ricordando chi fosse o per lo meno, chi dovesse fingere di essere. Superò Heracles dirigendosi verso il luogo indicatogli a passi lenti: odiava la solitudine. Ma dopo meno di cinque metri si fermò, alzando lo sguardo verso il cielo che stava diventando nero dopo essere stato teatro di un tramonto di fuoco.

    Grazie.

    Quando mise piede nella stalla che lo avrebbe ospitato per quella notte, Nesyos appoggiò a terra il Box, percependo solo allora tutta la stanchezza accumulata durante la giornata passata a camminare su e giù per quella montagna. Si sentiva svuotato, non tanto per la fatica; gli sembrava che il suo nuovo maestro lo avesse completamente prosciugato di ogni emozione, lasciandolo apatico. La paura, l'odio, la determinazione... tutto andato, non c'era più niente. Come non vi era nulla nel luogo in cui si trovava, niente e soprattutto, nessuno. L'unica apertura sul mondo esterno era costituita da una specie di finestra quadrata, coperta da una rete metallica a maglie strette, ma la luce non filtrava lo stesso, lasciando che la penombra divorasse la stalla immersa nel silenzio.
    Il Santino si sedette in un angolo trascinando con sé il Box ed iniziando a ricalcare con l'indice destro i rilievi che arricchivano lo scrigno rendendo noto a tutti il suo contenuto. Non vi aveva mai fatto troppo caso e anche quel giorno, mentre aspettava che il sonno lo cogliesse, non vi prestò particolare interesse perchè i suoi pensieri erano concentrati su altro: casa sua, le persone a cui voleva bene, ricordi del passato. Sentiva che la sua tristezza cresceva con l'accumularsi delle tenebre, una malinconia che trovava il suo fondamento in un'infantile timore conservato da Nesyos. Non temeva il buio, era la paura di restare solo quella che riempiva si ombre il suo cuore accelerato e sofferente.
    Si stava quasi per addormentare, quando avvertì qualcosa di morbido sfiorargli le dita. Aprì gli occhi di scatto, temendo fosse un topo, non che ne avesse realmente schifo, ma se li poteva evitare lo faceva volentieri. E fortunatamente, vide che l'animale che gli stava leccando la mano era un gattino, nero come la notte interrotta solo dal riflesso dei suoi occhi gialli.

    Cosa ci fai qui? Non dovresti essere con la tua mamma?

    Rimase in ascolto qualche minuto, tentando di capire se il micio fosse solo e, poichè non avvertì altro rumore se non il lappare delle ruvida lingua contro la sua pelle, il ragazzo prese in braccio il gattino, contento di non essere più completamente solo. Ben presto, la stanchezza tornò a coglierlo ed il Saint appoggiò la schiena alla parete, addormentandosi in una posizione semi-sdraiata, un braccio appoggiato sullo stomaco, l'altra mano abbandonata tra le zampe anteriori del gattino che gli si era accoccolato in grembo. Teneva il Pandora's Box tra le gambe piegate, in modo da accorgersi nel caso qualcuno avesse tentato di prenderlo.
    Dormì malissimo, continuando a passare da uno stato di sonno agitato ad uno di dormiveglia in cui tentava di percepire eventuali cosmi in avvicinamento. Quando si svegliò la mattina all'alba, si ritrovò raggomitolato sul pavimento con un piede impigliato tra le cinghie del Box. Il gattino non c'era più, in compenso Nesyos aveva una fame allucinante poichè non mangiava da quasi un giorno intero e la sua corporatura esile era dovuta ad un metabolismo rapidissimo e non ad una maniacale attenzione per la linea.
    Uscì dalla stalla cercando di sistemarsi un poco i capelli scompigliati, venendo risvegliato completamente dalla frizzante aria mattutina. Heracles si era già alzato e stava meditando a gambe incrociate apparentemente concentrato, ma quando Nesyos gli si avvicinò, gli rivolse la parola dimostrando di averlo percepito già da tempo.

    Credo di essere pronto, si.

    Non era del tutto vero, ma il ragazzo sapeva di non avere tempo da perdere.




    SPOILER (click to view)
    Spero ti piaccia, l'ho scritto in un momento in cui ero un po' triste e credo si veda.
    Se mi sorgono critiche o allusioni sul comportamento che ha avuto il pg, non garantisco una risposta particolarmente gentile da parte mia perchè trovo più realistica una reazione del genere che una in stile macchina da guerra.
    Ovviamente questa è una nota dovuta a fatti che non c'entrano con te Kujotto >.<
     
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    Heracles ti osserva e ti studia. Non sembra ascoltarti davvero quando ammetti che sei pronto per iniziare. Ma poi tira su con il naso e scopri il primo dei suoi "difetti" caratteriali. Heracles non sorride mai. Ti fa un cenno della mano per invitarti a sedere anche se le sue parole seguono il gesto poco dopo. E' calmo, davvero come un bonzo, forse quanto possa esserlo il custode della sesta casa, uno dei personaggi più importante del Grande Tempio.

    Siediti ragazzo. Tu vuoi più potere ma prima di tutto voglio insegnarti qualcosa. L'esercizio fisico deve essere preceduto dalle parole di un insegnante che probabilmente con te non ha fatto il giusto lavoro. Tu vuoi qualcosa che potrebbe corromperti. Qualcosa che potrebbe renderti schiavo di una ricerca senza vedere al di là di questo. Tu servi un ideale da quando hai deciso di indossare la sua bronzea armatura, ragazzino. Sai cosa significa? Che ogni potere che riceverai dovrà essere sacrificato alla dea Athena. Noi serviamo il suo scopo, il suo utopistico desiderio di pace. Forse è impossibile arrivare a questo, ma noi dobbiamo provare e riprovare, come cavalieri della Dea. Da oggi ti addestrerò e ti libererò delle tue paure. Solo quando avrai il coraggio di morire sarai pronto a ricevere ciò che cerchi ...

    Parole dure e senza tanti fronzoli. Dice il vero. Dice ciò che realmente pensa e che Savino, allievo precedente che riuscì a rimanere vivo, aveva duramente imparato. Lo sguardo severo del maestro Heracles è su di te e ti scruta cercando di capire le tue intenzioni, le sue stesse sensazioni. Ma poi continua.

    Tu hai paura. E lo sappiamo entrambi. Non devi sentirti in colpa né imbarazzarti. Hai avuto un debole maestro. Con me molti non sopravvivono. Ma non ho sensi di colpa. Devo forgiare guerrieri. E con questo non intendo persone in grado di uccidere un dio. Io parlo di persone che sanno cosa siano lealtà, coraggio e giustizia. Questo fa di te un guerriero di Atena. Non è la forza che ti qualifica. Ma è il tuo cuore. Capisci ora?



     
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    Nesyos di Bronze Andromeda

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    Narrato
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    I've gotta fight today
    To live another day
    Speakin' my mind today
    My voice will be heard today [...]

    I need a hero
    Who's gonna fight for the weak
    Who's gonna make 'em believe
    I need a hero to save me now.



    Save Me Just in Time
    Non voglio il potere per me.

    Nesyos si era seduto a gambe incrociate in fianco al maestro, appoggiando le mani sull'erba secca inumidita dalla rugiada notturna. Tutto il disagio di qualche ora prima se n'era andato, quasi fosse stato portato via dalla brezza leggera riscaldata appena dal sole ancora basso e pallido. Il cielo era terso e si preannunciava una giornata mite, probabilmente più fresca rispetto a quella passata. Nessuno -animale o persona- disturbava quella quiete; degli allievi di Heracles per il momento non vi era traccia.

    So quanto esso corrompa gli animi, ma ne ho bisogno. Qualche settimana fa un Gold Saint ha inscenato il rapimento della mia famiglia... se fosse stato reale adesso loro sarebbero sicuramente morti. Ora capisci perchè sono venuto a cercarti?

    Alzò lo sguardo limpido su di lui solo dopo aver cancellato dalla propria mente il ricordo di Andreas per evitare che Heracles vedesse anche quello. Il viso che il Saint incontrò era serio, tanto da parere che nessun accenno di sorriso lo avesse mai attraversato. Quasi rievocata dalla notte passata, una profonda malinconia si riappropriò del ragazzo quand'egli iniziò a domandarsi se la serietà del suo nuovo precettore fosse dovuta ad una vita terribilmente infelice che sarebbe stata solo da dimenticare.

    Non è colpa del mio maestro, probabilmente sono io che non sono stato in grado di imparare. Spesso ho l'impressione di essermi imbarcato in un'impresa troppo grande per me, ma ormai so di non potermi più tirare indietro. Ho paura, si, ma non della morte in sé. Ho paura del fallimento, paura di condannare altri alla sofferenza perchè io non sono stato all'altezza del compito che mi era stato affidato.

    Lasciò che passasse qualche secondo, giusto il tempo di fregarsi le palpebre stanche con la mano destra, prima di riprendere il proprio sfogo, buttando fuori tutto ciò che lo aveva fatto e lo faceva stare male. Da anni non si apriva con un'altra persona, era sempre stato un ragazzo particolarmente introverso, ma in quel momento Nesyos sentiva di potersi fidare di Heracles, quasi avesse firmato con lui un muto patto d'intesa a cui il Saint stesso non voleva venire meno.
    Si sporse un poco verso il suo interlocutore mentre la sua voce acquisiva un tono quasi supplichevole, esattamente come l'espressione del suo viso infantile.

    Come fai ad uccidere senza avere sensi di colpa? Per me è una sofferenza fare del male a qualcuno e se posso tento di evitarlo, spiegami come può il tuo cuore sopportare tutto ciò?

    Già il cuore; quello che secondo Heracles distingueva i guerrieri dagli uomini comuni. Quello che Fedor aveva intenzione di portarsi via...
    Il ragazzo tornò a sedersi, abbassando la testa mentre si portava la mano destra al petto quasi per assicurarsi del fatto che ci fosse ancora qualcosa che batteva. Si c'era, ed il suo moto era decisamente troppo accelerato; Nesyos si accorse di tremare, leggermente, non per il freddo, non sapeva nemmeno lui motivo. Chiuse le dita a pungo, stringendo la maglietta che si ricoprì di pieghe, e quando si alzò in piedi facendo leva con una mano sul Box che aveva appoggiato in fianco a sé prima di sedersi, aveva un'espressione seria che donava quasi la giusta età al suo aspetto.

    Andrò incontro al mio destino, da solo, ma ho bisogno che tu mi dia la forza per farlo.


     
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    La grazie e l'irruenza



    Te l'ho detto, hai avuto un debole maestro. Con me non saresti sopravvissuto con questo atteggiamento.

    Parole molto dure, ma non sembra pentirsene il gigantesco Heracles. Eppure ti mette una mano sul capo. La mano è enorme, specie in confronto alla tua testa. Potrebbe prenderla e schiacciartela se volesse. Eppure ti scompiglia appena i capelli, anche se sembra che non gli riesca poi così bene, come se fosse qualcosa che non è solito fare.

    Io uccido, è vero. Non ne faccio mistero e non mi sono mai posto il problema. Quando lo fai per un bene superiore, l'unica strada è arrivare sino in fondo, distruggendo tutto ciò che si antepone a quel bene. Il nostro è il mondo di Athena, contro tutti coloro che cercano di distruggere l'umanità. Costoro non sono altro che ostacoli e io li rimuovo. Quello che potresti non uccidere oggi, potrebbe mandare all'altro mondo un bambino. E' come il gatto di Schrodinger. Non puoi mai sapere cosa farà colui che lasci in vita. E io non voglio dovermene pentire.

    Dice tranquillamente. Ma è molto anziano, ha tutt'altra esperienza e capisci le sue motivazioni. Tu sei molto giovane al confronto. Lui avrà almeno settant'anni....

    E non sei solo. Tu hai tutti noi, tutti coloro devoti ad Athena. Non esiste solitudine per noi perché è per i legami che combattiamo. Noi creiamo, non distruggiamo. Vuoi il potere? Sarà per servire gli altri, non per te stesso. Per questo ti aiuterò. Ma sappi che non sarò buono. A proposito, ecco per te una cosa. Dovrai leggere questi libri se vorrai rimanere qui. Io alleno il corpo e la mente. Imparerai a capire di più leggendo ...

    Da dietro il suo corpo tira fuori alcuni libri e te li porge. "Il coraggio e la sua verità", "Le scelte e il bivio", "Il destino del cavaliere". Sono tutti che non conosci ma sai perché te li sta dando. Sono una decina e parlano tutti di cosa dovresti sapere per il tuo cammino. Piano piano scoprirai quali sono i significati ivi celati ...

     
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    "Non pensavo che morire solo
    Fosse così orribile" [cit.]



    Not Alone
    Thomas Hobbes*, uno dei più grandi giusnaturalisti vissuti intorno al 1600, riassunse la condizione umana con la formula homo homini lupus, facendo leva sulla natura solitaria delle singole persone che tendono ad associarsi solo per convenienza. La solitudine però, è in realtà una condizione orribile dalla quale ciascuno tenta di sottrarsi durante tutto il corso della vita. Per quanto si possa essere poco socievoli, nessuno desidera realmente vivere da solo.
    A volte, inoltre, capita di ricevere qualcosa di totalmente inaspettato, come il gesto di Heracles nei confronti di Nesyos. Probabilmente, avrebbe potuto frantumargli il cranio con una sola di quelle enormi mani, ma il ragazzo non lo temette nemmeno per un istante, limitandosi a fissare lo sguardo limpido in quello duro ma comprensivo del suo maestro, pieno di gratitudine per quella specie di carezza che pareva costagli quasi fatica. Un gesto che però per il Saint significava molto poichè gli diede una sicurezza simile a quella che gli aveva infuso Andreas quando gli aveva rivelato la messa in scena. Non nascose il conforto e abbassò lo sguardo un po' imbarazzato.
    Heracles aveva ragione, era innegabile, Nesyos stesso si era accorto di quanti problemi gli avesse portato la mancata fine di Fedor. Certo quel giorno non avrebbe avuto speranze, ma ora viveva nel terrore di rincontrarlo, di scoprire che qualcuno aveva sofferto a causa dello Specter.

    Ma come facciamo noi a giudicare chi deve vivere o morire, se è un compito arduo anche per gli dei?*

    Era l'unica cosa che non gli tornava, l'unica che ancora non era riuscito a capire -eccetto il paragone con il gatto di Schrodinger di cui non aveva mai sentito parlare.
    Il Saint a quel punto non avrebbe più potuto contraddire il maestro, troppa era la sua esperienza e troppo poca quella del ragazzo che al momento si sentiva più che mai immaturo.

    Non cerco buonismo, in pochi me ne hanno dimostrato. Se mi aiuterà, accetterò qualsiasi cosa.

    Nonappena ebbe finito di parlare, spostò la sua attenzione sui libri e il suo sguardo si illuminò: adorava leggere. Accettò il plico che gli porgeva Heracles, sentendone subito il peso, senza però preoccuparsene. Dopo averli appoggiati sul Box, prese quello in cima "Le scelte e il bivio" e lo aprì scorrendo in fretta qualche riga prima di tornare a posarlo con gli altri; non ne conosceva nemmeno uno.

    Grazie, davvero.

    Per lo meno, oltre ad avere un passatempo tra un allenamento e l'altro, Nesyos avrebbe anche avuto l'occasione di imparare realmente qualcosa; non una lezione scolastica -solo dati quindi- ma qualcosa di concreto in grado di aiutarlo davvero. Doveva ammettere che quella parte di addestramento gli piaceva decisamente di più rispetto a quello che immaginava avrebbe dovuto subire il suo corpicino. Il ragazzo sapeva infatti che il mese da trascorrere con quell'uomo sarebbe stato tutt'altro che piacevole. Ma se era questo il prezzo da pagare per il bene non suo, ma di molti altri, allora ne valeva la pena.


    CITAZIONE
    * [cit. da Shun]

     
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    I primi giorni di addestramento iniziano. Ancora non ti permette di parlare con i suoi allievi ed è molto duro su questo punto, anche con i suoi ragazzi. Non ti rivolgono la parola ma sai che è per un preciso ordine del loro precettore. Nessuno osa disobbedire a Heracles. Comunque fai gli stessi esercizi, in loro compagnia, ma senza parlare. Sono sfiancanti. Esercizi fisici per il corpo, corsa, il tutto con un grosso peso di cinquanta chilogrammi sulla tua schiena. Non sei abituato e tu sei l'unico che fa quello sforzo. Ma sei anche più forte dei suoi ragazzi.
    Heracles non parla mai, si limita a dare gli ordini su cosa fare e per il resto del tempo osserva il paesaggio. Non fa nient'altro.

    Diversi sono i libri. Essi sono scritti con una maestria che non hai mai conosciuto. Poetici nonostante la prosa, perfetti nell'uso di parole ed espressioni in modo tale che anche la persona più semplice cosa capirli ed apprezzarne il valore. Parla delle difficoltà e delle dure scelte. E proprio lì trovi la risposta alla tua domanda sul giudizio degli uomini.

    E non è un Giudizio divino, nessun uomo può giudicare chi è degno della vita. Ma quando si è di fronte all'amara scelta quale migliore strada della morte? Non per cinismo, ma il mondo è un luogo orribile e tende a trasformarci in bestie. Quando hai davanti a te il tuo nemico, puoi lasciarlo libero e sperare che non causi alcun male. Ma è come il gatto di Schrodinger. Non puoi mai sapere quale sarà la sua condotta una volta libero. Per questo la strada della morte. Una volta che non può più nuocere ad anima viva, non hai più di che preoccuparti. E per quanto il suo ricordo sarà nella tua mente come una cicatrice incurabile, saprai sempre di aver fatto la scelta migliore. Questa è la via del guerriero. Addossarsi le colpe e caricarsi il peso della responsabilità. Più uccidi e più sarà pesante. Un giorno capirai che tutti i tuoi sforzi non saranno stati vani ...

    I primi dieci giorni così passano tra una lettura e l'altra. E ciò che scopri ha dell'incredibile. Un giorno, per caso, ti capita di vedere l'ultima pagina di uno dei tomi. Anche se con difficoltà, riconosci perfettamente quella firma. Heracles ... e così anche in tutti gli altri libri. Che siano stati scritti dal gigantesco essere?

     
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    Nesyos di Bronze Andromeda

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    Parlato
    Pensato

    I libri raccontano solo un'infinitesima parte
    Del mondo che contengono.



    Mente e Corpo
    Il silenzio era sconcertante, nemmeno un grillo osava turbarlo, non uno di quei gufi che si libravano nella notte come ombre o spiriti immateriali. Nessun suono era udibile; nessuno, tranne quello di pagine sfogliate. Non esiste alcuna melodia simile a quella che accompagna un lettore insonne durante le notti rischiarate dalla luna. E' inconfondibile, solo udendola sembra di percepire il profumo e la morbidezza della carta che scorre tra le dita. In quel momento, sai di non avere in mano solo un insieme di fibre arboree tenute assieme da fili e colla, protette da una copertina rigida: no, ciò che stai toccando è un mondo, diverso da quello in cui vivi, diverso da milioni di altri chiusi tra altrettante pagine.
    Quella sera, l'universo in cui si era addentrato il Santino, era fatto di bivi e scelte difficili, narrate con le parole più sublimi, ma al contempo comprensibili, accostate con una maestria tale da riuscire ad evocare immagini reali alla mente del lettore, quasi fossero ologrammi venuti ad occupare il vuoto di quella stalla avvolta nella semi-oscurità. Il sole era già calato da parecchie ore, ma Nesyos, in quel luogo, aveva perso il sonno. Si vedeva che era stanco, ma faticava a dormire nonostante ne avesse davvero bisogno: gli addestramenti di Heracles si erano rivelati davvero sfiancanti. Di certo non si aspettava un trattamento migliore, ma immaginare, è molto diverso da provare.
    Erano passati solo dieci giorni da quando il ragazzo aveva stretto col suo nuovo maestro il patto che gli imponeva di sopravvivere un mese così pressato, in cambio di un nuovo potere, ma a lui sembrava molto di più. Gli allenamenti iniziavano all'alba e terminavano la sera tardi, spesso quando il sole era già calato; in pratica, i tre allievi si fermavano solo per dormire. I primi giorni era stato un vero Inferno, Nesyos non era abituato a ritmi tanto stringati, e gli esercizi -che spesso e volentieri implicavano l'ostacolo di massi pesanti all'incirca come lo stesso Saint- gli consumavano un quantitativo esageratamente ingente di cosmo. Era completamente a pezzi, dolorante sia nei muscoli che nelle ossa, ma da quando aveva iniziato, non si era lamentato mai, nemmeno una volta.
    Era il momento che preferiva, la sera, sia perchè poteva finalmente concedersi un po' di tregua dalle fatiche del giorno, sia perchè in quelle poche ore, aveva modo di non sentirsi più totalmente solo: il gattino* (la gattina, per la precisione) che aveva trovato il primo giorno, non lo aveva abbandonato. Durante le ore di luce, il Saint non aveva modo di interagire con altri esseri viventi poichè Heracles non gli aveva concesso il permesso di rivolgere la parola ai suoi due compagni i quali, dal canto loro, dovevano fare altrettanto. Nessuno dei tre avrebbe mai osato disobbedire al maestro, anche se a volte, i pochi sguardi che riuscivano a scambiarsi facevano trapelare la volontà di farlo, ma tutto ciò che ne derivava era un'occhiata di scuse per non avere il coraggio di agire davvero. A dire la verità, Nesyos ci aveva provato una volta: aveva approfittato di un momento in cui Heracles pareva non vederli e si era avvicinato al suo compagno, con la scusa di raccogliere un attrezzo che si trovava vicino all'altro ragazzo. Non aveva nemmeno fatto in tempo a pensare a cosa dirgli, che il maestro -quasi gli avesse letto nella mente- si era voltato di scatto, piantandogli addosso gli occhi ferini coi queli lo aveva accolto. Inutile dire che il Saint non aveva più osato tanto.
    Era seduto nel suo solito angolo, con il libro aperto poggiato sulle ginocchia e carezzava il pelo morbido della gattina che teneva in grembo. L'aveva chiamata Nichta*, non solo perchè per l'appunto, si presentava solo al calar delle tenebre, ma anche perchè il manto più nero dell'oscurità era rischiarato solo dagli occhi che brillavano come due stelle dorate.

    "... Per questo la strada della morte. Una volta che non può più nuocere ad anima viva, non hai più di che preoccuparti. E per quanto il suo ricordo sarà nella tua mente come una cicatrice incurabile, saprai sempre di aver fatto la scelta migliore. Questa è la via del guerriero. Addossarsi le colpe e caricarsi il peso della responsabilità. Più uccidi e più sarà pesante. Un giorno capirai che tutti i tuoi sforzi non saranno stati vani..." Non riesco ad essere d'accordo, so che queste parole sono vere, ma non ce la faccio. Tu cosa ne pensi?

    Nesyos guardò la gattina con aria supplichevole, quasi sperasse che lei potesse convincerlo ad accettare ciò che lui non riusciva, ma per tutta risposta, Nichta gli morse un dito con i dentini affilati.

    Ahia!

    Pareva che la micia avesse cercato di punirlo per quella sua debolezza.
    Ritraendo di scatto la mano, il ragazzo aveva fatto cadere il libro. Lo riprese distrattamente, aprendolo per sbaglio al contrario: sull'angolo in alto a sinistra dell'ultima pagina (in basso a destra se fosse stato girato giusto) c'era una scitta. Il ragazzo voltò il volume per leggere meglio quella calligrafia manuale così complicata da decifrare: Heracles. Normale, dopotutto i libri erano suoi... o non era quello il motivo per cui era stata annessa una firma?
    Le idee, le parole, erano tutte simili a quelle utilizzate dal suo maestro; era addirittura citato il gatto di Schrodinger -che per il Saint rimaneva ancora avvolto nel mistero-. Possibile che quei libri li avesse scritti lui stesso? Si sarebbero spiegate molte cose...


    CITAZIONE
    *Nichta= "Notte" in greco moderno.

     
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    Il giorno dopo Heracles ti attende seduto a gambe incrociate mentre osserva l'alba. Sta fumando la pipa e probabilmente non l'avevi ancora visto in quella veste. Osserva l'orizzonte e nel mentre si gode il fumo della pipa con una tranquillità che ricorda i bonzi dei monti cinesi. Scompare la figura ferina e appare l'anziano guerriero. Due vite, un corpo unico. Si volta verso di te quando ormai ti stai avvicinando.

    Buongiorno. Come stai? Sono duri gli allenamenti? Lo spero. D'ora in avanti voglio che prendi sotto la tua ala la piccola Scarlet. Devi allenarla. E' veloce ma sicuramente tu lo sei di più. Voglio che combattiate. Lei deve superare il timore di perdere e tu il timore di fare del male. Quando imparerai a combattere con una ragazzina come Scarlet avrai meno rimorsi nel combattere. Non le devi fare del male, solo allenarla. Ci riuscirai?

    Chiese l'anziano Heracles.

     
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