Autorità e pianto

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  1. † Shen771 †
     
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    Rumori persi nel vuoto, echeggiavano tra le mura ingrigite dalla furigine. Oscurità, luce dispersa da qualche fiaccola poco alimentata, il giusto per poter osservare le linee di scale assemblate finemente con pietre scolpite. Esse si susseguivano a spirale, avanzavano a perdita d'occhio, si distendendo con armonia, quasi fossero state progettate da un architetto sopraffino per arte e abilità. Impossibile determinare la fine di tanto percorso, nel tentar di volgere gli occhi in alto, unicamente il vuoto, il buio. Soffocante il senso di perdizione che padroneggiava in quel loco, soffocante certo per un essere comune, che ivi avrebbe immediato perso il senno. Lo stesso non si poteva dire per chi nella profondità delle lande avernale aveva radicato il proprio destino, per coloro che nel Sommo Hades rifugiavan l'ambizione di una purificazione totale della lorda razza umana. Deturpata dalla corruzione, morsa dall'affascinante veleno degli ozi e delle ricchezze, l'umanità aveva perso se stessa ed unicamente nella morte avrebbe ritrovato ragione della sua dignità. Era indi un bene portare l'eclissi eterna sulla Terra, le tenebre come un manto purificatore avrebbero riprogettato l'ordine naturale, inducendo col dolore l'espiazione di ogni peccato, sotto la misericordiosa guida di Hades. Non un suono ivi, non un brusio. Neppure l'aria pareva esistere, il totale annichilimento di ogni forma di vita; ove non ci sarebbe mai stato perdono sovrastava su tutto la sofferente perdita di ogni speranza. Non era concesso ad una comune anima dannata scontare il proprio contrappasso lì, ne ad anima magna perseguire l'imperitura riflessione di quanta tanta filosofia sul Supremo Bene non possa aver minimamente giovato agli uomini. Solamente all'élite dei guerrieri degli Inferi, gli Spectre, era concordato il permesso di poter accedere alla Giudecca, ultimo baluardo della discesa progressiva verso il trono del dio supremo. Era ovvia una precisazione però, la Giudecca, intesa come loco ove le anime dei traditori, di patria, amici e divinità, espiavano la loro pena, era in tutum suddivisa in due parti, quella superiore ove venivano eseguite le torture, e quella inferiore, dove risiedevano i campione dell'Ade. Si trattava dei guerrieri che per imprese e potenza superavano i guardiani delle altre 105 stelle demoniache, i prediletti indicati come Giudici del mondo dei vivi e non, maestri d'Oriente ed Occidente. I tre Giudici infernali: Garuda, Grifone e Viverna. Ad ognuno di essi era affidata una particolare legione, bilanciata secondo i parametri dei generali di riferimento, ed ognuna rispondeva unicamente ai comandi del diretto superiore e dell'Imperator.
    La Mandragora, pianta mitologica capace di uccider col sol pianto, apparteneva alla legione del Garuda Infernale.
    Camminava Fedor, con passo calmo e cadenzato percorreva la lunga scalinata. La sua figura appariva quasi invisibile, ammantata dalle ombre profonde; sfuggiva al tinebrio lenzuolo unicamente l'iride cerulea, rilucente di una nefasta luce propria, ricolma dell'oblio in cui annegavano il risentimento misto al desiderio di totale redenzione. Indosso lo bardava la Surplice sua, magnifica per linee e fattezze; riflessi soffusi risplendevano sotto le calde fiamme, il viso della dormiente ninfa, placida, immergeva l'animo dell'armigero di apparente calma. In realtà il di lui spirito ardeva. Non era sua abitudine spingersi a rendere ossequi, anche se si trattava di superiori, eppure qualcosa di ancestrale, forte, lo trascinava verso la residenza del generale. Ella forse, perchè di una donna si parlava, sarebbe stata in grado di chiarire questa inaspettata spinta motivazionale; in ogni caso ne sarebbe nato qualcosa di costruttivo, se non altro perchè lo avrebbe esulato dall'espletamento di una noiosa pratica burocratica. Le braccia, rilassate, si incrociavano all'altezza della nuca e le mani sorreggevano il capo, raccogliendo tra le dita ciocche dei neri e corvini capelli. Con l'indice sentiva perfettamente il nodo della benda che gli copriva l'occhio destro, quello non gli provocava dolore, eppure a volte era come se sigillasse la fonte di un enorme potere, e quel potere risiedeva nella scienza.
    Arrivò al termine del lungo sentiero in salita, una grossa porta in assi di legno, decorata da un affresco ferreo rappresentante l'indiana fenice gli si parava innanzi, illuminata con fiaccole poste in serie circolare attorno al perimetro. Liberati gli arti superiori, pose ambe due le mani sulla fredda superficie delle ante e, con sforzo minore del previsto, le divaricò in maniera sufficiente da poter entrare senza ostacoli. L'ambiente era totalmente buio, non un raggio di luce lo penetrava, eppure la presenza di un'entità dalla potenza al di fuori del comune era palese. Fedor, alla sola percezione di quel cosmo, rimase interdetto per qualche istante, finché la confusione non si tramutò in eccitazione. Era fin troppo curioso di osservare colui che poteva fregiarsi della peculiarità di poter dar ordini nelle veci di Hades; nonostante non scorgesse alcuna figura umana, si addentrò per qualche metro e, come suggeriva buona educazione e lignaggio, si inchinò. Con calma e movenze nette, appoggiò il ginocchio mancino al suolo, la pianta del piede destro piantata a supporto, il busto leggermente chino e le sguardo rivolto temporaneamente al suolo in segno di riverenza dinanzi ad una donna, la destrorsa mano sul ventre per rispetto manifesto, se non dovuto.

    -Fedor, Spectre della Mandragora. Onorato di essere al suo cospetto, milady Violate.-


    Uno strano, amorfo, sorriso si dipinse sul di lui volto, deliziato dal bacio dell'oscurità. Intanto, silenzio.
     
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    ra da poco che si era stabilita nel posto più remoto di Ade.La Giudecca il logo ove aveva incontrato l’imperatore presente era ormai un luogo di appartenenza che difendeva anche a costo della vita. Ormai non era più un imperatore e aveva lasciato e accettato che al posto suo ci fosse qualcun altro, seppure il sol pensiero che era un traditore resuscitato per giunta ex-Gold Saint di Atena , non la lasciava affatto tranquilla . Dopo averlo scoperto nel corso del duello reinvestitura , aveva passato due giorni a crucciarsi e a cercare di capacitarsi che quella cosa non fosse vera, ma i fatti erano altri e l’idea di essere comandata a bacchetta proprio da Gold Saint le faceva rodere il fegato.
    Odiava quella situazione, ma per ora non poteva farci ancora nulla, poiché Hades aveva bisogno ancora di lui, e la cosa più importante era il volere del suo dio.
    Dopo passati quei giorni finalmente arrivò l’oggi, e lei stava finendo di addestrare le ultime truppe, poi si ritirò nella sua stanza ove aveva lasciato la suplice e si dedicò ai suoi soliti allenamenti: ultimamente passava parecchio tempo in palestra. Del resto quando aveva conquistato Roma la disciplina sportiva era una cosa preziosa, perché aiutava a raggiungere la perfezione corporale e a aiutava lo spirito. Lei infatti si era messa a praticare diversi tipi di sport , ma quelli che la aggradava di più erano le arti marziali orientali, anche se per adesso aveva imparato anche un po’ di lotta libera, insieme alle conoscenze delle antiche lotte greco romane e il sollevamento pesi anche se non era una culturista, ma il suo corpo era sempre stato molto addestrato, era quello di un amazzone che si intendeva anche di lotta con il gladio.
    Quel giorno poi era proprio l’ideale per sfogarsi in palestra poiché non faceva altro che pensare alla faccia da schiaffi di Saga che aveva alla giudecca l’ultima volta che lo aveva visto, mentre tutto gasato si vantava con lei per aver ottenuto la sua fedeltà. Aveva già ridotto in briciole una decina di sacchi di allenamento, e adesso per rilassarsi in modo da non pensare più a quella figura barbina, si era dedicata a fare le flessioni su di un dito, eseguendosi in una perfetta verticale, che faceva risaltare per intero il suo corpo muscoloso e longilineo, dalle forme perfette, disegnate e prosperose, seppure segnate dalle orride cicatrici che le erano state fatte durante quella volta, in cui i soldati del Grande Tempio, uccisero i suoi genitori e la torturarono per poterle estrapolare informazioni sugli specter, che allora neanche conosceva, ma per quella mancanza aveva subito tutto. Sia da loro che dal’’ex-Cacer che non contento aveva abusato di lei fino a quando non la salvò Aiacos da una fine peggiore. Ne aveva fatte più di duemila e ancora non era soddisfatta.

    “2076 …2077 …2078…”.

    Ad un tratto s aprì la porta della palestra uno scelto era entrato per avvisarla dell’arrivo di Mandragola, che onestamente non si aspettava, ma avrebbe voluto prima o poi conoscerlo, visto che ne aveva sentito parlare bene . Inoltre era un soldato appartenete alle sue legioni della violenza, non aveva mai conosciuto i suoi sottoposte era meglio farlo però se si voleva fidare.
    La ragazza arrestò la sua frenetica conta, poi si tirò su con il dito, per poi saltare in alto e girarsi per ricadere con i piedi perfetti a terra. Era affaticata, il sudore gli scivolava sul corpo in ogni fessura e legamento muscolare.

    “Si arrivo.”.

    Prese un asciugamano e si asciugò la fronte , poi se lo mise sulle spalle e andò al mobiletto per prendere una bottiglia di liquore, ma era già finita, sbuffò ampiamente in modo annoiato , poi menò un raggio viola contro la spalla dello scheleton che schizzò di sangue scarlatto contro il muro.

    “Dannazione eppure l’ho sempre detto che voglio il mobiletto pieno di bottiglie porcaccia vacca Atena!”.

    Si udì un rumore a terra di vetri infranti, la bottiglia era in mille pezzi.

    “Su avanti muovi quel tuo culo flaccido e vammi a prender una bottiglia la voglio qui adesso!Muoversi!”.

    Dopo questa piccola sfuriata uscì dalla porta sbattendola, finalmente poteva dedicarsi alle attenzioni del suo soldato, almeno l’avrebbe potuta sbollire un po’.
    La ragazza Si presentò avanti al giovane soldato con i suoi vestiti di allenamento, la maglietta attillata e i pantaloni stretti con gli anfibi, mentre i suoi capelli lunghi corvini gli scendevano sul corpo, e l’asciugamano sempre sulle spalle.
    Osservò con pazienza il tentativo del giovane di “arruffianarsi” la sua attenzione , di gente che leccava peggio di cani in calore ne aveva vista fin troppa durante il suo periodo di impero per non accorgersi quando lo facevano. Sospirò e cercò di avere pazienza.

    °Uffa e questo “lecchinaggio”? Mi chiedo che cosa vuole veramente, non credo che sia venuto solo per conoscermi, figuriamoci…°.

    Pensò tra se Violate, mentre cercava di guardare con aria di sufficienza, poi smise di essere sospettosa, anche se di lei ma fidarsi e arlò.

    “Oh salve a te mio giovane soldato. Molto onorata di conoscerti Fedor. Dimmi posso fare qualcosa per te?”

    Sorrise , poi gli fece segno di alzarsi.

    “Cosa fai lì impalato? Non c’è bisogno di essere così distaccati e formali , sai ti confesso che odio vivamente queste cose, non siamo mica di fronte alle truppe o ad Hades, siamo io te. Preferisco un approccio più in senso amico. Vuoi che ti offra qualcosa?”.

    Gli disse mettendo un braccio sul collo dello specter, come se fossero vecchi amici da tempo.






























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  3. † Shen771 †
     
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    °Che voce sgraziata, eppure pensavo si trattasse di una donna°



    Lentamente, le luci iniziarono portare colore in quell'antrone buio, rivelando un grosso stanzone circolare dalle mura in pietra, senza finestre o fonti di calore eccetto le poce fiaccole che un maldestro Skeleton si era affrettato ad accendere. Era in ginocchio Fedor, come ne conveniva ad un galantuomo del suo rango dinanzi ad una donna, eppure ben poteva osservare quanto gli si presentasse innanzi, almeno limitatamente alla struttura del luogo: alla sua sinistra erano arronzati una decina di strumenti dalle antiche fattezze, più simili ad oggetti di tortura che a ciò a cui erano stati preposti, ossia manubri e quant'altro utile allo sviluppo del corpo. Alla loro vista, quasi incontrollato, il sorriso dipinto sulle labbra dello Spectre si allungò ulteriormente; il pensiero di una signorina alle prese con la sua possente muscolatura lo divertiva e non poco, se non altro di novità in Ade non cessavano di essercene. Beh, il riferimento alle amazzoni era dunque palese, e forse una voce tanto sgraziata sarebbe stata molto avvezza ad urli smodati ed a brandire armi al di fuori della portata comune. Il sorriso si trasformò quasi in una risatina, trattenuta con estrema difficoltà. Era tempo che non riusciva a ridere così di gusto, forse da quando aveva trascorso l'ultimo natale mortale con le sue piccole figlie, fu il loro ricordo a trattenerlo dal continuare nel suo intento ludico.

    -Beh, menomale milady Violate, per lo meno non dovrò ostentare un servilismo poco proficuo.-


    Voltò allora il capo alla sua destra, notando un arrangiato mobiletto su cui erano adagiate, o meglio buttate, poche bottiglie di alcolici, consumate per la quasi totalità. A quel punto nemmeno le nefaste rimembranze poterono fermarlo, forzandolo ad una sonora risata che ruppe quell'aria di riverenza alla quale aveva noiosamente lavorato. Certo il suo modo di ridere non era oltremodo normale, ma non riuscì minimamente a fermarla, continuando per alcuni secondi, finchè, distese le gambe e raggiunta una posizione quasi eretta, portate le mani sulla pancia, la tenue luce gli illuminò il viso, svelando dei lineamenti che mai per lui sarebbe stato immaginabile vedere. Rideva, rideva di gusto. Per qual motivo? Era ovvio.

    -Ishishishishishishi. Perdonami Violate, ma l'idea di una donna che si sbronza mentre cerca di sollevare quattro pesi è davvero esilarante.-

    Finalmente l'iride scoperta potè arrivare ad estendere il campo visivo sino alle forme del di lui generale. Una fanciulla, o sessualmente tale, mascolinamente accomodata sul suo trono, l'avambraccio poggiato sul bracciolo col pugno chiuso a sorreggerne il capo appesantito forse dal troppo alcol assunto. A bardarla aveva unicamente un'aderente tuta nera, lacerata in più punti, ai piedi degli anfibi sgualciti dal tempo. Le gote lisce facevano pensare ad una pelle tonica, nel complesso pregievole, il naso dalle linee morbile in contrasto con gli ispidi capelli lunghi e violacei. Sparse sulle braccia e sulla piccola porzione di petto visibile la marcavano profonde cicatrici, ma quelle più che imbruttirla lasciavano trasparire l'idea di una donna sulla quale bisognasse fare congetture che oltrepassassero le apparenze. Di certo una guerriera, gradevole nel suo totale, benchè non la canonica musa femminea descritta da tanti famosi artisti. Un personaggio interessante, da analizzare con maggior dettaglio.

    -Non vorrei sembrarti scortese, ma I formalismi non son mai stati tra le mie pratiche preferite.-

    Quel tono sarcastico, quasi irritante, eppure inquietante. Inquietante perchè del suo corpo, oltre ai prosperosi seni e le forme giunoniche, una particolare agghiacciante aveva catturato l'attenzione della Mandragora: gli occhi di Violate. Mai da quando aveva issato il capo I due aveva distolto gli occhi l'uno da quelli dell'altro, come se ingaggiati in una continua sfida d'intensità. Ma di ingegno Fedor era mestro, e da quegli occhi iniziò a carpire molto più di quanto il suo superiore potesse immaginare: malinconia, risentimento, terrore a tratti. Con passi composti egli si diresse verso la dirimpettaia, senza mostrare gestualità inconsuete , finchè, giunta a non più di un metro da quest'ultima, allungandole la mancina e distendendo il braccio, mostrando il tipico, amorfo, sorriso, sentenziò:

    -Beh, direi che una stretta di mano sarebbe la soluzione migliore. Non sono venuto per nessun motivo particolare qui, signorina Violate, forse perchè mi annoiavo. Ma se proprio ci tieni, una richiesta da farla ce l'avrei: hai della buona vodka? E' tanto che non ne bevo.-


    Signorina? Vodka? Quel tipo era davvero strano. Inquietante.
     
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    iolate notò un non so che di ironia nelle parole e nella risata del giovane soldato infernale. Forse come aveva già sostenuto non era abituato a vedere delle donne che si dedicavano a certe discipline, e che forse beveva, ma onestamente Violate quelle cose le aveva sempre fatte fin dall’era in cui aveva governato l’Ade ed anche molto prima quando era Specter di Behimoth al fianco di Aiacos, poi anche dopo lei si era sempre dedicata alla cura del suo corpo e aveva sempre ammesso che le piaceva bere , specialmente dopo una vittoria. Già … la vittoria. A quei tempi erano vere e proprie conquiste e soddisfazioni, un intero mondo conosciuto nelle proprie mani .
    Al solo pensiero anche adesso poteva sentire il piacere sublime dei momenti della battaglia e poi la vittoria, la meritata vittoria assaporata con un carico di liquore e grida osannanti “Ave ad Hades! Ave all’imperatrice “ mentre il saluto romano era sempre in evidenza.
    Violate socchiuse per un attimo gli occhi per poter sentire di nuovo almeno nei suoi ricordi quelle parole, perché ormai non le avrebbe mai più sentite per colpa di ex-Gold Saint . Tuttavia non era più il momento di pensarci, adesso aveva un'altra vita diversa.
    Rise anche lei in risposta allo specter suo subordinato.

    “Ah ah ah … avere cura del proprio corpo fa bene anche per rinforzare il proprio cosmo, anche ad Atene lo fanno e anche noi non dobbiamo essere da meno. Eppure essendo stato addestrato nelle truppe avrebbero dovuto insegnartelo, molto strano. Evidentemente chi ti ha addestrato era un incapace o forse immagino che non abbia voluto imparare tu, mi chiedevo il perchè? Forse ti piace dedicarti ad altro? ah per l'Alcool al tempo delle legioni romame ho imparato ad apprezzarlo nei momeni di vittoria .”.

    Violate si alzò dalla sedia e arrivò nuovamente verso il mobiletto, non aveva dimenticato la richiesta del soldato, Vodka? Non era proprio il suo liquore preferito, ma ne conservava un po’.
    Rovistò attraverso le bottiglie vuote fino a quando non vide la bottiglietta con le scritte in cirillico russo. Glie l’aveva portata Valentin di Harpy, quell’ ubriacone russo che controllava lo strato superiore del Concito. Si ricordava che quella sera che lo aveva invitato era già sbronzo di prima serata e forse anche strafatto di qualche roba strana, anche lei aveva alzato il gomito, anche se lo reggeva molto bene da brava guerriera e quell’esserino insignificante aveva anche avuto la bella idea di “provarci” in maniera molto insistente e poco educato, per poi trovarsi con un pugnale conficcato in mezzo alla testa tra le due sopraciglia. Ed anzi che gli spettri sono immortali se no doveva rendere conto ad Hades di aver fatto fuori un soldato perché ci stava “provando” e onestamente non era un gran bella figura , anzi sarebbe stato molto imbarazzante.

    “Trovata ecco qui me l’ha portata l’altra sera un russo delle legioni di Wivern, aveva un nome da donna e gli ormoni incontrollabili peggio di un orango in calore, ma sono sicura che dopo la lezione che gli ho impartito si ricorderà che prima “bisogna chiedere” con me . Ce ne siamo scolta metà in due ma fortunatamente ne è rimasta un po’.”.

    La ragazza versò il contenuto della bottiglia in un bicchiere e cercò di trovare del ghiaccio, la Vodka non è buona se non è ghiacciata, e glie lo offrì.

    “Vuoi sederti ? “

    La ragazza si risedette sul suo trono accavallando le gambe, indicando una sedia di fronte a lei, mentre iniziava a sorseggiare il liquore, poi ci fu una domanda, forse inopportuna, ma del resto in un posto come l’Ade era nella norma farla.

    “Posso permettermi una domanda semplice curiostà? Sei anche tu morto?”.

    Già chiedere se era anche lui già morto, gli specter potevano essere anche già vivi poiché i risorti di norma erano solo coloro che erano caduti in battaglia inerenti ad altre caste come il caso dei Gold Saint, ma c’erano diversi casi di risorti anche per cause non proprie, una condanna a morte, un uccisione improvvisa, un incidente, ma a differenza dei resusciti delle altre caste sugli specter veri c’era molto da confondersi.































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  5. † Shen771 †
     
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    Beh, di certo non si poteva dire che Violate non godesse di un'ottima preparazione in termini di diplomazia. Riusciva ad ottemperare ad i suoi doveri di generale ostentando una cortesia talmente ben costruita da apparire reale; ma ben presto quella maschera da dura guerriera senza macchia, con sottointesa ironia, e senza paura sarebbe crollata come un muro di sabbia infranto dalla marea. Ella era una donna dopotutto, e la genetica dava conferma che, celata dai tagli del tempo, nel suo spirito la sensibilità era radicata, che si fosse o meno mutata in astio quelli erano affari suoi. Ma forse per negligenza, forse per reale noia, Fedor non si dilungò molto ad analizzare il tutto e preferì ascoltare con leggerezza la sottile accusa di indisciplina che Violate gli aveva indirizzato. Preparazione, addestramento, maestro? Egli non aveva avuto nulla di tutto ciò, era stato strappato alla terra ed era stato costretto a piangere, ad urlare per aprirsi la sua strada di vendetta. Proprio come la Mandragora. Ancora una volta un sorriso beffardo gli si dipinse sulle labbra, rimandando la di lui mente al pensiero di quanto una donna, per quanto alta la carica di cui si era fregiata fosse, pretendeva di sindacare sfacciatamente sul destino e sulla condotta altrui, avanzando infondate pretese di superiorità. Ella era uno Spectre come gli altri, una guida certo, ma null'altro che un guerriero di Hades, e come tale avrebbe dovuto perseguire uno scopo, senza troppo lasciarsi distrarre dalle personali ambizioni di vanità. Quale che fosse la sua storia non era rilevante, la purificazione del mondo aveva la priorità assoluta. Apparenti glorie di guerra erano segni di un passato ormai andato, nessuno ne avrebbe fatto menzione dinanzi al Sommo Signore; bisognava operare nel presente, e che si presentasse un tornaconto personale ben venga.
    Con movenze suadenti, in contrasto con un'apparenza rude e poco femminile, il Garuda si accostò al mobiletto poco distante ove erano rovesciate le bottiglie di alcolici e, scavando attentamente tra di loro, ne estrasse una ancora in buono stato, semi piena, segno che la Vodka non era palesemente uno dei drink graditi al Gigante dell'Ade. Quest'ultima la osservò per qualche istante, tentando di decifrare le diciture baltiche su di essa stampate, ma con scarsi risultati; rivolto un compiacente sguardo al sottoposto, aperta una delle dispense ai lati del comodino ed afferrato il primo bicchiere da liquore visibile, con tono divertito prese a raccontare dello Spectre di Harpy, che le aveva fatto dono di quella pregiata bevanda solo a seguito di una spietata corte a cui era seguita una lezione che di certo il soldatino avrebbe fatto fatica a dimenticare. Davvero patetico, lasciarsi andare a certe bassezze disonorava la casta nella sua interezza, il sangue che aveva versato l'arpia non era che un misero dazio dinanzi ad un animo tanto marcio da avvicinarsi ai difetti umani. Essi umani non lo erano ormai da tempo, la redenzione li aveva cambiati, qualsiasi emozione era dunque più pura, snaturata della sua radice deviata. Seguì poi un invito ad accomodarsi su una sedia posta innanzi al trono a cui era tornata la donna, invito declinato con un leggero gesto della mancina. Non intendeva sostare a lungo in sua compagnia, cose ben più importanti lo attendevano; ma il tempo di gustare il bicchiere ghiacciato di vodka che gli era appena stato servito l'avrebbe concesso volentieri, le sue ricerche avevan bisogno di tempo per portare in evidenza l'effetto degli enzimi appena scoperti e la noia non gli suggeriva nulla di meglio da fare. Almeno Violate si stava rivelando un soggetto degno di interesse, un passatempo utile. Ma l'aria sfrontata e accomodante della guerriera mutò improvvisamente, a seguito di un profondo respiro a cui seguì una domanda diretta e precisa: “Sei già morto?”. Perchè quel velo di profonda tristezza? Le sue iridi ora avevano aperto le porte di un oblio che, sebbene per un effimero istante, era entrato in risonanza con quello della Mandragora. Vuoti che si riempiono, rette parallele che si incontrano. Le pupille dello Spectre si dilatarono, degustato un ultimo sorso di freddo liquore e passate la lingua sulle candide labbra, egli mosse alcuni lenti passi verso la giovane amazzone. Gli era innanzi, quel suo sorriso lungo e sottile ora era più inquietante che mai; gli occhi rilucevano della luce delle tenebre più profonde del Cocito, mai Perdizione tale si sarebbe potuta pensare in un solo individuo. La mancina scivolò con delicata fermezza sul collo della donna, accarezzandone il mento, le guance dei due poi si incontrarono, Fedor le sussurrò qualcosa nell'orecchio.

    -Morti sono coloro che abbandonando la vita cessano di essere, si perdono nelle nefandezze di un peccato indissolubile. Un termine bieco, non adatto a chi come me allontanandosi dall'esistenza impura ha trovato redenzione e rinascita. Io non sono morto, io ho semplicemente aperto gli occhi.-

    Con altrettanta calma si distaccò, riassumendo la precedente posa, portando la mano prima pacata ora ferma sul freddo metallo dell'armatura, al fianco. Per un fugace secondo il suo viso era stato diverso, troppo, troppo simile a quello di qualcun altro. Ma di chi? La chiave nel gelido cuore del Garuda.
     
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    n quel momento Violate non riusciva a capire se avesse fatto bene a chiedere quella cosa, forse era stata una domanda inopportuna e fuori luogo sul serio. Se non le fosse stata data risposta era abbastanza evidente che il motivo era che certo argomenti era meglio non affrontarli poiché troppo dolorosi anche in Ade, seppure Hades stesso aveva sempre detto di non aver paura della morte, perché era la vera salvezza e l purificazione dai peccati,ma ricordare come si era morti era bene tenerselo per se. Tuttavia , dopo accadde qualcosa:lo vide avvicinarsi, lui, con uno sguardo sinistro e sardonico di uno che la sapeva lunga , e che non gli importava dell’autorità presente. La toccò e si avvicinò a lei appoggiandosi alla sua guancia.
    Che cosa stava facendo? Che diavolo voleva? Perché si stava avvicinando con quel ghigno malefico e strafottente stampato sul volto? Chi si credeva di essere?Non si rendeva conto di chi aveva di fronte? Come osava? Voleva forse essere di nuovo ucciso in via definitiva?Violate avvertì un brivido lungo la schiena.
    Quella sensazione era strana le dava un senso di déjà vu, come se quell’uomo lo avesse conosciuto da tanto tempo, e seppure era arrabbiata per il suo modo sfrontato di fare e sapeva di dovergli dare in quel momento una lezione come era successo con Harpy,.”Cosa stai facendo? Ti si è fuso il cervello? Se ti azzardi a toccarmi di nuovo ti ammazzo e ti squarto come un porco, brutto bastardo!” ed erano queste le parole che doveva dire e che aveva sempre detto a chiunque le si avvicinasse, ma non riusciva a farlo perché era bloccata da qualcosa di ridondante che la faceva rimanere seduta alla sedia.
    Era la prima volta che dopo duemila anni di riposo eterno, qualcuno non le si avvicinava in quella maniera, e onestamente anche quando era in vita non le si era mai avvicinato nessuno, anzi era lei a permetterlo e a giocare con la stupidità maschile. Quanti ne aveva ingannati? Guerrieri, lestofanti, ladri, giusti, in gusti, assassini , autorità, regnanti . Un console di Roma prima che la città cadesse in mani specter aveva perso la testa per lei, e le aveva permesso di accedere agli archivi militari, con i quali gli specter riuscirono ad organizzare un piano ed a penetrare nella sacra città e a mettere in ginocchio l’impero di Roma.
    L’unico uomo che era riuscito ad acquistare la sua fiducia e che le era stata così vicino era stato Aiacos. Però lui l’aveva salvata da una fine certa.
    Se non fosse stato per lui, dopo tutto quello che aveva subito dagli ateniesi e dal Gold Saint di Cancer, sicuramente non sarebbe sopravvissuta, fino a divenire addirittura imperatrice dell’Ade e a prendere il suo posto come giudice, allora come lo era adesso. Dopotutto l’aveva accolta, ed aveva avuto mille volte l’opportunità di ingannarla, invece non lo aveva fatto , anzi si era fidato ad addestrarla a specter, e a distanza di tempo si erano amati anche alla follia.
    Violate solo per lui sarebbe stata disposta a morire tutte le volte che glielo chiedeva, ma dopo la sua “caduta” in Guerra Sacra molte cose erano cambiate e, lei si era distinta in mezzo a tutti e agli occhi di Hades, però non aveva più lui.
    Quando fu uccisa e scaraventata nel fiume di sangue dei violenti, era riuscito a rincontrarlo insieme agli altri due giudici, Radamatis e Minos, ma non potevano più essere felici. Aveva addirittura chiesto di essere messa solo lei in pena lì, ma come era ovvio il corso del destino e della morte, la pena di un dannato era anche quella dell’annientamento dei sentimenti , ma anche ora che era rinata non riusciva a dimenticarlo, però quell’oggi era veramente la prima volta che qualcuno la avvicinava, sussurrandogli parole.
    Violate si scostò un attimo, in modo da poterlo vedere nel suo unico occhio, quello non coperto dalla benda.

    “Già dici bene. Piuttosto che continuare a soffrire nelle prigioni è meglio che Hades ci abbia dato questa possibilità, sai sono stata per duemila anni rilegata nel girone dei violenti. La mia vita passata è stata macchiata da molte disgrazie e tutto è capitato per colpa di Athena, di lei e dei suoi uomini. Sono stata alimentata dall’odio dell’umanità ed ho conosciuto e vissuto sulla mia pelle fino a che punto può spingersi, soprattutto se quell’odio è “giustificato” da una chiara convinzione di essere nel “giusto”.Quando fui salvata dalla morte, da uno specter mi era sembrato di poter sperare ancora in qualche cosa; non mi importava se Hades voleva distruggere il mondo, almeno rispetto ad Athena che maschera i suoi desideri di conquista tramite belle parole , il nostro signore ammette di averlo sempre desiderato fin dai miti e non ci riempie di solo “Belle parole”. Sappiamo tutti a cosa andiamo in contro. Perciò se lui vorrà la fine e poi iniziare di nuovo da capo io sarò lì a godermi lo spettacolo, forse quando arriverà quel momento potrò finalmente essere soddisfatta e la mia vendetta sarà compiuta. Se servirà o meno o che sia nel giusto o nello sbagliato non mi importerà perché ormai non ho più nulla da perdere. Persino quello che “era mio” mi è stato tolto. Ormai sono solo un’ ombra furiosa. ”.

    Violate ripensò a tutto quello che si era lasciata dietro, Aiacos , il suo impero le sue glorie tutto perduto.
    Dunque se tutto fosse finito per dire all’indomani era indifferente.
    Spostò lo sguardo verso la maschera di donna che aveva incastrata sulla pettorina della surplice Fedor . la fissò era così triste come lei, la sfiorò con le dita. Poteva avvertire la sensazione del freddo metallo violaceo infernale di cui erano fatte le surplici e disegnare il volto di quella maschera.

    “Questa maschera è così triste, forse soffre anche lei, del resto la mandragola è una pianta che cresce insieme ai condannati sulle forche ed urla il loro dolore se viene strappata. E’ un destino atroce e per essere stato scelto proprio da lei anche tu devi aver avuto la stessa cosa.”.



































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  7. † Shen771 †
     
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    Una donna. Per quanto si atteggiasse a dura, provasse a convincere se stessa e gli altri di possedere una tale forza d'animo da poter piegare al suo volere gli stessi dei, Violate rimaneva comunque, inesorabilmente, una donna. Lo si leggeva negli occhi, nei respiri prima trattenuti poi leggeri, nelle cicatrici che non segnavano il corpo ma l'anima. L'impavido Giudice del Garuda era solo un insieme di brutti ricordi mescolati ad uno scultoreo corpo che braccava ed imprigionava un caldo cuore di donna. Ella avrebbe ucciso a sangue freddo, ma per cosa? Per vendetta forse, non per piacere. Ella sarebbe scappata lontano, per qual motivo? Fuggire dall'oltraggiosa onta di non saper chiudere col passato. Non poteva dunque dirsi di lei che era la più spietata tra gli Spectre, ma della sua forza aveva fatto una maschera che ben sapeva coprire quanto secoli di dolore dipinsero sulla tela del destino. Lo si capiva facilmente che non seguiva una linea di condotta precisa, mancava forse di risoluzione, un motivo per cui combattere davvero; appariva più che altro come una nave che volge alla deriva, trasportata passivamente dalle onde della marea. Nei suoi occhi si leggeva il vuoto dei sentimenti, uno spirito scarno che non trova appigli. Aveva dunque perso così tanto? Perché allora affannarsi a vivere? Spectre per convenienza, era solo una donna ferita.
    La fievole luce dell'androne avvolgeva i due interlocutori, ognuno appariva coinvolto eppur distante, manteneva ancora barriere che solo la confidenza figlia dal tempo avrebbe forse abbattuto. Ma dal canto suo di tali costrizioni Fedor non ne risentiva affatto, anzi appariva divertito, mentre il suo comandante raccontava con quell'aria ancora un po' basita di chi ha appena scoperto di non esser riuscita ad esser spietata come pensava la sua filosofia circa quanto in tutto quel tempo aveva guidato il suo operato. Si parlava di un trionfo delle tenebre non particolarmente atteso, per cui combatteva ma che non agognava. Si parlava di una sorte che bisognava accettare con apatica rassegnazione, pur di evitare gli affanni delle pene avernali. Era dunque davvero una guerriera lei? Impensabile che potesse contare su così poca determinazione, non degna certo di chi si accingeva a guidare un esercito verso la gloria. Un tedioso senso di ribrezzo verso quell'individuo che mancava d'amor proprio afflisse la Mandragora, l'empatica consapevolezza di quanto l'esistenza potesse togliere ad ognuno non era sufficiente a giustificare tanta afflizione, ma il senso di nausea non poté che mutarsi in un nuovo, beffardo, sorriso di circostanza. Non era abitudine del guerriero degli inferi rimuginare per lungo tempo su cosa gli veniva detto, ma per una volta provò ad analizzare con maggiore attenzione i risvolti che quell'incontro stava portando: un generale ferito, qualcuno di cui carpire i punti deboli per poterli agevolmente riutilizzare ogni volta che ne sarebbe giovato ad un personale tornaconto. Idea stimolante, ma come vagone di coda a quel treno di pensieri si aggiunse un'inaspettata componente: e se quella persona dall'animo tanto smarrito possedesse un enorme potenziale, se si potesse insomma plasmare quella donna facendola divenire il pezzo di terra che da secoli mancava alla voragine del suo Io. La sua metà insomma. Una fugace sensazione, a cui lo Spectre ovviò con un violento ritorno alla realtà della situazione, aiutato da un inaspettato gesto di Violate che, docile e passionale come mai si sarebbe creduto possibile da una come lei, poggiò con lente movenze la destrorsa sulla di lui Surplice, carezzandola all'altezza della maschera che portava sul pettorale opposto. In quell'attimo gli occhi della donna si velarono di un sentimento tangibile, che vago nei ricordi di Fedor riaffiorò poi con amarezza. Era triste, proprio come lo era la Mandragora. Nel suo sguardo non vi era pietà, non vi era commiserazione, ma solo un profondo dolore, quasi fosse stata in grado di comprendere il tormento che scuote la Mandragora al suo risveglio, quell'orribile strazio che le causa il pianto, che la rende essere veicolato al supplizio dei condannati a morte. E difatti con un riferimento all'armatura, ma che rimandava con chiarezza al grave onere di cui si era fatto carico il suo possessore, il Garuda riprese a parlare. Le sue parole risuonarono nella mente del carnefice, una dopo l'altra esse si dispersero tra l'eco di quel luogo tanto oscuro. Lo Spectre chiuse gli occhi, portando ambedue le mani su quella della ragazza, afferrandola senza forza, ma spingendola con gentilezza sull'intera superficie del volto metallico, così da poterle far quasi sentire le disperate urla di coloro al cui collo si stringe inesorabile il cappio. Era quello il peso della purificazione, il macigno di cui Fedor si era fatto carico per poter adempiere al volere del Sommo Hades.

    -Tu sbagli, Violate. Il dono di cui ci è stato fatto dono è finalizzato a qualcosa che probabilmente il nostro animo non potrà mai comprendere, ma che la nostra fede deve accettare incondizionatamente. Ogni parte di questo corpo che tu vedi è devoto al nostro Sommo Signore Hades, per lui sarei disposto a dare ogni molecola di me stesso. La purificazione è ciò per cui siamo stati creati, null'altro; redimere la razza umana estirpando il seme dell'ingiustizia e dei vani dolori che essi stessi si auto infliggono. Faremo ciò battezzandoli col loro medesimo sangue. Sia chiaro, per adempiere al mio dovere...-

    Quel viso, prima sadicamente superbo, divenne improvvisamente serio, l'iride ardente di fiera determinazione,

    -sono disposto anche a creare legami di terrore e sottomettere i miei stessi alleati. Non esisterà nessuno in grado di ostacolare il mio percorso di morte.-

    Legami di terrore, devozione. Quell'uomo aveva qualcosa di estremamente puro in se, qualcosa che lo avvicinava terribilmente al dio a cui tanto di se aveva votato.
     
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    Autorità e pianto :

    ’era sicuramente una cosa che gli uomini non riuscivano a capire di lei, ovvero se era cattiva o buna, se fosse debole, oppure forte, e ognuno di loro credeva di lei qualsiasi cosa, però nessuno ha mai potuto comprendere a pieno ciò che frullava nella mente di una donna come lei . Perché pur essendo tale oppure pensandolo non era comunque qualcosa o qualcuno di cui fidarsi.
    Molti lo avevano fatto ingenuamente per poi finire male,forse era il male in persona o una sorta di essenza in grado solo di odiare, e lei se ne rendeva conto però solo quelle poche volte riusciva ad essere come avrebbe voluto essere , solo semplicemente una donna , la donna che era stata rapita e fatta prigioniera dal destino avverso.
    Le sue mani furono afferrate e portate alla pettorina a forma di maschera, nessuno era mai riuscito a prenderle le mani in quel modo, senza che lei lo volesse, un altro piccolo brivido la percorse mentre sentiva ancora il freddo di quella maschera sotto le sue mani.
    Chiuse gli occhi avvertì chiaramente tutto il rancore di quell’oggetto, ma non solo riuscì anche ad intuire cosa faceva soffrire Fedr.poi un urlo!
    Vi de qualcosa un immagine: era sul fiume di sangue dei violenti , là in mezzo vi erano solo Radamantis e Minosse Aiacos invece non c’era! Cosa poteva significare?Il suo corpo non c’era quindi era tornato in vita? No impossibile, ma dov’era finito? Ad un tratto il volto sardonico di Fedor il suo occhi sinistro era sicura di non averlo ancora visto, ed onestamente non gli aveva neppure chiesto di poterlo vedere però ora quell’occhio spiccava era rosso come il fuoco e assieme all’altro disegnava sul volto di quello specter, quello di …no non poteva essere! L’immagine scomparve e Violate si alzò di scatto, dando uno spintone violento allo specter.
    Ansimò con gli occhi sbarrati sudando freddo, indietreggiò. Poi si avvertì aprire la porta era lo schleton che aveva portato il liquore richiesto prima. Onestamente ebbe un brivido vedendo la sua padrona in quello stato, diede la colpa a Fedor, ma non disse nulla, gli riservò solo uno sguardo accusatorio, disse solo una cosa avvicinandosi a lei.

    “Mia Signora cosa vi prende? sembra che abbiate visto un fantasma, è stato lui vero?”

    Violate si calmò era solo una stupida sensazione, non era di certo possibile che Aiacos fosse risorto, probabilmente se fosse andata a verificare se il corpo di lui fosse nella sua prigione, lo avrebbe ritrovato lì a soffrire non poteva essere da nessun altra parte. Eppure per un attimo quando aveva sentito la maschera urlare le era sembrato di percepire un forte risentimento, che solo lei e Aiacos potevano avere e l’aver avuto l’illusione che Feder fosse in realtà proprio lui era probabilmente dovut al fatto che in qualche modo lui avesse un po’ il suo modo medesimo di fare , ma Fedor non era Aiacos! Come aveva potuto solamente pensarlo?Violate scosse la testa.

    “No non è stato lui non centra, puoi andare .”

    Lo scheleton annuì con la testa, poi si velocizzò ad andarsene. La ragazza si avvicinò al bancone , stappò la bottiglia nuova e se ne tracannò un lungo sorso a canna, asciugandosi con la mano, poi guardò dentro al cassetto, trovò un piccolo ritratto a carbone che ritraeva , Aiacos.
    Si avvicinò a Fedor e provò a mostrarglielo.

    “Scusami per prima, però per un solo attimo ho creduto di poter sperare che lui fosse vivo, perché tu assomigli a lui e ho avuto incertezza. La tua maschera mi ha rivelato qualcosa di simile a ciò che provava costui per me. E’ stato molto importante , io sono stata al suo fianco quando il suo regno ancora dominava con la sua forza, quando ancora era detentore della suplice di Garuda.” Indicò la suplice di Garuda infondo alla stanza.

    “Lui si chiamava Aiacos e dopo la sua “Caduta” fui io a dover prendere la sua eredità, e grazie alla forza che mi ha guidato sono riuscita a detenere il potere fino a creare il primo Impero Specter che Hades abbia mai risvegliato, ma nonostante tutta la gloria passata non ho mi smesso di pensare a lui. Però ora tu ti presenti qui avanti a me ed io non riesco a mandarti via, non riesco a dirti ciò che direi ad altri. Riesco solo a comportarmi con te come se lui fosse qui ancora accanto a me. Chi sei in verità?Sei sicuro di non avermi mai vista?”

    Gli piantò gli occhi addosso direzionandolo entrambi sull’unico occhio libero di lui. Voleva risposte anche se probabilmente non sarebbe servito a nulla forse.







































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  9. † Shen771 †
     
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    Prorompente. Forse l'unico aggettivo adeguato a descrivere la terribile forza che risiedeva nelle mani della giovane Violate, qualcosa con cui, allo stato attuale, Fedor non avrebbe potuto competere. Il potere di un Giudice Infernale, delizia alla quale l'amibizione faceva lusinghe insistenti, un mezzo decisamente prospero di potenzialità per poter soddisfare i propri desideri pianificati. Ciò nonostante, la figura di quella ragazza, bardata da una maschera fragile e irrisoria volta a nascondere le incertezze di ogni donna, non incuteva in lui più del reverenziale rispetto che si deve ad un superiore di rango.
    Ogni suo gesto, inconscio o meno, analizzato con puntuale distacco dalla mente della Mandragora, rimandava ad un passato sentimentalmente tormentato; se la sola vicinanza di un uomo dai tratti somatici troppo simili a quelli della sua vecchia fiamma poteva scatenare in lei reazioni così irrazionali, allora di certo non ci sarebbe voluto molto a far crollare la sua psiche. Non che avesse premura di farlo, ben inteso.
    Fedor, seppur preso dal filo logico dei suoi pensieri, prestò attenzione alla storia che la giovane soldatessa iniziò a narrare, mostrando particolare interesse per la figura del giovane a cui egli faceva riferimento: Aiacos, la mitologica figura del Giudice Infernale di Garuda, la cui immortalità dell'anima è terminata nel momento in cui il suo posto è stato preso da una donna. Il suo spirito era probabilmente perso all'interno di qualche anfratto dell'Ade, eppure, se Hades aveva deciso che un ruolo tanto importante dovesse esser gestito da una signora, probabilmente doveva avere le sue buone ragioni. Certo ignote, ma incontestabili.

    -Aiacos di Garuda, un nome decisamente altisonante da queste parti.-

    Si rimise eretto, massaggiandosi la spalla indolenzita a causa della precedente spinta. Gli occhi della Mandragora si assottigliarono, mostrando una criptica espressione non assimilibale a nessuna di quelle classicamente umane. Le labbra si inarcarono, svelando una dentatura bianca e perfetta, dai canini acuminati ed affilati. Nuovamente, con passo cadenzato, lo Spectre si avvicinò a Violate; il rumore della Surplice riecheggiava nel silenzio del grande salone, accompagnando l'uscita di un bieco intruso che per qualche attimo aveva fatto capolino. L'aveva ignorato, perché tali soggetti non benestavano di neanche un secondo del suo interesse.

    -Deve essere un compito arduo per un cuore tanto pesante, immagino.-


    Il tono era afono, così che non si potesse discernere l'ironia dalla serietà. Ma Fedor non era né ironico né serio, egli era solamente se stesso; uguale al se stesso di sempre. Le iridi bicromate, fino a quel momento fermamente ancorate a quelle dell'astante, per un attimo si poggiarono sulla Surplice del Garuda, ordinatamente ricomposta nel totem dell'animale.

    -L'animo di una donna è un meccanismo complesso, più intricato del labirinto leggendario di Minosse. E tu ne sei la prova, Violate.-


    Gli era nuovamente di fronte, i due visi erano separati da solo una manciata di centimetri. La mancina scivolò sul fianco della guerriera, senza mai toccarlo, arrivando sino all suo collo, fermandosi all'infossature della mascella, laddove si delinea il perimetro delle gote. Le sfiorò la pelle, con estrema delicatezza, così da non irretirla nuovamente.

    -Eppure, in quanto guerriero di Hades, sai bene che è mio dovere servirti. Non avrei beneficio nel tradirti se non quello di far adirare il mio signore, cosa per me certamente non conveniente.
    Il sol fatto di mostrare questo tuo lato emotivo costituisce un punto debole davvero importante, ma immagino tu lo sappia. Per cui, magari potresti provare ad esternare questo tuo oneroso fardello, non ti pare? Potrebbe giovarti.-


    Sussurrò, portando l'indice sulla punta del mento della ragazza. Il silenzio terminò il suo intervento, sebbene fosse certo che nella mente della donna ben altre parole urlavano generando il caos.

     
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    imageAutorità e pianto


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    Autorità e pianto







    V
    iolate per un attimo, aveva creduto di vedere qualcosa che mai avrebbe dovuto turbarla. Evidentemente l’allontananza con Aiacos ancora la sentiva, e lo sapeva bene, ma che cosa poteva mai aver visto in quell’uomo, che per giunta era uno specter della sua legione. No lui non era quello che credeva, doveva levarsi quel pensiero dalla testa e smettila di rincorrere quella sua ossessione. Eppure quelle sue dita erano così terribilmente soavi e sinuose che sembravano proprio le sue? No cosa stava facendo? Che razza di pensieri le stavano venendo? Quello era un suo sottoposto e basta, voleva forse cadere ancora nelle trappole di un uomo che l’avrebbe usata? No, questa volta no. Doveva essere lei ad usare gli altri quindi non sarebbe più successo.
    Fermò le sue dita con le proprie mani, cercando di allontanarle dal suo volto, poi in piedi assunse la sua solita espressione autoritaria, di giudice.

    “So bene dove stai cercando di andare a parare Fedor, ma io sono una donna che ha imparato a dominare tramite la forza. Nella mia vita precedente sono stata testimone di un era dove il Caos e la violenza dominava le menti e l’anima. Ho combattuto guerre che forse nessuno ha mai saputo o visto, ho conosciuto persone che solo la storia può testimoniare e poi ho creato un impero e l’ho governato meglio di un uomo schiacciando ogni mio nemico e tutto ciò mi è stato possibile solamente credendo in ciò che facevo, e soprattutto, perché sapevo che lo stavo facendo per lui, ma sono solo una stupida ad averlo visto in te.”.

    Violate si tolse la maglietta, rimanendo con il suo reggiseno nero attillato alle sue forme sinuose, sfoderando il suo corpo colmo di orride cicatrici, la maledizione che l’aveva costretta a nascondersi in una maschera di crudeltà devota solo alla morte.

    “Se guardi bene questo mio corpo, sembra all’apparenza quello di una donna coraggiosa dai fieri principi , una donna in parte da ammirare o anche amare. Sono cadute parecchie teste, condottieri, generali , politici, gente ignorante , grandi cervelli, bell’uomini. Tutti loro, mi hanno fatto promesse, mi hanno offerto denaro , potere , amore e la stessa vita, eppure nessuno di loro si era accorto di voler arrivare a qualcosa di impossibile, perché questo corpo era devoto alla morte. Questo corpo è stato maledetto dagli dei, la “giustizia” lo ha usato e poi dato impasto ai suoi cani più bastardi, loro hanno creato il “male” e con questo stesso saranno puniti…”.

    Passò le mani sul suo corpo, in modo che si potessero vedere le cicatrici, che le erano state procurate dalle torture, finite poi con quello “sfregio” da parte di un Gold Saint. Ricordò , per un attimo il suo triste passato, fatto di tanto dolore e di violenza . Come poteva dimenticare ciò che le era successo? Non poteva farlo, anche se stava cercando in tutti i modi di dimenticare, provando a pensare solo al bene di Hades, perché lui un giorno o l’altro avrebbe riunito tutti sotto la sua ala e avrebbe creato il vero “paradiso”, però era tutto così difficile, dimenticarsi del passato e della morte dell’uomo che l’aveva aiutata e amata.
    Rannicchiò le sue braccia attorno al suo corpo e si appoggiò con la schiena al muro.

    “Delle volte mi sembra di aver fatto qualcosa agli dei. Qualcosa che li hanno costretti a punirmi togliendomi tutto, l’amore, la mia vita ogni cosa è andata a farsi fottere, e adesso cosa mi rimane da fare se non portare a termine tutto ciò che vuole Lord Hades. Se davvero come ha promesso potremo essere felici quando la Grande Eclisse congelare il mondo trasformandolo nel più oscuro Cocito allora che così sia. Ed io mi assumerò ogni responsabilità e porterò a termine ogni dovere assegnato.”.

    In quel momento un sorriso sardonico si vide dipingersi nel suo volto ed iniziò a soffocare per prima una sottile risata, mentre si teneva con la mano destra il volto, che iniziò man mano a crescere, sempre più anti suonante, per poi scoppiare in una risata folle alzando la testa.

    “ah…ah…ah…Muahahahahahahah!”.








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    Parlato Violate:" "
    Pensato Violate: °°
    Parlato esterno: ""






     
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