Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

Posts written by Jaskier

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    GRANDMASTER IP MAN




    CASTA: DAIMON (ex Umano)
    Energia: Blu
    Abilità: Sensi Acuti, Sticky Hands (arti superiori considerati arma), The way of kung fu (trasformazione applicata agli arti superiori)

    Leggendario maestro di Kung-Fu stile Wing Chun

  2. .


    Il settore artico settentrionale, fuori dai centri abitati, era caratterizzato da infinite distese ghiacciate che si estendevano a perdita d'occhio e sulle quali spirava incontrastato, dalla natura pressoché spoglia e brulla, un pungente vento gelido che rendeva quelle aree praticamente invivibili, o almeno per due soggetti come Roy e Bilal, abituati alle calde e ospitali acque dei Caraibi, al sole, alle spiagge, ai Mojito e alle pina colada sorseggiate all'aria aperta fino a sera tarda.

    Dopo qualche giorno passato ad eseguire screening di idoneità fisica, psicologica e attitudinale i nostri vennero aggregati al 52° battaglione del prestigioso corpo dei Valhallan Ice Warriors per essere sottoposti ad un allenamento massacrante, studiato per fortificare il corpo, la mente, lo spirito e quindi il cosmo dei soldati.
    Si partiva con esercizi a corpo libero: una serie interminabile di flessioni, squat, crunch, burpees, plank, trazioni, sotto l'occhio vigile degli istruttori.
    Se qualcuno calava di ritmo o semplicemente non eseguiva gli esercizi secondo gli elevati standard dell'esercito subito veniva richiamato.
    A quel punto doveva immediatamente rimanere fermo, in piedi e contare ad alta voce un numero di ripetizioni extra che veniva assegnato sadicamente dall'istruttore competente, ripetizioni che dovevano essere eseguite da tutti gli altri tranne che da lui.
    In questo modo ognuno era spinto a dare sempre il proprio massimo per non fare pesare la propria debolezza sugli altri.
    La seconda fase erano degli scatti da collegati alla vita a delle corde elastiche: si doveva fare forza sulle gambe per raggiungere dei sacchi da pugilato combattendo la resistenza dell'elastico, scaricare una serie di colpi, tornare indietro e riscattare in avanti, il tutto cadenzati dal fischietto dell'istruttore che non lasciava ai suoi allievi un solo istante per rifiatare.
    Vi erano infine le prove di agilità in un intricato percorso ad ostacoli che comprendeva muri, strutture e corde da scalare, reti e tunnel sotto cui strisciare, scale poste in aria da attraversare con la sola forza delle braccia, birilli e ostacoli mobili da evitare.
    Per aumentare la resistenza e fare fiato erano previste delle maratone all'esterno, in mezzo al ghiaccio a temperature proibitive e degli attraversamenti a nuoto di alcuni tratti di mare gelido.
    Se qualcuno inizialmente era rimasto scioccato dal fatto che dovesse intraprendere tutte queste attività all'esterno senza adeguato abbigliamento termico, praticamente in biancheria intima, con il procedere dei giorni e delle settimane vennero gravati dai enormi e pesanti zavorre che avrebbero dovuto portare con se per fortificare il corpo e simulare il peso extra dell'armatura, dell'equipaggiamento o di un eventuale compagno ferito.
    I giorni si susseguivano tutti uguali, a volte non erano nemmeno scanditi dal sonno perchè si continuava ininterrottamente.
    Quando venivano portati a limite estremo fisico gli si chiedeva di proseguire alzando l'asticella e spostando lo sforzo sul piano mentale e della forza di volontà e quando anche questa veniva distrutta gli si chiedeva di andare ancora oltre tirando fuori energie che nemmeno sapevano di avere.
    I giorni di riposo erano contemplati, perchè erano fisiologicamente necessari alla crescita psicofisica dei soggetti, ma venivano intensamente impiegati per lezioni teoriche e di tiro statico e dinamico nei poligoni e nelle strutture imperiali.
    Gli era stato insegnati come funzionavano le armi in dotazione, come prendere la mira, la postura di assumere, la respirazione durante il tiro, il linguaggio dei segni e le principali strategie operative e logistiche.
    A Roy venne in mente di quando con Bilal, sbronzi come di consueto, giocavano a fare il tiro al piattello dal loro yacht/sede operativa, citando battute di iconiche scene di film come l'Ispettore Callaghan o la trilogia del dollaro.


    [...]

    “Che sfortuna Bilal...”

    Esordì James sfoggiando un sorriso dalla dentatura perfetta.

    “...al tuo amico tocca Sikorsky”

    Continuò sedendosi accanto lui per gustarsi lo scontro.

    “Quel russo è una vera bestia!”

    Effettivamente tra tutti i cadetti del 52° corpo, Sikorsky era il più dotato fisicamente: un ragazzone di almeno cento chilogrammi, alto un metro e novanta, con occhi verdi e capelli tagliati corti biondissimi che adornavano un volto caratterizzato dalla mascella quadrata.

    Bilal si lasciò scivolare sulla seggiola della panca, incrociando le gambe e portando le mani dietro la nuca.

    Reclinò la testa per osservare da distante Roy che si stava infilando a bordo i ring dei guantini da MMA mentre discuteva con l'istruttore che avrebbe arbitrato il suo incontro.

    “James... hai notato quel tatuaggio a forma di uncino che ha Roy sul braccio sinistro?”

    “Si... l'ho visto”

    Capitan Uncino...

    sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse rivangando un passato lontano.

    “... sono sicuro che lo abbatterà con un gancio sinistro... è il suo colpo preferito!”

    James si strinse nelle spalle.

    Il “gong” della campana scandì l'inizio del primo round, si combatteva in una gabbia tipica delle MMA: sul tatami del pavimento vi era raffigurato il simbolo del tridente di Poseidone, i due contendenti erano agli antipodi della struttura e indossavano un caschetto protettivo d'allenamento, d'altronde non era necessario rischiare di subire danni inutili per uno sparring tra commilitoni specialmente considerando che utilizzavano guanti da MMA con imbottitura ridotta all'osso, questo per consentire ai soldati di mettere in pratica non solo le tecniche di striking che avevano appreso, ma anche prese, proiezioni, lotta a terra, per le quali dei guantoni più protettivi sarebbero stati un impedimento.
    Nelle settimane precedenti avevano ricevuto un corposo addestramento: si erano allenati nella tecnica, al sacco, ai colpitori, con il compagno, provando e riprovando, ed ora avrebbe messo in pratica tutte quelle nozioni in un primo vero test.
    I due contendenti raggiunsero il centro del ring e si salutarono toccandosi i rispettivi pugni: il duello era iniziato.
    Sikorsky forte della sua maggiore stazza e delle sue leve più lunghe portò immediatamente i pugni al mento e passò all'attacco dalla distanza sferrando prima un calcio frontale sinistro e poi un circolare destro.
    Roy sembrava non subire alcuna pressione psicologica nell'essere aggredito, era sciolto e rilassato, non aveva nemmeno assunto una guardia: le braccia gli penzolavano inanimate lungo i fianchi, la sua difesa fu il gioco di gambe: con dei rapidi side steps, spingendo con il piede sinistro e muovendo per primo il piede destro, con il sinistro che lo seguiva in modo tale che al termine di ogni movimento i due piedi si trovassero sempre nella stessa posizione, si mosse con una traiettoria ad arco attorno all'avversario.
    Il calcio frontale trovò il vuoto, il circolare destro venne assorbito sulla spalla sinistra, smorzato nella forza per via del suo footwork ad arco che lo portava ad assecondare il colpo allontanarsi dallo stesso.
    Sikorsky cercò nuovamente di incalzare Roy con le leve inferiori, ma quest'ultimo con una serie di finte di corpo gli spezzò il timing d'attacco.
    Continuava a muoversi circolarmente e all'improvviso cambiava velocità e ritmo, fintava di andare a destra e poi schizzava a sinistra, o rifaceva la stessa azione, ma invece di andare a sinistra riprendeva a muoversi verso destra.
    Sikorsky era visibilmente infastidito e stava perdendo la pazienza, Roy invece sorrideva sornione mostrando il paradenti e facendo ciondolare spalle e bacino quasi simulasse una danza per schernire e provocare.
    A questo punto Sikorsky chiuse le distanze con uno spostamento in avanti e lanciò il Jab sinistro verso il volto del rivale.
    Come gli era stato insegnando il jab è il colpo più importante per iniziare uno striking, è un pugno diretto scagliato con la mano più avanzata per cui ha meno strada da percorrere prima di impattare e questo vuol dire che è estremamente rapido: serve per trovare la giusta distanza da combattimento, costringere l'avversario in difesa e permette di iniziare una combinazione di colpi.
    Come il russo si mosse in avanti, Roy alzò la guardia, optando per una high guard simile a quella che teneva il suo rivale, con entrambi i pugni agli zigomi e gli avambracci a protezione del viso e dello sterno, come se volesse creare una sorta di scudo protettivo frontale per difendere quell'area vulnerabile dall'assalto.
    Il jab impattò sulla guardia, ma Sikorsky non riuscì a concatenare un secondo pugno, perchè Roy si era di nuovo spostato circolarmente, ad arco, verso destra, uscendo alla sinistra del russo: in questo modo ne aveva neutralizzato il braccio forte, il destro, perchè per colpire Roy avrebbe prima dovuto girarsi di 90° verso sinistra per trovare nuovamente il bersaglio, cosa che in effetti fece un istante dopo.
    I due combattenti riallinearono i rispettivi piani sagittali, ma questa volta fu Roy a partire per primo prendendogli il tempo: scagliò un potente diretto destro al volto del rivale, questi nel seguirlo non aveva saggiamente scomposto la sua guardia, ci sapeva fare dopotutto, e bloccò esattamente il colpo come aveva fatto Roy con il suo jab, ma al diretto era concatenato un rapidissimo gancio sinistro sempre alla testa, come già spiegato per un pugile destro il pugno sinistro parte da una posizione più avanzata per cui è più rapido e la traiettoria del gancio va a colpire la testa lateralmente, aggirando una guardia frontale.
    Sikorsky però fu abilissimo: fece saettare la mano destra dietro l'orecchio proteggendo con braccio e avambraccio la nuca di lato bloccando anche il secondo pugno.
    Gli occhi di Roy brillarono e Sikorsky si accorse immediatamente di essere in pericolo: il gancio era privo di forza, il timing lo aveva concatenato al diretto destro, ma non era stato nemmeno un colpo veloce, era arrivato subito dopo il destro semplicemente perchè sferrato con l'altro braccio.
    Come la punta di una frusta la mano aveva impatto ed era tornata in guardia pronta per il vero colpo che arrivò con un cambio di velocità e forza devastanti: alzando il braccio in quel modo per pararsi dal left hook aveva scoperto il fegato.

    G a m e O v e r

    Il gancio era stato doppiato: prima alto e poi basso, stessa mano.

    Il russo si accasciò a terra, il pugno era stato preciso e letale come una pugnalata affondando nel ventre appena sotto le costole fluttuanti: non riusciva a respirare, non si sarebbe rialzato nei canonici dieci secondi, un perfetto K.O.

    “che ti dicevo..”

    Sentenziò Bilal alzando gli occhi al cielo.

    James annuì a bocca aperta.

    […]

    In quel giorno di festa la sveglia non avrebbe suonata come di consueto, molti dei cadetti avevano lasciato il dormitorio per fare rientro a casa dalle loro famiglie, altri come Roy e Bilal, che non avevano un posto in cui fare ritorno, orfani della corruzione e dell'Armageddon, erano rimasti a pernottare in caserma.

    "Alzati cazzone che siamo in ritardo"

    La voce di Bilal che assestava con forza un calcio alla branda di Roy sembrava non essere sufficiente a far destare il dormiglione.

    "Bil ho un cerchio alla testa..."

    I postumi della sbronza della sera prima, in cui avevano festeggiato con gli altri commilitoni il termine dell'addestramento evidentemente si facevano sentire.

    "se non sei capace bere diventa astemio"

    "...ma non dire stronzate"

    Replicò riducendo gli occhi a due fessure.

    "fila a farti la doccia prima che ti prenda a calci nel culo e santo cielo sono stufo di farti da balia"

    Come uno zombie Roy si alzò, si levò canottiera e biancheria e si incamminò nudo munito di asciugamano e detergente verso il locale docce.
    L'acqua scrosciava, il vapore riempiva la stanza, sentiva la fatica e il mal di testa affievolirsi come se fossero anch'essi lavati via.
    Aveva appena terminato il primo passo per ripagare l'Imperatore per avergli dato una seconda chance, un primo passo per contribuire a debellare la corruzione, a riconquistare il mondo che un tempo sentiva come suo, a ritrovare la libertà che gli era stata portata via.

    La parata militare sfilò lungo la via principale della città, i soldati erano disposti su fila ordinate e si muovevano a passo di marcia mentre la fanfara con tamburi e trombe ne cadenzava il ritmo.
    Il drappello del 52° battagliano sventolava in alto davanti lo sguardo lo Roy mentre in cielo volava l'aviazione atlantidea dando spettacolo con suggestive linee e forme di fumo colorato.
    I plotoni avanzarono all'interno della piazza d'armi attorniata dalle mura e dagli edifici della città: erano state allestite tribune e spalti dalle quali una folla inaspettata per l'americano e il somalo li acclamava a gran voce sporgendosi dalle balaustre.
    Tra queste spiccava una struttura dominante in altezza il cui interno era però celato da un tendaggio al baldacchino, probabilmente si trattava della postazione che avrebbe ospitato le autorità locali o i gradi più alti dell'esercito, questo a Roy non era dato a sapere visto che la sua conoscenza del mondo atlantideo era superficiale avendo passato la maggior parte del tempo trascorso in quelle terre ad addestrarsi.
    Una sferzata di vento smosse il pesante tendaggio, le ombre delinearono la forma di una sagoma in armatura e Roy rimase paralizzato dalla forza cosmica che emanava, non avendo mai sentito nulla di simile.
    Un potere sconfinato che gli fece raggelare il sangue nelle vene, era sotto shock, nella sua mente pareva inversomile che un'essere umano potesse raggiungere un picco cosmico simile.
    Il cuore iniziò a battere all'impazzata, cercò di rimanere lucido, di rimanere in posizione, di concentrarsi sulla respirazione per tranquillizzarsi, ma ben presto si rese conto che quella sensazione di ansia mista a timore stava scemando solo perchè progressivamente sostituita da un'incontrollata e mormbosa ambizione all'idea di raggiungere un potere simile, era ancora più agitato, o meglio eccitato, mentre i suoi occhi puntavano dritti al baldacchino nella sua mente già iniziavano a susseguirsi una serie infinita di immagini, idee, sensazioni, progetti tutti derivanti da come avrebbe potuto impiegare una simile forza, se era vero che un tempo veniva chiamato il Mr. Wolf delle Americhe, ora era entrata una nuova variabile nell'equazione che avrebbe risolto il problema dei problemi, la causa che affliggeva il mondo: la corruzione e si chiamava "un potere cosmico smisurato".



    Edited by Jaskier - 15/2/2024, 17:20
  3. .
    Grazie six

    Mi sembra un ottimo regolamento :b:
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    grazie gaz :b:

    A corollario di tutto questo, a me piacerebbe cmq terminare l'addestramento e fare il duello.

    La cosa che preferirei dopo in caso di sconfitta, come illustrato sopra, sarebbe poter avere la libertà di partire con un personaggio nuovo perchè non mi piacciono gli arrangiamenti e le forzature.
  5. .
    Altra cloth sempre nello stesso schieramento?

    Integrazione importante a livello ruolistico per personaggio tutto nuovo cosa vuol dire?

    Thx
  6. .
    Come accennato in tag ieri mi piacerebbe sapere quali sono le regole per chi dovesse perdere il duello dato che mi sembra non siano esplicitate nel regolamento e sarebbe bello averle chiare anticipatamente.

    Il dubbio più grande è il seguente:

    posso avere un personaggio totalmente nuovo e scegliere un'altra armatura?

    non vorrei essere come si dice "cornuto e mazziato" nel senso che dopo aver fatto addestramento + un duello per l'armatura scelta dover ritrovarmi, in caso di sconfitta nel duello, a giocare con un personaggio che non mi aggrada già in partenza in quanto forzatamente adattato ad un'altra armatura e non come lo avevo pensato e come lo avrei voluto giocare sin dall'inizio.


    penso che un chiarimento possa essere utile a tutti anche per il futuro...
  7. .



    18 giorni dopo l'Armageddon – il risveglio

    La sala di ricovero intensivo era spoglia e asettica.
    Due fila di neon appesi al soffitto emanavano una luce fredda che irradiava a giorno l'ambiente anche se privo di finestre.
    A ridosso della parete nord vi erano cinque capsule dalla tecnologia aliena, abbastanza grandi da contenere verticalmente un essere umano.
    Una di queste era in funzione: conteneva un liquido apparentemente verdastro, o forse era solo la luce interna che ne conferiva quel colore e un corpo nudo, visibile attraverso il vetro frontale, collegato a diversi fili che si ramificavano da più punti come se fossero una ragnatela.
    Sul volto del paziente faceva capolino un respiratore a cui erano collegati dei tubi per la somministrazione dell'ossigeno.
    Era immobile, in uno stato di morte apparente, se non fosse per tutti i principali indicatori vitali che lampeggiavano sul monitor integrato nella parte anteriore della capsula quali respirazione, battito cardiaco, attività cerebrale.
    Una spia rossa lampeggiava cadenzata da un beep sonoro artificiale.

    Ancorata alla parete opposta, quella sud, vi era una sorta di panchina a cinque posti dal design minimal e iper moderno dal colore bianco, con delle seggiole, ampie e accoglienti, dalla base sferica che andavano a ridursi verso il basso in una forma che ricordava quella di un imbuto.

    Bilal era lì seduto, con le mani intrecciate tra le gambe aperte, il peso del busto rivolto in avanti, lo sguardo concentrato verso il macchinario, l'espressione crucciata per il compagno in rianimazione.
    Indossava una lunga vestaglia da ospedale bianca, ciabatte in gomma, unico accessorio uno strano braccialetto anch'esso bianco, dall'aspetto futuristico, che stonava con il suo aspetto selvaggio, probabilmente un qualche dispositivo medico o di riconoscimento che la struttura gli aveva appioppato.

    Un forte clangore meccanico e la spia rossa smise di lampeggiare. Ora era accesa e brillava di verde.
    Il beep sonoro lasciò il posto ad una voce robotica proveniente da una cassa integrata nella stessa capsula:

    “procedura R02 completata - avvio procedura R03.”

    Uno scroscio improvviso seguito da un gorgoglio fecero scattare Bilal sull'attenti.
    Il fluido contenuto nella capsula iniziò a drenare rapidamente attraverso ai canali di scolo posti sul retro della stessa.
    Il corpo del paziente sussultò in preda a degli spasmi, probabilmente aveva ricevuto un qualche impulso attraverso i fili a cui era collegato.

    Lentamente Roy riaprì gli occhi.

    Era vivo.

    Frastornato e disorientato quando riacquistò le sue facoltà sensoriali, ancora incastonato dentro quel guscio tecnologico, la prima cosa che riuscì a mettere a fuoco fu il suo più caro amico, nonché suo braccio destro e compagno di mille avventure: Bilal.
    Riconobbe attraverso i suoi occhi luminosi, che avevano vegliato fino a quel momento su di lui, le sue stessa gioia di ritrovarlo sano e salvo dopo l'orrore di quella notte.
    Si sentì sollevato, come se potesse librarsi in cielo, leggero, libero dalle ansie e dalle paure che lo avevano soffocato: erano entrambi sopravvissuti.
    Bilal era l'unica cosa che gli era rimasta, l'unico collegamento con il passato.

    “Buongiorno dormiglione!”

    Esclamò il somalo dalla sua seggiola a forma d'imbuto palesando un sorriso bianchissimo che faceva contrasto con la sua pelle nera come l'ebano.
    Roy voleva ricambiare il sorriso e probabilmente pungerlo con qualche battuta, ma non ne ebbe la forza.

    La vista gli si annebbiò e dopo un'istante irruppe nella sala il personale medico circondando la capsula per esaminare e probabilmente liberare il paziente in convalescenza.


    20 giorni dopo l'Armageddon – un'allegra bevuta

    Roy si trovava sull'ampia e spoglia terrazza che faceva da tetto dell'ospedale a cui era possibile accedere attraverso una porta di servizio situata all'ultimo piano dell'edificio.
    Era appoggiato alla ringhiera che ne delimitava il perimetro intento ad osservare pigramente la vita che si muoveva al riparo della corruzione nelle zone limitrofe della struttura.
    Indossava la stessa vestaglia ospedaliera che portava Bilal e lo stesso braccialetto da paziente.

    Nelle ore successive al suo risveglio, aveva sfruttato il tempo per aggiornarsi sulla situazione del mondo esterno.
    Aveva imparato ad utilizzare la tecnologia atlantidea almeno per leggere quello che sembra essere a tutti gli effetti un quotidiano che, invece della carta, era stampato nell'etere, come un ologramma interattivo che si poteva consultare anche attivamente compiendo ricerche come si faceva con un vecchio browser.

    Quella canaglia di Bilal si palesò puntuale.

    Quando sentì scattare la maniglia della porta di servizio Roy si voltò sorridendo al compagno.

    Il somalo reggeva in una mano una bottiglia di Rum e nell'altra due bicchieri di vetro tenuti tra le dita.

    “..e quella dove l'hai rubata?”

    Esordì Roy levando gli occhi al cielo.

    “ufficio del primario di chirurgia”

    Tagliò corto lui con indifferenza, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.

    “sei sempre il solito... ma da oggi cambierà ogni cosa...”

    Lo ammonì, aggiungendo qualcosa di criptico, le notizie catastrofiche del mondo esterno di cui aveva avuto modo di documentarsi in quei due giorni continuavano a ronzargli in testa.

    “la riporto indietro?”
    Lo incalzò Bilal raggiungendolo alla ringhiera posta sul perimetro della terrazza.

    Roy si limitò a strappargli uno dei due bicchieri dalla mano guardandolo dritto negli occhi con sufficienza, come a dirgli “non dire stronzate” anche se sapeva perfettamente che l'amico stesse solo facendo del sarcasmo.

    Gli fece cenno di riempirlo e iniziarono a bere, affacciati entrambi alla balaustra, per gustarsi il panorama.

    “Sai...”

    Incalzò Roy con gli occhi azzurri che si perdevano oltre l'orizzonte come se potesse scrutare oltre le linee del tempo e dello spazio.

    “...la notte di quello che hanno chiamato Armageddon, quando siamo miracolosamente sopravvissuti, mi è parso di vederlo, ho sentito la sua forza, capisci di cosa parlo?”

    “pensi che ci troviamo qui per puro caso?”

    Bilal rispose con un'altra domanda.

    “No... certo che no! siamo stati salvati.”

    Ribatté facendo tintinnare il fondo del bicchiere sulla ringhiera in ferro.

    “Bilal... abbiamo perso tutto... il mondo che conoscevamo non esiste più!”

    Il somalo sussultò. Non aveva mai visto Roy così serio, sembrava essere agitato, rabbioso, pervaso da una forza morbosa che non aveva nulla a che vedere con il compagno che conosceva, riusciva a capirlo solo osservando il suo sguardo, qualcosa di strano, di profondo, lo aveva cambiato.

    “quali sono i tuoi piani?”

    Si mi limitò a chiedere, quasi in punta di piedi, qualsiasi scelta avesse fatto Roy, lui lo avrebbe di certo seguito.

    “Ripulire il mondo da questo schifo! Una sola via... una sola legge.”

    Bevve alla goccia ciò che rimaneva nel bicchiere.

    “è quello che ci chiede il mondo Bil... dobbiamo riconquistarlo!”

    Il somalo rimase in silenzio.

    “Ci ho riflettuto parecchio in questi giorni... ci arruoleremo nelle forze di Atlantide, che dici?”

    Bilal sorrise.

    “Dico che ci divertiremo!”

    1 mese e 13 giorni dopo l'Armageddon – l'arruolamento

    Arruolarsi nell'esercito atlantideo non era stata l'unica opzione che Roy aveva valutato.
    Inizialmente avrebbe voluto puntare ad un ruolo amministrativo: la logistica e gli affari erano il suo forte dopotutto, ma la civiltà e la tecnologia atlantidea lo spaventavano, si sentiva un po' come un pesce fuor d'acqua, senza contare che la valuta, per come la conosceva, aveva cessato di esistere assieme a tutte le ricchezze e le fortune che aveva accumulato.
    Droidi, intelligenze artificiali, e altre diavolerie del genere derivanti dallo sbalzo tecnologico avevano reso le sue particolari abilità superflue, specialmente se da applicare ad un mondo totalmente nuovo e a lui sconosciuto, o almeno questa era l'idea che si era fatto.
    La figura che invece non poteva mancare, almeno sempre per il suo pensiero, in un mondo in continua guerra ed affetto dalla corruzione era sicuramente quella del militare: dal semplice soldato al generale stratega e poi, anche se pericoloso, lui volevo vedere il mondo con i suoi occhi, voleva toccare con mano la distruzione portata dalla corruzione.

    Aveva fatto domanda di arruolamento nelle forze militari di Atlantide con Bilal e aveva scoperto di essere nel settore Atlantico settentrionale: dopo tutto aveva senso, dato che la sua base operativa era in Belize. Fondamentalmente quando aveva ripreso i sensi dopo l'Armageddon era rimasto nello stesso settore.

    Era il loro primo giorno da reclute ed erano stati indirizzati in un grosso padiglione che doveva servire da centro d'addestramento. Erano una cinquantina di cadetti.
    Bilal era sollevato nell'aver ritrovato il Roy di sempre: durante la loro prima chiacchierata, dopo il risveglio in ospedale, gli era parso irriconoscibili, profondamente cambiato e gli era bastato un istante per intuirlo.
    Conosceva Roy troppo bene: se si trattava di affari era forse la persona più seria e cinica del mondo, ma per tutto il resto era davvero inaffidabile.
    Il padiglione era piuttosto spoglio, ma vi erano sacchi da boxe, ring da combattimento, tatami e un'enorme rastrelliera con armi d'allenamento.

    “Senti Roy...”

    Esordì voltandosi verso l'amico.
    Le parole gli si spezzarono in gola nel constatare che era sparito.
    Agitato, i suoi occhi iniziarono a spaziare a destra e sinistra tra gli altri cadetti - le divise tutte uguali non aiutavano di certo a ritrovare il compagno – ma poi sentì la sua voce arrivare da un angolo cieco alle sue spalle.

    “Bil...”

    Quando si voltò scoppiò in una fragorosa risata.
    Roy aveva gli occhi luminosi tipici di quando gli balenava in testa qualcosa di sinistro, sorrideva smaliziato e nelle due mani teneva due spade che aveva trafugato dalla rastrelliera.
    I due avevano dei trascorsi: spesso a bordo dello yacht che usavano come base operativa, quasi sempre da sbronzi, giocavano a fare i pirati e correvano da prua a poppa dello scafo incrociando le lame tra di loro, tra insulti, urla e imprecazioni.
    Come era facile immaginare era capitato più volte che si ferissero a vicenda, che si spingessero un po' troppo oltre, questo era in parte da imputare all'alcool, ma specialmente alla loro attitudine a fare i cretini.

    Bilal afferrò uno dei due stocchi, sembrava essere dubbioso, ma menò comunque un fendente pigro e svogliato verso Roy che non esitò a bloccarlo ponendo la lama perpendicolarmente sopra al suo capo.
    Le spade si incrociarono e tintinnarono.
    A quel suono Bil sgranò gli occhi come se si fosse appena levato dal torpore e attaccò di nuovo, questa volta con un affondo, con più forza, ma il suo rivale si mosse agilmente sulle gambe con un intero spostamento all'indietro, per avere più tempo per difendersi, deviando nel contempo la punta dello spada di lato.
    La situazione degenerò in un lampo: i due iniziarono a scambiarsi colpi a vicende sempre con più convinzione, quasi che in quella battaglia ci fosse in gioco il loro stesso onore, dapprima sembrava un ortodosso duello di scherma, ma poi i due generarono il caos più totale: correvano, urlavano, sgusciavano tra gli altri cadetti e se li tiravano contro per ostacolarsi, il tutto con gli occhi iniettati di sangue mentre ridevano a crepapelle come due invasati.
    Qualche cadetto aveva cercato di fermarli inutilmente, altri li guardavano sbigottiti, battutine e frecciatine si sprecavano da ogni angolo della palestra causando un brusio che andava ad alimentare ancora di più quell'ambiente già di per se caotico che avevano creato.

    Al culmine del loro divertimento e senza alcun preavviso, due lampi luminosi fecero vibrare l'aria sconquassandola, i due vennero colpiti in pieno da due bordate di puro cosmo: i loro corpi ruzzolarono a terra compiendo diversi metri prima di fermarsi accasciati al suolo.

    “IN RIGA!!”

    Il suono di un fischietto seguito da una voce dal tono forte e imperante che non lasciava adito a contestazioni.
    Era apparsa una nuova figura in palestra, si trattava di un graduato istruttore e la sola sua presenza riportò la situazione alla normalità.
    I cadetti scattarono obbedendo gli ordini disponendosi su più fila in modo meccanico e ordinato intimoriti.

    Roy e Bilal ancora frastornati e a terra non avevano nemmeno capito cosa fosse successo.
    Con fatica riuscirono a rimettere a fuoco la vista e la prima immagine che apparve sulle loro retine fu il volto adirato dell'istruttore chino su di loro che li fissava con sguardo truce dall'alto in basso.

    “Bene bene, per voi due ho grandi progetti...”

    I due non potevano saperlo, ma dal quartier generale era appena arrivata una richiesta di mobilitare il 4% dei cadetti di ogni centro di addestramento di quel settore verso quello artico che era a corto di personale.

    A quanto pareva l'istruttore aveva già individuato i due preziosi elementi da redistribuire.

    “NON VOGLIO PIU' VEDERVI! SIETE MOBILITATI AL SETTORE ARTICO! E ORA SPARITE PRIMA CHE VI PRENDA A CALCI NEL CULO!”

    Fu così che Roy e Bilal si arruolarono nell'esercito atlantideo del settore artico.



    Edited by Jaskier - 4/2/2024, 16:26
  8. .
    Faccio anche io una domandina sull' elemento acqua: chi lo padroneggia ha qualche bonus per respirare in acqua o per muoversi in acqua più velocemente?
  9. .
    benvenuta,

    se posso come mai balena? scelta non convenzionale... :D
  10. .
    un lupo che usa le piante è inguardabile...
  11. .
    Benvenuto
  12. .
    Scheda da correggere


    Grazie :b: :f:
  13. .
    - Nick Utente: Jaskier
    - Nome della Cloth: scale di seahorse
    - Casta: cavalieri imperiali di atlantide
    - Energia: bianca
    - Status: addestramento
  14. .
    Frammenti del Mjöllnir: Quando il Mjöllnir frantumò l'immensa cote di Hrungnir durante la guerra contro Yimir, alcuni frammenti del martello sacro di Thor, resosi anch'egli gigantesco, caddero al suolo conficcandosi in esso.
    L'Eroe predecessore del Guerriero Divino di Phecda ne raccolse due e ne fece armi per abbattere i giganti suoi nemici.
    Tale schegge vennero forgiate dai nani in due potenti armi, che come il sacro martello possono essere dirette dalla volontà del loro possessore e donano al suo cosmo la capacità di controllare l'elemento del Fulmine.
    Le armi vengono riforgiate da ogni erede come parte della propria investitura e le forme che possono essere date sono sempre di armi contundenti o atte a spaccare (martelli, mazze, asce da guerra), in coppia o a due mani.

    dubbi vari:

    1) ci sono limiti alle dimensioni dell'arma? (tipo martello di thor in record of ragnarok?)
    2) l'arma puo apparire dal nulla come l'armatura o devo portarmela dietro?
    3) se non ho l'arma o se viene rotta posso comunque usare il fulmine (donano al suo cosmo)?
    4) la telecinesi sulle armi quanto è potente? Posso volare aggrappandomi ad un martello?
  15. .
    Nick Utente: Jaskier
    Nome del Cloth: Custode di Phecda, Gamma UMA
    Status: in addestramento
    Casta: god warriors
    Energia: bianca
    Status: in addestramento
388 replies since 22/4/2015
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