Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

Posts written by Kuro Yuri

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    CITAZIONE (Hatrax @ 1/3/2019, 18:31) 
    CITAZIONE (Kuro Yuri @ 1/3/2019, 15:08)
    I knew it! Bentornato Dani! (Se non ti ricordi, io sono Selina, ora Kuro Yuri)

    Dai, torna a casina tra i Black ;)

    Tesoro ciao, grazie mille! Mi spiace ma l'ultima esperienza tra i black qui non mi ha lasciato molto contento. Per iniziare nuovamente mi dedicherò altrove :D

    Mi dispiace che sia andata così la scorsa volta. Però sicuro una role assieme ce la facciamo, dai ;)
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    I knew it! Bentornato Dani! (Se non ti ricordi, io sono Selina, ora Kuro Yuri)

    Dai, torna a casina tra i Black ;)
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    CITAZIONE (D o r c a s @ 27/2/2019, 19:16) 
    E sarebbe? :mumble:

    Theia, titanide della luce e della vista acuta
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    Avrebbe dovuto essere l'evoluzione finale di Sif, ma adesso ho cambiato idea

    Irisviel.von.Einzbern.600.1182046
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    A pensarci bene è un po' che non entro proprio più sul gioco, sono rimasta a quando ho beccato Nightingale tipo due o tre mesi fa.
    Colpa di questo stage del cavolo, meno male che è finito. Se avessi potuto l'avrei anche del tutto saltato. Da adesso mi rimetto in carreggiata ;)
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    MZPay0l

    Sioráf ‘Sif’ Doherty ~ Milizie della DQI ~ Primo Caporale Maggiore [X]

    [size=6]Arabian Nights

    Post 2



    ”Capisco la preoccupazione, caporal maggiore, e la condividerei per primo, non fosse del tutto infondata. Questo qui al mio fianco è lo stesso Yoshiro Kurasame che ho nominato poco fa, ed è a lui che mi riferivo nel citare chi si è ritirato dalla prima linea. Ho piena fiducia in lui ed è a lui che sono affidati il comando e la protezione dell’Isola e dell’esercito mentre saremo via. Basterà un suo pensiero diretto a me in caso di bisogno per farmi scomparire dalla vostra vista e riapparire qui in un batter d’occhio. Non posso peró fare altrettanto per raggiungere luoghi che non conosco, ecco perchè il nostro viaggio dovrà necessariamente essere così lungo.” disse Isaac, con tono basso e conciliante, e concludendo il tutto con un cenno a metà tra il tentativo di rassicurarla e la muta domanda sul suo discorso: era stato esaustivo?
    Per la ragazza la risposta era si, Black Aquarius era stato esaustivo e Sif si sarebbe anche tranquillizzata, e lo era, più tranquilla, solo non totalmente. Dedicò a Yoshiro Kurosame un’occhiata, giusto per capire a chi lo Staub aveva messo in mano l’intera isola. Non era interamente convinta, ma se il Black Saint gli stava dando fiducia, chi era lei per mettere in discussione questa decisione?*



    ”Forza ragazzi, preparatevi tutti. Non voglio vedervi arraffare cose a caso a dieci minuti dall’appuntamento. Anzi, vi voglio pronti per le undici e mezzo”
    ”Ma Sif…!”
    ”Niente storie. Anche se dobbiamo essere là per mezzogiorno, questo non ci esime dal prepararci per tempo, fino ad essere in anticipo. E ora andate, passo da voi tra poco a vedere come siete messi”
    I ranghi del suo gruppetto si ruppero, e solo Jam, l’insopportabile Jam - come avrebbe fatto senza di lui? - rimase al suo fianco.
    ”Bè? Tu non vai? Devo spararti nel culo adesso?” e fece un movimento con il fucile come se volesse inchiappettarlo. Il ragazzo scartò di lato, ridacchiando come un deficiente, e si dileguò, seguito da un sospiro esasperato della bionda.



    Erano stati mesi estenuanti. Sif non si era resa conto di come sarebbe stato vivere due mesi praticamente in compagnia di quei sette spostati e, se avesse potuto, avrebbe tranquillamente deciso di tornare indietro nel tempo e rimanere di stanza sull’isola.
    Non tanto per la costante presenza dei Supremi Alchimisti, ma perché sembrava che quella banda di idioti non stesse ferma un secondo, come i bambini, e anzi che lo facessero apposta. Quante volte li aveva ripresi, ringhiando loro di comportarsi come si doveva e dispensando calci nel sedere come caramelle? Troppe, decisamente troppe. Ed era arrivata al punto di volerli strangolare con le proprie mani.

    La sosta a Giacarta aveva aiutato, perché si erano divisi per i rifornimenti e le risorse di cui avevano bisogno, e lei era tornata a respirare come un normale essere umano. Era stato un balsamo per i suoi nervi logorati dalla presenza costante di quei sei (Jam si limitava a fissarli sogghignando, però non faceva nulla per fermarlo o altro), che almeno si calmavano se uno dei Black Saint si trovava nella loro stessa stanza, o era a portata d’orecchio.

    Dopo due mesi di viaggio, Sif ne aveva abbastanza pure di svegliarsi la mattina e vedere altra acqua. Le veniva da vomitare. Non che soffrisse il mal di mare, non particolarmente almeno, però l’ambiente era sempre uguale a se stesso, e la nave aveva un dondolio non esattamente rassicurante la notte.
    Era stato dopo il primo mese che aveva iniziato a sperare di arrivarci in fretta, in quel posto. Decisamente l’aria dell’oceano non le faceva bene, lei era più una persona da città, che andava al mare solo una volta ogni tanto. Peccato non volassero più gli aerei, chissà come ci sarebbero arrivati velocemente a destinazione.


    Narrato ~ ”Parlato” ~ ”Pensato”

    v4V0tPZ
    Status fisico ~ Ottimo
    Status mentale ~ Determinata (anche a strangolare i sette idioti)
    Equip ~ fucile classico, mitraglietta, due pistole e kukri tattico (una specie di machete di 30-40 cm dalla lama singola e curva)

    Altro ~ * = dato che nell’add (che viene temporalmente dopo) Sif ha visto per la prima volta Kurosame, si è deciso che qui ha usato l’abilità Metamorfosi per modificarsi i lineamenti e tutto quello che serve per rendersi irriconoscibile
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    CITAZIONE (eden_ST @ 14/1/2019, 16:07) 
    CITAZIONE (Tygaer @ 14/1/2019, 15:31) 
    ...Zalve :zizi:
    Allora, la questione dell'acqua per quanto riguarda Asgard... se lo intendiamo come trama, sì, virtualmente si può collegare a quello che stiamo facendo io ed Alek per la Stabilizzazione.

    Se stiamo parlando dei poteri, a meno di non trovare una compatibilità nei guerrieri runici (Gullinbursti e compagnia, per capirci), l'acqua è disponibile solo in accesso alle ordalìe. Per i guerrieri ci sono diversi con il ghiaccio, ma non con l'acqua.

    Effettivamente poi sono andato a controllare e, l'unico che ha un minimo di attinenza con l'acqua è Grani

    "In chapter 13 of Völsunga saga, the hero Sigurðr is on his way to a wood when he meets a long-bearded old man he had never seen before. Sigurd tells the old man that he is going to choose a horse, and asks the old man to come with him to help him decide. The old man says that they should drive the horses down to the river Busiltjörn. The two drive the horses down into the deeps of Busiltjörn, and all of the horses swim back to land but a large, young, and handsome gray horse that no one had ever mounted. The grey-bearded old man says that the horse is from "Sleipnir's kin" and that "he must be nourished heedfully, for it will be the best of all horses". The old man vanishes. Sigurd names the horse Grani, and the narrative adds that the old man was none other than Odin."

    Andando a vedere, pure le tecniche che usa possono essere "collegate" all'acqua in qualche modo, secondo me è l'unica opzione valida per un asgardiano che usa tecniche acquatiche :ehsi:

    Pure Eikskirnir (non ricordo come si chiama, il Runico tutto rosso amico di Camus) è collegabile all'acqua perché nei miti ci sarebbe un cervo magico con questo nome che vive sull'albero di Yggdrasill e dalle cui corna sgorga acqua in continuazione.
    Poi non so perché in SoG gli hanno dato poteri di fuoco, boh.
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    MZPay0l

    Sioráf ‘Sif’ Doherty ~ Milizie della DQI ~ Primo Caporale Maggiore [X]

    Arabian Nights
    Post 1



    Sif odiava talmente tante cose che si era costruita una lista nel corso degli anni.
    Odiava le bugie che le venivano dette (anche se lei ne diceva almeno una al giorno).
    Odiava i tradimenti e le pugnalate alle spalle che potevano arrivare in ogni momento da chiunque (anche se aveva tradito suo padre lasciandolo a morire e aveva gioito alla morte della madre).
    Odiava i bambini, perché erano rumorosi, puzzavano e non avevano il rispetto per l’altrui privacy su tutti i livelli raggiungibili. Anche se una volta un ragazzo le mise una pulce nell’orecchio: ”Se hai un figlio o una figlia, poi te lo cresci come pare a te, con i tuoi ideali”, e non aveva tutti i torti, anche se non era molto sicura della seconda parte. Figuriamoci poi della prima. No, il parto era escluso, e non avrebbe cambiato idea. Forse, adottando…

    Il Caporalmaggiore scosse la testa, impedendo ai propri pensieri di andare a briglia sciolta, e riportandoli invece sul giusto binario.
    Ecco, tornando alla lista, la Doherty si era sentita obbligata ad aggiungere un’ulteriore voce: odiava chi la fissava. Non era una sottile paura da palcoscenico, perché quella paralizzava e impediva di parlare fino a farsela addosso; alla bionda invece si contorcevano le budella e montava una furia dapprima silenziosa poi sempre più evidente fino a che arrivata ad un punto di rottura e quei pochi sottoposti che aveva - molto pochi in realtà, nemmeno una decina - avevano imparato a rifuggirla e a non parlarle, pena delle sfuriate epiche.

    Il tutto per una voce che aveva iniziato a girare nelle milizie, una voce che univa nella stessa frase la soldatessa e i loro superiori Black Saints, e lei avrebbe tanto voluto sapere chi diavolo l’aveva messa in giro per tirargli il collo come ad una gallina.
    Non era vero. Non era assolutamente vero, non per lei. Lei non ne sapeva nulla; se uno dei loro capi si era messo in mente questa cosa se l’era evidentemente tenuto per sé e non aveva condiviso l’idea con lei, anche solo per chiederle se le stesse bene.

    Sinceramente, in quel momento non le stava bene: era riuscita dopo un sacco di tempo a slegarsi dal pensiero dei propri oppressivi genitori, era riuscita a trovarsi un equilibrio psicofisico quantomeno accettabile anche se tutt’ora precario, e non aveva proprio voglia di sconvolgersi di nuovo la vita.



    Le sarebbe piaciuto dire di trovarsi nella capanna tredici, sdraiata sulla propria brandina posizionata centralmente in modo da gestire quelle persone che era sotto il suo diretto comando; invece era di ronda con Jam* l’insopportabile inglesino quando le prime parole la raggiunsero.
    Sif alzò la testa e cercò inutilmente con gli occhi la fonte della voce, seguendo il discorso con espressione sempre più scura: una convocazione, una ufficiale e generale. La faccenda doveva essere piuttosto seria.
    ”Muovi il culo Tan, in dieci minuti voglio raccogliere gli altri e farci trovare tutti alla Lacrima. Non sono ammesse defezioni”
    ”Signorsì, signora!” rispose lui in tono un po' divertito e alzando la mano in un saluto militare palesemente più scherzoso. Non potendo non sollevare un angolo nelle labbra alla vista di tutto quel finto zelo e vero entusiasmo, la Doherty scosse la testa e rifilò un calcio nel sedere all’inglese. ”Muoviti, coglione”



    Si riunì con Jam e quattro dei restanti componenti di quella banda di spostati a solo un centinaio di metri da dove si trovava la Lacrima, era dovuta correre a recuperare gli altri due che sapeva essere anch’essi di ronda ma non sapeva quanto lontani da lei, e per fortuna le stavano già venendo incontro. Però ora erano tutti lì, quei sette idioti, e stavano raggiungendo il punto d’incontro.

    Fu lì che Sif realizzò quanto pochi fossero: erano i fantomatici ‘quattro gatti’, e per questo erano molto più esposti di prima. Erano più deboli e chiunque avrebbe potuto arrivare e spazzarli via.
    Il pensiero le fece scorrere un brivido lungo la schiena, ma si costrinse a seguire il resto del discorso.
    Non era molto sicura che le attività nominate da colui che li aveva convocati fossero così importanti come diceva, ma non stava a lei giudicarlo: archiviò l’informazione e andò semplicemente avanti nell’ascolto.

    Alla fine, quando Isaac Staub Alchimista Supremo dell’Acquario Nero ebbe terminato di parlare e li fissò, a Sif venne inevitabilmente in mente una domanda. Era più una perplessità, perché il discorso dell’uomo non faceva una piega, e se gliel’avesse ordinato avrebbe fatto i bagagli e sarebbe partita anche in quel momento. Perciò fece un passo avanti, facendo in modo che l’attenzione fosse su di sé. (Visto? Non era ansia da palcoscenico.)
    ”Sioráf Doherty, primo caporale maggiore. Mi rendo perfettamente conto delle motivazioni dietro a questa partenza e di quello che vorrebbe dire riuscire a recuperare questo artefatto, e sono pronta a partire anche ora. Darò tutta me stessa per la buona riuscita della missione, non avrò esitazioni di sorta e questa è e sarà una certezza incrollabile.
    Tuttavia avrei una domanda veloce, un dubbio che mi è sorto: supponendo che siano i presenti a partire, cosa impedirebbe ad altre divinità di tentare un assalto mentre saremo via? Per molti di noi, per me in primis, questo è l’unico porto sicuro che conosciamo, la nostra casa; personalmente non voglio perderla”

    Beh, si, aveva paura, la sentiva come una cosa perfettamente normale e comprensibile, ma sperava che Isaac Staub Alchimista Supremo dell'Acquario Nero percepisse anche che, nonostante il dubbio, era pronta a seguirlo in quell'impresa a qualunque costo, anche se il prezzo fosse stato la sua stessa vita.


    Narrato ~ ”Parlato” ~ ”Pensato”

    v4V0tPZ
    Status fisico ~ Ottimo
    Status mentale ~ Divisa tra determinazione e dubbio
    Equip ~ fucile classico, mitraglietta, due pistole e kukri tattico (una specie di machete di 30-40 cm dalla lama singola e curva)

    Altro ~ * = Jam è un mio PNG creato per l’add
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    Sioráf ‘Sif’ Doherty ~ Black Bronze Monoceros (II) ~ Black Saint ~ Energia Gialla

    The abyss returns even the boldest gaze
    Post 10



    ”Non dire che non te li meriti” brontolò Sif, che tuttavia arrossì un poco per l’imbarazzo. Quando faceva queste colossali figure di m**** finiva sempre per diventare una scaricatrice di porto, con conseguente imbarazzo perché non lo sembrava e glielo facevano notare.
    ”E ovviamente dovevi per forza essere pure uno che se la tira in modo esagerato” aggiunse, borbottando ancora più piano.

    Una sezione del pavimento si aprì, lasciando che una figura si sollevasse dal buco creatosi. Era nera e metallica e… aveva la forma di un unicorno. Lì qualcuno aveva fatto ricerche, sorrise internamente la ragazza.
    ”Carino… beh, almeno non sei come quei dottori che ti dicono che andrà tutto bene e poi succedono i casini”

    Normalmente, se qualcuno ti artigliasse la pancia così forte da trapassare i vestiti, piantando così le unghie in profondità nella carne tanto che ci lascerà i segni per un tempo troppo lungo, tu quantomeno sussulteresti.
    Invece Sif non ebbe alcuna reazione degna di nota, anzi, si sorprese del fatto di non provare assolutamente nulla: né dal punto di vista del dolore, ma lo Squint l’aveva avvertita e se l’aspettava, né dal punto di vista della pressione. Era completamente inerte dal collo in giù, si sarebbe potuta rompere ogni osso del proprio corpo e se ne sarebbe completamente fregata.
    La cosa un po’ la spaventò. ”E se rimanessi per sempre in questo stato, incapace di fare e provare alcunchè?”

    La vista di ciò che il Cervellone aveva chiamato anima rapì la sua mente e i suoi pensieri: sembrava una Doherty fatta di fumo biancastro, aleggiava in parallelo sul tavolo ed era collegata al suo corpo da un filamento costituito dalla stessa sostanza. Era strana, come strana era anche la sensazione di avere la propria anima quasi al di fuori del proprio corpo: non era brutta, ma nemmeno bella, solo strana perché le sembrava innaturale anche solo riuscire a vederla.
    Si sentiva un po’ a disagio, in realtà. Se avesse avuto ancora la mobilità degli arti, probabilmente avrebbe cercato di afferrarla per riportarla dentro di sé e far cessare quella sensazione che le pareva tale e quale a quando, al secondo anno del Junior Cycle, per gioco Patrick McGowan le aveva preso il braccio e aveva cercato di tirarla verso di sé, mentre Sean O’Neills aveva fatto lo stesso con l’altro. Aveva percepito le articolazioni dei gomiti tendersi fino all’inverosimile e lei che non poteva tirare verso di sé perché altrimenti i legamenti si sarebbero spezzati.
    Ecco, avere la propria anima quasi al di fuori del proprio corpo le faceva il medesimo effetto, era sbagliato che lei fosse lì fuori, ad aleggiare sopra di sé.

    La luce improvvisa sopra di sé la distrasse dai propri ragionamenti, e Sif dovette chiudere gli occhi per qualche secondo per evitare di perdere diottrie come niente.
    Sapeva già che non sarebbe stato piacevole, lo Squint l’aveva avvertita che avrebbe fatto male e la sua anima, o quello che era, sarebbe stata letteralmente elettrificata. Tuttavia la lentezza con cui la goccia della Lacrima creò un filamento di luce e iniziò ad allungarlo verso di lei… beh, anche quello fece male.
    Il cuore aveva già iniziato a battere più velocemente, e aumentò vertiginosamente. La Doherty aveva gli occhi sgranati e il respiro accelerato, e se avesse avuto il controllo del proprio corpo, probabilmente avrebbe avuto l’intero corpo in tensione, le mani chiuse a pugno.
    Stava arrivando a pregare che il filamento si spicciasse, che facesse quello che doveva fare, perché l’attesa stava diventando snervante. Se l’attesa del piacere era essa stessa il piacere, l’attesa del dolore era essa stessa il dolore?



    Quando finalmente il “braccio” della goccia di Lacrima fece il suo dovere e trafisse la sua anima, Sif capì perchè lo Squint le aveva inibito i ricettori del dolore, confinando il tormento alla sola fase spirituale invece che tenerla allargata anche a quella fisica.
    All’inizio Sioráf, doveva ammetterlo, aveva pensato che, come potenza, sarebbe stata come una scossa dalla presa della corrente moltiplicata per dieci, per venti al massimo. Ogni volta che Brainy Guy le diceva che avrebbe fatto male, lei aumentava di dieci.

    Quello che effettivamente avvenne non era nemmeno paragonabile a ciò che aveva pensato: era come se la propria essenza fosse stata fatta in un milione di pezzettini e poi ricomposta in un ciclo infinito da un bambino che si divertiva sadicamente a distruggerla e a farla rinascere come nuova per poi ricominciare da capo; come se fosse stata immersa in un calderone pieno di olio bollente condito con i peperoncini più piccanti di sempre, e lei non poteva sfuggire a tutto questo, doveva stare ferma a subire la tortura ancora e ancora e ancora, per sempre. Era… un dolore assolutamente indescrivibile, le parole le sfuggivano dalla mente non appena affioravano, non arrivavano neppure alla lingua, figuriamoci farle rotolare fuori dalle labbra, a spandersi nell’aria attorno a lei.
    In quegli istanti lei navigava solitaria nel nulla assoluto, attorno a lei c’era solo l’enorme sofferenza che stava provando e che annullava tutto il resto.

    D’un tratto il dolore si accese di colori. Si sentiva cadere e cadere e cadere tra nebulose e stelle giganti, tra strane forme che si espandevano e si restringevano in armonia come un enorme caleidoscopio, e pianeti grandi quanto un granello di polvere. Era circondata dall’intero universo ed era… bellissimo.
    Si sentiva ugualmente pesantissima e leggera come una piuma, e osservava meravigliata quello spettacolo scivolare davanti ai suoi occhi mentre veniva sopraffatta dal dolore e non poteva muoversi. Era paralizzata mentre annegava nell’oceano di fuoco all’Inferno. Ed era meraviglioso*.


    Non credeva che la propria mente potesse reggere a lungo la vista dell’universo e la percezione di quel dolore così schiacciante, non senza impazzire, e lei non voleva impazzire. Anche se magari sarebbe uscita da quest’esperienza non esattamente sana di mente, e chissà lei cos’avrebbe pensato in quel caso.
    In un angolino della propria mente udì qualcuno urlare, un grido di assoluta agonia che le fece drizzare i capelli in testa e comparire la pelle d’oca. Probabilmente quel qualcuno era lei.

    Se avesse avuto il controllo del proprio corpo, si sarebbe dimenata, avrebbe scalciato e con ogni probabilità avrebbe compromesso tutto il processo - causando la sua morte, forse -. Capiva il secondo motivo per cui il suo corpo era dovuto diventare come un corpo completamente inerte: era anche per evitare che interferisse, e mandasse a monte tutto. Era improbabile che il Cervellone l’avesse fatto per lei - era uno stronzo di prima categoria quello -, di sicuro era per rendere la percentuale di fallimento più bassa possibile, ma apprezzava comunque la premura.



    Non sapeva quanto tempo fosse passato, poteva essere trascorso un secondo come un anno, ma immersa in quella sofferenza apparentemente senza fine a Sioráf pareva che fosse passato molto, molto più tempo. Tutta l’eternità, quasi.

    Quando il dolore finalmente cessò, anche se non del tutto, e anche la forte luce emessa dalla goccia di Lacrima scomparve, la bionda potè constatare di non essere esplosa. Se riusciva a pensare e a sentire l’esclamazione di sorpresa dello Squint, allora doveva essere ancora viva. Sicuramente scombussolata ma assolutamente viva, e con tutte le parti del proprio corpo al posto giusto. Che non si poteva mai sapere.
    Avrebbe notato che effettivamente l’infinitesimale parte della Lacrima era scomparsa, e che pure la propria anima non c’era più, riassorbita all’interno del proprio corpo.
    Un momento, gli occhi non erano chiusi? Non si era resa conto di averli aperti ancora prima si averlo effettivamente desiderato.
    ”Che strano…”

    Avvertiva ancora dolore, decisamente in misura minore rispetto al nullificatore assoluto** di prima, ma c’era altro: come un buco nella parte più spirituale del proprio essere, una voragine che prima non c’era e che doveva essere stata creata dal filamento quando questo le aveva trafitto l’anima.
    Una voragine che non era rimasta vuota però: avvertiva una forza sconosciuta infilata a forza dentro di lei, legata ora indissolubilmente alla parte più profonda del suo essere. All’anima che aveva visto mille vite prima***.
    La avvertiva come avvertiva di avere ancora entrambe le braccia, ed entrambe le gambe, la sentiva come se fosse un quinto arto. Immaginava che si dovesse sentire così una persona paralizzata da tutta la vita che ad un certo punto riacquista la sensibilità delle gambe,

    La voce del Cervellone le ferì le orecchie, e solo allora si rese conto che lo scienziato aveva parlato troppo lentamente. ”Fin troppo strano…”
    Che diavolo stava succedendo? Era sopravvissuta a quel dolore apparentemente senza fine per ritrovarsi in una realtà dove il tempo attorno a lei era rallentato come se fosse stata immersa nella gelatina più densa del mondo. Era lei quella sbagliata? E soprattutto, era permanente?
    Il pensiero la spaventò, più della seria possibilità di morire che aveva sfiorato precedentemente. Così come quella di impazzire. Forse era davvero pazza.

    Un singulto e si ritrovò seduta sul tavolo, la testa tra le mani e gli occhi sgranati, i capelli biondi che si stavano posando di nuovo sulle spalle dopo essere fluttuati nell’aria per lo spostamento improvviso. ”C-che d-diavolo sta s-succedendo?”
    Oh, adesso si poteva muovere. Accolse la notizia con meno positiva sorpresa di quella che pensava prima di sottoporsi all’esperimento, tutto il suo essere era pervaso dalla sensazione di errore che le dava la lentezza del mondo esterno.
    Non era così che se l’era immaginato, il potere.

    Era molto più che scossa, era stravolta e sentiva un cattivo sapore sulla lingua, di sicuro se fosse andata avanti così avrebbe vomitato tutto quello che ancora aveva nello stomaco. Un conato interruppe per un secondo il flusso di pensieri.
    ”O-oh” Alle volte odiava avere ragione.
    In un secondo era inginocchiata sul pavimento con la testa contro il muro e stava rimettendo anche l’anima****, sperava quasi che riuscisse veramente a farlo così da far smettere alla stanza di girare come una trottola fuori controllo. Le vertigini poi non aiutavano, e lo stomaco si contrasse protestando con veemenza, costringendola a rigettare persino i succhi gastrici.

    Tuttavia non si voleva far vedere dallo Squint a vomitare, era troppo imbarazzante anche per lei, e la forza sconosciuta che le era stata inserita con la forza nel corpo reagì di conseguenza a questo desiderio inconscio per aiutarla, alzando un sottile velo a coprire la scena, a separarla dal resto della stanza e dalla persona del Cervellone, per darle la privacy cui inconsciamente stava anelando. Come per evitare che lo scienziato venisse anche solo a conoscenza di questa reazione non esattamente positiva, come se i suoni non si riverberassero nell’aria.


    Narrato ~ ”Parlato” ~ ”Pensato”

    v4V0tPZ
    Status fisico ~ Beh, fisico è buono, un “po’” agitata
    Status mentale ~ DOLOREH! And then confused, “so confused she hits herself in her confusion”
    Status cloth ~ Ottenuta, ottimo
    Equip ~ fucile classico, mitraglietta, due pistole e kukri tattico (una specie di machete di 30-40 cm dalla lama singola e curva) (perso)

    Abilità utilizzate ~ Agilità Straordinaria e Oscurità, una dietro l’altra
    Tecniche utilizzate ~ //

    Altro ~ *ovviamente si riferisce al fatto che “vede” l’universo mentre sprofonda nel dolore
    ** [X]
    *** nel dolore la percezione del tempo tende a dilatarsi, perciò anche se tutto ciò fosse durato solo qualche secondo, per Sif sarebbe passato troppo tempo per essere anche solo compreso da mente umana. Poi ho scoperto che il tutto è durato circa 45 minuti, quindi per lei è stato davvero un saaaacco di tempo
    **** X Nell’immagine di sinistra, Sif corre verso il puntino più a sinistra
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    Benvenuto e che dire, Black rulez :riot:
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    MZPay0l

    Sioráf ‘Sif’ Doherty ~ Black Bronze Monoceros (II) ~ Black Saint ~ Energia Bianca

    The abyss returns even the boldest gaze
    Post 9



    Era inquietante, con quel sorriso da squalo. Sif lo guardò con un’espressione che definire sospettosa era un eufemismo, ma poi emise un involontario ”Oh!” di sorpresa. Del rosso, che la ragazza non seppe definire in altro modo se non ’energia’, sfrigolò tra le loro mani e all’improvviso tutte le ferite che aveva elencato precedentemente - e probabilmente anche altre che non aveva percepito - scomparvero. Come per magia.

    La bionda barcollò, più per quell’evento inaspettato e l’effettiva sensazione di benessere, che per la scossa d’energia ricevuta dal contatto con lo Squint.
    ”Che cavolo…?” borbottò, osservando con curiosità il proprio braccio e provando a flettere le dita. Come se non fosse mai successo nulla, come se non si fosse mai rotto. ”Figata! Mi piace!”

    Ma poi la sua attenzione venne catturata dal ragazzo che si inginocchiava vicino a Jam.
    ”Aspetta… che?”
    Il sorriso un po’ malandrino del Cervellone le fece capire che in realtà stava scherzando. O almeno sperava che fosse così, c’era stato lo stesso lampo rosso che aveva preceduto la sua completa guarigione, quindi poteva presumere che anche il soldato fosse stato curato. E allora perché non si muoveva, perché non si alzava?
    C’era qualcosa di strano in tutto quello che stava accadendo. E l’unico modo di scoprire di più era stare appresso al moro, fu per questo che la Doherty lo seguì. Questo e anche la promessa del potere.



    Era sempre stata piuttosto veloce nella corsa Sif, la sua corporatura leggera era un vantaggio per lei anche se non era mai stata un asso in resistenza. Preferiva la corta distanza, in cui magari non primeggiava, ma non faceva nemmeno totalmente schifo. Se invece si fosse messa a partecipare ad una maratona… probabilmente sarebbe stramazzata al suolo in qualche chilometro.
    Lo Squint pareva aver messo le ali ai piedi invece: camminava deciso tra gli alberi, come se sapesse esattamente dove svoltare per andare proprio dove voleva, e se la bionda non gli fosse corsa dietro, l’avrebbe sicuramente perso. Chissà cosa sarebbe successo allora.
    ”Ehi! Rallenta!”
    E invece lui parve quasi aumentare l’andatura.
    ”Bastardo”



    Ad un certo punto uscirono dalla foresta e si inoltrarono nel centro abitato. A quell’ora tarda non c’era nessuno in giro e il complesso di case e casupole sembrava una città fantasma. Non che ne avesse paura, ma Sif corse più veloce.
    Poi entrarono in una zona che non aveva mai visto ma sapeva essere proibita a chiunque non fosse un Black Saint, e inconsapevolmente Sioráf rallentò, giusto per poter dare un’occhiata in giro, ma comunque seguì Brainy Guy verso un palazzo piuttosto imponente rispetto al resto delle abitazioni.

    Entrarono lì, e lo Squint la condusse per i vari corridoi che parevano come e peggio di un labirinto, e finalmente arrivarono a destinazione. La Doherty ringraziò mentalmente, perché aveva il fiatone a furia di corrergli dietro. E nonostante il periodo trascorso nelle milizie l’avesse rafforzata, non era ancora in grado di reggere per lungo tempo.

    La stanza era oggettivamente bella, e fu questa la prima cosa che la colpì: non era fastosa ma elegante ed ampia, con le pareti costituite da quello che sembrava nero metallo che salendo formavano un soffitto a cupola. Il pavimento era costituito dello stesso scuro materiale, ma era inciso in oro per formare dei glifi piuttosto aggraziati che circondavano un semplicissimo tavolo nero, come una barriera circolare.

    Nel medesimo istante in cui gli occhi si posarono sulla figura del tavolo, Sif ebbe come un capogiro, come se in quell’istante avesse riavvertito tutta la stanchezza provata dopo il combattimento con la creatura, moltiplicato per dieci. Solo che non pareva essere una sensazione normale, niente nel suo corpo stava funzionando a dovere, non riusciva a muovere i muscoli come desiderava e le gambe sembravano essere diventate di gelatina. Un’ondata di panico la avvolse completamente, serrandole la gola.
    ”C-che cosa diav-“
    Se non ci fosse stato il Cervellone a prenderla, sarebbe caduta in avanti e avrebbe picchiato la faccia sul bordo del tavolo o direttamente sul pavimento, con il bel risultato di un naso rotto.

    ”Confermo quello che ho detto prima: ti odio. E si, sei un pazzo, pure megalomane. Cosa ti fa credere che riuscirai a fare… quello che devi fare?”
    La notizia che lei sarebbe stata la sua prima cavia fece aumentare il battito cardiaco, che adesso le rimbombava potente nelle orecchie fino quasi ad assordarla. Probabilmente aveva anche le mani sudate, come sempre quando andava in agitazione.

    ”Sarebbe stato meglio non dirmi niente” avrebbe commentato con voce grave, in cui si poteva cogliere una nota di nervosismo. ”Mi hai appena detto che c’è una certa probabilità che io esploda, quindi mi pare ovvio che sia agitata, no? Soprattutto visto che non l’hai mai messo seriamente in pratica. Secondo te… fa male?”
    Sif avrebbe ricambiato lo sguardo del Cervellone, puntandolo negli occhi neri del ragazzo.
    ”Nel caso in cui morissi, stai certo che il mio fantasma ti perseguiterà fino alla tua di morte. Perciò vedi di non fare alcun errore, Squint”


    Narrato ~ ”Parlato” ~ ”Pensato”

    v4V0tPZ
    Status fisico ~ Tornato prima perfetto, poi fiatone per la corsa, battito cardiaco accelerato e sudorazione delle mani aumentata
    Status mentale ~ Spaventata da Yoshiro e dal fatto di essere la prima cavia in assoluto
    Status cloth ~ Da ottenere
    Equip ~ fucile classico, mitraglietta, due pistole e kukri tattico (una specie di machete di 30-40 cm dalla lama singola e curva) (perso)

    Abilità utilizzate ~ //
    Tecniche utilizzate ~ //

    Altro ~

  12. .
    Non potevo non rispondere, io adoro le ipotesi. Quindi con me sfondi non una porta aperta, ma proprio un portone grande come la Statua di Athena.

    Allora, da Black so già cosa vorrò prendere a Blu ma per scaramanzia non lo dico. Lo vedrete... quando sarà.

    Saints: allora... avrei Delphinus per Aquarius, Serpens per Leo, Corona Australis per Pisces.
    Spectre: Barlog (che eventualmente lo fare diventare Oneiroi), Risorto della Balena per Taurus, Risorto di Andromeda per Pisces, Risorto del Loto per Cancer/Virgo, Minotaurus, Cat Sidhe per Atavaka
    Asgard: Sacerdotessa di Isaz, Guerriera di Garmr con Necrocosmo, Custode di Megrez elfa dei boschi con Tiki di fire emblem come pv
    Marine: Esecutore di Makara, un mostro della mitologia indiana che funge da protettore delle sale del trono e dei templi, con Costrutti e Perla
    Titani e Giganti: Drago di Perla per Teti, Ladone per Febe
    Eletti: Eletta africana della pioggia per Amaterasu. Colibrì per Pan, Helleborus viridis per Nerthus e, udite udite, Colera per Chernobog. Anche Cliffs of Moher per Sif in un universo parallelo, che sarebbe diventata Oberon
    Daimon: Gloria di Atalanta per Carestia, Gloria di Lilith per Morte/Arcangelo dell'oscurità
  13. .
    Ciao e benvenuto! *Tyche Lannister saluta con la manina*

    Asgard non è male, buon game!
  14. .

    MZPay0l

    Sioráf ‘Sif’ Doherty ~ Black Bronze Monoceros (II) ~ Black Saint ~ Energia Bianca

    The abyss returns even the boldest gaze
    Post 8



    Finalmente la creatura morì.

    Le si accasciò totalmente addosso, provocando un’ulteriore scossa di dolore al braccio rotto e morso, oltre che pesare come un macigno e mozzarle il respiro. Ma finalmente era morta sul serio e Sif poteva prendere un respiro di sollievo.
    Appoggiò la testa sul terreno, avvertendo in quel momento tutta l’adrenalina di quei lunghissimi minuti lasciare il proprio corpo e quei dolori prima soffocati riaffiorare tutti assieme. Per esempio le faceva male il collo, come se avesse passato troppo tempo con la testa piegata all’indietro a farsi lavare i capelli dal parrucchiere - oh quanto le mancava! -. Aveva le costole doloranti, probabilmente per la pressione esercitata dall’essere che ora giaceva morto su di lei. Presumibilmente aveva anche graffi e lividi un po’ ovunque, anche se meno sulle gambe che sulla parte superiore del corpo. Le si era pure addormentato il polso destro, sentiva tutto il formicolio dentro.
    Era grata, in ultimo, che la bava si fosse rivelata solo per quello che era: bava, appunto. Niente proprietà strane, come aveva temuto. Niente acido come i Facehugger*.

    La bionda fece leva con il braccio buono, e con fatica perché il mostro anche da deceduto era pesante e lei aveva un arto solo a disposizione, e la spostò di lato. Era ancora semi-trasparente, ma era molto più bucherellato di prima e il suo sangue, che non poteva essere altro che nero, fuoriuscendo dai fori, l’aveva imbrattata dalla testa ai piedi; era talmente viscoso che sembrava gelatina, che schifo.
    Per non parlare della bava sulla parte superiore della mimetica, le era arrivata perfino nei capelli.
    Forse era la volta buona che la tanto desiderata tinta non l’avrebbe manco pagata**.

    Un lento applauso la distrasse dalla conta dei danni - le faceva persino male la schiena, anche se il braccio rotto pulsava che era un piacere -, e un ragazzo si fece avanti dal buio degli alberi. Lo riconobbe come lo scienziato pazzo che li aveva accolti all’inizio, quello con la tazza… ah sì, BEST MEDIKIT EVER.
    Ancora sdraiata a terra, Sioráf gli scoccò un’occhiataccia. Come diavolo si permetteva? Lei ci era quasi rimasta secca!

    ”Prima cosa, esclusivamente a titolo informativo: vaffanculo, ti odio” Perché si sentiva tanto risentita? Era sopravvissuta, aveva sconfitto il mostro con tanto di battesimo della prima frattura ossea della sua vita, perché se la prendeva?
    Era perché stava accadendo una delle cose che più le davano fastidio al momento, assieme alle bugie e alla sola presenza dei bambini: il Cervellone nemmeno la stava guardando mentre parlava, come se non valesse nemmeno la pena di sollevare lo sguardo su di lei, su come era combinata, con tutto quel sangue nero gelatinoso che l’aveva imbrattata dalla testa ai piedi. Gli avrebbe volentieri sparato, ma si trattenne, a stento.

    ”Seconda cosa: sarebbe Sioráf, che si legge come si scrive, con la ‘a’ aperta. Però lo odio, io sono Sif borbottò, con la voce gracchiante per il troppo gridare di prima. Sembrava un corvo, o una gazza ladra. Tossicchiò, per poter riprendere a parlare senza che sembrasse una fumatrice incallita da vent’anni.

    ”Terza cosa: se non parli chiaro, Aleck Cliste***, ricordati che ho un’arma a portata di mano” E fece un movimento della testa verso la pistola che aveva riposto della fondina prima di spostare la creatura. Al diavolo la gerarchia, era quasi morta. Almeno adesso Brainy**** la stava guardando, era un piccolo passo avanti.

    Però l’ultima parte del discordo l’aveva intrigata, questo doveva ammetterlo. Aveva due scelte, poteva alzarsi e tornare indietro alla sua vita da soldato, ad affrontare ronde anche notturne, idioti che litigavano per un nonnulla e tutte quelle cose che avevano costellato la sua vita da quando era approdata sull’isola e aveva deciso di entrare nelle milizie.
    Oppure poteva accettare la mano che le stava venendo offerta e scoprire cosa intendesse il Cervellone per “Iniziativa”, cosa fosse quel potere che le stava proponendo e in che modo avrebbe potuto ‘prendere in mano il proprio destino’. Era un invito che la stava seriamente tentando, doveva ammetterlo, e lei era una creatura molto curiosa, come un gatto.

    Totalmente intrigata dalla cosa - e chi non avrebbe ceduto alle lusinghe del potere? Soprattutto dopo essere stata quasi ammazzata a livello soldato? Era ovvio che si avrebbe voluto fare l’upgrade -, Sif avrebbe accettato la mano allungata, utilizzandola anche come appiglio per alzarsi.

    ”Ah già, e lui*****?”
    Si, perché anche se era fondamentalmente una persona indifferente, non poteva non ammettere che l’inglesino le era stato utile, aveva seguito quello che lei aveva suggerito di fare e anche se ci aveva quasi rimesso la pelle, non poteva lasciarlo lì in balia di chissà quali altri mostri che quello scienziato pazzo aveva creato.
    Scaglie antiproiettile: what a bollix. Non l’avrebbe augurato a nessuno, e intimamente la Doherty sperava di non avere mai più a che fare con le creature dello scienziato.
    E visto che aveva appena espresso questo desiderio, sicuramente prima o poi ci sarebbe incappata di nuovo. Perché lei era così fortunata


    Narrato ~ ”Parlato” ~ ”Pensato”

    v4V0tPZ
    Status fisico ~ La mente un pò annebbiata dal dolore, ulna e radio del braccio sinistro sono rotti in una frattura scomposta, con le ossa che hanno bucato un po’ la pelle, e lo stesso braccio ha dei fori dovuti al morso. Muscoli intorpiditi del collo, costole doloranti, lividi e graffi qua e là. Adrenalina che diminuisce
    Status mentale ~ Residui di spavento, è un po’ risentita perché non la sta guardando, ma poi si calma perché effettivamente ora le sta dando un po’ di attenzione
    Status cloth ~ Da ottenere
    Riassunto azioni ~ È la pillola blu quella del POTEREH?
    Equip ~ fucile classico, mitraglietta, due pistole e kukri tattico (una specie di machete di 30-40 cm dalla lama singola e curva)

    Abilità utilizzate ~ //
    Tecniche utilizzate ~ //

    Altro ~ Facehugger* = obv Alien
    ** = come detto in Headcanons, Sif odia il giallo, e quindi anche il biondo dei suoi capelli
    Aleck Cliste*** = Sapientone
    Brainy**** = ovviamente Cervellone
    Lui***** = ovviamente si riferisce a Jam
  15. .

    MZPay0l

    Sioráf ‘Sif’ Doherty ~ Black Bronze Monoceros (II) ~ Black Saint ~ Energia Bianca

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    Post 7



    Le faceva male il braccio sinistro…

    L’urlo belluino era riecheggiato per il bosco spettrale, rimbalzando contro la corteccia degli alberi più vicini e disperdendosi nell’etere fino a spegnersi del tutto.

    Il braccio… il dolore le arrivava fino al cervello…

    Il kukri aveva svolto il suo lavoro, lacerando - era carne? Sembravano scaglie, come se fosse stato un pesce, o un rettile - qualsiasi cosa costituisse quell’essere immondo e quel braccio improvvisato, ma l’improvvisa sofferenza provata dalla creatura ebbe un’inaspettata reazione nella stessa: si tirò indietro, continuando a pesare su di lei, e si portò via la lama in un rapido movimento.

    Forse era rotto, e se non lo era allora ci mancava poco… Male, il braccio le faceva un male cane





    Da che si ricordasse, Sioráf non si era mai rotta nessun osso nel proprio corpo. Il suo primo ricordo risaliva a quando aveva circa due anni e mezzo, lo sapeva con certezza perché la sua bisnonna, la madre di sua nonna materna, era morta poco prima del suo terzo compleanno. E lei se la ricordava, la bisnonna, perché era la prima memoria che aveva, la prima in assoluto.
    O forse la seconda, paragonata a quella reminescenza in cui era convinta che le avessero fatto una puntura sul sedere da piccolissima, ancora prima di ricordarsi della bisnonna. O forse era dopo?

    Ecco, lei in tutti quegli anni in cui era stata consapevole di se stessa, non si era mai rotta niente. Né quando aveva voluto a tutti i costi emulare i tuffatori provetti che saltavano nel Liffey verso Natale vestiti da quel ciccione rosso che odiava, inconsapevole che per farlo si sarebbe dovuta buttare in una zona specifica del fiume per non rischiare l’osso del collo, finendo contro la ringhiera e spaccandosi il labbro e un sopracciglio oltre che guadagnandosi dei bei ceffoni ”Per averli messi in imbarazzo davanti a tutti” senza preoccuparsi se stesse bene, se si fosse fatta qualcosa; né quando, convinta di poter attraversare l’Ha'penny Bridge in sella ad una bicicletta, aveva seriamente rischiato di travolgere praticamente chiunque e di schiantarsi da qualche parte sul lungofiume o direttamente nell’acqua perennemente gelida che tagliava a metà Dublino.

    Già, era stata una bambina piuttosto spericolata prima di entrare ufficialmente nella pubertà. Da lì la cosa più eccitante sarebbe stata solo morire di noia. Per questo si era interessata ad un po’ di tutto, i libri erano diventati i suoi migliori amici.

    Però non si era mai rotta nulla, e di questo era sempre stata molto fiera. I suoi genitori volevano prendersi il merito della cosa, come a dire che lei era docile e non tentava mai colpi di testa anche peggiori degli altri bambini, una ragazza che sarebbe stato facile dominare un domani. Lei li smentiva puntualmente combinando qualche altro disastro, indifferente poi ad ogni sgridata visto che cinque minuti dopo era di nuovo nei guai.

    Non si era mai rotta nessun osso. Fino a quel giorno.





    Il braccio era caldo. Era questa in realtà la prima sensazione che Sif avvertiva, ancora prima del dolore, che comunque era molto presente e tante grazie. Doveva anche ammettere che, essendo la prima volta che le accadeva, aveva anche le lacrime agli occhi.
    La creatura pesava ancora su di lei, che si era portata il braccio

    Forse è rotto. Non sembra scomposta, ma potrebbero essere coinvolte entrambe le ossa… come si chiamavano? Una era la radio- no, aspetta, era il radio, al maschile. E l’altro che nome aveva? Accidenti, fa malissimo e non riesco a muovere la mano…

    al petto, quasi cullandolo come se fosse un bambino piccolo. E si che lei li odiava i bambini, non li sopportava proprio.

    Aveva perso il kukri, portatole via dalla reazione uguale e contraria (Mhn, Newton, il terzo principio della dinamica) della creatura, che aveva reagito al dolore infertole dalla lama tirandosi indietro con ancora l’arma conficcata nelle scaglie - era certa di aver visto delle scaglie. Anche se smettere di pesare su di lei, quello mai, what a bollix.

    Le erano rimasti la mitraglietta e due pistole, oltre che ad avere un simpatico braccio rotto, e il fucile era troppo distante anche se ancora attaccato a lei dalla cinghia di sicurezza. Il fatto che la creatura non fosse umanoide la destabilizzava, non aveva appigli di sorta per poter ribaltare la situazione e poi aveva visto cosa era successo quando l’artiglio si era abbattuto su di lei. Non aveva intenzione di ripetere l’esperienza.

    Però il mostro non sembrava del suo stesso avviso perché nel suo corpo trasparente finalmente si vide qualcosa: una specie di buco aperto sul vuoto, sul nulla assoluto che era forse addirittura più nero del Vantablack*, con una chiostra di denti dall’aria affilata che facevano capolino dai bordi.
    Era una bocca, si rese conto con orrore Sioráf. La fissò con espressione disgustata, soprattutto quando la creatura… beh, sbavò. Come se fosse un bambino davanti ad una montagna di caramelle, e lei era quella più succulenta di tutte.

    Quando la creatura si fosse lanciata in avanti con il chiaro intento di azzannarle la gola e iniziare a gustarsi il pasto, la Doherty avrebbe subito portato il braccio sinistro - quello rotto, ormai inutilizzabile - sulla traiettoria dell’affondo, lasciando che l’essere lo azzannasse, che i denti affondassero nella carne e creassero dei fori in essa, che le ossa - ulna e radio, ora ricordava, ora che venivano scalfite - si spostassero e potessero addirittura bucare la pelle, aggravando la frattura in una scomposta.
    Dolore su dolore, probabilmente Sif avrebbe gridato di nuovo, non ne sarebbe stata pienamente sicura. Sarebbe stata certa delle lacrime che sarebbero affiorate agli angoli degli occhi, per qualche secondo sarebbe annegata all’interno di quel mare di sofferenza, ovattando tutti i sensi e lasciandola all’interno di una bolla.
    E questo solo per il morso: chissà cos’avrebbe fatto quella bava. Sperava vivamente che non fosse acida. Menomale indossava la divisa mimetica che la isolava, poteva non pensarci per il momento. Si sarebbe occupata più tardi del problema.

    Il dolore le avrebbe anche dato una spinta, l’avrebbe spronata a non finire più in una situazione del genere: con la mano destra avrebbe sfilato la pistola dalla fondina, alzando il braccio buono fino ad incontrare il braccio non più tanto buono. Solo una volta che fosse riuscita a posare la canna della pistola nell’incavo del braccio rotto, solo allora avrebbe sparato. Solo allora avrebbe scaricato metà del caricatore contro quella bestia.

    ”Sinn Féin Amháin**!”


    Narrato ~ ”Parlato” ~ ”Pensato”

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    Status fisico ~ La mente un pò annebbiata dal dolore, ulna e radio del braccio sinistro sono rotti, e lo stesso braccio ha dei fori dovuti al morso (e chissà cos’altro per la bava, se non è normale)
    Status mentale ~ Spaventata
    Status cloth ~ Da ottenere
    Equip ~ fucile classico, mitraglietta, due pistole e kukri tattico (una specie di machete di 30-40 cm dalla lama singola e curva)

    Abilità utilizzate ~ //
    Tecniche utilizzate ~ //

    Altro ~ Vantablack* = X
    Sinn Féin Amháin** = X

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