Eikonoklasm

Oliver vs. Giapeto

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    𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘵𝘰 𝘮𝘦, 𝙄𝙛𝙧𝙞𝙩.

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    Oliver Ramirez Ξ Primarca di Scylla (VII) Ξ Energia Viola

    Eikonoklasm

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    Quel progetto era diverso, era speciale. Nella loro cultura, e in realtà nella storia di Atlantide, era risaputo che il Primarca di Scylla fosse lo studioso che in maniera più dedicata e tenace aveva portato avanti gli studi del retaggio titanico. Essi percorrevano la storia delle innovazioni arrivando al grande Atlante, da cui l’Impero prendeva il nome, fino a risalire o, meglio, tentare di risalire verso i fasti scientifici dei dodici. Durante l’assedio di Ulthuan, Oliver aveva avuto modo di studiare ed utilizzare la tecnologia dimensionale elfica, la cui implementazione era al momento in corso per sviluppare un nuovo sistema dimensionale – che avrebbe testato prima sulla propria armatura – in modo da poterlo poi integrare nei sistemi di difesa del settore. Tutto ciò, però, non toccava ciò che stava accadendo in quel momento o, almeno, non in maniera centrale. Era stato difficile riuscire ad arrivare ad un artefatto del genere e aveva impiegato più settimane, studiando non solo l’antica geografia, ma anche particolari eventi accaduti durante innumerevoli battaglie che avevano condotto alcuni pezzi dell’antica meccanica ad atterrare in quel luogo. In particolare, la grotta era situata nel cuore di quella che era una foresta costantemente umida e piena di insetti. Qualcosa che, in tempi più felici, sarebbe stato un paradiso ma che, in quel momento, non era altro se non potenziale ambiente in cui la corruzione sarebbe apparsa. Eppure, ad Oliver non importava, poiché l’obiettivo lo avrebbe ripagato di gran lunga. Il titano conosciuto con il nome di Ceo portava con sé un potere spaventoso, quello del fulmine nero, la saetta degli dèi. Il Primarca aveva già stabilito un contatto con tale potere, dotato di una componente sacra che era inaccessibile a tutti; le cicatrici dorate sul suo corpo erano ancora più che visibili. Per quel motivo, considerando il grado di distruzione – ma di salvezza verso minacce esterne – che tale potere avrebbe potuto concedere all’umanità, aveva deciso di cercare, di trovare, un artefatto legato al Signore dell’Intelletto. Chi, tra gli altri, poteva mai avvicinarsi all’ingegno di tale creatura se non lo studioso, il ricercatore e cacciatore al tempo stesso?


    Vediamo se hai ciò che cerco. Sussurrò, entrando in contatto con l’artefatto, cominciando a studiarne la composizione, prima di accedere alla conoscenza infusa all’interno. Fu quasi sul punto di studiarne la materia, quando i rilevatori dell’armatura lo avvisarono di un imminente pericolo fuori da quella stessa grotta. Sospirò, non era stato facile trovarlo e, a quanto sembrava, non sarebbe stato facile studiarlo lì con calma. Con una lentezza quasi innaturale, che strideva con la situazione in cui si trovava, uscì dalla grotta, osservando la mandria di corrotti che scalpitavano e fremevano, facendo schioccare le lingue e gli artigli. Speravo di non dovermi sporcare le mani oggi, ay. L’elmo si richiuse con uno scatto rapido attorno al suo volto e il bianco della sua armatura cominciò a riflettere il colore della fiamma dorata del cosmo di Oliver, che prese ad avvolgerlo completamente. Ci fu un secondo di stallo, dopo il quale l’uomo si proiettò in avanti, generando lame dalle sue braccia con le quali ruotò all’interno di quella cellula di mostri, facendo esplodere sangue nero tutto attorno a lui in un vortice. Si stava lasciando andare, negli ultimi tempi.


    Progressivamente, i suoi attacchi diventavano più potenti ad ogni incontro con mostri del genere; aveva smesso di trattenere sforzi inutili, lasciando fluire libero il cosmo. Da Primarca non aveva grandi modi per lasciar andare tutto ciò che aveva vissuto, tutto ciò che aveva perso; quindi, il suo modo di combattere ne risentiva quasi in maniera automatica, risultando più violento, più efferato – pur non mancando di precisione o efficacia – come a sfogare tale carica emotiva in una delle poche scappatoie, il combattimento. Se da un lato chiudersi in laboratorio e progettare, creare, studiare fino alla notte, gli permetteva di tenere la mente occupata, il combattimento gli permetteva di sfogare tutta la tensione e l’adrenalina nel corpo, riuscendo a ritrovare un po’ di chiarezza dopo. Per questo, ad ogni missione o presenza di esseri immondi, Oliver finiva per ridurre il nemico in carne da macello, in nient’altro che ammassi malati, riflessi di ciò che erano stati un tempo. Gli alberi attorno a lui furono spazzati via da una forte corrente di vento mentre i corrotti presero a volare verso l’alto, prima di rovinare al suolo con un rumore secco, esplodendo sulla terra e imbrattandola allo stesso modo. Gli altri corrotti non si fermarono, invece, nemmeno per un secondo; cominciarono ad utilizzare il numero superiore per circondarlo, per sovrastarlo, cercando di imprimere il loro peso e la loro oppressione sulla figura del primarca. Oliver non mancò di assecondare questa strategia, lasciandosi schiacciare sotto di essi; l’armatura cominciò a brillare di un profondo azzurro e dal piccolo spazio in cui poteva ancora respirare esplose un’onda d’acqua che sbaragliò l’ondata nemica, schiacciandola contro massi e rocce. Cuordimetallo respirò profondamente, rialzandosi e osservando il sangue corrotto scivolare via dall’armatura bianca grazie all’acqua che ancora ne bagnava la superficie.


    Fu in quel momento che inarcò un sopracciglio nel percepire la presenza di un ‘visitatore’. Era naturale, doveva aver allertato qualcosa studiando precedentemente l’artefatto appartenuto a Ceo. Oliver si voltò indietro, fronteggiando quello che era lo spazio aperto in cui doveva celarsi la presenza titanica. Sospirò ancora una volta, lentamente, quanto tempo era passato dal suo ultimo incontro? Aveva visitato il palazzo di Oceano forse più di un anno prima, e aveva incontrato Rea qualche mese dopo. Sapeva bene, tuttavia, che ogni titano era un mondo a sé e ciò poteva costituire sia un punto a favore che un problema. Non aveva ancora avuto modo di adottare un atteggiamento ostile, né uno amichevole, verso la presenza che probabilmente si sarebbe manifestata di lì a poco. Scelse quindi di assecondare l’approccio diplomatico, un approccio che avrebbe adottato con qualsiasi altra persona, forse cavalieri neri e spectre a parte. Osservò lo spazio vuoto ancora, il titanico antico era qualcosa che pochi – davvero pochi all’interno di Atlantide – sapevano ancora pronunciare. Parlarlo era quasi impossibile, ma alcune forme erano ancora sopravvissute come espressioni, o saluti. Aprì l’elmo, rivelando il suo volto, mentre tra le mani prese a rigirare quel dodecaedro metallico nel quale era custodita la ricerca.



    Non sei Oceano, non sei Rea.
    Chi, tra i dodici, è accorso?






    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ
    MENTALMENTE Ξ Ottimo
    STATUS SCALE Ξ [Indossata]


    RIASSUNTO AZIONI Ξ hewo?


    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Atlantean Engineering: Creation [Illusioni Ambientali]
    Ancor prima di diventare uno dei più grandi marzialisti di Atlantide, il nono Re di Atlantide – Azae – era considerato tra i più stimati utilizzatori dei poteri della mente. La sua abilità, infatti, gli permetteva di poter alterare l’aspetto di tutto ciò che circondava i presenti, sovrascrivendo la realtà effettiva con realistiche illusioni. Pur non avendo effetto materiale, erano talmente potenti da riuscire ad esser percepite quasi come reali, pericolose, da coloro che non disponevano di una grande forza - portando il cervello dei malcapitati ad autoconvincersi della veridicità di quelle immagini. Con questo potere, Azae riuscì ad oltrepassare la minaccia costituita da Cariddi, nel suo viaggio per lo stretto delle sue bestie. Come ogni Primarca di Scylla, dunque, Oliver ha ottenuto il potere di poter sovrascrivere la realtà che lo circonda – realizzando illusioni atte a confondere il nemico. Limitato soltanto dalla sua fantasia, può spaziare dalla semplice apparizione di oggetti o elementi, sul campo di battaglia, alla produzione copie. Ciò rende il potere della mente del Primarca pari al potere del suo corpo.

    Atlantean Engineering: Arsenal [Armi di Scilla]
    Quando finalmente Azae riuscì a raggiungere la temibile Scilla, essa sfruttò il potere di tutte e sei le beste – che componevano il suo corpo – per uccidere il nono re di Atlantide. L’orso, l’aquila, e il lupo furono impiegati per arrecare danni al corpo del primarca – mentre il pipistrello, il calabrone ed il serpente, furono utilizzati al fine di danneggiarlo con i loro insidiosi poteri. La mente ed il corpo del re furono impiegati al massimo della loro forza, in modo da riuscire a tener testa alla mitologica bestia. Dando prova della sua capacità, Azae riuscì ad emergere vincitore dello scontro; ciò diede modo a Scilla di poter apprezzare la caparbietà e lo spirito dell’uomo, permettendogli di trarre potere dalla sua natura e di ottenere la sua benedizione. Grazie a tale intervento, il re scienziato riuscì ad influenzarle con il suo cosmo, permettendo un assemblaggio – sempre diverso – della scale, per riprodurre gli stessi effetti dei poteri animaleschi, mostrati dalla creatura. L’orso, il pugno che abbatte – l’aquila, la lama veloce – il lupo, gli artigli perforanti – il serpente, le catene dello stretto – il pipistrello, la vita che si spegne – l’ape, il veleno insidioso. Gli attributi di ogni animale sono riflessi nelle parti meccaniche, che possono assumere le più disparate forme – assecondando la pericolosità di ognuno. Lo spirito delle bestie di Scylla risulta pericoloso anche nelle loro controparti cosmiche, se lanciate verso l'avversario, poiché - in caso di offensiva riuscita - sortiranno gli stessi effetti dei colpi portati in modo fisico.

    Orso - Danno: Interno, Rottura di Ossa / Arma: Grossa, Contundente

    Lupo - Danno: Perforante, Sanguinamento / Arma: Tagliola

    Aquila - Danno: Tagliente, Traiettoria guidata / Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante

    Serpente - Danno: Stritolamento, Enorme Resistenza / Arma: Tentacoli

    Ape - Danno: Perforante, Veleno (Apitossina) / Arma: Stiletto

    Pipistrello - Danno: Perforante, Risucchio Cosmico e Vitale / Arma: Piccolo pugnale


    Atlantean Engineering: One for All [Trasformazione]
    Sublimazione del potere di Scilla, ora fluito nella natura del cosmo di Oliver. Grazie al khala, ha ottenuto l’abilità di sfruttare le caratteristiche di ogni animale della bestia, alterando l’interezza della sua scale per farle assumere tratti caratteristici. La sua forma base, la Scale di Scylla – Versione “Ironheart”, si trasformerà a seconda della canalizzazione delle bestie sacre, mantenendo la capacità di utilizzare le armi relative agli animali di cui assume la forma. Ogni trasformazione, però, non impedisce al Primarca di lanciare la tecnica che esula dai sei mostri - il Big Tornado, che trae forza dalle acque di Cariddi. Tutte le forme conservano la durezza e la capacità di offesa della sua Scale, così come la possibilità di spostare la conformazione dell'arma del relativo animale a piacimento - grazie al riposizionamento delle placche e delle componenti d'oricalco - su qualsiasi superficie dell'armatura.

    Orso - Forza Straordinaria
    Lupo - Musica
    Aquila - Vento
    Ape - Teletrasporto
    Pipistrello - Suono

    Voz de las Olas [Telepatia]


    TECNICHE Ξ


    And we all lift, and we're all adrift together


    Edited by ~Rain~ - 13/3/2024, 18:34
     
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    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaEikonoklasm1

    Dimmi, Primarca, sapevi che il Keraunos è nelle mani di Atena?
    La voce rimbombò da ogni direzione, bassa e metallica, fredda. Non era un tentativo di fare conversazione il suo, né di fare presente un qualcosa che forse l'altro non sapeva, era un fatto incontrovertibile, come ogni parola del Titano. Una piccola curiosità legata all'argomento, un fun fact, come li chiamavano le sue nuove conoscenze alla Torre Nera; peccato che non ci fosse divertimento nella voce di Giapeto.
    Davanti a Oliver si ritagliò una sagoma umanoide i cui contorni erano semplici linee nere bidimensionali, sottili ed esili, ma che presero a collassare gradualmente verso il centro della figura lasciandosi dietro una scia di distorsione nell'ambiente circostante; parevano quasi risucchiare, in quel movimento vorticante, ogni accenno di luce e di materia stessa. In pochi secondi la figura fu riempita da un caotico ribollire di esistenza, quasi un vetro trasparente riempito progressivamente di colore; con un passo avanti, Giapeto si scrollò eccessi di questo processo, facendosi scivolare l'esistenza dalla Soma quasi come un vetro liquido. Non si presentò non per un motivo particolare, semplicemente non gli andava di farlo, però fu contento di parlare nell'approssimazione umana della sua lingua. Lo trovava alquanto compiacente e rassicurante, riguardo alle capacità intellettive dei figli di Prometeo.
    Non la versione per bambini in mano al cavaliere di Leo, quello vero. Sai cosa ci si potrebbe fare. Constatò, non chiese, sapeva che Oliver avrebbe colto il senso delle sue parole. Solo una mente sciocca e limitata avrebbe guardato al Keraunos come a una mera arma di distruzione, un semplice strumento di morte; non era così, il capolavoro di Ceo era l'apice della scienza titanica, ciò che aveva permesso alla loro civiltà di ergersi in cima all'esistenza.

    Uno degli elementi fondanti dell'universo, usato come una stampella.
    Non aveva una vera ragione per dire queste cose, avrebbe benissimo potuto iniziare con quello che era il suo effettiva scopo lì senza alcun indugio, ma aveva voglia di passare il tempo, di guardare il Primarca e vedere quali emozioni avrebbero scatenato quelle notizie. Indifferenza? Indignazione? Ignoranza? Tante piccole reazioni che avrebbero detto tanto dell'individuo al suo cospetto. In altre circostanze avrebbe organizzato una stilosa prova di carattere, messo alla prova le sue tendenze eroiche organizzando avvenimenti carichi di pathos e significato per il buon tacoboy, per testarne la forza d'animo; ma se sapeva qualcosa di lui, e gli faceva piacere pensare di sapere molto di lui, era che l'universo tutto sembrava cospirare per rompere il Primarca. Eppure era ancora in piedi, a schiena dritta e petto in fuori, e non si era ancora neanche lontanamente piegato davanti alle intemperie del destino; si meritava, almeno in questa circostanza, qualcosa di semplice a cui pensare. Così, per distrarsi. E per essere utile a Giapeto, soprattutto quello.
    Ma non è questo il punto. Se fosse possibile capirci qualcosa del lavoro di mio fratello leggendo note a bordo pagina, credimi, avrei già fatto una ventina di Keraunos.
    Potevano, nel remoto passato, esserci stati tentativi da parte di Giapeto di replicare l'opera magna di Ceo; non per qualcosa, giusto per far vedere che poteva farlo. Tentativi destinati al fallimento, ovviamente, l'elettricità primigena operava su sistemi a lui completamente alieni poiché erano raffigurazione di quelli del fratello, e due sistemi incompatibili difficilmente possono interagire tra di loro. Indicò il piccolo dispositivo di stoccaggio dati che aveva in mano il Primarca. Ovviamente sapeva cosa ci fosse dentro, cose INFINITAMENTE divertenti che avrebbe preferito finissero nelle mani di Ceo, ma anche se qualcun altro le avesse viste non sarebbe stata una tragedia. Avrebbe potuto essere molto divertente, fu quasi tentato di lasciarglielo tanto per.
    Non posso certo lasciare che si trafughino le nostre cose. E' una questione di principio, sono sicuro tu possa capire.
    La Dunamis di Giapeto sorse a partire da lui, i cinque tentacoli puntuti alle sue spalle si attivarono e presero a ronzare sibilando, allargando ai suoi piedi e tutto attorno a lui una macchia nera ribollente.


    Facciamo così, puoi tenerlo, se sopravvivi.
    Fu lì che iniziò ad attaccare. Senza odio, senza disprezzo o volontà di fargli del genuino male, neanche per contestare la proprietà dell'oggetto; semplicemente perché sì, era questo il modo in cui avrebbe voluto trascorrere i prossimi millisecondi. C'era ovviamente una ragione dietro, ma questa forse gliel'avrebbe detta alla fine. Nel frattempo, un rombo di tamburi stava facendosi sempre più vicino, scuotendo la terra come un sisma.
    Giapeto sollevò la chiave sinistra davanti al volto, dentro di essa portò il medio a riposare dietro l'indice, un gesto arcano del quale non aveva effettivamente bisogno, ma il suo risveglio era recente; aveva bisogno di recuperare vecchi automatismi e gesti, parole, o sigilli potevano effettivamente aiutare a focalizzare meglio il suo potere. Il Titano ritagliò l'area di battaglia, traslandola attraverso il vuoto delle dimensioni, all'interno del Melas Planetas. Lì Oliver avrebbe sperimentato la piena gloria del Pianeta Nero, come si presentava agli occhi di creature inferiori: un cielo e un pavimento tempestato di folli colori pulsanti e luci innominabili, un turbinare di materia che avrebbe preso d'assalto la sua vista e reso più difficile capire esattamente cosa stava accadendo. Il repentino spostamento dimensionale avrebbe potuto avere effetti nocivi sul Primarca, fargli perdere l'equilibrio in preda a vertigini, e nel mentre il rombo si era fatto assordante.
    Alle spalle di Giapeto l'Ecatonchiro spezzò una finestra dalla sua cella di contenimento, calcando il campo di battaglia vuoto e rilasciando un urlo di furia e odio imperituro. Una torre di carne e rabbia, le sue cinquanta testa rivolte in ogni direzione e occhi fissi sul piccolo Primarca, alla velocità della luce poi scattarono le sue cento mani sotto il comando del Titano; incalzare il nemico con forza soverchiante e attacchi roboanti, togliergli ogni capacità di reazione, costringerlo all'errore.

    rk04FeN

    [HEKATON MOLYBDAINA]
    Hundred-handed Bullet


    Le mani si spiegarono come un ventaglio, quasi moltiplicandosi contro le luci folli della dimensione, crollando poi contro Oliver in una pioggia di attacchi. Mentre ancora stavano stendendosi il Titano tagliò nuovamente il velo delle dimensioni, aprendo due enormi fenditure nelle quali il suo mostro fece affondare parte dell'oscena massa di mani che lo componeva; i portali di uscita si sarebbero rivelati entrambi alle spalle di Oliver, a dodici metri di distanza da lui in entrambe le diagonali, e in quel modo l'attacco dell'Ecatonchiro l'avrebbe avvolto nella sua interezza.
    Non avrebbe lasciato intonso un singolo pezzo del suo corpo, assalito da ogni direzione da una tempesta continua di pugni, dita, colpi di taglio, schiaffi, ogni posa consentita dall'anatomia aberrante di quell'essere osceno.

    Giapeto, per conto suo, si tuffo in un nuovo portale, ammantandosi di spazio e svanendo alla vista. Riapparve a una sessantina di metri in diagonale, verso l'alto rispetto al Primarca, per poter meglio ammirare ciò che si sarebbe in seguito verificato.

    Aveva altissime aspettative sul giovane Oliver, pensò tra sé e sé mentre le sue riserve cosmiche stavano lentamente ricolmandosi, sublimando l'energia fondamentale della dimensione.

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    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE riserve cosmiche in rigenerazione
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI woe botte upon ye. Uso la tecnica per spostare il combattimento nella mia dimensione, specifiche in tecnica, mentre lo spostamento dimensionale dovrebbe scombussolarti un po' (AD), nel frattempo evoco l'ecatonchiro e ti faccio pugnare con estrema dovizia come ho descritto (AF, Forza Straordinaria). Io divento invisibile e vado a una sessantina di metri di distanza in direzione opposta.

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 1: HECATONKEIRES
    gli ecatonchiri sono tra gli esperimenti più faticosi ma produttivi che il Titano dello Spazio abbia mai eseguito. Ritenuti originariamente troppo feroci e imperfetti per poter fare parte dell'esercito dei Giganti, Giapeto acquisì il materiale genetico dei tre primi prototipi della specie centimane; una volta coltivati fino a una completa maturazione, le creature furono soggetto di numerose procedure al fine di annullarne le devastanti pulsioni e massimizzarne la potenza combattiva.

    Agli occhi di una creatura meno avvezza alla genetica e alle procedure di Giapeto, gli Ecatonchiri non dovrebbero essere neanche vivi: organi interni e appendici ritenute non necessarie alla battaglia sono state completamente rimosse, rimpiazzate da ulteriori fasci muscolari capaci non solo di supportare le cento braccia e cinquanta testa di ognuno, ma di sprigionare una potenza fisica devastante e superiore a quella di comune guerriero divino. Contestualmente i cervelli delle creature sono stati ampiamente rimaneggiati, le loro menti riempite di ampi programmi di ricondizionamento psichico, gli unici pensieri concessi sono eoni su eoni di arte combattiva; ogni possibile mossa e colpo di una devastante arte marziale è conservato in essi, pronto ad essere scatenato alla volontà di Giapeto. Ovviamente questo li rende incapaci di formulare in autonomia pensieri che non siano relativi al prosieguo della lotta in corso, o al massimo di eseguire l'ultimo comando che il Titano ha imposto, ma questo non è certo un problema per lui.

    Non è cosa comune vedere gli ecatonchiri al massimo dei loro 100 metri di altezza, a meno di disporre di spazi sufficientemente ampi; più frequentemente Giapeto è solito aprire piccole finestre dimensionali nelle loro celle di contenimento in modo da consentire loro di far passare le braccia e sferrare attacchi nei punti indicati dal Titano.
    [Forza Straordinaria]


    Tecniche
    KHORA CHOREIA — nelle profondità del vuoto tra le Dimensioni Materiali esiste un piano di esistenza noto come Melas Planetas: esso è il dominio personale di Giapeto, il Signore dell'Invenzione. E composta da due luoghi: la prigione e il laboratorio che il Titano, all'apice dell'età del mito, ritagliò dal Tartaro per spostare in un luogo più comodo da raggiungere, ove il controllo che avrebbe avuto sulle circostanze dei suoi esperimenti sarebbe stato totale. Queste carceri sono nascoste nelle profondità più occulte e nascoste del piano, protette da infiniti sistemi di sicurezza che rispondono esclusivamente a Giapeto. E' impossibile per una semplice mente mortale concepire l'orrore di queste profondità o la loro effettiva estensione.
    La parte più esteriore invece è il luogo dove il Titano conduce vittime, futuri prigionieri, o semplicemente ove sceglie di occuparsi di ospiti inattesi o di precipitare nemici fastidiosi. Una volta aperto un varco dimensionale, il Titano farà scaturire verso di esso una fortissima corrente di pseudo-psicocinesi che ha lo scopo di attirare un nemico per cercare di ghermirlo; se questo tentativo dovesse avere successo, il malcapitato sarà ricevuto dalla piena gloria della Dimensione: lì sarà lasciato a fluttuare senza scopo nel nulla, preda di flussi e correnti spaziali che lo scaraventeranno in ogni direzione, ogni suo senso sarà bombardato da un silenzio così totale da poter infrangere la sanità mentre gli occhi ricevono folli stimolazioni dal continuo lampeggiare di colori senza nome. Al termine della tecnica, la sua vittima sarà riportata ove si trovava prima di precipitare nel portale.

    Alternativamente Giapeto potrà usare questa tecnica per traslare la sezione di spazio dove di sta svolgendo lo scontro all'interno della sua Dimensione: la violenza dello spostamento dipende da quanto il Titano vuole che sia dannosa, può essere un semplice attimo di stordimento e vertigine o un vero e proprio shock, con nausea e scombussolamento oltre che alla probabile perdita di equilibrio, dovuto al movimento improvviso e al riaggiustamento della Realtà.
    All'interno del Melas Planetas l'avversario poggerà i piedi su un pavimento di vetro invisibile; sotto i suoi piedi, tutto attorno e ben oltre ciò che lo sguardo può percepire, ci sarà un continuo ondeggiare e intersecarsi di luci e pulsare di colori indescrivibili. Lo scontro procederà all'interno di questo infernale caleidoscopio, dove il nemico farà fatica a vedere la posizione di chiunque o a mettere a fuoco esattamente ciò che il Titano sta facendo, senza considerare possibili difficoltà a mantenere l'equilibrio. Ovviamente ogni appartenente alla Stirpe di Urano, disponendo degli adeguati apparati oculari, non subirà alcun effetto negativo.
    Questo effetto è puramente strategico, a meno di esposizioni estremamente prolungate nel tempo non infliggerà effettivi danni a una creatura.



    Edited by Luke¬ - 25/3/2024, 23:32
     
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    Il Titano portò con sé alcune informazioni di cui non era a conoscenza. Probabilmente erano di poco conto per lui, come lo sarebbero state – in fin dei conti – anche per Oliver. Non poté fare a meno di distogliere lo sguardo, di posarlo su un punto indefinito mentre rifletteva sulla notizia. Non c’era da sorprendersi se anche i Cavalieri di Atena potevano contare sul suo concreto aiuto, come loro Atlantidei potevano contare sull’aiuto e la gloria di Poseidone. Era un dato ininfluente, ma valeva la pena conoscerlo. Le ricerche che stava conducendo, diametralmente opposte alla natura del fulmine sacro, lo avevano spinto ancora di più verso la tecnologia titanica, qualcosa che ancora nascondeva tanti segreti a chi non faceva parte dei dodici, o dei loro servitori. Le labbra di Cuordimetallo si piegarono verso l’alto nell’ascoltare le parole di Giapeto e in meno di una frazione di secondo, il cosmo di entrambi infuriò su quel campo di battaglia. Non c’era poi tanto da preservare se non l’artefatto titanico, che Oliver mise al sicuro prima di rivolgere le sue attenzioni a quello che era uno degli esperimenti più grandi e terrificanti mai prodotti: l’Ecatonchiro. Tutti conoscevano tale bestia, se non dall’utilizzo di Giapeto, sicuramente dalle antiche storie; gli esseri dalle molte braccia che portavano nient’altro che distruzione al passaggio, applicando un concetto tanto semplice quanto pericoloso: la pura forza. I colpi dell’ecatonchiro si riversarono in avanti, incontrando qualcosa di diverso rispetto al terreno o al corpo del nemico in maniera diretta. La matrice dell’orso fu canalizzata all’interno di quella che era una grande costruzione di psicoplasma, il quale prese l’aspetto dell’ecatonchiro stesso. Le sue braccia, tuttavia, non sarebbero state il focus dell’attacco; quella sarebbe stata semplicemente una farsa, una scena, qualcosa su cui concentrarsi per veicolare l’immenso branco di orsi che si era lanciato contro i pugni stessi dell’evocazione, scontrandosi colpo con colpo, pugno con pugno, generando vibrazioni che si ammassavano. Con così poco tempo di preavviso, ovviamente, alcuni dei pugni passarono lo sbarramento in risposta, imprimendo la loro forza sul terreno, costringendo Oliver a muoversi per non dover essere colpito direttamente e subendo, quindi, un danno consistente tra i suoi movimenti.



    Le contusioni non tardarono ad arrivare, intaccando la sua armatura e, di riflesso, i muscoli e le ossa sotto di essa. Sentì rumori secchi che rimbombarono nel suo corpo, pulsando e costringendolo ad assumere un’espressione infastidita. Una cosa era conoscere l’ecatonchiro, un’altra provarne la forza in maniera così diretta e improvvisa. Non diede poi tanto peso a quel pensiero, aveva affrontato molto peggio, non era niente che non potesse gestire con tranquillità e con un po’ di tenacia. Giapeto. Solo uno stupido non riconoscerebbe le tue creazioni. [Ti saluto.] L’ultima parte fu pronunciata in titanico antico, una lingua che nessuno davvero parlava ormai ma che i Primarchi di Scylla, durante tutti gli studi legati a tale cultura, avevano in qualche modo assimilato in maniera grezza, semplice. Si spostò per un centinaio di metri al lato, mentre attirava l’attenzione su di sé con qualcosa di particolare, qualcosa che – si dicesse – soltanto alcuni guerrieri che facevano leva sui sentimenti negativi potevano utilizzare. Ma Giapeto era pericoloso e Oliver aveva tutta l’intenzione di utilizzare ogni arma a sua disposizione. Per farlo, tuttavia, aveva bisogno di qualche secondo da guadagnare. L’intero universo conosce la tua forza, ma non farti strane idee riguardo oggi. Schioccò la lingua, continuando a parlare per attirare la sua attenzione mentre la sua armatura selezionava la matrice chiave dell’aquila. Grandi ali apparvero dietro di sé mentre la scale assumeva fattezze più spigolose, circondata da lastre metalliche e piume di oricalco sottili, seppur resistenti.



    Sei tu lo sfidante, qui.

    l3VoMt4

    Ki-Rata: Eagle Stance
    [ HAZED SKY, DISMANTLE ]





    Pochi nella loro vita avevano l’onore e il privilegio di poter visitare il Melas Planetas e Oliver, seppur in circostanze particolari, era uno di essi. Le meraviglie che quel luogo nascondeva erano pari soltanto alle pazzie degli esperimenti. Troppo imprevedibile, troppo pericolosi erano gli esperimenti del Titano delle Dimensioni, per questo – quando ci si affacciava allo studio delle sue creazioni e del suo sapere – era necessario farlo con cura, poiché sarebbe stato difficile non solo sopportare tale potere, ma anche comprenderlo. Fortunatamente il nemico aveva avuto la ‘cortesia’ di riservare loro uno spazio solido su cui combattere tra i flutti della dimensione estranea. L’elmo di Oliver, dunque, sopperiva alla mancanza d’ossigeno tramite la propria riserva energetica, che era stata ancor più potenziata e incrementata nella sua efficienza dopo gli eventi che lo avevano portato negli abissi di una dimensione caotica. Non era poi tanto diversa quella situazione; la riserva si attivò immediatamente e con un profondo sospiro, il Primarca tornò a respirare, ignorando ciò che era attorno e sotto di lui, un infinito alternarsi di colori e forme senza definizione. Oliver, d'altro canto, non aveva bisogno di puntare direttamente al suo obiettivo, che era sparito nascondendosi tra le pieghe della realtà. Quell’attacco si basava su un semplice concetto: tutto nello spazio poteva essere tagliato. Finché qualcosa rientrava in quello spazio da lui mirato, allora rientrava nei fendenti. L’unica particolarità di quei fendenti era che, coperti da una fitta trama illusoria, non si sarebbero né visti, né uditi. Le aquile di Scilla, grandi svariati metri, sarebbero partite in stormi per attaccare il cielo sopra di lui; ognuna copriva un’ampia porzione di spazio grazie all’apertura alare, la quale conferiva loro anche un’elevata capacità di taglio e di perforazione. Non una, non due, ma decine e decine di aquile presero silenziosamente a percorrere la distanza per arrivare in cielo, girando attorno e ripercorrendo traiettorie completamente casuali grazie alla capacità del Primarca di poterne guidare la direzione. Nel momento in cui una persona fosse rimasta all’interno di quello spazio preso di mira, ampio centinaia e centinaia di metri, sarebbe stato oggetto al taglio di quelli che, a conti fatti, erano veri e propri fendenti dotati delle stesse proprietà della sua arma; duri quanto la propria armatura e affilati come la più temibile delle spade.



    Sapeva che quello non era uno scontro che doveva ‘vincere’, ma era uno scontro per affermare la propria forza. I titani erano capaci di rigenerare rapidamente le proprie forze in svariati modi, non ci sarebbe stato paragone in materia di resistenza quanto mero dato fisico e cosmico. Tuttavia, poteva percepire il potere della dunamis di Giapeto e tale dato non fu per lui preoccupante, poteva essergli superiore in quanto a recupero e conservazione fisica, ma in quanto a potere tutti i pesi della bilancia erano in equilibrio. Da ciò che aveva mostrato, il signore delle dimensioni era un evocatore e ciò componeva, a differenza di Oliver, uno svantaggio particolare: la necessità di affidarsi ad una fonte esterna per attaccare o difendersi, o almeno, per utilizzare le facoltà dei suoi esperimenti. Eppure, non poté fare a meno di ammirare, in un certo senso, il modo in cui tali creazioni erano state raffinate, non doveva essere stato facile né per lui, né per loro, ma ancora una volta la scienza per amore del progresso lo aveva portato il più lontano possibile da una linea che non sempre bisognava superare. Ricevere tagli del genere si sarebbe tradotto in ferite dello stesso tipo, così come impatti riflessi sul corpo. Non era niente di più che un attacco di avvertimento, qualcosa di particolarmente ingannevole data la natura dei tagli completamente impossibili da percepire, ma pur sempre limitati nella loro capacità di danno. Su quel tavolo da laboratorio mise tutte le prove a disposizione: capacità rigenerativa, capacità di evocare degli esseri dotati di altre abilità, senza contare la possibilità di piegare le dimensioni a suo favore. Sarebbe stato difficile da affrontare, eppure, non impossibile da buttare giù. Forse avrebbe imparato più da uno scontro del genere che da un semplice artefatto.



    Normalmente avrebbe utilizzato un approccio più cauto contro un nemico così potente, diventando impercettibile a sua volta. Quella volta, Oliver decise di fare l'esatto opposto. Rimase fermo lì, aprendo le braccia in silenzio, un silenzio che si rivolgeva in modo quasi plateale al titano ammantato nell'infinito. Era un chiaro messaggio a Giapeto dopo la sua offensiva.



    Forza, sono qui, che aspetti?





    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ Contusioni di media entità sulla parte frontale del corpo, ossa fratturate.
    MENTALMENTE Ξ APPROACH ME
    STATUS SCALE Ξ [Indossata] Ottimo


    RIASSUNTO AZIONI Ξ

    Mi scuso anche con te per il ritardo ingiustificabile >_>

    Difendo con una mitragliata di orsi giganti che fanno da contro ORAORAORA all'ecatonchiro, beccandomi lo scarto ovviamente.

    Come attacco, resto in un punto e lancio un DISMANTLE ad area mentre faccio il 'viecce' taunt come cortesia per iniziare.



    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Atlantean Engineering: Creation [Illusioni Ambientali]
    Ancor prima di diventare uno dei più grandi marzialisti di Atlantide, il nono Re di Atlantide – Azae – era considerato tra i più stimati utilizzatori dei poteri della mente. La sua abilità, infatti, gli permetteva di poter alterare l’aspetto di tutto ciò che circondava i presenti, sovrascrivendo la realtà effettiva con realistiche illusioni. Pur non avendo effetto materiale, erano talmente potenti da riuscire ad esser percepite quasi come reali, pericolose, da coloro che non disponevano di una grande forza - portando il cervello dei malcapitati ad autoconvincersi della veridicità di quelle immagini. Con questo potere, Azae riuscì ad oltrepassare la minaccia costituita da Cariddi, nel suo viaggio per lo stretto delle sue bestie. Come ogni Primarca di Scylla, dunque, Oliver ha ottenuto il potere di poter sovrascrivere la realtà che lo circonda – realizzando illusioni atte a confondere il nemico. Limitato soltanto dalla sua fantasia, può spaziare dalla semplice apparizione di oggetti o elementi, sul campo di battaglia, alla produzione copie. Ciò rende il potere della mente del Primarca pari al potere del suo corpo.

    Atlantean Engineering: Arsenal [Armi di Scilla]
    Quando finalmente Azae riuscì a raggiungere la temibile Scilla, essa sfruttò il potere di tutte e sei le beste – che componevano il suo corpo – per uccidere il nono re di Atlantide. L’orso, l’aquila, e il lupo furono impiegati per arrecare danni al corpo del primarca – mentre il pipistrello, il calabrone ed il serpente, furono utilizzati al fine di danneggiarlo con i loro insidiosi poteri. La mente ed il corpo del re furono impiegati al massimo della loro forza, in modo da riuscire a tener testa alla mitologica bestia. Dando prova della sua capacità, Azae riuscì ad emergere vincitore dello scontro; ciò diede modo a Scilla di poter apprezzare la caparbietà e lo spirito dell’uomo, permettendogli di trarre potere dalla sua natura e di ottenere la sua benedizione. Grazie a tale intervento, il re scienziato riuscì ad influenzarle con il suo cosmo, permettendo un assemblaggio – sempre diverso – della scale, per riprodurre gli stessi effetti dei poteri animaleschi, mostrati dalla creatura. L’orso, il pugno che abbatte – l’aquila, la lama veloce – il lupo, gli artigli perforanti – il serpente, le catene dello stretto – il pipistrello, la vita che si spegne – l’ape, il veleno insidioso. Gli attributi di ogni animale sono riflessi nelle parti meccaniche, che possono assumere le più disparate forme – assecondando la pericolosità di ognuno. Lo spirito delle bestie di Scylla risulta pericoloso anche nelle loro controparti cosmiche, se lanciate verso l'avversario, poiché - in caso di offensiva riuscita - sortiranno gli stessi effetti dei colpi portati in modo fisico.

    Orso - Danno: Interno, Rottura di Ossa / Arma: Grossa, Contundente

    Lupo - Danno: Perforante, Sanguinamento / Arma: Tagliola

    Aquila - Danno: Tagliente, Traiettoria guidata / Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante

    Serpente - Danno: Stritolamento, Enorme Resistenza / Arma: Tentacoli

    Ape - Danno: Perforante, Veleno (Apitossina) / Arma: Stiletto

    Pipistrello - Danno: Perforante, Risucchio Cosmico e Vitale / Arma: Piccolo pugnale


    Atlantean Engineering: One for All [Trasformazione]
    Sublimazione del potere di Scilla, ora fluito nella natura del cosmo di Oliver. Grazie al khala, ha ottenuto l’abilità di sfruttare le caratteristiche di ogni animale della bestia, alterando l’interezza della sua scale per farle assumere tratti caratteristici. La sua forma base, la Scale di Scylla – Versione “Ironheart”, si trasformerà a seconda della canalizzazione delle bestie sacre, mantenendo la capacità di utilizzare le armi relative agli animali di cui assume la forma. Ogni trasformazione, però, non impedisce al Primarca di lanciare la tecnica che esula dai sei mostri - il Big Tornado, che trae forza dalle acque di Cariddi. Tutte le forme conservano la durezza e la capacità di offesa della sua Scale, così come la possibilità di spostare la conformazione dell'arma del relativo animale a piacimento - grazie al riposizionamento delle placche e delle componenti d'oricalco - su qualsiasi superficie dell'armatura.

    Orso - Forza Straordinaria
    Lupo - Musica
    Aquila - Vento
    Ape - Teletrasporto
    Pipistrello - Suono

    Voz de las Olas [Telepatia]


    TECNICHE Ξ


    Cold, the air and water flowing
    Hard, the land we call our home

    L’Orso – Attraverso la manipolazione del proprio cosmo, e della propria armatura, Oliver può trasformare parte della sua scale - dotandola di grandi guanti meccanici, gambali più robusti, elmo più solido - per colpire il nemico con maggiore forza e procurargli, qualora il colpo andasse a segno, gravi danni interni ad organi e ossa. Nel caso in cui vengano ricevuti colpi ripetuti da questo tipo di arma, è possibile verificare rotture di ossa, collasso di organi funzionali, grave confusione ed emorragia cerebrale. Se non manifestati sotto questi aspetti, i poteri dell'orso possono trasformare parte della scale, facendole assumere l'aspetto di una grossa testa di martello, o di un martello pneumatico, secondo la volontà del suo utilizzatore. tutto a disposizione della conformazione contundente che la scale di Scylla può assumere. Quando l’orso è correttamente installato, oltre a ciò, i colpi a distanza lanciati assumeranno le fattezze della stessa bestia – dirigendosi in prossimità dell’avversario per tentare di colpirlo con i suoi possenti artigli, causandogli lo stesso tipo di danno che causerebbe un impatto fisico dell’arma. Incarnando la natura dell’animale, è possibile conferire alla direzione del colpo gli stessi movimenti che un vero e proprio orso compirebbe – quindi, non una semplice linea retta come qualsiasi altro assalto cosmico. Risulta essere generalmente la forma d’attacco più utilizzata da Oliver, lo sbarramento iniziale per tentare qualsiasi avversario dal combattere oltre. [Danno: Interno, Rottura di Ossa - Arma: Grossa, Contundente]


    This, the song of sons and daughters
    Hide, the heart of who we are

    L’Aquila – Attraverso il potere di questa particolare arma, Oliver potrà utilizzare una serie di lame, dotate di forme ricurve e aerodinamiche, per poter attaccare a distanza il nemico, così come tentare di tagliarlo in corpo a corpo, utilizzando l’aquila in modo non dissimile da quello di vere e proprie armi da taglio; di solito posizionate sulle braccia, possono anche essere spostate in corrispondenza delle gambe o, all'occorrenza, assumere la forma di due pugnali, di taglia media sul dorso delle mani. A causa della ridotta grandezza della versione fisica, tuttavia, Oliver tende a generarle molto di più nella loro versione cosmica. Il vero segreto di queste armi è la particolare capacità di essere controllabili a distanza, potendo compiere movimenti – anche innaturali – se dettati dalla mente del Primarca, venendo impiegata per le stesse strategie – con la stessa natura offensiva; alla stregua di un missile guidato. Qualora si presentasse la necessità, le aquile potranno essere gestite, nella loro traiettoria, come vere e proprie lame rotanti – simili a quelle di una sega circolare – mantenute vicino al loro utilizzatore tramite il controllo della direzione e dei movimenti. Considerando la loro natura animale, che permette agli uccelli predatori di comportarsi come se fossero vere aquile, Oliver può utilizzarne una per coprire le distanze rapidamente, generandola con dimensioni tali da supportarlo e aggrappandosi ad essa. A causa della loro versatilità nella gestione, considerando la capacità di offesa, quest’animale risulta particolarmente apprezzato dal Primarca, che ne fa ampio uso in battaglia. [Danno: Tagliente, Traiettoria guidata - Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante] [Danno: Tagliente, Traiettoria guidata - Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante]


    And we all lift, and we're all adrift together
     
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    Gli umani avevano questo brutto vizio di copiare le cose altrui. Più che vizio era un difetto genetico della loro carne, avevano l'imperativa necessità di scimmiottare ciò che ritenevano migliore, cercando di prendere in sé le forze pensando di essere immuni alle debolezze; eppure, non importa quanto in alto cerchi di volare, un verme è sempre un verme.
    Non che in questa circostanza Oliver fosse il verme, la sua era una linea di pensiero più generale che era scaturita dal vedere la replica del suo stesso ecatonchiro scambiare con l'originale una buona vecchia tempesta di pugni; non che lui fosse interessato a provare l'ebbrezza in prima persona, era più che contento di lasciare l'onore ai suoi assistenti involontari mentre lui restava tranquillamente al sicuro; non gli piaceva il dolore in generale, non che non ne avesse mai provato, in tempi moderni e antichi, ma era sempre stato generalmente restio a mettersi in gioco come un Iperione, un Crio, o un Oceano. Ah, il buon vecchio Oceano; gli mancava molto. Forse avrebbe dovuto smetterla di divagare e concentrare tutta la sua superiore capacità cerebrale nel proseguire lo scontro, sarebbe stato sicuramente saggio.
    Il suo risveglio recente gli rendeva ancora strano il potersi inerpicare in così tante linee di pensiero nello stesso momento, ogni tanto doveva attivamente darsi l'equivalente di un pizzicotto mentale per evitare di divagare e perdersi nei meandri di una psiche in costante flusso. Ritornò a prestare la sua completa attenzione a Oliver, giusto in tempo per cogliere una sbruffoneria che gli fece pronunciare una risata a pieni e metaforici polmoni nella mente del Primarca.
    Il suono del suo interesse fu il melodioso tintinnio di dimensioni lontane che si allineano in una congiunzione più unica che rara, un verso che le parole non possono descrivere, solo un pensiero può trasmettere la bellezza argentea di quanto l'interesse di Giapeto, emozione resa suono, fosse inconcepibilmente bella. Forse Oliver non l'avrebbe neanche colta, ma quel ragazzo meritava qualcosa per essere riuscito a strappargli una risata.

    °Ldë aut.°
    Tu, sciocco.

    Gli parlò in antico titanico, lasciandosi prendere un po' la mano vista la fluidità che il Primarca aveva mostrato nell'approssimazione mortale della sua lingua, prima di ricordarsi che forse più di qualche parola a caso era forse troppo per le capacità comunque limitate degli umani di quel tempo; non era un tono arrabbiato, a dispetto delle sue parole non intendeva nemmeno ammonirlo, era sinceramente divertito. E vagamente piccato dalla provocazione, ma quella avrebbe preso a smantellarla sistematicamente, insieme al corpo di Oliver, un pezzo alla volta.
    Aveva altri problemi al riguardo, tipo l'ecatonchiro che stava venendo dilaniato da qualcosa: il suo sangue, nero e raggrumato, sparso nel campo di battaglia mentre pezzi di mani e grossi tronconi di braccia volavano in ogni dove, fasci muscolari dilaniati e restituiti alla superficie del Pianeta Nero. Quello stava accadendo, apparentemente. Oh mer-
    Non che gli interessasse particolarmente della sofferenza del centimane, ne aveva altri in prigione, ma avrebbe preferito mantenerne uno quantomeno funzionale per continuare quello scontro. A occhio e croce aveva perso una buona cinquantina di braccia e ricevuto danni più che gravi alla sua forma; poteva servire ancora tuttavia, o per sferrare qualche attacco con le braccia rimanenti, come scudo vivente o nutrimento. Quell'ultima l'avrebbe tenuta più avanti.
    Il centimane arretrò, sparendo in una faglia spaziale che lo ricondusse alla sua cella; aveva bisogno di qualcosa di più preciso in quel momento.
    °Amica mia?°
    °Se proprio devo...°

    Il danno inflitto all'ecatonchiro gli aveva dato l'avvertimento che gli serviva per capire che qualcosa sarebbe arrivata in sua direzione a breve, dunque ebbe il tempo di chiamare a se Kampe. La sua amica accorse al suo fianco con uno sbuffo di annoiata frustrazione, forgiando la Dunamis di Giapeto in maniera da formare un glorioso intersecarsi di linee dorate, rafforzamenti delle Regole del creato ed editti dell'ex carceriera del Tartaro, rediviva e pronta ad aiutarlo.
    Il sigillo si espanse in una sfera grande abbastanza da avvolgere entrambi, rompendo ovviamente l'invisibilità del Titano ma proteggendone il contenitore fisico; giusto in tempo, qualcosa di completamente invisibile ai sensi prese a picchiettare con estrema veemenza contro i bordi lucenti del sigillo, erodendone il potere un colpo dopo l'altro prima di infrangerlo alla sua destra. Qualcosa lo colpì al torso; strinse i denti, inspirando ossigeno tra essi nel chiuso ermetico dell'elmo, mentre il dolore pungente cominciava a spargersi ovunque nelle terminazioni nervose. Era stato colpito da qualcosa che, seppur non in grado di perforare la Soma, aveva preso un bel quantitativo di energia cinetica prima di colpirlo direttamente. Nulla di grave, poteva benissimo continuare nello scontro, il Sigillo di Kampe aveva assorbito parte della forza d'impatto di qualunque cosa l'avesse raggiunto e l'Ichor stava già cominciando a lenire il suo dolore e risanare le imperfezioni nel corpo del Titano.
    Fece avvolgere la guardiana da un nuovo portale mentre il sigillo ormai collassava in una pioggia di particelle dorata, rimandandola al sicuro. Non voleva rischiare che qualcuno potesse farle ancora del male. No, Giapeto avrebbe usato qualcosa di ben più sacrificabile.

    Un'enorme fenditura si aprì davanti a lui, lasciando emergere un gigantesco Ciclope al massimo dei suoi 37 metri di altezza, la sua mole colossale sufficiente per oscurare Giapeto allo sguardo di Oliver per quell'attimo che servì al Titano per iniziare a rispondere al fuoco nella maniera più caotica possibile.
    °Sei sfacciato.°
    Si immerse in un nuovo portale mentre il Ciclope diede alla Dunamis di Giapeto, un nero catramoso e ribollente, la forma di un grezzo e enorme maglio a due mani. Mentre questo processo avveniva, alla velocità della luce, il Titano riapparve a settanta metri alle spalle di Oliver; affondò la chiave sinistra, compiendo poi un movimento circolare con la punta dell'artefatto per raccogliere nella morsa del suo controllo spaziale tutti i pezzi di arti, il sangue e le parti spaccate e recise di teste e cervelli sparsi sul pavimento vetroso, segni della sofferenza dell'ecatonchiro e che gli sarebbero stati utili fino all'ultimo. Li direzionò tutti contro Oliver, proiettandoli verso il Primarca per occupare i suoi sensi con quel letterale groviglio di frattaglie e icore nero che stava direzionandosi verso la sua posizione. Non erano capaci di fargli del male, ovviamente, ma magari gli avrebbe dato qualcosa a cui pensare intanto che il Ciclope levava il martello in alto.
    Il colpo sferrato dall'essere ancestrale sarebbe stato abbondantemente diretto verso il vuoto, troppo lontano per raggiungere Oliver, ma muovendo la Chiave destra Giapeto aprì una nuova fenditura, facendo riapparire l'immensa arma a una decina di metri sopra la testa dello sfortunato umano. Grande venti metri, sarebbe stato più che sufficiente per schiacciarlo al suolo interamente.

    E poi, una volta menato il colpo che avrebbe dovuto impegnare il Primarca, Giapeto sferrò la sua vera offensiva. Prese la mira usando altri portali aperti improvvisamente per avere contatto visivo, e dunque agì.

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    [KHORA BLADE: CIRISSE]
    Piercing Heaven: Cleave

    Entrambe le chiavi mulinarono in una tempesta continua di tagli e affondi, innumerevoli colpi che compressero la struttura spaziotemporale in fenditure incomprensibilmente sottili ma perfettamente capaci di separare la materia con estrema efficienza. Alcune furono proiettate in avanti, altre affondarono in sottili portali che le traslarono nelle vicinanze di Oliver, ma il risultato fu che l'intera area attorno al Primarca divenne un inferno di lame e tagli nella realtà, che si spaccò come vetro a questa manifestazione di potere.
    Mirava a soffocarlo nella sua tempesta di fendenti, che si chiuse su di lui come le zanne di un predatore. La prima ondata di attacchi fu mirata ai gomiti, le ginocchia e il collo di Oliver, di tagliare in punti che ne avrebbero limitato l'efficacia combattiva, ma il resto degli attacchi sarebbe stato diretto ovunque fosse atterrato lungo il corpo del Primarca. Data l'inferiore energia cosmica in esso infusa, a contatto con queste lame il maglio di Cosmo del Ciclope si disfece in quel momento, lasciando campo libero alla pioggia di spazio furente di concludere l'offensiva..


    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE riserve cosmiche in rigenerazione, moderata contusione al torso (costole incrinate, fiato corto, in rigenerazione)
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI il tuo attacco fa malissimo all'ecatonchiro, che riesco a richiamare via prima che venga distrutto, però la cosa mi fa capire che c'è un attacco in arrivo e uso Kampe per difendermi con una sfera di sigilli. Quello che passa ovviamente lo sento, ma riesco a minimizzare, di contro sono visibile ora. Uso telecinesi dimensonale per prendere i pezzi smembrati dell'ecatonchiro e usarli per bloccarti un po' la vista insieme al macello di colori della dimensione (diversivo), evoco un Ciclope che poi lancia una GIGANORMICA MARTELLATA per splorcharti a terra (Attacco Debole, Costrutto), e io nel frattempo faccio Judgment Cut di lame dimensionali (AF, + Armi Infuse).

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 5 WARDEN: K.01 KAMPE
    anticamente Kampe era un Gigante messo a guardia del Tartaro e, cosa più importante, un'amica di Giapeto. Sua assistente in molti esperimenti, aiutava il Titano a mantenere ordine nella popolazione prigioniera assicurandosi che i potenti sigilli di vincolo restassero al massimo della potenza, oltre a mantenere certi soggetti in un continuo stato comatoso. Durante la Titanomachia fu tra le infinite vittime di Zeus, brutalmente assassinata quando questo liberò gli originali Ecatonchiri e i Ciclopi prigionieri.
    La Kampe attuale non è ovviamente l'originale, è un soggetto cresciuto da un misto di materiale genetico della Guardiana e Ichor, non dispone delle sue memorie originali ma pare avere conservato brandelli di personalità. In verità non è stato neanche Giapeto a compiere questo esperimento, ma non ha trovato nessuna ragione per terminarlo; per ora anche solo una voce famigliare è abbastanza.
    A differenza di tutti gli altri soggetti e sebbene sia comunque legata alla Dunamis del suo signore, la Guardiana non è né un esperimento e né una prigioniera, è l'unica tra le evocazioni del Titano ad avere una vera personalità e libero arbitrio.

    Alta tre metri e lunga 15, considerando la coda, Kampe può manifestare in autonomia un rafforzamento delle regole della realtà sotto forma di un costrutto geometrico: i Sigilli della Guardiana possono essere forgiati secondo il suo desiderio, sia nella forma che nel numero (sebbene limitato all'estensione della Dunamis di Giapeto e a forme bidimensionali o tridimensionali), e dispongono di una Durezza Straordinaria, risultando estremamente resistenti a effetti dannosi.
    I Sigilli possono essere impressi e lasciati inerti, allo scopo di preparare trappole, usati come difese per resistere ad attacchi, fatti esplodere come tentativo di offesa contro i propri nemici: questa particolare tipologia dell'arte impone su chi viene raggiunto da essi una crescente difficoltà, proporzionale al divario energetico e al numero di Sigilli andati a segno, nel manifestare poteri cosmici. Per liberarsi da questi sigilli le vittime dovranno bruciare tanto Cosmo quanto ne sarebbe necessario per rompere dei Costrutti dalla Durezza Straordinaria; man mano che gli effetti di questo potere e i Sigilli imposti sul bersaglio si accumulano i bersagli vedranno i propri movimenti farsi sempre più difficoltosi, fino a provocare in casi estremi una paralisi totale.
    [Sigilli Base di Vincolo]


    SUBJECT 2: CYCLOPES
    originariamente, quando Giapeto si rese conto di avere Ciclopi rinchiusi nella sua prigione, ebbe per loro pietà. Forse riteneva ingiusta la punizione decretata da Urano, forse nutriva rispetto per l'abilità dell'arte metallurgica che avevano dimostrato di avere, forse è stato solo un vezzo del momento; quale che sia la verità alla scoperta che alcuni Ciclopi avevano armato gli odiati Olimpici, dopo che questi uccisero Kampe per liberarli, Giapeto fece scontare a chi era rimasto in mano sua ogni istante di supplizio mancato.
    Completamente spezzati dalle cure del Titano, i Ciclopi suoi prigionieri sono capaci di fare una singola e ironica cosa: forgiare armi. Ogni altra possibilità cancellata dalle loro menti, i loro corpi gusci vuoti capaci solo di eseguire una serie di movimenti atti a ripetere le complesse procedure necessarie a produrre gli armamenti necessari alle forze dei Dodici.
    Se siano in qualche modo coscienti di quello che stanno soffrendo o se siano piombati nel vuoto dell'oblio, solo Giapeto lo sa.

    Quando richiamato in un contesto di battaglia, dall'alto dei suoi 35 metri di altezza, il Ciclope sarà in grado di forgiare la Dunamis passatagli dal suo padrone come un fabbro fa col metallo. Esso potrà dare forma a costrutti dall'aspetto di raffinati implementi di guerra che, sebbene siano inferiori in efficacia rispetto ad armi vere e proprie, saranno superiori nelle loro capacità offensive rispetto a comuni creazioni cosmiche.
    [Costrutti (Armi)]



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    Avanzare a volte non era sempre la scelta giusta, così come non lo era indietreggiare e Oliver tutto questo lo sapeva bene. Restò fermo in quel punto, a braccia ancora aperte, mentre il ciclope avanzava brandendo quella terribile arma. Non poté fare a meno di chiedersi quanto il loro aiuto sarebbe stato incredibile alla forgia, non poté fare a meno di domandarsi quanto grandi e potenti erano state le creazioni di tali creature al servizio di titani e dèi. La loro capacità di resistere anche nei punti più caldi della forgiatura, la loro capacità di piegare il ferro e qualsiasi altro minerale senza battere ciglio. Cuordimetallo non poté che provare un sussulto nel percepire la forza di tale creatura, così come non poté trattenersi dal distruggere quell'offensiva. I colori del Melas Planetas ancora vibravano nelle sue retine, ma per una difesa del genere non si sarebbe dovuto muovere. Percepì le striature, gli strali, gli infiniti colori dello spazio rapire il suo sguardo in maniera innocua, seppur abbastanza efficace da reagire con uno scarto di secondo a ciò che il titano aveva scatenato su di lui. La sua armatura non cambiò conformazione, costantemente mostrando le ali bianche, come il resto della scale, aperte attorno a lui. Una strana vibrazione animò le lastre metalliche delle piume che si piegarono leggermente mentre lo spazio si contorceva attorno alla figura di Cuordimetallo. Non aveva timore, non ce n’era motivo. Il vento dell’aquila cominciò a rendere pregna l’aria attorno ad Oliver, eruttando verso l’alto con un profondo rombo dalle striature grigiastre e bianche, il tornado – nella sua manifestazione più pura, aveva il compito di riempire la gran parte dello spazio. La spinta si sarebbe opposta alla martellata, coadiuvata da una furia amplificata dal su cui Oliver aveva controllo in quella forma.



    L’impatto e l’esecuzione della tecnica fu amplificato dalla generazione delle aquile cosmiche che saturarono con consistenza fisica quel tornado di vento e che, tuttavia, costrinsero Cuordimetallo a restare ancora fermo sul posto, diventando soggetto al secondo attacco, quello per cui la martellata del ciclope aveva svolto il ruolo di distrattore. I fendenti del titano cominciarono a riempire l’aria ma il Primarca mantenne attiva la sua immensa creazione. Aveva già ricevuto attacchi del genere, fendenti che potevano tagliare perfino lo spazio, fendenti che riempivano l’aria e che dilaniavano tutto al passaggio, lui stesso poteva rivolgerli contro il nemico tramite un paio di forme del ki-rata. Ecco perché, in quel momento, Oliver decise di canalizzare ancora una volta il potere dell’animale, estendendo quella difesa anche ai fendenti in arrivo. D’altronde i titani erano dèi e al potere di un dio si rispondeva con un potere uguale. Utilizzò la Stance di Quetzalcoatl e le aquile continuarono ad essere generate, solo che non furono più aquile ma serpenti piumati dai grandi artigli e dalle terribili piume taglienti, che cominciarono a girare attorno ad Oliver grazie alle sue capacità di poterne guidare le traiettorie. La corrente di vento si oppose all’avanzare dei fendenti dimensionali che furono più scoordinati al loro passaggio, mentre le emanazioni cosmiche avevano il compito di scontrarsi direttamente con essi, fendente contro fendente, producendo uno stridio e una carica cosmica che permeò tutto lo scenario dello scontro facendo risultare i colori del Melas Planetas ancora più vibranti. Come fu lecito pensare, alcuni dei fendenti di Giapeto passarono l’opposizione cosmica del suo avversario, arrivando a tagliare la schiena, le gambe, le braccia di Oliver in un moto completamente imprevedibile.



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    Nell’infuriare della tempesta, Oliver cambiò forma della sua armatura selezionando la matrice progressiva dell’Ape, sfruttandone i poteri per traslarsi nello spazio e scomparire, approfittando del chaos che infuriava tra i fendenti di Giapeto e quelli dell’aquila. Il titano era tornato visibile e ciò gli aveva permesso di delineare un obiettivo verso il quale spostarsi con immediatezza, disfacendo la sua figura e componendola esattamente davanti a lui. Non avrebbe potuto chiedere occasione migliore per sorprendere l’avversario con un approccio diametralmente opposto al precedente. Approfittando di quella confusione, si sarebbe posizionato esattamente davanti a lui per procedere ad una tattica tanto sconsiderata quanto potenzialmente efficace. Sorrise sotto l’elmo nel momento in cui tornò alla matrice base della sua armatura, tramutandola poi in quella dell’Orso per portare avanti la sua nuova – strana – offensiva. Prima di tutto, avrebbe limitato i movimenti del titano dinnanzi a lui utilizzando le proprie gambe; esse si sarebbero strette attorno al busto di Giapeto, sfruttando la grandezza superiore che aveva in quella forma, rispetto alla versione base della scale, per rendergli più difficile uscire dalla presa. Avendolo sotto tiro in quel modo, qualora fosse riuscito nell’intento, avrebbe preparato il nemico per il vero attacco, che avrebbe sfruttato contemporaneamente la proverbiale forza di cui era dotato, assieme ad una delle armi più potenti e pericolose da ricevere a contatto. Oliver aprì i palmi delle mani, stringendo le dita e ponendola in modo tale da formare quasi la zampa di un orso. L'impulso mentale si estese ancora una volta, raggiungendo quello di Giapeto. 'Visto il vostro ichor, posso permettermi di esagerare un po' di più.'



    Ki-Rata: Bear Stance
    [EIGHT TRIGRAMS MOUNTAIN-CRUSHER]





    Scylla avrebbe usato entrambe le mani per rivolgere contro il corpo di Giapeto una serie di attacchi diretti, mirando allo sterno, alle spalle, alle braccia, agli addominali. Un attacco frontale che metteva a rischio il corpo grazie all’unione della suddetta forza di cui disponeva con quella matrice e della pericolosità dell’arma dello stesso animale. Per un corpo che seguiva tali regole, i danni sarebbero stati molteplici al contatto con tale forza: ossa rotte, organi interni danneggiati, difficoltà a respirare e coordinare i movimenti a seguito di uno scombussolamento tale e dei danni aggravati alla struttura del corpo stesso, senza contare contusioni e colpi di frusta dovuti al movimento del corpo nemico in relazione alla stretta delle gambe, che lo avrebbe tenuto fermo sul posto, ancorando Oliver all’avversario. Di norma, un attacco del genere avrebbe inflitto dei danni più che seri anche a cavalieri e guerrieri protetti da un’armatura, ma il Primarca conosceva le capacità dell’ichor, il sangue titanico, che avrebbe prontamente risposto guarendo il possessore dagli eventuali danni, riparando i più semplici fino a impegnarsi di più per guarire i più seri. Strinse i denti nel realizzare dopo qualche secondo l'entità dei danni che aveva precedentemente subito con i fendenti dimensionali di Giapeto, qualcosa che aveva incrinato le proprie ossa, che bruciava come lividi sotto l'impatto con l'armatura, che gli accorciava il respiro nell'esecuzione di vari movimenti. Eppure, Oliver era ancora della stessa idea, quello scontro non era fatto per combattere o uccidere un titano; nonostante la forza impressa negli attacchi, la serietà delle sue tattiche volte a danneggiarlo, era quasi una scommessa: provare un certo grado di forza affinché Giapeto tenesse a mente che l’uomo poteva avere un’esistenza effimera paragonata alla longevità di un titano, ma nonostante ciò la sua luce avrebbe brillato il doppio. La sua mente cominciò a mandare nuovi impulsi psichici ai comandi dell'armatura, che risposero al suo portatore con un singolo input.


    Inizializzazione: Hexatheon I, Ifrit


    Sono pronto.





    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ Contusioni di seria entità sulla parte frontale del corpo, ossa fratturate. Tagli profondi su parte del corpo non protetta dalla scale, contusioni di media entità alla schiena.
    MENTALMENTE Ξ Resolution
    STATUS SCALE Ξ [Indossata] Buono


    RIASSUNTO AZIONI Ξ

    Difendo con un TORNADO non big ma di vento, riempito di aquile che volano all'interno per dare solidità. Il tornado ha lo scopo di opporsi all'ad e scontrarsi con i fendenti in arrivo.

    Approfittando del macello che rende difficile individuarmi nell'occhio del ciclone, mi teleporto davanti a te e poi entro in forma orso, avvitandoti il torso con le gambe [ad] e procedendo ad un uattatà di colpi frontali [af - forza strao + arma fisica orso]

    L'ultima parte è uno strumentopolo misterioso che servirà più tardi


    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Atlantean Engineering: Creation [Illusioni Ambientali]
    Ancor prima di diventare uno dei più grandi marzialisti di Atlantide, il nono Re di Atlantide – Azae – era considerato tra i più stimati utilizzatori dei poteri della mente. La sua abilità, infatti, gli permetteva di poter alterare l’aspetto di tutto ciò che circondava i presenti, sovrascrivendo la realtà effettiva con realistiche illusioni. Pur non avendo effetto materiale, erano talmente potenti da riuscire ad esser percepite quasi come reali, pericolose, da coloro che non disponevano di una grande forza - portando il cervello dei malcapitati ad autoconvincersi della veridicità di quelle immagini. Con questo potere, Azae riuscì ad oltrepassare la minaccia costituita da Cariddi, nel suo viaggio per lo stretto delle sue bestie. Come ogni Primarca di Scylla, dunque, Oliver ha ottenuto il potere di poter sovrascrivere la realtà che lo circonda – realizzando illusioni atte a confondere il nemico. Limitato soltanto dalla sua fantasia, può spaziare dalla semplice apparizione di oggetti o elementi, sul campo di battaglia, alla produzione copie. Ciò rende il potere della mente del Primarca pari al potere del suo corpo.

    Atlantean Engineering: Arsenal [Armi di Scilla]
    Quando finalmente Azae riuscì a raggiungere la temibile Scilla, essa sfruttò il potere di tutte e sei le beste – che componevano il suo corpo – per uccidere il nono re di Atlantide. L’orso, l’aquila, e il lupo furono impiegati per arrecare danni al corpo del primarca – mentre il pipistrello, il calabrone ed il serpente, furono utilizzati al fine di danneggiarlo con i loro insidiosi poteri. La mente ed il corpo del re furono impiegati al massimo della loro forza, in modo da riuscire a tener testa alla mitologica bestia. Dando prova della sua capacità, Azae riuscì ad emergere vincitore dello scontro; ciò diede modo a Scilla di poter apprezzare la caparbietà e lo spirito dell’uomo, permettendogli di trarre potere dalla sua natura e di ottenere la sua benedizione. Grazie a tale intervento, il re scienziato riuscì ad influenzarle con il suo cosmo, permettendo un assemblaggio – sempre diverso – della scale, per riprodurre gli stessi effetti dei poteri animaleschi, mostrati dalla creatura. L’orso, il pugno che abbatte – l’aquila, la lama veloce – il lupo, gli artigli perforanti – il serpente, le catene dello stretto – il pipistrello, la vita che si spegne – l’ape, il veleno insidioso. Gli attributi di ogni animale sono riflessi nelle parti meccaniche, che possono assumere le più disparate forme – assecondando la pericolosità di ognuno. Lo spirito delle bestie di Scylla risulta pericoloso anche nelle loro controparti cosmiche, se lanciate verso l'avversario, poiché - in caso di offensiva riuscita - sortiranno gli stessi effetti dei colpi portati in modo fisico.

    Orso - Danno: Interno, Rottura di Ossa / Arma: Grossa, Contundente

    Lupo - Danno: Perforante, Sanguinamento / Arma: Tagliola

    Aquila - Danno: Tagliente, Traiettoria guidata / Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante

    Serpente - Danno: Stritolamento, Enorme Resistenza / Arma: Tentacoli

    Ape - Danno: Perforante, Veleno (Apitossina) / Arma: Stiletto

    Pipistrello - Danno: Perforante, Risucchio Cosmico e Vitale / Arma: Piccolo pugnale


    Atlantean Engineering: One for All [Trasformazione]
    Sublimazione del potere di Scilla, ora fluito nella natura del cosmo di Oliver. Grazie al khala, ha ottenuto l’abilità di sfruttare le caratteristiche di ogni animale della bestia, alterando l’interezza della sua scale per farle assumere tratti caratteristici. La sua forma base, la Scale di Scylla – Versione “Ironheart”, si trasformerà a seconda della canalizzazione delle bestie sacre, mantenendo la capacità di utilizzare le armi relative agli animali di cui assume la forma. Ogni trasformazione, però, non impedisce al Primarca di lanciare la tecnica che esula dai sei mostri - il Big Tornado, che trae forza dalle acque di Cariddi. Tutte le forme conservano la durezza e la capacità di offesa della sua Scale, così come la possibilità di spostare la conformazione dell'arma del relativo animale a piacimento - grazie al riposizionamento delle placche e delle componenti d'oricalco - su qualsiasi superficie dell'armatura.

    Orso - Forza Straordinaria
    Lupo - Musica
    Aquila - Vento
    Ape - Teletrasporto
    Pipistrello - Suono

    Voz de las Olas [Telepatia]


    TECNICHE Ξ


    Cold, the air and water flowing
    Hard, the land we call our home

    L’Orso – Attraverso la manipolazione del proprio cosmo, e della propria armatura, Oliver può trasformare parte della sua scale - dotandola di grandi guanti meccanici, gambali più robusti, elmo più solido - per colpire il nemico con maggiore forza e procurargli, qualora il colpo andasse a segno, gravi danni interni ad organi e ossa. Nel caso in cui vengano ricevuti colpi ripetuti da questo tipo di arma, è possibile verificare rotture di ossa, collasso di organi funzionali, grave confusione ed emorragia cerebrale. Se non manifestati sotto questi aspetti, i poteri dell'orso possono trasformare parte della scale, facendole assumere l'aspetto di una grossa testa di martello, o di un martello pneumatico, secondo la volontà del suo utilizzatore. tutto a disposizione della conformazione contundente che la scale di Scylla può assumere. Quando l’orso è correttamente installato, oltre a ciò, i colpi a distanza lanciati assumeranno le fattezze della stessa bestia – dirigendosi in prossimità dell’avversario per tentare di colpirlo con i suoi possenti artigli, causandogli lo stesso tipo di danno che causerebbe un impatto fisico dell’arma. Incarnando la natura dell’animale, è possibile conferire alla direzione del colpo gli stessi movimenti che un vero e proprio orso compirebbe – quindi, non una semplice linea retta come qualsiasi altro assalto cosmico. Risulta essere generalmente la forma d’attacco più utilizzata da Oliver, lo sbarramento iniziale per tentare qualsiasi avversario dal combattere oltre. [Danno: Interno, Rottura di Ossa - Arma: Grossa, Contundente]


    This, the song of sons and daughters
    Hide, the heart of who we are

    L’Aquila – Attraverso il potere di questa particolare arma, Oliver potrà utilizzare una serie di lame, dotate di forme ricurve e aerodinamiche, per poter attaccare a distanza il nemico, così come tentare di tagliarlo in corpo a corpo, utilizzando l’aquila in modo non dissimile da quello di vere e proprie armi da taglio; di solito posizionate sulle braccia, possono anche essere spostate in corrispondenza delle gambe o, all'occorrenza, assumere la forma di due pugnali, di taglia media sul dorso delle mani. A causa della ridotta grandezza della versione fisica, tuttavia, Oliver tende a generarle molto di più nella loro versione cosmica. Il vero segreto di queste armi è la particolare capacità di essere controllabili a distanza, potendo compiere movimenti – anche innaturali – se dettati dalla mente del Primarca, venendo impiegata per le stesse strategie – con la stessa natura offensiva; alla stregua di un missile guidato. Qualora si presentasse la necessità, le aquile potranno essere gestite, nella loro traiettoria, come vere e proprie lame rotanti – simili a quelle di una sega circolare – mantenute vicino al loro utilizzatore tramite il controllo della direzione e dei movimenti. Considerando la loro natura animale, che permette agli uccelli predatori di comportarsi come se fossero vere aquile, Oliver può utilizzarne una per coprire le distanze rapidamente, generandola con dimensioni tali da supportarlo e aggrappandosi ad essa. A causa della loro versatilità nella gestione, considerando la capacità di offesa, quest’animale risulta particolarmente apprezzato dal Primarca, che ne fa ampio uso in battaglia. [Danno: Tagliente, Traiettoria guidata - Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante] [Danno: Tagliente, Traiettoria guidata - Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante]


    And we all lift, and we're all adrift together
     
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    Giapeto si stava divertendo.
    Cosa rara, un Titano poteva trovare certe cose solo in compagnia dei propri simili o in circostanze particolarmente stimolanti, questa situazione era la seconda; si era reso conto che i suoi pensieri stavano facendosi simili a quelli che aveva avuto durante la Prima Guerra degli Eterni, quantomeno nelle parti che ricordava, con le dovute proporzioni. Anche lì era stato spinto ai limiti assoluti della propria conoscenza, costretto a protendere il massimo dell'impegno nel proseguire uno scontro; non poteva permettersi di commettere errori, la minima disattenzione o imperfezione sarebbe stata fatale, un movimento errato avrebbe potuto portare alla morte. E loro, a differenza dei Daimon, non potevano permettersi strategie suicide.
    Eppure, sebbene non odiasse Oliver, provava una simile sensazione di pericolo; il sentirsi messo alla prova, totalmente e completamente, ogni sua tattica contestata in una prova che avrebbe potuto essergli fatale se si fosse azzardato a compiere la minima disattenzione.

    Poi entravano in gioco cosa che non avrebbe potuto prevedere in nessun caso, a meno di aver visto il suo avversario combattere in circostanze precedenti.
    Quando Oliver gli si materializzò davanti, Giapeto fu colto di sorpresa; pensandoci meglio avrebbe potuto aspettarsi un trucchetto del genere, aveva una notevole maestria sulla tecnologia atlantidea che trascendeva le semplici limitazioni del suo cosmo, eppure fu comunque colto alla sprovvista. Un buon promemoria per scontri futuri.
    Il Titano tentò di arretrare, aprire un portale e traslarsi altrove, ma Oliver fu più veloce; avvolse le gambe attorno al busto, bloccandolo in una morsa che non sarebbe riuscito a spezzare immediatamente, fu lì che vide le enormi manone del Primarca piombare su di lui. Non rimpianse proprio le sue scelte di vita, ma ebbe qualche sincero dubbio.

    Sapeva però cosa fare, sebbene la sua reazione fu sufficientemente dettata dal panico e dalla necessità di un'immediata difesa. Oliver aveva contrastato precedentemente una sua raffica di pugni con una particolare conformazione cosmica, era legittimo pensare che l'inverso fosse valido.
    Lo spazio attorno al Titano si spaccò, non una fine manipolazione quanto un'affrettata spaccatura che manifestò nuovamente la violenza dell'ecatonchiro; aveva subito danni seri, ma in quella circostanza gli servivano esclusivamente le sue braccia che, dalle spalle di Giapeto, dardeggiarono contro Oliver. I pugni della bestia mitica impattarono contro quelli del Primarca, una replica a parti invertite di ciò che già si era verificato in precedenza: ogni volta colpo fu un tuono, un rombo che avrebbe annientato guerrieri meno forti, le onde d'urto si espansero in ogni direzione in una cacofonia di carne nuda contro oricalco. L'ecatonchiro fu danneggiato ulteriormente da questo, ma Giapeto interessava decisamente poco.

    Fu non solo la superiore potenza del Primarca quanto la strana forza della sua armatura a dargli un vantaggio contro l'esemplare centimane. Un colpo spezzò due braccia, passando oltre la difesa; Giapeto scostò il capo, abbastanza per non farselo sfondare di netto, ma l'impatto raggiunse comunque la tempia. Un attacco subito di striscio echeggiò nel vuoto del Melas Planetas, un tonfo violentissimo contro l'elmo della Soma, e il danno andò oltre ogni sua possibile difesa; sentì una lacerazione aprirsi sulla fronte, il calore del suo sangue che stava cominciando a scorrergli sul volto, e l'energia cinetica del pugno era stata sufficiente per rintronarlo in maniera decisamente percettibile.
    Fece ardere la Dunamis, espandendo da sé una forte telecinesi dimensionale per respingere le gambe di Oliver e districarsi da quella morsa, ma così facendo si espose ad un colpo diretto al petto. Alzò d'istinto la sinistra, frapponendo al colpo un braccio protetto dalla chiave, ma capì troppo tardi che difese materiali erano inefficaci contro la scienza del Primarca.
    L'impatto fu violentissimo e riverberò fin dentro le ossa del Titano, scuotendole e rompendole oltre ogni possibile protezione; avvertì un forte dolore, attutito vagamente dalle proprietà rigenerative dell'Ichor, ma non serviva Ceo per capire che quell'arto era ormai inservibile.

    La forza dell'attacco fu tale da scaraventare Giapeto all'indietro, facendolo rovinare contro il pavimento vetroso del Melas Planetas come una sorta di bambola scagliata in un corridoio.
    Fu quasi divertente lasciarsi andare all'abbraccio della gravità, se non altro perché il mondo stava vorticando in maniera simpatica tutto attorno a lui, ma decise che forse sarebbe stato il caso di fermarsi a un centinaio di metri da Oliver; semplicemente decise di fermarsi
    e lo spazio si fece morbido e avvolgente attorno al Titano, rallentandone l'impeto fin quando non venne afferrato da qualcosa che aveva richiamato. Kampe era tornata, apparendo a qualche metro di distanza da Giapeto, afferrandolo al volo con la mano e fermandone definitivamente la caduta.
    °Tutto a posto?° A dispetto dell'intonazione apparentemente priva di emozioni, poteva sentirsi un accenno di preoccupazione nella voce della Custode.
    °Eh, siamo stati peggio.°

    Giapeto toccò terra davanti alla sua amica, constatando di aver bisogno di qualche istante per riprendersi dalla botta in testa subita. Non avrebbe avuto il tempo di farlo, doveva continuare ad attaccare e spingere il Primarca ai suoi limiti estremi, e fare in modo che Oliver lo spingesse ai suoi. Solo così avrebbero entrambi potuto trascendere, andare oltre le irritanti limitazioni che venivano con l'essere bloccati da una comprensione basilare del Settimo Senso, e giungere ad uno stato più confacente alla loro maestà.
    Questo non sarebbe potuto succedere se si fossero trattenuti. Nell'attimo di contatto, Kampe aveva impresso sulla schiena del Titano un sigillo che andò a toccare la Dunamis che fluiva in lui, permettendogli di controllarla in maniera più fluida e uniforme.
    °Pronta?°
    Parlò prima a Kampe, una premura per sincerarsi che fosse disposta ad aiutarlo, mentre guardava il braccio ormai inservibile e ciondolante al suo fianco; avrebbe dovuto adattarsi sia al dolore continuo che alla necessità di trovare un nuovo equilibrio, atto semplice per uno come lui quest'ultimo, ma necessitava un po' di sforzo cosciente. La Custode annui, e insieme attaccarono con la confidenza che solo due amici che conoscevano tutto l'uno dell'altro potevano avere.

    Kampe prese la Dunamis di Giapeto e la rese un editto nel tessuto della Realtà, sotto i suoi piedi e per un chilometro di distanza vergò un Sigillo di splendida luce dorata, le linee si intersecarono, espandendosi e poi chiudendosi in un disegno di assoluta perfezione che si sarebbe ultimato, raggiungendo ogni cosa nel suo raggio d'azione. Questo sigillo, se Oliver ne fosse entrato in contatto, ne avrebbe bloccato in maniera innocua i movimenti per pochi attimi fatali o per costringerlo a compiere una schivata avventata.
    Agirono contemporaneamente i due, Kampe vergò altri tre sigilli, grandi quanto le sue mani, mentre Giapeto spiccò il volo e si mise davanti alla Custode; sia per coprirne le azioni agli occhi di Oliver che per essere in una buona posizione per proteggerla se avesse cercato di attaccarla.

    °Potrei quasi offendermi all'implicazione.°

    Poi il Titano separò nuovamente lo spazio con una semplice imposizione del suo volere, aprendo un portale due metri davanti al Primarca, facendo passare la Chiave destra attraverso la fenditura e menando un singolo fendente al massimo assoluto del suo potere.

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    [ASTER XIPHOS]
    Pierce Through, O' Starblade

    Sue erano le Chiavi del Multiverso, sue erano da usare come armi. Quel fendente, una compressione spaziale così sottile e netta da poter separare la materia, era tanto pregna della forza del Titano da lasciarsi dietro una scia di puro universo, uno scorcio nelle realtà infinite che gli artefatti alle sue braccia portavano. Una porta aperta verso mondi lontani, la fenditura era lunga cinquanta metri e mirata al centro esatto del corpo di Oliver, nel tentativo di impattare contro di lui in un perfetto moto verticale.

    Mentre ciò accadeva, anche Kampe sferrò la sua mossa; con la Dunamis di Giapeto forgiò tre piccoli sigilli, grandi quanto le sue mani, che lanciò in avanti in una nuova fenditura spaziale aperta dal Titano aperta alle spalle di Oliver.
    I sigilli avrebbero dovuto raggiungerlo nel mezzo della sua schiena e paralizzarlo ulteriormente, sottoponendolo agli effetti negativi del contatto con questi editti assoluti, seppure non fossero l'offensiva principale del Titano e della sua amica avrebbero potuto essere un buon trampolino di lancio per assalti futuri.

    °Dammi tutto ciò che hai, Primarca. Non è il momento di limitarsi.°

    Parlò con la voce di un padre che esorta i figli a fare del proprio meglio. Non era venuto qui per vedersi sottovalutato o per ricevere altro che non fosse l'assoluto picco del potere di Oliver.
    L'avrebbe spinto a combatterlo al massimo, in un modo o in un altro, ma per ora aveva scelto di iniziare con le buone.

    Relativamente.


    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE Sigillo di Potenziamento al Cosmo, riserve cosmiche in rigenerazione, moderata contusione al torso (costole incrinate, fiato corto, in rigenerazione), moderata contusione alla testa (leggera lacerazione e piccole fratture, vertigini, in rigenerazione), grave contusione al braccio sinistro (frattura completa all'avambraccio, inservibile, in rigenerazione)
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI Mi difendo come posso usando l'ecatonchiro come uno stand ma gli attacchi che passano fanno decisamente male. Mi libero dalla presa con telecinesi e mi faccio yeetare via, poi evoco Kampe. Prima di tutto mi fa un sigillo base di potenziamento, poi lei crea un gigantesco sigillone che, se ti prende, prova a bloccarti in maniera innocua (div), infine crea tre sigilli di vincolo che lancia in un portalino alle tue spalle (AD+, Sigilli Base di Vincolo) per appiccicarteli addosso e bloccarti ancora un po'.
    Io easy peasy faccio un giochino con portale per farti arrivare davanti una singola lamona dimensionale (AF+, Arma Infusa). Questo attacco è alla massima potenza.

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 1: HECATONKEIRES
    gli ecatonchiri sono tra gli esperimenti più faticosi ma produttivi che il Titano dello Spazio abbia mai eseguito. Ritenuti originariamente troppo feroci e imperfetti per poter fare parte dell'esercito dei Giganti, Giapeto acquisì il materiale genetico dei tre primi prototipi della specie centimane; una volta coltivati fino a una completa maturazione, le creature furono soggetto di numerose procedure al fine di annullarne le devastanti pulsioni e massimizzarne la potenza combattiva.

    Agli occhi di una creatura meno avvezza alla genetica e alle procedure di Giapeto, gli Ecatonchiri non dovrebbero essere neanche vivi: organi interni e appendici ritenute non necessarie alla battaglia sono state completamente rimosse, rimpiazzate da ulteriori fasci muscolari capaci non solo di supportare le cento braccia e cinquanta testa di ognuno, ma di sprigionare una potenza fisica devastante e superiore a quella di comune guerriero divino. Contestualmente i cervelli delle creature sono stati ampiamente rimaneggiati, le loro menti riempite di ampi programmi di ricondizionamento psichico, gli unici pensieri concessi sono eoni su eoni di arte combattiva; ogni possibile mossa e colpo di una devastante arte marziale è conservato in essi, pronto ad essere scatenato alla volontà di Giapeto. Ovviamente questo li rende incapaci di formulare in autonomia pensieri che non siano relativi al prosieguo della lotta in corso, o al massimo di eseguire l'ultimo comando che il Titano ha imposto, ma questo non è certo un problema per lui.

    Non è cosa comune vedere gli ecatonchiri al massimo dei loro 100 metri di altezza, a meno di disporre di spazi sufficientemente ampi; più frequentemente Giapeto è solito aprire piccole finestre dimensionali nelle loro celle di contenimento in modo da consentire loro di far passare le braccia e sferrare attacchi nei punti indicati dal Titano.
    [Forza Straordinaria]


    SUBJECT 5 WARDEN: K.01 KAMPE
    anticamente Kampe era un Gigante messo a guardia del Tartaro e, cosa più importante, un'amica di Giapeto. Sua assistente in molti esperimenti, aiutava il Titano a mantenere ordine nella popolazione prigioniera assicurandosi che i potenti sigilli di vincolo restassero al massimo della potenza, oltre a mantenere certi soggetti in un continuo stato comatoso. Durante la Titanomachia fu tra le infinite vittime di Zeus, brutalmente assassinata quando questo liberò gli originali Ecatonchiri e i Ciclopi prigionieri.
    La Kampe attuale non è ovviamente l'originale, è un soggetto cresciuto da un misto di materiale genetico della Guardiana e Ichor, non dispone delle sue memorie originali ma pare avere conservato brandelli di personalità. In verità non è stato neanche Giapeto a compiere questo esperimento, ma non ha trovato nessuna ragione per terminarlo; per ora anche solo una voce famigliare è abbastanza.
    A differenza di tutti gli altri soggetti e sebbene sia comunque legata alla Dunamis del suo signore, la Guardiana non è né un esperimento e né una prigioniera, è l'unica tra le evocazioni del Titano ad avere una vera personalità e libero arbitrio.

    Alta tre metri e lunga 15, considerando la coda, Kampe può manifestare in autonomia un rafforzamento delle regole della realtà sotto forma di un costrutto geometrico: i Sigilli della Guardiana possono essere forgiati secondo il suo desiderio, sia nella forma che nel numero (sebbene limitato all'estensione della Dunamis di Giapeto e a forme bidimensionali o tridimensionali), e dispongono di una Durezza Straordinaria, risultando estremamente resistenti a effetti dannosi.
    I Sigilli possono essere impressi e lasciati inerti, allo scopo di preparare trappole, usati come difese per resistere ad attacchi, fatti esplodere come tentativo di offesa contro i propri nemici: questa particolare tipologia dell'arte impone su chi viene raggiunto da essi una crescente difficoltà, proporzionale al divario energetico e al numero di Sigilli andati a segno, nel manifestare poteri cosmici. Per liberarsi da questi sigilli le vittime dovranno bruciare tanto Cosmo quanto ne sarebbe necessario per rompere dei Costrutti dalla Durezza Straordinaria; man mano che gli effetti di questo potere e i Sigilli imposti sul bersaglio si accumulano i bersagli vedranno i propri movimenti farsi sempre più difficoltosi, fino a provocare in casi estremi una paralisi totale.
    Una variazione di questi Sigilli possono invece essere di supporto al Titano e ai suoi alleati; quando posti su una creatura amica, questi conferiranno a chi ne beneficia una fluidificazione nel processo di manipolazione di energia cosmica, che permetterà di fare ricorso al proprio potere delle stelle con maggiore facilità. Questo potenziamento non potrà mai giungere all'efficacia, offensiva e difensiva, di chi possiede Cosmo Poderoso.
    [Sigilli Base di Vincolo e di Potenziamento]


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    Meraviglioso.

    Non c’era altro modo per descrivere un attacco del genere. Era strano, forse sciocco da ammettere, ma alcuni attacchi portavano con loro tanta bellezza quanto pericolo, e la Aster Xiphos di Giapeto era certamente uno di quelli. Non era per il fendente in sé, ne aveva visti fin troppi, ma tutto ciò che portava al suo passaggio, il modo in cui riusciva a strappare il tessuto stesso della realtà per canalizzare la forza della galassia che si apriva all’arrivo del colpo titanico. Un aspetto così puro e così pregno dell’essenza stessa che componeva il contendente, che Oliver non poté fare a meno di considerare tutti i poteri e gli attacchi dei dodici come ‘meravigliosi’. Non fu il sigillo sotto di lui ad impensierirlo, per quello bastò alzarsi in aria, ciò gli servì per evitare parzialmente alcuni dei sigilli generati da una delle creazioni nemiche, Kampe. Nonostante ciò, alcuni attecchirono alle spalle, disegnando una geometria aliena, completamente diversa dai sigilli che aveva precedentemente incontrato – forse più simili ai sacri sigilli di Crisaore. Ora, Scylla conosceva fin troppo bene il funzionamento di tale espressione che agiva su microcosmo e macrocosmo, anche questo aspetto aveva osservato e soprattutto ricevuto. Spezzare un sigillo potente non era facile, forse era più semplice farlo per un sigillo di natura più semplice, ma comunque un fastidio degno di nota. Erano più consistenti di una normale emanazione cosmica, più densi e robusti, ciò imprimeva il proprio prezzo da pagare in termini di dispendio ma sarebbe stato un dispendio a cui avrebbe sopperito volentieri, pur di non percepire la gravità della costrizione. Se da un lato i sigilli portavano notevoli svantaggi, dall’altro romperli non richiedeva movimenti specifici o esecuzioni di varia natura, doveva ‘soltanto’ dar fondo al proprio cosmo per poterli sciogliere, disfare, in misura più consistente rispetto alla loro creazione e al cosmo stesso impiegato da Kampe, la quale attingeva a quello di Giapeto. Una fiamma dorata si espanse e le particelle di luce viola e azzurra volarono via dalla sua schiena mentre il Primarca rivolgeva la sua attenzione al proprio nemico e all’attacco frontale. Avrebbe voluto imbastire una difesa più consona, qualcosa degno della stessa grandezza, ma rompere dei sigilli richiedeva il sacrificio del dispendio cosmico.



    Quando i sistemi dell’armatura confermarono il via libera alla versione di prova, Oliver non poté fare a meno di sorridere mentre la sua armatura cambiava colore progressivamente, diventando più grande ad ogni secondo. Non c’era bisogno di andare così lontano, ma l’occasione sembrava averlo favorito: affrontare un titano ed essere in una situazione tale da poter provare la nuova miglioria? Uno dei progetti più importanti per il Primarca di Scylla in quanto personale avanzamento tecnologico? Non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Spesso Cuordimetallo era il cacciatore, in quel caso avrebbe incarnato lo scienziato che studiava le bestie più pericolose della natura e delle antiche leggende. Il bianco divenne rosso e il rosso fu pervaso dalle matrici illusorie che generarono piccole fiamme sul suo stesso corpo. Lentamente, la stazza dell’armatura di Scylla cominciò ad aumentare mentre veniva selezionata la prima matrice del progetto Hexatheon, un progetto che traslava gli animali del Primarca in antichi esseri appartenenti a leggende perdute, leggende che si ispiravano a figure ancor più antiche e le cui memorie, o tracce, si erano perse nel tempo. In particolare, l’orso veniva traslato nell’antica figura di Ifrit, bestia che prendeva il nome dagli antichi demoni che ne prendevano il nome a causa di alcuni elementi comuni. Tale bestia portava dunque gli attributi dell’orso e ne manteneva le caratteristiche, ma in gioco rientrava la matrice illusoria di Oliver che ne cambiava l’aspetto, rendendolo un immenso demone percorso da fiamme. L’arrivo del colpo di Giapeto, dell’Aster Xiphos, avrebbe incontrato una colonna di fiamme che altro non era se non il tornado che poteva generare, il cui manto illusorio aveva trasformato l’acqua in fiamme, in furia.





    'Ho smesso di trattenermi.'


    Ci fu un solo comando.

    [ COME TO ME, IFRIT. ]


    G9H3C99


    [HEXATHEON I: IFRIT]




    La sua forma non fu più limitata, minuta rispetto alla grandezza degli attacchi, ma crebbe oltre ogni aspettativa e possibilità. L’oricalco cominciò a moltiplicarsi, ad irrobustirsi mentre nuove placche venivano generate ed ognuna di esse assumeva lo stesso colore della precedente. L’aria cominciò a diventare pregna di calore cosmico mentre i sinistri rumori metallici si mischiavano al clangore di ogni strato del minerale, generando riflessi che si aggiungevano ai colori del Melas Planetas. Era pericoloso e forse anche fuori di testa utilizzare un’alternativa simile in quel momento, ma Oliver non poté nascondere un certo grado di sfida nel confrontare le proprie scoperte con le innovazioni del titano delle dimensioni. Gli arti si irrobustirono, così come la sua figura – nell’immenso divenire – risultò più compatta, fusa a quello che era un sistema di psicoplasma che andava a implementarne un aspetto diverso, donandogli fattezze vicine a quelle dell’orso, ma influenzate dalla figura da cui quella trasformazione prendeva ispirazione. Una violenta nuvola di vapore di estese attorno a lui, risultato della compressione e del rilascio delle placche d’oricalco, mentre la piattaforma su cui si trovava cominciò a vibrare violentemente, forse non calibrata per un peso del genere. Le fiamme cosmiche attorno a lui si diradarono con violenza mentre Ifrit utilizzò le nocche, i propri pugni, per intercettare quell’immensa lama cosmica, bloccandone l’avanzare con la sua immensa forza e superficie, mentre il filo più esterno divorava la parte frontale del mostro stesso. Sentì il suo petto bruciare al contatto con il fendente cosmico di Giapeto, così come sentì i muscoli piegarsi di riflesso, costringendolo a trattenere il respiro mentre le sue ossa si incrinavano, mentre il suo potere bruciava per opporsi a tale avanzata, diluita dalla colonna difensiva che aveva eretto e quasi fermata dai suoi due pugni che emettevano uno stridio metallico a contatto, generando scosse elettriche che ne pervadevano gli avambracci, che imprimevano su di loro la stessa forza cinetica di un colpo fermato all'improvviso, che scaricava tutto sulla struttura del suo corpo.



    Bel trucco, ma se puoi farlo tu-




    Perfino la voce di Oliver risultava distorta nel sistema dell’armatura che a conti fatti, in quel momento, era diventato un immenso essere meccanico avvolto da fiamme astrali rosse e bianche, che si mischiavano e bruciavano ad ogni suo movimento, riempiendo l’aria di una pressione cosmica raramente provata. Il Primarca estese entrambe le braccia ai lati, prima di caricare all’interno dei suoi palmi due grandi vortici d’acqua – che le sue facoltà, in quel momento, fecero apparire come fuoco azzurro – prima di avvicinarle velocemente, chiudendoli davanti a sé. -Posso farlo anch’io. In quel momento, il vortice aumentò le sue dimensioni in maniera esponenziale, diventando grande quasi quanto il proprio evocatore; muovendo gli arti velocemente, dall’alto verso il basso, Oliver lanciò lo stesso gorgo in traiettoria verticale, così che sembrasse in realtà un fendente circolare in costante rotazione. Quello che avrebbe forse turbato Giapeto, nel realizzare la natura dell'attacco, era che per un attimo avrebbe percepito il suo stesso cosmo. Ciò che comparve nello spazio non fu uno squarcio dimensionale, ma la semplice scia dell'attacco che avrebbe tinto tutto di azzurro, sfrigolando e ruggendo secondo le regole di Cariddi, che imponevano alla tecnica di essere un gorgo - seppur compatto in maniera tale da assomigliare ad un cerchio - e la necessità di avanzare secondo il moto imposto, roteando e raccogliendo la forza centrifuga data dalla sua stessa natura. In quel pianeta fatto di stelle e colori, Oliver avrebbe rivolto contro il proprio contendente un colpo che avrebbe superato perfino le aspettative e la grandezza di ciò che avrebbe potuto normalmente creare, di ciò che avrebbe potuto lanciare perfino Giapeto, risultando in un'area di attacco e di effetto senza pari o proporzioni.




    TIQVS6G


    [ AZURE ASTER ]


    Oliver has learned 'Azure Aster' from Iapetos.
    It's a circular rotating blade of water, whose capabilities of Oliver make it appear as deep blue fire, which crushes and slices through everything. The true power of such technique lies in its enormous size, which, combined with the furious rotation, constitutes an unstoppable force.





    I suoi effetti si sarebbero presentati immediatamente sullo scenario di combattimento. La pura forza dell'acqua in tumulto avrebbe spazzato via tutto ciò che avrebbe incontrato, con un potere implacabile. Tutto ciò che era sprovvisto di adeguata protezione sarebbe crollato. In genere, data la natura delle acque di Cariddi, coloro che sarebbero stati sfortunati abbastanza da esserne colpiti sarebbero stati soggetti a un assalto caotico di furia e acqua profonda, gorgogliante. Il fragore assordante del tornado avrebbe sovrastato ogni altro suono, instillando un senso di paura in coloro che assistevano alla sua furia. La visibilità si sarebbe ridotta a quasi zero mentre il tornado d'acqua mescolava detriti e spruzzi, creando un vortice turbolento di distruzione. Chiunque fosse colto dalla sua presa veniva scagliato come una marionetta, incapace di trovare terraferma in mezzo al caos. La pressione della rotazione, in un contesto simile, avrebbe esercitato una forza tale tentare di attrarre il Titano verso il centro, dove la cometa azzurra avrebbe causato ferite profonde sul suo corpo se fosse stato intrappolato, soggetto a un'oppressione che quel pianeta non avrebbe mai più provato in assenza del Primarca. Le acque, ora fiamme azzurre, si sarebbero espanse concentricamente come un cerchio, inghiottendo tutto ciò che incontravano e crescendo sempre di più. Non si sarebbe potuto permettere altro dispensio cosmico non necessario, aveva già pagato il prezzo del liberarsi dai sigilli e l'aver bloccato quel colpo così potente aveva chiesto al Primarca di rendere più semplice, seppur non meno efficace o potente, la strategia di quel momento. Una volta lasciato andare quell'immenso colpo verso il titano, Oliver - nella sua forma gigante - sarebbe scivolato indietro per la forza opposta, graffiando con gli artigli quel suolo nel tentativo di fermarsi, respirando a pieni polmoni e sentendo il peso del danno subito sul corpo dopo il fendente della Aster Xiphos. I polmoni respirarono quasi a intermittenza irregolare, bruciando e sentendo di riflesso le ossa della gabbia toracica incrinate. Eppure, il Primarca guardò davanti a sé. Quell'impatto caotico avrebbe causato danni dovuti alla pressione e al movimento disorientante, imprimendo, con le capacità che Oliver dominava sul piano psionico, una sensazione di bruciore senza pari, come la fiamma che splendeva al centro di un'esplosione dal profondo cosmo.



    Come regalo al titano per tale ospitalità, su suo consiglio, non avrebbe risparmiato nulla.



    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ Contusioni di seria entità sulla parte frontale del corpo, ossa fratturate. Tagli profondi su parte del corpo non protetta dalla scale, contusioni di media entità alla schiena. Affaticamento cosmico di media entità, polmoni e gabbia toracica danneggiati dal colpo frontale.
    MENTALMENTE Ξ AAAAA
    STATUS SCALE Ξ [Indossata] Ammaccata al centro del petto.


    RIASSUNTO AZIONI Ξ

    Nota: l'utilizzo della forma gigante data dal post-patch è stato concordato con Luke

    Spezzo i sigilli spendendo più cosmo, prima di creare una colonna di big tornado che ha il compito di attutire il colpo principale, bloccandolo poi con forza straordinaria dando due pugnoni ai lati.

    Data la spesa cosmica di questo turno per i sigilli, faccio un solo attacco che è un big tornado lanciato più piatto in orizzontale come una lama circolare

    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Atlantean Engineering: Creation [Illusioni Ambientali]
    Ancor prima di diventare uno dei più grandi marzialisti di Atlantide, il nono Re di Atlantide – Azae – era considerato tra i più stimati utilizzatori dei poteri della mente. La sua abilità, infatti, gli permetteva di poter alterare l’aspetto di tutto ciò che circondava i presenti, sovrascrivendo la realtà effettiva con realistiche illusioni. Pur non avendo effetto materiale, erano talmente potenti da riuscire ad esser percepite quasi come reali, pericolose, da coloro che non disponevano di una grande forza - portando il cervello dei malcapitati ad autoconvincersi della veridicità di quelle immagini. Con questo potere, Azae riuscì ad oltrepassare la minaccia costituita da Cariddi, nel suo viaggio per lo stretto delle sue bestie. Come ogni Primarca di Scylla, dunque, Oliver ha ottenuto il potere di poter sovrascrivere la realtà che lo circonda – realizzando illusioni atte a confondere il nemico. Limitato soltanto dalla sua fantasia, può spaziare dalla semplice apparizione di oggetti o elementi, sul campo di battaglia, alla produzione copie. Ciò rende il potere della mente del Primarca pari al potere del suo corpo.

    Atlantean Engineering: Arsenal [Armi di Scilla]
    Quando finalmente Azae riuscì a raggiungere la temibile Scilla, essa sfruttò il potere di tutte e sei le beste – che componevano il suo corpo – per uccidere il nono re di Atlantide. L’orso, l’aquila, e il lupo furono impiegati per arrecare danni al corpo del primarca – mentre il pipistrello, il calabrone ed il serpente, furono utilizzati al fine di danneggiarlo con i loro insidiosi poteri. La mente ed il corpo del re furono impiegati al massimo della loro forza, in modo da riuscire a tener testa alla mitologica bestia. Dando prova della sua capacità, Azae riuscì ad emergere vincitore dello scontro; ciò diede modo a Scilla di poter apprezzare la caparbietà e lo spirito dell’uomo, permettendogli di trarre potere dalla sua natura e di ottenere la sua benedizione. Grazie a tale intervento, il re scienziato riuscì ad influenzarle con il suo cosmo, permettendo un assemblaggio – sempre diverso – della scale, per riprodurre gli stessi effetti dei poteri animaleschi, mostrati dalla creatura. L’orso, il pugno che abbatte – l’aquila, la lama veloce – il lupo, gli artigli perforanti – il serpente, le catene dello stretto – il pipistrello, la vita che si spegne – l’ape, il veleno insidioso. Gli attributi di ogni animale sono riflessi nelle parti meccaniche, che possono assumere le più disparate forme – assecondando la pericolosità di ognuno. Lo spirito delle bestie di Scylla risulta pericoloso anche nelle loro controparti cosmiche, se lanciate verso l'avversario, poiché - in caso di offensiva riuscita - sortiranno gli stessi effetti dei colpi portati in modo fisico.

    Orso - Danno: Interno, Rottura di Ossa / Arma: Grossa, Contundente

    Lupo - Danno: Perforante, Sanguinamento / Arma: Tagliola

    Aquila - Danno: Tagliente, Traiettoria guidata / Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante

    Serpente - Danno: Stritolamento, Enorme Resistenza / Arma: Tentacoli

    Ape - Danno: Perforante, Veleno (Apitossina) / Arma: Stiletto

    Pipistrello - Danno: Perforante, Risucchio Cosmico e Vitale / Arma: Piccolo pugnale


    Atlantean Engineering: One for All [Trasformazione]
    Sublimazione del potere di Scilla, ora fluito nella natura del cosmo di Oliver. Grazie al khala, ha ottenuto l’abilità di sfruttare le caratteristiche di ogni animale della bestia, alterando l’interezza della sua scale per farle assumere tratti caratteristici. La sua forma base, la Scale di Scylla – Versione “Ironheart”, si trasformerà a seconda della canalizzazione delle bestie sacre, mantenendo la capacità di utilizzare le armi relative agli animali di cui assume la forma. Ogni trasformazione, però, non impedisce al Primarca di lanciare la tecnica che esula dai sei mostri - il Big Tornado, che trae forza dalle acque di Cariddi. Tutte le forme conservano la durezza e la capacità di offesa della sua Scale, così come la possibilità di spostare la conformazione dell'arma del relativo animale a piacimento - grazie al riposizionamento delle placche e delle componenti d'oricalco - su qualsiasi superficie dell'armatura.

    Orso - Forza Straordinaria
    Lupo - Musica
    Aquila - Vento
    Ape - Teletrasporto
    Pipistrello - Suono

    Voz de las Olas [Telepatia]


    TECNICHE Ξ



    Big Tornado ☼
    Quando Azae riuscì a vincere il favore di Cariddi, al termine della sua avventura, la ninfa maledetta dagli dei decise di elargirgli la sua benedizione - dopo quella concessa da Scilla. La bestia al di sotto del mare avrebbe permesso al Nono Re di evocare le acque controllate da lei, al fine di rilasciare - sul campo di battaglia - il loro potere distruttivo. Grazie a questa possibilità, il Primarca di Scylla può generare e controllare l'elemento ad una potenza decisamente superiore al normale, con una facilità estrema. Le capacità di gestione della tecnica, in base all'abilità e alla forza dell'utilizzatore, possono variare in diversi modi - restando sempre connesse da un singolo filo conduttore: il vorticare incessante. Imparando a gestire questa nuova capacità, Oliver è stato in grado di sviluppare impieghi differenti - soprattutto se connessi al suo stile di combattimento e ai poteri concessi dalla scale. Dotato di un colore strano, cangiante, che varia dal verde brillante al blu profondo, proprio degli abissi del mare e della vorace bestia che ha benedetto questa tecnica, viene generato come un ciclone orizzontale che mira a colpire il suo avversario attraverso una rotazione inversa. Grazie al movimento centripeto, infatti, la corrente tenterà di trascinare verso l'occhio del ciclone il malcapitato - all'interno del quale si vedrà soggetto alla forza della corrente e della pressione, con il risultato di danni da impatto proporzionali alla potenza dell'energia dell'utilizzatore. La rotazione dell'acqua, su volontà, potrà essere invertita per sfruttare la forza centrifuga del movimento, e - in caso di riuscita - il nemico, o l'oggetto mirato, si vedrà sospinto via con velocità - una volta entrato e sottoposto alla forza del vortice. Esso può essere accompagnato, nella sua esplosione, dalle abilità di trasformazione delle bestie, ciò renderà il tornado d’acqua molto più pericoloso se in sinergia con le capacità di cui la Scale di Oliver è dotata. Un dato da non sottovalutare è quello della disposizione di una quantità di cosmo impressionante durante l’evocazione della tecnica; ciò gli consente di poter manifestare sul campo di battaglia anche più di un vortice d’acqua, oltre a gestirne le dimensioni e l’intensità della rotazione, portandolo al picco della sua espressione dove l’intero campo di battaglia può essere riempito di gorghi estremamente violenti. Ovviamente, le acque di Cariddi possono essere utilizzate anche come difesa, generando i vortici e utilizzandoli come scudi, o come camere di sfiato per deviare esplosioni cosmiche e attacchi elementali, rendendoli simili a grezzi condotti di scarico. La combinazione della molteplicità di manifestazione e la facilità di impiego cosmico, assieme ad una grande potenza d’attacco, rendono il Big Tornado una tecnica da non sottovalutare. [Tecnica lanciata con Cosmo Poderoso]



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    Cos'era questo? Questo battito del cuore, quest'adrenalina nel sangue, questa gioia nel vedere dove era stato spinto dalla sua evoluzione; perché proprio questo scontro lo stava facendo sentire così... indescrivibilmente felice. Forse era perché aveva avuto la conferma che, in quel mare di mediocrità e sconforto, l'umanità era ancora capace di produrre qualcuno di così arguto e talentuoso. Forse era la novità del sentirsi rispondere colpo su colpo? No, aveva già affrontato qualcuno in grado di eguagliarlo e, sebbene si fosse sinceramente divertito, non era la gioia feroce che gli si agitava in petto.
    Contro il Cavaliere Nero non aveva sentito la sua anima elevarsi contro i limiti e le barriere che ancora aveva strette attorno, cercando di infrangerle, la sua Dunamis stava sbattendo contro i vincoli alla sua estensione come una belva in gabbia, ansiosa di spezzare le sue catene. Perché? Perché questo semplice umano era capace di spingere lui, una creatura superiore, a così tanto?

    Realizzò che non c'erano segreti, trucchi o stratagemmi nel Primarca, non c'era niente di complesso e fuori dal normale; era semplicemente una brava persona. Giapeto l'aveva studiato, osservando scontri e leggendo resoconti, e i dati ricavati l'avevano spinto a giungere a una semplice conclusione: era esattamente questa la sua forza.
    Una brava persona, un uomo profondamente giusto, che ha il dono di entrare in risonanza con gli altri e di far echeggiare il suo spirito indomabile con quello altrui. E così facendo, senza neanche volerlo, spingeva tutti ad essere la migliore versione di loro stessi. Anche Giapeto ne stava sentendo gli effetti, si stava lanciando trascinare nella sua danza, lui che quel ballo avrebbe dovuto condurlo, eppure non era una ferita nel suo orgoglio. Era... indescrivibile.
    Mai, in tutti i suoi infiniti eoni, si era sentito così.
    Avevano ideologie diverse, decisamente, eppure in quest'attimo di vicinanza Mineil gli aveva dato una semplice speranza, la stessa speranza con la quale aveva iniziato la Prima Guerra degli Eterni, la speranza che l'aveva condotto nella Grande Caccia e nell'Età dell'Oro, e che l'aveva spinto a tentare di uccidere Zeus. Che, un giorno, qualcuno come lui non sarebbe più stato necessario.

    Ah, beh. Alla prossima Era, forse.

    °MAGNIFICO!°
    Urlò nella mente del Primarca, alla vista di ciò che aveva creato con sangue e sudore, al miracolo dell'intuito umano che aveva creato armi capaci di eguagliare un Dio e di riempirlo d'orgoglio ai successi della sua stirpe.
    Aveva preso la tecnica di Giapeto, i suoi poteri, e glieli stava rivoltando contro a modo suo; vagamente offensivo, ma non fece altro che dargli l'ispirazione per ricambiare il favore.
    °Ma non abbiamo ancora finito, Mineil.°
    Giapeto alzò la chiave destra al rovinare dell'attacco, la sinistra prese a ciondolargli dolorosamente davanti al petto, levata all'indietro, il gomito piegato in preparazione di quell'attacco. Con pazienza, attese. Attese che il flusso di acque e fiamme gli si avvicinasse, attese fino all'ultimo momento possibile, attese espandendo la sua Dunamis in pennellate d'ebano che stonavano contro la massa di colori incomprensibili della Dimensione. Attese, conscio che se avesse fatto un'errore la sua amica sarebbe probabilmente morta per colpa sua; non era il solo, il Primarca, ad avere persone alle sue spalle da proteggere.

    Era un momento sublime, la ricerca perfetta del filo da tagliare per ottenere il massimo risultato. Un attimo di determinazione, di tutto o niente, un rischio folle.
    Lo trovò, e colpì.

    u5HZrur

    [KHORA TEMNEIN]
    Azure Aster

    La Chiave affondò in un punto preciso, il fulcro perfetto nel tessuto spaziotemporale, una piccola debolezza strutturale il cui collasso provocò una reazione a catena. La Dunamis del Titano erose le dimensioni come un acido, aprendo un enorme vortice verso il nero del nulla assoluto, una massa di energia circolare che prese ad attirare ogni cosa al suo interno senza scampo; nella creazione di questo enorme portale, Giapeto infuse tutto ciò che era. Ne rinforzò i legami, applicando il potere delle Chiavi per supportarne l'intelaiatura e la struttura, e incrementò la potenza delle correnti telecinetiche in modo di renderle capaci di afferrare la spada di Mineil.
    Contro la stella azzurra, Giapeto aveva opposto uno scudo invincibile.

    L'energia cosmica di quell'attacco affondò totalmente nella fenditura, i legami che la tenevano salda secondo la volontà del Primarca ormai dissolti e strappati al suo controllo, e non dissolti nel niente dello spazio.
    No, vincolati altrove.

    Nello stesso istante, Giapeto aprì una seconda fenditura collegata alla prima, un paio di metri davanti all'avversario, ma quella sarebbe stato un condotto d'uscita. Tutto il potere che Mineil aveva scatenato contro Giapeto, sarebbe stato rivolto verso il suo proprietario, le terribili acque di Scilla e Cariddi infettate della Dunamis del Titano, a prezzo di un crescente affaticamento che le sue capacità di sublimazione energetica non potevano più contrastare.

    Il flusso d'acqua mirò al petto del Primarca, cercando di travolgerlo nella furia del suo stesso attacco.

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE Sigillo di Potenziamento al Cosmo, riserve cosmiche in rigenerazione, moderata contusione al torso (costole incrinate, fiato corto, in rigenerazione), moderata contusione alla testa (leggera lacerazione e piccole fratture, vertigini, in rigenerazione), grave contusione al braccio sinistro (frattura completa all'avambraccio, inservibile, in rigenerazione), lieve affaticamento
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI uno reverse card (Bouncer Assoluto Monouso, Azione di Difesa+ e Attacco [Acqua, Vento, Illusione Ambientale, Cosmo Poderoso]+), ci aggiungo un po' di cosmo mio per renderti difficile ricontrollarla.

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 5 WARDEN: K.01 KAMPE
    anticamente Kampe era un Gigante messo a guardia del Tartaro e, cosa più importante, un'amica di Giapeto. Sua assistente in molti esperimenti, aiutava il Titano a mantenere ordine nella popolazione prigioniera assicurandosi che i potenti sigilli di vincolo restassero al massimo della potenza, oltre a mantenere certi soggetti in un continuo stato comatoso. Durante la Titanomachia fu tra le infinite vittime di Zeus, brutalmente assassinata quando questo liberò gli originali Ecatonchiri e i Ciclopi prigionieri.
    La Kampe attuale non è ovviamente l'originale, è un soggetto cresciuto da un misto di materiale genetico della Guardiana e Ichor, non dispone delle sue memorie originali ma pare avere conservato brandelli di personalità. In verità non è stato neanche Giapeto a compiere questo esperimento, ma non ha trovato nessuna ragione per terminarlo; per ora anche solo una voce famigliare è abbastanza.
    A differenza di tutti gli altri soggetti e sebbene sia comunque legata alla Dunamis del suo signore, la Guardiana non è né un esperimento e né una prigioniera, è l'unica tra le evocazioni del Titano ad avere una vera personalità e libero arbitrio.

    Alta tre metri e lunga 15, considerando la coda, Kampe può manifestare in autonomia un rafforzamento delle regole della realtà sotto forma di un costrutto geometrico: i Sigilli della Guardiana possono essere forgiati secondo il suo desiderio, sia nella forma che nel numero (sebbene limitato all'estensione della Dunamis di Giapeto e a forme bidimensionali o tridimensionali), e dispongono di una Durezza Straordinaria, risultando estremamente resistenti a effetti dannosi.
    I Sigilli possono essere impressi e lasciati inerti, allo scopo di preparare trappole, usati come difese per resistere ad attacchi, fatti esplodere come tentativo di offesa contro i propri nemici: questa particolare tipologia dell'arte impone su chi viene raggiunto da essi una crescente difficoltà, proporzionale al divario energetico e al numero di Sigilli andati a segno, nel manifestare poteri cosmici. Per liberarsi da questi sigilli le vittime dovranno bruciare tanto Cosmo quanto ne sarebbe necessario per rompere dei Costrutti dalla Durezza Straordinaria; man mano che gli effetti di questo potere e i Sigilli imposti sul bersaglio si accumulano i bersagli vedranno i propri movimenti farsi sempre più difficoltosi, fino a provocare in casi estremi una paralisi totale.
    Una variazione di questi Sigilli possono invece essere di supporto al Titano e ai suoi alleati; quando posti su una creatura amica, questi conferiranno a chi ne beneficia una fluidificazione nel processo di manipolazione di energia cosmica, che permetterà di fare ricorso al proprio potere delle stelle con maggiore facilità. Questo potenziamento non potrà mai giungere all'efficacia, offensiva e difensiva, di chi possiede Cosmo Poderoso.
    [Sigilli Base di Vincolo e di Potenziamento]


    Tecniche

    KHORA TEMNEIN — Anche le menti più acute beneficiano da abitudine e routine. Sebbene l'ingegno di Giapeto sia considerevole il Titano ha trovato utile, nel clamore della battaglia, lo standardizzare alcune procedure di difesa in modo da lasciare le sue facoltà cognitive libere di ponderare come meglio proseguire nello scontro.
    In battaglia egli potrà usare la sua maestria sulla traslazione dimensionale per aprire un portale, e in esso precipitarsi, spostandosi in maniera così rapida e immediata da consentirgli di far andare a vuoto un singolo attacco nemico [monouso a duello].
    Sfruttando le capacità di pseudo-psicocinesi spaziale del Titano unite alla maestria nella creazione di portali, Giapeto sarà in grado di incanalare attacchi nemici in faglie nello spazio e di rispedirle interamente al mittente. Un'azione così precisa sarà possibile solo nel caso in cui il potere del Titano sia superiore a quello del nemico in questione: se dovesse esserci un'equivalenza di potere, egli sarà in grado di riflettere solo parte dell'attacco, mentre se quest'ultimo sarà inferiore al suo nemico la quantità di attacco che si riuscirà a rispedire al mittente sarà proporzionale al dislivello in questione. [Bouncer]
    Infine egli potrà incrementare considerevolmente il potere di assorbimento delle correnti spaziali, oltre a rafforzare la struttura cosmica che compone i portali, consentendogli di riflettere interamente un attacco anche se dovesse essere suo pari in estensione cosmica. [Bouncer assoluto, monouso a duello]
    In ogni caso, se l'attacco riflesso dovesse essere di potere inferiore al suo, Giapeto potrà infonderlo della propria Dunamis per portarlo alla sua estensione energetica o applicarvi le proprie abilità se possibile.




    Edited by Luke¬ - 10/5/2024, 09:22
     
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    Nell’infuriare dello scontro, Giapeto lo chiamò con un appellativo particolare; non ne capì il significato, nonostante la sua conoscenza dei metodi di espressione più semplici, non riuscì a carpire il senso di quella parola. Non si trattava di un insulto, non aveva l’aria di esserlo e il comportamento del Signore delle Dimensioni davanti a sé non dava spazio a quel genere di espressioni per il suo nemico in quel momento. Miniel, ripeté per un breve attimo nella sua mente, cercando di capirne ogni sfaccettatura, senza riuscirci. Fare attenzione ad una cosa così triviale, in quel momento, lo avrebbe deconcentrato, ma non poté mostrarsi interdetto davanti ad un nome che nessun altro titano, prima d’ora, aveva mai utilizzato. In quella forma espresse la cosa più vicina ad un sorriso di sfida nell’osservare il potere della sua tecnica venire riversato contro di lui. Doveva aspettarselo, aveva già affrontato guerrieri con la capacità di piegare le dimensioni al proprio volere e forse, tra quelli, Giapeto ne era la massima espressione nella realtà, non a caso era chiamato il Signore delle Dimensioni. Tale applicazione, affinata il più possibile, permetteva di piegare lo spazio stesso per rispedire al mittente i suoi poteri, comandando una direzione inversa, imponendo su di essa un’area d’azione completamente diversa. Eppure, nonostante ciò, l’attacco di Giapeto restava l’attacco di Ifrit e in quanto tale, la bestia lo avrebbe affrontato degnamente. Contò sulla sua immensa stazza per rivestire i propri arti con la matrice dell’orso, che rese – tra le fiamme illusorie che attraversavano quel corpo – le sue braccia molto più robuste, dotate di camere e dispositivi di oricalco adatti all’impatto diretto. Cosa avrebbe fatto il Primarca, dunque per fronteggiare quello stesso attacco? Avrebbe affidato agli arti il compito di difenderlo con un movimento che raramente quel luogo – e quel nemico – avrebbero visto: la possibilità della forma di esercitare la sua immensa forza era data dalla capacità di impatto in qualsiasi forma.




    Per questo motivo, Giapeto avrebbe visto l’immenso mostro rinforzare la sua presa sul terreno e poggiare le mani sulla grande piattaforma spaziale, prima di compiere un atto tanto scellerato quanto efficace. Tempi difficili richiedono soluzioni difficili. Con un tono di sfida, Ifrit compì con l’intero, immenso corpo, un movimento circolare che avrebbe permesso – facendo leva sulle gambe e sulle mani – di diventare una ruota umana, dando il compito agli stessi arti inferiori e superiori, sui quali era stata selezionata l’impostazione offensiva dell’arma dell’orso, unita alla sua grande forza, di impattare contro la superficie rotante dell’acqua che componeva l’Azure Aster. I due movimenti circolari si unirono in un’esplosione fatta di fiamme rosse ed azzurre, disegnando strali luminosi nell’ambiente già cangiante del Melas Planetas. Il contatto tra le due offensive, tuttavia, impresse il suo prezzo da pagare su Ifrit, che risentì dei danni di impatto e abrasione riflessi nell’armatura. Ciò che aiutò fu la grande superficie del suo corpo, di proporzioni immense, che disperse con efficienza il danno; una dimensione così grande avrebbe permesso una sopportazione maggiore al dolore, che fu registrato nella mente del Primarca come qualcosa di estremamente intenso, doveva essere questo ciò che provavano i suoi nemici davanti alle acque di Cariddi. Ma ciò che ottenne da questo movimento difensivo fu la completa dispersione dell’attacco riflesso contro di lui. La forza d’impatto superiore, accompagnata alla resistenza delle sue armi e al movimento circolare, permisero ad Ifrit di disperdere completamente l’attacco dopo aver pagato il prezzo sulla propria figura. Eppure, il movimento non si sarebbe fermato; Giapeto si sarebbe visto arrivare contro un mostro che stava ruotando verticalmente su sé stesso, immenso, avvolto da fiamme cosmiche che sembravano provenire dagli incendi più intensi. Ancora circondato da piccole particelle d’acqua, il gigante di fuoco approfittò dell’ultimo movimento rotatorio per compiere un salto verso l’alto, oscurando il cielo sopra Giapeto, riempiendolo di una sensazione di calore opprimente. Il Titano ancora non sapeva che su di lui si sarebbe abbattuto qualcosa di pericoloso, una meteora, preannunciata da un suono gutturale, profondo, che riempiva lo spazio durante la carica dello stesso attacco.




    [ Ki-Rata: Syugriva Stance ]

    L00ZPEB

    Pugno del Dio del Sole
    [ BĀJRANG SMITE ]






    I colpi canalizzati tramite tale arma erano di per sé pericolosi per il corpo ma, trattandosi di una fisionomia ridotta alla statura di un uomo – per quanto grande – impallidivano di fronte alla prospettiva di ricevere dei colpi con tale arma ad una grandezza del genere. Ogni pugno sarebbe stato grande svariati metri e avrebbe coperto un raggio, specialmente a ripetizione come in questo caso, pericoloso per una persona dotata di una statura come quella del Titano delle dimensioni. Ogni attacco era capace di infliggere danni devastanti al corpo, provocando emorragie, traumi cerebrali, collassi degli organi e fratture ossee, tra altri gravi ripercussioni. Avvolti da fiamme illusorie di un rosso ardente, questi attacchi avrebbero generato lampi di luce fittizia, che avrebbero accecato al contatto con qualsiasi superficie, tentando di confondere e disorientare l'avversario con lo scopo di impedirgli di capire la traiettoria del prossimo colpo che sarebbe arrivato dopo il precedente. Ifrit avrebbe sferrato un immenso pugno, poi un altro e un altro ancora, nel tentativo di catturare Giapeto in quella tempesta, nella discesa di quei pugni simili a meteore che avrebbero impresso la loro forza al punto tale da incrinare la piattaforma semitrasparente sotto di loro, facendola vibrare con violenza assieme all'ambiente circostante, che si sarebbe piegato alla pioggia di meteore. Giapeto gli aveva chiesto di non trattenersi e quello era il modo del Primarca di dimostrare come avrebbe rispettato tale promessa. Non poteva vantare una grande versatilità con Ifrit, ma il lato positivo era da trovare nel suo massimo valore d’attacco. Guerrieri che potevano controllare gli spiriti, guerrieri che potevano generare assalti psionici, guerrieri che comandavano gli elementi, tutti loro avevano un minimo comune denominatore, la necessità di riuscire a pensare o respirare per portare avanti i propri attacchi o innalzare le proprie difese. Se qualcosa nel loro corpo non funzionava, se le ossa erano spezzate, se erano afflitti da commozioni o gravi danni interni, non potevano compiere il proprio lavoro in maniera altrettanto efficiente e, con quella bestia, la capacità di portare al massimo la gravità di attacchi fisici era certa.




    Non sapeva come definire quella sensazione, come se il nome con il quale l’aveva chiamato Giapeto vibrasse nel profondo delle ossa, raggiungendo lo spirito. Non apparteneva all’antico retaggio Atlantideo cominciato da Atlante stesso, adottato poi da Oceano prima che l’Imperatore lo conquistasse e li conducesse alla gloria. Era qualcosa di diverso, qualcosa che probabilmente cominciava e finiva all’interno della consapevolezza titanica, gigante e della civiltà che avevano creato e sulla quale dominavano. Eppure, ancora vibrava nello spirito di Oliver, dando vita a questa sensazione che non aveva un nome, né una definizione certa. Non poté fare altro che continuare a mostrare la verità riflessa nel suo spirito tramite la fierezza dei propri colpi, la carica dei propri attacchi e l’orgoglio che vibrava come la sua fiamma cosmica in quel momento, la quale percorreva l’interezza della bestia in cui era adesso mutato, frutto di secoli di ricerca, di millenni di retaggi e leggende. Non rinunciò nemmeno ad un secondo di dimostrazione di tutto quello, non rinunciò ad un singolo colpo; non ci fu una parola non detta, né un attacco trattenuto. Alcuni cavalieri ebbero la capacità di osservare il Primarca nella mente o nell’anima, deducendone la natura; il titano avrebbe osservato l’uomo nelle sue azioni, nel suo modo di combattere, imparando a conoscerlo in quel modo, imparando il significato dietro le sue azioni con l’esperienza diretta in uno scontro che, di fatto, non aveva altro obiettivo se non il rivelare o capire le nature l’uno dell’altro.






    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ Contusioni di seria entità sulla parte frontale del corpo, ossa fratturate. Tagli profondi su parte del corpo non protetta dalla scale, contusioni di media entità alla schiena. Affaticamento cosmico di media entità, polmoni e gabbia toracica danneggiati gravemente dal colpo frontale. Fratture di seria entità sulle braccia e le gambe.
    MENTALMENTE Ξ Ottimo
    STATUS SCALE Ξ [Indossata] Ammaccata al centro del petto.


    RIASSUNTO AZIONI Ξ

    Mi difendo facendo LA RUOTA

    Dopo lo spin faccio HOP in aria sopra di te e lancio una gigantesca tempesta di colpi in forma gigante [af - arma danni interni + forza strao]. Ogni colpo lascia un miniflash illusorio che ha l'obiettivo di impedirti di vedere dove arriva il prossimo

    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Atlantean Engineering: Creation [Illusioni Ambientali]
    Ancor prima di diventare uno dei più grandi marzialisti di Atlantide, il nono Re di Atlantide – Azae – era considerato tra i più stimati utilizzatori dei poteri della mente. La sua abilità, infatti, gli permetteva di poter alterare l’aspetto di tutto ciò che circondava i presenti, sovrascrivendo la realtà effettiva con realistiche illusioni. Pur non avendo effetto materiale, erano talmente potenti da riuscire ad esser percepite quasi come reali, pericolose, da coloro che non disponevano di una grande forza - portando il cervello dei malcapitati ad autoconvincersi della veridicità di quelle immagini. Con questo potere, Azae riuscì ad oltrepassare la minaccia costituita da Cariddi, nel suo viaggio per lo stretto delle sue bestie. Come ogni Primarca di Scylla, dunque, Oliver ha ottenuto il potere di poter sovrascrivere la realtà che lo circonda – realizzando illusioni atte a confondere il nemico. Limitato soltanto dalla sua fantasia, può spaziare dalla semplice apparizione di oggetti o elementi, sul campo di battaglia, alla produzione copie. Ciò rende il potere della mente del Primarca pari al potere del suo corpo.

    Atlantean Engineering: Arsenal [Armi di Scilla]
    Quando finalmente Azae riuscì a raggiungere la temibile Scilla, essa sfruttò il potere di tutte e sei le beste – che componevano il suo corpo – per uccidere il nono re di Atlantide. L’orso, l’aquila, e il lupo furono impiegati per arrecare danni al corpo del primarca – mentre il pipistrello, il calabrone ed il serpente, furono utilizzati al fine di danneggiarlo con i loro insidiosi poteri. La mente ed il corpo del re furono impiegati al massimo della loro forza, in modo da riuscire a tener testa alla mitologica bestia. Dando prova della sua capacità, Azae riuscì ad emergere vincitore dello scontro; ciò diede modo a Scilla di poter apprezzare la caparbietà e lo spirito dell’uomo, permettendogli di trarre potere dalla sua natura e di ottenere la sua benedizione. Grazie a tale intervento, il re scienziato riuscì ad influenzarle con il suo cosmo, permettendo un assemblaggio – sempre diverso – della scale, per riprodurre gli stessi effetti dei poteri animaleschi, mostrati dalla creatura. L’orso, il pugno che abbatte – l’aquila, la lama veloce – il lupo, gli artigli perforanti – il serpente, le catene dello stretto – il pipistrello, la vita che si spegne – l’ape, il veleno insidioso. Gli attributi di ogni animale sono riflessi nelle parti meccaniche, che possono assumere le più disparate forme – assecondando la pericolosità di ognuno. Lo spirito delle bestie di Scylla risulta pericoloso anche nelle loro controparti cosmiche, se lanciate verso l'avversario, poiché - in caso di offensiva riuscita - sortiranno gli stessi effetti dei colpi portati in modo fisico.

    Orso - Danno: Interno, Rottura di Ossa / Arma: Grossa, Contundente

    Lupo - Danno: Perforante, Sanguinamento / Arma: Tagliola

    Aquila - Danno: Tagliente, Traiettoria guidata / Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante

    Serpente - Danno: Stritolamento, Enorme Resistenza / Arma: Tentacoli

    Ape - Danno: Perforante, Veleno (Apitossina) / Arma: Stiletto

    Pipistrello - Danno: Perforante, Risucchio Cosmico e Vitale / Arma: Piccolo pugnale


    Atlantean Engineering: One for All [Trasformazione]
    Sublimazione del potere di Scilla, ora fluito nella natura del cosmo di Oliver. Grazie al khala, ha ottenuto l’abilità di sfruttare le caratteristiche di ogni animale della bestia, alterando l’interezza della sua scale per farle assumere tratti caratteristici. La sua forma base, la Scale di Scylla – Versione “Ironheart”, si trasformerà a seconda della canalizzazione delle bestie sacre, mantenendo la capacità di utilizzare le armi relative agli animali di cui assume la forma. Ogni trasformazione, però, non impedisce al Primarca di lanciare la tecnica che esula dai sei mostri - il Big Tornado, che trae forza dalle acque di Cariddi. Tutte le forme conservano la durezza e la capacità di offesa della sua Scale, così come la possibilità di spostare la conformazione dell'arma del relativo animale a piacimento - grazie al riposizionamento delle placche e delle componenti d'oricalco - su qualsiasi superficie dell'armatura.

    Orso - Forza Straordinaria
    Lupo - Musica
    Aquila - Vento
    Ape - Teletrasporto
    Pipistrello - Suono

    Voz de las Olas [Telepatia]


    TECNICHE Ξ



    Cold, the air and water flowing
    Hard, the land we call our home

    L’Orso – Attraverso la manipolazione del proprio cosmo, e della propria armatura, Oliver può trasformare parte della sua scale - dotandola di grandi guanti meccanici, gambali più robusti, elmo più solido - per colpire il nemico con maggiore forza e procurargli, qualora il colpo andasse a segno, gravi danni interni ad organi e ossa. Nel caso in cui vengano ricevuti colpi ripetuti da questo tipo di arma, è possibile verificare rotture di ossa, collasso di organi funzionali, grave confusione ed emorragia cerebrale. Se non manifestati sotto questi aspetti, i poteri dell'orso possono trasformare parte della scale, facendole assumere l'aspetto di una grossa testa di martello, o di un martello pneumatico, secondo la volontà del suo utilizzatore. tutto a disposizione della conformazione contundente che la scale di Scylla può assumere. Quando l’orso è correttamente installato, oltre a ciò, i colpi a distanza lanciati assumeranno le fattezze della stessa bestia – dirigendosi in prossimità dell’avversario per tentare di colpirlo con i suoi possenti artigli, causandogli lo stesso tipo di danno che causerebbe un impatto fisico dell’arma. Incarnando la natura dell’animale, è possibile conferire alla direzione del colpo gli stessi movimenti che un vero e proprio orso compirebbe – quindi, non una semplice linea retta come qualsiasi altro assalto cosmico. Risulta essere generalmente la forma d’attacco più utilizzata da Oliver, lo sbarramento iniziale per tentare qualsiasi avversario dal combattere oltre. [Danno: Interno, Rottura di Ossa - Arma: Grossa, Contundente]



    And we all lift, and we're all adrift together
     
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    Era un bel gioco quello che stavano facendo, interessante e curioso, ma si stava inesorabilmente avvicinando alla sua fine. Un po' per volta, un po' di energie perse e danni subiti ad ogni scambio, e un orologio che ticchettava lentamente verso l'esaurimento di entrambi; Giapeto cominciava a sentire i morsi della fatica e delle ferite accumularsi su di lui come un macigno, i suoi riflessi farsi meno pronti, le sue braccia più pesanti, il fiato sempre più corto. L'Ichor aiutava, certo, ma se non attivamente irrorato di Dunamis c'era un limite a quanto potesse lenire il suo dolore.
    Eppure il Titano non era ancora in ginocchio; poteva ancora resistere e combattere, ci sarebbe voluto ben altro per piegarlo definitivamente.

    Sarebbe andato avanti fino alla fine, così come Mineil. Lo vide difendersi dal suo stesso attacco con prontezza di riflessi e creatività, per poi piombare su di lui con tutta la ferocia che era in grado di scatenare. Non c'era bisogno di essere versati in tecnologia atlantidea per capire che lasciarsi raggiungere in pieno da quella tempesta di attacchi sarebbe stato poco consigliato.
    Kampe alzò le mani, di nuovo con la Dunamis di Giapeto forgiò un sigillo che levò in alto, un enorme disegno bidimensionale che si frappose tra il Titano e il suo avversario.
    Contava sulla straordinaria resistenza di quegli editti sulla Realtà, incrementata dalla facilità improvvisa con cui Giapeto poteva condividere energie con Kampe, per pareggiare quantomeno i conti con la potenza offensiva che Mineil aveva messo sul proverbiale tavolo.
    I pugni del Primarca impattarono contro la barriera con veemenza ineguagliata, i lampi di luce a ogni colpo avrebbe reso difficile capire da dove stava attaccando, se Giapeto avesse fatto ricorso a una difesa meno estesa. Eppure le sacre linee della geometria di Kampe presero a piegarsi verso l'interno, incrinandosi e scatenando una pioggia particelle dorate; non fece in tempo neanche a pensare di ripristinare il disegno che il pugno lo raggiunse.

    Giapeto pensò di essere morto.
    Non lo era, fortunatamente il suo corpo era ben più resistente di così ed era riuscito a fermare in parte l'attacco di Mineil, eppure l'impatto che l'aveva raggiunto era andato ben oltre le protezioni della Soma. La superficie estese del pugno l'aveva fatto impattare contro l'interezza del suo torso, e l'assalto era stato tremendo; il sapore del suo stesso sangue lo raggiunse, inondando l'elmo della Soma di liquido bluastro fuoriuscito dalle labbra semiaperte, il dolore era stato così tanto atroce e pervasivo da provocargli un mancamento di qualche momento. La sua fragile forma umana era stata danneggiata in maniera più che critica, contò fratture e lesioni agli organi interni, un insieme di cose che avrebbe di molto impedito la sua mobilità; avrebbe valutato l'estensione dei danni subiti in un secondo momento, ora Giapeto aveva un solo imperativo da rispettare.
    Il suo paradigma stava urlando nella matrice della sua esistenza, un ordine che doveva essere espletato: finalmente, raggiungere i confini entro cui era costretto e infrangerli.

    Eppure finire scaraventato all'indietro come una bambola di pezza aveva avuto un effetto su di lui. Gli aveva ricordato quanto fosse debole, di quanto fosse profondamente offensivo che un mortale potesse spargere il suo sangue, un'onta stemperata dal semplice fatto che quel mortale nello specifico era decisamente eccezionale.
    Eppure questa sarebbe stata una buona occasione per mostrare, nuovamente, che sebbene fosse ridotto in forza e statura, un Titano è sempre un Titano.

    °E' tempo che vi ricordiate chi sono.°
    Giapeto fermò il suo moto, la sua voce che vibrava di febbrile fervore e convinzione incrollabile. La Dunamis si levò alta, sempre più alta nella cacofonia di colori, mentre Kampe ritornava indietro al sicuro; avrebbe potuto usare lei per ciò che sarebbe successo, ma lei a differenza di altre sue creature era preziosa e singolare. Giapeto non avrebbe mai fatto del male ai suoi amici.
    Le sue creazioni, d'altra parte, esistevano esclusivamente per servirlo, strumenti da lanciare contro ogni opposizione senza cura o remore.
    L'ecatonchiro graziò di nuovo la dimensione con la sua presenza, la sua mole tale da potersi opporre a quella della nuova forma di Mineil, eppure il prezzo dei danni che il Titano l'aveva costretto a subire era palese della sua forma dilaniata e distrutta. L'essere aveva solo un'utilità ormai: nutrimento.

    °Io sono l'altare a cui pregate.°
    Le sue parole non erano rivolte a Mineil, era oltre queste patetiche concezioni di autorità divina, lui che si era guadagnato l'onore divenire unico, ma all'umanità intera. In quell'attimo di pura follia, Giapeto tornò ad essere quello che era stato all'inizio dei tempi, il Dio pazzo che non lasciava nulla al suo cospetto.
    I cinque tentacoli si conficcarono nella schiena della creatura, accelerando i processi entropici a velocità siderali. L'ecatonchiro divenne quasi liquido, la sua massa sempre più ridotta e le cinquanta teste contorte in espressioni di dolore e agonia, per loro fortuna istantaneo.
    La massa divenne energia fondamentale, che i tentacoli trasmisero all'interno del Titano.

    °Io sono gli occhi che vi guardano dall'alto.°

    uiqYCLI

    [ABSOLUTE]
    Limit Break

    Finalmente, per un attimo, la Dunamis del Titano compì il suo imperativo e andò oltre i suoi limiti; di nuovo un frammento di un frammento della sua vera potenza, di ciò che ancora era contenuto nei sigilli di Mnemosine, ma sarebbe stato sufficiente per mostrare a Mineil di cosa era capace. E adesso che l'energia dell'ecatonchiro era sua, avrebbe potuto scatenarne il massimo potere senza timore di affaticarsi ulteriormente.
    Giapeto divenne una massa nera, i tentacoli ancora famelici che guizzavano ovunque, sferzando l'aria con famelico abbandono, ma non c'era tempo per questo.
    Il Titano si abbandono alla presa della gravità, lasciandosi cadere verso il basso all'interno di un portale. Le ferite fisiche che aveva subito non gli consentivano di effettuare manovre complesse, ma in quella situazione avrebbe chiesto alle forze dominate da sua moglie un aiuto.
    Riaprì un portale a pochi metri dietro Mineil, cadendo su di lui da un paio di metri di distanza dall'alto verso il basso. Sferzò la lama destra ad accompagnare il movimento.

    anCHp51

    [KHORA BLADE]
    Piercing Heaven

    La lama dimensionale scatenata da Giapeto e portata con la Chiave destra puntava a raggiungere il retro del capo di Mineil, discendendo poi verso il basso lungo la sua schiena e ripercorrendo l'intero suo corpo in verticale.
    Questo attacco era la sintesi suprema di ciò che Giapeto poteva fare in questo momento, un colpo in grado di aprire i cieli, una fenditura oltre la quale si poteva vedere un blu placido e infinito, un momento di assoluta pace nella morte che portava.

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE Sigillo di Potenziamento al Cosmo, riserve cosmiche in rigenerazione, critica contusione al torso (costole fratturate, sanguinamento interno, lesioni agli organi interni, fiato mozzato, in rigenerazione), moderata contusione alla testa (leggera lacerazione e piccole fratture, vertigini, in rigenerazione), grave contusione al braccio sinistro (frattura completa all'avambraccio, inservibile, in rigenerazione), moderato affaticamento
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI mi difendo dall'oraora con un big sigillo, che tra durezza strao e il + evita un po' di guai, ma quello che passa mi fa decisamente male. Evoco quello che rimane dell'ecatonchiro per mangiarlo e lanciare la mia prossima tecnica senza consumo cosmico. Questa tecnica è la absolute, mi teleporto alle tue spalle e tiro una giganormica lamata a massima potenza energia nera+ (Arma Infusa).

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 5 WARDEN: K.01 KAMPE
    anticamente Kampe era un Gigante messo a guardia del Tartaro e, cosa più importante, un'amica di Giapeto. Sua assistente in molti esperimenti, aiutava il Titano a mantenere ordine nella popolazione prigioniera assicurandosi che i potenti sigilli di vincolo restassero al massimo della potenza, oltre a mantenere certi soggetti in un continuo stato comatoso. Durante la Titanomachia fu tra le infinite vittime di Zeus, brutalmente assassinata quando questo liberò gli originali Ecatonchiri e i Ciclopi prigionieri.
    La Kampe attuale non è ovviamente l'originale, è un soggetto cresciuto da un misto di materiale genetico della Guardiana e Ichor, non dispone delle sue memorie originali ma pare avere conservato brandelli di personalità. In verità non è stato neanche Giapeto a compiere questo esperimento, ma non ha trovato nessuna ragione per terminarlo; per ora anche solo una voce famigliare è abbastanza.
    A differenza di tutti gli altri soggetti e sebbene sia comunque legata alla Dunamis del suo signore, la Guardiana non è né un esperimento e né una prigioniera, è l'unica tra le evocazioni del Titano ad avere una vera personalità e libero arbitrio.

    Alta tre metri e lunga 15, considerando la coda, Kampe può manifestare in autonomia un rafforzamento delle regole della realtà sotto forma di un costrutto geometrico: i Sigilli della Guardiana possono essere forgiati secondo il suo desiderio, sia nella forma che nel numero (sebbene limitato all'estensione della Dunamis di Giapeto e a forme bidimensionali o tridimensionali), e dispongono di una Durezza Straordinaria, risultando estremamente resistenti a effetti dannosi.
    I Sigilli possono essere impressi e lasciati inerti, allo scopo di preparare trappole, usati come difese per resistere ad attacchi, fatti esplodere come tentativo di offesa contro i propri nemici: questa particolare tipologia dell'arte impone su chi viene raggiunto da essi una crescente difficoltà, proporzionale al divario energetico e al numero di Sigilli andati a segno, nel manifestare poteri cosmici. Per liberarsi da questi sigilli le vittime dovranno bruciare tanto Cosmo quanto ne sarebbe necessario per rompere dei Costrutti dalla Durezza Straordinaria; man mano che gli effetti di questo potere e i Sigilli imposti sul bersaglio si accumulano i bersagli vedranno i propri movimenti farsi sempre più difficoltosi, fino a provocare in casi estremi una paralisi totale.
    Una variazione di questi Sigilli possono invece essere di supporto al Titano e ai suoi alleati; quando posti su una creatura amica, questi conferiranno a chi ne beneficia una fluidificazione nel processo di manipolazione di energia cosmica, che permetterà di fare ricorso al proprio potere delle stelle con maggiore facilità. Questo potenziamento non potrà mai giungere all'efficacia, offensiva e difensiva, di chi possiede Cosmo Poderoso.
    [Sigilli Base di Vincolo e di Potenziamento]


    SUBJECT 1: HECATONKEIRES
    gli ecatonchiri sono tra gli esperimenti più faticosi ma produttivi che il Titano dello Spazio abbia mai eseguito. Ritenuti originariamente troppo feroci e imperfetti per poter fare parte dell'esercito dei Giganti, Giapeto acquisì il materiale genetico dei tre primi prototipi della specie centimane; una volta coltivati fino a una completa maturazione, le creature furono soggetto di numerose procedure al fine di annullarne le devastanti pulsioni e massimizzarne la potenza combattiva.

    Agli occhi di una creatura meno avvezza alla genetica e alle procedure di Giapeto, gli Ecatonchiri non dovrebbero essere neanche vivi: organi interni e appendici ritenute non necessarie alla battaglia sono state completamente rimosse, rimpiazzate da ulteriori fasci muscolari capaci non solo di supportare le cento braccia e cinquanta testa di ognuno, ma di sprigionare una potenza fisica devastante e superiore a quella di comune guerriero divino. Contestualmente i cervelli delle creature sono stati ampiamente rimaneggiati, le loro menti riempite di ampi programmi di ricondizionamento psichico, gli unici pensieri concessi sono eoni su eoni di arte combattiva; ogni possibile mossa e colpo di una devastante arte marziale è conservato in essi, pronto ad essere scatenato alla volontà di Giapeto. Ovviamente questo li rende incapaci di formulare in autonomia pensieri che non siano relativi al prosieguo della lotta in corso, o al massimo di eseguire l'ultimo comando che il Titano ha imposto, ma questo non è certo un problema per lui.

    Non è cosa comune vedere gli ecatonchiri al massimo dei loro 100 metri di altezza, a meno di disporre di spazi sufficientemente ampi; più frequentemente Giapeto è solito aprire piccole finestre dimensionali nelle loro celle di contenimento in modo da consentire loro di far passare le braccia e sferrare attacchi nei punti indicati dal Titano.
    [Forza Straordinaria]


    Tecniche

    KHAOS BLADE — L'apice dell'applicazione di tutti i principi che Giapeto incarna e la concentrazione di tutto ciò che ha creato. Questa tecnica è una blasfemia inconcepibile, che lorda la purezza di un artefatto così importante come le Chiavi del Multiverso con l'orrore della materia primordiale.
    Il Titano inizierà a sintetizzare Khaos in forma semisolida attorno alle Chiavi, la struttura spaziale attorno a lui pulserà e prenderà a distorcersi e tremolare in viva anticipazione del momento supremo che seguirà, e lungo la superficie delle lame prenderà a scorrere e gocciolare a terra eccessi di rivoltante materia nera. Le correnti spaziali generate dalla Chiave comprimeranno la struttura fisica del Khaos, accompagnandola lungo il tragitto e incrementandone considerevolmente la capacità di separare la materia. Infine, il Titano sferrerà il suo attacco: il risultato è una pennellata di annichilimento più che il fendente di una lama, una massa divorante che disintegrerà ogni cosa lungo il suo cammino. Per qualche momento infinitesimale, nelle sezioni di esistenza attraversate da questo abominio, vi sarà il vuoto totale del nulla atomico.

    Se il Titano non dovesse essere ancora in grado o disposto a creare Khaos, il principio di questa tecnica potrà essere incarnato nella sua capacità di compressione spaziale dalla Khora Blade: creando fenditure in grado di separare la materia a livello nanometrico, con precisione chirurgica, e poi scaraventandole contro i propri nemici. Ovviamente in questo caso le lame non disporranno delle capacità disgreganti del Khaos.




    Edited by Luke¬ - 12/5/2024, 22:04
     
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