Not a gardener in a war

cloudjumper89 → Andromeda

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    Aveva avuto modo di osservare lo sguardo di Korin mentre lanciava il suo attacco. L’occhiata che le aveva rivolto le aveva fatto venire i brividi, valeva più di tutte quelle parole che non le aveva rivolto in risposta. La risposta all’attacco fu tutt’altro che prevedibile per Erika che, ingenuamente, aveva sottovalutato le parole del suo maestro.
    ... Korin non si tratterrà. Doveva essere solo allenamento, lei non era ancora una saint sebbene stesse sviluppando tutte le capacità basilari proprie di un guerriero di Athena ma aveva una strana sensazione a riguardo. Prima l’armatura diversa da quella solita di allenamento, poi le catene che le avevano dato quella sensazione di familiarità anomala e infine il Silver Saint della Corona Boreale come avversario. Sentiva come se quel particolare momento non fosse solo il solito allenamento per affinare le tecniche di combattimento e uso del cosmo e quel fatto non la faceva stare per nulla tranquilla.
    Tuttavia, se Philippe aveva deciso di sottoporla a tutto quello, doveva esserci un motivo. L’aveva voluto intensamente - essere degna di vestire l’armatura di Andromeda e finalmente essere in grado fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri -, si era allenata duramente, aveva votato tutta sé stessa a quel momento, le insicurezze erano state tante, forse troppe e ancora, nonostante tutto, di qualsiasi cosa si sarebbe trattata, Erika non si sentiva pronta, proprio per nulla. Non si era mai immaginata di vestire i panni di una combattente, di un soldato: la lotta e la violenza erano sempre state qualcosa che non l’avevano mai toccata da vicino, perlomeno fino all’Armageddon. A volte era ancora difficile per lei realizzare tutto quello ed era proprio durante i combattimenti che capiva che era tutto reale.
    Lo scudo di ghiaccio creato dal suo avversario la riportò alla realtà di quel momento, c’era poco tempo per agire e sapeva che non poteva sprecarlo nei ripensamenti e nelle esitazioni. ‘No mente’ risuonava imperterrito nei suoi pensieri mentre la catena penetrò lo scudo di ghiaccio e finì per impattare contro la pettorina di Korin.
    «Ti stai trattenendo.» Lo sguardo confuso di Korin l’aveva lasciata piuttosto interdetta, in un primo momento non riusciva a capire il motivo dietro a quelle parole. Replicò con lo stesso sguardo, insicura su come replicare. Ci stava mettendo il giusto impegno e serietà, quelli che aveva sempre messo in un qualsiasi allenamento di lotta avesse affrontato. Era sicuramente emozionata e in ansia per quel particolare allenamento, non capitava tutti i giorni di combattere contro un sacro guerriero di Athena, ma non significava che stesse prendendo sottogamba la cosa.
    «Farlo significa che gli amici e amanti che dici di voler riunire rimarranno divisi per sempre. Significa non dare vera giustizia e libertà agli uomini. E’ quello che hai detto di volere, no? Le tue convinzioni non sono salde o hai mentito al tuo maestro?»
    Le parole che seguirono la colpirono duramente, la poca determinazione mostrata poco prima vacillò. Senti il petto farsi pesante all’improvviso, come se i polmoni si fossero tramutati in pietra bloccandole il respiro in gola, poi un forte e ingiustificato senso di colpa si impadronì dei suoi pensieri. Lei non aveva mentito al suo maestro e le sue convinzioni erano sincere eppure sentiva come se non fosse sufficiente, come se mancasse qualcosa per essere in grado di fare ciò che aveva dichiarato di fronte all’altare dove aveva utilizzato per la prima volta il suo cosmo con consapevolezza.
    Percepì il cosmo del santo di Athena bruciare e vide lo scudo che aveva appena rotto riformarsi senza alcuna difficoltà. Una sensazione di impotenza la attraversò, la stessa che aveva provato la notte dell’attacco. Ricordò la sensazione di freddo e di calore che la catena di Andromeda le aveva dato, aggrovigliandosi con gentilezza attorno al suo braccio, ricordò improvvisamente quel potere e la determinazione che esso le aveva dato. Si concentrò su quel ricordo, cercando una risonanza nel presente, risonanza che non tardò a manifestarsi. Le catene che aveva ai polsi le erano parse così familiari che non poteva essere una mera sensazione di familiarità, era tutto troppo strano.
    Qualcosa, di punto in bianco, scattò dentro di lei. Lo strattone che Korin diede alla catena le fece effettivamente sbilanciare, tanto che dovette fare qualche passo in avanti per rimanere in equilibrio e non cadere per terra. Evitò la caduta ma lo strattone l’aveva fatta avvicinare al suo avversario e non poteva permettergli di trascinarla ulteriormente verso di lui.
    Erika flettè i muscoli del braccio con cui aveva lanciato la catena, la stessa che Korin stava cercando di bloccare, opponendosi fermamente alla risposta offensiva di Korin. Digrignò i denti e fissò intensamente l’arma che ormai aveva imparato a conoscere. Non avrebbe lasciato che rimanesse bloccata fra le mani del suo avversario.
    Non glielo permetterò. dichiarò semplicemente, decisa a fare la sua mossa. Tuttavia, le sue intenzioni vennero interrotte dall’attacco di Korin: la sfera si avvicinò pericolosamente alla ragazza ma Erika fu abbastanza veloce da reagire prima di prendersi l’attacco in pieno petto. Fece roteare la catena in modo da creare una spirale di fronte a sé per parare l’attacco. La difesa riuscì ma non fu completamente efficace: la sfera di cosmo grezzo si infranse contro gli anelli metallici ma delle schegge penetrarono, andando a ferirla, aprendo un taglio sul fianco sinistro e impattando malamente contro il braccio destro nel punto in cui non era protetta dall’armatura. Strinse la mascella, incassando i colpi, e una lieve smorfia di dolore si disegnò sul viso.
    Ora toccava a lei fare la sua mossa: si concentrò sulla catena rimasta bloccata nello scudo di ghiaccio e cercò di infondere il suo cosmo in esso. Una scarica di elettricità percorse la catena d’attacco, l’intento di Erika era quello far prendere la scossa al proprio avversario in modo che potesse lasciare la catena e da rompere il ghiaccio che la imprigionava. A differenza dei precedenti allenamenti, non ebbe particolari difficoltà a infondere il proprio cosmo nella catena. Se quel suo primo attacco fosse andato a segno, avrebbe poi richiamato a sé la catena per lanciare una nuova offensiva. Sentiva di poter infondere di nuovo il proprio cosmo nell’arma per portare un attacco diretto al proprio avversario, andando a cercare di rompere lo scudo di ghiaccio e colpirlo con decisione al fianco sinistro.
    Non accennò a dare alcuna risposta alle “provocazioni” di Korin. Se stesse insinuando che fosse una bugiarda o, peggio ancora, una ragazzina spocchiosa, avrebbe prontamente smentito ogni singola parola. Si stava allenando per un motivo ben preciso, non aveva bisogno di dimostrare a quello sconosciuto le sue convinzioni. Se vi fosse stata la necessità di farlo, lo avrebbe fatto solo per sé stessa e per chi aveva creduto in lei fin dal primo momento.


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    narrato • parlatopensatoparlato altrui
    CASTA • Saint di Athena | In addestramento per il Bronze Cloth di Andromeda
    FISICAMENTE • Ammaccata: lividi sulla parte alta del braccio destro e un taglio sul fianco sinistro.
    MENTALMENTE • Determinata e incuriosita dalle catene che sta manovrando: non sono le solite catene usate negli allenamenti precedenti.
    RIASSUNTO AZIONI • Evita di essere sbilanciata dall'attacco debole facendo dei passi in avanti per mantenere l'equilibrio. In seguito, Erika si difende con [Difesa] la Rolling Defense ma prende danno dalle schegge della sfera di cosmo grezzo che si spezza impattando nella catena. Dopo di che, infonde del vento elettrico con il suo cosmo nella catena di attacco ancora trattenuta da Korin [Attacco Debole] in modo da fargli prendere una scossa e liberare l’arma. Infine, una volta liberata la catena cerca di rompere lo scudo che si è riformato di Korin con un Thunder Wave [Attacco Forte] e a colpirlo al fianco.

    Nebula Chain
    (Abilità doppia) Fin dai tempi del mito la Catena di Andromeda è sempre stata lodata come una delle armi più formidabili a disposizione delle armature dei Santi di Atena. Si presentano come due lunghe file di anelli metallici, culminate una con un piccolo triangolo, rendendola l'arma offensiva (agganciata al bracciale destro), mentre l'altra con una piccola sfera, identificandola come difensiva (agganciata al bracciale sinistro).
    Le catene sono in grado di allungarsi tanto quanto è vasto il cosmo del loro portatore.
    Solo il loro Saint è in grado di maneggiarle: chiunque non venga riconosciuto dalle catene come proprio padrone, toccandole, avvertirà una forte scossa elettrica che gli impedirà di usarle.
    Oltre ad essere un'arma fisica attivamente impegnata nel combattimento, la catena è dotata di una volontà propria. Oltre all'abilità di muoversi a suo piacimento, la catena è in grado di percepire illusioni e minacce incombenti sul proprio possessore e sui suoi alleati, semplicemente muovendosi, puntando verso una direzione precisa o creando scritte/disegni sul terreno.
    Tuttavia, questa percezione è propria delle catene, completamente slegata da quella del saint che le impugna, ergo Erika deve tenere d'occhio le catene quando cercano di dirle qualcosa.
    Le catene hanno infine una capacità rigenerativa molto rapida, è tuttavia debole al ghiaccio e alle temperature artiche.


    Tecniche Nebulosa
    Le catene in dotazione dell'armatura non sono l'unica particolarità che contraddistingue il saint di Andromeda. Nelle stelle che vegliano sul suo cavaliere vi è una temibile forza latente, che in pochi hanno potuto esserne testimoni. Dalle profondità del cosmo, Andromeda è in grado di attingere alla forza del vento cosmico che caratterizza l'omonima nebulosa per eseguire le proprie tecniche offensive e difensive. Il vento proveniente dalla nebulosa è caratterizzato da correnti d'aria che il cavaliere direziona a suo piacimento verso il bersaglio del proprio attacco o plasmandolo intorno al proprio corpo. A seconda della potenza del nemico, esse sono in grado di ostacolare i movimenti dei propri avversari, fino addirittura, con la tecnica del Nebula Stream, a immobilizzarli. In modalità difensiva, questo vento elettrico è in grado di attutire i colpi che vengono ricevuti ed, eventualmente, l'elettricità insita nelle proprie raffiche può trasformarsi in un potenziale attacco.
    Come per le catene, anche questo vento è carico di energia elettrica che è in grado di infliggere danni di tipo elettrico. Queste tecniche sono lanciate a Cosmo Straordinario, ossia gli effetti di queste tecniche superano in efficacia quelli di tecniche o abilità simili, raggiungendo con facilità e un ridotto impiego di energia cosmica il miglior risultato possibile.


    Tecniche

    Rolling Defense
    Tecnica difensiva con catena - La catena attaccata al bracciale sinistra, invece, è adibita alla difesa. Essa comincia a roteare intorno al corpo di Erika fino a creare una sorta di barriera metallica in grado di proteggerla. La difesa è completa, essendo che ruotando la catena crea una sorta di sfera dal diametro di un metro. Una variante della tecnica difensiva della catena è quella di formare invece delle spirali che Erika può usare come scudo per deviare gli attacchi indirizzati verso di lei o i suoi alleati. Essendo la catena percorsa da una tensione elettrica, la difesa può diventare un potenziale successivo attacco: se l'avversario o l'arma con cui viene attaccata tocca gli anelli metallici, verrà attraversato da una scossa elettrica che infliggerà del danno di tipo elettrico.

    Thunder Wave
    Tecnica offensiva con catena - La tecnica offensiva più basilare: Erika lancia la catena d'attacco verso il suo avversario o un oggetto ed essa avanzerà fino a tentare di centrarlo, mirando a un punto preciso del corpo bersagliato. Si tratta di un attacco fisico che mira a ferire, più o meno gravemente, l'avversario. Inoltre, tutti gli attacchi portati con la catena hanno anche una componente di danno elettrico: essendo la catena costantemente infusa di corrente elettrica, una volta colpito il suo bersaglio, essa rilascerà delle scariche elettriche che lo danneggeranno ulteriormente.


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    CITAZIONE
    Stavolta non dovrei aver lasciato refusi nella parte off game.


    Edited by cloudjumper89 - 3/4/2024, 11:23
     
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    NOT A GARDENER IN A WAR
    - 9 -

    L’elettricità percorre la tua catena rilasciando un’inattesa scossa elettrica. Korin si tende in una smorfia di dolore e l’elettricità disegna la strada da lei percorsa in un fascio rossastro sulla pelle e nero sul cuoio dell’armatura. Per contrastare il tuo colpo brucia il suo cosmo creando uno strato isolante in ogni punto in cui la catena fa contatto con il proprio corpo, sciogliendo al contempo l’attenzione dallo scudo che la bloccava in modo da lasciarla fuggire e non essere più colpito dalla tua risposta.
    In tutto questo però nonostante il dolore ti sorride. « Già meglio. » ti comunica a denti stretti.

    La tua catena quindi danza nell’aria indirizzandosi al fianco sinistro, ancora esposto dopo l’attacco che ti ha precedentemente lanciato. Il braccio sinistro, ancora esteso, viene rivestito a sua volta da uno strato di cosmo e viene mosso in maniera circolare davanti alla sua figura per intercettare e deviare la tua catena prima che arrivi a destinazione. L'elettricità sfrigola a contatto con il corpo che resiste molto meglio alla botta e all’elettricità visto che stavolta erano attesi, e al piccolo taglio provocato dalla punta acuminata della catena. Korin cerca di deviarla verso la sua sinistra cercando di allontanarla da se stesso in modo che non possa colpirlo da un’altra parte del corpo e al contempo cerca di aprirsi la strada per passare all’offensiva.

    Guarda verso il basso, ai tuoi piedi, ed estende il suo cosmo in quella direzione cercando di accumulare un finto strato di ghiaccio attorno alle tue scarpe cercando di fare rivolgere lì la tua attenzione dandoti la sensazione fisica di freddo, ma non congelante, e di costrizione mentre il finto ghiaccio crepita attorno alle suole crescendo rapidamente e cercando di raggiungere l’altezza delle tue caviglie. Tutto ciò però è solo un'illusione atta a nasconderti il vero attacco in arrivo. Nella sua mano destra infatti, Korin crea una spada di ghiaccio con la quale intende tagliarti. È un’arma molto basilare, come potrebbe disegnarla un bambino che approssima una spada medievale, una guardia dritta che precede una lama a doppio taglio larga di una decina di centimetri e lunga una sessantina.

    Avanza ruotando, con il piede sinistro come perno, sia per avvicinarsi ulteriormente a te, cercando di arrivare praticamente a poterti toccare con la mano se volesse farlo, sia per dare più forza al fendente che intende tirarti con la spada la quale cerca di tagliarti dal basso della tua sinistra all'alto della tua destra, dalla tua anca alla spalla.


    MASTER'S CORNER

    Viene colto di sorpresa dall’elettricità che lo ferisce prima che possa, come [DIFESA] generare uno strato cosmico isolante che va a coprire le parti a contatto con la tua catena.
    Quando attacchi nuovamente devia il tuo colpo ferendosi ancora al braccio piuttosto che al fianco a cui puntavi.
    Come [AZIONE DI SUPPORTO] crea l’illusione ambientale di ghiaccio che crepita attorno ai tuoi piedi cercando di darti l’impressione che sta facendo ai tuoi piedi quello che ha fatto il turno prima con la catena. Risparmia sulle sensazioni tattili utilizzando lo psicoplasma mentre carica la tua mente della sensazione visiva e uditiva dell’apparire del ghiaccio.
    A questo segue il movimento atto a entrare nella tua difesa e l’[ATTACCO] che consiste in un fendente obliquo portato con una rozza spada di ghiaccio.

    L’interezza dell’attacco è nuovamente portato ad energia verde.



     
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    Una leggera smorfia si disegnò sul suo viso. Solerte come in ogni allenamento che affrontava, Erika era dispiaciuta per non essere riuscita a portare a termine il suo attacco come aveva preventivato di fare. Ci teneva a fare le cose con una certa precisione ma non provava nessun piacere nel recare danno a chi le stava di fronte, tutt’altro, soprattutto se si trattava di un compagno d’armi.
    La smorfia si distorse quasi subito: come conseguenza dell’utilizzo del cosmo per muovere la catena prima in difesa e poi in attacco, Erika ebbe un mancamento che la fece boccheggiare notevolmente per qualche istante.
    «Già meglio.» Dalla totale indifferenza, il sorrisetto di Korin le suscitò sensazioni contrastanti fra loro. Nella sua mente imperversarono senza controllo per qualche istante molte emozioni, dalla delusione nei confronti di sé stessa per essere banalmente cascata nella provocazione - atteggiamento, secondo Erika, proprio degno di una ragazzina spocchiosa che mal sopportava - all’eccitazione per star effettivamente combattendo contro un saint - senza essere messa ko nel giro di tre nanosecondi.
    La parte più razionale della ragazza cercò di calmarsi e contenere quell’energia, incanalarla verso utilizzi migliori, più utili. Non c’era motivo di prendersela per le parole di prima e per ciò che ne era seguito, chiaramente era una sorta di banco di prova per lei, le sue convinzioni e le sue abilità.
    Non era sicura su come o cosa rispondergli, non lo conosceva e non le sembrava certo il caso di cercare complicità dal suo avversario. Di una cosa era certa però: le sue azioni avrebbero parlato per lei.
    Quando aveva visto la catena impattare nel braccio di Korin ferendolo nuovamente, aveva sentito una stretta allo stomaco per la preoccupazione. Era una delle tante cose che, appena iniziata alla lotta, l’aveva fatta tentennare: nella sua prima lotta aveva esitato a portare a segno i suoi attacchi, portandosi quasi esclusivamente sulla difensiva. Non era mai stata avvezza alla violenza ma nel giro di pochi giorni aveva capito - grazie alle perle di saggezza ed esperienza di Ambra, per cui Erika l’aveva bonariamente rinominata “Cap. Ovvio” - che difendersi non sarebbe bastato... Oltre alle questioni etiche, era anche abbastanza stufa di passare la notte sveglia per i dolori derivanti dai lividi per le troppe botte prese o malamente parate.
    Tuttavia, non c’era tempo per rimuginare sulla questione: notò il saint osservare un punto vicino a lei. Ma che sta... Improvvisamente, un inquietante crepitio raggiunse le sue orecchie e la fece guardare verso il terreno. Sgranò gli occhi allarmata quando notò il ghiaccio che si estendeva verso di lei, cercando di imprigionarla. Sentì il freddo raggiungerle le caviglie ma un improvviso spostamento d’aria - Korin che partiva all’attacco con la spada di ghiaccio o un movimento involontario che fece roteare la catena, non era riuscita a registrarlo - le fece alzare lo sguardo, rendendosi conto dell’attacco frontale che il saint stava portando avanti. Non ebbe il tempo di richiamare a sé la catena per difendersi, doveva reagire alla svelta o avrebbe preso in pieno l’attacco.
    Richiamò a sé il cosmo e creò una sorta di bolla di vento elettrico che la ricoprì, frapponendosi fra lei e l’attacco. Non era riuscita ad evitarlo ma per lo meno il vento avrebbe attutito l’attacco: la potenza del colpo venne diminuita ma l’impatto fra la spada di ghiaccio e la bolla andò a schiacciarle il fianco sinistro, aprendole ulteriormente il taglio accusato precedentemente.
    «G-Gh!» gemette per il dolore portandosi una mano al fianco a tamponare la ferita, mentre il contraccolpo la spinse indietro, distanziandola da Korin e, in maniera sorprendentemente facile, dal "ghiaccio” che la intrappolava.
    Prese un respiro, raddrizzandosi sulla schiena, e valutò la situazione. Aveva effettivamente ritrovato una posizione favorevole al suo stile di combattimento distanziandosi da Korin, doveva assolutamente reagire. Con la catena di attacco, lanciò un’offensiva che stavolta avrebbe mirato al braccio già ferito ma quello era solo una mossa tattica: nel mentre si concentrò e creò nel palmo della mano sinistra una raffica di vento elettrico dalla grandezza di un falcetto, quelli che aveva impiegato più e più volte nei campi china sulle erbacce che infestavano il raccolto. Avrebbe scagliato l’emanazione cosmica verso Korin, approfittando del diversivo, cercando di colpirlo al fianco mirato già in precedenza.


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    FISICAMENTE • Ammaccata: lividi sulla parte alta del braccio destro e un taglio sul fianco sinistro che peggiora, aprendosi ulteriormente, con l’impatto della spada di ghiaccio contro la sua di. Inizia ad avvertire affaticamento per l'uso del cosmo.
    MENTALMENTE • Comincia a dare i primi segni di affaticamento per l'utilizzo del cosmo che la porta a distrarsi e a cadere ancora più facilmente preda della illusioni ambientali di Korin. La determinazione, tuttavia, è sempre quella.
    RIASSUNTO AZIONI • Viene distratta dall’illusione creata da Korin ma riesce a difendersi all’ultimo con Wind on my skin in modo da attutire il colpo ricevuto [Difesa]. Viene spinta indietro dal contraccolpo dato dall’impatto fra spada e difesa cosmica, distanziandosi da Korin. Passa poi all’azione: lancia la catena (non usa Thunder wave in questo caso), mirando al braccio già ferito questa volta [Attacco debole] ma concentra tutta la preparazione sull’attacco cosmico usando la tecnica Mercy of the windstorm [Attacco forte], tornando a mirare al fianco insomma, finchè non lo becca lì, non è contenta XD.

    Nebula Chain
    (Abilità doppia) Fin dai tempi del mito la Catena di Andromeda è sempre stata lodata come una delle armi più formidabili a disposizione delle armature dei Santi di Atena. Si presentano come due lunghe file di anelli metallici, culminate una con un piccolo triangolo, rendendola l'arma offensiva (agganciata al bracciale destro), mentre l'altra con una piccola sfera, identificandola come difensiva (agganciata al bracciale sinistro).
    Le catene sono in grado di allungarsi tanto quanto è vasto il cosmo del loro portatore.
    Solo il loro Saint è in grado di maneggiarle: chiunque non venga riconosciuto dalle catene come proprio padrone, toccandole, avvertirà una forte scossa elettrica che gli impedirà di usarle.
    Oltre ad essere un'arma fisica attivamente impegnata nel combattimento, la catena è dotata di una volontà propria. Oltre all'abilità di muoversi a suo piacimento, la catena è in grado di percepire illusioni e minacce incombenti sul proprio possessore e sui suoi alleati, semplicemente muovendosi, puntando verso una direzione precisa o creando scritte/disegni sul terreno.
    Tuttavia, questa percezione è propria delle catene, completamente slegata da quella del saint che le impugna, ergo Erika deve tenere d'occhio le catene quando cercano di dirle qualcosa.
    Le catene hanno infine una capacità rigenerativa molto rapida, è tuttavia debole al ghiaccio e alle temperature artiche.


    Tecniche Nebulosa
    Le catene in dotazione dell'armatura non sono l'unica particolarità che contraddistingue il saint di Andromeda. Nelle stelle che vegliano sul suo cavaliere vi è una temibile forza latente, che in pochi hanno potuto esserne testimoni. Dalle profondità del cosmo, Andromeda è in grado di attingere alla forza del vento cosmico che caratterizza l'omonima nebulosa per eseguire le proprie tecniche offensive e difensive. Il vento proveniente dalla nebulosa è caratterizzato da correnti d'aria che il cavaliere direziona a suo piacimento verso il bersaglio del proprio attacco o plasmandolo intorno al proprio corpo. A seconda della potenza del nemico, esse sono in grado di ostacolare i movimenti dei propri avversari, fino addirittura, con la tecnica del Nebula Stream, a immobilizzarli. In modalità difensiva, questo vento elettrico è in grado di attutire i colpi che vengono ricevuti ed, eventualmente, l'elettricità insita nelle proprie raffiche può trasformarsi in un potenziale attacco.
    Come per le catene, anche questo vento è carico di energia elettrica che è in grado di infliggere danni di tipo elettrico. Queste tecniche sono lanciate a Cosmo Straordinario, ossia gli effetti di queste tecniche superano in efficacia quelli di tecniche o abilità simili, raggiungendo con facilità e un ridotto impiego di energia cosmica il miglior risultato possibile.


    Tecniche

    Wind on my skin
    Tecnica Nebulosa (Difensiva) Usando l'energia del suo cosmo, Erika riesce a creare una sottile bolla di vento elettrico che ricopre tutto il suo corpo, generando una sorta di scudo che attutisce la violenza dei colpi ricevuti grazie alle sue correnti ventose, proteggendola.
    [Questa tecnica è considerata lanciata ad effetto di Cosmo poderoso (Aura soverchiante)]

    Mercy of the Windstorm
    Tecnica Nebulosa (Offensiva) Concentrando all'energia del suo cosmo nel palmo delle mani, Erika può plasmare delle raffiche di vento elettrizzato a forma di falce che, se scagliate contro un bersaglio (persona od oggetto), potrebbero colpirlo, causandogli danni fisici e di tipo elettrico e facendolo indietreggiare in seguito all'impatto. C'è inoltre la possibilità che il bersaglio rimanga elettrificato, rendendogli difficile concentrarsi su eventuali manovre offensive e difensive future.
    [Questa tecnica è considerata lanciata ad effetto di Cosmo poderoso (Aura soverchiante)]

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    Edited by cloudjumper89 - 4/4/2024, 09:47
     
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    NOT A GARDENER IN A WAR
    - 10 -



    Korin stringe appena gli occhi quando la spada ti colpisce scheggiandosi in frammenti di ghiaccio che volano nell’aria prima di sciogliersi nel nulla. Di tutta risposta, quasi pentito di averti colpito, non fa nulla per fermare il tuo movimento lasciandoti recuperare la distanza che più preferisci. Lancia uno sguardo rapido verso Philippe incontrando i suoi occhi e annuendo leggermente prima di tornare con l’attenzione su di te, giusto in tempo per prepararsi all’arrivo del tuo attacco. Fa roteare il braccio con la spada mezza rotta per intercettare la tua catena cercando di arrotolarla sulla lama di ghiaccio prima di lanciarla qualche metro verso destra cercando di tirarsi dietro la tua arma. Nel farlo noti come la sua velocità sia aumentata rispetto a prima. Riesci ancora a seguirlo sebbene ti sia appena più difficile.

    Quindi la sua attenzione si sposta sul tuo attacco ventoso a cui oppone uno scudo azzurrino fatto di linee geometriche, ideogrammi e simboli, che si dispongono a coprire l’interezza della sua figura in quello che sembra un uovo tagliato a metà verticalmente. Con esso cerca di coprire le parti esposte a te lasciando invece scoperte quelle a te più lontane. Il suo sguardo si sposta nel luogo in cui il tuo vento colpisce la barriera, un punto all’altezza del suo fianco molto più piccolo di quanto si aspettasse, ma si stupisce di come il tuo cosmo riesce a spazzare via le linee azzurre, fulminando e bruciando quelle adiacenti, aprendosi un varco nella sua difesa e arrivando a colpire al fianco. L’impatto lo fa chinare sul lato colpito stringendo appena i denti. Porta la mano sinistra a coprire la ferita che pizzica e brucia sotto la maglietta appena tagliata dalla slamata di vento, e attraverso di essa si vede un sottile taglio sanguinante, ma non profondo. Lo scudo di sigilli ha attutito il colpo, ma evidentemente non ha retto abbastanza. Korin alza quindi lo sguardo verso di te, ti sorride e annuisce.

    Il suo potere si condensa nuovamente aumentando di colore attorno ad entrambe le sue braccia. La fiamma cosmica dapprima caotica si ridefinisce legandosi in anelli azzurri, uno legato all’altro, andando a disegnare attorno alle sue braccia le tue stesse catene, solo tinte del colore della sua fiamma cosmica. Abbassa le braccia puntandole verso il basso e lasciando che le catene si fiondino contro il terreno immergendosi in esso quasi come fosse acqua. Quelle stesse catene cercano di emergere accanto a te, una per lato, lanciate come serpenti arrabbiati per arrotolarsi attorno alle tue braccia, cercando forzatamente di aggrovigliarsi agli avambracci al di sopra delle tue stesse catene. Sarebbero state pesanti dieci, venti volte tanto quelle che usi in allenamento, così tanto da ipoteticamente tirarti verso il basso cercando di renderti più difficile la fuga e l’evitare il colpo successivo.

    Il potere glaciale di Korin si diffonde sotto terra aprendosi a cono di fronte a lui, un ipotetico ventaglio con te al centro. Fa quindi scuotere la terra facendo emergere da essa stalagmiti di ghiaccio acuminate che cercano di avanzare da lui verso Erika con lo scopo di raggiungere la candidata saint e di trafiggerla con le loro punte facendole perdere l’equilibrio, forse addirittura sbalzarla in aria dove sarebbe stata più propensa ad essere investita dal suo prossimo colpo.

    Per finire alza entrambi i palmi al cielo unendoli come in preghiera e canalizzando dentro le sue mani unite una nuova ondata di cosmo. Quando le abbassa, puntandole contro il tuo petto lascia partire da esse un raggio di puro cosmo azzurro come la sua aura più intensa e freddo come gli inverni più rigidi. L’intento è investirti con una corrente glaciale da testa a piedi, lasciando che il suo cosmo impatti contro la tua figura e che il gelo faccia la sua parte bruciando il tuo corpo e abbassando la tua temperatura corporea così da rendere più difficoltosi i tuoi movimenti.




    MASTER'S CORNER

    [DIFESA] Usa ciò che rimane della spada per arrotolare la tua catena e lanciarla via sacrificando poi la spada che, non essendoci più cosmo a sostenerla svanirà ancor prima di toccare terra. Quindi crea una barriera di sigilli contro il tuo vento, stupendosi di come questi però riesce a superare la difesa e a ferirlo.

    Come [AZIONE DI SUPPORTO] tenta di darti l’illusione di poter maneggiare anch’egli delle catene che fa scomparire sotto si sé, per riapparire ai tuoi lati pronte a ghermirti gli avambracci in una presa ferrea che cerca di limitare i tuoi movimenti.
    Come [AD] crea delle stalagmiti di ghiaccio che dissestano il terreno e cercano di colpirti dal basso verso l’alto ferendoti e magari sbalzandoti in aria.
    In ultimo come [AF] cerca di investirti in una corrente di gelo cilindrica grossa quanto te. Questa corrente ventosa, non tagliente, reca con sé temperature bassissime che cercano di congelarti. Come sempre il tutto è a energia verde


     
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    Sorrise soddisfatta. Si era allenata a lungo per perfezionare l’attacco cosmico e vedere i duri allenamenti avevano dato il risultato sperato, la galvanizzò non poco. Il sorriso si allargò quando realizzò che effettivamente il suo colpo era penetrato nella difesa del saint.
    Ce l’ho fatta… Ce la sto facendo! esclamò fra sé e sé, contenta, quasi sorpresa della sua performance ma l'entusiasmo si smorzò quasi immediatamente.
    Fu costretta a chiudere, strizzare forte gli occhi, colta improvvisamente da un capogiro. Le succedeva in particolare quando, durante gli intensi allenamenti sull’uso e il perfezionamento del cosmo in combattimento, usava l’energia delle stelle per prolungati minuti. Non ebbe tempo per ripigliarsi completamente però: sentì la catena d’attacco venire strattonata via dal gioco di spada di Korin. Osservò con un misto di stupore e preoccupazione le due armi che venivano sbalzate via, la spada che lentamente si liquefaceva al sole, come se avesse perso improvvisamente l’energia che le permetteva ai suoi atomi di rimanere compatta.
    Seguì poi attentamente le successive mosse di Korin, rimanendo un po’ sorpresa dal modo in cui il ragazzo aveva portato avanti il successivo attacco. Catene, molto simili alle sue, che si avvolsero intorno alle sue braccia, bloccandole e bloccando anche la possibilità di attaccare o difendersi con le proprie di catene. Non fece in tempo ad evitare quella presa, rimanendo per cui intrappolata in quella che, non poteva saperlo, era un mero miraggio.
    Lo credevo più un tipo da spada… commentò la cosa con una punta di frustrazione, vista la situazione in cui era finita, inarcando appena un sopracciglio. Si dimenò, cercando di liberarsi e non notò la successiva mossa di Korin.
    Si accorse troppo tardi delle colonne accuminate di ghiaccio che spuntarono dal terreno, sempre più pericolosamente vicine a lei. L’impatto fu indubbiamente doloroso: una stalagmite le ferì la gamba destra, all’altezza dell’interno coscia e prese colpi anche sull’altra gamba e sull’addome, lasciando lividi violacei. Fu proprio quella sensazione che le fece realizzare la gravità della situazione e reagire. Non appena percepì il sangue inzupparle le vesti, sentì le mani prudere, come se le dita fossero state improvvisamente irrorate di energia elettrica. Cercò di sfruttare quell’impulso, così fulmineo, e cercò di generare nuovamente una scarica di vento elettrico che sarebbe partito da da ambo i palmi delle sue mani, fondendosi poi in una falce dal diametro di circa tre metri, che sarebbe andata a colpire Korin in pieno petto. Nonostante il contrattacco, l’impatto la fece sbalzare in aria e la rese un facile bersaglio per l’altro attacco: il cono di ghiaccio la prese in pieno, facendola tremare e gemere per il freddo e il dolore. Ricadde a terra riuscendo all’ultimo a non impattare malamente contro il terreno e atterrare sulle gambe in maniera abbastanza stabile. Tuttavia, il ghiaccio congelante che l’avvolgeva si fece presto sentire: in seguito all’atterraggio, dovette fare più di un passo per evitare di cadere rovinosamente a terra, colta da forti capogiri. Sentì le membra rigide e fredde, tant’è che non riusciva a muoverle così liberamente come aveva fatto prima.
    Riprese fiato facendo dei lunghi e profondi respiri per cercare di riprendersi da scambio di attacchi, particolarmente pesante, e si raddrizzò sulla schiena, completamente eretta.
    «W-Wow... Sei davvero forte! Quelle catene di cosmo sono state davvero tremende...» commentò, sorridendo dolorante al ragazzo. Non era da lei tentare una mossa così rischiosa come un contrattacco ma si era ritrovata davvero alle strette. Avrebbe tenuto ben presente quella mossa per il futuro, sarebbe potuta tornarle comoda.


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    FISICAMENTE • Più ammaccata di prima direi: lividi sulla parte alta del braccio destro, si aggiungono lividi sull’addome e sulle cosce per l’impatto con le stalagmiti di ghiaccio. Oltre al taglio sul fianco sinistro, se ne apre uno pure sull’interno coscia destro, essendo stata presa in pieno dall’attacco debole. È affaticata per l’uso prolungato del cosmo, sebbene gli ultimi due attacchi portati con le Tecniche Nebulosa non abbiano peggiorato di molto la sua situazione come i precedenti attacchi con la catena. Colpita dal cono di ghiaccio, comincia ad accusare alcuni effetti del gelido cosmo di Korin che tenta di congelarla: ulteriori capogiri la colgono, la pelle sotto la maglia diventa pallida, quasi livida e comincia a perdere coordinazione dei movimenti, rallentandola notevolmente.
    MENTALMENTE • Comincia a dare i primi segni di cedimento, distraendosi a causa della combo illusioni e affaticamento. Euforica per i risultati ottenuti dall’ultimo attacco. Sempre determinata a dare il meglio anche se comincia ad essere al limite: è stanca per l’uso prolungato che sta facendo del Cosmo, sebbene gli ultimi due attacchi portati con le Tecniche Nebulosa non abbiano peggiorato di molto la sua situazione come le precedenti. Inoltre, Korin è forte, veloce e molto più esperto di lei: non sa se riuscirà a resistere ancora a lungo alle sue offensive. Lancia il contrattacco impulsivamente, senza ragionare troppo sulle conseguenze. Vuole dare il massimo e molto di più.
    RIASSUNTO AZIONI[Contrattacco] Nel momento in cui viene colpita dalle stalagmiti di ghiaccio che avanzano verso di lei, viene sbalzata in aria e subisce l’attacco di Korin ma in contemporanea usa la tecnica Mercy of the windstorm una falce dall’estensione di tre metri che lancia contro Korin, cercando di prenderlo a sua volta in pieno petto.

    Nebula Chain
    (Abilità doppia) Fin dai tempi del mito la Catena di Andromeda è sempre stata lodata come una delle armi più formidabili a disposizione delle armature dei Santi di Atena. Si presentano come due lunghe file di anelli metallici, culminate una con un piccolo triangolo, rendendola l'arma offensiva (agganciata al bracciale destro), mentre l'altra con una piccola sfera, identificandola come difensiva (agganciata al bracciale sinistro).
    Le catene sono in grado di allungarsi tanto quanto è vasto il cosmo del loro portatore.
    Solo il loro Saint è in grado di maneggiarle: chiunque non venga riconosciuto dalle catene come proprio padrone, toccandole, avvertirà una forte scossa elettrica che gli impedirà di usarle.
    Oltre ad essere un'arma fisica attivamente impegnata nel combattimento, la catena è dotata di una volontà propria. Oltre all'abilità di muoversi a suo piacimento, la catena è in grado di percepire illusioni e minacce incombenti sul proprio possessore e sui suoi alleati, semplicemente muovendosi, puntando verso una direzione precisa o creando scritte/disegni sul terreno.
    Tuttavia, questa percezione è propria delle catene, completamente slegata da quella del saint che le impugna, ergo Erika deve tenere d'occhio le catene quando cercano di dirle qualcosa.
    Le catene hanno infine una capacità rigenerativa molto rapida, è tuttavia debole al ghiaccio e alle temperature artiche.


    Tecniche Nebulosa
    Le catene in dotazione dell'armatura non sono l'unica particolarità che contraddistingue il saint di Andromeda. Nelle stelle che vegliano sul suo cavaliere vi è una temibile forza latente, che in pochi hanno potuto esserne testimoni. Dalle profondità del cosmo, Andromeda è in grado di attingere alla forza del vento cosmico che caratterizza l'omonima nebulosa per eseguire le proprie tecniche offensive e difensive. Il vento proveniente dalla nebulosa è caratterizzato da correnti d'aria che il cavaliere direziona a suo piacimento verso il bersaglio del proprio attacco o plasmandolo intorno al proprio corpo. A seconda della potenza del nemico, esse sono in grado di ostacolare i movimenti dei propri avversari, fino addirittura, con la tecnica del Nebula Stream, a immobilizzarli. In modalità difensiva, questo vento elettrico è in grado di attutire i colpi che vengono ricevuti ed, eventualmente, l'elettricità insita nelle proprie raffiche può trasformarsi in un potenziale attacco.
    Come per le catene, anche questo vento è carico di energia elettrica che è in grado di infliggere danni di tipo elettrico. Queste tecniche sono lanciate a Cosmo Poderoso (aura soverchiante), ossia gli effetti di queste tecniche superano in efficacia quelli di tecniche o abilità simili, raggiungendo con facilità e un ridotto impiego di energia cosmica il miglior risultato possibile.


    Tecniche

    Mercy of the Windstorm
    Tecnica Nebulosa (Offensiva) - Concentrando all'energia del suo cosmo nel palmo delle mani, Erika può plasmare delle raffiche di vento elettrizzato a forma di falce che, se scagliate contro un bersaglio (persona od oggetto), potrebbero colpirlo, causandogli danni fisici e di tipo elettrico e facendolo indietreggiare in seguito all'impatto. C'è inoltre la possibilità che il bersaglio rimanga elettrificato, rendendogli difficile concentrarsi su eventuali manovre offensive e difensive future. [Questa tecnica è considerata lanciata ad effetto di Cosmo poderoso (Aura soverchiante)]


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    Edited by cloudjumper89 - 7/4/2024, 15:05
     
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    Il tuo colpo raggiunge il santo cogliendolo completamente di sorpresa. Il cuoio della pettorina si taglia su più fronti mentre l’elettricità sfrigola imprimendo il percorso fatto nel materiale marroncino cambiandolo in nero fumante. Il vento elettrico passa appena oltre colpendolo duramente al petto e Korin viene a sua volta sbalzato all’indietro strisciando sulla terra dell’arena che cerca invano di frenarlo. Ci mette un attimo a riprendersi facendo accorrere una mano sul petto premendo su di esso come a trattenere il dolore che prova. « Erano un nonnulla. Un affrontarti con le tue stesse armi. Il tuo contrattacco piuttosto. Con avversari molto più forti, o addirittura più d’uno, scoprirsi a quel modo può essere pericoloso. » Quindi torna a guardarti di nuovo senza mai togliere la mano dal petto. Non è una ramanzina, solo una verità che si sente di condividere. « Se hai la mia stessa fortuna là fuori incontrerai praticamente solo esseri ben più forti di te. Gestire le tue risorse al meglio è la chiave per sopravvivere. »

    Solleva la mano sinistra al cielo e facendolo taglia la realtà creando davanti a sé un enorme telo nero, un rettangolo piatto largo tre metri e alto cinque dietro cui si nasconde. Subito dopo dal rettangolo esce un Korin che si muove a passo umano verso la tua destra. Ne esce poi un altro che va invece verso sinistra. Poi un altro e un altro ancora. Il telo nero quindi sparisce nel nulla, rivelando però un ultimo Korin. Son tutti identici ed ognuno di loro si sarebbe mosso attorno a te a distanza regolare dagli altri. Si sarebbero disposti ai vertici di un pentagono regolare di cui Erika sarebbe stato il centro. Una volta posizionatisi i cinque Korin avrebbero alzato il braccio sinistro puntandolo dritto davanti a sé, quindi alla ragazza al centro del pentagono.
    Il cosmo di tutti e cinque avrebbe iniziato a brillare condensandosi in una nuova sfera azzurra dalle dimensioni di una palla da pallavolo che sarebbe partita, tutte contemporaneamente, dal palmo per arrivare a colpire la ragazza. Quattro Korin e quattro colpi sarebbero stati pura illusione visiva e uditiva, cosmo mentale era impiegato a tenerli vivi, ma altrimenti innocui. Solo un Korin era quello vero, quello che sostava appena dietro la spalla sinistra di Erika, e quel Korin aveva tutta l’intenzione di colpire la ragazza sul serio, dandole un assaggio della vita di cui aveva scelto di far parte.


    MASTER'S CORNER

    Korin si prende tutti i danni relativi al tuo contrattacco e ti mette in guardia dall’eseguire quella manovra, ma anche in generale.

    Come [AZIONE DI SUPPORTO] nascosto dietro ad un telo nero genera quattro suoi cloni che, con lui, si muovono fino a circondarti. I cloni sono riproduzioni visive e uditive di Korin e del suo attacco, ma non faranno danni se i loro attacchi colpiscono.
    L’[ATTACCO] è una sfera di cosmo puro che ti viene lanciata dritta per dritta. La sua potenza e velocità equivalgono un’ energia rossa.


     
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    Era stanca, tremendamente stanca. La pelle sotto la maglia a contatto con essa le bruciava da tanto era fredda, i tagli sanguinavano dolorosamente e i lividi pulsavano nella carne. Era stanca e dolorante come mai lo era stata prima, specie durante una lotta di allenamento. Tuttavia, nonostante stesse uno straccio, Erika si sentiva più viva che mai. Aveva passato 11 anni della sua vita a sopravvivere, a semplicemente esistere in quella piccola casupola nel villaggio ai tempi del Grande Tempio, aiutando la madre a lavorare la terra, avendo come unica motivazione quella di continuare ad aprire gli occhi ogni mattina e vivere per l’unica famiglia rimastale.
    Si era sentita vuota, distrutta, sola nonostante la compagnia di Deirdre e del resto delle persone che vivevano a stretto contatto con la famiglia O’Shea. Si era sentita impotente, debole, difettosa, incapace di poter sperare in qualcosa di meglio se non morire in pace, fra le braccia di Morfeo, avvolta nelle coperte sgualcite del proprio letto, esattamente come era successo a sua madre. La sua aspettativa di vita era sempre stata quella fino al momento in cui non aveva incontrato lo sguardo del suo maestro e del misterioso saint che ora le stava davanti come avversario.
    Erika era tornata a vivere, inaspettatamente pure per sé stessa. Dopo essere stata salvata dall’Armageddon, si era convinta e rassegnata a una vita da contadina nel bel mezzo di una guerra ma ora… Ora era tutto diverso. Si sentiva libera e viva come non lo era mai stata. Ogni dolore, ogni livido, tutti i colpi che aveva ricevuto nei mesi precedenti erano stati il monito di un’alternativa a tutto ciò. Diventare saint per la semplice ed egoistica ragione di trovare un senso alla propria esistenza però, aveva compreso durante l’allenamento, non era abbastanza. Le sua convinzione doveva essere forte, doveva farsi peso di essa, divenirne baluardo e affrontare qualsiasi cosa vi fosse oltre le mura del Grande Tempio e di Atene per portarla oltre di esse, per salvare tutte quelle persone che avevano vissuto o stavano vivendo tutt’ora ciò che aveva vissuto lei stessa. Era sempre più convinta di aver seguito Philippe, di aver trovato il coraggio che le era mancato da tempo per prendere le redini della propria vita e del proprio destino per aver deciso di intraprendere la strada per diventare Saint.
    L’aveva scoperto grazie ad Andromeda e voleva, sentiva che le sue stelle sarebbe state la sua guida in quella nuova avventura. Se malauguratamente non fosse stata ritenuta meritevole dalle catene e dalla sacra armatura di Andromeda di essere lei la loro portatrice, non sarebbe stato un impedimento, un mero fallimento: la delusione ci sarebbe stata ma avrebbe affrontato la cosa con la consapevolezza che qualcos’altro l’aspettava, grata ad Athena di averle indicato la via. Glielo aveva insegnato Ambra, che non aveva mai ceduto nella sua determinazione pur non avendo ancora ottenuto un’armatura.
    Vedere il proprio colpo andare completamente a segno dopo tanti tentativi fu davvero una piacevole sorpresa. Korin era forte e aveva parato qualsiasi suo tentativo di un’offensiva, nonostante ci avesse messo sempre e sempre più determinazione. Del resto, era stato lui a incalzarla fin dal primo attacco.
    Sorrise sotto la polvere e la sabbia che le avevano macchiato il viso nella ricaduta, sorrise e sentì il cuore battere forte come non mai, pieno di convinzione e vitalità.
    «Erano un nonnulla. Un affrontarti con le tue stesse armi. Il tuo contrattacco piuttosto. Con avversari molto più forti, o addirittura più d’uno, scoprirsi a quel modo può essere pericoloso.»
    Sorrise sotto i baffi, trattenendo una risatina. Non intendeva mancare di rispetto al santo d’argento ma trovava la cosa molto paradossale. Prima la riprendeva per la poca serietà e determinazione nel portare i suoi attacchi e ora la metteva in guardia sul non essere troppo zelante e incisiva nella propria offensiva? Trovava molto buffo - e anche molto premuroso - il comportamento di Korin a riguardo.
    «Se hai la mia stessa fortuna là fuori incontrerai praticamente solo esseri ben più forti di te. Gestire le tue risorse al meglio è la chiave per sopravvivere.»
    Sospirò e lo guardò dritto negli occhi, con gratitudine per quella lotta. Era stato un insegnamento prezioso, ne avrebbe fatto sicuramente tesoro per il futuro.
    «Essere saint non vuol dire essere pronti a tutto pur di difendere l’umanità?» replicò con un tono semplice e dolce, che tuttavia non mancava di determinazione e serietà.
    «Quando arriverà il momento, sarò pronta. È inutile fasciarsi la testa prima di rompersela, non credi?» continuò e fece qualche passo, deambulando a fatica, verso di Korin per poi riprendere a parlare.
    «Ho dichiarato davanti al mio maestro e ai miei amici di voler liberare il mondo dalla Corruzione e non far passare al prossimo ciò che ho passato io… Non ho intenzione di rimangiarmi la parola o tirarmi indietro. Combatterò finché avrò fiato in corpo, finchè ne avrò la forza e soprattutto finché non avrò mantenuto la mia promessa…»
    Dopo aver ribadito la sua determinazione, si preparò alla prossima mossa del suo avversario: alzò la guardia e osservò i movimenti di Korin, fattisi ancora più veloci di prima. Fu davvero peculiare vedere il saint scomparire dietro un misterioso velo nero ma Erika non poteva permettersi di perdere la concentrazione, doveva restare in allerta. Nel momento in cui da dietro il velo riapparve non uno, ma bensì quattro Korin, tutto ebbe immediatamente senso.
    Tutto questo non è reale… pensò e cercò di localizzarli tutti e cinque. Nel momento in cui vide gli avversari concentrarsi per creare una sfera di cosmo, Erika richiamò a fatica un’ultima volta il suo cosmo, sperando di riuscire a difendersi anche quella volta grazie al suo vento elettrico. La bolla di vento ricoprì interezza del suo corpo ed Erika si preparò all’impatto. Le arrivò da dietro, centrandola in pieno sulla spalla sinistra. L’impatto fra la sfera e la bolla difensiva la fece avanzare di qualche passo ma Erika cercò di opporsi con tutta sé stessa: con le ultime energia rimastele, alimentò la bolla per contrastare la palla di cosmo ma non fu abbastanza. La bolla si fece sempre più sottile mentre la sfera cosmica sfogava tutta la sua energia distruttiva, andando via via scemando anch’essa. Riuscì a sfondare le raffiche di vento elettrico, andando a bruciare il bracciale dell’armatura indossata dalla ragazza e forandolo, procurandole una dolorosa ustione all’altezza della scapola. Erika urlò di dolore e fu scaraventata a terra di faccia, non facendosi male al viso solo grazie alla prontezza dei suoi riflessi nel mettere in avanti i gomiti per evitarle lo schianto.
    Boccheggiò pesantemente dopo qualche istante passato a non riuscire a fare il benché minimo respiro: la spalla le bruciava così forte. Si lasciò cadere a terra, accasciandosi stanca, dolorante e stremata, cercando di non svenire. Non voleva perdere i sensi, avrebbe voluto rialzarsi e rispondere con un ultimo attacco ma, purtroppo, realizzò di non averne più la forza. Strizzò gli occhi per qualche istante, la vista le si era offuscata di colpo colta da una potente vertigine ma riuscì incredibilmente a rimanere vigile, cosciente.


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    FISICAMENTE • Ancora più ammaccata di prima e molto di più: lividi sulla parte alta del braccio destro, si aggiungono lividi sull’addome e sulle cosce per l’impatto con le stalagmiti di ghiaccio. Oltre al taglio sul fianco sinistro, se ne apre uno pure sull’interno coscia destro, essendo stata presa in pieno dall’attacco debole. È affaticata per l’uso prolungato del cosmo, gli ultimi difesa e attacco la prosciugano definitivamente di ogni forza. A causa del precedente attacco di Korin, la pelle sotto la maglia è ormai livida, in alcune parti sono apparse pure delle lievi ustioni da gelo. La sfera di cosmo impatta contro la sua difesa ma la forza del cosmo di Korin è palesemente più forte tant'è che riesce a penetrarla e le brucia il bracciale dell'armatura forandolo e provocandole un'ustione all'altezza della scapola. Dopo aver lanciato l'ultimo attacco, per poco non perde i sensi e crolla fisicamente per la stanchezza e i dolori delle ferite.
    MENTALMENTE • Gna faccio più, send help cit. Erika
    RIASSUNTO AZIONI[Difesa] Cerca di difendersi come meglio può usando nuovamente la tecnica difensiva della nebulosa Wind on my skin. Ci riesce il giusto per evitarsi grossi danni ma alla fine la palla di cosmo la becca. Crolla rovinosamente a terra dopo aver lanciato l'ultimo attacco, incapace di continuare e visibilmente stremata.

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    (Abilità doppia) Fin dai tempi del mito la Catena di Andromeda è sempre stata lodata come una delle armi più formidabili a disposizione delle armature dei Santi di Atena. Si presentano come due lunghe file di anelli metallici, culminate una con un piccolo triangolo, rendendola l'arma offensiva (agganciata al bracciale destro), mentre l'altra con una piccola sfera, identificandola come difensiva (agganciata al bracciale sinistro).
    Le catene sono in grado di allungarsi tanto quanto è vasto il cosmo del loro portatore.
    Solo il loro Saint è in grado di maneggiarle: chiunque non venga riconosciuto dalle catene come proprio padrone, toccandole, avvertirà una forte scossa elettrica che gli impedirà di usarle.
    Oltre ad essere un'arma fisica attivamente impegnata nel combattimento, la catena è dotata di una volontà propria. Oltre all'abilità di muoversi a suo piacimento, la catena è in grado di percepire illusioni e minacce incombenti sul proprio possessore e sui suoi alleati, semplicemente muovendosi, puntando verso una direzione precisa o creando scritte/disegni sul terreno.
    Tuttavia, questa percezione è propria delle catene, completamente slegata da quella del saint che le impugna, ergo Erika deve tenere d'occhio le catene quando cercano di dirle qualcosa.
    Le catene hanno infine una capacità rigenerativa molto rapida, è tuttavia debole al ghiaccio e alle temperature artiche.


    Tecniche Nebulosa
    Le catene in dotazione dell'armatura non sono l'unica particolarità che contraddistingue il saint di Andromeda. Nelle stelle che vegliano sul suo cavaliere vi è una temibile forza latente, che in pochi hanno potuto esserne testimoni. Dalle profondità del cosmo, Andromeda è in grado di attingere alla forza del vento cosmico che caratterizza l'omonima nebulosa per eseguire le proprie tecniche offensive e difensive. Il vento proveniente dalla nebulosa è caratterizzato da correnti d'aria che il cavaliere direziona a suo piacimento verso il bersaglio del proprio attacco o plasmandolo intorno al proprio corpo. A seconda della potenza del nemico, esse sono in grado di ostacolare i movimenti dei propri avversari, fino addirittura, con la tecnica del Nebula Stream, a immobilizzarli. In modalità difensiva, questo vento elettrico è in grado di attutire i colpi che vengono ricevuti ed, eventualmente, l'elettricità insita nelle proprie raffiche può trasformarsi in un potenziale attacco.
    Come per le catene, anche questo vento è carico di energia elettrica che è in grado di infliggere danni di tipo elettrico. Queste tecniche sono lanciate a Cosmo Poderoso (aura soverchiante), ossia gli effetti di queste tecniche superano in efficacia quelli di tecniche o abilità simili, raggiungendo con facilità e un ridotto impiego di energia cosmica il miglior risultato possibile.


    Tecniche

    Wind on my skin
    Tecnica Nebulosa (Difensiva) Usando l'energia del suo cosmo, Erika riesce a creare una sottile bolla di vento elettrico che ricopre tutto il suo corpo, generando una sorta di scudo che attutisce la violenza dei colpi ricevuti grazie alle sue correnti ventose, proteggendola.
    [Questa tecnica è considerata lanciata ad effetto di Cosmo poderoso (Aura soverchiante)]

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    Quando vedono che non ti rialzi più sia Korin sia Philippe ti si avvicinano. Ti tendono la mano per aiutarti a rimetterti in piedi e si offrono di portarti a spalla fino ad un posto tranquillo all’ombra in cui tu possa riposare in infermeria se ti senti di necessitarla. Philippe ti offre un bicchiere d’acqua e un po’ di cioccolata, quella aiuta sempre. Ti lasciano da sola tranquilla a riposare per un po’ mentre parlottano fra loro del duello appena svolto con Philippe che fa diverse osservazioni sulle illusioni che Korin ti ha lanciato contro spiegandogli i suoi errori.

    Quando vedono che ti sei ripresa ti tornano vicini, Korin si inginocchia davanti a te se sei seduta, e ricerca il tuo sguardo. « Riguardo a quello che mi hai detto prima, le tue convinzioni sono salde. Per difendere l’umanità però bisogna prima essere in grado di difendere se stessi. Ci sono centinaia di anime che non hanno risvegliato il cosmo e che dipendono da noi saint. Centinaia di vite che rischiano di spegnersi appena qualcuno va al martirio. So cosa pensi, sono al sicuro a Rodorio e Atene, sotto la protezione della Dea. Vero, ma la Dea non infallibile né invincibile. La sua forza dipende anche da noi suoi cavalieri. Quindi vedi di non prendere le cose sotto gamba, ok? »
    « Non essere troppo duro, ha fatto un’ottima prova per chi pochi mesi fa non sapeva nemmeno cos’era il cosmo. Però dovremmo lavorare sull’improvvisazione. Vedi, uno stesso colpo non funzioni mai due volte su di un cavaliere. E un po’ sulla resistenza e… »
    « E su tutta quell’esperienza che si fa solo prendendole di santa ragione. Te l’ho detto, per me dovresti iniziare a portarla con te in qualche ricognizione. »
    « Ma non oggi… ne domani. Oggi riposati, vai a casa, rilassati e goditi il momento. »

    Philippe quindi ti lascia libera di decidere da te cosa fare, e anche se decidi di rimanere ad allenarti ancora non ti preme per fare questo o l’altro esercizio, il massimo che fa è correggerti in caso di errori, ma anche il suo tono è molto più calmo e comprensivo.

    Quando infine decidi di tornare a casa arrivi quasi sull’uscio che senti gli allarmi suonare da sopra le mura. Forse hanno avvistato dei corrotti troppo vicini ai territori della Dea, o forse devono assistere dei nuovi rifugiati che stanno arrivando. Stanno suonando certo, ma cosa puoi farci tu, se non barricarti in casa e… no, non stavolta. Non sei più una semplice umana indifesa. Hai il cosmo adesso. Hai tenuto testa ad un vero e proprio saint.
    Nonostante stiano viaggiando molto più veloci avverti il sentore del cosmo di Korin e di Philippe, entrambi probabilmente sono scattati verso il pericolo e con loro riconosci altri addestrandi come te. Potresti andare anche tu.
    L’occhio ti cade sulla tomba di tua madre. Forse no, forse dovresti restare lì e lasciare che siano gli esperti ad occuparsi di tutto.

    Meglio essere
    un giardiniere in una guerra
    o
    un guerriero in un giardino?




    MASTER'S CORNER

    Post molto tranquillo in cui hai piena libertà su cosa fare. Se vuoi interagire con Philippe o Korin scrivimi pure per mp quello che vorresti dire loro e io ti darò la loro risposta.

    L’unica indicazione che devo darti è di terminare il post quando hai deciso cosa vuoi fare al suono dell’allarme.


     
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    Alzò lo sguardo quando sentì dei passi avvicinarsi a lei e vide i due uomini che la aiutarono a mettersi in piedi. Philippe e Korin la trasportarono lontano dall’arena, all’ombra di un albero poco lontano. Ambra li raggiunse immediatamente, aveva assistito al combattimento dal bordo dell’arena, in ansia e preoccupata per l’amica. Fu proprio lei a insistere per portare la ragazza dai guaritori e, senza aspettare una risposta dai due santi, fece passare un braccio sotto la spalla di Erika - quella sana - e la guidò fino all’infermeria.
    Ci vollero pochi istanti: sotto lo sguardo stupefatto di Erika, le sue ferite guarirono in pochi minuti e il dolore che sentiva svanì come per magia.
    «Certo che non hai proprio mezze misure tu…» la riprese bonariamente la compagna di addestramento che si era seduta sul bordo della brandina, accanto a lei.
    «Sei stata brava…» sospirò, rivolgendole uno sguardo materno, incredibilmente orgogliosa. Le ricordò lo sguardo di Aiden quando, insegnandole ad andare in bici senza rotelle a cinque anni, la festeggiò per essere riuscita, dopo tante cadute e difficoltà nel mantenere l’equilibro per qualche metro.
    «... Sorprendentemente.» lo sguardo dolce si trasformò in un ghigno sardonico e una risatina leggera, ilare si levò dalle labbra di Ambra, interrotta improvvisamente da un gemito doloroso. In tutta risposta, Erika le aveva tirato un pugno all’altezza della coscia per poi scoppiare anche lei a ridacchiare stancamente.
    «Dai, ti lascio riposare un po’. Ma sappi che mi devi un duello come quello che hai appena finito!» disse lanciandole la sfida e balzando in piedi con agilità, dirigendosi verso l’uscita dell’infermeria.
    Rimasta sola, Erika tirò un sospiro di sollievo e si lasciò andare contro il materasso sottile delle brandina su cui l’avevano sistemata, chiudendo gli occhi e rilassandosi.
    Passarono alcuni minuti, minuti in cui Erika si ritrovò a riflettere e realizzare ciò che era appena successo. Ripassò mentalmente ogni mossa - sua e dell’avversario -, ogni sensazione che aveva avuto nel combattere seriamente e utilizzando il cosmo senza trattenersi, libera da ogni limite. Era stata una sensazione unica, straordinaria sentire quel potere scorrerle nelle vene, sentire la catena che rispondeva alle sue intenzioni e percepire il vento e l’elettricità sfiorarle la pelle, dandole inaspettatamente una sensazione piacevole. Si girò sul fianco, raggomitolandosi in posizione fetale e fronteggiando il muro, e fissò la sua mano destra per qualche istante. Si concentrò, cercando di richiamare nuovamente il suo cosmo e una piccola sfera di energia si formò fra le dita. La osservò con un sorriso soddisfatto, genuino e solare.
    Mesi prima mai aveva pensato di riuscire a fare una cosa simile. La osservò estasiata, giocando con le fievoli emanazioni cosmiche, facendogli cambiare forma e muovendole fra le dita a suo piacimento. Era una sensazione così unica, speciale: sentiva ogni centimetro del suo corpo irradiato da quella strana e misteriosa energia, sentendola propria, naturale e in sintonia con ogni fibra del suo essere. Provava una incredibile sensazione di adeguatezza, come se avesse finalmente trovato il suo posto, il suo scopo. Mai prima di allora aveva provato una sensazione simile.
    Quel momento così intimo e profondo fu però irrimediabilmente interrotto dall’arrivo del suo maestro e di Korin, venuti a sincerarsi delle sue condizioni. Quando Korin le si avvicinò, cercando il suo sguardo, Erika lo guardo confusa, quasi preoccupata.
    «Riguardo a quello che mi hai detto prima, le tue convinzioni sono salde. Per difendere l’umanità però bisogna prima essere in grado di difendere se stessi. Ci sono centinaia di anime che non hanno risvegliato il cosmo e che dipendono da noi saint. Centinaia di vite che rischiano di spegnersi appena qualcuno va al martirio. So cosa pensi, sono al sicuro a Rodorio e Atene, sotto la protezione della Dea. Vero, ma la Dea non infallibile né invincibile. La sua forza dipende anche da noi suoi cavalieri. Quindi vedi di non prendere le cose sotto gamba, ok?»
    Affermare che Erika arrossì nel sentire quelle parole era un eufemismo: le gote si colorarono di un rosso vivido e un senso di vergogna misto a imbarazzo e di gratificazione la bloccò. Avrebbe lottato finché ne avrebbe avuto la possibilità, sarebbe probabilmente morta nel provarci ma lanciarsi così deliberatamente al martirio sembrava un po’ troppo, anche per le sue convinzioni.
    «I-Io n-non… N-Non voglio assolutamente gettare al vento la mia vita… Non in modo così sconsiderato… » balbettò, incerta su come continuare.
    «So che molte persone contano su di me, non ho intenzione di deludere nessuno, né mettere a rischio la mia vita così impudentemente. Avrò delle responsabilità, se o quando diventerò Saint, ne sono concia.» ribadì, ritrovando la sicurezza.
    «Non essere troppo duro, ha fatto un’ottima prova per chi pochi mesi fa non sapeva nemmeno cos’era il cosmo. Dovremmo…»
    Le parole di Philippe la fecero sorridere di nuovo, contenta e, finalmente, fiera di sé stessa.
    Philippe ha detto che ho fatto un’ottima prova… riprese le parole dell’ex-saint, estraniandosi dalla conversazione e assaporandole sillaba per sillaba. Philippe non era mai stato uno di troppi complimenti e sentirgli affermare tali parole… Era semplicemente il premio più bello.
    «... Oggi riposati, vai a casa, rilassati e goditi il momento.»
    «... Eh?» replicò, presa in contropiede. Cosa stavano dicendo?
    «Oh-uhm… S-Se non è un problema interrompere ora l’allenamento… Riposerei molto volentieri e riprenderei domani stesso gli allenamenti!»
    Philippe riprese la sua solita espressione impassibile e si limitò semplicemente ad annuire.
    «Domani, alla solita ora.» affermò con fermezza dopo qualche istante di silenzio e la lasciò andare.
    Non ci mise molto a raggiungere casa sua: sebbene le ferite fisiche fossero state completamente guarite, Erika sentiva il forte bisogno di staccare la mente per qualche ora e riposare. Stava per infilare le chiavi nella serratura quando l’allarme risuonò nell’aria, ferendole le orecchie e facendola sobbalzare per la sorpresa. Ebbe l’impressione di sta vivendo un dejà-vu, solo che si trovava dall’altro lato della porta.
    «Ma che succede…? Un altro attacco?» disse, pronunciando i suoi pensieri ad alta voce e voltandosi, percependo dei cosmi muoversi a una velocità allarmante. Riconobbe il cosmo di Korin e quello di Philippe e percepì tutta l’urgenza della situazione.
    Se stanno accorrendo a quella velocità… Deve essere successo qualcosa di grosso… penso preoccupata, seguendo con lo sguardo l’ideale e invisibile ai molti percorso dei due saint.
    Istintivamente fece un passo verso il cancello di casa sua ma si bloccò quando lo sguardo si posò sulla tomba di sua madre. La fissò per qualche istante impassibile, non riuscendo a vedere nient’altro che quel cumulo di terra e la piccola croce artigianale. Aveva chiesto a Cristine di occuparsi di sistemare la sepoltura della madre, non riuscendo ad avvicinarvisi. Si era sentita tremendamente in colpa per quanto era accaduto e, soprattutto, per aver scelto senza troppa esitazione di diventare un saint, Deirdre non gliel’avrebbe mai permesso né avrebbe approvato tale scelta di vita da parte della figlia. Ci erano voluti dei giorni per ultimare il lavoro e alla fine la ragazza si era decisa ad affrontare la cosa.
    Aveva chiesto a Philippe mezza giornata di libertà dagli allenamenti, spiegandogli cosa dovesse fare e aveva avuto il permesso dal maestro di saltare la sessione pomeridiana per occuparsi di ciò che da troppo tempo ormai aveva rimandato. Ripensò a quegli istanti, rivivendo con tutta sé stessa le emozioni che aveva provato, ripetendo le parole che aveva rivolto alla madre e ricordando le lacrime calde che le avevano rigato il viso nel pronunciarle.
    La sirena suonò nuovamente e fu quell’ennesimo segnale a riportarla al presente. Erika scostò lo sguardo, gli occhi avevano ritrovato la loro luce dopo gli eterni minuti in cui un opaco velo di tristezza li aveva annebbiati, spegnendoli.
    Avanzò ancora e imboccò a passo deciso il selciato che divideva la porta di casa dal cancello del piccolo campo che la circondava. Doveva fare qualcosa, non poteva starsene lì a guardare, protetta dal giardino di sua madre. Doveva proteggere ciò per cui Deirdre aveva lavorato, ciò per cui tutti loro, negli anni di stenti successivi alla tragedia, avevano lavorato. Lo aveva promesso a sé stessa, ad Aiden, a suo padre… e anche a sua madre.


    hmbt2ep

    narrato • parlatopensatoparlato altrui
    CASTA • Saint di Athena | In addestramento per il Bronze Cloth di Andromeda
    FISICAMENTE • Dopo le cure, come nuova.
    MENTALMENTE • Stanca ma decisa.
    RIASSUNTO AZIONI • VAMO-NOSSSS

    Nebula Chain
    (Abilità doppia) Fin dai tempi del mito la Catena di Andromeda è sempre stata lodata come una delle armi più formidabili a disposizione delle armature dei Santi di Atena. Si presentano come due lunghe file di anelli metallici, culminate una con un piccolo triangolo, rendendola l'arma offensiva (agganciata al bracciale destro), mentre l'altra con una piccola sfera, identificandola come difensiva (agganciata al bracciale sinistro).
    Le catene sono in grado di allungarsi tanto quanto è vasto il cosmo del loro portatore.
    Solo il loro Saint è in grado di maneggiarle: chiunque non venga riconosciuto dalle catene come proprio padrone, toccandole, avvertirà una forte scossa elettrica che gli impedirà di usarle.
    Oltre ad essere un'arma fisica attivamente impegnata nel combattimento, la catena è dotata di una volontà propria. Oltre all'abilità di muoversi a suo piacimento, la catena è in grado di percepire illusioni e minacce incombenti sul proprio possessore e sui suoi alleati, semplicemente muovendosi, puntando verso una direzione precisa o creando scritte/disegni sul terreno.
    Tuttavia, questa percezione è propria delle catene, completamente slegata da quella del saint che le impugna, ergo Erika deve tenere d'occhio le catene quando cercano di dirle qualcosa.
    Le catene hanno infine una capacità rigenerativa molto rapida, è tuttavia debole al ghiaccio e alle temperature artiche.


    Tecniche Nebulosa
    Le catene in dotazione dell'armatura non sono l'unica particolarità che contraddistingue il saint di Andromeda. Nelle stelle che vegliano sul suo cavaliere vi è una temibile forza latente, che in pochi hanno potuto esserne testimoni. Dalle profondità del cosmo, Andromeda è in grado di attingere alla forza del vento cosmico che caratterizza l'omonima nebulosa per eseguire le proprie tecniche offensive e difensive. Il vento proveniente dalla nebulosa è caratterizzato da correnti d'aria che il cavaliere direziona a suo piacimento verso il bersaglio del proprio attacco o plasmandolo intorno al proprio corpo. A seconda della potenza del nemico, esse sono in grado di ostacolare i movimenti dei propri avversari, fino addirittura, con la tecnica del Nebula Stream, a immobilizzarli. In modalità difensiva, questo vento elettrico è in grado di attutire i colpi che vengono ricevuti ed, eventualmente, l'elettricità insita nelle proprie raffiche può trasformarsi in un potenziale attacco.
    Come per le catene, anche questo vento è carico di energia elettrica che è in grado di infliggere danni di tipo elettrico. Queste tecniche sono lanciate a Cosmo Poderoso (aura soverchiante), ossia gli effetti di queste tecniche superano in efficacia quelli di tecniche o abilità simili, raggiungendo con facilità e un ridotto impiego di energia cosmica il miglior risultato possibile.


    Tecniche

    ///


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    Lascio apposta in sospeso il momento in cui, nel passato, è andata sulla tomba della madre eheheheh つづく


    Edited by cloudjumper89 - 15/4/2024, 11:14
     
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    Avresti potuto rimanere al sicuro del tuo giardino, legata dalle catene di una madre forse troppo protettiva nei tuoi confronti - d’altronde come si può darle torto dopo che ha perso tutto il resto della famiglia? - ma non l’hai fatto. Hai deciso di lasciare quelle catene, di liberarti di quel masso pesante a cui ti avevano legata, rifiutando la vita da mero sacrificio umano per la contentezza di qualcun altro.

    No, Erika. Tu hai trovato la forza di liberarti di tutto, di fare le tue scelte, di vivere secondo ciò che credi giusto. Ciò che è giusto ora è di correre ad aiutare gli altri cosmodotati nella lotta, indipendentemente da ciò che potresti trovare varcato il cancello, anche solo rimanendo nelle retrovie o limitarti a combattere la carne da cannone mentre gente più forte ed esperta se la vede con i mostri grossi e pericolosi. Ma sai che devi essere lì.
    Tu lo sai.
    Atena lo sa.
    Andromeda lo sente.

    Stai correndo verso i cancelli in una strada che sembra essersi fatta molto più lunga di quello che dovrebbe essere, o forse tu incredibilmente più lenta. Il tutto sembra anche più buio come se qualcuno avesse istantaneamente fatto avvenire un’eclissi. Senti un’energia brillare proprio al tuo fianco, rosa, con l’intensità di migliaia di soli e un cosmo identico al tuo. Quando volti la testa vedi che non è una persona ad emettere quel cosmo, anche se una persona lo sembra veramente dalle fattezze totemiche.

    [Trident]-AB104-Andromede

    Ti sta invitando senza parlare ad andare insieme, a divenire una cosa sola, a vestirla e a combattere fianco a fianco, quel giorno e per tutti quelli a venire.



    MASTER'S CORNER

    La cosa della strada più lunga e l’oscurità è mera scena, non c’è nessun effetto strano in corso.
    Specificato questo, la facciamo questa prima epica vestizione?!
    Picchia pure autoconclusivamente qualche corrotto sfoggiando a tutti la tua nuovissima e sudatissima (solo perché te l’ho fatta soffrire) cloth, poi porto in valutazione.


     
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    Ciao mamma… Ne è passato di tempo, eh? Mi dispiace se ci ho messo così tanto…

    Un passo, poi un altro e un altro ancora. Erika si avvicinò in religioso silenzio a ciò che per anni era stata la sua ragione e la croce di tutta la sua esistenza. Averlo anche solo pensato, poco tempo prima, le aveva provocato un senso di colpa e di vergogna che la bloccò a pochi passi dalla tomba. Questa volta, però, non poteva rimandare. Non voleva.

    Un passo, poi un altro e un altro ancora. Erika si precipitò verso il vecchio cancello di legno, boccheggiando pesantemente. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto, un sentimento di preoccupazione e ansia le bloccava il respiro. Era successo qualcosa laggiù, non poteva non fare nulla. Non voleva non fare nulla.

    È che… Sono successe così tante cose negli ultimi due mesi… Avevo bisogno di tempo… Per riflettere, per elaborare tutto questo…

    Esitò qualche istante di fronte alla tomba, fissando la terra. Era stata vangata e riposata solo la settimana scorsa ma la terra sembrava ancora umida, come se non fosse passato così tanto tempo. O forse era solo una sua impressione: da quando aveva perso sua madre e la sua quotidianità, la realtà sembrava sempre essere pronta a ricordarle che tutto era cambiato, diverso e che doveva, in un modo o nell’altro, affrontare tale cambiamento. Era imperativo che lo facesse.

    Esitò a pochi metri dall’uscita del giardino ma Erika non dette alcun segno fisico di tale titubanza. C’era qualcosa di più forte di quello, come se una forza la stesse attirando verso quel luogo, dove i suoi compagni stavano probabilmente affrontando l’ennesima battaglia per difendere i civili e chi ancora, come lei, pur sapendo padroneggiare il cosmo, non erano ancora saint a tutti gli effetti. Sentiva il suo cosmo pulsare, anelante di bruciare, di fare la sua parte, nonostante l’inesperienza, nonostante l’assenza di una sacra armatura, nonostante, sicuramente, ci sarebbero state energie cosmiche di più forte e incisive in battaglia. Erika lo sentiva spronarla, sentiva che la voglia di sfogare tutto quel potenziale, sentiva anche come se qualcuno o qualcosa sapesse di quel desiderio, di quella volontà. Aveva già sentito quell’energia una volta, come avrebbe potuto dimenticare quel momento del resto: era stato ciò che l’aveva salvata, non soltanto da morte certa.

    ... Sai, ho pensato molto a voi ultimamente. A te, papà e Aiden… Effettivamente, negli ultimi anni non ho fatto altro che pensare alla nostra famiglia, ai tempi felici, ormai passati e perduti, purtroppo. Le probabilità di perdere anche me erano spaventosamente alta… Saresti rimasta sola…

    Doveva essere lì in quel momento. Sentiva che era quello il momento giusto. Il giorno prima aveva dato sfoggio davanti agli occhi di Philippe del suo cosmo, una coincidenza molto buffa pensando che, rientrando quella sera, aveva trovato Cristine al cancello che l’aspettava con un sorriso dolce e al contempo triste. Non c’era stato bisogno di alcuna parola, solo di uno sguardo ed Erika capì che tutto era tornato come doveva essere, come aveva sempre dovuto essere. Sua madre si meritava un degno riposo e rispetto dopo tutto quello che aveva vissuto: aveva perso un marito, un figlio… Aveva quasi perso lei e su di lei aveva costruito egoisticamente tutta la sua ragione di andare avanti, inconsciamente, ferendola e mettendola in difficoltà. Ora Erika lo sapeva, non vi era più rabbia o risentimento in lei: l’indifferenza aveva lasciato posto al calore dell’amore e dell’affetto che da tempo ormai aveva dimenticato. Era stato angosciante guardare sua madre in faccia e non provare più nulla.

    Doveva essere lì in quel momento, lo sentiva. Lo sapeva e avrebbe scoperto di non essere la sola.
    Si bloccò quando i dintorni si fecero improvvisamente scuri, come se la luna fosse stata eclissata, qualcosa di inaspettato stava per succedere. Una calda luce, morbida e avvolgente, del medesimo colore del suo cosmo, brillò al suo fianco. Era strano ma, sebbene fosse una cosa del tutto fuorché normale, non percepì alcuna sorta di pericolo.

    So che dentro di te volevi solo ed esclusivamente fare il mio bene, che non avresti mai voluto ferirmi, che non mi avresti mai precluso la possibilità di adempiere al mio destino… So anche che non è possibile avere il controllo sulle proprie emozioni, sul proprio dolore.. Del resto, siamo umani… E tu lo eri tanto, mamma… Il tuo grande cuore era il tuo pregio e, allo stesso tempo, il tuo più grande difetto. Dovunque tu sia ora, non voglio che te ne faccia una colpa, ti prego. Lo hai fatto con tutte le più buone e sincere intenzioni, ora l’ho capito… Sono anche sicura che ad un certo ti sia chiesta se stessi facendo la cosa giusta, se facendo così, negandomi la libertà di diventare chi volessi, non avessi lacerato qualcosa fra me e te…

    Appoggiò una mano sulla terra e l’accarezzò con dolcezza. Ora sapeva che non era più così, che non la odiava, che non le era più indifferente. Una lacrima calda le rigò il viso mentre le parole uscirono dalle sue labbra timidamente, come se avesse timore di non esprimere appieno ciò che provava in quegli istanti.

    Però, sono dovuta crescere, sono diventata grande e non c’era nulla che tu potessi fare per fermare il tempo che scorreva, inesorabile… Non avevo più undici anni, non ero ferita, indifesa, in lutto per la morte di papà e la scomparsa di Aiden.
    Lo sapevi bene ma non hai voluto vederlo e come potrei mai biasimarti. Sei una madre, per qualunque donna sarebbe impossibile vedere il proprio figlio crescere e affrontare da solo il mondo. Avresti voluto tenermi per sempre con te, stringermi fra le tue braccia, non lasciarmi mai andare e guidarmi tu stessa nella vita… Cosicché io potessi, allo stesso tempo, sarei potuta essere il tuo sostegno, la tua forza…

    Le parole divennero sempre più decise, più sicure mentre continuava… Credeva che non si sarebbe più fermata...

    Avevi paura di perdermi. Mi avevi già quasi persa una volta, non avresti mai voluto rivivere tale orribile situazione. Quale madre l’avrebbe mai voluto?

    Un singhiozzo piuttosto violento le mozzò il respiro. Alzò lo sguardo verso il cielo, cercando le stelle di Andromeda che Ambra le aveva insegnato a riconoscere. Erano così luminose quella sera…

    Voltò lo sguardo verso quella misteriosa fonte di luce, di energia cosmica. Rimase senza parole. Non c’era bisogno di alcun lemma.

    Sebbene riconosca i tuoi errori e comprendo il perchè di tali, non ti odio, mamma… E ti perdono.

    L’armatura di Andromeda era lì, proprio vicino a lei. Non fece in tempo a muoversi, ad avvicinarsi alle sacre vestigia che esse cominciarono a disfarsi dalla loro forma totemica rappresentante la giovane principessa etiope incatenata alla roccia e vestirono le sue membra.

    Ti voglio bene e ti prometto che starò attenta… Ritroverò Aiden e aiuterò i saint a salvare l’umanità…

    Sentì le catene avvinghiarsi ai bracciali e un sorriso le piegò le labbra nel ricordare la prima volta che aveva percepito la loro presenza su di sé. Si sentiva leggera, completa, come se fino a quel momento non fosse pienamente riuscita ad esprimere tutta sé stessa col suo cosmo. Era pronta e finalmente lo sapeva. Andromeda la stava invitando a prendere le redini della propria vita e a rincorrere la sua strada. Lei non esitò a rispondere.

    Scattò, forte della velocità che il cosmo le garantiva e, in pochi istanti giunse, sul campo di battaglia, vicino a Philippe, Korin ed Ambra. Quest’ultima sorrise felice e fiere quando notò l’amica vestire l’armatura di bronzo. Fossero state in circostanze diverse, avrebbe corso verso di lei e le sarebbe saltata al collo, facendole le congratulazioni e riempiendola di affetto.
    Dopo un breve cenno col capo all’amica, Erika si voltò versò la ragione di tanto allarme: i Corrotti erano esattamente come Philippe li aveva descritti, se non peggio. Erano orribili, uno in particolare catturò la sua attenzione. I mille occhi rossi la scrutarono per qualche istante, probabilmente neanche lui si aspettava il suo arrivo. Il mostro non ci mise molto a riprendersi dalla sorpresa e si avventò su di lei, cercando di attaccarla con i suoi artigli. La catena d’attacco sibilò sotto i suoi polpastrelli, come se avesse intuito le intenzioni della stessa Erika. La lanciò prontamente verso il nemico ed essa si mosse veloce come un fulmine, zizzagando nell’aria e mirando proprio al petto del mostro. Quella notte ce l’avrebbe messa tutta per fermare l’attacco dei corrotti, avrebbe dato inizio alla sua nuova vita. Una vita rischiosa ma libera e, finalmente, sicura e fiera di sé stessa. Non più una contadina in una guerra ma una guerriera che avrebbe aiutato a liberare l’immenso e maraviglioso giardino terrestre dalla terribile infestazione della Corruzione e dei Caduti.

    Nessuno dovrà più soffrire come abbiamo sofferto noi. Te lo giuro.


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    narrato presente • parlato presenteparlato passatonarrato passato
    CASTA • Athena | Bronze Saint di Andromeda
    FISICAMENTE • Carichissima!
    MENTALMENTE • Serena, completa e finalmente libera.
    RIASSUNTO AZIONI • NAMO A MENAJE LE MAN-LE CATENEEEEEEEH

    Nebula Chain
    (Abilità doppia) Fin dai tempi del mito la Catena di Andromeda è sempre stata lodata come una delle armi più formidabili a disposizione delle armature dei Santi di Atena. Si presentano come due lunghe file di anelli metallici, culminate una con un piccolo triangolo, rendendola l'arma offensiva (agganciata al bracciale destro), mentre l'altra con una piccola sfera, identificandola come difensiva (agganciata al bracciale sinistro).
    Le catene sono in grado di allungarsi tanto quanto è vasto il cosmo del loro portatore.
    Solo il loro Saint è in grado di maneggiarle: chiunque non venga riconosciuto dalle catene come proprio padrone, toccandole, avvertirà una forte scossa elettrica che gli impedirà di usarle.
    Oltre ad essere un'arma fisica attivamente impegnata nel combattimento, la catena è dotata di una volontà propria. Oltre all'abilità di muoversi a suo piacimento, la catena è in grado di percepire illusioni e minacce incombenti sul proprio possessore e sui suoi alleati, semplicemente muovendosi, puntando verso una direzione precisa o creando scritte/disegni sul terreno.
    Tuttavia, questa percezione è propria delle catene, completamente slegata da quella del saint che le impugna, ergo Erika deve tenere d'occhio le catene quando cercano di dirle qualcosa.
    Le catene hanno infine una capacità rigenerativa molto rapida, è tuttavia debole al ghiaccio e alle temperature artiche.


    Tecniche Nebulosa
    Le catene in dotazione dell'armatura non sono l'unica particolarità che contraddistingue il saint di Andromeda. Nelle stelle che vegliano sul suo cavaliere vi è una temibile forza latente, che in pochi hanno potuto esserne testimoni. Dalle profondità del cosmo, Andromeda è in grado di attingere alla forza del vento cosmico che caratterizza l'omonima nebulosa per eseguire le proprie tecniche offensive e difensive. Il vento proveniente dalla nebulosa è caratterizzato da correnti d'aria che il cavaliere direziona a suo piacimento verso il bersaglio del proprio attacco o plasmandolo intorno al proprio corpo. A seconda della potenza del nemico, esse sono in grado di ostacolare i movimenti dei propri avversari, fino addirittura, con la tecnica del Nebula Stream, a immobilizzarli. In modalità difensiva, questo vento elettrico è in grado di attutire i colpi che vengono ricevuti ed, eventualmente, l'elettricità insita nelle proprie raffiche può trasformarsi in un potenziale attacco.
    Come per le catene, anche questo vento è carico di energia elettrica che è in grado di infliggere danni di tipo elettrico. Queste tecniche sono lanciate a Cosmo Poderoso (aura soverchiante), ossia gli effetti di queste tecniche superano in efficacia quelli di tecniche o abilità simili, raggiungendo con facilità e un ridotto impiego di energia cosmica il miglior risultato possibile.


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