Bullet the Blue Sky

Eden → Pegaso

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    i have no idea what i'm doing

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    Matar non aveva mai desiderato la morte.
    Tuttavia in quel momento riusciva a capire l’appeal della cosa.


    Ogni fibra di muscolo che ancora era integra del suo corpo bruciava di puro dolore mentre poteva contare le ossa che le perforavano i tessuti e il sangue che lentamente abbandonava il suo corpo in uno strano miscuglio di febbre fredda.

    La vista era annebbiata e scattava concentrandosi su pochi frame fra i momenti di coscienza, un film muto degni anni 30 su un vecchio proiettore tinto di pochi colori, fra cui principalmente il rosso. Tentava di muoversi, ma le singole fibre muscolari non sembravano collegate a niente, così come i tendini delle ossa e parti delle articolazioni. Non era questione di Volontà o Potere, era strutturalmente impossibile.


    La testa cade, più per gravità che per decisione della ragazza, e la accoglie il volto sorridente di sua sorella. Alla fine ci era riuscita a farla sorridere, una promessa mantenuta. Le rispose con un sorriso macchiato di sangue, ma quello che voleva dire gli si blocco a causa del diaframma dei polmoni fuori uso.



    Sono contenta – fu un debole commento mentale, flebile come un sospiro, a dirlo a Iseul. Sospiro che si blocco sentendo… qualcosa.

    Non era forte, non come l’antico santo del Leone, ma quello che perdeva in forza lo acquistava in altro. I pochi frammenti di Pegasus sul suo corpo fremevano anche se ormai più polvere che vestigia. Se avessero potuto, si sarebbero scagliati sulla figura in rosso per lapidarla.

    Se Iseul era un cosmo umano che viveva nella Morte, questo per quanto simile la portava come una cappa tossica, un miasma. Una emanazione di entropia della vita che non aveva mai avvertito mai nella sua giovane vita.

    Un cavaliere d’oro risorto. Qualcuno che si è bagnato della luce del Sole per poi brillare di fredda tenebra. L’armatura asimmetrica è riconoscibile e non serve ricordare le lezioni sulle abilità generali dei gold saint per capire che la situazione era pericolosa già normalmente. Ora, era solo aspettare la lama del boia.

    Eppure, anche se il cervello e le membra di Matar non rispondevano a nessuno stimolo, anche se il suo spirito voleva fuggire via a qualcosa peggio della tomba, una lieve scintilla di cosmo si mosse verso la mandibola e il collo quando la spada dello stesso colore di quella brutta copia si posizionò verso la gola della ragazza a terra.

    Aprendo la bocca, cerco di abbassarla, come per mordere la lama in un ultimo, disperato tentativo di rivalsa.



    Magari muoio, ma te la spezzo con i denti – pensò, troppo debole da poter essere mandato come un messaggio. Probabilmente, la sua reazione fu cosi debole che neanche la Guerriera Rossa pote accorgersene. Pochi attimi, la perdita di sangue le fece perdere conoscenza ancora più volte al secondo, i frame di quella pellicola sempre più rotti e ingarbugliati.

    Iseul… disse qualcosa. Qualcosa che bloccò la lama… poi, un altro cosmo. Enorme, gigantesco, una supergigante calda e amorosa come un padre che scacciò via quel tanfo di morte.

    E poi, quando il sipario cadde e finalmente il suo corpo raggiunse il momento di spegnersi, fu accompagnata da due frasi che la lasciarono con un soddisfatto sorriso:


    Missione compiuta, figliola. Adesso torniamo a Casa.




    […]




    Ricordi.

    Non suoi, echi di quei pugni e calci, echi di quell’incontro.
    Un cane morto, il rosso del suo sangue e delle sue carini, la persona che era il tuo mondo avere paura di te.

    Quanto erano simili? Quando il singolo gesto di una persona aveva modificato le strade che potevano intraprendere? Una che portava alla connessione, amicizia, amore, giustizia (eroe) e chi ad altro.


    La bambina guardava il vuoto, distante mille anni luce in una notte senza stelle… eppure… eppure… la sua mano…





    […]





    Qualcuno stringeva la sua mano.

    Non doveva, non oggi che doveva prendere l’armatura di Pegasus dopo anni di intenso addestramento. Si sentiva pronta, riposata… e coperta di bende.

    Dove era quella bambina? Era davvero una bambina? Le sue mani… non erano ridotte molto male? Riusciva a muovere leggermente le dita, ma sentiva una presa, leggera quanto forte da chi non avrebbe permesso neanche a un dio di dividere quel legame.

    Mat aprì gli occhi, con la luce che gli dava più fastidio di quello che faceva di solito, col il cinguettio di uccellini che sembrava avessero fatto il nido dentro al suo cervello tanto che si sentiva rimbambita. Abituandosi, vide suo padre disteso su una poltrona, barba poco curata che respirava profondamente nel sonno. Muovendo le gambe, il peso gentile di sua madre poteva essere avvertito sul comodo letto della clinica. Anche lei dormiva, e con un senso di colpa di una bambina che aveva fatto tardi il Sabato sera, decise di non svegliarli e farli riposare.



    Tuttavia la sua percezione cosmica si era risvegliata con lei e poteva avvertire una terza persona oltre a lei nella stanza, girata. Un guaritore. Uno dei migliori del Santuario.


    Signor Hakari – sussurrò, le corde vocali deboli da giorni senza esercizio. Oltre al suo gelido ma confortevole cosmo, anche una essenza più potente e antica, per quanto lontana. A quanto fare aveva fatto preoccupare molta più gente del solito. Un record personale.



    Ho la testa dura – disse mentalmente, più a suo agio per far riprendere piano piano anche la sua gola e per non svegliare i suoi genitori. Poi, al messaggio telepatico del possibile “premio” la fece sorridere. Un sorriso che l’aspirante Coppa forse avrebbe visto volentieri in un avversario e non in un paziente.


    Oh, ci conto… spero che imparerò un po’ di anatomia facendomi indicare tutte le ossa che mi romperò nel dettaglio durante il nostro scontro… e grazie mille per Pegasus. Scommetto che appena vado a riprenderlo vorrà anche lui farsi un giro sui tuoi menischi ~



    Rimette la testa sul cuscino, godendosi la brezza, di nuovo sola. Ma solo per poco.

    I suoi genitori si svegliano e la abbracciano. Stranamente suo padre versa qualche lacrima mentre Hazel più stoica si complimenta per essere tornata… più o meno intera. I suoi amici nel pomeriggio, la squadra Argo durante la serata, con altre storie da raccontare.

    Tanti, tutte le mani strette in questi anni, tutti i legami che ha creato e che vuole proteggere, lottando e divertendosi un mondo.

    Rialzandosi sempre… facendo l’impossibile.




    […]





    Trova Kyung Mi vicino la tomba. Non nasconde la sua presenza, vuole lasciare la possibilità di andarsene, non arrivando a capire cosa poteva passare per il suo cuore in quelle circostanze.

    La brezza muove i capelli della donna e della ragazza, accarezzandole come una madre, entrambe figlie del vento. Una aquila dalle ali e dall’anima e la vita spezzata, un pegaso che aveva appena compiuto il suo primo volo e aveva incontrato una anima affine sebbene do un altro stormo.


    Si avvicina alla colonna dove il nome dilaniato di Isuel ora non si trova più. Non degna di essere ricordata lì dove tanti sono morti per la vita, lei che vive nella morte. Traditrice, della peggior specie.



    Sorrideva – disse infine, appoggiando un piccolo peluche della sua collezione sulla colonna del fù Equulus, con lo sguardo incerto – non posso dire che sia una cosa che ti può far stare meglio. Ma sorrideva. E menava duro, una vera guerriera.



    Silenzio. Non sapeva cosa avesse potuto dire la sua maestra. Non sapeva neanche se avesse potuto parlare, nel più profondo baratro della disperazione. Sconforto, sfiducia, dolore.


    Non prometto niente - disse infine, mettendo una mano sulla spalla di Kyung Mi, per poi abbracciarla fra le lacrime.
    Non poteva fare niente. Tutto ciò era al di la dei suoi poteri, dei poteri di qualsiasi persona, forse anche della stessa Athena.

    Non poteva promettere niente… ma non significa che non ci avrebbe provato. A dare a una madre una flebile, inutile, assurda speranza che andava oltre a ogni logica. A far risplendere Celeris insieme ad Aquila, Pegaso e tutti gli altri nel cielo stellato.

    A stringere la mano di quella bambina ancora una volta.

    O almeno, a giocare insieme ancora una volta.


    Video


    Un eroe è qualcosa che non ti aspetti.




    to be continued







    Matar | Pegasus (III) | Energia: Blu



    Riassunto: *fa un inchino* Alla prossima.






     
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