[Trama] The Long Fall

Wild Youth → Black Aries

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    THE LONG FALL

    VIII




    Roma, la straordinaria opera di Ottaviano Augusto ha davvero mutato, come si dice, una città di mattoni in una città di marmo splendente. Dalle ultime informazioni che hai ottenuto, pare che Darth Xagos dei Gemelli sia stato per decenni nascosto in piena vista, facendosi amico prima Cesare e poi il suo successore. Il suo potere è la chiave per accedere all'Orium nel suo ambiente naturale e, forse, colmare le lacune che ti impediscono di sfruttarlo appieno.
    Ma Roma è un covo di serpi e nemmeno uno come te può sperare di ottenere ciò che vuole senza un contatto influente.

    -

    La goccia cade al centro del palmo della mano artefatta e scompare nella tua pelle, amalgamandosi perfettamente in essa. Nell'arco di un paio di secondi il dolore ti divora irradiandosi dal punto di contatto, verso le dita e attraverso il polso, risalendo rapidamente lungo l'avambraccio. Scava dentro di te, ti dilania i tessuti. Sai che il veleno di alcuni serpenti coagula il sangue, lo rende gelatinoso. Quella sostanza non lo sta coagulando: solidifica a una velocità mostruosa, rendendolo simile a metallo.

    [...]

    Ti stai ancora riprendendo dalle conseguenze del tuo piccolo esperimento, quando un minuscolo frammento di cristallo nero compare fluttuando davanti a te. È già successo che la tua Maestra ti contattasse nello stesso modo, sempre e solo in casi di grande urgenza. Sai che si tratta di una chiamata a cui non puoi sottrarti. Senti la voce di Liriya nella tua mente, lievemente deviata da un'eco di sussurri indiscernibili.

    L'ho trovata.

    Devi solo sfiorare il frammento di Orium, e verrai condotto al suo cospetto.

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    Note Master:
    Le info su Black Gemini decidi tu come le hai ottenute. Giocati uno stregone che deve farsi amici i politici della Roma imperiale per indagare in tranquillità.
    Il veleno di Myrkytt solidifica il sangue e facendolo ti rende quasi impossibile bruciare il cosmo, ovviamente. Se decidi di raggiungerla capisci di non trovarti più su DQI ma su un'altra isola molto più piccola, coperta da cespugli e alberelli secchi.


     
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    «The Long Fall»
    8

    Non mi sto risparmiando.
    Sono dei soldati resistenti, questo è certo. Intensifico la morsa psionica sulla gamba del mio prigioniero, la torco e lacero i tessuti, incrinando le ossa e spaccando i vasi sanguigni. Nonostante questo, a parte qualche grido - meno di quanti me ne aspettassi - non ha ancora parlato.
    «Possiamo continuare quanto vuoi. Ho un gran bisogno di sfogarmi. E dopo di te toccherà al tuo compagno.» Anche io sanguino, ma in due non sono riusciti a infliggermi ferite letali. Avrebbero dovuto mandarne di più.
    Interrompo per un breve momento la stretta su di lui, non voglio che diventi insensibile al dolore. Rozze catene di orium lo legano al muro per tutti e quattro gli arti, impedendogli di fuggire dal tempio abbandonato di cui ho preso possesso. Sono in un paese dimenticato di quella parte dell'Italia che una volta era una colonia greca. È troppo che sono sulle tracce di Darth Xagos, come mi ha suggerito Liriya prima di morire. Guardo in faccia il ragazzo. Sul suo volto vedo solo puro odio e determinazione.
    «Chi siete.» Mi avvicino a lui, e lo colpisco in volto con un pugno potenziato dalla psicocinesi. Sento il suo naso che si piega sotto il colpo.
    «Dov'è l'Alchimista Supremo dei Gemelli.» Un pugno in pancia, che gli mozza il respiro e gli fa sputare sangue. Qui, così isolato, ho tutto il tempo del mondo. Ho solo rabbia ad alimentarmi. Lascio che mi divori.

    Non ha parlato, alla fine.
    Ma il suo compagno sì. C'è voluta più calma, più... finezza. Ha condiviso con me l'ultima posizione nota di Darth Xagos: Roma, niente di meno che alla corte dei Cesari. A quanto pare ha condizionato nell'ombra la politica del primo Cesare, per poi aiutare il suo successore nella consolidazione dell'impero.
    Mi ha anche detto, però, che l'ultimo avvistamento di Xagos risale a più di un anno fa: da allora si è nascosto, oppure è in fuga, o semplicemente si è stancato di giocare con la politica romana. È una pista, quanto meno.
    Per quanto riguarda la sua appartenenza, invece, il mio inseguitore non ha parlato. Ora capisco perché anche Alisma non aveva che sospetti. Anche se voleva parlare, se voleva che smettessi di farlo soffrire, non ha potuto farlo. Ogni volta che mi fermavo e gli lasciavo la possibilità di rispondere non gli uscivano che mugugni.
    Era sotto una specie di vincolo, ho concluso. Però, analizzando approssimativamente il suo cadavere, ho concluso che non era un vincolo fisico. Un'influenza mentale incredibilmente potente? O dei sigilli? In ogni caso, qualcosa gli impediva di rivelarmi i suoi padroni.
    Non importa. Ho quello che cercavo. Andrò a Roma e troverò la fonte dell'orium nero.

    Trovo Iullo Antonio alla villa di un poeta, durante una delle loro feste lascive.
    È incredibile quanto siano collegati arte e potere in questo impero. Così come è incredibile quanto ogni porta possa essere aperta da ricchezze, bei vestiti e la menzogna. Stasera sono un ricco mercante di vini, e ho portato alla nobiltà romana un assaggio dei miei prodotti. Tanto si accontentano di poco: quello che loro chiamano vino non è che una brodaglia annacquata.
    Basta saperci fare con le parole. Mi avvicino a Iullo. È seduto in un angolo della stanza, lontano dal palchetto improvvisato su cui gli ospiti si esibiscono a turno con i loro componimenti poetici. Gli porgo una coppa di vino piena per metà e gli sorrido.
    «E voi? Non avete niente da declamare?» Gli chiedo, indicando con il mio calice l'intrattenimento della serata.
    «No, ho smesso tanto tempo fa di scrivere. Adesso sovvenziono i giovani talenti e mi godo l'ozio.» Beve un generoso sorso di vino. Mi siedo di fianco a lui e lo guardo in faccia per un momento, come se cercassi di ricordare chi è.
    «Iullo Antonio, giusto? Il proconsole dell'Asia? Che onore!» Dico alla fine, alzando un po' troppo la voce. Lui scuote piano la testa.

    Finisce il resto del bicchiere in un solo sorso.
    «No, non più, non più. Ho fatto tutto ciò che è possibile in politica, e ora mi godo la mia vita privata. Mentre voi siete?» È diffidente, ma ormai è in trappola. Aspetto che una serva ci riempia il bicchiere e si allontani prima di proseguire.
    «Piacere, sono Yianni, un ammiratore che viene da lontano. Credo che Roma abbia bisogno di persone come voi.» Sorrido, e alzo il calice verso di lui, in un brindisi.
    «O di vostro figlio. Mi risulta che abbia l'età per iniziare la sua carriera politica. Lucio, giusto?» Gli chiedo, bevendo un sorso. Lui è frastornato.
    «E come può aiutarci un mercante di vini? I soldi non possono comprare ogni cosa.» Vedo il suo disagio, e so che sta per alzarsi e andarsene. Ma io lo fermo con un cenno.
    «Dovreste guardare oltre le apparenze. Ditemi, Iullo, avete mai incontrato il consigliere di Augusto chiamato Xagos? Non vi siete mai chiesto il perché nessuno parli volentieri di lui? Di come abbia fatto uno venuto dal nulla, senza carriera politica, a diventare così importante?» Appoggio quel vino scadente e lo guardo negli occhi.
    «Se siete curioso dovremmo parlarne ancora, in futuro. Chissà, magari, come il mio amico Xagos per Cesare e poi per Augusto, potrei fare qualcosa per voi e vostro figlio. Il Senato, magari?» Sorrido, e lo lascio da solo con i suoi dubbi. So che l'ambizione lo consumerà, poi sarà lui a cercarmi. Iullo sarà la mia pedina a Roma. Un uomo importante, ma abbastanza ai margini da non dover uscire allo scoperto.

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    Fa male. Brucia più del fuoco.
    Così tanto che perfino usare il cosmo è difficile. Quindi è questo il potere dello Scorpione, così terribile da distruggere ogni cosa. Capisco subito che non sono pronto a guarire quella ferita, per cui scelgo la soluzione più radicale. Il mio vero braccio diventa una lama, e affonda in quello sintetico prima che il veleno possa entrare in circolo.
    Taglio quell'appendice di netto. Digrigno i denti, e uso comunque i miei poteri di rigenerazione per assicurarmi che il mio organismo sia intatto. Poi passo a studiare quel braccio mozzato; su di esso scorgo già gli effetti devastanti del sangue di Myrkytt.
    Faccio una piccola incisione sulla pelle e noto che il sangue ha già smesso di scorrere. È completamente coagulato: sta passando dall'essere un liquido spugnoso, come gelatina, a un vero e proprio solido.
    Terribile, penso. Infettare qualcuno con questa fiala vorrebbe dire ucciderlo in pochi minuti, forse secondi, tra sofferenze brucianti. Nemmeno Icterius o Liriya sarebbero al sicuro. È deciso, penso, devo agire il prima possibile.

    Ho la prova che il sangue funziona, ma è probabile che io abbia perso l'effetto sorpresa.
    Alisma avrà già raccontato tutto a sua madre, ma non importa. Anche se i nostri poteri sono così diversi mi basta un'opportunità, un solo attimo per farla finita. Perché deve finire, in un modo o nell'altro.
    Respiro a fondo, farò quello che è necessario: anche se ciò vuol dire offrire la testa della mia maestra a Icterius. Non è più solo personale, ormai. In ogni caso so che le mie probabilità di sopravvivere a tutto questo si riducono di minuto in minuto. Ma non sopporterei di vedere l'Isola consumata sempre di più dal caos, con la consapevolezza di non aver fatto nulla quando potevo.
    Agire. Devo agire. Mi sollevo dal tavolo, lanciando un ultimo sguardo al braccio mozzato. Sotto l'incisione il sangue è già secco, scuro, come ferro arrugginito. Sto per lasciare la stanza quando una traccia cosmica familiare si manifesta.

    È un frammento di orium di Liriya, un messaggio indirizzato a me.
    L'ho trovata.❜ Sento la sua voce nella testa, distinguibile sotto ai sussurri. Sospiro di nuovo. È ora del redde rationem. Il momento che finalmente cambierà gli equilibri.
    Nascondo la fiala in un posto più raggiungibile, questa volta. Creo un rigonfiamento di carne vuota sotto al polso, in cui inserisco il sangue di Myrkytt. Così, se le cose precipitano, potrò utilizzarlo velocemente, anche al rischio di dover perdere un arto.
    Sono stanco, provato, non vedo casa da giorni per paura di essere ucciso da una delle tre fazioni in campo. Sono esausto, ma devo trovare comunque la forza di combattere. Riporto i battiti al loro ritmo naturale, ma mi manca davvero poco per perdere il controllo. Guardo il frammento di orium che fluttua davanti a me.
    Se non mi avesse chiamato lei l'avrei cercata comunque io. In ogni caso oggi deve finire. Ucciderò Liriya, e forse l'Isola sarà salva. Forse Talia sarà salva.
    Forse lo sarò anche io. Afferro con la mano l'orium, e il mondo attorno a me scompare e riappare. Sono su un'isola, molto più piccola, e la mia maestra è davanti a me.

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    Resto in silenzio perché, se parlassi, non riuscirei a modulare la voce.
    Liriya sta sorridendo da sotto il cappuccio. È trionfante, come se gli ultimi sviluppi sull'isola non la riguardassero: come se i mutamenti del mio cuore la lasciassero indifferente. È sempre stata superiore, oltre.
    «Non mi serviva tempo, Yianni. Mi serviva solo fortuna. Finalmente. Finalmente so come salvare l'Ordine.» Dice, la sua voce affrettata, coinvolta, quella di chi ha portato a termine le proprie ricerche.
    «Che cosa intendete dire?» Trascino le parole, stanco. Sento la fiala contro la mia carne e contro le vene, e se solo mi avvicinassi di qualche passo potrei farla finita. Ma nonostante tutto lascio che parli.
    «Qui è sepolto il retaggio dei Primi Alchimisti, che hanno plasmato il loro stesso cosmo e le armature che portiamo. Qui c'è tutto il potere necessario a mantenerci al comando.» D'istinto guardo l'isola su cui ci troviamo. È un piccolo pezzo di terra, circondato da ogni lato dal mare, con poca vegetazione. Difficile credere che un luogo del genere possa essere così importante.
    «Dove ci troviamo esattamente? E avete già decifrato i loro segreti? Immagino che una conoscenza così antica sia complessa persino per voi.» Voglio compiacerla, per il momento, ma anche sapere cosa ha scoperto mentre l'Isola precipitava nel caos. Solo dopo deciderò se ne sarà valsa la pena.

    Liriya sorride di nuovo, e sposta la mano sotto al suo mantello.
    «Mare Rubrum. Le famiglie più ricche dell'Impero fanno arrivare da queste isole le loro perle. E no, non ho ancora svelato nessun segreto.» Liriya tira fuori dal mantello un holocron in pessime condizioni, spento e ammaccato in più punti. Riconosco che è di oricalco nero e di un cristallo grigiastro. Lo guarda per un momento come se fosse un tesoro di inestimabile valore.
    «So solo cosa cercare e come raggiungerlo. Per questo mi servi tu.» Incredibile, penso. Sono qui per ucciderla, e lei probabilmente lo sa. Ma nonostante tutto chiede il mio aiuto. È così sola, alla fine. Lo riconosco perché lo sono anche io.
    «Maestra, come posso aiutarvi nella vostra ricerca? E come sapete che quello che troveremo ci manterrà al comando? In fondo potrebbero volerci anni anche solo per iniziare a comprendere una conoscenza così antica.» E il tempo è un lusso che nessuno di noi ha.
    «Ti sbagli, se mi ritieni tanto superficiale e ingenua. Non ci vorranno anni, solo un rituale, e avremo pieno accesso al potere nascosto dai nostri predecessori.» Mi sta ingannando? Perché usare il plurale? Vuole solo usarmi, dopo che ha scoperto del mio tradimento da sua figlia?

    Ma la sua voce non ha traccia di inganno.
    «L'accesso a questo luogo è sigillato in modi che noi possiamo a stento comprendere. Ho dovuto studiare un modo per spezzare il sigillo e fare mia tutta la conoscenza di cui abbiamo bisogno.» La sua voce non trema, le sue labbra non si piegano in segno di esitazione. Anche adesso è incapace di mentire.
    «Per farlo, per superare il limite sarò costretta ad abbandonare l'Ariete Nero e reclamare una forza ancora più terribile. Tu, invece, ascenderai ad Alchimista Supremo. Il mio successore per diritto e, una volta compiuto tutto, per Potere.» La guardo sollevando un sopracciglio. Ancora una volta qualcosa al di fuori del mio controllo cambia la prospettiva. Ma questa volta è troppo tardi, penso.
    Se anche prendessi l'armatura dell'Ariete, Icterius e Ranlik mi eliminerebbero per aver aiutato Liriya ad ascendere. E del resto so che a lei non importerebbe più nulla dell'isola; sarebbe solo un aggravarsi del suo disinteresse. Una cosa del genere non porterebbe la pace, ma anzi, scatenerebbe ancora di più Icterius, finalmente libero dalla sua rivale. L'unico modo per costringerlo a fermarsi continua a essere quello di dargli ciò che vuole.

    Decido, siccome lei è stata onesta con me, di condividere con lei questi dubbi.
    «Quindi voi ascenderete? E che cosa ne sarà dell'isola? Perché dovrebbe importarvi ancora, una volta ottenuto un potere così ampio? Nessuno di noi conosce le conseguenze di superare quel limite.» Se anche prendessi il suo posto non sarei in grado di oppormi a Icterius, così come Dajur e Tiivar non mi seguirebbero come seguono Liriya.
    «L'isola tornerà in equilibrio, guidata da un portavoce migliore. Non sono mai stata interessata al controllo e lentamente ho dimenticato quanto fosse importante far danzare tutti allo stesso ritmo. Con la morte di Arturus ho perso fiducia negli Alchimisti come istituzione e forse avevo solo bisogno di vedere le cose sotto la giusta luce.» Non mi dà il tempo di replicare, perché subito ricomincia, con voce ancora più stanca.
    «Mia figlia mi ha abbandonata, Yianni. È fuggita subito dopo aver parlato con te. Ha lasciato la sua armatura.» Quindi sa che voglio ucciderla, eppure chiede il mio aiuto.
    «Ho perso troppo, e troppo in fretta.» È così, ma questo è quello che succede quando si rimane indietro, quando si smette di cambiare e di evolvere insieme all'isola. L'ambizione consuma ogni cosa perché l'ambizione è ciò che muove ogni alchimista. Ma ora quest'ambizione non è più incanalata, è diventata desiderio di potere per il potere, senza scopo ultimo. Mentre Liriya trovava questo luogo, l'isola perdeva la sua anima.

    Potrei già estrarre la fiala di sangue e attaccarla, ma sarebbe inutile. Pleonastico, persino.
    «Allora sapete - sai - anche perché è fuggita. Perché non è più al sicuro, così come non lo sono io, così come non lo è Talia.» Ma io ho smesso di nascondermi.
    «Basta maschere, Liriya. Sono stanco, e penso lo sia anche tu. Non ci sarà nessuna guida migliore, perché l'Isola sarà, ed è, in mano a Icterius. Se ti lascio ascendere, se ti aiuto a farlo, armatura o meno, sarò il primo a venire epurato dal nuovo ordine di Icterius.» E non voglio morire per l'ambizione della mia maestra. Preferisco rimanere un semplice alchimista, se questo vuol dire avere un altro giorno di vita - un'altra possibilità.
    «Non ti aiuterò. Continua le tue ricerche da sola, e ascendi pure, se ci riesci. Ma lascia indietro l'armatura, e concedi la sconfitta a Icterius.» Un'ultima via d'uscita, come l'avevo offerta a Ranlik e ad Alisma prima di lei. Così potrò consegnare la mia maestra a Icterius senza spillare una goccia di sangue, e lui potrà avere per sé il concilio.
    «Mi dispiace, ma devo assicurarmi un futuro per quando non ci sarai più. È la stessa cosa che avresti dovuto fare per tua figlia.» Perché Liriya è troppo potente per essere colpita direttamente, ma non agendo ha lasciato che i suoi nemici attaccassero i suoi alleati più vicini. Allontanando persino sua figlia e il suo allievo più vecchio.

    Ma Liriya non si scompone.
    «Ciò che è custodito qui, Yianni, ti renderà intoccabile perfino da Icterius. Non è una mia supposizione, è una certezza.» Mentre parla indica l'holocron che regge in mano.
    «Se potessi spezzare questo sigillo e riportare l'isola alla pace da sola, lo farei. Sei qui per prendere il mio posto, perché ormai non c'è più via di scampo... nemmeno se userai il sangue di Myrkytt per dare la vittoria a Icterius.» Anche lei si sente isolata come me, ma confida così tanto in ciò che ha scoperto da pensare di potermi plasmare.
    «Sarai comunque il primo a cadere. Sei il capro espiatorio perfetto, oltre che un individuo scomodo per gente come Icterius o Ranlik.» Scuoto piano la testa: su questo non sono d'accordo, ma so che entrambi ci basiamo su informazioni incomplete. Io penso di poter influenzare Icterius, lei che invece sia ingovernabile.
    «È curioso che, anche se non sei interessata alle questioni mortali, finisci comunque a giocare con le nostre vite.» Le rispondo, perché in fondo non mi ha ancora offerto nessuna certezza, solo la stessa scommessa che farei io se scegliessi l'altra strada.
    «Liriya, ammettiamo che i poteri di cui parli sono grandi come dici. Perché credi che sarei una guida dell'isola migliore di te e di Icterius? L'hai visto, cado in tentazione, sbaglio, seguo sempre il più forte.» Non lo chiedo per falsa modestia. Non accetto di farmi usare per aiutarla ad ascendere, se lei non ha chiaro un futuro per l'isola. Non voglio che scommetta su di me, o che confidi, o speri in me. Non voglio più dubbi.

    Siamo distanti pochi metri. In qualsiasi momento, se sentissi qualcosa che non mi piace, potrei attaccare per uccidere. So che lo farei.
    «Come potrei non interessarmi? Io vedo la strada giusta, voi ancora no. È mio compito mostrarvela... finché ancora mi è concesso.» Dice così, ma la sua platea è di una sola persona. Io. L'unico suo erede, nonché l'unico che stava per - e che potrebbe - ucciderla. È quasi comico, come una di quelle tragedie che amano tanto i civili.
    «Quindi avresti seguito Icterius perché è il più forte? Se le tue ragioni sono tutte qui, allora forse ho sbagliato tutto: non solo i miei calcoli, ma la mia stessa missione come Alchimista.» Sembra genuinamente delusa, ma io scuoto la testa. La forza non è mai un fine, ma solo un mezzo: è ciò che mi ha insegnato lei. Un mezzo per continuare a esistere e realizzare il proprio destino.
    «No. Lo seguirei per sopravvivere. Perché, se non voglio essere costretto a fuggire come tua figlia, non potrei fare altro. Solo in vita potrei avere una possibilità di cambiare le cose sull'Isola, anche se questo implica fare un patto col diavolo. Almeno sarebbe un diavolo che conosco.» Non una scommessa, ma l'unica scelta che mi è rimasta. È questa la grande differenza tra noi due.
    «So che mi hai scelto come allievo, tanti anni fa, proprio per la mia pragmaticità. In questo sono sempre lo stesso, e lo sai.» Vedo che sotto al cappuccio un sorriso increspa il suo vecchio e stanco viso.

    Non è più una lezione, e io non mi sento più il suo allievo.
    «Sopravvivere, per cambiare. Un'evoluzione. Non pensi che sia una perfetta immagine del fine ultimo di noi Alchimisti?» Mi chiede, con voce che riconosco soddisfatta.
    «Ti ho voluto qui proprio perché voglio dare continuità alla mia visione. So che, se abbandonerai la strada che ti ho mostrato, lo farai soltanto in nome di una più completa comprensione della Realtà e non per mera politica, come il mio tanto chiacchierato giovane avversario.» Mi sta incuriosendo: cosa c'è oltre quei sigilli? Che cosa le fa avere una fiducia così assoluta?
    «Per questo motivo sto offrendo tutto quanto a te, sperando di salvare anche l'isola e l'ordine allo stesso tempo.» Una speranza. Odio vivere di incertezze, ma a quanto pare ci siamo ridotti tutti a quelle. Liriya esita un secondo, come se dovesse levarsi un peso dal petto. Quando riprende a parlare è più determinata che mai.
    «E per raggiungere questo obiettivo, dovrai porre fine alla mia vita.» Sollevo appena il sopracciglio. Immagino non avremmo iniziato nemmeno a parlare, se il suo scopo era solo quello. Se deve morire dovrà farlo con i suoi termini, e non con un tradimento.

    Voglio saperne di più.
    «Dovrei ucciderti per permetterti di ascendere, perché? Il sigillo non è apribile da un corpo di carne e sangue? O c'è qualcos'altro che i nostri predecessori hanno nascosto ai mortali?» Quante cose ha scoperto Liriya durante i suoi studi? È questo che le dà la certezza di dover lasciare il bene più prezioso, la vita, per poter andare avanti?
    «Solo trascendendo la condizione fisica posso avvicinarmi alla vera essenza del mio potere. Per me non c'è più possibilità di crescere in questo corpo ormai vecchio. Siamo pur sempre mortali. Myrkytt e Seshar prima di lei mi hanno permesso di vivere molto più a lungo di quanto avrei sperato. Ora, scoperto quest'ultimo segreto, posso andare finalmente oltre, facendo un ultimo sacrificio per me stessa e per l'Ordine allo stesso tempo.» Getta un altro sguardo all'holocron.
    «I primi Alchimisti della Bilancia hanno composto un sigillo che soltanto un cosmo puro possa sciogliere. Le loro stesse parole mi hanno guidato fin qui.» Non rispondo subito. Sto pensando a un ritmo forsennato. Finora mi ha detto che sa come aprire i sigilli, ma ancora non mi ha chiarito che tipo di conoscenza troverà. Solo una vaga promessa di potere. Non mi basta.

    Non basta a salvare l'isola, e non basta a salvare me.
    «D'accordo. E di che tipo di potere parlavi, quando ne menzionavi uno in grado di difendermi anche da Icterius? Voglio sapere di non rimanere solo, quando non ci sarai più.» Per contenere Icterius e fermare la guerra civile sull'isola servirebbe un potere immenso. Anche perché, nell'ombra, sta agendo una terza parte, più cauta e astuta di tutti noi.
    «Sii sincera con me, e ti libererò dalle catene del tuo corpo. Per una volta, non parlarmi da maestra ad allievo.» Mi viene naturale dirlo. Non voglio solo sincerità: non deve omettere nulla. Voglio che mi consideri capace di comprendere ogni cosa.
    «Tecnologia. La stessa tecnologia che ha creato le Kintaral, estranee a qualsiasi divino intervento, ma comparabili con le armature sacre. Armi. Esseri artificiali dal potenziale incredibile. Un esercito di metallo che non teme sconfitta.» Da come ne parla è qualcosa di molto diverso rispetto agli esperimenti di orium che le ho visto creare. Qualcosa che, anche se viene dal passato, è molto più avanzato. Un esercito in grado di competere anche con quello di Atena o di Hades.

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    L'holocron inizia a fluttuare nella mano di Liriya.
    «E altri segreti, ormai perduti nel tempo. L'holocron mi ha mostrato una sorta di schema incompleto, progetti per un'opera ancora più magnifica, che porterebbe infine gli Alchimisti nel futuro.» L'holocron ricade con delicatezza sul palmo della mia maestra. Vedo che mi studia da sotto il cappuccio.
    «Ma come vedi, ormai di questa reliquia è rimasto solo un rottame inutilizzabile. Dovremo sciogliere gli ultimi dubbi con l'unione delle nostre volontà, Yianni.» Eccolo il bivio. L'offerta di Liriya, opposta alla strada da me tracciata. Entrambe richiedono una certa dose di incoscienza, e portano con sé incertezze e dubbi.
    Iniziare il rituale di Liriya, sperando di ottenere ciò che dice, oppure ucciderla, e consegnare la sua testa a Icterius. Restare solo, con un potere in grado di riportare l'ordine sull'isola, oppure sperare di saziare la sete di potere di Acquarius. Faccio un passo verso Liriya. Sento, sotto la pelle, i richiami del sangue di Myrkytt.
    Sospiro. So che avrò modo di pentirmene. Mi odio, per questo.
    «Spero tu abbia ragione. Sto mettendo la mia vita e quella di Talia nelle tue mani, ma non è solo questo. L'isola ha bisogno di pace, o la storia si ricorderà di noi come quelli che hanno ucciso il sogno in nero.» Sarebbe un marchio di infamia che non potremmo mai scrollarci di dosso, la consapevolezza di aver buttato le nostre vite; peggio, di aver contribuito attivamente alla catastrofe.

    Ma non mi affiderò a lei senza aumentare le possibilità di successo.
    «Per questo, però, ho bisogno anche che tu, prima di ascendere, condivida con me le tue ricerche, tutte. Ogni studio, materiale, alchimia. Voglio accesso ai segreti che hai raccolto negli anni. Se devo essere una guida, voglio esserne una consapevole.» Le sto chiedendo di dimostrarmi una fiducia assoluta, condividendo con me la cosa a lei più cara: la conoscenza.
    «Una volta che avrai compiuto la Grande Opera, il tuo stesso cosmo fungerà da chiave. Nelle mie stanze ho archiviato secoli e secoli di ricerche dei nostri predecessori, oltre alle mie. Dovrai imparare a discernere la voce dell'Orium Nero, in cui tutto è conservato affinché solo il nostro potere possa svelarlo.» La sua voce è quasi triste. Forse si rende conto solo adesso che per concretizzarli perderà tutti i suoi studi, lasciandoli indietro.
    «I fondamenti te li trasmetterò direttamente, senza più alcuna differenza tra Maestra e Allievo, prima che tutto si compia.» Ancora una volta capisco che non sta mentendo.
    «Ma ricorda che io non me ne andrò. Da me potrai imparare misteri ancora più profondi, quando sarò in contatto col cosmo.» Vorrei crederci, ma ormai fatico a vedere più in là di un minuto. Il tempo è finito.
    Dobbiamo incominciare.

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    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black di ???.
    Condizioni ~ ???.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ /


    Edited by Wild Youth - 2/2/2024, 11:36
     
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    THE LONG FALL

    IX




    L'urto è particolarmente doloroso. Tra le ferite e l'urgenza della fuga, non hai calibrato correttamente lo sfasamento spaziale del teletrasporto. E ora non puoi fare altro che guarire, contemplando la tua enorme perdita.
    Senza i tuoi vecchi poteri ci metti molto tempo a riprenderti. È quasi ironico che la tua ascesa ad Alchimista Supremo ti abbia in qualche modo reso tanto vulnerabile. Ti sono rimaste poche possibilità, poche strade da percorrere. La tua casa è stata interamente epurata. Tornare alle isole Dahlak da solo sarebbe un suicidio, in queste condizioni. Di tutte quelle promesse, ti resta solo un holocron inutilizzabile. Puoi solo proseguire, seguendo quella che ormai sembra l'unico modo per raccogliere i pezzi della tua vita.

    -

    Liriya allunga la mano verso di te. Ti offre l'holocron danneggiato, anche se hai l'impressione che quel gesto sia più profondo, come un solenne passaggio di eredità. Ti conduce in un punto più basso dell'isola, invitandoti a osservare l'ambiente intorno a voi. A una prima vista sembra solo uno spiazzo irregolare ampio poche decine di passi, a ridosso di una parete rocciosa e circondato da una fitta macchia di arbusti secchi, che ti arrivano a malapena all'altezza degli occhi. Poi noti che lo spiazzo è perfettamente piatto e livellato. Se non fosse per sabbia, polvere e radici che lo ricoprono, avrebbe un aspetto decisamente artificiale.
    La tua maestra ti chiede di rimanere fermo mentre indietreggia, facendo vibrare un'infinitesimale quantità del suo cosmo sconfinato. Linee rosse brillanti iniziano a delinearsi sul terreno e sulla parete verticale, rivelando per qualche istante una rete di strani sigilli, che tuttavia tornano rapidamente invisibili. Formazioni di piccoli cristalli neri vanno a ripercorrere lo stesso disegno, rendendolo ancora una volta visibile ai tuoi occhi. Ti domandi cosa stia facendo, in un primo momento, ma quando alcuni dei cristalli nei punti di intersezione crescono sottili fino a superare la vostra altezza, il mondo sembra farsi più silenzioso e tu comprendi. Vi sta isolando.
    Stende la mano. Senza giochi di luce o vuoti orpelli, l'armatura dell'Ariete Nero compare tra voi, al centro esatto del complesso gioco di glifi. La sfiora con la punta delle dita, una carezza nostalgica.

    È meravigliosa, non è vero? E lo sarà ancora di più, quando avremo aperto quest'ultima serratura.

    Lo dice guardando verso la roccia verticale, dove i frammenti di Orium danzano a pochi pollici dalla superficie, sospesi e irrequieti. Una forza invisibile li respinge, impedendo al cristallo di attecchire come ha invece fatto sul suolo.

    Mi dispiace di essere giunta così tardi alla soluzione. Se avessi decifrato prima quell'holocron, forse... no, non voglio perdere altro tempo. Devo accettare i miei errori e le mie debolezze. Se io fallissi nel rimanere aggrappata a te, dovrai imparare a crescere come feci io al mio tempo: senza un vero maestro. Scoprirai i misteri più profondi dell'Orium attraverso la sapienza dei tuoi predecessori e la scienza. Cerca Xagos. Nessun altro può accedere a quel luogo e portarti alla vera fonte, all'origine di questo potere.

    Si china lentamente al suolo. L'hai mai vista tanto stanca? Assume la posizione in cui molti anni prima ti ha insegnato a meditare e sai di doverla imitare. Quanto sembra piccola. È sempre stata una donna magrissima e pallida, ma il suo portamento e l'aura di forza che emana ha sempre celato questo suo lato fragile.

    Ora, sarò per l'ultima volta la tua guida. Se sarai perso e vuoto, io ti indicherò la strada. E nel mentre mi preparerò, unendomi al Cosmo e iniziando a recidere i miei legami con questa vita. Quando avrò raggiunto l'apice del rituale, e solo allora, dovrai distruggere il mio corpo, o la mia morte non porterà a nulla.

    Espande il suo cosmo senza aggredirti. Al contrario, ti abbraccia. Ne percepisci comunque l'orrore e la pericolosità. I sussurri provenienti dai cristalli aumentano, si fanno quasi urla. Malgrado ciò, nel centro di tutto, la coscienza di Liriya si staglia pura e perfettamente delineata, una lama di metallo che attraversa l'acqua. La sua voce supera le urla senza sforzo, rimanendo calma. Ti guida passo a passo: Nero, Bianco, Rosso.
    Non ci sono altre parole. È questo il suo addio, l'ultimo atto in veste di tua Maestra.

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    Note Master:
    Siamo subito dopo la purga, infatti sei appena fuggito da DQI. Sei ferito e probabilmente braccato, devi decidere come muoverti malgrado le possibilità quasi nulle. L'holocron ha uno strano fascino e non riesci davvero a disfartene, per quanto inutile.
    Per la seconda parte, è il momento della Grande Opera. Svolgi come preferisci, ma fermati nell'istante del completamento.


     
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    L'isola scompare in un lampo nero e rosso dietro di me.
    Non ho tempo di pensare a dove andare per fuggire. D'istinto mi dirigo verso l'Aquitania, una provincia dell'Impero Romano in cui, tanti anni prima, ho fatto le prime prove della mia alchimia.
    L'impatto con la terra mi mozza il respiro. Rimango a terra sdraiato, il sole che tramonta sopra di me lancia raggi rosso sangue. Per un momento penso di essere già morto. Qualcuno potrebbe teletrasportarsi come ho fatto io, inseguendomi, e io non ho le forze per lottare. Il vento soffia tra le spighe di grano del campo in cui sono precipitato, incurante della mia tragedia.
    Il sogno in nero è finito. Non l'abbiamo ucciso noi, ma non siamo riusciti a impedirlo. Abbiamo voluto troppo, e siamo stati puniti per aver perso la via. Ho fallito. Abbiamo fallito. Il punto di partenza può essere anche alto ma finisce sempre col ridursi. L'orgoglio del cazzo allo stato puro. E stupidità. Volevamo tutto, e siamo finiti col niente.
    Oggi cade l'Impero Nero. E solo io rimango a cantarne il requiem.

    Siamo stati puniti per la nostra ambizione.
    Hýbris. La vendetta di chi è grande verso chi è piccolo. La punizione per rifiutare le proprie catene mortali. No. Non è vero, penso mentre mi rialzo su gambe tremanti. Non siamo stati puniti da nessun dio per i nostri peccati.
    La verità è che non c'è nessun essere superiore da incolpare: la colpa è solo la nostra. Non Hýbris. Pleonexía. Abbiamo voluto ciò che era di altri, ognuno troppo coinvolto dalla propria stupida individualità. Nessuno era disposto a fare un passo indietro, a rinunciare a qualcosa di suo, e così abbiamo perso tutto.
    Liriya voleva una conoscenza antica, e per questo ha ignorato i suoi doveri di guida. Icterius voleva potere sul concilio, e per questo ha divorato i suoi simili. E io. Io ho cercato di creare per me una storia diversa: volevo diventare il salvatore dell'Isola, tracciando una terza via oltre a Liriya e Icterius. E l'ho fatto. Ma ho agito troppo tardi, quando avrei potuto farlo molto prima.
    Sono sopravvissuto a tutti loro. Sono l'unico Alchimista Supremo ancora in vita. E sarò l'ultimo: maledetto e poi dimenticato.

    inizio a urlare
    maledicendo la mia perdita


    Xbzw2sl

    Darth Pleonexía
    sovrano del niente

    È ancora importante il prossimo passo?
    Mi piego su me stesso, lo stomaco contratto in una morsa. Sono solo, ora. Non ho più un'Isola a cui fare ritorno, non ho più una maestra, né una moglie. Se avessi l'armatura sarebbe diverso, potrei liberarmi facilmente di qualsiasi inseguitore e poi ricominciare da qualche altra parte. Potrei prendere il possesso di un qualsiasi angolo sperduto della terra, conquistandolo e facendone il mio regno.
    Lì potrei ricominciare i miei studi. Ma non posso. Sono in fuga, braccato, e non lasceranno che un Alchimista Supremo resti in vita. Devo trovare un modo per sopravvivere, mantenere un profilo basso, e guarire le ferite del mio corpo.
    Non ho più il controllo del mio organismo, ora. Per riprendermi ho bisogno di riposo, di cure e di cibo, proprio come tutti gli esseri umani. Inizio a camminare nel campo di grano, verso il complesso di stalle che vedo in lontananza. Deve esserci qualcuno che può darmi ospitalità, anche se con il corpo martoriato e le vesti stracciate sembro un ladro in fuga.
    Forse lo sono.

    Non posso ancora usare i miei poteri: non devo attirare l'attenzione.
    So cosa devo fare, me l'ha detto Liriya. Devo sperare che Darth Xagos sia ancora vivo, che sia sfuggito all'epurazione, e devo trovarlo. Se riuscissi ad avere il controllo non solo del mio orium, ma dell'orium nativo, sarebbe tutto diverso. Avrei un'arma in più contro i miei nemici.
    Ma per farlo ho bisogno di riprendermi. Fosse anche lavorando come pastore per un mese intero in questo posto dimenticato dalla civiltà. Sono un Alchimista Supremo, ma qui non conta più nulla. Devo rimettermi alla clemenza degli scarti dell'umanità, supplicando per un pezzo di pane e un giaciglio sul fieno.
    È questa la mia punizione. Busso alla porta del cascinale. Lascerò che le acque si calmino, e poi inizierò a cercare Xagos. Non posso piangermi addosso. Non so cosa fare, non posso più ricostruire l'ordine, ma forse posso salvare me stesso. Da qui in poi non vedo più il futuro.
    Devo solo resistere, un giorno dopo l'altro.

    0qVuOPt


    Poco prima di incominciare estraggo la fiala di sangue di Myrkytt dal polso.
    È inutile, ormai, ma potrebbe essere stupido distruggerla. La metto nella tasca interna della veste, anche se ora non è più al sicuro come prima. Di certo, però, non potrò più celarla nel mio organismo.
    Lancio uno sguardo alla cloth dell'Ariete Nero che sta tra me e Liriya, quasi un focus che lega in modo indissolubile le nostre coscienze. Il passato che si intreccia al futuro tramite il presente. Da quanto la desidero? Non lo ricordo nemmeno più. Da così a lungo che, per molti anni, ci avevo anche rinunciato.
    Ma devo sopprimere il mio io, ora. Sto per ricevere un'eredità durata millenni e un potere fuori dalla mia comprensione. Non devo lasciare che serva solo a compiacere il mio ego, o non sarei migliore di Icterius. E non devo lasciare, come Liriya, che questo potere mi porti così lontano dall'umanità da dimenticarmi dei miei doveri.
    Ho voluto questo potere per un motivo. Il potere è un mezzo, non è un fine. Qualsiasi cosa succederà durante la mia Grande Opera, non dovrò dimenticarlo.
    Il cosmo smisurato di Liriya mi avvolge. I sussurri dell'orium sono grida, ma non mi fanno più paura. Espando il mio cosmo, facendolo risuonare con l'armatura dell'Ariete e con quello della mia maestra.
    Sono pronto.


    NERO

    Si inizia sempre con uno strappo e con il dolore.
    Così durante la nascita; così quando si nasce di nuovo. Filosofia della perdita: devi abbandonare ogni cosa prima di poter proseguire. Sono nudo, debole, inutile. Sono il vuoto, la mancanza di ogni cosa.
    Inizio perdendo il mio collegamento con l'armatura dello Scultore Nero. Il mio corpo non è più la mia arma, il mio rifugio: non può più rigenerarsi. D'improvviso sento tutta la stanchezza dei giorni precedenti. Il mio cosmo, in risposta, vibra, si flette, quasi scompare. Inizio a tremare, boccheggio e cerco l'aria. Il cosmo di Liriya mi sostiene.
    Sento che il mio corpo, all'improvviso, è di nuovo quello che per tanti anni ha negato di essere. Il corpo di un uomo alla soglia dell'anzianità, stanco e debole. Non posso farcela: devo scappare, liberarmi da questo rituale.
    No, digrigno i denti. Sto perdendo anche lucidità e la mia solidità mentale. È solo una prova, un passaggio, mi ripeto. Se finisse ora chiunque potrebbe schiacciarmi, e io sarei solo un uomo tra tanti, uno che non ha mai nemmeno iniziato la via dell'Ascensione.

    E poi vedo - e intimamente comprendo - il perché della perdita.
    Non sono più niente. Sono niente. Sono il metallo fuso nelle mani di un fabbro, sono la tela bianca di un pittore, il blocco di marmo di uno scultore. Sono il mai nato, e sono l'unione di tutte le possibilità dell'universo.
    Il mio essere è un punto nello spazio. Ma da qua possono essere tracciate linee e percorsi, da qua nulla mi è precluso. Ho perso tutto, quindi non ho perso niente. Sono un materiale vergine, e sono io stesso a poter decidere qual è il mio punto di arrivo.
    Che cosa ne sarà di me? Il mio destino è solo mio da decidere. Qualunque cosa farò, qualsiasi scelta prenderò, questa dipenderà solo da me e dal mio libero arbitrio. Nessuna giustificazione e nessuna guida; io sono il padrone del mio destino. È terribile, ti lascia senza senza alibi e senza giustificazioni. In una parola: ti lascia libero.
    Avverto che la mia coscienza si torce e inizia ad ardere, lotta per uscire dal Nero in cui è precipitata. Si tende verso l'armatura dell'Ariete.
    La Kintaral risponde al mio richiamo e mi conduce verso il Bianco.


    BIANCO

    La polvere di orium inizia a danzare attorno a me.
    Liriya all'inizio la accompagna, la fa vorticare, lascia che sfiori solamente la mia pelle. Poi, poco a poco, mi unisco a lei. È una danza, un'unione. L'orium si avvicina, si lascia sfiorare, permette che io lo controlli. I suoi sussurri non sono più minacciosi. Mi parlano di casa, e mi parlano di me.
    Non è solo un'arma, e non è solo un minerale. Non è nemmeno un essere vivente, ma ne percepisco una volontà. Sto soltanto scalfendo la superficie, ma non è l'orium che devo comprendere, ora: chi devo davvero capire è me stesso.
    Chi uscirà dall'Opera in Bianco? Quale versione di Yianni riforgiare, adesso che ho aperto tutte le possibilità? Il mio corpo, innanzitutto. Non è come prima, con Scultore, dove il mio corpo era anche il mio più grande risultato alchemico.
    Adesso capisco che è solo un mezzo, un vessillo con cui esercitare la mia volontà sul piano materiale. Questo corpo alla fine cederà, cadrà, perfino si decomporrà, ma non sarà la fine, per me. Un Alchimista Supremo impara a prolungare la sua esistenza terrena, e poi perfino a fare a meno di un corpo, se necessario. Quando ricostruisco il mio corpo lo faccio con questa filosofia in mente.

    L'anima è più delicata. È la mia essenza, il soffio vitale.
    Qualcosa che devo preservare, difendere, forgiare come una spada. Devo rendere il mio spirito immune dai predatori, ricostruirlo e portarlo avanti, come sta facendo Liriya al mio fianco.
    E poi c'è il mio vero io, la mia psiche. L'armatura nera dell'Ariete lambisce la mia mente, la studia, ne espande il dominio. La ricostruzione di Yianni sarà anche ricostruzione della realtà. La Kintaral mi permette di dominare con il mio volere la materia, ma io non sarò un tiranno. Sfrutterò questo potere per salvare me stesso e per salvare l'Isola.
    Il processo per cambiare la realtà è delicato: dovrò costruire una nuova via oltre i nostri peccati. Devo espiare ogni mia stessa colpa, dimenticare l'ambizione del singolo, e dare una nuova possibilità a me e all'Ordine Nero. Adesso che ho ottenuto ciò che voglio devo ricordarmi che non c'è progresso, se è solo mio.
    Porterò gli altri Alchimisti con me, anche se non vogliono, anche se rifiutano. Anche se devo costringerli ad aprire gli occhi e a tornare nel Rosso.


    ROSSO

    Il Rosso non è mai la fine. Il Rosso è solo l'inizio.
    È un processo infinito, la realizzazione che forse non esiste una meta, ma esiste solo il cammino verso di essa.
    Il primo passo è il più importante, ma alla fine sarò tentato di dimenticarlo: non dovrò mai farlo. Dovrò portare con me questo momento, quello prima di riaprire gli occhi e di reclamare per me la Kintaral.
    Il mio cosmo arde più forte di quanto abbia mai fatto, eppure non devo compiacermi in questo pensiero. Anzi, devo pensare che da oggi in poi dovrò solo andare avanti, migliorandomi continuamente, affilandomi come una lama. Oggi sono più debole di quanto lo sarò mai.
    Come una promessa sospesa nell'aria questo momento non può durare per sempre, ma deve farlo. Perché il Rosso è solo un processo, e io non dovrò mai cadere nella tentazione di pensare di essere arrivato. Quando smetterò di migliorare sarò morto. Quando smetterò di cambiare sarò morto. Quando smetterò di lottare sarò morto.
    E non è morte, se la rifiuti.
    Riapro gli occhi.

    0qVuOPt

    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black Aries.
    Condizioni ~ ???.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ /
     
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    THE LONG FALL

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    Percepisci, senti, respiri come se non l'avessi mai fatto. E in un certo senso è così.
    La prima immagine che vedi una volta raggiunto il nuovo grado di elevazione, è il sorriso di Liriya.
    E la lama di ghiaccio che cresce attraverso il suo petto, dividendo quasi a metà la sua cassa toracica.
    Vieni investito da uno scoppio di aria gelida, che frantuma la terra e si solidifica istantaneamente intorno alla Kintaral, brillando di glifi arcani. Sei ancora connesso a lei, quando l'ultimo filamento di forza vitale della tua maestra viene divorato dalla massa semitrasparente.

    Icterius e Ranlik compaiono tra la nebbia che si è alzata improvvisamente, seguiti da Genna, il tuo compagno di addestramento. Ti è subito chiaro come Alisma non fosse l'unica a fare il doppio gioco. Non puoi sconfiggerli tutti e tre. Non potresti nemmeno se riuscissi a richiamare la tua armatura, rinchiusa dietro sigilli tanto complessi da non riuscire a discernerli dagli strati di ghiaccio. Così vicina, eppure irraggiungibile. Non si tratta di una mossa improvvisata: è un piano preparato da tempo.

    Li vedi, appena compiuto il salto, nel momento in cui il tessuto dello spazio torna integro.
    Gloriosi nello loro armature dorate, si stagliano sulla spiaggia nera di cenere come dodici astri ruggenti nella notte buia.
    La linea si spezza. Un lampo di luce. Le tre torri più alte del castello vengono livellate. Un fuoco etereo invade i corridoi. Le pareti vengono dilaniate da esplosioni di plasma. In pochi secondi, la casa degli Alchimisti è ridotta a macerie fumanti.

    Ciò per cui sei tornato è stato annichilito senza sforzo dai cani della dea.
    I pochi di voi che ancora rimanevano, cadono sotto i colpi del nemico. Presto sarete solo un ricordo.
    La tua mentore, la sua speranza, la tua armatura, la tua eredità... ormai è solo polvere nelle tue mani.

    divider%20him10


    Note Master:
    Genna è il vero informatore di Icterius ai danni di Liriya. Agisci come vuoi, ma la cloth è sigillata e non riesci a sconfiggere il ghiacciolo in alcun modo. Ranlik e Genna fai tu, hai carta bianca. Nel mezzo non c'è un vero stacco, stavolta è tutto di seguito, il blocco centrale che separava i due flashback.


     
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    Riapro gli occhi.
    Liriya sorride: il rituale è compiuto. Sono l'Alchimista Supremo dell'Ariete, e lei... lei è morta. Non come avevamo pianificato, non perché l'ho liberata io dal suo fardello mortale. Una lama di ghiaccio le attraversa il petto da parte a parte, spargendo il suo sangue a terra. D'istinto cerco di richiamare l'armatura, ma pur essendo a pochi metri da me non risponde al mio richiamo.
    È circondata da file e file di sigilli che interrompono il mio collegamento a lei. Nella nebbia gelida di Icterius appaiono anche Ranlik e il mio compagno di allenamento. La mia maestra è morta prima di poter ascendere, e io sono solo contro di loro, senza la mia armatura. La lama scivola dal corpo di Liriya, facendone cadere il corpo esile a terra con un lieve tonfo.
    Non posso fermarmi a riflettere. Agisco e basta. So che avrò solo un'occasione, e non intendo sprecarla. Prendo il controllo dell'orium che ci circonda, l'ultimo lascito di Liriya. Ne plasmo la polvere in un fitto muro che ci divide: non per difendermi, ma perché non vedano cosa sto facendo.

    L'orium mi risponde subito, in una sensazione nuova che non ho tempo di esplorare.
    Estraggo la fiala di sangue di Myrkytt dalla veste, e in un solo movimento la avvolgo in una sfera irregolare di orium. Al suo interno distruggo la fiala, così da liberare il sangue. Non morirà solo Liriya, oggi. E non morirò io.
    Sento che il muro di orium davanti a me scricchiola, sta per spezzarsi, ma non intendo restare qui dietro. Mi teletrasporto - come se l'avessi già fatto altre mille volte - dietro di loro, la sfera di orium davanti a me. La scaglio verso le loro schiene. Mentre avanza la sfera si sfalda, si distrugge, si divide in schegge acuminate imbevute di sangue dello Scorpione. Vedo che le lame d'orium raggiungono Ranlik e Genna, ma il corpo di Icterius si illumina di una luce azzurra, e senza nemmeno girarsi impedisce che lo colpiscano.
    Sento il suo cosmo, ancora troppo imponente, che sta per rivolgersi verso di me. Così fuggo. Il teletrasporto, ancora una volta, segue il mio pensiero con naturalezza.
    Ricompaio sull'Isola della Regina Nera.

    Capisco che il mio corpo ha reagito all'unica scelta che mi è rimasta.
    Devo recuperare gli archivi di Liriya, ricominciare i suoi studi, e poi tornare a prendere il possesso dell'armatura dell'Ariete Nero. Devo prendere tutto ciò che posso prima che Icterius possa tornare sull'isola. Spero che la morte dei suoi compagni lo rallenti almeno un po'. Ho bisogno di tempo.
    Non sono pronto a quello che vedo una volta che riappaio davanti al castello. A quello che rimane di esso. È in fiamme, circondato da fumo nero. Attorno a me sento a stento le grida di civili in fuga, sovrastate dalle esplosioni. L'odore è quello di sangue bruciato. Alzo lo sguardo e vedo i dodici cavalieri d'oro a meno di cento metri da me. Stanno iniziando a muoversi solo ora. Ai loro piedi ci sono già i cadaveri di Tivaar e dei suoi allievi. Un fulmine cade dal cielo, poi un altro.
    Faccio appena in tempo a sollevare un muro di orium attorno a me. Il boato squarcia l'aria e mi rimbomba nelle orecchie.
    Una colonna di luce e vento crepitante si abbatte sul castello, distruggendo in un solo istante un'intera ala.

    0qVuOPt


    Il solo movimento d'aria mi sbalza via di svariati metri.
    Le macerie mi sorpassano, impattano sul mio corpo. Mentre cado vedo che Dajur, seguito da un manipolo di Alchimisti, si sta gettando verso i dodici. Sta diventando un gigantesco colosso di magma.
    Non ha speranze, ovviamente. Nessuno di noi ne ha. I poteri dei dodici sono incredibili, singolarmente forse gestibili, ma insieme nemmeno Liriya potrebbe nulla contro di loro. E lei è morta.
    Altri fulmini si abbattono sul castello. Il vento ne solleva la pietra. Una distorsione spaziale ne inghiotte una torre, mentre un'altra cade nel mare, tagliata di netto in due. La sagoma sfocata di Ensys emerge dal castello e subito fiamme spirituali lo avvolgono.
    È la fine del sogno in nero. I nostri nemici non eravamo solo noi stessi: Atene ha approfittato della nostra debolezza per distruggerci. È colpa nostra. Rimango fermo, immobile. Non riesco a sollevare un solo muscolo. Non c'è più nessun piano b, ora. Non ho più soluzioni, nessuna altra possibilità.
    Un muro di rovi si dirige verso di me, travolgendo la terra e i civili sul suo passaggio.

    Potrei farla finita. Ho fallito.
    Mi teletrasporto un momento prima dell'impatto, ricomparendo in aria a decine e decine di metri di altezza. Dall'alto la situazione è ancora peggiore. Vedo altri corpi, vedo che gli ultimi Alchimisti non riescono nemmeno ad avvicinarsi ai dorati, vedo che vengono falciati senza sforzo.
    Una morsa psicocinetica mi serra il fiato e prova a trascinarmi giù, per farmi schiantare a terra. Lotto per resistere, oppongo la mia stessa forza mentale. Sento le ossa che scricchiolano, la carne che si lacera sotto la pressione. Per un momento riesco a liberarmi, teletrasportandomi ancora più lontano, ai confini dell'isola, dove solo poche ore fa ho incontrato Alisma. Respiro a fatica. Il mio corpo è scosso dai brividi.
    Sento ancora il clamore e le esplosioni. La cenere è già arrivata fino a qui. Non ho più nulla da salvare: restare qui è un suicidio. Così scelgo la fuga, scelgo di non unirmi a tutti i morti di questa guerra. Oggi è solo il culmine di una violenza iniziata tanto tempo fa. L'isola è perduta, l'ordine è perduto. Dovrò trascinare la mia vita in avanti, anche se non ho certezze.
    È finito il sogno dei cavalieri neri. Da oggi inizia un lungo incubo.

    Del Concilio Nero non resta più niente.
    Darth Liriya, la mia maestra, morta, uccisa da Icterius.
    Darth Dovus del Toro, morto, ucciso da Tiivar.
    Darth Xagos dei Gemelli, scomparso da anni.
    Darth Ranlik del Cancro, morto, ucciso da me.
    Darth Dajur del Leone, morto, ucciso dai dorati.
    Darth Seshar della Vergine, scomparso da anni.
    Darth Mejask di Libra, scomparsa da anni.
    Darth Myrkytt di Scorpio, morta, uccisa per prima.
    Darth Tivaar del Sagittario, morta, uccisa dai dorati.
    Darth Ensys del Capricorno, morto, ucciso dai dorati.
    Darth Icterius di Acquario, vivo, a capo di un consiglio di cadaveri.
    Darth Alisma dei Pesci, viva, in fuga.

    E io. Anche io in fuga da oggi - e per il resto della mia vita.
    L'isola scompare in un lampo nero e rosso dietro di me.

    0qVuOPt

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    Cloth ~ Black Aries.
    Condizioni ~ ???.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ /


    Edited by Wild Youth - 6/2/2024, 20:48
     
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    THE LONG FALL

    epilogue




    Come è iniziato, tutto si interrompe. Il teschio di cristallo nero sembra inerte, ora. Cosa è cambiato?
    L'involucro intorno a te si dissolve, lasciandoti libero. Sei stato tu?
    La tua mente funziona ancora troppo lentamente. Senti un fastidio pulsante, qualcosa che taglia a metà le tue percezioni e ti scava nella testa. Ci vuole qualche secondo per renderti conto che puoi vedere il cielo. Detriti grandi come case, enormi pietre e terra fluttuano come nel fermo-immagine di una grossa esplosione. Un uomo sta in piedi davanti a te, vestito di nero. Un'armatura.

    E tu chi saresti? - chiede con un'inflessione indecifrabile nella voce. Una voce che riconosci, sebbene sia sepolta sotto una vita intera di ricordi che non sapevi di avere. Una domanda strana. Cosa sta percependo?

    L'attenzione della figura si sposta sull'artefatto, che lentamente si sta riducendo in polvere. Una forma tetraedrica spunta dalla calotta cranica. Prima che tu possa reagire, l'oggetto - tu sai cos'è - vola come una scheggia nella mano dell'uomo.
    Il suo cosmo tuona, riducendo a brandelli lo spazio tutto intorno, mostrandoti per un istante colori e forme che non dovresti essere in grado di vedere. Xagos? No. Un altro.

    Dobbiamo parlare. - aggiunge, spostando lo sguardo dall'oggetto al tuo viso, prima di scomparire in uno squarcio informe nella Realtà. L'hai trovato, alla fine.

    Una scossa attraversa il tuo sistema nervoso. Senti il potere che ti circonda. Cosmo. Qualcosa di affine alla nostalgia, una lontana vibrazione. Ora la senti.

    È tua. Chiamala.


    divider%20him10


    Note Master:
    Tiriamo le somme. Cosa sei, adesso? Il giro dei ricordi si è interrotto, ora va capito se e quanto il piano di Yianni abbia avuto successo. Concludi come preferisci, hai piena libertà. Io intanto porto in giudizio ehe.


     
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    «The Long Fall»
    11

    La prima cosa che provo è il dolore.
    Lancinante e generale. Prima una fitta acuta alla testa: sento che qualcosa dentro di essa si spezza e si frantuma. Porto istintivamente una mano dietro alla nuca, ma non riesco ad arrivare alla fonte della sofferenza. Qualunque cosa sia, è dentro il mio cervello. Il dolore si diffonde e si espande in tutto il corpo.
    Sono avvolto nell'oscurità, e faccio fatica a capire cosa sto guardando. Davanti a me c'è il cranio di orium, il contenitore, ormai svuotato, della mia energia mentale. Abbasso lo sguardo, e vedo che sotto una strana tuta nera il mio corpo - è davvero il mio? - è percorso da ferite. Non sento più le gambe, e noto che da queste escono delle scintille e degli strani fili da sotto gli squarci. Non sangue, però. Provo a toccare la gamba destra, ma sotto le dita non sento carne, ma metallo.
    Cosa è successo? Di chi era questo corpo? L'ultima cosa che ricordo è di aver trasferito la mia mente nell'orium, dopo essere sopravvissuto per miracolo ai miei inseguitori.
    Quanto tempo è passato? Sono al sicuro ora? Domande, non ho che domande.

    Sono avvolto completamente da un bozzolo d'orium.
    La prima fase del mio progetto di acquisizione di un nuovo corpo. Creare una difesa inscalfibile in cui portare a termine il processo senza interferenze. Senza, soprattutto, che l'ospite abbia modo di fuggire. Questa parte ha funzionato, pare.
    Mi viene quasi da sorridere e da esultare, ma il dolore non mi lascia scampo. Inoltre, fino a quando non so quanto tempo è passato, e se qualcuno è ancora sulle mie tracce, dovrò essere ancora cauto.
    Non ho avuto modo di preparare un nuovo corpo, per cui mi sono ritrovato in questo nuovo strano simulacro. Dalla corporatura mi sembra un giovane uomo, anche se queste gambe mi mettono a disagio.
    Inizio a percepire qualcosa al di fuori dell'orium. Dei rumori riescono a oltrepassare il minerale, e sento un cosmo a pochi passi da me. È un nemico? Piano piano il mio bozzolo recede e diventa una polvere nera, per poter vedere oltre. Non lo dissolvo completamente e lo lascio in una consistenza simile alla sabbia, così da poterlo utilizzare contro chiunque osi minacciarmi.

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    Sono riuscito a concludere il rituale e a tornare.
    Nessuno me l'ha impedito. La polvere cade a terra e vedo che davanti a me c'è un uomo che indossa un'armatura nera. Un'armatura che ho già visto in passato. Una fitta lancinante mi attraversa. Un uomo che ho già visto in passato. È circondato da squarci spaziali che si stanno chiudendo solo ora dietro di lui. Il suo arrivo è coinciso con il mio riemergere nella luce. Non è Xagos, lui era troppo diverso. Un suo allievo? È riuscito, mentre era in fuga, a passare la sua conoscenza?
    Eppure no. Qualcosa mi dice che non può essere così, perché io l'ho già visto. È una sensazione nuova, come se faticassi a mettere a fuoco ciò che mi circonda. Come se stessi fissando troppo a lungo una scritta, perdendo il suo significato. Deve essere la mia mente che sta ancora completando il processo di sovrapposizione.
    D'istinto sento che il mio corpo vorrebbe ritrarsi, abbassare la testa, come se ne avesse paura. Ma io no. Stringo i denti, reggendo il suo sguardo.
    «E tu chi saresti?» Strana domanda, penso. Non è ostile, e non è qua per me. Allunga lo sguardo verso il mio artefatto d'orium, ormai inerte, quasi completamente polvere.

    Sotto di esso c'è l'holocron distrutto di Liriya.
    Il focus su cui ho costruito il mio progetto, nascondendolo sotto la mia ultima alchimia. O la mia prima, se consideriamo questa come la mia nuova vita. Sì, penso, Talia la definirebbe sicuramente così.
    Talia. Un tuffo al cuore. Mi sollevo a fatica dalla mia posizione, le gambe non rispondono ai miei comandi. Mi devo aggrappare alla parete. Non presto neanche attenzione all'holocron che scivola dal piedistallo, finendo nelle mani dell'uomo.
    «Dov'è?» La mia voce è rauca, impastata, come se non la utilizzassi da anni. Mi guardo intorno ma la stanza è piccola, troppo piccola. Un secondo piedistallo, di fianco al primo, è vuoto. Non posso camminare, per cui istintivamente mi sollevo in aria con la mia forza mentale, raggiungendo l'altare. Su di esso solo polvere nera. Talia non ha mai avviato il rituale.
    Non è riuscita a tornare qua. Mi accascio di nuovo. Sento lo sguardo penetrante di Gemelli addosso, ma non mi importa. Talia, devo scoprire cosa ne è stato di lei. Forse non sono mai riuscito a convincerla del mio piano, o forse non è riuscita a raggiungermi. Se non è passato troppo tempo potrebbe essere ancora viva.

    Forse posso ancora salvarla. Ho un nuovo corpo, adesso.
    Ho i miei poteri. Forse posso ancora avere degli alleati: i dorati non hanno ucciso tutti. Sollevo lo sguardo verso l'uomo nella stanza con me. Lui è la prova che l'ordine nero è caduto, ma può essere ancora rimesso in piedi.
    «Dobbiamo parlare.» Mi dice, l'artefatto di Liriya in mano. Non mi interessa, non è quella la cosa più importante. Mi chiedo quali siano le sue priorità, ma un altro squarcio si apre dietro di lui, inghiottendolo. Continuo a sentire la sua traccia cosmica, e so che potrei seguirlo.
    Lo farò, tra breve. C'è un'altra cosa che devo fare, prima. Mi viene naturale come respirare, così come è stato naturale utilizzare il cosmo in questo nuovo corpo. Sento che risponde immediatamente al richiamo, ora libera dai sigilli di Icterius: la mia armatura da Alchimista Supremo.
    Avvolge il mio corpo come una seconda pelle, e il solo contatto sembra placare il dolore. Dentro di essa sento le tracce dello stesso minerale di cui ora ho il pieno controllo. Ho desiderato così a lungo questa Kintaral, e ora è mia.
    Sorrido, pensando che Icterius deve essere così indebolito - se non perfino morto - da averla liberata.

    Inizio a capire cosa devo fare.
    Per prima cosa scoprire quanti anni sono passati, e se qualcuno sta ancora dando la caccia a noi ultimi alchimisti. Poi cercare trovare Talia.
    A seconda di queste informazioni, la presenza di un Gemelli Nero potrebbe rivelarsi ancora più utile. Non ho dimenticato le mie ricerche sull'orium nativo, e ora finalmente posso ricominciare. Se lo trovassi riuscirei a raggiungere lo stesso livello di Liriya, approfondendo l'origine dei miei poteri.
    Una cosa alla volta, però. Questo corpo è in pessime condizioni, come c'era da aspettarsi da un ospite non deciso da me. Anche il processo di assimilazione completa potrebbe richiedere altro tempo. Non sopporto queste fitte continue alla testa, ma ho dovuto ricorrere alla mia alchimia prima che fosse conclusa.
    Mi concentro sulla traccia cosmica dell'Alchimista dei Gemelli. Raggiungerlo non sarà un problema con le mie capacità spaziali. Dovrò solo desiderare di essere da lui.
    Il mondo scompare dietro di me in un istante. Sono tornato.

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    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black Aries.
    Condizioni ~ Beh insomma.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ WE ARE SO BACK
    Note ~ Grazie per aver reso possibile il mio pazzo concept di pg in un test coi fiocchi, con tradimenti, l'impero romano, un hostile takeover e gli anni più bui dei Black. :fiore:
     
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