Aníron - I Desire

test blu x Kalego

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    Aníron
    - Post VIII -


    La sua risposta fu ovvia, talmente semplice e limpida da farmi pentire di aver chiesto una cosa così stupida quando era evidente che, per lei, fosse impossibile anche solo prenderla in considerazione. Un programma fa esattamente quello per cui è stato progettato, dopotutto. Ama no Iwato era stato il carcere del Pilastro della Creazione, ma in un senso più ampio lo era di tutti quegli errori di sistema che avrebbero potuto compromettere il mainframe di Gea.
    La musica era incessante, ma stavolta colsi qualcosa di diverso, un piccolo vuoto quasi impercettibile che alimentava la dissonanza all'interno della composizione. Preso dal dolore, faticai a rispondere.

    «Impossibile... io sono rimasto lo stesso e...»

    Già, ero rimasto lo stesso e forse era proprio quello il problema. Compresi che più la mia conoscenza del sistema, del Codice e del Creato si ampliava, scavando verso il fondo costitutivo della realtà, più il mio corpo materiale risultava insufficiente a contenere quella mole mastodontica di dati.

    G.E.A. is a system architect and the multiverse is an infinitely recursive architectural simulator



    Il postulato più importante della realtà echeggiò nell'ambiente, si perse nei tunnel più oscuri ch'erano le vene e le arterie di Ama no Iwato per poi riemergere, immutato, al mio cospetto. Era legge, guida e tautologia impossibile da scardinare, un fenomeno certo cui i figli della Madre dovevano sottostare e, insieme, proteggere dal Caos e dagli intenti diabolici di Ponto.

    «No, hai ragione, lasciarmi andare ora potrebbe destabilizzare tutto quello per cui gli Araldi hanno lottato. Sono sicuro delle mie azioni, di quello che farei o non farei nella maggior parte delle circostanze, ma affermerei il falso se ti dicessi che un programma difettoso in alcun modo turberebbe l'equilibrio del sistema.»


    Gli occhi di Ama no Iwato erano puntati su di me, le iridi cerchiate d'oro brillavano nell'oscurità e la qualità del suo cosmo mi parve diversa. Sebbene riuscissi a piegare la luce per i miei scopi, mai prima di allora avevo visto una brillantezza tale da poter essere paragonata a quella dei primi raggi del Sole.

    «Io... non era quello che volevo dire quando parlavo delle battaglie di Amaterasu. Quello che stavo cercando di spiegare, anche se già ne sei a conoscenza, era la diversità dei nostri compiti e non dei fini. Sono stato egoista quando vivevo a Takachiho, perché la mia felicità veniva prima di ogni altra cosa, ma poter contemplare quello che Agartha ed i suoi custodi fanno per tutti è un privilegio di pochi.»

    Riuscivo a vedermi? A comprendere me stesso abbandonando il filtro dell'uomo comune? Richiamai il cosmo e tentai di illuminare l'interezza della stanza in cui io ed Ama no Iwato cercavamo di instaurare una connessione profonda; per contenere un male, bisogna capirne il funzionamento. In quel gesto v'era apertura, un tentativo di offrire la mia luce alla Caverna Celeste per consentirle di analizzare la sua purezza, giacché aveva visto già molto della tenebra che albergava nel mio cuore. Nei suoi occhi era assente il giudizio di chi si pone su un piedistallo irraggiungibile e v'era, invece, la determinazione necessaria a compiere un dovere irrinunciabile.
    Alla melodia della creazione aggiunsi qualcosa di personale, un traccia della mia volontà attraverso il cosmo per testimoniare il mio credo.

    «Questo corpo, forse, non è più sufficiente a svolgere il compito affidatoci da Gea. Sento che ogni esperienza, ogni scontro e sconfitta lo hanno indebolito, estenuato e sovraccaricato ben oltre il ragionevole limite. Se guardo il principio che mi sostiene, riesco a vedere l'inadeguatezza di una fisicità vessata dalla memoria del passato.»

    Allargai entrambe le braccia e cercai il suo sguardo.

    «Fa' quello che devi, sono pronto alle conseguenze, ma sappi che continuerò ad esistere nel nome di nostra Madre.»

    Fui colto dal timore di perdere nuovamente ciò che avevo costruito con le mie mani, per quanto poco potesse essere agli occhi di molti. Parlare con Ama no Iwato era molto simile ad un percorso di autoanalisi, solo che lo psicoterapeuta era una parte di sé in grado di valutare attentamente anche i sintomi più impercettibili del problema, per poi risalire all'origine.
    Lei era l'unica in grado di capire la mia sofferenza, perché i nostri patimenti andavano di pari passo, così mi affidai alla sua saggezza e a quegli occhi che avevano scrutato la maestà della Creazione senza rimanerne abbacinati.



    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO:Affaticato a causa della deprivazione vitale, lividi e contusioni sparse.
    STATUS PSICHICO: Rasserenato
    STATUS CLOTH: Indossata, graffi sul pettorale.

    RIASSUNTO AZIONI: Rifletto sulle parole di Ama no Iwato e formulo un'ipotesi sul problema che mi affligge. Credendo che si tratti di un problema di "spazio di archiviazione" così faccio presente alla Caverna che il mio corpo non è in grado di contenere tutti i dati che dovrebbe e, forse, l'inghippo sta proprio lì :zizi:


    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    Aníron - I Desire
    IX


    Non disse nulla.
    La musica cessò e quell'ombra si mosse. Dall'indefinito dell'ombra divenne sempre più delineata.
    Linee dorate ne percorrono il corpo mentre quegli occhi sono l'unico tocco di colore sul nero screziato di luce del suo corpo.
    Il volto e il suo corpo sono anonimi, gli occhi celesti con quel glifo all'interno che pulsa di luce spuria.
    Il corpo è definito ma la sembra roccia dove quelle linee d'oro ne scavano in profondità la pelle risultando come fiumi che ne attraversano il corpo.
    Sembra quasi di poter vedere il buddha.
    E non poteva essere altrimenti. Ama No Iwato era sacra. Vi erano santuari e monaci, un luogo di culto e preghiera.
    Il suo corpo sembrava composto da piccoli stupa, come quelli che vi erano nel fiume che conduceva alla grotta; linee d'oro si mischiavano ad essi come un fiume sacro che ne percorreva il sentiero.

    «Ti riporterò all'origine.»

    La sua voce profonda e scrosciante allo stesso tempo. Calma come il fiume che ne attraversava il corpo, scrosciante come l'acqua che ne bagnava gli stupa. Melodiosa come la musica del tempio sacro e i le preghiere dei fedeli.
    Dietro di lui, che ne cingeva le braccia incorniciando la sua figura, un sutra di preghiera. Di color canapa e semplice. Modesto e umile come il fedele che si inginocchiava di fronte all'ingresso della Dea.

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    La luce sacra si espanse per il luogo illuminando e scacciando le ombre. Non solo quelle fisiche ma sopratutto quelle della menzogna. Del dubbio. Del non detto. Di vedere chiaramente per avere un giudizio sacro. Non il più giusto ma di sicuro quello più leggero per l'anima. Capire e decidere sapendo di aver visto tutto.
    Senza le ombre a non far scorgere il cammino.
    La caverna voleva vedere fin dentro l'anima di Junichi per riportarlo al Codice originario.

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    Karana Mudra



    La mano sinistra venne portata al cuore, con il palmo rivolto in avanti. L'anulare e il medio si piegarono verso il centro del palmo, tenuti delicatamente dalla punta del pollice. L'indice e il mignolo puntavano dritti verso l'alto.

    «Rimuovere gli ostacoli, coltivare la pace interiore e guidare verso l'illuminazione. Fino ad oggi è stato tutto troppo in fretta per te e questo porta dubbi.
    Il tuo modo di porti non è pronto.»


    Per capire Junichi doveva aiutarlo a prendere possesso ancora di più del Codice. Forse avrebbe capito dove Junichi si fosse perso per la strada che aveva intrapreso.
    La parte umana era dubbiosa, quella dell'eletto mai. Le due cose dovevano coesistere in Equilibrio e in armonia perfetta. Così come non poteva esistere la Pantagenesi senza la Crescita e non poteva esserci la Fine senza l'Inizio.
    Ma tutto doveva restare in equilibrio perfetto, le parti non dovevano essere necessariamente più potente delle altre. Il tutto doveva coesistere in modo tale che il Sistema fosse al sicuro e perfetto.
    Così Junichi.

    NOTE MASTER: La bordata è un misto di luce e spirito che ti avvolge per illuminarti - danno fisico - e illuminare la tua anima - danno spirituale. Il lancio è a Blu.
    Per contrastare la caverna devi aumentare la percezione dei tuoi sensi, ritornare al codice e sfruttarne la forza e la connessione. In poche parole ti picchia per debuggare Junichi, capire se è questo il problema. La tua parte umana dubbiosa che non ti permette la connessione con il Sistema. E questo disequilibrio, perché la caverna fa parte soprattutto delle schiere di Oberon, non va bene e quindi tenta di riportare l'equilibrio in Junichi.
    Agisci come più ritieni opportuno, tentando di arrivare alla pienezza dei sei sensi tipica della Blu, terminando sul punto di mettere in atto qualsiasi cosa tu decida di fare.
     
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    Aníron
    - Post IX -

    La musica della Creazione si interruppe ed un silenzio assordante scese sulle pietre, sulla terra umida, sul muschio ed ogni altra cosa fosse presente nella stanza; la figura di Ama no Iwato si staccò dalle ombre e sottili linee d'oro ne sagomarono il corpo.
    Nell'oscurità fitta, quegli occhi azzurri splendevano come braci vive ed il glifo che v'era inscritto amplificava l'effetto all'inverosimile. Più la osservavo, più riuscivo a cogliere dei particolari che, fino a quel momento, mi erano sfuggiti. Le sue gambe erano dure come la roccia e i polpacci frastagliati all'altezza del peroneo, mentre le vene erano i piccoli ruscelli che componevano il fiume Iwato; la pelle una serie infinita di ciottoli che rappresentavano il percorso tortuoso dell'illuminazione. La Caverna mutò, o forse sarebbe più corretto dire che si mostrò per quello che era, tornando all'origine, al codice sorgente che ne definiva le funzioni e le singole parti. Vedevo attraverso gli occhi dell'uomo ciò che era stato progettato da un dio, e per quante parole potessi conoscere nessuna era sufficiente a spiegare la realtà nella sua interezza. Il sutra del diamante apparve alle sue spalle, sintesi di una saggezza millenaria che la lingua era riuscita, solo in parte, a cogliere.

    तारका तिमिरं दीपो मायावश्यायबुद्बुदं। सुपिनं विद्युदभ्रं च एवं द्रष्टव्यं संस्कृतं।तथा प्रकाशयेत्, तेनोच्यते संप्रकाशयेदिति



    Il mondo è un'illusione, le stelle sono un difetto della vista ed i sogni nuvole informi o lampi balenanti che si perdono nell'inganno della materialità. Questa verità abbracciava l'essenza della Caverna con la stessa umiltà del pellegrino che porge il voto di fronte all'altare; il principio di Ama no Iwato corrispondeva alla sua fine.
    La luce si fece più intensa, surclassando quella che avevo timidamente invocato per comunicare il mio stato d'animo e la volontà di superare l'impasse che avrebbe condotto alla mera stagnazione della mia esistenza. La sacralità dell'emanazione era percebile ad un livello più profondo di quello sensibile e le ombre si ritrassero dalle pareti fino a sparire.

    "Vuole vedere cosa c'è dentro di me. Così sia."

    Portai le braccia al petto, i palmi chiusi sul plesso solare in segno di accettazione e comprensione del giudizio, seguendo il precetto del Pang Ram Pueng mentre Ama no Iwato eseguiva il protocollo configurandosi nello spazio secondo il Karana Mudra, l'algoritmo che portava all'esilio delle infezioni, circoscrivendole all'interno della zona di Quarantena. Dovevo tornare all'origine e superare lo squilibrio della mia mortalità.
    Chiusi gli occhi ed invocai il cosmo, stavolta portando la mente alle stringhe del Codice che descrivevano il funzionamento dei poteri concessi alla Caverna e, di riflesso, a me, il suo eletto. L'energia veniva processata in maniera molto più asettica, schematica e priva del simbolismo cui ero solito fare appello per figurarmela; ogni nodo del processo, partendo dalla fonte, remota ed inarrivabile, restringeva il flusso disponibile facendone arrivare la quantità opportuna a destinazione. Inquadrai il nodo dell'oscurità, lo sfiorai con la volontà e da ogni poro della pelle sgorgò una grande quantità di tenebra viscosa che andò a formare una pozza ai miei piedi. Iniziai ad isolarmi, a chiudermi in un bozzolo nero e malleabile che tentò invano di opporsi al giudizio di Ama no Iwato.

    "Perché lo sto facendo? Devo accettare il protocollo e la purificazione per poter ritrovare me stesso, eppure l'istinto mi dice di difendermi, di mostrare che la connessione al Sistema permane e che il corpo, in un modo o nell'altro, la seguirà."

    La forza penetrante della luce sacra erose il guscio di tenebra e mi investì, circondandomi da tutti i lati. La sofferenza fisica fu ben poca cosa rispetto al contatto con la purezza spirituale della Caverna. Chiusi gli occhi e li riaprii, in un luogo ancora diverso da quello che avevo lasciato, un non luogo, per essere precisi.
    Privo di spazio e dimensioni, bianco, estraneo al concetto di imperfezione o quantità. C'era Junichiro Yamanazaki, c'era l'eletto di Ama no Iwato e poi c'ero Io.

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    Tre aspetti di un'unica realtà, tre forme della volontà di Gea; la Regola, l'Entropia e l'Equilibrio dovettero confrontarsi.

    «Perché continui a trascinarmi sul fondo della mortalità e dell'errore? Io ho visto cose che non puoi comprendere, esplorato la profondità del Cosmo in un modo che non puoi immaginare. Perché dubiti nel tuo incedere? Cammina seguendo il Codice ed evolvi con esso.»

    Junichiro scosse la testa, i pugni serrati lungo i fianchi ad esprimere un dissenso che, probabilmente, covava da tempo.

    «Non voglio perdermi in un flusso di dati, non voglio dimenticare chi sono. Ho perso tutto e non voglio che accada ancora.»

    Una fitta di dolore all'altezza del cuore, uno strappo nell'anima al ricordo della mia famiglia. Mi avevano abbandonato, li avevo persi per abbracciare un bene superiore ed ora avrei dovuto accettare passivamente un ulteriore cambiamento. No, questa volta sarebbe andata diversamente.
    Un filo d'oscurità partì dall'ombra di Junichiro e toccò quella dell'Eletto prima che questo tornasse a parlare.

    «Perderti? Tu sei parte del processo, l'ancora per il mondo materiale voluto ben prima dell'idea stessa del tuo esistere. Devi evolvere, accettare quello che sei, altrimenti sarà stato tutto inutile»

    «Ti sbagli, non sono una semplice parte dell'insieme, un frammento di carne in un mare di puro pensiero. Io esisto perché ho preservato la mia individualità, nonostante abbia scelto di seguire la tua voce e darle credito.»

    Il filo d'oscurità perse spessore, assottigliandosi nella sezione centrale fino a risultare quasi invisibile ad occhio nudo.

    «E così deve essere, ma non puoi semplicemente smettere di progredire. Temi di perdere te stesso, la tua memoria e la tua umanità, rifiutando la totalità del Risveglio. Lasciati guidare dalla saggezza di Ama no Iwato e dalla sapienza di nostra madre.»

    Chiusi nuovamente gli occhi e li riaprii, mentre la figura dell'Eletto acquisiva un duplicità che mi lasciò scosso. Era uguale a se stesso, ma il corpo era composto da una moltitudine di dati che scorrevano ininterrottamente. Junichiro rimase incantato da quella visione ed avvertii una vibrazione di fondo nella mia anima e nella sua. Avvertii un cambiamento nella nostra anima.
    Ora non v'era più lo spazio bianco, né le due figure in opposizione, ma la sagoma stupenda della Caverna Celeste, il sutra ancora in equilibrio alle sue spalle. Assaporai il dolore della concentrazione assoluta, di uno spirito ferito ma ancora domo e mostrai ad Ama no Iwato la mia luce. Lo specchio di Amaterasu, Yata no Kagami, prese forma a poco più di un metro di distanza dalla mia posizione, un costrutto luminoso che raccoglieva i fotoni presenti concentrandoli in un unico punto.
    Il Codice scorreva velocemente sotto il mio sguardo vigile, mentre le pupille si affannavano a seguire le singole stringhe. Trovai il segmento che m'interessava ed un fascio denso di luce partì dallo specchio verso il sutra; volevo che la Caverna si avvedesse del piccolo mutamento scatenato dal protocollo, l'ultimo barlume di speranza per il suo Eletto.



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    narrato Junichiro "pensato" Eletto di Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO:Affaticato a causa della deprivazione vitale, lividi e contusioni sparse. Anima denudata dall'attacco spirituale di Ama no Iwato.
    STATUS PSICHICO: Non analizzabile
    STATUS CLOTH: Indossata, graffi sul pettorale.

    RIASSUNTO AZIONI: Istintivamente cerco di difendermi con un guscio di tenebra [dif.], spaventato non tanto dalla morte quanto dalla possibilità di perdermi completamente nel Codice. Creo uno specchio di luce (un semplice ovale) per raccogliere i fotoni presenti e concentrarli al centro dello stesso, poi sparo un raggio verso il sutra perché credo che la Caverna voglia vedere, tramite il protocollo di sicurezza, il grado di sincronia ed equilibrio tra la mia parte materiale e quella spirituale [att.]. Nonostante la bordata spirituale, voglio farle capire che qualcosa sta cambiando in me e che, forse, potrei sopravvivere al processo di purificazione.


    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    Per un attimo la connessione Junichi con il Sistema si fece più netta e delineata. La sua forza accresciuta.
    Quindi si era sbagliata? Oppure la sua azione veemente aveva trovato nell'Eletto quell'opposizione che ogni essere vivente ha. La vita. La volontà di vivere e affermarsi. In fondo il Sistema creato dalla Madre non era nient'altro che una casa, se il termine fosse esatto, per la Vita stessa. Un luogo dove poter proliferare, mutare, cambiare, adattarsi in forme uniche e nuove. Molti l'avrebbero chiamata evoluzione.
    Per gli Eletti era solo la Vita che, a mo' di un fiume, trovava nuovi letti in cui scorrere, anse segrete, la sua azione scavava la roccia per gettarsi in caverne sconosciute sotto chilometri e chilometri di roccia e terra. Unirsi ad altri piccoli fiumi creandone uno molto più grande e impetuoso che sgorgasse da una montagna dopo aver scavato per ere il proprio letto fino a vedere la luce in un tripudio fatto di zampillar d'acqua mischiata alla roccia.
    Junichi stava solo adattandosi e scavando come quel fiume?
    Quanto c'era della sua volontà o quanto del caso? La sopravvivenza o quella coesione che ogni eletto ha con il Sistema?
    La dissonanza in Junichi era sopita o nascosta.

    «Ancora di più. Lascia il dubbio. Lascia persino te stesso.»

    L'Origine era il modo in cui il programma Junichi avrebbe potuto scoprire di più. Capirsi e capire il Sistema.
    Vederlo. Sentirlo. Come se finalmente davanti ai suoi occhi vi fosse il Codice in tutta la sua magnificenza. Ma per fare questo doveva distruggere la sua parte umana per far emergere l'Eletto.
    Il colpo di Junichi fu preciso. Il braccio si sollevò di scatto, riflesso incondizionato, un processo semplice di causa ed effetto. Pericolo corrisponde difesa.
    Col l'avambraccio intercettò il colpo, spostando la sua traiettoria. I fotoni si addensarono sul braccio della Caverna, creando una patina luminescente in grado di opporre resistenza. Una semplice sovrapiastra, come nelle armature medioevali, per poter avere una difesa semplice ma efficace.
    Sentì la forza di Junichi scorrere nel Codice, il Codice in Junichi; lo poteva vedere e sentire con lo spirito e il cosmo.
    Junichi stava evolvendo, stava trovando la propria strada ma lontano dalla finalità di un Eletto.
    Il braccio intercettò il colpo, che andò a sbattere su di una parete, creando un esplosione di detriti e roccia.
    Scattò in avanti non curandosi del dolore al braccio, né dei lividi e delle bruciature sullo stesso conscio che era il momento cui dalla difesa si passava all'attacco.
    In maniera fluida. Perché tutto era equilibrio. I fotoni si addensarono su quei pugni che avrebbero colpito con precisione scaricando sul corpo dell'Eletto la potenza della luce sacra della caverna.
    Una combinazione marziale. Un attacco portato a stressare lo spirito e il corpo fino al suo limite.
    Rapida finta di corpo, da destra a sinistra, poi la scarica di pugni sarebbe arrivata. Pugni inframezzati da colpi di palmo sia al viso che al plesso solare.
    Ad ogni pugno avrebbe sentito anche il suo spirito farsi sempre più fiacco, ad ogni colpo il suo corpo urlare di dolore mentre la luce lo avvolgeva ma, invece di farli vedere nitidamente la strada, l'avrebbe preclusa nel bianco assoluto.

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    «Lascia Junichi. Sii Eletto.»




    NOTE MASTER: la caverna ti riattacca.
    Para il tuo colpo non senza conseguenze ma è ancora lontano il momento in cui Junichi diventi parte del codice in maniera più profonda. Quindi la caverna ti entra a corta distanza, sfruttando una velocità da Blu, per caricare una serie di pugni con spirito e luce.
    In modo tale da stressarti corpo e fisico e aumentare le tue percezioni. Perché devi, per riuscire a fermare questo attacco, collegarti col Codice e non per un momento. Più il tuo corpo ha questo stress, più dolore, più il tuo spirito si perde, più il Codice lo puoi vedere nitidamente.
    È come se il bug che avevi prima stia scomparendo a mano a mano. Quindi collegati con il Codice, porta il tuo cosmo ad energia Blu piena e rispondi all'attacco.
    È il momento di darli un bel pugno alla caverna.
    A te la tastiera.
     
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    Aníron
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    La difesa di Ama no Iwato fu perfetta, una risposta calcolata che la definiva esattamente per quello che era: il miglior programma per contenere le infezioni da quando Amaterasu vi entrò per proteggere il mondo da se stessa. L'avambraccio della Caverna deflesse il raggio di luce manipolando, a sua volta, i fotoni e ricavandone una piastra che le consentì di smorzare la forza d'impatto del mio colpo; parte della parete alle sue spalle venne danneggiata, lasciando una nuvola di detriti e polvere.

    "Lei sa, conosce ogni cosa che mi riguardi perché siamo collegati dal giorno del Risveglio. Saprà sempre come difendersi dai miei assalti o dove attaccarmi per essere più incisiva. Non importa, lo scopo di tutto questo è eliminare la dissonanza e ritrovare l'equilibrio in seno al Codice."

    Il sutra del sacerdote salì fino alle mie labbra nell'istante in cui persi di vista Ama no Iwato, solo per ritrovarla ad un passo di distanza dalla mia posizione.

    «Conosci la sofferenza e la sua origine»

    Il tempo parve fermarsi, i movimenti fluidi di Ama no Iwato si scomposero in segmenti che tradivano il loro fine, quasi fossero un percorso obbligato da un punto ad un altro. Tutta la sua potenza, il suo cosmo sacro e la straordinaria velocità mostrati fino a quel momento esistevano, ora, come variabili di un algoritmo noto. Potevo vederla con gli occhi e con la mente, sentirla nella comune connessione al Codice.

    "È... troppo da gestire... non..."

    "Lascia che la tua vita fluisca come il fiume attraversato dal pellegrino. Diventiamo una cosa sola, perché è questo che siamo destinati ad essere; prima di tutto e alla fine di tutto."

    Avvertii la connessione con il Sistema che fino a quel momento era stata effimera, vaga, un filo di fumo in un villaggio dato alle fiamme; il tempo tornò a scorrere, anche se non si era mai fermato veramente. La sequenza di pugni e colpi portati a mano aperta lasciava poco spazio all'immaginazione, ancora meno se l'ipotesi dell'interconnessione fosse stata esatta, quindi mi feci guidare da quel nuovo senso che avevo sviluppato e ricoprii il corpo con l'oscurità liquida.

    «Conosci il dolore di ciò che muta, perché nulla rimane uguale a se stesso.»

    L'impatto con le nocche di Ama no Iwato fu terrificante, tanto da farmi strabuzzare gli occhi per la sorpresa. Per quanto riduttive siano la parole, l'unico modo per descriverlo è accostarlo ad una violenta collisione con il fianco di una montagna; la Caverna celeste non era umana, ma riusciva benissimo ad elargire dolore in forma concreta. Per ogni pugno subito, parte dell'oscurità viscosa si staccava dalla Darian cercando di attaccarsi al corpo di quell'aggressore implacabile, così che anche lui potesse accettare la sofferenza elargita.
    Un rumore sinistro annunciò l'incrinatura di parte delle costole flottanti, seguito dal suono secco della mandibola che s'era lussata a causa dei colpi portati di palmo.

    "È impossibile batterla, lasciamo che il protocollo faccia il suo corso."

    "Questo è il momento di rimanere lucidi, di cercare la sincronia superando la dissonanza che ci impedisce di prevalere. Riesci a capire? Stiamo combattendo noi stessi per trascendere la mortalità della carne. In questo luogo che è il fulcro del programma, noi non possiamo perdere, anche se dovesse farci a pezzi."


    Junichiro iniziò a sbiadire, una pagina di un vecchio diario che a malapena riusciva a conservare i rimasugli di inchiostro dell'ultima data leggibile. I dolori dell'animo sono i più profondi e pervicaci, perché persistono anche quando ormai la fonte del patimento è scomparsa. Dire addio all'uomo che ero stato, alle preoccupazioni di una quotidianità in frantumi ed abbracciare l'univocità del Codice era l'unico modo per portare avanti il piano di Gea.

    "Rimarrò me stesso ma andrò avanti, qualsiasi sia il prezzo da pagare."

    La sequenza di colpi di Ama no Iwato, finalmente, si arrestò e sentii il corpo e lo spirito vacillare mentre l'oscurità collosa prese ad evaporare dalla Darian, formando una nube sempre più fitta.

    «Esiste l'emancipazione dal dolore ed il suo percorso si apre dinanzi ai miei occhi.»

    Ero affaticato, provato dal distacco di Junichiro a causa dell'assalto spirituale ma, così come era stato per le Voci della Caverna, una nuova identità si stava formando dai cocci della precedente, un costrutto psichico finalmente adatto a contenere l'Eletto e l'uomo senza sacrificare l'uno o l'altro.
    Essudai la tenebra così come avevo fatto alcuni istanti prima per difendermi e, parte dell'ombra di Ama no Iwato, cercò di ostacolarne i movimenti tentando di afferrarla per le caviglie.

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    «Ora che siamo giunti all'origine, torneremo ad essere una cosa sola. Accetta il mio pugno per quello che rappresenta: l'unica via per superare il dolore della separazione.»

    Avvolsi il braccio destro d'oscurità e, approfittando della vicinanza, portai un unico montante diretto al volto di Ama no Iwato. Determinazione, fermezza ed equilibrio sarebbero sbocciate dalla più nobile delle verità, proprio come era stato preannunciato dal sacerdote.


    SYlzjMo
    narrato Junichiro "pensato" Eletto di Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO:Affaticato a causa della deprivazione vitale, lividi e contusioni sparse; costole flottanti incrinate e mascella lussata. Anima denudata dall'attacco spirituale di Ama no Iwato con conseguente affaticamento e difficoltà ad attingere al cosmo.
    STATUS PSICHICO: Non analizzabile
    STATUS CLOTH: Indossata, graffi sul pettorale.

    RIASSUNTO AZIONI: Mi difendo rivestendo il corpo e la Darian con l'oscurità così da attutire un minimo gli impatti [dif.], poi utilizzo la stessa facendola passare allo stato gassoso in modo da rendere difficoltosa la percezione visiva [div. 1]. Essendo momentaneamente ad energia blu, inoltre, manipolo l'ombra di Ama no Iwato cercando di impedirle i movimenti e, per farlo, due mani d'oscurità provano a bloccare le caviglie [div.2]. Rivesto il braccio destro di tenebra e provo un montante, sfruttando la vicinanza [att.].

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    Aníron – I Desire
    XI


    Il sorriso lieve della caverna.
    Aveva sorriso davvero' O era stata l'immaginazione di una mente al limite?
    Le braccia si chiudono. Vi sono strani segni su di essi. Come sutra che si sovrappongono gli uni agli altri, mentre filamenti di luce si accendono e risplendono tra i bordi.
    Luce e oscurità.
    Opposti.
    Il Crogiolo.
    Eppure perfettamente Equilibrati. Il sacro e il terreno. La certezza dell'eletto; il dubbio dell'uomo.
    Il Codice e la Vita che scorre in esso e per esso che può essere; così come il Codice senza non può che essere solo un contenitore sterile e vuoto dove vi sarebbe solo la stagnazione continua.

    «Ora.»

    Il respiro profondo è in ogni cosa. Junichi respira con la caverna. Le sue tenebre nella sua Luce. Il dolore di ognuno mischiato all'altro.

    Vi sono momenti in cui tutto si contrae. Dove tutto si sfalda, dove la cortina di nebbia di questo mondo si alza e si tramuta in vetro argentato. è come attraversare una patina che separava l'Eletto dall'Uomo.
    Un'accresciuta capacità di sensi e percezioni. Junichi e la Caverna erano un tutt'uno divisi dalla percezione del Codice.

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    Il codice si dipanava chiaro di fronte agli occhi di Junichi. La Realtà era un perfetto sistema che si reggeva su interazioni complesse che convergevano tutte verso Agartha. Una rete dove la Vita e lo spirito, gli elementi, la decadenza, la crescita, la palingenesi si amalgamava con la crescita, nell'ambito di una selezione continua e di una continua evoluzione.
    Un perfetto sistema dove ogni parte faceva si che l'altra potesse esistere. La coesione spirituale e fisica di ogni cosa - sia vivente che inanimata - che concorreva a far si che la Materia - spirituale, organica e naturale - si amalgamassero tra loro formando quello che veniva chiamato Vita.
    Alla naturale fine di ogni cosa, al suo sfacelo, alla sua morte, ecco che l'Inizio e il crogiolo di ogni cosa interveniva rimescolando gli elementi, lo spirito e la carne per far ricominciare il ciclo. Forme che si autogeneravano, creandosi di nuovo, portando con sé una traccia di quello che erano, ricreandosi, crescendo, maturando. Un miscuglio diverso, un evoluzione che avrebbe portato la Vita a fare un passo successivo.
    e al tempo stesso l'Intero Codice ne beneficiava perché non vi era stasi, non vi era Fine al Sistema. La Vita scorreva impetuosa e libera di essere in ogni sua forma, possibile, presente e futura.
    Gli eletti ne sentivano il suono, ne coglievano le increspature. Per la prima volta da quando aveva aperto i suoi occhi poteva vedere.
    E i suoi occhi erano uguali a quelli della Caverna stessa. Il cosmo era unito, fuso, perfettamente in equilibrio col Codice stesso. Più il dolore e il suo spirito venivano annientati, più il Codice risultava chiaro e in perfetta armonia con il suo cosmo.
    da sempre un Eletto era una stringa di quello stesso Codice; da sempre erano immersi nella Realtà potendone captare ogni vibrazione, ogni dolore, ogni minaccia.
    Ora capiva quanto la Corruzione fosse aberrante e pericolosa.

    gea is a systems architect and the multiverse is an infinitely recursive architectural simulator



    Ecco la verità a cui Junichi giungeva, lasciando il dubbio e l'uomo. Ma se la Corruzione aggrediva...no...esisteva di pari passo col Codice, a lei legato indissolubilmente, come si poteva fermare tutto questo senza rompere tale architettura? Senza spegnere la simulazione dove la Vita aveva trovato il proprio significato?

    Nel Codice, alle spalle, della Caverna, qualcosa si sta aggregando. Le stringhe di codice convergono nella sua posizione. E da essa si dipartono come se fossero cambiate, in qualche modo cariche di nuova energia. Sempre se di energia si potesse parlare adesso.
    Perché anche l'energia di Junichi ora fluisce, nuota e si perde in tale flusso. Attratti? No.
    naturalmente portati verso quest'energia, come una risacca del mare. Onde placide che accarezzano lieve spiagge nuove.


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    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita.



    Parole a cui la caverna s'inchina. Parole che vengono ripetute come un mantra.
    Tutto è un ribollire d'energia che poi viene lasciata andare e fluire libera di essere in ogni dove.
    Il Codice è quieto ora.
    Ma si concentra nella caverna ora. Il suo cosmo brucia e plasma. Tanto Crogiolo quanto equilibrio al contempo.
    L'esplosione spirituale è maremoto. è qualcosa che accarezza e trasporta altrove. Lieve ma allo stesso tempo decisa.
    Afferra con saldezza l'anima di Junichi. Qualcosa cambia. Cambia l'anima di Junichi che si vede strappata dal suo corpo. Il mondo stesso cambia.
    Sono sensazioni mutevoli. La paura e la consapevolezza. Lo strappo imperioso ma allo stesso tempo saldo. Il mondo muta intorno a loro.
    Un mondo fatto di oscurità. Nessuna luce. é l'assenza del Sole. Di ogni luce. Non è un buio fisico ma spirituale.

    «Così sarebbe il mondo. Senza lei. Senza equilibrio.
    Assenza.
    Di ogni cosa. La nostra missione è anche questa. Esserci in questi momenti. Tu ci sarai?»


    L'enorme potere spirituale si condensa, richiamato, è come un maremoto. Si alza come onde enormi dove la caverna è al suo centro. centro nevralgico di questo potere.

    «Per uscire di qui devi essere non Junichi ma l'Eletto di Ama No Iwato. Portare la Luce nel Vuoto.»


    NOTE MASTER: La tua connessionè con il Codice è sempre più profonda. Le tue sensazioni, il tuo essere, la tua percezione della Realtà è sempre più attenta e profonda, quasi intima. Senti il Codice intorno a te e ne vedi alcune nodi. Uno di essi ti appare per un momento per poi esplodere e rilasciare energia come un fiume in piena senza controllo. Si inietta direttamente nel Codice e poi tutto è di nuovo equilibrato, perfetto, un motore che non può e non deve fermarsi mai.
    Tutte le frasi che ci sono le senti con l'anima e la mente. Il tuo essere eletto di g.e.a , anche la figura che per un attimo compare la vedi con gli occhi di Junichi e dell'eletto che ora sono perfettamente equilibrati. la tua parte umana e il tuo essere un figlio di g.e.a.
    La caverna para il tuo attacco ma ora il suo dolore e fatica sono anche i tuoi. Con una bordata spirituale, attiva la sua tecnica di trasportare l'avversario nella propria dimensione spettrale.
    Il tuo spirito è ora nel suo mondo. Un mondo fatto di buio così come lo fu quando Amaterasu si nascose nella leggenda lasciando tutti nell'oscurità. ma non fisica ma spirituale e mentale.
    hai tempo per rifiatare un attimo.
     
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    Le braccia di Ama no Iwato si chiusero, un gesto naturale che aveva compiuto, metaforicamente, più volte durante i suoi cicli vitali, dalla prigionia di Amaterasu al rifiuto dell'Angelo della Sorte. La Caverna si chiudeva ogni volta che ce n'era bisogno, ad ogni apertura che minava l'equilibrio di G.e.a. per creare una frattura nel suo sistema complesso; conteneva le anomalie per scopo.
    Una lunga serie di scritte si formò sulla sua pelle lucida, intrecciandosi e partendo dagli avambracci fino ai polsi, composta da sutra sconosciuti anche ai più grandi santi che furono vicini al Buddha. La carne incisa dalla luce rappresentava il progetto divino della Madre per le sue creature mortali, così diverse da ogni altra manifestazione della sua potenza generatrice.

    «Ora.»



    Mi bastò sentire la sua voce, che era la mia, per tornare all'origine della mia storia, di tutte le storie che erano in seno al Codice riempiendolo con la sostanza della vita. Respirò, Ama no Iwato, e l'aria che le riempì i polmoni gonfiò anche la mia, dilatando la pleura in un'estensione che durò un'eternità. La roccia divenne polvere, i fiumi inaridirono lasciando il letto secco e pietroso, poi una nuova fonte d'acqua li idratò e le rive rinverdirono, gli animali vi si abbeverarono e gli insetti deposero le uova dov'era più umido.

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    "Questa è la realtà del mondo."

    Nell'antagonismo dei principi vitali avevamo trovato la comunione dell'essere uno, tornando integri senza rompere la tensione degli opposti. Finalmente potevo vederlo, il Codice che splendeva nell'opacità del velo strutturale, telaio della realtà e suo primo ed ultimo fondamento. Quello che sapevo, i ricordi di Junichiro e le memorie legate alla Caverna Celeste si fusero nella molteplicità dei fili che costituivano l'ordito del programma, poi dell'intero sistema generato da Agartha.

    "Ho paura di conoscere la verità, ma non posso fare a meno di cercarla e servirla. Sono l'eletto di Ama no Iwato, mio è il compito di difendere il tesoro di nostra Madre."

    Gli Araldi, d'altro canto, non erano poi così diversi, anche se sulle loro spalle gravava il peso dei rispettivi paradigmi; nascita, cambiamento, morte ed equilibrio uniti alla concretezza terrena, formavano un sinolo perfetto. L'incontro con Pan mi aveva mostrato la sofferenza del dover mutare sempre e comunque senza potersi fermare, un processo kafkiano destinato a permanere fino alla sua naturale estinzione, mentre l'intenso dialogo con Chernobog mi aveva illuminato sull'importanza della fine di tutte le cose.
    Il Codice era la coperta che ammantava il mondo e, toccandolo, gli Eletti potevano percepirne la mutevolezza nell'armonia del più ampio Sistema. La stessa materia inanimata partecipava di quest'ordine imperituro, una cornice perfetta che nemmeno la mente più brillante avrebbe potuto riprodurre.
    Guardai con gli occhi di Ama no Iwato e, quel che prima era soltanto un postulato da accettare, ora si svelava con più chiarezza. Il cosmo della Caverna si mischiò al mio, la sua forza vivificante alleggerì il fardello dell'anomalia portato fino a quel momento ed il semplice pensiero di ciò che la Corruzione aveva portato, mi fece rabbrividire.

    "Come possiamo fermarla? Fa parte del Codice e non c'è modo di riportarlo all'origine senza compromettere la creazione."

    Alle spalle di Ama no Iwato le stringhe di informazioni che costituivano la sua essenza, collegata ai server maggiori, si unirono in un unico punto: il centro del suo ventre. Da qui uscirono qualitativamente cambiate, in risonanza con il mio spirito, mentre le parole di Amaterasu sovrastarono qualsiasi altro suono, ripetendosi fino ad accavallarsi in un nuovo e più stringente mantra. Avvertii l'energia della caverna aumentare esponenzialmente, propagarsi ad ondate sospinta dalla volontà del nodo-cardine esposto; mi investì senza provocare dolore, dividendo l'anima dal corpo per portarla in un regno d'ombra che non conosceva la luce dell'Imperatrice.
    Sentii freddo anche se non avrei potuto ed ebbi paura, perché in quel luogo la mia essenza poteva tornare ad essere parte del Codice avviando, di fatto, l'ultima fase del protocollo. L'oscurità era opprimente, un vuoto interiore che rendeva il dolore di Ama no Iwato il mio e mi mostrava un mondo in preda al Caos, privo del sostegno degli Araldi.

    «Come ho già detto, ci sarò. Ci saremo entrambi. Porteremo la luce dei Suoi occhi, la nostra luce, ovunque ce ne sia bisogno.»

    Anche se i miei occhi non potevano vedere nulla, i sensi si erano sviluppati enormemente consentendomi di distinguere anche la più piccola parte del cosmo spirituale che sosteneva la Caverna, il suo nucleo e le stringhe di Codice che vi si erano avvolte strettamente.

    «Usciremo da questo posto come uno, mai più separati. Io sono il tuo Eletto, Ama no Iwato, e tu la mia roccia.»

    Espirai a lungo per quella che sembrò un'eternità e raccolsi le forze, lasciando il cosmo libero di fluire seguendo il suo corso naturale. Tentai di sintonizzarmi alla sequenza della Caverna, sebbene farlo senza il sostegno materiale del corpo fosse estremamente difficile, come controllare delle fiamme libere a mani nude. Abituato a seguire la logica umana, decisi di lasciarmi andare ed affidarmi unicamente, per una volta, alle regole universali della programmazione G.e.a. Osservare il nodo, connettermi e ricavare da questo il potere di cui avevo bisogno.




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    narrato Junichiro "pensato" Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO:Affaticato a causa della deprivazione vitale, lividi e contusioni sparse; costole flottanti incrinate e mascella lussata. Anima denudata dall'attacco spirituale di Ama no Iwato con conseguente affaticamento e difficoltà ad attingere al cosmo.
    STATUS PSICHICO: Non analizzabile
    STATUS CLOTH: Indossata, graffi sul pettorale.

    RIASSUNTO AZIONI: Vengo catapultato nel mondo spirituale dalla caverna e raccolgo le forze per qualsiasi cosa accadà in futuro.

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    Aníron – I Desire
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    Quindi doveva finire tutto così?
    Per l'eletto di G.E.A significava dover combattere.

    «Se vuoi uscire da qui devi uccidermi. Devi essere te l'eletto di Ama No Iwato.
    Diventare un tutt'uno con il Codice e prendere il tuo posto lì dove dovresti da sempre stare.»


    La forza dello spirito e dei sutra si stava addensando attorno al corpo dello spirito di Ama No Iwato. La luce la potenza del suo cosmo, l'energia spirituale di quel posto si stava addensando nel suo pugno pronto per essere scaraventato nella sua totale brutalità addosso a Junichi.
    Il Codice ormai era chiaro davanti ai suoi occhi e persino quello che doveva fare.
    La Caverna era una prigione. Una prigione fatta di oscurità e silenzio. Junichi sarebbe rimasto nel suo ventre per sempre. Il suo spirito rinchiuso e perso tra le sue pareti di roccia e a poco a poco dimenticato.
    Doveva essere eletto non più col dubbio ma completo e assumersi le responsabilità del suo codice e del suo scopo. Lasciare da parte l'umano e quello che era stato per arrivare ad un nuovo Io.
    Sconfiggere la caverna significava sconfiggere il suo stesso dubbioso.
    Non vi era odio o amore, non vi era ira o risentimento, la caverna stava eseguendo il su scopo non imposto da Gea stessa ma a cui Gea aveva dato scopo e significato.
    Proteggere l'equilibrio, proteggere questa Realtà finanche rinchiudere un araldo se questo fosse stato corrotto.
    Era un qualcosa che un uomo non riusciva a comprendere la neutralità più pura, ma l'eletto Junichi si.
    esserlo non significava immobilismo ma significava osservare lasciando che ognuno seguisse la propria azione e il proprio flusso che si costruiva mano a mano con le proprie scelte. Non era un giudicare era controllare che niente potesse intaccare l'Equilibrio della Creazione affinché ognuno, tenebre e luce finanche, amore ed odio potessero scorrervi in egual misura.

    «O io o te.
    Fratello


    NOTE MASTER: è il tuo momento di prendere il tuo posto come eletto di gea.
    Se vuoi uscire da li sai quello che dovresti fare, vero?
    La caverna ti si lancia addosso potenziando se stessa con la luce e lo spirito e i sigilli(sutra) per sconfiggerti e sigillarti in questa dimensione.
    Hai la forza per un unica azione, il completo controllo del tuo cosmo ad energia Blu.

     
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    Aníron
    - Post XII -


    «Ucciderti? Non accadrà nulla del genere, perché verrai con me.»

    Tutta Ama no Iwato si stava accartocciando su se stessa, riversando l'energia spirituale e la luce dei sutra in quel corpo che era l'interfaccia fisica della Caverna Celeste. Conservare quel che era stato per poter progredire era il mio modo di andare avanti, superando la mortalità senza lasciare nulla indietro. Sarei fuggito dalla prigione con l'aiuto del Codice, seguendo il percorso che Gea aveva pianificato per me in vista del mantenimento dell'equilibrio.

    "Imperatrice, non posso abbandonare ciò che è stato, ma posso utilizzarlo come nutrimento per il futuro."

    Un ultimo sforzo, la pienezza del sesto senso e la consapevolezza del cosmo sviluppata ben oltre le limitate capacità detenute fino a quel momento. I dati di Ama no Iwato scorrevano sotto i miei occhi, intrecciandosi in filamenti sottili che andavano a formare strutture a doppia elica, perfettamente identiche alle stringhe di DNA. Il nodo del programma brillava intensamente, una semisfera in rilievo che in altre circostanze non sarei riuscito affatto a cogliere, ma che nel mondo spirituale in cui ero imprigionato risaltava sopra ogni altra cosa.

    «Sai che posso vedere il tuo core chiaramente e sai che nostra Madre ha bisogno di noi. Ti colpirò con tutto quello che ho, affinché il nostro spirito torni ad essere uno.»

    L'integrità doveva superare il dissidio interiore, trasformando l'incertezza in agìto e la debolezza in forza; ora comprendevo quel che era rimasto oscuro per troppo tempo. Nulla sarebbe rimasto se avessi rifiutato il corso del destino, ed il peggiore dei mondi possibili avrebbe preso forma lasciando campo libero alla Corruzione. Ero dunque schiavo di una volontà superiore? Junichiro Yamanazaki lo avrebbe pensato, accettando con mortificazione l'unica strada percorribile, ingannato dalla limitatezza della sua visione umana. L'Eletto della Caverna Celeste, invece, comprese l'utilità di un arbitrio parziale, servile soltanto nel senso più puro del termine, astratto dalle emozioni primarie e da qualsiasi implicazione utilitaristica.
    Richiamai le ultime forze rimaste, appellandomi al cosmo e ad ogni fibra della mia essenza per prepararmi all'assalto di Ama no Iwato; la sua corsa piegava il vuoto oscuro semplicemente attraversandolo. Scattai al massimo della velocità di cui fossi capace, mentre la luce e le tenebre venivano imbrigliate nel pugno della mano destra, pronte ad incontrare il nodo di programmazione della realtà spirituale della Caverna. L'impatto fu terribile, i sutra irradiarono di una luminescenza abbacinante quel luogo che prima era avvolto dalla più fitta oscurità e, quando il colpo si abbattè sull'addome, il mio diretto viaggiò verso il fulcro dell'essenza di Ama no Iwato. Il potere dell'antica prigione dell'Imperatrice fu così intenso da destabilizzarmi, iniziando a divorare lo spirito in modo sempre più famelico, un processo che soltanto il protocollo di sicurezza sarebbe stato in grado di eseguire a quella velocità.

    "Sto svanendo? È difficile capirlo, fermo nell'eternità di un momento che non posso controllare. Non può finire così, devo tornare dai miei fratelli e sorelle, combattere, cadere e rialzarmi finché la mia vita avrà un valore."


    Ogni briciolo di potere che ero in grado di sostenere esplose insieme alla forza del mio pugno, sovrastando le grida dello spirito che veniva meno.

    «Vieni con me, fratello. Sii prigione soltanto dei nostri nemici.»

    Insieme eravamo la voce del fiume Iwato ed il corpo durevole della Caverna Celeste, Eletti dell'equilibrio che sta in tutte le cose ed argina la folle entropia del Caos, separati eravamo come polvere nel deserto.

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    «Non più io o te, ma io e te, fratello.»



    La dea del Sole cambiava vestito al volgere dell'anno, ricostruendo ogni volta se stessa per onorare il paradigma che la sosteneva, ma noi potevamo essere completi soltanto continuando a contenere le anomalie. La dissonanza, forse, era stata il pretesto per raggiungere la pienezza dell'unità e tornare in seno all'origine che avevo smarrito. Ero il veleno e la cura, la tensione verso l'ascesi ed il dubbio che riporta alla memoria l'aspra mortalità. Tutto era bianco, il nero lasciava spazio ad un panorama uniforme impossibile da cogliere soltanto con gli occhi della ragione; ero lì, al centro dell'unico luogo al quale sarei mai potuto appartenere e potevo avvertirlo dai segnali del Codice, dal suo richiamo che era il prompt dell'esistenza.







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    Conoscevo quelle parole, erano sempre state mie ma le avevo dimenticate e, ora che la fine si avvicinava, tornavano ad appartenermi. L'Eletto di Ama no Iwato, dopo tempo immemore, conosceva di nuovo se stesso.

    SYlzjMo
    narrato Junichiro "pensato" Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO:Affaticato a causa della deprivazione vitale, lividi e contusioni sparse; costole flottanti incrinate e mascella lussata. Anima denudata dall'attacco spirituale di Ama no Iwato con conseguente affaticamento e difficoltà ad attingere al cosmo.
    STATUS PSICHICO: Non analizzabile
    STATUS CLOTH: Indossata, graffi sul pettorale.

    RIASSUNTO AZIONI: Scelgo di andare in contrattacco richiamando tutte le energie residue. Sono convinto che per ascendere avrò bisogno di tenere anche la parte più oscura di Ama no Iwato, quindi le esprimo i miei pensieri. La scritta strana recita: "dei due non più l'uno, ma l'uno di entrambi"

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


    TECNICHE:



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