Dal buio, verso la luce

Ruleofthree per la God Robe di Perth

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    Nadaghar Arabani
    Sacerdote Runico di Perth



    Dal buio, verso la luce
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    La conversazione tra figli del sottosuolo procedeva. Le questioni che Nadaghar aveva sottoposto a D'aron erano spinose e non avrebbero richiesto risposte veloci. In quel momento l'elfo oscuro diffidava del suo accompagnatore, era stato troppo aggressivo e allo stesso tempo erano troppi gli indizi che lo facevano dubitare della sua fedeltà alla causa.

    Ma di quale causa? Avendo sentito le parole dei due fratelli esisteva una fazione unica, di coloro che erano vivi che lottavano insieme contro i corrotti.

    «Vediamo di chiarire, prima. Se tu pensi che io mi sia posto in maniera ostile verso i tuoi due amici, con ogni probabilità hai dimenticato cosa significhi il termine ostilità per uno con le nostre comuni origini. Quei due, esattamente come te, sono solo dei ragazzi che non dovrebbero girare qua fuori da soli e che io ho rispedito a casa, come è giusto che fosse. Poco importa che Denawyn l'abbia presa sul personale, è un suo problema: se non altro il fratello ha compreso. Le razze di Asgard non sono in guerra tra di loro, e i vecchi dissapori sono stati sepolti nel sangue versato dai corrotti. Se noi abbiamo deciso di starcene per conto nostro, è più per una questione di abitudine.»

    Anche se Nadaghar capiva le ragioni di quel comportamento in fondo non le condivideva, la ragione era una sola, l'unico modo che aveva la razza Drow di sopravvivere e cambiare il proprio retaggio era di cambiare le proprie azioni. Questa condotta non aveva fatto nient'altro che portare il suo popolo alla rovina.

    La maggior parte di loro ormai era completamente schiava della corruzione, piegati al volere di un'entità di cui non si conosce la natura. E per cosa? Per uno stupido moto di orgoglio e di vendetta per faccende ereditate e imposte.

    «Anche se comprendo le motivazioni, non ne condivido i modi.»

    Intervenì nel discorso, voleva trasmettere alla sua guida la sua linea di pensiero.

    «Trattare gli alti elfi in questo modo e isolarsi rispetto alle altre razze sono azioni figlie di un pensiero retrogado. Anche se nelle parole dici che le cose sono cambiate, nei fatti ci sono ancora tracce di un retaggio oscuro di odio e astio.»

    Fece una piccola pausa accennando l'ultima cosa prima di farlo continuare.

    «Se continuiamo a comportarci nella stessa maniera non cambieremo un bel niente tra le nostre razze, quando questo nemico comune sarà sconfitto ritorneremo ad odiarci. Dobbiamo provare ad essere migliori se vogliamo cambiare le cose.»

    Non si aspettava che D'Aron lo capisse, era però importante per lui mettere sempre più in chiaro quale fosse il suo pensiero e la sua condotta e provare, se possibile, ad innescare un cambiamento nel modo di pensare di entrambe le razze.

    «Quanto ai cavalieri, forse quelli a cui ti riferisci sono quegli umani che avevano un rango superiore o di nobiltà rispetto ad altri qualche centinaio di anni fa. I Cavalieri del Nord, a cui si riferivano certamente i due fratelli, sono guerrieri votati agli dei e dotati di grandi poteri ed abilità; gente di gran lunga superiori a me, per capirci, anche se conosco anch'io qualche "trucco". Il Celebrante di Odino attuale, oltre a regnare su Asgard, è uno di loro. In giro per il mondo ci sono altri Cavalieri che servono altre divinità, ma in pochi sono in grado di arrivare al suo livello o addirittura di superarlo. »

    Continuò ad ascoltarlo in silenzio, incuriosito da quelle figure mitologiche impresse nella leggenda. Dalla descrizione essi sembravano più dei guerrieri con un potere reale ed effettivo non solo dato dal loro codice d'onore e status sociale. Dalle parole di D'Aron sembrava che il Celebrante ricoprisse tale posizione in quanto detentore di maggiore potere.

    Nadaghar era sicuro che avesse anche qualità da leader. Iniziò a sospettare che potesse essere proprio lui il guerriero luminoso. Forse era più una speranza che un vero fatto, ma era molto più semplice per lui crederlo.

    ''Chissà, magari il giorno in cui incontrerò quel luminoso guerriero non è poi così lontano..''

    Non era però sorpreso dal modo di ragionare limitato del Drow, in quanto dava valore unicamente al potere. Molti anni addietro anche il guerriero esiliato la pensava allo stesso modo, ma dalle esperienze vissute nel suo pellegrinaggio su Midgard aveva imparato che solamente quando si avevano dei valori positivi nel cuore si poteva andare oltre le proprie capacità limitate. Gli umani erano esperti in questo e in quel momento lui si sentiva come loro.

    Prima di continuare D'Aron si alzò dal masso su cui era seduto per incamminarsi in una direzione completamente diversa da quella presa dai due fratelli. Decise di seguirlo con circospezione avendo ormai capito che non sarebbero andati ad Asgard, almeno non direttamente.

    «Quanto a me, non sono nè un esiliato nè un mercenario. E neanche un Cavaliere, in caso ti fosse venuto il dubbio. Io preferisco definirmi un messaggero, dato che spesso la Dama d'Argento e il Celebrante mi affidano dei messaggi per chi di noi è rimasto fedele al proprio cervello e non si è venduto al nemico, in particolare da Dama Eilistraee, che è il punto di riferimento di chi non ha seguito Lolth e gli altri folli durante l'Armageddon. Oppure qualche compito speciale, come quello di oggi.»

    Camminavano muovendosi a passo leggero, come avevano appreso dagli insegnamenti delle matrone, evitando di lasciare tracce. Manteneva i sensi in allerta, anche se sapeva di non potersi fidare al cento per cento dei suoi sensi. Era infatti molto più concentrato su ciò che faceva il suo compagno di viaggio, lo seguiva fidandosi non solo del suo senso dell'orientamento ma anche della sua percezione delle creature corrotte. Solo in quel modo sarebbe riuscito a reagire in tempo ai pericoli di quelle lande.

    In fondo non aveva nulla da dire, si limitò solamente ad annuire in segno di interesse, curioso di scoprire ciò che lo avrebbe atteso quel giorno.

    Era ormai mattina inoltrata, la luce illuminava fiocamente il sottobosco filtrata dalle fitte fronde e dalle nuvole che coprivano la sua fonte. Era ormai parecchi giorni che era in viaggio e non aveva trovato ancora un luogo completamente riparato e riscaldato in cui riposare. Gli effetti del freddo iniziavano a vedersi nel suo rallentamento dei riflessi e nell'aver i muscoli completamente intirizziti.

    Dopo circa mezz'ora di cammino arrivarono ad una zona della foresta più disastrata, molti alberi erano spezzati e crollati a terra, sommersi dalla neve. In quel luogo infatti filtrava molta più luce dall'esterno, essa si rifletteva su un ruscello completamente congelato che scorreva alla base di un ribassamento del terreno.

    Osservandone la superficie notò che formava una piccola cascata. Una lunga ombra era proiettata da un'enorme masso monolitico che si stagliava sul manto nevoso a qualche metro da loro. Mentre Nadaghar si guardava intorno con aria interrogativa, la sua guida Drow si avvicinò a quella grossa pietra richiamando la sua attenzione.

    «Bene, direi che qui può andare. Adesso stai a guardare.»

    Dopodichè entro in fase di raccoglimento rimanendo in completo silenzio, l'aria intorno al suo braccio destro iniziava a deformarsi, distorcendo leggermente la percezione dello spazio prima di manifestare un'intensa energia color cremisi. A Nadaghar venne subito in mente l'aura di cui era ricoperto il guerriero luminoso, anche se ricordava che egli sprigionava un'energia molto più forte di quella che stava vedendo in quel momento.

    D'Aron quindi sollevò il braccio con un movimento unico e lo abbassò subito dopo, sprigionando un fendente energetico che tagliò l'aria in direzione del monolite. Al contrario di ciò si aspettava, non succedette nulla.

    In piena quiete egli si avvicinò ad un tronco di un albero appoggiandovisi, mentre con aria soddisfatta osservò dopo qualche istante il masso dividersi a metà con un taglio netto e preciso.

    «La situazione è questa, Nadaghar. A me è stato chiesto di aiutarti a risvegliare questo potere. Quello che sarà chiesto a te, invece, dipenderà da quello che succederà dopo che avrai raggiunto questo obiettivo. Cosmo, così lo chiamano i Cavalieri. Qualcosa che è dentro di te, e per cui non esistono addestramenti speciali o istruzioni.»

    Quelle parole lo scossero e non poco generando diversi pensieri e quesiti nella sua testa. Come faceva la Dama a sapere che anche lui possedeva quel potere? Come mai lui non ne aveva mai avuto percezione?

    Dopo tutti quegli anni a conoscere se stesso si sentì terribilmente ignorante a non aver scoperto quella parte di lui, così apparantemente inaccessibile .

    «Ahime, immagino che la Dama sia infallibile nel riconoscere il potenziale latente delle persone. Lungi da me mettere in dubbio ciò. Spero di essere capace di fare ciò che chiedete in maniera spontanea.»

    Si sedette su un tronco spezzato avendo compreso che si sarebbero fermati in quel luogo, riposò le gambe in vista dello sforzo che lo avrebbe atteso, immaginando fosse qualcosa di molto faticoso.

    «E quindi è questo il potere che ti ha permesso di sgominare quelle creature corrotte? In poche parole senza questa capacità si hanno poche possibilità di sopravvivenza, non è così?»

    Fece una piccola pausa, ripensando a quanto era stato fortunato ad essere sopravvissuto tutti quegli anni su Midgard.

    ''Accidenti! E se non fossi capace di risvegliare questo potere? Mi aspetterebbe senz'altro una vita da cittadino comune. Forse dovrei già iniziare a come impiegare il mio tempo.''

    Pensò, mentre dubitava profondamente di riuscire a sprigionare quella forza. Ciò che lo faceva porre in quel modo di fronte a quella prova era il fatto che non era mai stato portato per la meditazione e la concentrazione, o almeno le matrone gli avevano detto così.

    ''Perlomeno proviamoci dai''

    Si fece coraggio alzandosi in piedi. Subito dopo si diresse verso il monolite spezzato estraendo la sua fidata Ithildin. Era parecchio tempo che non ne faceva uso. La lama d'ebano rifletteva la luce diurna mostrando la qualità indiscussa di quell'arma. Nadaghar se nè prendeva cura costantemente, la lucidava, affilava e ne toglieva le impurità accumulate sulla sua superficie.

    La brandì con la sua mano principale, la destra, per portarla con il taglio perpendicolare alla pietra, per provare a tagliarla in orizzontale. Non sapeva da dove iniziare, per cui decise di imitare quello che aveva fatto D'Aron qualche istante prima. Cercò di concentrarsi, mettere un freno ai pensieri per isolarsi completamente da eventuali distrazioni esterne. Si aiutò chiudendo gli occhi.

    Cercò di proiettare nella sua mente le immagini del taglio precedente, cercando di sincronizzarvi il suo respiro, dandogli un ritmo. Furono istanti di silenzio assoluto. Dopodichè provò a menare un fendente deciso, orizzontale, da sinistra verso destra, contro la pietra. La lama sbattè contro il materiale duro tremando fino all'elsa, l'impatto corse lungo il suo braccio provocandogli un sussulto e una scossa di dolore. L'arma rimbalzò indietro sfuggendo alla sua presa infrangendosi sul manto nevoso qualche metro alla sua sinistra.

    «Argh..»

    Era evidente che non sarebbe stato così facile. Aprì gli occhi e con calma si diresse verso la sua fidata amica per poi raccoglierla. Non aveva percepito nulla.

    ''E se la Dama si sbagliasse?''

    Gli venne naturale pensarlo. Decise di non esternarlo per non dare a D'Aron l'impressione di essere uno che molla alla prima difficoltà. Stava ancora facendo pace con le sue fragilità, il suo orgoglio Drow era duro da alleggerire.

    A differenza di quanto avrebbe voluto fare in quel momento, cercò di meditare sul suo fallimento, piantò la spada a terra e vi si appoggiò con le mani per ripercorrere ciò che era appena accaduto.

    Cercò ripercorrere ciò che aveva fatto D'Aron, dopo qualche istante si accorse che era di fronte ad un vicolo cieco. Allora decise di provare senza pensare, senza indurre nulla, era l'unico modo per tirare fuori qualcosa che non aveva mai fatto emergere. Iniziò quindi a colpire ripetutamente la pietra, un numero inquantificabile di volte.

    Ogni fendente falliva e lasciava in lui un solco di insicurezza sempre più grande a cui decise di non dare retta, anche la lama anche man mano iniziava a rovinarsi. Ogni fendente però faceva emergere in lui spontaneamente alcuni ricordi.

    Gli venne in mente quando era completamente inerme di fronte alla corruzione la prima volta. Diverse immagini iniziarono a scorrere nella sua mente mentre continuava a provare.

    Era inginocchiato a terra con il respiro pesante per la fatica e la stanchezza lo rendeva fiacco.

    Sdleng

    L'oscurità e la corruzione intorno a lui aveva preso il controllo di persone e animali e manifestava il suo potere schiacciante facendo pressione sul suo animo.

    Sdleng

    Le creature erano vicine, poteva sentire il loro respiro aggressivo sulla sua pelle. L'etri stava penetrando nella sua anima, schiacciandola.

    Sdleng

    L'aria iniziò a diventare sempre più densa, il peso dell'etri veniva combattuto da una sensazione di speranza innata.

    Sdleng

    La speranza entrò dentro di lui circondando il suo cuore come una barriera, poi un bagliore luminoso lo avvolse.

    Sdleng

    Una figura atterrò davanti a lui, in piedi. La sua voce riecheggiava nell'aria "Ora non è il momento di cedere, per Odino"

    Sdleng

    Rilasciò un'energia immensa, come quella di una potente e fulgida stella.

    Sdleng

    Essa gli restituì vigore, le gambe ora reggevano il suo peso. Si alzò in piedi e con un urlo si scagliò anche lui contro una belva corrotta.

    «Aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhh»

    La spada, ormai rovinata con la lama ormai smussata dai ripetuti tentativi falliti, emanò per qualche istante un'azzurrognola luce. L'impatto con la pietra produsse una piccola esplosione. Si alzò una piccola nube di polvere come conseguenza dell'urto e, dopo che essa si diradò, mostrò la lama che aveva scalfito la superficie del masso entrandone per metà all'interno.

    «Anf..anf..anf..»

    Avvertiva la stanchezza dei suoi tentativi assalirlo, il respiro si faceva pesante, i suoi polmoni incameravano aria gelida che gli bruciava nel petto. Piegato su un ginocchio riprendeva fiato, rendendosi conto di come anche in quel momento era stato il guerriero luminoso a mostrargli la strada per uscire da un vicolo cieco.

    Strinse il suo braccio destro con la mano sinistra mentre veniva scosso da ripetuti spasmi di dolore muscolare e nervoso dovuto agli urti ripetuti.

    Quanto avrebbe voluto diventare anche lui un esempio. Era allo stesso tempo, sia soddisfatto del risultato ottenuto, che frustrato dalla consapevolezza del divario che c'era tra lui e la sua fonte d'ispirazione.

    Dopo aver ripreso fiato si alzò in piedi. Si avvicinò al monolite per estrarre la spada rendendosi conto che era rimasta incastrata al suo interno. L'unico modo per estrarla era rimanifestare lo stesso potere.

    In quel momento, osservando la lama, notò che l'aveva parecchio danneggiata con i suoi tentativi, avrebbe dovuto completamente riforgiarla da un abile armaiolo.

    Per la prima volta si voltò in direzione di D'Aron per guardarlo negli occhi e cercarne l'approvazione, giusto per capire se aveva intrapreso la corretta via. Era stata la forza delle sue emozioni a guidarlo per far emergere quella scintilla, essa era stata stimolata dal potere del guerriero lucente ed era rimasta sopita per tutto quel tempo dentro di lui.
    Comprese che erano proprio le emozioni che continuava a reprimere a permettergli di avvicinarsi a quello stato "divino" che contraddistingueva i cavalieri.

    Narrato ✧ "Pensato" ✧ «Parlato»«Parlato Altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
    CASTA Asgard;
    ENERGIA in Add;
    ARMATURA Robe di Perth;

    STATUS FISICO Intirizzito dal freddo, dolore al braccio dx per ripercussioni di ripetute botte date con la spada al monolite;
    STATUS PSICHICO Si sta calmando dopo aver ripercorso un trauma e grande stato di ansia e agitazione;
    STATUS CLOTH Nessuna, la spada ha la lama completamente smussata e rovinata ed è incastrata per metà dentro la pietra;

    RIASSUNTO AZIONI Considerando la natura spontanea con il quale gli asgardiani entrano in contatto con il cosmo, ho scelto una via simile. Nessuna induzione, tramite i tentativi emergono le emozioni che lo collegano con la prima volta che ha visto e sentito il cosmo dentro di lui. In questo caso ho voluto aggiungere che nella visione Nadaghar risveglia il suo tramite il contatto con quello del guerriero lucente. Questa cosa nella realtà del passato non è mai avvenuta.;



    ABILITÀ:

    • Rune Magiche:

    Invenzione di Nadarghar che sul suo corpo ha inciso diverse rune attraverso un rituale magico che sfrutta le rune naniche e la conoscenza della magia del Drow. Come tatuaggi sul suo corpo all'interno di esse sono state catturate delle fonti magiche.

    Questo potere è il risultato di anni e anni di ricerche nei nove regni, entrando a contatto con le fonti di magia l'elfo oscuro ne ha studiato l'essenza e ha scoperto che esse, una volta racchiuse all'interno delle rune, sono in grado di risuonare e liberare il proprio potere grazie all'utilizzo del cosmo da parte del Sacerdote di Perth. Egli è infatti in grado di creare delle tecniche che emulano le caratteristiche delle fonti magiche catturate per rilasciarle all'interno delle tecniche che esegue.

    • Runa della scuola di Traslocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di creare degli squarci nello spaziotempo. Si può emularne il potere e quindi ricreare gli squarci che possono essere utilizzati per viaggiarci all'interno e per provare a catturare nemici e/o i loro colpi. La capacità di assorbimento e di cattura è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Necromanzia

      In essa vi è racchiuso il potere di assorbire l'energia vitale degli avversari. In base alla forza impressa dal colpo si è in grado di dispendere la stessa quantità di energia vitale e cosmica dalle facoltà del nemico colpito. La capacità di assorbimento è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Ammaliamento

      In essa vi è racchiuso il potere di esercitare delle compulsioni sull'avversario. Grazie a queste scosse di energia mentale Nadaghar è in grado di provare ad imporre la propria volontà su quella della vittima. In base alla potenza dell'attacco e al divario energetico l'effetto può essere più o meno dominante della volontà nemica, fino, nel peggiore dei casi ad annientarla e soggiogarla completamente alla propria.


    • Runa della scuola di Illusione

      In essa vi è racchiuso il potere di indurre delle visioni, facendo entrare in contatto il proprio cosmo con i sensi avversari, o con il suo cosmo. Tramite questo contatto Nadaghar può generare delle visioni che alterano o sovrascrivono completamente la percezione che la vittima ha della realtà attraverso i suoi sensi.
      Questi assalti mentali inoltre hanno la capacità di emulare sensazioni che il nemico si convince di aver provato creando delle suggestioni in grado da ingannare il cervello e farsi credere di aver vissuto realmente quelle sensazioni. Questo si basa sul divario energetico e/o dalle energie del Drow al momento del lancio.


    • Runa della scuola delle Ombre

      La natura ingannevole delle ombre è contenuta all'interno della runa. Alterandole attraverso le proprie capacità e potenza cosmica, Nadaghar è in grado di emulare qualsiasi tipo di caratteristica ambientale (Immagini e suoni) con lo scopo di trarre in inganno e confondere la propria vittima.
      Nonostante si possano emulare le sensazioni umane come il dolore esse non sono in grado di arrecare alcun tipo di danno. In quanto esse sono solamente una proiezione dell'ambiente emulato.


    • Runa della scuola di Invocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di invocare la forza, ovvero la capacità di rendere la propria mente una forza invisibile in grado di interagire fisicamente con la realtà. Si possono spostare oggetti o interagire con elementi della natura oltre che esercitare su di loro morse schiaccianti o indurre delle torsioni.
      Si è in grado di utilizzare quest'abilità non solo per contrapporre ad un corpo o energia nemica di matrice fisica ma anche di potenziare le proprie caratteristiche fisiche rendendole più imprevedibili o pericolose in termini di velocità e potenza.


    • Ithildin:

    La spada bastarda della cloth, rinominata Ithildin. L'impugnatura presenta un manico di pelle, alla base un pomo decorato di intarsi incisi nel ferro, rivestiti d'oro. L'elsa allo stesso modo decorata presenta un'impugnatura classica e bilanciata, adatta ad un guerriero che compie movimenti in combattimento. La lama di acciaio nanico si protrae fiera riflettendo la luce e alcune rune incise al di sopra.

    Essa è stata esposta alle radiazioni del Bifrost e ne ha catturato il potere del suo custode, questo le dona la capacità di fendere anche tutto ciò che è privo di una manifestazione fisica sui piani. In sostanza tutto ciò che è immateriale e si manifesta sul piano in cui si trova in quel momento Nadaghar. (Come ad esempio manifestazioni spirituali ed eteree)


    TECNICHE:




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    DAL BUIO, VERSO LA LUCE
    Robe di Perth

    IX


    Il Drow assistette ai tentativi di Nadaghar di risvegliare la propria energia interiore. Lesse nei suoi occhi i dubbi e la titubanza, la possibilità che il suo sforzo fosse vano, che chi era con lui avesse preso solo un abbaglio. Eppure qualcosa in lui scattò, perchè la spada alla fine scalfì la roccia e vi rimase incastrata come in certe leggende umane. Quando si voltò a guardarlo, D'Aron annuì.

    La cosa buona è che forse stai cominciando a crederci. Se non credi in te stesso non potrai mai raggiungere l'obiettivo. Tornò a guardare la lama. La cosa negativa è che hai quasi irrimmediabilmente rovinato una bella spada. Per fortuna i fabbri da queste parte non mancano, e sono maledettamente bravi... nessuno supera i nani nell'arte della forgia.

    Prese un coltello dalla cinta sotto il mantello, e prese a giocherellarci come nel loro primo incontro. Sembrava meditabondo, forse indeciso sul da farsi; in realtà non era mai stato un vero e proprio maestro, lui stesso si chiedeva come mai gli fosse stato assegnato quel compito. Poi emerse dai suoi pensieri, tornando a guardare Nadaghar.

    La prossima mossa direi che è abbastanza chiara, devi togliere la spada da lì. Se ne hai bisogno riposa, poi dovrai riprovare a tagliare nuovamente la roccia, ma stavolta nello stesso modo in cui l'ho fatto io. Senza lame, a mani nude.

    Poi sembrò essere colto da una specie di ispirazione improvvisa, e indicò il corpo dell'altro.

    Quelle rune che ti sei tatuato, ad esempio. Potresti cercare di canalizzare il cosmo attraverso quelle.

    Sembrava compiaciuto della bella pensata, ma non aggiunse altro e rimase in attesa.

    VhNVNtX

    Ok, siamo in una situazione simile a quella di prima. Diciamo che adesso passiamo a dare "un senso" al tuo cosmo e lo colleghiamo alle abilità dell'armatura, più precisamente alle rune, per la spada vedremo dopo. Vedi un po' tu come impostare le cose, alle solite non riesci subito nell'intento ma alla fine liberi la spada e poi, con più difficoltà, riesci a spaccare anche tu la roccia in due con le mani (ti sono concessi i guanti, fa freddo), anche se D'Aron è stato più bravo. Ma per adesso è normale :asd:


    Edited by Tygaer - 20/1/2024, 06:47
     
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    CITAZIONE (Ruleofthree @ 14/1/2024, 21:26) 



    Nadaghar Arabani
    Sacerdote Runico di Perth



    Dal buio, verso la luce
    Post - 9



    Nadaghar si reggeva il braccio destro dolorante mentre osservava il volto attento di D'Aron. Ebbe l'impressione per l'ennesima volta di essere scrutato in profondità, talmente tanto da essere letto come un libro aperto.

    Il braccio destro fu scosso da ripetute fitte di dolore che percorrevano l'arto dalla spalla al mignolo. Aver percosso così brutalmente un oggetto di tale durezza aveva messo a dura la sua tempra fisica, a maggior ragione perchè non si era trattenuto nell'utilizzo della forza perdendo efficacia nella precisione.

    Dentro però si sentiva molto meglio, quell'urlo liberatorio aveva lasciato uscire molte delle tensioni accumulate durante gli ultimi tempi, le stesse che non gli avevano permesso di chiudere occhio per molte notti.

    «La cosa buona è che forse stai cominciando a crederci. Se non credi in te stesso non potrai mai raggiungere l'obiettivo.»

    Si limitò ad annuire con una smorfia di dolore sul volto. In cuor suo sapeva che quelle parole avevano centrato il bersaglio. Dopo molto tempo nella sua vita aveva di nuovo scoperto di essere debole e vulnerabile. Quella sensazione amara di sentirsi impotente l'aveva provata anche quando era stato addestrato dalle matrone. A quel tempo però aveva riempito il suo cuore di vuoto orgoglio e di vuoti ideali per spegnere quel disagio, almeno finchè non fu completamente sopraffatto dall'oscurità e salvato dal guerriero luminoso.

    Questa volta sarà diverso

    Si disse. Si doveva convincere di essere un'altra persona ed effettivamente aveva cambiato molto di sè stesso in questi anni di esilio. Era diventato più saggio e consapevole di sè.

    «La cosa negativa è che hai quasi irrimmediabilmente rovinato una bella spada. Per fortuna i fabbri da queste parte non mancano, e sono maledettamente bravi... nessuno supera i nani nell'arte della forgia.»

    Provava quasi dolore nell'osservare la lama della sua spada, Ithildin, completamente rovinata. Era la prima volta che aveva trattato così male la sua fidata compagna, un controsenso se si pensa a quanto se ne sia preso cura nel tempo. Sentiva di averla tradita, dimostrando di aver instaurato un legame profondo con essa nell'arco degli anni.

    La nostra sopravvivenza dipende da questo addestramento

    Si raccontò per cercare un modo di placare quel fastidio. Se Ithildin fosse stata una Drow avrebbe sicuramente capito il valore di quel sacrificio, ciò gli bastò per proiettare i suoi pensieri su altro.

    D'Aron sembrava perso nei meandri della sua mente. Osservava la lama del suo coltello ruotare tra le sue mani. Ormai aveva capito che quello era una sorta di rituale, qualcosa che era necessario fare quando doveva prendere una decisione. Decise quindi di lasciarlo alle sue valutazioni mentre si sedeva sul tronco. Il dolore al braccio iniziava finalmente ad attenuarsi.

    «La prossima mossa direi che è abbastanza chiara, devi togliere la spada da lì. Se ne hai bisogno riposa, poi dovrai riprovare a tagliare nuovamente la roccia, ma stavolta nello stesso modo in cui l'ho fatto io. Senza lame, a mani nude. »

    Sempre più ardui diventavano i compiti assegnati dalla sua guida. Se gli venivano assegnati voleva dire che quel potenziale latente in lui c'era e che sarebbe esploso.

    «Anf..anf..»

    Anche il fiatone iniziava a diminuire. Lo sforzo nel breve termine aveva reso più difficile respirare. L'aria gelida che aveva immagazzinato nei polmoni di certo non aiutava. Nadaghar era molto contento della fiducia che D'Aron riponeva in lui, anche se non aveva idea di come avesse fatto a risvegliare quel potenziale. Era qualcosa che era stato risvegliato si, ma non nè aveva assolutamente controllo e per fare ciò che gli era stato chiesto doveva trovare il modo di dominare quell'energia.

    Poi venne l'ispirazione..

    «Quelle rune che ti sei tatuato, ad esempio. Potresti cercare di canalizzare il cosmo attraverso quelle.»

    D'Aron indicò il corpo del Drow. Esso era ricoperto in tutta la parte superiore da tatuaggi. Probabilmente le aveva notate osservando quelle che spuntavano sul collo fino all'altezza del mento.

    Come mai quelle rune erano così importanti? ormai si era talmente abituato ad averle incise addosso che non le notava nemmeno più. Inoltre, erano frutto di un rituale, ordinato dalle matrone, eseguito prima della sua investitura a guerriero della Regina Ragno. Un retaggio che aveva abbandonato con orgoglio.

    Perchè proprio queste rune possono aiutarmi?

    La sua mente vagò per un istante ad un momento preciso della sua vita.

    -----



    Seduto su dei cuscini di seta viola era seduto un giovane elfo oscuro. Sedeva in posizione di meditazione, con gli occhi chiusi e le gambe incrociate. Si trovava al centro di una stanza in penombra, illuminata solamente da alcuni cristalli violacei.

    Nell'aria c'era un acuto odore di incenso. Un suono lento e ritmico di tamburi accompagnavano i passi lenti e sicuri di un altro suo simile. Egli camminava a passo sicuro in direzione del giovane sorreggendo tra le mani un cuscino su cui poggiavano diversi strumenti.

    Poggiò il cuscino alla sinistra del giovane. Intinse l'indice e il medio della mano sinistra all'interno di una ciotola contenente un liquido viscoso.

    Nel frattempo i sacerdoti che nell'ombra suonavano i tamburi iniziarono ad accompagnali con una cantilena. Una melodia gutturale iniziò a vibrare tra le pareti di quella stanza.

    «Lolth orbb sslig'ne, Lolth orbb dumoas, Lolth orbb belbau sargh! Lolth orbb sslig'ne, Lolth orbb dumoas, Lolth orbb belbau sargh!»

    [Lolth proteggilo, Lolth benedicilo, Lolth donagli la forza!Lolth proteggilo, Lolth benedicilo, Lolth donagli la forza!]


    Le dita strisciavano sul corpo del giovane in maniera fluida e ben calibrata, tracciavano diversi segni su quel muscoloso corpo glabro. L'inchiostro nero rimaneva denso e vivo sulla pelle color ebano dell'elfo oscuro. Dopo diverse ore l'intero torace, dal volto fino alle braccia, fu completamente ricoperto da segni. Erano rune Drow disegnate.

    Colui che le aveva tracciate si posizionò di fronte al giovane poggiandogli una mano sopra la testa. La luce illuminò le vesti violacee dell'incisore, erano coperte da fregi rappresentanti il rango di mago. Il volto era coperto da una maschera d'argento, rappresentante il volto di un ragno.

    «'Dumoas d'l'orbb valsharess»

    [Ricevi la benedizione della Regina Ragno]


    Dopodichè l'inchiostro emanò un bagliore violaceo, da quel momento le rune si erano fuse con la pelle in un unico tatuaggio, dopodichè si spensero.

    «'zil verve 'zil dosst eluith'orth zhah firm nind orn sslig'ne dos»

    [Finchè la tua fede rimarrà salda, esse ti proteggeranno]


    Dopodichè la visione si dissolse in una nube di fumo.

    -----



    Forse il suo fratello Drow non si era reso conto che dal momento in cui aveva tradito Lolth e le matrone, le parole del giuramento di quel mago erano venute meno. Non aveva mai avuto l'impressione di esser stato protetto da quei tatuaggi. Durante le battaglie che aveva combatutto in nome del sottosuolo mai una volta aveva notato qualcosa di strano in esse, tanto da credere che fossero solamente una sciocca superstizione di un gruppo di estremisti.

    Una volta distaccato da quegli insegnamenti quei segni avevano perso ogni significato, per un periodo aveva anche pensato di strapparseli di dosso ma ormai erano diventati parte di lui. Facevano da monito per ricordargli ciò che aveva commesso, facendogli giurare di non tornare mai più su quella strada.

    «Intendi queste?»

    Rispose a D'Aron puntando il dito della mano sinistra sul collo.

    «Queste hanno perso senso, sono nate per darmi la protezione di qualcuno che non stimo e che non voglio seguire. Fosse per me potrebbero anche sparire immediatamente.»

    Una leggera nota di rabbia scosse la sua voce per un attimo, dopodichè tornò ad assumere un tono controllato, ormai quei sentimenti avevano perso impeto dopo tutto quel tempo.

    Iniziò a guardarsi intorno cercando di perdere il suo sguardo tra quegli alberi innevati. Non sapeva che cosa dire, nè che cosa fare e voleva trovare una risposta.

    Una prova ardua quindi..

    Che cos'era esattamente il cosmo? A pensarci la sensazione non era poi troppo diversa da ciò che aveva provato quando gli furono incise quelle rune.

    Il cosmo..

    Ripensò. Ricordava di aver letto qualcosa a riguardo in qualche testo letto molto tempo prima in una biblioteca abbandonata. Gli umani definivano il cosmo ciò che si trovava al di là del cielo. Si diceva anche che di notte era possibile osservarlo attraverso gli astri e le stelle, quando ormai il sole non ne copriva più la presenza.

    Non era poi così difficile per un elfo oscuro crederlo, in fondo tutti credevano nell'esistenza di un mondo oltre le pareti del sottosuolo. Ma come si poteva collegare questa concezione con il potere che si può sprigionare dalle proprie vesti mortali?

    Dai fatti e dalle conoscenze apprese fino a quel momento le risposte erano due e non per forza si escludevano l'un l'altra. Questo potere veniva fornito da esseri considerati superiori, infatti probabilmente era la Regina Ragno stessa a donare quel potere ai maghi. L'altra era che erano loro stessi parte del cosmo e, in quanto fatti della stessa materia, potevano accedere ad una parte di quell'essenza.

    E se Lolth fosse considerata una divinità solamente per aver scoperto per prima questo potere?

    Quella prospettiva rendeva ai suoi occhi meno speciale quell'entità così infida e malvagia. Temibile si, ma forse non poi così inarrivabile come le matrone gli avevano insegnato. Quel pensiero ai loro occhi e alle loro orecchie sarebbe considerato blasfemia. Un tempo sarebbe stato pronto a fustigarsi anche solo per averlo concepito, ma in quel momento ringraziava di aver passato così tanto tempo da solo, tanto da aver sgomberato la sua testa da qualsiasi manipolazione gli abbiano imposto.

    Il volto inizialmente confuso iniziò ad assumere un'espressione di stupore. Teoria o non teoria l'unica cosa che avrebbe contato in quel momento era la consapevolezza.

    Anche il guerriero luminoso quindi ha imparato a controllare questo potere, glielo ha insegnato Odino o forse la Dama argentea?

    Si alzò la manica destra della giacca per osservare meglio quelle rune, con stupore notò immediatamente due cose: i disegni erano molto più vividi, come se l'inchiostro fosse fresco di stesura. L'altra cosa era che ricordava le forme delle rune leggermente diverse.

    Era come se avessero mutato, ma in che modo? Se le rune incise dipendevano dalla benedizione della Regina Ragno ora chi è che stava benedicendo le sue? Le aveva attivate lui? O forse era stato qualcun altro a farlo.

    Ogni avvenimento accaduto rendeva sempre più difficile la comprensione di quel fenomeno che il rilascio cosmico aveva innescato. E non era di certo attraverso un groviglio di pensieri che avrebbe portato a termine ciò che gli aveva chiesto il suo maestro.

    Decise quindi di alzarsi in piedi e con decisione di avvicinarsi nuovamente alla pietra, nello specifico alla spada incastrata al suo interno.

    È ovvio che D'Aron sa qualcosa che non mi vuole dire, glielo chiederò una volta superata questa prova.

    Tirò fuori dalla tasca della giacca un paio di guanti di pelle e se li infilò, questi avrebbero permesso una presa molto più salda sull'elsa. Con entrambe le mani poi la afferrò provando a dare un leggero strattone verso l'esterno.

    «Argh..»

    La spada si mosse leggermente ma era rimaneva inestraibile. Provò a dare un paio di strattoni per sicurezza ma non c'era nulla da fare, doveva necessariamente usare il cosmo per liberarla.

    Questa volta provò immediatamente a pensare al guerriero luminoso, chiuse gli occhi ricordando quella sensazione che aveva provato percependo il suo cosmo così vigoroso e pieno di coraggio e speranza.

    A differenza delle altre volte sentiva una leggera energia riscaldarlo, ma era ancora troppo flebile. Provò a concentrarsi su quella sensazione e diede uno strattone, la lama si mosse leggermente ma era ancora lontana dall'uscire fuori dalla sede.

    Cercò di concentrarsi e liberare la mente provando a governare le sue emozioni, erano quelle ad avergli permesso di accedere a quel potere. Erano come un metallo fuso in attesa di essere lavorato.

    Intensificò la sensazione di coraggio e speranza che aveva provato in quel momento, cercando di escludere l'impotenza e la paura.

    Sono io che decido cosa mi da forza, e io voglio che siano il coraggio e la speranza a darmi questo potere!

    In quel momento l'aura azzurrognola che si era manifestata precedentemente tornò nuovamente a sussultare e brillare con più forza, circondando non solo la sua spada ma tutta la parte superiore del corpo. Diede una strattone molto più deciso, come se sapesse di non poter fallire, accompagnando il movimento con la torsione del bacino da destra verso sinistra.

    «Eilistraee belba uns'aa l'yorn!»

    [Eilistraee dammi la forza!]


    Le parole uscirono dalla sua bocca in maniera spontanea e senza controllo. L'aura cosmica divenne più luminosa rendendo le sue braccia più forti, tanto da poter estrarre la lama dalla pietra come se avesse estratto un coltello dal burro.

    «Anf.. anf..»

    Aveva il fiatone per lo sforzo fatto, ma si sentiva meno stanco rispetto a prima. Sentì il cuore battergli in gola. Attese qualche istante che si rallentasse il battito prima di aprire gli occhi. Una volta schiusi osservò la lama rivolta verso il cielo, ora poteva vedere anche lui l'energia che la ricopriva e che in precedenza aveva solo percepito con la mente.

    Era intensa e ricopriva interamente la lama irrimediabilmente rovinata, scorreva e pulsava come se possedesse una vita propria. Era molto meno luminosa e potente di quella del guerriero luminoso e di D'Aron e sembrava avere la stessa conformazione di quella emanata al momento dell'incisione delle sue rune.

    Le rune!

    Si ricordò. Rinfoderò velocemente l'arma all'interno del fodero scoprendo immediatamente il braccio destro dalla giacca. Voleva osservare immediatamente le rune per vedere il fenomeno che aveva solo intuito.

    Con stupore notò che i disegni sembravano molto più incisi nella sua pelle e pulsavano e brillavano insieme all'energia che emanava, come se fossero collegati. Le forme erano quasi irriconoscibili, erano nuovamente mutate in qualcosa di nuovo.

    «Avevi ragione! Le rune c'entrano qualcosa!»

    Esclamò Nadaghar rivolgendosi al suo maestro. Il suo cuore era gioioso in quel momento, era più vicino alla comprensione di quel fenomeno, sentiva ancora però che qualcosa gli sfuggiva. Era una sensazione fastidiosa l'ignoranza, la sua sete di conoscenza era ampia e quello che aveva realizzato ancora non gli bastava.

    Così come quando si guarda un'opera d'arte, si vuole carpire ogni dettaglio di ciò che il suo autore vuole trasmettere, allo stesso modo il cosmo era l'opera che aveva catturato la sua attenzione ed era sempre più bramoso di scoprire qualcosa di più sulla sua natura e del suo funzionamento.

    Sentiva l'energia scemare lentamente. Non voleva però attendere di risvegliarla nuovamente, voleva cogliere l'attimo e utilizzare ciò che aveva già tirato fuori per provare a tagliare la pietra a mani nude. Si sentiva completamente sicuro di sè, quell'evento gli aveva dato speranza di sopravvivenza e l'ambizione di compiere grandi gesta per sconfiggere la corruzione.

    Posizionò la mano destra perpendicolare alla pietra all'altezza del taglio inciso con la spada. La sua mano era una spada e la immaginò come tale e senza pensarci due volte caricò un colpo di taglio contro la parete rocciosa.

    «Ahhhh»

    L'estremità del braccio destro impattò contro il monolite senza scalfirlo, una scossa di dolore gli salì fino alla spalla scuotendo interamente l'arto. Una smorfia di dolore colorò il suo viso. Resistette dall'urlare digrignando i denti. Sentì sotto il guanto sgorgare del liquido caldo fino a colargli filtrando attraverso la trama del tessuto.

    Sentiva il battito del cuore pulsargli sulle tempie. Non riusciva a calmarsi, sapeva che la fiamma si stava spegnendo ma non aveva ancora capito come alimentarla. Riusciva ad accenderla come si fa con un fuoco con la pietra focaia, ma mancava la legna da ardere.

    Non posso perdere tempo, devo farcela assolutamente, prima che svanisca di nuovo!

    Tentò nuovamente di colpire di taglio la pietra con la mano, ma per tutti i tentativi che aveva fatto nessuno di essi aveva prodotto il minimo successo, riuscendo solo ad ottenere il peggioramento delle ferite sulla mano e del dolore su tutto il braccio. Stava nuovamente perdendo il controllo delle sue emozioni, come la prima volta.

    Accidenti quanto è difficile!

    Fece un respiro per calmarsi. L'energia era ancora presente ma quasi svanita. Cercò di concentrarsi su ciò che l'aveva fatta esplodere con maggiore vigore...

    Ecco cosa..

    Ripensò al momento precedente, al fatto di aver nominato Eilistraee, una delle sorelle della Regina Ragno, colei che si era distaccata dai suoi insegnamenti e l'unica che era riuscita a salvare i Drow da quella follia. Era forse la fede in lei ad aver scatenato quel potere?

    In fondo anche il guerriero luminoso, quel giorno, aveva riposto la sua fede in Odino prima della carica. Allo stesso modo, anche il mago aveva riposto la sua fede in Lolth prima di incidere quei segni sulla sua pelle.

    Nadaghar aveva perso la fede. Anche se rispettava i precetti di Elistraee nel tempo aveva perso ogni tipo di fiducia in qualcosa. Come se quella parte di lui fosse svanita entrando in letargo. Ora stava cercando di ridestarla.

    Quanto gli aveva fatto male la fede cieca in passato. Conosceva i rischi di riporre la sua fiducia in qualcosa, ma in quel momento non aveva altra scelta. Sperava di riuscire a controllare quell'impulso con la saggezza acquisita.

    Quindi, cercò di ricordare le parole del suo credo, sforzandosi di pronunciarle nella sua mente

    «Promuovi l’armonia tra le varie razze.»

    Si proiettò nella mente l'immagine di lui che incoraggiava D'Aron a cambiare atteggiamento nei confronti dei suoi amici elfi.

    «Sii benevolo verso gli stranieri, offri un riparo a chi non ha una casa e dai da mangiare agli affamati.»

    Le immagini di lui che aiuta Del'jhan a riprendersi e lo ripara dall'assalto della belva scorsero.

    «Ripaga alla rozzezza con la gentilezza.»

    Ricordò il momento in cui rispose a Denawyn con gentilezza, nonostante le sue battute pungenti, come anche al modo in cui aveva trattato anche il suo compagno Drow.

    Ho sempre seguito i suoi insegnamenti senza accorgermene. Essi fanno parte di me ormai.

    In quel momento un'altra frase gli tornò alla mente.

    «Apprendi e insegna nuove canzoni, nuovi balli e la danza agile e delicata della spada.»

    Il suo corpo si mosse in automatico generando una danza che aveva imparato osservando un guerriero di Midgard allenarsi, aveva mischiato alcuni dei suoi passi a ciò che gli avevano insegnato le matrone producendo qualcosa di nuovo.

    Ad ogni movimento la sua fede si rafforzava, ad ogni movimento la sua energia si rinvigoriva.

    «Ora!»

    Pronunciò ad alta voce prima di terminare la danza con un colpo di tagliò rivoltò alla pietra, cercò di concentrarsi sulla fluidità del movimento e sulla sua eleganza più che sulla forza, così come Eilistraee insegnava.

    In quel momento la sua mano destra era diventata realmente la sua spada, nè poteva sentire il peso, la durezza e il bilanciamento. Non sentiva più il dolore al braccio, nè le ferite sanguinargli.

    Con un movimento netto e deciso passò attraverso la materia senza alcun tipo di ostruzione. Tagliò con un movimento orizzontale, leggermente curvo verso l'alto, il monolite da parte a parte.

    L'energia era tornata ad essere vigorosa, più potente di quanto non lo fosse stata fino a quel momento. Arrestò il movimento una volta che fu completamente infuso della sua forza, terminando la danza.

    Osservò il taglio, non era perfettamente perpendicolare come quello di D'Aron ma aveva preso una curvatura verso l'alto.

    Si voltò verso il suo maestro con sguardo deciso.

    «Anf.. ce l'ho fatta alla fine..»

    Voleva interrompersi e attendere nuove istruzioni, la curiosità lo stava ancora divorando, voleva risposte e aveva l'impressione che la persona che aveva di fronte ne aveva alcune.

    «Prima di continuare però, toglimi una curiosità, come facevi a sapere delle mie rune? Come sapevi che esse mi avessero condotto e aiutato a manifestare il cosmo? C'entrano qualcosa le divinità?»

    Continuò a parlare senza fermarsi facendo uscire tutti i dubbi che gli erano sorti in una volta.

    «Perchè sappilo esse mi sono state incise da un servo della Regina Ragno. Vedo però che stanno cambiando forma e natura e io credo che tu sappia il perchè, ho il sospetto che c'entri qualcosa la fede.»

    La voce era calma ma decisa, non voleva aggredirlo. L'aura era diventata ancora più azzurra e luminosa ricoprendo questa volta tutto il suo corpo. La sua curiosità però gli aveva fatto tralasciare un dettaglio importante, le rune sul suo corpo erano ancora cambiate, forse erano mutate del tutto o forse no. Ma a cosa avrebbe condotto quella trasformazione?

    Narrato ✧ "Pensato" ✧ «Parlato»«Parlato Altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
    CASTA Asgard;
    ENERGIA in Add;
    ARMATURA Robe di Perth;

    STATUS FISICO Intirizzito dal freddo, dolore al braccio dx per ripercussioni di ripetute botte date con la spada al monolite, ferita di escoriazione sulla mano destra con sanguinamento in corso (non molto copioso);
    STATUS PSICHICO Curioso e bramoso di avere risposte su ciò che gli sta capitando e perchè, adrenalinico dopo aver riutilizzato il cosmo;
    STATUS CLOTH Nessuna, la spada ha la lama completamente smussata e rovinata riposta nel fodero;

    RIASSUNTO AZIONI Ho utilizzato l'escamotage della fede per manifestare in maniera spontanea il cosmo. Anche se non c'è un collegamento reale si può considerare ugualmente come se le emozioni attivassero il potere del cosmo e le rune, che cambiano in base alla mia fede siano maggiormente in grado di controllare l'utilizzo del cosmo. Spero di non aver fatto errori di interpretazione.



    ABILITÀ:

    TECNICHE:




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    Edited by Ruleofthree - 21/1/2024, 16:31
     
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    DAL BUIO, VERSO LA LUCE
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    X


    D'Aròn ascoltò le domande, seguendo i progressi fatti da Nadaghar.

    Delle tue rune non sapevo granchè, le ho semplicemente intraviste. Ho semplicemente pensato, al di là della loro origine, che potessero essere utilizzate come una sorta di veicolo, un punto di aggancio per focalizzare la concentrazione e richiamare il cosmo. Come ti dicevo, non esistono regole prestabilite... quanto al fatto che te le abbia incise un mago di Lolth, hai ragione. Per quello scopo, non hanno più senso. Ma forse prive del loro potere originario, ammesso che ne abbiano mai avuto, puoi utilizzarle diversamente con la tua forza interiore. O con la tua fede, come hai detto... chissà.

    Guardò verso il cielo. Il buio stava di nuovo calando, il tempo era letteralmente volato. Il Drow, senza dire una parola, accese il fuoco e preparò una cena frugale a base di carne secca, formaggio ed acqua: poca roba, ma il fatto che il formaggio fosse qualcosa di accessibile significava che in qualche modo gli alimenti erano ancora reperibili, a differenza di altri posti nel mondo. Quando il fuoco fu acceso, si limitò a dire:

    Per oggi ti sei allenato abbastanza. Ora riposa, domani si va a caccia.

    Neanche avesse lanciato un incantesimo, Nadaghar percepì la stanchezza tutta insieme e le palpebre iniziarono a socchiudersi: dopo un paio di minuti si addormentò.

    VhNVNtX

    Ok, come primo giorno può bastare. Il tempo è volato, e prima che ti venga il dubbio, D'Aròn non ha lanciato nessun incantesimo: sei solo crollato dalla stanchezza. Durante la notte lui ti sveglia per il cambio della guardia, fino a quel momento tutto tranquillo; poi, circa un'ora prima dell'alba, cominci a sentirti osservato e poi percepisci dei rumori. Sicuramente non siete più soli, e quando stai per chiamare il tuo compagno qualcosa ti colpisce sbalzandoti una decina di metri lontano dal fuoco che si estingue subito dopo. Riesci a vedere una creatura per qualche attimo, una via di mezzo tra un centauro e una lucertola, con una spruzzatina di cristalli viola e un tocco di Corruzione. Ora che è buio non riesci a distinguerla e non vedi cosa sta facendo, ma a grandi linee ne cogli la posizione; dato che non senti voci, ci sono due possibilità: o ha fatto secco il tuo amico con un colpo, oppure lui si è salvato e non sta facendo il minimo rumore. Tu hai la possibilità di attaccare, considerati per questo combattimento come fossi una Gialla, hai libero accesso alle tue abilità ma NON alle tecniche. Vediamo che t'inventi :asd:
     
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    Nadaghar Arabani
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    Dal buio, verso la luce
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    Nadaghar sentiva l'energia del cosmo che avvolgeva il suo corpo scemare lentamente, come una fiamma in procinto di spegnersi una volta consumata tutta la legna. Osservava D'Aron negli occhi mentre dal guanto della mano destra iniziavano a colare gocce di sangue. Si infrangevano sulla neve creando una piccola macchia rossastra.

    «Delle tue rune non sapevo granchè, le ho semplicemente intraviste. Ho semplicemente pensato, al di là della loro origine, che potessero essere utilizzate come una sorta di veicolo, un punto di aggancio per focalizzare la concentrazione e richiamare il cosmo. Come ti dicevo, non esistono regole prestabilite... quanto al fatto che te le abbia incise un mago di Lolth, hai ragione. Per quello scopo, non hanno più senso. Ma forse prive del loro potere originario, ammesso che ne abbiano mai avuto, puoi utilizzarle diversamente con la tua forza interiore. O con la tua fede, come hai detto... chissà.»

    Le parole udite sembravano sincere, c'era solo una cosa che non gli tornava: come ha fatto a sapere che le rune potessero collegarsi al cosmo? In fondo non aveva detto il perchè di quell'intuizione. Continuava ad essere vago e Nadaghar continuava a nutrire il dubbio che avesse delle conoscenze molto più ampie di quelle che voleva fargli credere.

    Tonf..

    Fu il rumore del masso appena tagliato che, dopo aver perso il baricentro, affondò nel soffice manto. Il cosmo si era completamente affievolito lasciando solo una leggera traccia nell'aria: un pulviscolo di energia azzurra che si dissipava in polvere di stelle.

    «Sarà.. fatto sta che sono riuscito nel mio intento.»

    Rispose evitando di insistere. Evidentemente o era vero che non sapeva nulla oppure aveva deciso di non rivelargli nulla. In entrambi i casi era inutile insistere. In fondo anche Nadaghar era una persona riservata.

    Si aspettava di ricevere altre istruzioni dalla sua guida, ma egli rimase in un assorto silenzio. Iniziò tacitamente a muoversi nello spazio per allestire un accampamento. Fu in quel momento che l'elfo oscuro alzò gli occhi al cielo accorgendosi che si era imbrunito. Fu sorpreso, ma non ci mise molto ad accettare che era arrivato il momento di riposare.

    Dopodichè si incamminò verso un masso che emergeva dalla neve per sedervisi sopra. Fu in quel momento che percepì la stanchezza degli sforzi fatti, il corpo era diventato di piombo e la mente gli stava annebbiando sempre di più. Il respiro era diventato sempre più pesante, lo si poteva riconoscere dal denso sbuffo di vapore che si disperdeva dalla sua bocca.

    Con una piccola smorfia di dolore sfilò delicatamente il guanto della mano destra. La ferita grondava sangue, le lacerazioni avevano inciso la carne, fortunatamente non troppo a fondo.

    Tirò fuori dalla sua sacca l'unguento che aveva utilizzato il giorno prima su Del'jhan per applicarlo sulla sua mano. Lo spalmò con ritmo, quel movimento era qualcosa di molto comune nella sua vita, quella ferita non era nulla in confronto a quelle subite quando combatteva sotto i vessilli di Lolth.

    Nel frattempo D'Aron aveva allestito un fuocherello che aveva intiepidito l'aria e stava preparando un lauto pasto tirando fuori una grande scelta di viveri dalle sue scorte. Ripensando alla naturale diffidenza che aveva avuto nei suoi confronti, Nadaghar fu sorpreso e contento di aver stretto amicizia con un'altra persona.

    Non pensavo di trovare tutti questi amici in così poco tempo.. forse la scelta di venire ad Asgard non è stata poi così negativa.

    Fu contento di ricredersi su D'Aron. Ripensava a quanto fosse stato imprevedibile il destino, per quanto l'idea di tornare gli faceva pensare ad un destino nefasto fu felice di averne scoperto uno più dolce, che gli ha regalato tre buoni amici.

    Sorrise mentre con la mano sinistra afferrò un fazzoletto che egli gli stava porgendo, esso avvolgeva la sua porzione.

    «Grazie»

    Quelle parole erano così fuori posto in quel frangente. Non era cosa nuova per Nadaghar trascorrere del tempo con i Drow. Apprezzava quella differenza di intrattenimento, il silenzio assorto che li circondava in pieno contrasto con le chiacchiere gioise scambiate con i due elfi.

    Growl..

    Lo stomaco borbottò alla vista di quell'abbondanza, specialmente di un pezzo di formaggio che aveva un aspetto soffice e gustoso. Era almeno una decade che non assaporava quel genere di pietanza. Senza fare troppi complimenti divorò avidamente il suo pasto. Il tempo da quel momento volò, non fece in tempo a tirare fuori il suo giaciglio e preparare una zona di riposo accanto al focolare che percepì la fatica accumulata assorbirgli le forze.

    «Per oggi ti sei allenato abbastanza. Ora riposa, domani si va a caccia.»

    Riuscì solamente ad annuire in risposta all'invito di D'Aron. La mente gli annebbiava i sensi e dolcemente si abbandonava al dolce oblio del sonno coricandosi. Quella sensazione di tepore provata era qualcosa di quasi dimenticato, i piensieri, le ansia e le preoccupazioni che lo logoravano erano svaniti così come quella polvere di stelle chiamata cosmo. Le ombre si allungavano di fronte al fuoco ed il crepitio delle fiamme lentamente svaniva mentre si perdeva in un sonno senza sogni.

    Dolcemente si ridestò, nel silenzio della notte, qualche istante prima che il tocco di D'Aron gli scuotesse la spalla. Aprì gli occhi, la foresta ancora dormiva e la notte era nel suo momento più scuro. Non c'era bisogno di molte parole tra Drow, i due con uno sguardo si capirono al volo. Era arrivato il momento del cambio della guardia. La sua guida si apprestò a coricarsi sul suo giaciglio mentre Nadaghar riprendeva coscienza dei suoi sensi e risistemava le sue cose nella sua sacca.

    Il silenzio della foresta dormiente lo circondava, il vento sibilava dolcemente tra i rami delle fronde e il focolare che debolmente crepitava consumando dei ceppi appena aggiunti. Si sedette sul masso al quale si era appoggiato il giorno precedente agganciandosi la spada custodita nel fodero alla sua cinta.

    Sentiva le sue membra riposate risvegliarsi energiche mentre terminava silenziosamente la sua colazione. In quei momenti pensava a quante domande avrebbe voluto fare a D'Aron la sera prima e che non aveva fatto. Non voleva violare quel tacito condividere. Era talmente stanco che probabilmente non sarebbe riuscito a capire alcunchè, senza considerare la vaghezza delle risposte che avrebbe ricevuto.

    Avrebbe voluto chiedergli se la magia effettuata da Denawyn poteva considerarsi una manifestazione del cosmo o se la magia elfica agiva su leggi differenti. Tirò su la manica della sua giacca per osservare le sue rune, avevano cambiato completamente forma.

    Sono sicuro che una volta giunto ad Asgard avrò una risposta di questo fenomeno. È il mio cosmo ad aver mutato queste rune oppure è qualcuno che in risposta alla mia fede ne ha cambiato la forma?

    I misteri che si celavano dietro questa affascinante energia chiamata cosmo erano molti. I pensieri dell'elfo oscuro si persero in quelle elucubrazioni. Domande esistenziali lo colsero in quel tempo indefinito, che trascorse assai velocemente.

    Ripensava a quello che aveva vissuto in quei giorni, era tutto accaduto in maniera così veloce ed intensa che gli sembrava che fossero passate settimane.

    Ad un tratto una sensazione iniziò a penetrare nel suo essere, tanto da interrompere quei dolci e allegri ricordi richiamando la sua attenzione al presente. Aveva la netta sensazione di essere osservato, la densità dell'aria cambiava e tutto sembrava così silenzioso intorno a lui. Quell'inconfondibile intuzione era stata forgiata sotto gli incessanti e massacranti allenamenti delle matrone. Impressione che fu confermata dall'udire di alcuni rumori intorno a lui: riconobbe un leggero frusciò di fogliame, passi che circospetti affondavano sul manto nevoso.

    Si alzò in piedi in stato di allerta impugnando reattivamente l'elsa di Ithildin. In quegli istanti cercò di soppesare quei rumori, aspettò di capire se era solo un animale che vagava nella notte o se era qualcosa di molto peggiore. Quella sensazione però era troppo forte e inconfondibile, inoltre i precedenti dei turni di guardia passati lo avevano reso ancora più suscettibile.

    Si voltò alla sua sinistra dopo aver sentito un ramo scricchiolare. Aguzzò la vista per farsi strada tra le tenebre e provare a scorgere qualcosa tra i cespugli innevati.

    Quel rumore è stato troppo sospetto, devo svegliare D'Aron..

    Pensò e fece solamente in tempo a voltarsi in direzione della posizione del giaciglio del compagno che qualcosa lo colpì sul petto. Intravide la coda di una mostruosa creatura viola a quattro zampe urtarlo. La forza del colpo lo sbalzò indietro facendolo strisciare sulla neve per diversi metri. La violenza del colpo non era tale da avergli provocato ferite o rotture.

    Si alzò in piedi in stato di allerta mentre l'adrenalina entrava in circolo, il cuore iniziò a battere forte e pulsava sulle sue tempie. Si accorse che era completamente al buio. Attese qualche istante per aspettare che gli occhi si abituassero all'oscurità rimanendo con lo sguardo fisso in direzione del colpo subito.

    L'oscurità della notte era ancora molto fitta nella foresta per distinguere le forme, le ombre si mischiavano tra loro e diventava difficile individuarne la posizione. Non sentiva voci, nè rumori. Voleva avvertire D'Aron ma in quel modo avrebbe rivelato la sua posizione a quella mostruosità.

    Non ho controllato se stesse dormendo, sono sicuro che si sia svegliato prima dell'assalto.

    Era facile credere ciò. Il suo compagno nei giorni precedenti aveva dato dimostrazione di avere sensi sopraffini, percependo le pantere corrotte che nemmeno lui, addestrato dalle matrone nell'oscurità del sottosuolo, aveva percepito.

    Non voleva però darlo per scontato, sottovalutare una situazione era una delle prime cose che aveva imparato a non fare da quando si era addentrato in quella foresta. Gli occhi si abituarono alle tenebre e aguzzando la vista riconobbe la forma della creatura nell'ombra, anche se non riusciva a capire cosa stesse facendo.

    Non posso aspettare di capire se D'Aron sia in salvo o no, devo attaccarla ora. Devo coglierla di sorpresa!

    Pensò in fretta ad una strategia efficace per provare a metterla fuori combattimento in breve tempo.

    Il cosmo è luce, una volta che lo richiamerò esso mostrerà la sua posizione e allora saprò dove colpire.

    Lasciò la presa dalla sua spada, la lama danneggiata sarebbe stata inaffidabile in quel frangente. Decise quindi di fare unicamente affidamento sul suo cosmo. Scattò in avanti cercando di ridurre la distanza con la creatura di un paio di metri, voleva ridurre il più possibile i suoi tempi di reazione.

    Portò le mani avanti e concentrandosi sulle rune gli fu ancora più facile percepire l'intensa energia del cosmo. Potere che concentrava su di sè attraverso i segni disegnati sulla pelle. Essi si illuminarono di una luce azzurra prima di ricoprirlo interamente illuminando l'area circostante. In quel momento si lasciò guidare dal suo istinto, percepì che il cosmo era in grado di essere plasmato e staccarsi da lui, doveva solo affidarsi e lasciarsi guidare da esso. Non lo aveva mai fatto prima d'ora, ma in fondo anche quella era una questione di "fede".

    Non aveva tempo per valutare e pensare, una volta individuata la creatura rilasciò quel potere dalle mani dandogli la forma di una piccola sfera che si staccò da lui verso la presunta posizione della creatura. Essa attraversò l'aria lasciando dietro di sè una scia luminosa, come se fosse una stella cadente, seguendo una traiettoria spiovente.

    Una volta giunta nelle immediate vicinanze del bestione, più precisamente dove presumeva si trovasse il volto, l'avrebbe fatta brillare in un bagliore luminoso allo scopo di provare ad accecarla per qualche istante.

    Giusto per il tempo che gli serviva per roteare su sè stesso, in un movimento aggraziato da sinistra verso destra, e rilasciare una seconda sfera. Questa era più grande e si sarebbe diretta verso le zampe anteriori. Il movimento non era a caso, la piroetta aveva lo scopo di abbassare la sua posizione provando ad entrare in quello che si aspettava fosse un possibile punto cieco dovuto al bagliore creato.

    Sperava che il suo movimento fosse pienamente coperto, e, allo stesso tempo di permettergli di cambiare posizione per evitare di essere caricato frontalmente. La seconda sfera aveva un potere infuso maggiore rispetto alla prima, il suo scopo era quello di esplodere a contatto con la massa di cristallo che ricopriva il corpo di quell'immonda creatura.

    L'esplosione non aveva solo l'obiettivo di danneggiare la creatura ferendola ma anche di debilitarne i movimenti e spezzarne l'equilibrio. Era facile intuire che una creatura a quattro zampe sarebbe risultata parecchio debilitata nei movimenti se priva della sua piena mobilità, a maggior ragione se avesse perso il suo baricentro di equilibrio.

    La piroetta gli fece continuare il movimento spostandolo a destra rispetto alla sua posizione di partenza, per andare a nascondersi dietro un albero, allo scopo di rendere più difficoltosa un eventuale controffensiva. Non era sicuro che fosse un reale vantaggio considerando che il cosmo che lo ricopriva illuminava l'oscurità. Non era tuttavia certo che quella creatura potesse vedere al buio, o che avesse un qualche tipo di percezione sensoriale che le avrebbe dato un vantaggio. Almeno in quel modo avrebbe potuto osservala e giocare ad armi pari.

    Purtroppo dalla foga del momento non era riuscito ad accertarsi delle condizioni del suo compagno. Non poteva farlo altro che sperare che si fosse salvato e allo stesso tempo di aver fatto un danno consistente alla creatura.

    C'era una strana energia in quei cristalli che la ricoprivano, gli ricordavano in maniera inconfondibile la corruzione. Se ciò fosse stato vero, era ancora meno sicuro che quel colpo avesse sortito l'effetto sperato. Inoltre la creatura sarebbe stata molto più difficile da abbattere, vista la sua natura estremamente aggressiva.

    «Anf.. anf..»

    Rifiatava dopo aver fatto quello sforzo. Nonostante fosse già la terza volta che evocasse il cosmo era ancora complesso riuscire a gestire quell'energia. Il suo corpo non si era ancora completamente abituato.

    Narrato ✧ "Pensato" ✧ «Parlato»«Parlato Altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
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    ARMATURA Robe di Perth;

    STATUS FISICO Riposato, il colpo al petto gli ha fatto male ma non ha provocato ferite serie (In accordo con il master);
    STATUS PSICHICO Ansioso per il destino del suo compagno, allo stesso tempo preoccupato che l'offensiva non possa sortire l'effetto sperato non conoscendo la natura della creatura;
    STATUS CLOTH Nessuna, la spada ha la lama completamente smussata e rovinata riposta nel fodero;

    RIASSUNTO AZIONI In questo caso ho suddiviso la mia azione in questo modo:

    - Scatto in avanti richiamando il cosmo e creato una piccola sfera che si dirige verso la posizione del volto per poi risplendere in un bagliore allo scopo di accecare la creatura [Azione diversiva]

    - Continuo il movimento con una piroetta e lancio una sfera più grossa in direzione delle gambe per provare a ferire e debilitare i movimenti del bestione [Azione d'attacco]

    Il movimento piroettando verso destra serve a coprire la mia offensiva entrando in quello che penso possa essere il punto cieco della creatura potenzialmente accecata, diciamo che è come se mi fossi messo dietro la luce ma spostato in modo da rendere difficile una carica in linea retta.

    Non ho descritto l'angolazione della creatura perchè non lo hai fatto e non volevo essere autoconclusivo nella cosa, diciamo che ho presunto che la creatura fosse frontale/tre quarti/di lato rispetto a me, ma comunque mi rimetto alla descrizione del master ^^

    Termino il movimento cercando di occultarmi dietro un albero e allo stesso tempo cercando di avere visuale sulla creatura.

    P.S.: Ho presunto che la luce emanata dal mio cosmo dovrebbe aiutarmi a vedere meglio la posizione della creatura



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    Robe di Perth

    XI


    L'energia impatta sulla creatura, uno strano verso - in parte grugnito, in parte profondo ringhio - fa capire che in qualche modo essa ne ha risentito. I danni sono stati consistenti? Forse, ma Nadaghar non è in grado di dirlo. La reazione è comunque abbastanza repentina: i cristalli in prossimità nella coda si ingrandiscono, prendendo la forma di lame affilate, e con un singolo movimento il mostro muove la coda come un fendente che taglia l'albero usato come riparo dal drow di netto e trasversalmente al tronco, che in un attimo crolla addosso al guerriero.

    In realtà quella è una mossa strategica, atta a stanarlo: la creatura sa che, a meno che l'altro non decida di rimanere schiacciato sotto l'albero, il suo avversario dovrà muoversi e lui sarà già pronto a colpirlo. Avvistato il suo nemico, avrebbe scagliato quegli stessi cristalli usati per tranciare la pianta come un singolo proiettile per colpirlo a morte.

    VhNVNtX

    Prima di tutto, a beneficio di chi giudicherà, ricordo che l'uso del cosmo grezzo è stato concordato tra master e addestrando causa tipologia particolare delle sue abilità. Poi, ma questo è per come la vedo io, l'effetto "luce" del cosmo non è una cosa obbligatoria: ci sta che all'inizio il tuo pg non sa bene come controllarlo, e quindi illumini, ma a livello teorico si può anche solo percepire l'energia senza vedere una luce vera e propria, se la cosa ti può essere utile per i post futuri.

    Detto ciò: il mostro pare aver sentito il tuo attacco, ma non puoi valutare i danni a causa del buio e della concitazione del combattimento. I cristalli sulla sua coda diventano una specie di ascia con cui taglia l'albero per fartelo cadere addosso (attacco debole), dopodichè ti aspetta al varco per usare come "attacco forte" la stessa ascia di cristallo come un'arma da lancio. In pratica te la tira addosso appena ti vede, considerala energia gialla. Nota che se decidessi di rimanere dove sei sotto l'albero, chiaramente ne subirai gli effetti (che descriverò io nel mio post). Scusami per il ritardo nel postaggio, ma come saprai in questi giorni sto avendo abbastanza problemi.


    Edited by Tygaer - 4/2/2024, 07:31
     
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    Dal buio, verso la luce
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    Al momento dell'esplosione si sentì un piccolo boato espandersi nell'aria, seguito da un grugnito che indicava che il colpo era andato a segno. Era la prima volta che Nadaghar utilizzava il cosmo per offendere qualcuno, non aveva ancora idea di quanto potesse essere devastante il suo potenziale.

    Nascosto all'ombra di un albero di Asgard attendeva, mentre cercava di scorgere la figura che percepiva tramite i suoi sensi nello spazio. Era come combattere al buio, a grandi linee sapeva dove si trovava l'avversario ma non poteva osservarne lo stato.

    In cuor suo sperava di aver provocato il danno necessario a lederne la mobilità. Lo scorrere del cosmo attraverso il suo corpo gli donava una sensazione di potere mai provata. L'energia fluiva attorno e attraverso il suo corpo, lui stesso nè era parte integrante.

    Purtroppo qualche secondo dopo avvenne quanto più temeva, avvertì la creatura dirigersi verso la sua posizione. Nè sentiva le zampe sbattere sul manto nevoso calpestando violentemente il terreno, lo spostamento del peso faceva vibrare il terreno, i tronchi e i rami. Piccoli cumuli di neve cadevano insieme ai rami più secchi dall'alto.

    Intravide la creatura nella penombra del fascio di luce del suo cosmo, non riuscì a vedere se e quanto l'aveva danneggiata. Da quanto era grossa la massa in movimento, poteva intuire che fosse la coda.

    La raccolse su si sè, pronto ad utilizzarla come un'arma vera e propria. La superficie cristallina rifletteva diversi punti luce azzurrognoli della luce cosmica proiettata. Quei cristalli si mossero riplasmati come fossero argilla, assunsero la forma di una lama.

    L'elfo oscuro riuscì a malapena a capire cosa stava succedendo, Fu colto di sorpresa mentre era intento ad osservare il terreno. Voleva capire se il suo compagno fosse vivo o se vi erano sue tracce sul terreno. Una volta creata la lama di cristallo essa si proiettò verso la sua direzione tramite il movimento della coda.

    Caricò l'estremità dell'arto, per esercitare un movimento che ricordava quello di un fendente. Esso era atto a danneggiare l'albero che si trovava di fronte a lui con un taglio trasversale.

    Accidenti!

    La violenza e la forza del colpo erano tremendi, l'impatto con il legno non generò alcun attrito. La coda penetrò nella materia come il coltello nel burro. Quella quercia millenaria era nulla in confronto a quella furia.

    Craac

    Il suono del legno che aveva completamente ceduto. Tranciata di netto, la parte superiore dell'albero perse la presa su quella inferiore per crollare per forza di gravità in direzione dell'elfo oscuro.
    Istintivamente Nadaghar si spostò dalla traiettoria di caduta con un balzo all'indietro. Era reattivo nei movimenti e i piedi si mossero agilmente sulla neve.

    Il movimento era indietreggiante ma trasversale, secondo i suoi calcoli, il tronco sarebbe caduto alla sua destra. Anche se la forza dell'attacco era stata temibile, aver schivato quel colpo lo indusse a pensare di essere fuori pericolo. Proprio in quel momento si accorse che la coda non aveva cessato il suo movimento e, dopo essersi arrestata per qualche secondo, si raccolse nuovamente per una nuova frustata.

    Il movimento dell'arto fu ancora più rapido. Non era atto a urtare direttamente Nadaghar quanto a lanciare con forza il cristallo tagliente, come un'arma da lancio, che si scagliò con violenza in sua direzione.

    Malediz..

    Quel diversivo aveva preso in controtempo il Drow che provò ugualmente a difendersi richiamando il cosmo. Lo evocò davanti a sè cercando di conglomerarlo in una barriera. Si accorse però che non avrebbe fatto in tempo a terminare le difesa per contrastare quell'offensiva.

    Passò al piano B e utilizzò quella massa cosmica per creare una massa che facendo attrito avrebbe provato a deviare il cristallo, per evitare che colpisse punti vitali. La massa esplose a contatto con la massa cristallina e fortunatamente nè deviò parzialmente la traiettoria.

    Fu impossibile per Nadaghar prevedere cosa sarebbe successo dopo. Il cristallo deviato verso destra andò a colpire la spalla sinistra del Drow. La rotazione dovuta all'entropia della deviazione tranciò la parte esterna dell'arto superiore trapassandolo da parte e parte e, terminando il suo moto, si andò a conficcare diversi metri dopo sulla neve.

    «Argh..»

    Lo squarcio provocato sulla spalla provocò un dolore lancinante che costrinse l'elfo oscuro a stringere i denti. Il colpo aveva divelto completamente i vestiti e la carne provocando una copiosa fuoriuscita di sangue. Era un colpo che avrebbe fatto andare in stato di shock chiunque provocandone lo svenimento.

    Nadaghar rimase però in piedi, sentiva che il cosmo lo sorreggeva e gli dava forza. L'adrenalina lo teneva agganciato alla realtà e ,nonostante la spalla gli dolesse come non mai, era pronto a restituire a quell'immonda bestia ogni colpo subito con la massima forza. Lo stato in cui era entrato si avvicinava a quello di furia dei grandi guerrieri narrati nelle leggende.

    Nei grandi guerrieri scatta sempre qualcosa nel momento di maggiore pericolo, anzichè indietreggiare essi decidono di avanzare, facendo sparire del tutto la paura di morire. Da quel momento in avanti contava solamente rendere onore a quello scontro. Solo in quel modo, secondo le scritture, si sarebbe ascesi al Valhalla fieri di banchettare insieme agli Einherjar e agli dei.

    Per un Drow che seguiva i dettami di Lolth quello non era che l'ennesima bugia di Odino per far uccidere i suoi fedeli. Per loro contava solamente prevalere sul nemico con astuzia e con qualsiasi mezzo li avrebbe condotti alla vittoria e a rimanere vivi. Eilistraee fortunatamente aveva degli insegnamenti ben diversi.

    «Ripaga la violenza con altra violenza, in modo che quelli che la causano vengano messi al loro posto.»

    In quel momento quelle parole risuonarono dentro di lui come un'eco invisibile che arrivò fino alla parte più profonda del suo animo, quella che gli aveva permesso di richiamare il cosmo. La stimolò inebriandola della furia della battaglia fino a renderla completamente ebbra.

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    I muscoli ripresero vigore, le vene si gonfiarono sulle braccia, il battito aumentò pulsandogli sulle tempie. Il dolore iniziò ad essere coperto dal battito del cuore che assomigliava al ritmo dei tamburi di guerra.



    Affondò i piedi sulla neve per caricare uno scatto e lanciarsi in direzione della creatura cercando di raggiungere la maggiore velocità possibile. Il cosmo divampò rilucendo di una luce ancora più luminosa, brillando come mai prima d'ora.

    Non devo indietreggiare, e ora il momento di risplendere nell'oscurità!

    Mentre correva sentiva l'aria gelida tagliare la sua pelle, considerando il calore che stava producendo il suo corpo per via dell'adrenalina e della ferita, essa veniva percepita come una fresca brezza. Un pensiero in quegli istanti, prima di sferrare il suo attacco, andò al guerriero luminoso. Egli lo infondeva di coraggio e forza. Ora era arrivato il momento di splendere e lanciarsi con tutte le forze verso il nemico così come lui gli aveva mostrato.

    Le distanze si accorciarono dopo qualche passò e una volta avvicinatosi di qualche metro, Nadaghar fece partire l'offensiva. Contrariamente a quella che aveva lanciato in precedenza che era basata sulla strategia e il calcolo, questa era basata interamente sull'istinto e sulla rapidità. In fondo anche la creatura che aveva di fronte aveva dimostrato di avere il raziocinio per coglierlo di sorpresa.

    Il cosmo divampò producendo una grande luminescenza, essa si era manifestata perchè il cosmo si stava condensando per creare una piccola sfera. Data la vicinanza con la creatura avrebbe provato ad accecarlo temporaneamente per favorire l'offensiva che avrebbe scagliato.

    La sfera si staccò da lui guidata da dei piccoli movimenti della mano sinistra per scagliarsi dall'alto verso il basso sulla punta della coda della bestia. Lo scopo di quel globo era quello di urtare la coda sulla punta con una piccola esplosione cosmica. L'urto aveva l'intenzione di sbilanciare l'arto proiettandolo verso il basso e provocando la curvatura del centro verso l'alto come se fosse un'onda.

    Nel frattempo, con la mano destra, estraette Ithildin dal suo fodero mentre si abbassava in una scivolata sulla neve per arrivare al di sotto della coda. Con un movimento fluido e aggraziato menò un fendente ascendente alla base della coda. Potenziato con il cosmo. Avrebbe provato a colpire il punto più difficile da controllare vista la manovra indotta allo scopo di destabilizzarne il controllo.

    Non era certo che la lama, consumata com'era, avesse tagliato l'arto per intero. Sperava, con l'ausilio del cosmo, di produrre la potenza necessaria per debilitarne fortemente l'utilizzo e la potenza per il futuro. Inoltre per evitare di rimanere al di sotto della creatura, aveva fatto una scivolata sulla neve che gli avrebbe permesso di continuare il movimento e togliersi dalla sua area di influenza. Nel caso in cui avesse percepito una grande resistenza sulla sua pelle, per evitare di rimanere bloccato, avrebbe lasciato andare la spada per favorire la libertà di movimento.

    Una volta superata la creatura si sarebbe voltato in sua direzione per vedere l'esito dell'attacco e per evitare di darle le spalle, cosa che gli sarebbe stata alquanto fatale. Superò il masso su cui si era poggiato per il turno di guardia e poi si voltò verso la bestia corrotta, ansioso di conoscere l'esito della sua offensiva.

    «Anf..anf..»

    La stanchezza iniziava a farsi sentire, il richiamo del cosmo consumava la stamina del guerriero che non essendo abituato a richiamare e utilizzare il cosmo in quelle quantità e per quel tempo prolungato iniziava ad accusare il colpo.

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    STATUS FISICO Stanchezza per l'utilizzo del cosmo + Ferita seria alla spalla sinistra tranciata sulla parte esterna. Gronda sangue;
    STATUS PSICHICO Si sta abbandonando alla furia e all'istinto della battaglia;
    STATUS CLOTH Nessuna, la spada ha la lama completamente smussata e rovinata;

    RIASSUNTO AZIONI In questo caso ho suddiviso la mia azione in questo modo:

    - Provo a difendermi facendo una barriera di cosmo, mi accorgo che sono in ritardo con la difesa per via dell'attacco leggero della creatura che mi rende difficile la cosa. Uso il cosmo prodotto fino a quel punto per deviare il cristallo. Riesco a deviare la traiettoria per evitare che colpisca punti fatali, ma mi colpisce la spalla sinistra tranciandola da parte a parte sull'esterno. [Azione difesa]

    - Scatto in avanti e quando sono ad un paio di metri dalla creatura faccio divampare il cosmo e provo con la sua luminosità ad accecarla per qualche secondo [Azione diversiva]

    - Il cosmo divampa per permettermi di creare una piccola sfera che scaglio dall'alto verso il basso per provare a colpire la coda sulla punta, lo scopo è di indurla a schiacciarsi verso il pavimento sulla punta e di far andare la parte centrale verso l'alto come se fosse un'onda. (Quindi con la parte iniziale rivolta verso l'alto) [Attacco leggero]

    - Faccio una scivolata per andare vicino alla base della coda e menare un fendente con la spada di cosmo potenziato e provare a tagliarla o ad indebolirla rendendo il suo utilizzo più difficoltoso se non inutilizzabile [Attacco pesante]

    - L'idea è di sorpassare la creatura con la scivolata e poi voltarsi per non darle le spalle. Ho specificato che se la pelle è troppo dura mollerei la spada pur di evitare di rimanere nella sua area di influenza, dando la precedenza alla libertà di movimento.



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    XII


    CITAZIONE
    Ok signori admin, ho fatto danni. Per sbaglio anzichè postare il XIII ho editato questo messaggio. Cerco di riscriverlo in linea di massima, faccio comunque presente che Rule si è attenuto a quanto da me descritto.

    L'attacco di Nadaghar era andato a buon fine, ma non esattamente come lui aveva sperato. La lama della spada, resistendo ancora, era riuscita a danneggiare la creatura; tuttavia il mostro riuscì a riprendersi, distanziandosi dal drow e lanciando un altro sciame di proiettili di cristallo in tutte le direzioni. L'obiettivo era quello di costringere l'avversario a mettersi al riparo, per poi colpire nuovamente da una direzione completamente differente: nel momento in cui il suo avversario fosse arrivato al suolo, dalla terra si sarebbero sollevate delle stalagmiti di cristallo che avrebbero cercato di trafiggere il malcapitato.

    VhNVNtX

    Ok, la traccia più o meno era quella descritta sopra. Rule avrebbe dovuto, su mia indicazione, difendersi dall'attacco. Poi, PRIMA DELL'AZIONE DI ATTACCO, si trova la belvuccia inchiodata a terra, solo per le zampe posteriori, da due spade che appartenevano evidentemente all'altro drow e quindi poteva contrattaccare come meglio credeva. La mia indicazione era di fare un attacco mirato a far fuori il nemico, sfruttando la momentanea immobilità. Sorry ancora per il disagio XD


    Edited by Tygaer - 19/2/2024, 20:08
     
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    Al momento dell'impatto la spada si fece strada attraverso i cristalli per fendere la coda. Lo slancio della scivolata gli aveva impedito di reciderla completamente, nonostante ciò essa aveva provocato del danno. Questo era confermato dall'urlo di dolore che vibrava possente da parte della creatura. Terminato il movimento e giratosi verso di essa vide che la sua spada era stata macchiata dal sangue della belva.

    Il colore era d'ebano e ciò dimostrava che la corruzione aveva penetrato in fondo, chissà se essa aveva corrotto in Nadaghar, dato che era stato ferito da uno di quei cristalli. L'adrenalina gli aveva impedito di percepire il dolore e il pericolo della ferita ricevuta. Un vantaggio da una parte, poichè gli aveva permesso di muoversi liberamente per attaccare, uno svantaggio perchè il sanguinamento della ferita era copioso e probabilmente lo avrebbe debilitato da lì a breve.

    Si tirò su in piedi dietro la roccia nel quale si era seduto per trascorrere il turno di guardia. Il rumore assordante del suo cuore che batteva si affievoliva nelle sue orecchie e il silenzio ritornava nella foresta notturna. Era surreale pensare che vi era uno scontro così violento in un posto così tranquillo. Da quando era entrato nei territori di Asgard si era reso conto di quanto fosse molto più pericoloso vivere in quelle terre rispetto che nel resto del mondo.

    Forse era quello il motivo per il quale le razze non si erano mai affacciate al di fuori del regno.

    Con occhi glaciali osservava la creatura contorcersi dal dolore prima di rispondere a sua volta con un'altra offensiva in maniera sempre più furente.

    «Anf...anf...anf...»

    Il fiatone era diventato sempre più intenso. Percepiva la stanchezza e il limite che il suo fisico aveva nel richiamare il cosmo. Anche se aveva padroneggiato quella capacità, non era così facile capire come dosare quell'energia. Essa veniva ospitata temporaneamente nel corpo dei cavalieri che dovevano rafforzarsi per poterne reggere il peso.

    Nadaghar era ancora un principiante a riguardo, motivo per il quale era svenuto alla fine dell'allenamento con D'Aron senza accorgersi della stanchezza accumulata.

    Il suo cosmo azzurrognolo illuminava una buona parte dell'area circostante ma del suo compagno Drow non vi era ancora alcuna traccia.

    Spero che tu sia vivo amico..

    Pensò mentre la creatura tornava alla carica, balzò all'indietro e dopo aver ruggito, piena di rabbia, accumulò nuovamente i cristalli sulla sua pelle per scagliarli in tutte le direzioni.
    Essi sfrecciavano tra le fronde e gli alberi della foresta fischiando per l'attrito con l'aria.

    Il Drow era stanco e provato per l'utilizzo del cosmo e allo stesso tempo per la ferita ricevuta che iniziava a debilitarlo per via del sanguinamento.Non fece in tempo a richiamare il cosmo e quindi decise di fare un balzo all'indietro e nascondersi dietro il masso di pietra.

    Durante il movimento alcuni dardi sfrecciarono pericolosamente vicino alla sua pelle, alcuni colpirono di striscio la guancia destra e alcune parti delle braccia. Provocando ferite superficiali e squarciando la stoffa delle sue vesti d'avventuriero. Una di essa si piantò sempre sulla spalla sinistra, acuendo il dolore provando dalla ferita precedente. Fortunatamente non era di grandi dimensioni per cui non aveva fratturato le ossa.

    Una volta al riparo dietro il masso, cercò di richiamare il cosmo per poter contrattaccare ma si accorse si essere nuovamente caduto nella trappola della belva. Infatti notò che il terreno ai suoi piedi era in procinto di spaccarsi, osservava il colore inconfondibile del cristallo tra le crepe della terra.

    Richiamò il cosmo per difendersi e provare a fare un balzo in alto per raggiungere la sommità della roccia. Accumulò il cosmo per creare una barriera ai suoi piedi allo scopo di trattenere l'offensiva avversaria e, infine, dargli il tempo di compiere il movimento sperato.

    Avvertì il peso del cosmo investire il suo corpo, gli donava energia ma allo stesso tempo iniziava a provocargli dolore. Saltò in alto per raggiungere la cima del masso, sentiva la pressione dei cristalli premere sulla barriera cosmica finchè non divenne completamente insostenibile.

    Non riuscì a trattenere quella forza, complice anche il fatto di aver avuto poco tempo per imbastire la difesa. La barriera si disperse e le stalagmiti di cristallo emersero in tutta la loro forza.

    Proprio una volta poggiato il piede sinistro sul masso esse lo colpirono penetrando la roccia. Alcune lo presero di striscio provocando diverse ferite superficiali sulla gamba, una penetrò nella carne penetrandogli il polpaccio e una gli trapassò il piede dal basso all'altezza della pianta.

    «Argh..»

    Trattenne un urlo di dolore in una smorfia. Digrignò i denti per resistere e mantenere il decoro. Evitò di scomporsi in grida di dolore come la bestia, sia per non dare soddisfazione alla belva, sia per mantenere intatta la propria dignità da guerriero.

    Una delle poche cose che aveva tenuto del suo addestramento Drow era proprio il non lasciare trasparire alcuna emozione in battaglia. Non bisognava in alcun modo mostrare le proprie fragilità all'avversario.

    Poggiò anche l'altro piede su una zona della pietra non perforata. Le stalagmiti erano emerse squarciando il terreno andando a coprire tutta la zona in cui si trovava perforando la neve e il masso, coprendo la totalità del terreno al di sotto della sua posizione.

    Il sangue sgorgava dalle ferite inferte, le stalagmiti avevano perforato principalmente la carne evitando di creare delle serie fratture ossee.

    Il dolore che iniziava a provare richiamando il cosmo era qualcosa di nuovo, era come se esso stesso iniziasse a bruciare le sue membra che diventavano sempre meno pronte a ricevere quella potenza.

    Doveva liberarsi da quelle stalagmiti e non sarebbe stato indolore. Doveva farlo prima che la creatura potesse sfruttare quella debolezza a suo favore. Proprio in quel momento sentì un ruggito di dolore provenire da essa.

    Con stupore Nadaghar sollevò lo sguardo dalle proprie ferite per osservarla. Il suo volto era contorto dal dolore e se ad un primo sguardo non riusciva a capirsi il motivo, agli occhi esperti del Drow non sfuggirono le lame che bloccavano le zampe posteriori a terra.

    Pff.. entrambi inchiodati.. grazie fratello

    Pensò quasi divertito. Era sollevato dal fatto che D'Aron fosse vivo, considerati i precedenti era quasi certo che non si sarebbe fatto cogliere di sorpresa, ma averne la prova lo sollevò.

    Doveva sfruttare quell'apertura per attaccare, non era sicuro che sarebbe riuscito ad infliggere il colpo di grazia. Sfruttò il cosmo richiamato in difesa per liberarsi dalla stalagmite con uno strattone.

    Uno spasmo di dolore lo attraversò interamente dal piede fino alla testa passando dalla spina dorsale. Atterrò sulla neve mentre le ferite aveva preso a sanguinare. Il contatto con il freddo gli donava sollievo e isolava il dolore.

    Sentiva sempre di più le forze venirgli meno, doveva chiudere quello scontro con la mossa successiva, o almeno provarci. Pensò ad un attacco frontale per provare a decapitarla, ma proprio in quel momento vide una strana luce provenire dal braccio destro.

    Le rune incise su di esso si erano illuminate della luce azzurrognola del cosmo. Irrorate da quell'energia, esse avevano terminato il loro ciclo di maturazione. In quel momento i suoi pensieri si mischiavano con qualcosa di oscuro e profondo. Avvertiva una furia profonda, ma anche dolore e paura. Quelle sensazioni erano forti nella testa del Drow, come se fossero le sue.

    Ma questi sono..i suoi pensieri.. sono nella sua testa.

    Ci volle qualche istante per capire che aveva iniziato a percepire i pensieri della creatura. Una connessione si era stabilita e non era solo una lettura superficiale. Avvertiva qualcosa di più, era come se avesse potere sulla mente della belva. La stringeva nella sua mano, la teneva in pugno.

    Decise di assecondare quella percezione e quindi richiamò il cosmo sollevando la mano destra con il palmo rivolto verso la creatura. Il suo corpo veniva nuovamente investito dell'energia delle stelle. Il dolore aumentava acuendo la sensazione di malessere generale, ma rimaneva concentrato.

    Ecco ce l'ho

    Esclamò tra sè. Quella sensazione gli dava nuove sensazioni, aveva risvegliato un temibile potere, quello di poter piegare la mente altrui. La sensazione di pericolo provata faceva percepire quella creatura come un ostacolo insormontabile. Ora però si trovavano sul piano mentale, e in quel regno si sentiva lui il gigante.

    Non era necessario utilizzare il cosmo per creare diversivi o modi per poterla colpire, concentrò tutte le sue energie per sferrare un unica offensiva atta a metterla definivamente fuori combattimento.

    Se così non fosse stato non avrebbe avuto importanza, ci sarebbe stato il suo compagno D'Aron a darle il colpo di grazia.

    Fece ancora qualche passo, zoppicando, in direzione della fiera. Più si avvicinava più sentiva di avere potere. Voleva essere certo di non fallire. Era questo il potere delle Rune?

    La connessione era più forte, sentiva i pensieri, gli istinti di quella creatura, nè percepiva persino il respiro. Decise quindi di far divampare completamente il cosmo chiudendo la mano rivolta verso la creatura in un pugno.

    «Mauhni!»

    Disse a bassa voce mentre rilasciava tutta la sua potenza. Doveva imporre un ordine e inizialmente impose quello dell'immobilismo. Stava provando a immobilizzare la creatura tramite un comando mentale.

    Sentiva però che non era sufficiente, allora decise di far esplodere il cosmo attraverso quel comando e rilasciare una scarica di energia mentale sul cervello della creatura. Avrebbe provato ad annientarla dall'interno, intaccando qualsiasi possibilità di creare impulsi cerebrali. Se l'attacco avesse avuto successo sarebbe diventata un vegetale.

    Il cosmo investì il suo corpo inebriandolo di potenza che culminò in un bagliore azzurro. Era quello il potere che era in grado di manifestare? Erano passati anni luce da quando era "solo" un guerriero alle dipendenze della regina ragno.

    Aveva trascorso una vita intera a chiedersi quale fosse il suo destino, se avesse trovato il suo posto nel mondo e cosa gli riservasse il futuro. Aveva vissuto lontano da Asgard per la paura di conoscere il suo fato, ma ora che lo stava affrontando non avrebbe mai immaginato che sarebbe riuscito ad elevare il suo essere ad un livello così alto.

    Ora era qualcosa di più, le rune che credeva una stupida superstizione Drow, erano diventate la fonte della sua forza, di un potere incredibile che avrebbe utilizzato per liberare i nove regni dalla corruzione.

    Narrato ✧ "Pensato" ✧ «Parlato»«Parlato Altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
    CASTA Asgard;
    ENERGIA in Add;
    ARMATURA Robe di Perth;

    STATUS FISICO Stanchezza per l'utilizzo del cosmo + Ferita seria alla spalla sinistra tranciata sulla parte esterna. Gronda sangue e aggravata da un cristallo conficcatovisi + Ferita di perforazione al polpaccio e al piede sinistro;
    STATUS PSICHICO Sollevato per aver scoperto che D'Aron è in salvo, Stremato dalle ferite e dal continuo richiamo del cosmo, concentrato in un unico grande colpo che spera sia quello finale;
    STATUS CLOTH Nessuna, la spada ha la lama completamente smussata e rovinata;

    RIASSUNTO AZIONI In questo caso ho suddiviso la mia azione in questo modo:

    - Inizio a difendermi dal diversivo andando a nascondermi dietro il masso ma subisco diverse ferite leggere dai cristalli piccoli, una di esse si conficca nella spalla sinistra. Mi difendo dall'attacco principale creando una barriera di cosmo sotto i piedi affinchè mi permetta di trattenere le stalagmiti il tempo giusto per saltare. La difesa è imperfetta per via dell'attacco debole usato come diversivo, subisco parte del danno delle stalagmiti che colpiscono il polpaccio e piede sinistro in appoggio sulla cima del masso. [Azione di difesa]

    - Mi libero con uno strattone dalle stalagmiti e scendo a terra di fronte al masso lontano da esse [Azione di movimento]

    - Dopo aver risveglio la runa dell'ammaliamento, sfrutto la gentile concessione di D'Aron per attaccare con la tecnica "Costrizione" la creatura usando il cosmo in un unico attacco e provare a friggerle il cervello. [Azione attacco]



    ABILITÀ:

    Cosmo grezzo

    Runa della scuola di Ammaliamento: In essa vi è racchiuso il potere di esercitare delle compulsioni sull'avversario. Grazie a queste scosse di energia mentale Nadaghar è in grado di provare ad imporre la propria volontà su quella della vittima. In base alla potenza dell'attacco e al divario energetico l'effetto può essere più o meno dominante della volontà nemica, fino, nel peggiore dei casi ad annientarla e soggiogarla completamente alla propria.

    TECNICHE:


    Costrizione
    ⟡ Runa di Ammaliamento ⟡

    L'ultima delle tecniche più insidiose del Drow è l'invasione mentale. Infatti egli tramite la runa dell'ammaliamento può instillare un comando nel cervello dell'avversario tramite il contatto con il proprio cosmo. Il comando influirà la sede dei sistemi nervosi e tramite una scarica cosmica è in grado di influenzarne il funzionamento andando a intaccare le facoltà motorie.
    Questa scarica può anche essere sovraccaricata per creare una scarica di dolore mentale e creare danno psichico al cervello e al sistema nervoso. Il tutto in relazione al divario energetico con il nemico.




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    DAL BUIO, VERSO LA LUCE
    Robe di Perth

    XIII


    Fu questione di poco, poi l'ultima offensiva di Nadaghar si rivelò decisiva. La creatura reagì, sussultò, poi crollò ancora inchiodata al terreno con la mente - o ciò che aveva al posto di essa - completamente distrutta. D'Aron ricomparve, silenzioso come un'ombra, a recuperare le lame; l'altro elfo scuro crollò a terra svenuto, ormai privo di forze.

    Successivamente Nadaghar non avrebbe mai saputo con esattezza cosa fosse accaduto: con un barlume di coscienza ebbe la sensazione di sentire dei passi leggeri nella neve, di qualcuno che sfiorava le sue ferite, una lingua ignota parlata da qualcuno. Una sola frase era riuscito a cogliere:

    Riposa, figlio del buio.

    Poi, dopo un tempo indefinito, riaprì gli occhi. Un sogno? Nessuna ferita sul suo corpo, nessuna traccia della creatura o di D'Aron, la tua spada nel suo fodero. I tuoi indumenti erano però strappati, là dove la bestia aveva colpito.

    Un leggero soffio di vento lo fece voltare istantaneamente verso Nord: il profilo di Asgard risaltava contro la luce dell'alba.

    VhNVNtX

    Volevo tenerti un altro paio di annetti perchè mi stavo divertendo XD no scherzo, l'add è finito. Chiudi tu con il tuo ultimo post, ma prima di farlo aspetta il giudizio sull'energia... e in caso di esito positivo, vicino a te trovi anche lo scrigno dell'armatura. Se decidi di controllare anche la spada, estraendola dal fodero la trovi pulita ma danneggiata come la ricordavi dai suoi ripetuti scontri col masso, così ti tocca andare da qualche fabbro :asd:
     
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    Le energie richiamate da Nadaghar si espansero, l'aura di cosmo blu che attorniava il suo corpo divenne più luminosa. In quel momento l'energia delle stelle fluiva in lui in maniera naturale, anche se metteva sotto pressione il corpo gli permise di sprigionare la massima potenza che poteva esprimere in quel momento.

    La mano si chiuse e la presa mentale attuò la sua morsa scaricando una possente scarica elettrica al cervello e al sistema nervoso della creatura. La belva fu scossa da degli spasmi e dei fremiti fino a cedere e crollare a peso morto a terra con un tonfo che fece vibrare il terreno.

    "Ce l'ho fatta.."

    Fece in tempo a pensare prima di avvertire la connessione mentale svanire e con essa anche il cosmo richiamato si affievolì scomparendo in una polvere di stelle. In quel momento la stanchezza e le ferite subite emersero insieme appesantendo il corpo e annebbiando la mente del Drow.

    In quegli istanti non riusciva nè a pensare nè a parlare, combatteva con tutte le forze per rimanere vigile. Vide il suo amico D'Aron comparire dall'ombra ed estrarre le lame dalla carcassa della creatura. Gioioso per la sorte dell'amico provò ad avvicinarsi a lui facendo qualche passo ma invano, il buio iniziava a stringersi nella sua testa e come un dolce addormentarsi caddè a terra in stato di incoscienza con il sorriso stampato sul volto.

    Ciò che avvenne dopo fu confuso nella sua testa, gli sembrava di aver dormito per ore ma erano passati solo pochi istanti. Percepì a malapena dei rumori, come un eco remoto.

    Dei passi nella neve, la sensazione di un tocco, leggero e aggraziato sulle sue ferite, che stranamente non dolevano più, una lingua sconosciuta e infine..

    «Riposa, figlio del buio»

    Non riuscì a distinguere la voce, si sentiva così leggero e allo stesso tempo svuotato di ogni peso che aveva portato fino a quel momento. Abbracciare il suo destino gli aveva permesso non solo di affrontare e vincere le sue recondite paure ma anche di conoscere un potere oltre misura, oltre che di comprendere quanto non fosse inutile e di quanto poteva contribuire alla lotta contro la corruzione.

    Certo, se pensiamo che una creatura lo aveva ridotto in quelle condizioni non era un buon inizio, ma di certo, se fosse sopravvissuto avrebbe potuto allenarsi e perfezionarsi sull'utilizzo del cosmo.

    Era stranamente rassicurato del fatto di non essere a rischio, quella voce lo aveva profondamente calmato e probabilmente era per merito suo che non percepiva lo stato in cui era come qualcosa di grave.

    Lo stato di semicoscienza dopo qualche istante finì, prima di addormentarsi in un sonno profondo, senza sogni.

    L'istante in cui percepì di doversi svegliare era simile ad una rinascita, il calore del sole batteva sul viso. Aprì gli occhi e vide spiragli di luce filtrare attraverso le fronde degli alberi secolari di cui era composta quella foresta.

    Il freddo tocco della neve lo ricopriva, vi era sdraiato sopra, si aspettava che al minimo movimento le ferite tornassero a dolere ma quando provò non era rimasto nulla, riusciva a muoversi senza problemi e senza alcuna sofferenza.

    Si sollevò mettendosi seduto, osservò il proprio corpo e non vi era traccia di nessuna ferita, scrollò la neve da dosso dandosi dei colpetti sulle braccia e notò che i vestiti erano ancora squarciati.

    «Ma quindi è stato tutto reale?»

    Parlò ad alta voce, dando per scontato che ci fosse qualcuno lì con lui. La sua voce echeggiò nella silenziosa foresta mattutina. Era completamente solo. Si guardò intorno con aria interrogativa per capire se semplicemente si fossero allontanati, ma nulla. Evidentemente ora che era fuori pericolo e che aveva imparato ad evocare e ad utilizzare il cosmo la missione del suo amico era terminata e lo aveva lasciato lì, probabilmente pronto a portarne a termine una nuova.

    "Ma di chi era quella voce?"

    Ripensò a quei ricordi confusi che aveva avuto prima di addormentarsi. Non aveva distinto quella voce, ma probabilmente era quella persona ad averlo rimesso completamente in sesto.

    "Non so perchè ma sento che non dovrò aspettare molto prima di ringraziare questa persona."

    Era una sensazione, inspiegabile. Dopo qualche istante in cui rimase seduto pensieroso nel sottobosco decise di alzarsi in piedi e, dopo essersi scrollato la neve dalle gambe si accorse che dietro di lui vi era un'armatura disposta a totem, raffigurava l'effigie di una persona che brandiva una spada.

    "E tu..? sei sempre un dono?"

    La osservò attentamente, era di color violaceo. Il metallo riluceva di riflessi azzurri, della stessa tonalità del suo cosmo, e sembrava di fattura nanica.

    Incisi sulla superficie vi erano delle rune, simili a quelle che avevano preso forma sul suo corpo al posto di quelle drow. La spada che brandiva emanava un'aura solenne, come se fosse infusa di un'energia unica e particolare. All'altezza della cinta vi era incastonata una pietra preziosa completamente bianca. Il totem giaceva lì, sulla neve, completamente immobile ma dalla sua percezione cosmica sentiva che esso non era un semplice oggetto ma qualcosa di vivo.

    Spinto dalla curiosità la toccò passando la mano sulla superficie, il metallo era di una fattura particolare, mai vista prima. Dopo qualche istante avvertì il suo cosmo accendersi ed entrare in risonanza con la corazza.

    Il totem rispose illuminandosi anch'esso dell'energia delle stelle, della stessa tonalità e fattura di quelle dell'elfo oscuro. In quel momento in un attimo trasmise la sua volontà, quella di averlo scelto.

    Nadaghar percepì una sensazione di profonda unione con quella corazza, come se fossero diventati un tutt'uno, entrambi erano una parte della totalità che prendeva il nome di..

    «Perth»

    Gli venne quasi spontaneo dirlo, come un sussurro. In quel momento la corazza si smontò dal totem e si pose sul suo corpo da sola, sospinta dall'energia del cosmo. La sua spada, la fidata Ithildin cadde a terra, non vi era spazio per lei in quel momento. Brandì al suo posto la spada dell'armatura attraverso il quale percepiva un'enorme potere e armonia, come se fosse legata alla realtà.

    Brandirla tra le mani gli diede una sensazione di pace e rispetto, oltre che trasmettergli l'innato desiderio di proteggere la realtà. Un desiderio che non aveva mai sviluppato da quel momento si era insinuato nella sua testa, divenendo qualcosa di reale. Da quel momento era suo.

    "Che sensazione pazzesca"

    Gli venne naturale pensare. Non si era mai sentito così a suo agio in vita sua. Avvertiva la leggerezza di indossare qualcosa che lo rendeva molto di più forte, ma allo stesso tempo che gli trasmetteva ancora più rettitudine e una direzione.

    "Proteggerò in Nove Regni in nome degli dei."

    Rispose a quella chiamata. Era una responsabilità che l'armatura stessa gli stava condividendo. Ora era di entrambi. Con tacito assenso fece un inchino rinfoderando la spada.

    I cavalieri quindi erano speciali non solo perchè erano dotati del dono del cosmo, ma anche perchè erano dotati di armature fuori da comune? Gli venne naturale chiederselo, considerando che D'Aron a quanto sembrava non ne fosse fornito.

    "Quindi non tutti quelli che sanno richiamare e padroneggiare il cosmo sono dei cavalieri.."

    Dedusse in maniera logica. Il cosmo azzurrognolo che li ricopriva si affievolì e l'armatura si adagiò alle sue membra dormiente, sembrava che si stesse abituando al suo nuovo compagno.

    Raccolse la sua fidata Ithildin dal terreno, non voleva assolutamente lasciarla lì. Nonostante ora avesse anche un'altra spada, non avrebbe mai dimenticato la sua fidata compagna. Insieme avevano vissuto una grande quantità di avventure e costruito ricordi tristi, angosciosi ma anche felici e di coraggio.

    La estrasse dal fodero per osservarla, nella penombra della foresta, con la luce che filtrava tiepida si poteva vedere come essa fosse ancora irreparabilmente danneggiata. Nonostante ciò continuava ad emanare la grazia che gli aveva ricordato la luce lunare, fu per questo che la ribattezzò Ithildin.

    "Sono convinto che ad Asgard troverò qualche mastro fabbro in grado di rimetterti completamente in sesto."

    La fama dei fabbri di Asgard si estendeva fino al sottosuolo. Molti drow temevano le armi degli elfi e delle forze della luce proprio perchè i suoi fabbri erano molto migliori di quelli del vecchio regno degli elfi oscuri.

    L'aria intorno a lui era frizzantina e come ogni mattina gli piaceva godere dei momenti di silenzio che precedevano una calda colazione. Lo stomaco iniziava a brontolare e doveva mettere qualcosa sotto i denti, aveva dormito ma non sapeva quanto.

    Si incamminò verso una direzione, quella del vento che gli accarezzava il volto. Dopo qualche metro si sporse da una rupe e la vide, l'immensità della città di Asgard svettare illuminata dalle luci dell'alba. I raggi del sole la stavano benedicendo mentre sullo sfondo vi era ancora un vasto cielo roseo.

    Respirò a pieni polmoni chiudendo gli occhi per percepire il battito della vita che lo circondava. Il cielo era attraversato dal volo di una maestosa aquila che gridava sull'intera vallata. Era finalmente giunto il momento in cui avrebbe abbracciato il proprio destino e trovato risposta a tutte le domande che erano ancora rimaste, questa non era solo la fine di Nadaghar l'esiliato ma anche l'inizio di Nadaghar Sacerdote runico di Perth.



    narrato • «parlato»"pensato"«parlato altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
    CASTA Asgard
    ENERGIA Rossa
    ARMATURA Robe di Perth

    STATUS FISICO In forma, riposato e ripreso dalle ferite
    STATUS MENTALE Percepisce la responsabilità che l'armatura gli sta affidando
    STATUS ROBE Intatta e indossata

    RIASSUNTO AZIONI Ho voluto chiudere l'addestramento dando un accenno al legame con l'armatura che viene instaurato attraverso il cosmo. Tutto ciò che lui saprà comunque lo approfondità nel salto temporale che ci sarà da questo momento al momento di inizio gioco. Ho voluto chiudere come nella descrizione dell'armatura, Perth è la fine e l'inizio così come questo addestramento.

    Ci tenevo a ringraziarti per l'addestramento e la disponibilità mostrate. Ci si becca in game.

    ABILITÀ

    RUNE MAGICHE

    Invenzione di Nadarghar che sul suo corpo ha inciso diverse rune attraverso un rituale magico che sfrutta le rune naniche e la conoscenza della magia del Drow. Come tatuaggi sul suo corpo all'interno di esse sono state catturate delle fonti magiche.

    Questo potere è il risultato di anni e anni di ricerche nei nove regni, entrando a contatto con le fonti di magia l'elfo oscuro ne ha studiato l'essenza e ha scoperto che esse, una volta racchiuse all'interno delle rune, sono in grado di risuonare e liberare il proprio potere grazie all'utilizzo del cosmo da parte del Sacerdote di Perth. Egli è infatti in grado di creare delle tecniche che emulano le caratteristiche delle fonti magiche catturate per rilasciarle all'interno delle tecniche che esegue.

    • Runa della scuola di Traslocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di creare degli squarci nello spaziotempo. Si può emularne il potere e quindi ricreare gli squarci che possono essere utilizzati per viaggiarci all'interno e per provare a catturare nemici e/o i loro colpi. La capacità di assorbimento e di cattura è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Necromanzia

      In essa vi è racchiuso il potere di assorbire l'energia vitale degli avversari. In base alla forza impressa dal colpo si è in grado di dispendere la stessa quantità di energia vitale e cosmica dalle facoltà del nemico colpito. La capacità di assorbimento è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Ammaliamento

      In essa vi è racchiuso il potere di esercitare delle compulsioni sull'avversario. Grazie a queste scosse di energia mentale Nadaghar è in grado di provare ad imporre la propria volontà su quella della vittima. In base alla potenza dell'attacco e al divario energetico l'effetto può essere più o meno dominante della volontà nemica, fino, nel peggiore dei casi ad annientarla e soggiogarla completamente alla propria.


    • Runa della scuola di Illusione

      In essa vi è racchiuso il potere di indurre delle visioni, facendo entrare in contatto il proprio cosmo con i sensi avversari, o con il suo cosmo. Tramite questo contatto Nadaghar può generare delle visioni che alterano o sovrascrivono completamente la percezione che la vittima ha della realtà attraverso i suoi sensi.
      Questi assalti mentali inoltre hanno la capacità di emulare sensazioni che il nemico si convince di aver provato creando delle suggestioni in grado da ingannare il cervello e farsi credere di aver vissuto realmente quelle sensazioni. Questo si basa sul divario energetico e/o dalle energie del Drow al momento del lancio.


    • Runa della scuola delle Ombre

      La natura ingannevole delle ombre è contenuta all'interno della runa. Alterandole attraverso le proprie capacità e potenza cosmica, Nadaghar è in grado di emulare qualsiasi tipo di caratteristica ambientale (Immagini e suoni) con lo scopo di trarre in inganno e confondere la propria vittima.
      Nonostante si possano emulare le sensazioni umane come il dolore esse non sono in grado di arrecare alcun tipo di danno. In quanto esse sono solamente una proiezione dell'ambiente emulato.


    • Runa della scuola di Invocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di invocare la forza, ovvero la capacità di rendere la propria mente una forza invisibile in grado di interagire fisicamente con la realtà. Si possono spostare oggetti o interagire con elementi della natura oltre che esercitare su di loro morse schiaccianti o indurre delle torsioni.
      Si è in grado di utilizzare quest'abilità non solo per contrapporre ad un corpo o energia nemica di matrice fisica ma anche di potenziare le proprie caratteristiche fisiche rendendole più imprevedibili o pericolose in termini di velocità e potenza.

    ITHILDIN

    La spada bastarda della cloth, rinominata Ithildin. L'impugnatura presenta un manico di pelle, alla base un pomo decorato di intarsi incisi nel ferro, rivestiti d'oro. L'elsa allo stesso modo decorata presenta un'impugnatura classica e bilanciata, adatta ad un guerriero che compie movimenti in combattimento. La lama di acciaio nanico si protrae fiera riflettendo la luce e alcune rune incise al di sopra.

    Essa è stata esposta alle radiazioni del Bifrost e ne ha catturato il potere del suo custode, questo le dona la capacità di fendere anche tutto ciò che è privo di una manifestazione fisica sui piani. In sostanza tutto ciò che è immateriale e si manifesta sul piano in cui si trova in quel momento Nadaghar. (Come ad esempio manifestazioni spirituali ed eteree)

    TECNICHE
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