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Edited by Ramiel - 17/9/2023, 11:46. -
.Il debole che mangia il forteIX
I mostri più spaventosi sono quelli che si nascondono nelle nostre anime.
«No.»
Oisìn sussurrò quelle parole, prendendolo per un braccio. Un gesto perentorio e allo stesso tempo preoccupato.
«Non sei immortale. E non sappiamo quanti siano e cosa passi loro per la testa. Possono anche ammazzarti su due piedi.»
Assecondare? Perché?
«Se muori te non moriamo solo noi ma forse l'intero mondo.
Stai buono e...»
Tre colpi in aria. Oisìn trasalì: il sudore e l'ansia erano maschera sul suo viso. Uomini ben armati. Sembrava più un agguato che una difesa.
«SCENDETE DALL'AUTO. CON LE MANI IN ALTO!»
«Non sparate! Abbiamo dei bambini con noi.»
«Potreste avere anche il papa me ne sbatto il cazzo! Scendete o vi ammazzo!»
Feròn teneva i bambini stretti a sé mentre Muirgen lo guardava. Occhi dentro gli occhi. Quello che c'era rimase solo loro.
«Armi a terra, bastardi. Tu, controlla l'auto.»
8 uomini. Armati con fucili, mitragliatori e due canne mozze. I fucili sembravano più da caccia ma quelle mani...no. Non era gente che non sapeva uccidere. Era gente che aveva già odorato la polvere da sparo, sentito il rinculo del fucile sulla propria spalla.
Uno di loro si staccò dal gruppo. Ringhiò qualcosa all'indirizzo dell'altro, a denti digrignati, mentre da sotto la cute dell'avambraccio destro spuntava lentamente la cuspide acuminata d'una lama.
Si avvicinò lentamente a Oisìn.
Il calcio arrivò diretto al fegato.
Il mondo era impazzito ma l'uomo rimaneva il vero mostro. Compiacendosi, anche durante la Fine delle loro esistenze, di autodistruggersi.
Il vecchio professore si accasciò per terra, tenendosi il fianco, mentre mani ruvide lo presero per il bavaro della camicia alzandolo con facilità.
Sbattuto come un sacco di iuta sulla macchina. Gambe allargate.
«Sto bene, sto bene ragazzo. Tranquillo.»
Venne perquisito con rudezza.
«Un fucile e una pistola. Munizioni. Il bastardo qui è ben fornito eh?»
Sputò per terra un grumo di saliva e tabacco. Lo schiocco della lingua.
«Nella macchina abbiamo...vediamo...viveri. Altre munizioni. Coperte. Sono ben carichi e...»
Occhi viscidi. Stava guardando Muirgen. Eccitazione. depravazione. L'uomo nel suo essere merda.
«E non solo di armi e viveri. Si sono portati dietro anche una gran bella puttana.»
Rodhlann poté notare come Feròn si stesse trattenendo, come i bambini tremavano e solo adesso vide chiaramente come si era messo di fronte a loro e Muirgen. Lo aveva non d'istinto ma di volontà. A quelle parole si era mosso opponendo se stesso di fronte alla merda. Eppure rimaneva fermo. Lo guardava con occhi sbarrati. Un lieve movimento della testa.
Un no detto quasi con l'anima.
L'arma venne buttata a terra.
«Che volete?»
Quel fisico era impressionante. La genetica aveva baciato il ragazzo. Il suo corpo era nato per fare del bodybuilding portando fino al limite i suoi muscoli.
La voce fu imperiosa. Roca. Quasi gutturale.
«Prendete tutto. Portateli via. E se, tu, vengo a sapere un'altra delle tue stronzate ti appendo per il collo e ti sbudello.»
L'uomo non abbassò lo sguardo. Si limitò solo a sputare per terra, paura e rabbia che si mischiavano sul suo viso. Eppure non lasciò Muirgen con quegli occhi acquosi e malvagi.
Oisìn guardò Rodhlann.
«Osserva. Hanno una barricata. In più i colpi che ci hanno fatto fuori le ruote non sono partiti da loro. Qualcuno è nascosto. Devi sempre osservarti intorno. Sei forte, veloce ma se non vedi il nemico ti ammazzano come un cane.»
«State bene?»
Oisìn tossì.
«Pensa ai bambini.»
«Se quel porco si avvicina lo ammazzo.
Gli strappo il cazzo con le mani quanto è vero Iddio.»
Il gruppo è vicino. Chiuso da pistole e fucili. Sguardi e un simbolo sulle barricate.
Bandiere logore. Pittura verde.
Strane sculture fatte con rami intrecciati in quel simbolo che non si riusciva a comprendere.
Muirgen fu la prima a parlare.
«Questo è un paesino. Hanno milizia e armi. Hanno pure le barricate. Hanno lasciato due uomini dietro. Se ha ragione Oisìn da qualche parte è anche appostato un cecchino.
Pensavo che lasciarsi la città alle spalle fosse una buona idea Ma questi non sono normali....»
Un urlo a intimare il silenzio. Il calcio del fucile picchiò forte sulla schiena di Muirgen.
Feròn scattò.
Il click di armi puntate contro lo fece desistere.
Il pugno gli arrivò comunque in faccia. Spaccandogli il labbro. Incassò quel collo robusto. I bambini gli si aggrapparono addosso ferocemente. Muirgen lo fermò.
Feròn aveva la rabbia sul viso e i suoi muscoli sembravano sul punto di esplodere. Le vene pompavano sangue e si potevano vedere le ramificazioni sul bicipite contratto. Sembrava di vedere il corpo umano senza pelle. Muscoli e vene.
Vennero condotti per strade silenziose. Eppure dietro le tende qualche ombra si mosse.
«Una banda? Sbandati o dei pazzi che si sono riuniti?»
«Lo sapremo presto.»
Oisìn e Muirgen si guardavano intorno per cogliere dettagli e capire con chi e cosa avevano a che fare.
Vennero condotti verso un edificio. Travi bianche. Sembrava più una piccola villa di quelle da pese.
L'interno è ben arredato ma spoglio. Le cose sono state abbandonate e lasciate indietro. Foto di persone, di famiglia, una donna e un uomo. Altre di una scuola.
Alcuni viaggi.
Il tappeto viene sollevato, scoprendo una botola.
L'illuminazione è tanto basta per non cadere da quelle scale in ferro. Cunicoli. Alcuni scavati di recente a detta di Oisìn altri più vecchi, giudicando le assi in legno.
Vi era un ticchettio. Un lento gocciolare che rimbombava in angusti e schifosi corridoi. Tanfo, ratti, letame, piscio e puzza di vomito e putrefazione; le celle che si aprivano lungo i lati erano piccole e nessuna finestrella apriva verso il mondo. Verso il cielo.
All'interno figure disperate. Figure contorte. Chi impaurite, chi frementi.
Vi era un umanità allo sbando.
Feròn coprì quello spettacolo assurdo ai bambini.
Il calcio che ricevette Oisìn lo fece sbattere contro il muro di una di quelle celle.
All'interno un uomo. Forse morto a giudicare dalla puzza.
Rodhlann in quella accanto.
Muirgen venne messa con altri relitti umani.
Alcune donne avevano le vesti strappate e insanguinate. Segni di violenza sul volto, tagli e graffi. Nessuno era risparmiato da questa violenza che corrodeva il legno, ruggine che si aggrappava ai cardini di ferro che cigolavano, lamenti, aprendosi e chiudendosi.
Come lugubre urlo di qualcosa di oscuro che si annidava nel buio.
Feròn e i bambini stavano insieme. E in quel tanfo, in quella penombra urinale una dolce e sussurrata ninna nanna venne inghiottita dall'urlo bestiale di un portone di ferro che si chiudeva.
Eppure urla bestiali di una folla riecheggiavano...NOTE MASTER: Nulla da dire. Un post di transizione.. -
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Edited by Ramiel - 23/9/2023, 19:03. -
.Il debole che mangia il forteX
È DIO CHE LO VUOLE
L'arena è putrida. Vi è un ring, con le corde insanguinate, con schizzi di sangue sul pavimento, puzza di sudore e vomito.
Intorno vi è un piccolo teatro con le gradinate che brulicano di un umanità al suo peggio. Le urla, la voglia di sangue, la volontà di poter fare tutto e dare sfogo a questi istinti oscuri.SFOGO
Il nome di Dio accostato alla morte. A questo sfogo che viene ripetuto martellando le pareti di legno di quest'arena del massacro; di questo Teatro dell'Orrore e della pazzia. Perché sono pazzi.
E dalla gradinata centrale, in quello che dovrebbe essere il paco d'onore – onore di cosa poi? - lei si alza. Tronfia. Spudorata.
Una donna consumata dallo schifo. Mentre il Mondo ormai viene devastato da un male che non avrebbe fatto distinzioni tra gli imbecilli.
Un male che già Rodhlann aveva potuto assaporare. Sapeva che non si sarebbero mai fermati. Che non poteva esserci pietà, che non poteva esserci tregua o patti con Loro.
Feròn era accanto a lui a guardare quell'arena, con quell'uomo che si riprendeva dallo scontro. Occhi che volevano solo una cosa: uccidere per vivere. Il Forte che mangia il Debole.
Il corpo di chi aveva ucciso fu preso, come un qualcosa di vecchio e dimenticato, e fatto sparire in qualche cunicolo che si apriva ai lati dell'arena. Non molto grande, forse poteva contenere 500 persone, ma a a giudicare dal vestiario, da cosa bevevano, da anelli e gioielli che ancora adornavano giacche e mani, dovevano essere i ricchi.
Di cosa poi?
Cosa rimaneva di questo mondo per essere considerato tale? Denaro? Gioielli? Un titolo? Il nome della famiglia?
Tra la puzza di sudore e del sangue rappreso, si mischiava quello di profumi dolciastri, ai liquori, al tabacco di qualità.
Alle urla, i gemiti di piacere. Alla morte, il sesso.
«Sono pazzi.»
E cos'altro si poteva dire? Feròn guardava tutto questo e non riusciva a capire nulla. Ma lui aveva mantenuto un umanità, o almeno una parvenza. Quell'istinto di sopravvivenza che faceva unire per diventare più forti, non quello di sfruttare chiunque e tutto pur di trascinarsi verso la prossima alba.
Era uno spirito più giusto. Di chi sa che non esiste più nulla di quello che il mondo era e l'unico modo per non impazzire, suicidarsi o diventare come questi folli, era di mantenere i propri principi.
Ma Feròn aveva un animo pulito. Non era un santo ma in lui non vi era la stessa merda che galleggiava in quegli occhi che ora guardavano i loro.
La stessa merda che vi era in quelli che dovevano comandare. Ma se non riuscivano a comandare se stessi come potevano farlo con gli altri?
«Speravo che la fine del mondo facesse rinsavire i pazzi. Ma le teste di cazzo rimangono uguali. Sempre. Aveva ragione Oisìn...»
«Ringraziamo il nostro Dio per averci dato questo sfogo. Per aver fatto sfogare ed epurare il nostro campione concedendogli di donare in dono l'anima e il sangue del martire.
Rendiamo grazie al nostro Signore per tutto questo e per una società rinnovata e risorta. »
La folla applaudì.
Qualcosa ronza nella testa di Rodhlann. Una sensazione che diviene sempre più reale, pesante quasi.
Erano braccati. Quanto tempo era passato dalla loro cattura?
Sotto a quei cunicoli solo la luce urinale intermittente scandiva un tempo ormai divenuto fermo.
Potevano essere giorni o settimane.
Il rumore della folla schiaffeggiava i loro timpani. Ma non scacciava quella sensazione. E tra i brusii della folla, tra il rumore assordante qualcosa scava e si fa pensiero.Il LifeStream va protetto. Il Creato salvaguardato.
Contro l'Orrore combatti.
Non erano suoi pensieri. Ma di qualcos'altro. Le sensazioni si erano moltiplicate. C'era uno scopo nella sua forza. Sentiva che il suo scopo e la sua funzione in questo mondo stavano divenendo più chiare. Ma la parte umana faticava a capire.
Combattere' Certo. Doveva farlo era chiaro e palese questo, ma non solamente per se stesso. Non era più un combattere per egoismo o sopravvivenza di un singolo individuo o di un gruppo. Potevamo chiamarlo famiglia, amicizia, ma non era più importante questo.
C'era qualcos'altro di molto più importante da proteggere e salvaguardare affinché tutti ne beneficiassero.
Tutti...persino gli stessi che ora volevano solo pasciarsi della morte.
«Per il nostro Dio abbiamo altre anime. Altre anime che devono sfogarsi e lavare le onta dei peccati oppure donarle per fare ammenda.»
«DIO LO VUOLE
SFOGO SFOGO SFOGO SFOGO»
Feròn non riuscì a reprimere un tremito. L'uomo sul ring si era alzato allargando le sue braccia, come a voler farsi abbracciare da quelle urla, come a farle sue, come se gli dessero nutrimento e forza.
«Combatterete e saremmo un tutt'uno col Dio Del Sangue.»
Il simbolo al centro del ring era lo stesso che avevano visto fuori.
«Guarda. Lo hanno sui vestiti, lo hanno al centro del ring. Il Dio che adorano.
Al posto della croce questo...»
il gesto della mano di quella donna è inequivocabile. La mano alzata lenta, la folla che si ammutolisce di colpo. Il silenzio premeditato. Studiato.
Scenico. Il sorriso che adorna il viso, come la collana di perla il collo.
Magnifico. Eppure così stonato con tutto questo...come le perle macchiate di sangue...
«Uno per volta. Chi vince dovrà battersi con chi resta.»
Feròn chiuse i pugni.
«Si divertono così. Andrò io per primo...ti darò l'occasione per agire spero.»
Ai lati del ring uomini armati.
«Forse saranno impegnati a vedermi malmenare quel coso. E chi mai potrebbe immaginare cosa sai fare.»
Avanzò quel ragazzo fatto di muscoli tesi allo spasmo. Per la prima volta non sarebbero serviti per una competizione di bodybuilding. Non sarebbe contata né simmetria, né volumi. Non contava la vascolarizzazione del bicipite o di come i glutei fossero striati e i polpacci definiti.
Qui i muscoli servivano da arma e da scudo allo stesso tempo. Proteggevano gli organi, servivano per assorbire i colpi e poi esplodere in potenza e velocità per difendere se stesso.
L'uno davanti all'altro ma Rodhlann non vedeva questo.
La sua mente era altrove.
Parole che divennero concetti.
Di un qualcosa di così antico che si perdeva in chissà quali ere.
LO SCOPO È LA VITA
COMBATTI
LA TUA GUARDIA HA INIZIO
Nella testa di Rodhlann queste parole che divennero sempre più forti e incessanti. Persino la folla ruggente ormai era lontana, un eco indistinto e lontano che si perdeva tra le pieghe della sua anima.
La Corruzione avanzava nel mondo, distruggendo la vita, facendola diventare non vita. L'equilibrio della Creazione era spezzato.
Feròn salì sul ring, pugni chiusi e braccia davanti al suo viso e petto.
Il primo scambio di colpi. Il diretto in viso seguito da un montante al fianco destro.
Ma per Rodhlann questo non aveva importanza.
Il boato. Le urla cessarono come il sangue. Spari. Altre urla ma queste erano diverse.
Erano urla di chi moriva, di chi cercava di scappare.ESISTIAMO PER PROTEGGERE LA CREAZIONE
ESISTIAMO PER COMBATTERE L'ORRORE
ESISTIAMO PER QUESTO
Quelle parole ormai erano un qualcosa che faceva parte di lui. La Vita nelle sue molteplici forme. vegetali, animali, persino batteriche. L'aria e il fuoco, un fiume o un luogo. La Creazione nel suo divenire, nel suo cambiare, nel suo evolversi. Quella forza era dentro di lui. La vita di un essere. La forza del Cordyceps. La Creazione e i suoi figli combattevano contro questo orrore. Il Creato andava preservato affinché tutti ne beneficiassero.
Esistere per uno scopo. Esistere per una funzione precisa in un sistema che andava ben oltre questo. Un sistema che era la Realtà.
La corruzione era arrivata.
Il vero nemico.
Il nemico di Rodhlann. La morte era su di loro eppure quella voce non lo lasciava.NESSUNA PIETÀ
DA SIGNIFICANTE A SIGNIFICATO
DA CONCETTO AD ARMA
La fine o l'inizio.
L'abominio era lì. Cercava proprio lui. Perché in fondo così doveva essere. Nemici dall'Inizio di Tutto questo.
Da molto prima di Rodhlann. Da molto prima di questo mondo finanche.
La voce fu un sussurro che gli arrivò diretta in cranio come a trapassarlo con un trapano.
«Sentinella.
Una in meno...»
Feròn non riusciva a vederlo in mezzo a a questa confusione. Ma non poteva muoversi. Se lo avesse fatto lo avrebbe ucciso, di questo era sicuro come il suo cuore che batteva nel petto.
Non poteva distogliere lo sguardo, poteva solo sperare che Feròn e gli altri se la cavassero.
Eppure vi era un energia che avvampava. Lontana eppure sembrava così vicina. Una carezza nella sua anima. Parole tranquille che lavavano via la preoccupazione e l'angoscia.
Un messaggio di speranza.
«Combatti sereno.
Sconfiggi il tuo nemico al resto ci penso io. Sii quello per cui sei nato. Lo scopo e la funzione fanno parte di te. Abbracciale e lasciale fluire. Non opporti ma lasciati andare alla corrente e scoprirai di essere tu la corrente stessa.»
Il respiro intenso.
Più intenso ancora. Come il primo che una vita emetteva in questo mondo.
L'urlo bestiale dell'abominio gli arrivò addosso con tutta la forza di qualcosa che non doveva essere.NOTE MASTER: Sono passati giorni o settimane da quando vi hanno catturato.
Ed è chiaro che questo Dio del sangue è la follia di un gruppo di fanatici a cui questo mondo ha dato libero sfogo.
Prendono e catturano gente in questo rituale folle, come se dal sangue e dalla violenza potessero essere epurati e sradicati il male e il peccato dai loro cuori.
Perché se è Dio che ha mandato la Corruzione allora Dio è malvagio, quindi lo è anche l'uomo e devono epurarsi per avere l'assoluzione e non diventare corrotti.
In questa follia, dove Feròn inizia a combattere per darti la possibilità di fare qualcosa, arriva la corruzione e il tuo nemico che con delle semplici parole chiarisce le sue intenzioni di ucciderti.
Il tuo collegamento con il creato, il sistema G.E.A, ormai è sempre più forte e capisci che il tuo scopo è combattere la corruzione e qualunque cosa attenti a questo sistema.
L'ultima voce che senti, così come il cosmo che sta arrivando, è molto simile al tuo cosmo, molto vicino a te a livello ben più profondo. Come se anche questo cosmo facesse parte della stessa funzione e scopo tuoi.
A questo punto il corrotto ti attacca per farti fuori il prima possibile.
È un attacco con l'abilità Suono. Un urlo diretto verso di te a forza rossa.
Il tuo cosmo ora è a verde con l'abilità •Crescita rigogliosa
[Categoria: Vegetali Unici]
A te la tastiera.. -
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Edited by Ramiel - 30/9/2023, 08:16. -
.Il debole che mangia il forteXI
NON VITA
Questa era l'aberrazione con cui si stava confrontando. Con la negazione dell'Equilibrio che teneva la Realtà intatta. Seppure da ogni dove arrivavano colpi incessanti per spezzare e distruggere tutto questo. Lui doveva resistere e difendere. Doveva rialzarsi, doveva combattere non per se stesso ma per qualcos'altro che coinvolgeva tutti.
Doveva lasciar andare il suo essere uomo, i suoi dubbi e le sue parole per poter avere la forza di confrontarsi e respingere tutto questo.
Di distruggerli finanche. Era un'arma. E un'arma doveva spezzarsi dopo aver portato con sé il proprio nemico.
L'orrendo viso della creatura cambia in quello che è un sorriso. Ma turpe.
La sua carne è allo scoperto, così come i muscoli. Sembrava quasi che qualcosa gli avesse strappato del tutto la pelle, lasciando solo fasce muscolari, nervi, tendini allo scoperto. Come una macabra vivisezione o studio anatomico.
Non è un qualcosa di questo mondo, non è nelle Regole del Creato.
«Tutto qui? Basta così poco ai Figli della Madre per cadere?»
Scherno. Allarga le braccia in una mimica teatrale. Le fasce muscolari che si contraggono.
«Non siete così grande cosa dopotutto. Non lo siete stati all'inizio, non lo siete ora. Brutto morire? O più brutto far parte di noi?»
Una voce gutturale. Sembrava provenire da più gole contemporaneamente.
«Inutile...»
Artiglia di pura prepotenza il pavimento. Quel cosmo ronza, un suono così tremendo che ha la forza di spazzare il pavimento per ridurlo in polvere e macerie. In modo tale da far perdere l'equilibrio e coprirne i movimenti.
Per poi scattare verso la sua direzione.
I palmi aperti. Le braccia si allargarono, i muscoli del petto erano contratti allo stremo, per poi lasciar andare questa forza compressa chiudendosi a mò di morsa, sulla testa del figlio della madre.
La forza del suono gli avrebbe investito la testa e i timpani per lasciarlo del tutto inerme.
«Piegati e guarda come ucciderò quelli che vuoi difendere.»NOTE MASTER: Il corrotto ti riattacca subito, visto che non lo hai attaccato, perché non si lascia scappare l'opportunità di farti male ancora.
Spazza il terreno di scontro grazie all'abilità suono(ATTACCO DEBOLE), per coprire i suoi movimenti e destabilizzarti, per poi sfruttando la copertura delle macerie, cerca di chiudere le distanze e ti colpisce con due schiaffoni all'altezza dell'orecchie per scaricarti gli ultrasuoni e scombussolarti il cervello(ATTACCO FORTE).
Questa volta imbastisci sia attacco che difesa e sblocca la tua seconda abilità.. -
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Edited by Ramiel - 5/10/2023, 10:08. -
.Il debole che mangia il forteXII
Di nuovo quel sorriso su di unqualcosa che poteva definirsi un volto da incubo.
«Lasciati andare, bastardo. Lasciati andare e basta. Che cosa puoi fare?»
L'attacco dell'eletto rispose per lui, la forza della madre in ogni sua creatura, la forza della vita che scorreva nell'architettura denominata Realtà la rendeva difficile da sconfiggere.
La stessa forza che albergava in quell'uomo. La stessa forza che rendeva manifesta la volontà della Madre.
L'urlo fu tremendo. I funghi attecchirono: spore che non aveva potuto vedere: tronfio, troppo preso da se stesso e da una facile vittoria.
Ma gli Eletti di G.E.A erano ostici a morire. Disgraziatamente e maledettamente fermi nelle loro posizioni. Non cedevano, non arretravano, versavano sangue nel silenzio, senza un sospiro, senza echi, senza oro o gloria.
Eppure portavano la devastazione contro tutto ciò che attentava l'Equilibrio.
Nella loro neutralità non c'era bene né male, c'era solo la Vita e la Creazione.
E per queste potevano anche sputare intestini e cervella ma non avrebbero arretrato.
Il corrotto urlò ancora, preda del dolore e della rabbia. Voleva una vittoria facile, voleva ucciderlo lentamente per gustarsi l'orrore nei suoi occhi, la disperazione strozzargli la voce in gola mentre tutto quello che aveva veniva ridotto in altro. Quella consapevolezza che, per quanto si sforzasse, non era né un eroe, né un Dio che la prosa, l'epica avevano fatto credere. Rimanevano solo favole.
La realtà era fatta da sangue e budella sputate sul pavimento, tenute con mani che tremavano mentre la vita scivolava via senza poterci fare nulla.
E lui, un qualcosa di superiore, stava facendo questa fine?
Scivolare nel nulla senza fare nulla?
Un Dio ridotto a verme che si agitava su di un ramo?
No.
Rimaneva un Dio è chi stava davanti a lui solo lo scarto di un mondo che cambiava. Loro erano il passato.
Batté le mani in maniera violenta l'una contro l'altra per generare un onda sonora capace di generare ultrasuoni per confonderlo. Un fastidioso ronzio alle orecchie.
Per poi vederlo arrivare, caricando di spalla a piena velocità puntando a travolgerlo.
Per colpirlo in pieno petto e scaricarli addosso la forza del suono.
Con la stessa potenza che avrebbe generato l'esplosione di una bomba.NOTE MASTER: Fai male al corrotto. questo lo spinge a temerti e ad attaccarti violentemente.
battè violentemente le mani generando ultrasuoni che hanno la funzione di destabilizzare il tuo udito(ATTACCO DEBOLE).
Poi ti carica a testa bassa, con una spallata scaricandoti addosso la potenza del suono come se sentissi l'esplosione di una bomba a pochi metri da te(ATTACCO FORTE)
Edited by Lyga - 6/10/2023, 00:32. -
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Edited by Ramiel - 6/10/2023, 09:37. -
.Il debole che mangia il forteXIII
«Uccidi. Consuma. Evolvi.»
Contro questo si stava battendo.
Si adattava ad un ritmo innaturale; così velocemente da contrarre milioni di anni d'evoluzione in qualche minuto.
Per poter divorare la Realtà.
Consumare la vita, evolvendosi, adattandosi, continuando a farlo in un ciclo infinito che avrebbe fatto collassare il sistema.
Il fuoco divenne la sua arma e la sua difesa, per poter sopravvivere.
Così come la lepre in trappola si divorò una zampa per la libertà, così quell'Orrore stava mutando per adattarsi ai poteri dell'Eletto. Perdendo molto di quello che era. I suoi muscoli si scioglievano, lasciando spazio ad un epidermide più dura e a scaglie, così la stazza stava divenendo più esile e agile.
«Sentinella...»
La voce era poco più di un rantolo eppure vi era un odio che nessun essere umano poteva provare. Vi era una volontà così abissale da potersi perdere in quella follia che lo animava.
Le fiamme si condensarono nella sua mano. Una sfera di due metri di diametro.
Una sfera di fuoco capace di bruciare persino le ossa.
Per poi divorarlo.
Ossa e tendini. Cervello e anima.
«Farai parte di noi...abbandonati alle fiamme di un nuovo ordine.»NOTE MASTER: Il corrotto evolve velocemente per finirti il più presto possibile. Palla di fuoco come ATTACCO FORTE
te la lancia contro per farla esplodere e coinvolgere il terreno di scontro e te nell'esplosione.
Vediamo come resisti. -
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Edited by Ramiel - 6/10/2023, 20:12. -
.Il debole che mangia il forteXIV
La volontà a volte non basta. Uno scontro è fatto si di volontà ma anche di altro. Fortuna. Audacia. Esperienza.
Tutte cose che in un combattimento aiutano a sopravvivere. L'epica era una favola; la guerra era tutt'altra cosa. Di eroi il mondo non ne era pieno, non era nemmeno semplice un atto di coraggio.
Ma quest'uomo non era stato solo nella battaglia. Aveva avuto il suo sangue, aveva versato il proprio, aveva vomitato dolore e paura ma aveva affrontato un nemico ancora invincibile. Non solo per lui ma per molti tra i più forti guerrieri di questa Realtà.
Alcuni di essi talmente grandi da essere miti e leggende.
Non c'era biasimo nell'andare a terra non sconfitto, ma conscio di aver dato tutto. Anche se sarebbe stato mero palliativo di fronte alla morte.
Ma non era solo.
Un cosmo vasto, enorme si era posato vicino a lui. Uniti dal LifeStream.
Un attimo. Tra il dolore e gli spasmi, tra lo sforzo e i muscoli allo stremo, la pelle che si strappava e le orecchie distrutte vi fu questa semplice immagine che attraversò i suoi pensieri.
Un mostro? Una volpe dal pelo dorato, candido e perfetto che lo guardava serenamente.
L'esplosione gli attraversò i timpani, l'urlo bestiale rimbalzò tra le pareti distrutte che stavano cedendo per lo scontro.
I Corrotti che sciamavano in questo luogo avevano trovato una spada e un messaggio che portava con il ferro e la Legge dell'Equilibrio incarnati da Agartha e da chi la difendeva.
«Hai fatto la tua parte. Lascia a me il resto.»
Non era solo.
Il Corrotto urlò ma qualcosa lo bloccò a terra. Uno strano glifo comparve al centro della sua testa. Il suo corpo iniziò a torcersi in maniera innaturale, a piegarsi, come se si trovasse sotto una pressa idraulica. Non era una cosa voluta.
Qualcosa si teletrasportò intorno al corrotto, il lieve fruscio del vento e di un qualcosa che veniva tagliato. Ma con una delicatezza tale che sembrò danzare attorno a lui. Una splendida danza fatta di lampi d'oro e argento.
Braccia delicate lo avvolsero,mani morbide lo presero. Come una carezza che profumava di malinconia.
La voce come il vento che danzava tra i giunchi.
«Andiamo. Ti aspettano.»
Lo aspettavano, si. C'erano persone che lo attendevano ancora pensando già al peggio.
Il mondo si fece nero mentre svenne del tutto.
Ma avrebbe ritrovato quelli che lo avevano accompagnato fino ad oggi, oltre a molti di quei folli che avevano pensato più a se stessi che a sopravvivere.
Una neutralità assoluta. La Corruzione nel male li uccideva, così come quell'essere li aveva salvati nello stesso modo.
Chi fosse? Nessuno lo poteva sapere.
«Ci ha portato fino a qui, all'Isola di Man ti ha curato e ci ha curati.»
Oisìn era lì; spaesato, non sapeva più che dire né che pensare.
«Che farai adesso?»
Troppe strade da percorrere ora. Tutte per lui. Una valeva l'altra? A lui scegliere e incamminarsi sul suo sentiero.NOTE MASTER: Abbiamo finito. A te l'ultimo post e poi sei libero. Porto in valutazione XD. -
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