The unsettling echo of a deceitful meadow

dandelion per Siren

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    « Cosa diamine ti è preso? »

    Fabia era lì fisicamente ma mentalmente, soprattutto nei giorni a seguire, si era nuovamente decontestualizzata. Non reagì all'acuto di Shayla ma continuò a giacere a cavalcioni sulla salma di un loro collega - fortunatamente deceduto ancor prima che la donna perdesse controllo delle sue facoltà mentali - esibendosi in una scarica di pugni intrisi del suo ritrovato e sempre crescente cosmo. La forza con cui portava avanti i suoi colpi era così incontenibile che, ad ogni gancio, la vittima della sua furia inspiegabile cambiava connotati e si allontanava sempre più da ciò che la sua unità aveva imparato a riconoscere, trasformandosi gradualmente in una poltiglia scura e colma non solo del suo stesso sangue ma anche di quello di Fabia, così in trance da ignorare persino le ferite autoinflitte.
    Certo è che, se al posto di un compagno d'arme si fosse scagliata contro la salma di un corrotto, a quest'ora avrebbero dovuto abbatterla senza fornire ulteriori spiegazioni.

    « TENENTE COLONNELLO ORA BASTA. » Shayla afferrò Fabia per un braccio, intercettandola un attimo prima che questa sferrasse l'ennesimo pugno su quella che doveva essere la faccia, ma Fabia non riuscì neppure a riconoscere la sua unica amica in quell'operazione estenuante, e per un attimo la fissò senza veramente guardarla in volto. Caricò istintivamente il pugno dell'unica mano in quel momento libera, ma proprio nell'istante in cui era decisa a sfondare anche il cranio dell'altra, qualcosa in lei mutò repentinamente, come se qualcuno avesse premuto l'interuttore giusto nel momento giusto. La tensione, la rabbia e la frustrazione scivolarono via dal suo corpo in un baleno, Fabia tornò finalmente lucida o, almeno, parve tornare momentaneamente lucida. I suoi occhi finalmente riconoscevano in Shayla un volto da non colpire, ma non poté non trattenersi da un pianto liberatorio e disperato nello stesso momento.

    « Io... i- » Si divincolò dalla presa di Shayla e si accasciò per terra, tremante e spaventata. Nel giro di pochi minuti, il suo umore era mutato innumerevoli volte, e se all'inizio Shayla aveva deciso di non farci troppo caso, riconoscendo nell'altra e in molti membri di quell'unità un senso di stanchezza tipico di chi non era abituato a certe missioni impegnative, ora cominciò a chiedersi se Fabia fosse ancora in grado di sostenere il peso di un compito così grande. Le sue abilità erano cresciute esponenzialmente giorno dopo giorno, e la ragazza si era guadagnata la fiducia di tutti ma soprattutto, e dato più importante, quella di Shayla, conosciuta all'interno della Guardia Imperiale come donna diversamente socievole. Addirittura, nei giorni precedenti sembrava quasi che Fabia danzasse, mentre si occupavano dell'ennesima orda di corrotti, riuscendo abilmente a superare qualunque altro cadetto o nuova recluta nel giro di appena una settimana, forse una decina di giorni; per quanto la sua bravura fosse stata addirittura oggetto di specifiche raccomandazioni, Shayla non aveva previsto che ella si sarebbe rivelata più che una semplice punta di diamante dell'operazione.

    Erano entrate in sintonia le due donne, in modo del tutto inspiegabile almeno per Shayla: la notte di quattro giorni fa la stessa fu svegliata improvvisamente da qualcosa di improbabile nel mezzo di un accampamento imperiale, ma scoprì ben presto trattarsi di Fabia alle prese con il suo inseparabile flauto; decisa di rimettersi a dormire, non riuscì tuttavia a resistere alla tentazione di ascoltarla più da vicino, e ben presto la musicista si ritrovò a suonare per almeno una decina di soldati, tutti oramai troppo svegli per rimettersi a dormire ma anche troppo curiosi di ascoltare fino alla fine tali, bellissime melodie.

    Quella notte Fabia aveva finalmente compreso come tenere sotto controllo il proprio potere, abbracciando metaforicamente il ritmo di tutte le cose, e lasciando che il ritmo stesso le suggerisse cosa e come comporre. Suonò e compose melodie sconosciute anche a lei per quasi due ore consecutive, nel mentre la sua unità si era riunita in cerchio attorno a lei, godendo di quel momento di calma e ritrovata gioia - per quanto possibile - che avrebbero sempre portato nel cuore, per tutta la durata della missione.

    Fatto sta che, in un paio di occasioni, e con somma sorpresa da parte sua, Fabia stonò due note, avendo come la sensazione di dover cambiare tonalità alla melodia senza che avesse uno spartito ben chiaro in mente. Ebbe come la sensazione che tutta quella gioia non fosse proprio legittima in quella circostanza, che dovesse dunque ricomporsi e pensare un po' più alla gravità della situazione. Due ore dopo smise completamente di comporre, ritenendo che non fosse più necessario e prese a sedersi tra Shayla e Qalkarth, intenti ad ascoltare l'ennesimo sproloquio di Garcia, uno dei pochi sopravvissuti al primo, famoso attacco da parte della Corruzione nel lontano duemiladodici. Fabia non era fisicamente presente durante quella prima fase che segnò l'inizio di una decade di morte e distruzione in tutto il mondo, del Leviatano e del sacrifico dei precedenti primarchi aveva appreso solo per mezzo di resoconti ufficiali e fascicoli opportunemente stampati per tutti i Settori, affinché le eroiche gesta dei figli di Poseidone fossero di imperitura memoria.

    Le storie si susseguirono in ordine abbastanza cronologico, altri soldati presenti nelle successive battaglie dei figli degli oceani contro le unità del Caos e del Vuoto alimentavano in modo inspiegabile la curiosità e l'ammirazione di Fabia che, come colta da una serie di flashback, quasi riviveva personalmente l'ardore e tutti quei sentimenti contrastanti concentrati in quelle storie, proprio divenendo parte di quelle stesse storie. Una sensazione inspiegabile, incontrollabile ma, almeno in quel momento, non particolarmente degna di nota. Per ogni vittoria conseguita, Fabia volgeva il pugno sulla parte sinistra del petto, fiera e orgogliosa di essere così vicina agli eroi silenti di tutte quelle missioni. Le sue gambe non smettevano di muoversi, tutto il suo corpo era in preda a mioclonie ogni qual volta qualcuno dei presenti intervenisse per esprimere il proprio punto di vista su quanto raccontato, fornendo particolari interessanti o semplicemente confermando quanto detto. Annuiva persino, come ne sapesse più di tutti gli altri.

    « Devono piacerti particolarmente queste storie, ah Rivera? » Shayla guardava Fabia con fare divertito, non l'aveva mai vista così attiva e compiaciuta. Sorrise nel sentirla dar ragione agli altri soldati, nel vederla alzarsi per andare ad abbraciare James dopo che questi ebbe raccontato di come Silva di Scylla si fosse sacrificato per il bene dell'Impero, assicurandogli che non aveva sbagliato nulla e che doveva esser fiero di aver lottato al fianco di un primarca eccezionale. Sentimenti e dubbi che James non aveva letteralmente espresso, almeno non a voce, ma lo stesso si ritenne contento di ricevere un simile complimento.

    Quando Qalkarth impose di tornare a letto e riposarsi un po' prima dell'ennesima spedizione ricognotiva, tutti obbedirono senza troppi indugi. Tutti tranne Fabia.

    « Il solito guastafeste. » Si voltarono a guadarla esterefatti, Qalkarth compreso. Fabia, tra le tante cose, era conosciuta anche per essere assolutamente calma e cauta soprattutto con le parole, e mai prima di quel momento si era permessa di sottolineare qualcosa senza che le venisse data la parola. Un attimo dopo aver parlato, persino Fabia serrò lo sguardo e si portò una mano davanti alla bocca, incapace di riconoscersi. Lo sguardo di Qalkarth si fece opprimente e carico d'odio, e quasi nello stesso momento Fabia ne copiò l'intensità.

    « Se vi fa ridere ciò che ho detto, forse dovreste considerare l'ipotesi di abbandonare questa missione. » Qalkarth parve più sorpreso che infastidito, non poteva palesemente dar ragione alla donna ma non poteva neppure discostarsi da quanto pronunciato, poiché era esattamente ciò che avrebbe detto, se la situazione fosse stata meno tesa e pericolosa. « Però che ridere, non trovate? » Shayla non colse il problema ma decise di intervenire comunque, raggiungendo Fabia e prendendola quasi di peso per scortarla nell'accampamento.

    « Non è in sé, è molto stanca. Ignorate le sue parole e andiamo tutti a dormire. »
    « ...dovete scusarmi, non so cosa mi sia preso. »

    Non lo sapeva davvero.
    Neanche una volta pronta a dormire, riuscì a spiegare a Shayla il perché di questo episodio; Shayla dovette accontentarsi di un ero troppo euforica e mi son lasciata andare ma entrambe sapevano che non era vero.
    Per motivi differenti, ma era così. E se Fabia sperava di poter finalmente chiudere occhio, ora che aveva imparato a controllare la percezione ritmica delle cose, ora che aveva imparato a gestire quella nuova parte del suo potere, dovette presto ricredersi poiché una nuova fase di quel misterioso potere portò con sé una nuova notte insonne.

    Quattro, notti insonni: ancor più inspiegabile e gestibile del primo, Fabia dovette fare i conti con questa sua nuova percezione sensoriale, assai più insidiosa per la sua mente oramai sconvolta dal ritmo di tutte le cose, cui si aggiunse prepotente, in accompagnamento, la melodia. Non una melodia qualunque, non una melodia ben precise, piuttosto una intera sinfonia che era frutto di ciò la circondasse. Ma se il Ritmo della Vita - così l'avrebbe chiamata, in seguito - poteva avere dei risvolti positivi o poteva in ogni caso essere gestibile poiché proporzionale alla sua capacità di concentrarsi o meno su esso, la Melodia si rivelò un totale disastro. Lentamente la ragazza capì che, come per il Ritmo, era ora in grado di percepire le sensazioni e le emozioni di qualunque essere vivente nelle vicinanze, e questo in un certo senso spiegò (almeno in parte) il perché dei suoi comportamenti imprevedibili: Qalkarth era un duro, sia dentro che fuori, e da lui Fabia incanalava solo rabbia e disprezzo. Shayla al contrario trasmetteva sicurezza ma anche eccessiva preoccupazione per la riuscita della missione, e tale sentimento in battaglia le giocò un tiro mancino: se non fosse stato per Shayla, e per i suoi pronti riflessi, probabilmente Fabia sarebbe stata divorata dal corrotto alle sue spalle, compromettendo seriamente la missione. Fabia sentì in più occasioni il bisogno di raccontarle quanto le stesse accadendo, ma in cuor suo sapeva, anzi, percepiva di non poter obbligare la donna a sopportare anche un simile fardello.

    Non riusciva neppure a trovare il tempo di fermarsi a capire come gestire la cosa, poiché le melodie di tutti i loro cuori, dei cuori di tutti i soldati dell'accampamento, non potevano essere ignorate o ascoltate separatamente. D'altronde, come poteva fermarsi a pensare ad un modo per controllare anche questo nuovo potere, se nel giro di dieci minuti aveva già pianto e riso cinque volte? Sentiva chiaramente che Shayla nutriva dubbi sulla sua salute mentale, ma non poteva far nulla per fugare tale dubbio.

    Da qualche parte, nell'archivio storico di Llamarada, Fabia aveva scoperto un vecchio volume sugli eredi di Evemone, tutti i precedenti Custodi della Sacra Scale di Siren, e tra gli innumerevoli capitoli di quel volume impolverato, ricorda ancora che rimase affascinata dal modo con cui i figli e le figlie del Dio Imperatore erano stati benedetti: la Musica. Aveva sentito delle gesta dell'ultima Regina, Lady Adaeze, e della sua incredibile abilità con il flauto, ma prima di quel momento non aveva mai compreso veramente il potere nascosto del suo settore. Un potere capace di piegare le menti e le volontà altrui, e che aveva come mezzo proprio la Musica. Le applicazioni di tale potere parevano essere pressoché infinite, ma la filosofia cardine si concentrava sulla capacità di tali eroi di essere in sintonia con la Musica dell'Universo.

    A distanza di mesi, Fabia non poté non considerare l'ipotesi che si stesse avvicinando a quel tipo di sensibilità cosmica. Dopotutto, non ricordava di altri esseri viventi in grado di percepire il ritmo e le melodie delle cose, e già una volta il suo cosmo le aveva fatto intuire di cosa fosse capace. No, non stava considerando l'ipotesi che Poseidone l'avesse prescelta, non aveva i requisiti per ricoprire il ruolo di reggente, stava solo pensando che forse la sua affinità per la musica fosse la chiave per interpretare e gestire questi nuovi poteri. Tuttavia, non vi erano manuali cui attingere informazioni, e non vi era neppure un attuale reggente. Magari la misteriosa curatrice di quella collezione, colei che le aveva regalato quel flauto antichissimo che magicamente appariva accanto a lei in qualunque occasione, aveva visto in lei ciò che la stessa stava ora scoprendo con grande sorpresa, ma allora perché non dirglielo chiaramente? Perché obbligarla a scoprire di cosa fosse capace in una situazione come quella, in cui non era possibile concentrarsi a fondo per affinare le abilità e migliorarle?

    « ...Dren. » Esatto, Dren.
    Se non fosse stato rapito assieme a tutti gli altri, probabilmente Fabia non avrebbe mai scoperto le sue capacità cosmiche. Se non avesse accettato quell'incarico, a quest'ora starebbe esibendosi al Vivas per gli ultimi clienti notturni, continuando la vita che aveva scelto appositamente per sé. Gli affari andavano a gonfie vele, ancora lontana dal saldare l'enorme debito ma in generale tranquilla e sempre puntuali nei pagamenti. Se l'invito non fosse pervenuto da parte dell'Inquisizione, gli esiti sarebbero stati differenti. Eppure, tra tutti proprio l'Inquisizione, perché?
    Perché avevano bisogno di lei? Quella donna era stata così lungimirante da prevedere un simile scenario?

    « no seas estupida... » Già, Fabia, come potevi pensare che fosse tutto organizzato per te? Quale psicopatico metteva in pericolo la vita di un centinaio di civili e non, solo perché tu risvegliassi i suoi poteri latenti? Llamarada aveva bisogno di difensori validi e capaci, ma non a scapito del suo stesso popolo. Nessuno, neppure Poseidone, avrebbe permesso la morte di cento per la fama di un singolo. E se anche fosse, tu non lo avresti ascoltato. Non stavolta.

    « Rivera? » Shayla era una costante nelle sue giornate: dall'episodio fuori l'accampamento, in cui si era quasi macchiata di insubordinazione, le stava col fiato sul collo; aveva compreso vi fosse qualcosa che Fabia non aveva condiviso con i suoi compagni e, nonostante rispettasse questa sua scelta, non poteva lasciare che Fabia si comportasse in modo strano senza nessuno che glielo facesse notare. Fabia aveva percepito tutto ciò e aveva deciso di lasciarsi manipolare, per così dire, senza alcun problema, poiché aveva sperato di riuscire a controllare tale potere in maniera più rapida rispetto la prima volta. Tuttavia, nonostante i suoi mille tentativi, la situazione non fece che peggiorare: la comprensione e l'accettazione delle melodie delle cose non erano abbastanza, continuava a sbagliare il metodo di contenimento ma non sapeva neppure da dove cominciare. La melodia non era percepibile con le orecchie, arrivava dritta al cuore e Fabia si lasciava toccare da tutte le sensazioni di quel momento più e più volte al giorno, nello stesso momento, tutto insieme.

    Le ricognizioni si stavano rivelando sempre più crude e violente, i corrotti avevano ripreso la marcia ed ogni giorno era giorno di bonifica del territorio. Fabia, però, stava gradualmente perdendo colpi, poiché occupata ad esprimere i sentimenti e le emozioni di tutti i presenti, indistintamente. Si era già accasciata a terra, il volto madido di lacrime e il pianto spezzato, almeno due volte: in entrambe i momenti, Shayla aveva temuto che l'avessero ferita, che le avessero strappato un braccio o, peggio, che non vi fosse più modo di salvarla. In entrambi i casi, però, Fabia era crollata senza alcuna ferita e senza nessuno attorno, esprimendo semplicemente il dolore di qualche unità più indietro che aveva appena visto il suo amico di una vita morire in modo orribile. Fabia era diventata la migliore amica di tutti, la vittima numero uno di quel distaccamento, ma anche unica carnefice di corrotti. L'influenza sensoriale di Qalkarth era la più forte e anche la più violenta, e ogni qual volta Fabia la respirasse anche solo un po', perdeva completamente la lucidità e si lanciava all'inseguimento dell'abominio più grosso, facendolo a pezzi e continuando a maciullarlo anche dopo la morte.

    Fabia non era riuscita a trovar soluzione per questo nuovo potere.
    Quattro notti e tre giorni, ma nessun miglioramento: le melodie nei loro cuori si componevano nella sua mente come un flusso di centinaia di pensieri uguali e contrari, con la stessa intensità tutte volte. Che li lasciasse fluire o che provasse a bloccarne qualcuno, non faceva differenza. Questo era un potere troppo grande per essere contenuto, troppo forte per essere controllato con un flauto, vani i tentativi di capirci qualcosa.

    « Io... i- » Ancora a cavalcioni sulla poltiglia irriconoscibile del soldato, lo sguardo fisso su Shayla ma gonfio di lacrime. Digrignò i denti e cominciò a tremare, respirando con apparente difficoltà. I bersagli di quella interminabile giornata erano stati stanati, sicché tutta l'unità poté concentrarsi su Fabia che non sapeva più dove guardare, chi guardare, senza lasciarsi toccare dalla melodia di ogni singolo cuore. Shayla tentò un approccio un po' più gentile, ma Fabia sembrava non sapere neppure chi fosse o dove si trovasse, in preda al delirio. Non stava fisicamente soffrendo, ma se avesse potuto si sarebbe strappata il cuore dal petto. « Io d-devo... » Se si fosse strappata il cuore dal petto, chi avrebbe salvato e recuperato Dren? Che fine avrebbero fatto tutti gli ostaggi? Erano così vicini alla posizione dell'attentatore, non poteva di certo mollare proprio ora.

    Erano così vicini a salvarli tutti, non poteva lasciare che anche solo uno degli ostaggio soffrisse in modo ingiusitificato e atroce, e gli sforzi di tutti sarebbero stati vani se Fabia si fosse lasciata andare.

    Maledetta Corruzione, cancro del mondo.
    Più la si estirpava, più diventata forte. E chiunque partorisse tali abomini, non era solo. Aveva dei complici, degli alleati tra i più antichi mai combattuti e sconfitti in precedenza. Il popolo di Atlantide aveva resistito una volta, anche due, avrebbe continuato a farlo. Il Dio Imperatore non avrebbe abbandonato nessuno dei suoi figli.

    « Fabia... » Tese una mano, fece per sfiorarle la spalla, ma fu immediatamente intercettata e schiaffeggiata, allantonata da una Fabia furiosa e ribelle. « DEVI LASCIARMI IN PACE, PACE! »

    Perché tutti si stavano preoccupando delle sue condizioni, quando sul campo di battaglia non era più possibile distinguere il numero dei nemici caduti, da quello degli alleati? Fabia stava bene, non aveva neppure un graffio, chi mai avrebbe potuto ferirla? Era una bestia.
    Ed era a cavalcioni sulla salma di un padre di famiglia, che aveva appena abbandonato moglie e due figli poiché incauto come sempre.

    « Smettetela, vi prego... estoy cansada... » Riprese a piangere, poiché stanca di lottare senza mai avvinarsi veramente all'obiettivo. E se gli ostaggi fossero già morti, e il carnefice avesse trovato il modo di far funzionare i localizzatori dei funzionari coinvolti nel rapimento? Dopotutto, poteva trattarsi di una trappola così grande e ben architettata da aver ingannato anche i Fabricator, chi poteva smentire tale teoria in modo efficace?

    Ma soprattutto, chi avrebbe detto a Marina che suo marito era morto?

    « BASTA » Shayla ebbe come una folgorazione, una lampadina invisibile sopra la sua testa si accese e, mossa dal puro istinto e senza neppure esser certa che fosse l'idea più giusta, avvolse Fabia col suo stesso corpo, nonostante fosse impossibile prevedere eventuali reazioni. A Shayla però non importava, poiché sperava di aver compreso la situazione.

    « Hai ragione, basta così.
    Va tutto bene, torniamo indietro...
    » Rivolse l'attenzione a tutti i presenti, bisbigliando perché Fabia potesse concentrarsi solo sul suo singhiozzare. E dopo che ebbe finito di bisbigliare, l'unità cominciò ad avanzare in direzione opposta a quella di arrivo, e proprio in quell'istante, per un attimo, Fabia tornò relativamente calma. Le melodie nella sua testa cominciarono a diminuire nel numero, affievolendosi. Non più vittime da piangere, era state compiante e non vi era null'altro da fare; niente più maledizioni sulla corruzione, solo consapevolezza di poterla eliminare del tutto nel tempo.

    Non più spazio a preoccupazioni, soltanto Shayla a darle conforto.
    E, in virtù di tutto ciò, Fabia si concesse il lusso di chiudere un attimo gli occhi.

    Li riaprì a sera inoltrata, sdraiata sulla sua branda, con Shayla ad attenderla seduta sulla sua. Non le permise di aprir bocca, le chiese anzi di continuare a riposare.

    « Non posso prometterti che smetteremo di provare ciò che proviamo, posso solo dirti che ora sappiamo, e possiamo aiutarti se ne avrai bisogno. » Fabia la percepì come vera e reale, e questo le bastò per fidarsi delle sue parole e tornare a dormire. La quinta notte, finalmente, riuscì a chiudere occhio. No, non aveva imparato a controllare il suo potere, non poteva neppure dire di averci provato con tutte le sue forze; semplicemente Shayla aveva colto qualcosa e, nonostante ritenesse trattarsi di una qualche forma avanzata di telepatia o percezione empatica - aspetti normali con un cosmo in crescita come quello di Fabia - avrebbe fatto il possibile per continuare ad avere la sua piena collaborazione senza comprometterla. Sapeva anche il perché di quel silenzio per tutto questo tempo, non provava rancore o rabbia, non poteva permetterlo o avrebbero risvegliato la Fabia furente che nessuno aveva voglia di vedere o sfidare.

    Forse ne era un po' impaurita, la paura però Shayla poteva direzionarla su altro.

    « Il reparto di monitoraggio ha triangolato la corretta ubicazione del nostro bersaglio, oggi è il giorno che tutti aspettavamo. »

    Fabia fu l'ultima a destarsi dal sonno, e dovette ammetere di sentirsi decisamente meglio. La sua percezione sensoriale si svegliò però con lei, e ancor prima di raggiungere il gruppo di unità rimaste aveva percepito la natura della riunione.
    Tensione, sollievo, paura, troppa attenzione su Qalkarth. Poteva voler dire solo una cosa: oggi avrebbe salvato Dren.

    Se da un lato, però, erano sicuri di essere oramai prossimi a scovare il bersaglio designato, per salvare tutti gli ostaggi e riportarli a casa sani e salvi, dall'altro non poterono prevedera cosa, esattamente, avesse anticipato le loro mosse e li aspettasse al varco.

    « ... » Letteralmente, un muro di corruzione come non si era mai vista fino a quel momento: non erano solo numerosi e praticamente impossibile da numerare, differivano anche nell'aspetto e nella presenza. Tanti e, forse, più forti di quelli affrontati in precedenza. Non a caso, erano vicinissimi al bersaglio numero uno, e il Boss era sempre preceduto dai suoi scagnozzi più forti.

    « Non i videogiochi però, su... » Scacciò tale percezione, non avendo chiaro chi dei suoi compagni potesse pensare una cosa del genere in quel momento. Shayla, sempre preoccupata che Fabia potesse perdere la lucidità, provò ad assicurarsi che fosse tutto a posto, e che nessuno dei presenti provasse troppo eccessivamente qualcosa ma fu la stessa Fabia a fermarla. Una mano davanti alla sua bocca, l'altra armata di asta.

    « No.
    Provate tutta la rabbia possibile, vi voglio furiosi e disgustati, e vi prometto che usciremo vivi da qui.
    » Fissò per un momento Shayla, la quale era sorpresa ma anche contenta di aver ritrovato la Fabia che aveva imparato ad apprezzare. « Per il Dio Imperatore e i suoi Figli, ma soprattutto per coloro che sono caduti per permetterci di arrivare fino a qui. »

    Avanzarono senza ulteriori indugi, animati da una Fabia circondata da una strana luce color smeraldo, per molti non visibile, per alcuni anche troppo. Ogni emozione provata in quel momento infervoriva la donna oltre ogni immaginazione, poiché tutte le loro melodie erano in sintonia. Dopotutto, proprio come descritto in quel volume sulle Origini di Evemone e successori, piegare le volontà altrui era possibile, ed era forse l'unico modo di sopportare le melodie delle cose.

    « Sto arrivando Dren... »

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    La battaglia comincia.

    Le precedenti avanzate impallidiscono dinnanzi a questa lotta; la carne corrotta schiocca, si agita, rivolge contro di voi denti, artigli, tentacoli. Forse è solo grazie alla vostra preparazione che riuscite a opporre una resistenza di egual misura. Diventa quasi impossibile respirare, diventa quasi impossibile riuscire a scorgere uno spazio vuoto del paesaggio che vi ospita. Quello che riesci a sentire è il ritmo delle cose, la melodia delle anime che si traduce in coraggio, valore, terrore, dubbio, paura, rabbia, determinazione. Senti come tamburi nella tua mente suonare e comandare quasi i battiti del tuo cuore mentre combatti, mentre uccidi e ti ritrovi, tuo malgrado, ad essere colpita più volte. La protezione militare che hai è abbastanza da permetterti di resistere, le armature dell'esercito sono ideate proprio per combattere tale corruzione, oltre al chaos, ma nonostante ciò, lo scontro si protrae per diverso tempo, tanto è grande il numero di corrotti davanti a voi. I tuoi compagni sono accanto a te e l'attimo dopo non ci sono più.

    Senti progressivamente la terra tremare sotto i tuoi piedi, muoversi con spasmi strani, innaturali, quando all'improvviso qualcosa esplode al centro della massa corrotta, ancora ben lontana da voi, troppo per poter essere distinta. L'esplosione apre quasi un varco in mezzo a quello che, di fatto, sembra essere un vero e proprio esercito corrotto. Solo in quel momento noti bozzoli bianchi che si sollevano in aria, che pulsano di una luce malata attraverso appendici di 'carne'? Se carne puoi chiamare quella. Una figura completamente bianca si solleva in aria e nel sollevarsi, tra le decine e decine di figure chiuse in quei bozzoli, puoi scorgere anche quella di Dren. Sono tutte rannicchiate in posizioni fetali, avvolte in un sonno che sembra più grande di tutto quello che sta succedendo lì. Ti trovi a pensare, è sempre stato così sottile? Così gracile? Un'altra occhiata e osservi gli altri, sono tutti nelle stesse condizioni.

    La figura a cui questi bozzoli sono attaccati si alza finalmente in aria, guardandosi attorno confusa, prima di poggiare gli occhi su voi atlantidei. Un'aura minacciosa si estende non solo ai corrotti che la circondano, ma anche a voi. Alzano tutti lo sguardo, rapiti dalla





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    - The discordant tree-bender -
    [ AMDUSIAS ]



    Il corno centrale sulla sua testa comincia a vibrare, seguito dagli spuntoni acuminati dietro la nuca. Una vibrazione si leva dalla creatura, raggiungendo in pochissimo tempo tutti quanti, corrotti e atlantidei, senza distinzioni. Le armi si disattivano, ogni grido di battaglia cessa per lasciare il posto al silenzio; la vibrazione diventa un ronzio e il ronzio una singola nota. Per un attimo tutto resta sospeso, tutto si ferma al suo passaggio e i soldati, le aberrazioni, diventano nient'altro che fiori immobili in un campo sovrastato da tale presenza. Seppur con aria ferita, tale maestà si erge sopra di te, l'unica che sembra resistere alla sua melodia, con aria minacciosa.

    PAGHERETE PER I MIEI FRATELLI.

    Una vibrazione più potente si estende di nuovo sulla terra, con l'intento di farti perdere l'equilibrio, mentre uno dei suoi enormi filamenti si estende verso di te, nel tentativo di colpirti frontalmente. Lentamente, alcuni dei soldati cadono in ginocchio, sempre in questo stato di dormiveglia. La loro pelle comincia a farsi più sottile, la loro figura più debole.

    Devi risvegliarli da questo stato, devi catturare l'attenzione di tutti i presenti.

    _____________________



    Angolo Master

    Let's go!

    Amdusias sembra debole, ma è una minaccia consistente.; puoi percepire come stia lentamente diventando più forte, devi agire in fretta.

    Il nemico genera una vibrazione per farti perdere l'equilibrio e gettarti a terra [ad] prima di provare a darti un ceffone frontale [af]. Entrambi gli attacchi sono ad Energia Verde. Tu sei Gialla piena, con tutto quello che ne consegue.

    L'azione per liberare i soldati da quello che li sta affliggendo considerala pure come un'azione bonus che va fuori dalle meccaniche di ad e af; come strappi l'attenzione di tutti alla melodia del nemico?

    Gestisci prima l'attacco, con la tua eventuale risposta offensiva, poi l'azione bonus.

    Edited by ~Rain~ - 21/5/2023, 21:55
     
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