Tierras de Azafrán

PAN & Junichiro

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    Tierras de Azafrán
    - Post VIII -

    Le lame riuscirono a penetrare nella carne e, per ogni centimetro di pelle, muscolo od ossa guadagnato, una parte della mia essenza tornava nel Lifestream. Era una sensazione impossibile da spiegare se non attraverso metafore o similitudini di poco spessore, inutili perché incapaci di cogliere un processo primitivo che non necessitava di parole. Il mio sangue e quello di Pan nutrivano il terreno, mischiandosi e creando un colore cangiante che mutava dal rosso più acceso alle scure tonalità del mogano; un fluido vitale che lasciava due corpi per entrare in un ciclo più ampio formato da molti altri.
    Le tachi, ancor prima che me ne rendessi conto, si disgregarono, e le gambe del Re resistettero, lasciandolo libero nella sua posizione eretta, come un bastione danneggiato ma perfettamente in grado di respingere l'assalto dei suoi nemici. L'ultima scintilla di cosmo si perse nelle folate di vento che scuotevano le chiome degli alberi, chini su di noi, spettatori muti di un evento naturale tra tanti che, però, era unico per i suoi attori principali. Alla fine, quello in ginocchio, ero soltanto io. Sebbene fossimo così vicini da poter sentire l'uno il fiato dell'altro, non riuscivo a distinguere i contorni della sua figura che, sfocati, mutavano continuamente davanti ai miei occhi. Forse, ad un certo punto, mi avvicinò la mano al volto, non saprei dirlo, ma bastò una frazione del suo potere per capire quanto fossero stati vani i miei tentativi di ferirlo. Nelle orecchie sentivo soltanto il battito irregolare del cuore, e colsi pochi frammenti del discorso di Pan finché un piccolo punto luminoso parve staccarsi dal suo corpo.

    «Cosa... vuoi mostrarmi...?»

    Sentivo gli acidi gastrici in gola e parlare mi impediva di respirare regolarmente, ma qualcosa mi diceva di usare tutta la concentrazione che mi rimaneva per vedere ciò che lui mi stava mostrando. I suoi polpastrelli ruvidi scorrevano sullo schermo del dispositivo ed una serie di immagini si alternarono velocemente, fondendosi in un'unica striscia di pixel che si perdeva sul fondo della mia coscienza.

    "Io... non..."

    L'indice nodoso premette più forte sui fragili cristalli dello schermo e le foto smisero di avvicendarsi. Avvertivo una profonda tristezza promanare dall'araldo che, più di tutti gli altri, era riuscito a trascendere la carne rimanendovi semplicemente ancorato; il potere dell'evoluzione, la dúnamis delle specie viventi.
    Battei le palpebre per far colare le ultime gocce di sangue poi, a fatica, misi a fuoco l'immagine: il Re era seduto su una sediolina di legno, indossava svariate maglie dai motivi più disparati, jeans e bermuda uno sopra l'altro chiusi da una gonna colorata a costine strette, mentre un grosso paio di scarponi da sci e degli occhiali da sole tempestati di paillettes chiudevano quel quadro surrealista. Di fronte a lui stava una donna, una creatura antropomorfa dalla testa di coccodrillo che teneva in mano delle carte da poker e, per qualche motivo, sembrava parecchio compiaciuta della situazione.

    «Lei... è...»

    Già, chi era? Perché aveva voluto mostrarmela? Quel che disse fugò ogni dubbio. La donna aveva cercato di togliersi la vita e lui si sentiva in colpa, incapace di reagire ad un malessere contro il quale la sua forza valeva ben poco. Agartha era un luogo sicuro e coloro che vi avevano trovato riparo avrebbero dovuto sentirsi protetti, sicuri, fuori dalle mire della Corruzione, ma la testimonianza di Pan rivelava ben altro.
    Ripensai alla mia famiglia, ai miei colleghi, agli affetti perduti durante la presa di Takachiho ed emisi solo un rantolo soffocato, ché le parole si rifiutarono di lasciare le labbra. In fondo, non eravamo poi così diversi.
    Grosse, amare lacrime gli rigarono il volto ed il suo cosmo denso e rabbioso mi investì, spingendomi tra le foglie marcescenti che sprofondarono in un solco aperto dalle mie gambe rotte. La sofferenza non aveva più importanza in quel momento, era diventata parte integrante del processo di comprensione che mi avvicinava allo spirito del Re e, in senso più lato, a quello della materia e delle sue forme. Ogni cosa era soggetta al cambiamento ma questo, inevitabilmente, si legava al dolore, lo stesso che gli consentiva di mutare le proprie qualità essenziali per abbracciarne altre.
    Uno dopo l'altro, degli spuntoni di ferro si fecero strada tra i polpacci e la carne esposta, legandosi ai propri gemelli in una morsa salda che avrebbe costituito la base per le nuove articolazioni della Palingenesi. Incapace di tenere gli occhi aperti e stremato dalla fatica, iniziai a ciondolare mentre rimanevo in ginocchio, conscio della presenza del mio interlocutore e dello sforzo che stava facendo per aprirsi a me, un perfetto sconosciuto che sperava di porre fine alla follia di Ponto armato soltanto di belle speranze e la foga di chi si è appena risvegliato da un sonno lunghissimo.

    «Anche un'arma... smussata può tagliare... l'acciaio più duro... basta che... sia temprata nel fuoco... della debolezza.»

    Lui era la prova della veridicità delle mie parole, lui che sollevava montagne e con le stesse mani spezzava i legnetti dei tanti falò delle terre fisse; lui che esprimeva la furia animale e la sua profonda gentilezza piangendo ogni singola creatura del vasto reame che era il mondo. Mentre perdevo conoscenza e tutto sfumava nei toni del grigio, sperai che il mio messaggio lo avesse raggiunto per lenire le ferite della sua anima agonizzante, ingabbiata nei sensi di colpa e nel terrore di perdere tutti quelli che gli stavano a cuore.

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    Signore della Carne, Vicario del Sangue, il tuo corpo era il tuo tempio ma solo d'un altare vuoto credevi di essere degno.



    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Rotule esplose, ferite gravi su tutto il corpo a causa dello sforzo compiuto per bruciare 9/10 del cosmo.Svenuto
    STATUS PSICHICO: Blackout.
    STATUS CLOTH: Non indossata;

    RIASSUNTO AZIONI: Sono ufficialmente svenuto perché non ho più nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti :asd: fai quello che ritieni opportuno sia per continuare la giocata che per farla finire qui :zizi: Spero che le ultime parole di Jun siano servite a qualcosa :fiore:

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


    TECNICHE:


    Credits layout a Dr. Stein
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    Edited by Kalego - 30/7/2023, 08:58
     
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    Odiava il rumore della sua rigenerazione. Un rumore bagnato, come quello di carne ancora sanguinolenta che strisciava sul pavimento, o di passi pesanti in una palude. Un rumore rivoltante, che pungeva ogni senso oltre a quello dell'udito, come se il suono si propagasse all'interno della testa, toccando occhi, lingua e naso. Forse era quello che gli provocava una profonda nausea, quello o il dolore dei tendini rotti. Non aveva importanza, alla fine avrebbe dovuto fare qualcosa a riguardo.

    L'uomo davanti a lui era stremato, più simile ad una brace morente che ad una persona. Aveva capito ciò che il Re aveva provato a dirgli? Aveva compreso il succo della questione? La posta era alta, c'erano delle vite in gioco, il destino della creazione era legato alla comprensione di quei concetti.

    «Anche un'arma... smussata può tagliare... l'acciaio più duro... basta che... sia temprata nel fuoco... della debolezza.»

    L'uomo perse conoscenza, e prima che il suo corpo toccasse la terra malata sotto di lui, Pan lo afferrò da sotto le ascelle, non lasciando che cadesse. Lo spadaccino aveva dato tutto se stesso, lo sforzo compiuto avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque avesse dato un'occhiata ai suoi esami medici che sarebbero stati eseguiti da li a poco, mentre per Pan era stata solo una questione di sangue versato e ossa rotte.
    Quelle parole rimbombarono nel suo cranio, e la sua prima reazione fu un sopracciglio alzato.

    What the hell was that supposed to mean?

    Ma l'uomo non poteva rispondere al momento.
    La cosa lo porto prima sorridere, poi ad una risata vera e propria. La situazione era isterica, e come sempre la sua miopia lo aveva portato a vedere una sola prospettiva. Era piombato li, pronto a dare consigli, a impartire lezioni, a inculcare concetti e dogmi millenari. E neanche per un secondo, non un solo attimo, si era reso conto che quell'incontro non era una lettura di una tesi, ma un dialogo. Non era l'insegnante, non lo era mai stato.

    Quelle parole gli eludevano ancora il loro originale significato, ma non aveva importanza, aveva tutto il tempo per riflettere su di esse. Quello che era davvero importante, era il fatto che doveva riflettere, che doveva pensare, che doveva evolversi, che doveva confrontarsi. Tutte cose che la sua natura avrebbero dovuto rendere naturali, ma a quanto pare non era quello il caso.
    Un portale luminoso si aprì dietro di lui, significando la fine di quell'interazione. Sollevò lo spadaccino, e cominciò ad incamminarsi verso casa.


    Fucking higher ups.


    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA NERA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - ///
    MENTALMENTE - ///
    STATUS DARIAN -

    RIASSUNTO AZIONI - Si lo so postino picciulono dopo un mese ma tra il cercare una conclusione e la mia vita piena di cose che succedono non ho potuto fare più velocemente
    ABILITÀ -



    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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