[Trama] Right back where we started from - HERE WE COME

Quest Gea - Atto III

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    Sacro Custode delle P.R.

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    ITEM# 89-1
    CUSTODE DI THULE
    KORIN
    LONGWEI GAO
    COSMOCROMIA
    AZZURRO
    LVL ENERGETICO
    ROSSO VIOLA
    alexera12
    line1

    LOG: RIGHT BACK WHERE WE STARTED FROM – HERE WE COME LOG# 3

    DESCRIPTION:

    Con il senno di poi era meglio non svestirlo.
    I loro attacchi combinati erano riusciti a tracciare due profondi solchi paralleli nel cappotto corrotto di cui l’angelo si era ricoperto. O forse non erano stati i loro colpi, quanto più la volontà del Daimon di snudare le zanne e colpirli con tutta la forza che aveva, letteralmente, in corpo. Il suo petto si aprì rivelando una sorta di buco nero là dove Korin si sarebbe aspettato di trovare uno scheletro protetto dalla fantomatica armatura celeste, pura luce o anche solo il niente più totale.

    Il buco nero prese ad aspirare, trasportando daprrima ciottoli, sabbia, rametti e cose leggere non ancorate al terreno, ma la sua forza aumentava di istante in istante iniziando a trascinare anche tutti loro verso l’abisso che era lo stomaco del Daimon. Era un vento innaturale che gli smuoveva la chioma, che gli sfiorava la pelle, graffiandola come se fosse ruvida sabbia. Non era caldo, ma sotto quel flusso si sentì debole, come se un sole cocente gli stesse togliendo le forze. Iniziò a sentire l’armatura, tutta bardata dei rami di Nerthus, sempre più pesante sul suo corpo, mentre quella fiamma interna che era il suo cosmo si faceva sempre più flebile e lontana. Il cosmo che naturalmente trasudava da ogni suo poro per manifestarsi nel mondo stava venendogli strappato via a forza, il che rendeva sempre più difficile piantare i piedi a terra e resistere al risucchio. Oltre a quello sentiva qualcosa, roccia, rami, aghi di luce sbatterlo in giro, infilzarsi nella corazza, e colpirlo nelle parti non protette dai rami di Nerthus. Debolezza e dolore instaurarono un ciclo senza fine dove uno portava irrimediabilmente all’altro.
    Doveva uscire dall’area di influenza di quel mostro.

    Estese il braccio, sempre più pesante, come se la gravità glielo premesse verso il basso, e cercò di far sorgere uno scudo ghiacciato dietro cui ripararsi. Come ogni altra cosa il muro venne sgretolato come niente dalla forza di assorbimento del Caduto. Cercò di crearne un altro continuando ad alimentarlo con un getto freddo costante e fu molto più dura anche solo vederlo apparire. Non era solo la manifestazione nella realtà del suo potere che veniva assorbito, ma attimo dopo attimo tutta la sua essenza precipitava in quel buco. Sempre più vicino, sempre più a fondo. Non voleva finire così.

    Prese a muoversi per non venire risucchiato e raggiungere il fianco, quindi le spalle del mostro, cercando di passare dietro agli araldi più grandi e vicini in modo che loro con il loro corpo potessero garantirgli una copertura aggiuntiva.
    Ma il ghiaccio non bastava. Non sarebbe mai stato forte abbastanza, non con il suo misero, in confronto a tutti gli altri, livello di potere. Gli serviva una mano. Il muro di ghiaccio si scompose in poligoni imperfetti, nemmeno fosse un videogioco privato delle texture e il suo potere mutò dal freddo alito glaciale a quello più complesso dei sigilli. Creare mura dove mura non c’erano era un’impresa che metteva ancora più a dura prova il suo corpo e la sua mente, ma doveva perché solo con l’aiuto di Nerthus avrebbe potuto creare una difesa abbastanza solida da reggere quell’attimo in più. Solo per vedere le sue difese crollare bombardate dalle parole dell’araldo della Fine. Spettrali e, quasi decadenti o marce, avrebbe potuto dire, si infilavano a forza nel suo essere comunicandogli le sue idee. Non erano dannose di per se’, non era il cosmo di G.E.A. a ferirlo, ma nell’insieme era come se quelle fossero urlate in un megafono accostato al proprio orecchio.

    Corse con una curva che lo portava sempre più vicino al Daimon e alla sua famelica bocca, ma fu un’altra la dimensione che per prima se lo mangiò. Nemmeno si accorse del portale che si aprì al suo fianco, che inconsciamente attraversò solo per apparire sempre nell’arena, ma da tutt’altra parte, al sicuro, per ora. Un cosmo bagnato l’aveva portato in salvo, l’Atlantidea forse.

    Respirò a pieni polmoni l’aria libera cercando di espandere la cassa toracica, compressa dentro quell’armatura di rovi sempre più pesanti. Non riusciva quasi più a muoversi ed ogni pensiero tornava a quel peso immane, a quelle forze che gli erano state strappate, nemmeno fosse stato spellato vivo.
    Forse quella era una battaglia che non potevano vincere. Una di cui lui non avrebbe visto la fine. Era il più debole, anche dopo tutto il supporto di Nerthus. Era inesperto, ignorante.

    L’attimo di esitazione non passò inosservato. L’urlo spaventosamente gutturale dell’araldo della fine gli perforò nuovamente il cervello. Senza difese mentali e senza energia il suo urlo sembrava mostruoso, cattivo nelle sue parole. Inoltre pronunciò quella parola “muori”. Gli si accapponò la pelle. Con nonchalance l’araldo invitava la cupa signora su quel campo di battaglia, contro di lui specificatamente. Imprecò contro Chernobog in un pensiero che rimase solo suo. La sua mente inoltre registrò quel cupo messaggio come un resisti o muori per noi, per G.E.A. Quella non era solo la battaglia di G.E.A. come erano caduti gli eletti, erano caduti gli umani. Come combattevano loro, combattevano gli umani. Certo, la natura predominava nello scontro, erano più di 1000 a 1 rispetto a loro eppure non potevano sentirsi così protagonisti di quella battaglia. Se erano arrivati fin lì, lo dovevano anche all’intervento umano. Nerthus, forse più saggia degli altri, aveva chiamato anche gli umani in quell’area. Non era un suo uomo, né un suo schiavo. Non avrebbe continuato a combattere per Chernobog.

    Un altro respiro e cercò di connettersi nuovamente alla sua fiammella cosmica. Il suo corpo bruciava nonostante quella fiamma fosse così flebile. Era al limite. Non sentiva nemmeno più la terra sotto i suoi piedi, ma doveva proseguire anche a costo di bruciare in mezzo a miliardi di stelle. Lo avrebbe fatto per quell’araldo che gli aveva dato fiducia. Lo avrebbe fatto per la GRADO, per se stesso, per i saint. Doveva farlo per la liberazione del mondo; uno migliore, si sperava, anche se non l’avrebbe potuto vedere.

    Come tante linee che si intrecciavano fra loro collegando stelle agli altri invisibili, poligoni di pura luce stellare iniziarono a sorgere, i cui bordi prima e il centro poi venivano rinforzati e deformati dal legno di Nerthus, quasi fosse lei la vera pittrice di quell’opera e Korin la mera tempera. Un fiore cristallino sarebbe apparso davanti a sé. Ogni petalo scintillava e brillava sempre più luminoso per ogni cosmo che si aggiungeva a quella struttura. Come intrappolati in un diamante, i loro poteri rimbalzavano sulle pareti del fiore, scontrandosi e potenziandosi vicendevolmente fino a convogliarsi verso il perno centrale da cui il fatidico raggio dei loro cosmi uniti sarebbe emerso cercando di investire in pieno il Daimon con tutta la loro forza. Se questi si fosse spostato, aiutato dagli altri, Korin avrebbe cercato di ruotare quella colossale struttura in modo da continuare a proiettare il suo contenuto contro l’essere.

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    Ogni poligono del fiore era un codice in parte studiato ed in parte improvvisato che univa parole, simboli, chiavi e potere, tanto potere. Era un’invocazione, una preghiera ai reggenti dell’universo, a coloro che per primi avevano allontanato i Daimon dal dominio materiale. Era una minuscola fasulla chiave di Urano, ma anche un frammento infinitesimale copiato dal codice G.E.A. dell’Axis Mundi. Era il potere di Ceo che dirigeva con maestria i flussi del cosmo, quello di Crio che faceva esplodere e forzava l’anima del Daimon a lasciare l’involucro di cui aveva preso possesso. Era quello di Giapeto che limitava i suoi fratelli impedendo l’allontanamento del Daimon oltre la loro portata, cercando di tenerlo bloccato in quell’arena creata da Nerthus. La chiave di Temi, protettrice della realtà materiale, si legava a quelle di Mnemosine e Febe, patroni di mente e anima, rendendoli parte della realtà materiale. Quell’unione avvolgeva ogni cosa rendendo i loro colpi ancora più dannosi per quel Caduto allergico alla realtà. Ovviamente non poteva mancare all’appello Rea, a cui già si era rivolto più volte in quello scontro, affinché facesse da ponte fra lui, il mortale, e la divina potenza della Madre rappresentata da Nerthus. Che presentasse alla Madre il suo cosmo, i loro cosmi, affinchè potessero assieme legare quel maledetto Caduto, estirparlo dal corpo di cui aveva preso possesso ed incatenarlo nella realtà materiale, al cospetto di loro, giudici, giuria e boia.


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:(Buff Resistenza. Buff dello scorrere cosmico.) x2
    Un colabrodo esausto.
    STATO MENTALE:Un ultimo sforzo…
    STATO CLOTH:Indossata. [IV] Incrinata pesantemente. [VIII] Perfetta e autorigenerante.
    RIASSUNTO:Per la difesa cerca di creare dei muri prima di ghiaccio e poi di sigilli da frapporre tra se e il Daimon a mo’ di patronus e scudo contro l’assorbimento. Quindi inconsapevolmente salta nel portale di Johanna trovandosi da tutt’altra parte.

    Per l’attacco sotto ordine di Chernobog crea un sigillo di purificazione che possa convogliare i poteri di tutti al fine di intrappolare l’anima del Daimon e tirarla fuori dal corpo del corrotto, ma tenerla sul campo di battaglia.

    (Ma che lo scrivo a fà?.)
    愈合 象征 (Yùhé Xiàngzhēng): Sigillo di purificazione – supporto. Questa è la tecnica su cui Korin cerca di concentrare tutta la sua attenzione e i suoi studi in quanto è convinto possa essere la chiave per curare la condizione imposta dalla corruzione. Questa tecnica si manifesta come un sigillo enorme a mo’ di coperta che accerchia la persona a cui è applicato inglobandola in una bolla di energia azzurrina estremamente luminosa. L’essere all’interno della bolla è circondato da cerchi e simboli che scorrono sulla varie trame fino a disporsi nella giusta sequenza per attuare l’effetto inteso dal custode al momento del lancio della tecnica. Una volta che il sigillo si è allineato correttamente questo implode facendosi sempre più piccolo attorno all’area da influenzare, quindi ne viene assorbito cercando di eliminare il problema per cui il sigillo era stato creato. Nel caso di luoghi o danni estesi il sigillo cerca di distendersi sull’intera area “infetta” cercando di distruggere il problema e di collegare il presistente tessuto sano con quelli sani vicini, cercando di ristabilire un collegamento fra i due.
    Questo speciale sigillo serve per riportare il tessuto della realtà o il fluire del cosmo alle condizioni normali. Una volta identificato quale sia il problema che affligge una determinata entità o luogo è possibile intessere su di esso questo sigillo per cercare di rimediare al problema che li affligge. I problemi che possono essere curati sono potenzialmente infiniti, da portali tra due diverse realtà da richiudere, a spettri che devono essere esorcizzati, da influenze cosmiche maligne che minano la stabilità del flusso emotivo e mnemonico di una persona fino anche all’interferire con altri sigilli. Il limite risiede nel fatto che questo tipo di sigillo non può curare il dolore fisico, mentale o spirituale che quella particolare condizione ha provocato, né può intervenire su qualcosa o qualcuno prima che questi venga afflitto da una condizione che ne modifichi le caratteristiche.


     
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    III

    L
    'abisso ruggì di fronte ai guerrieri, senza fare distinzioni di sorta. Ogni cosa cominciò a venire attratta da quella fenditura nella realtà, generata dalla commistione di fin troppi poteri blasfemi. Una ferita orribile, nera, atta a divorare tutto ciò che era reale e concreto, ma con particolare bersaglio il potere che animava ogni cellula degli araldi lì presenti.

    A Johanna mancava una incredibile quantità di dettagli riguardo cosa stesse succedendo in quel luogo, era giunta solo a portare la violenza e scongiurare una minaccia terribile che si stava espandendo su quello che a tutti gli effetti faceva parte del suo regno. Ma a quel punto aveva già capito come ci fossero delle implicazioni più grandi, rischi più terribili di quanto aveva immaginato all'inizio facendo irruzione sul campo di battaglia. Come quella volta in Australia, c'era nuovamente in gioco l'integrità dell'esistenza stessa, e stavolta le orribili alleanze dei loro nemici avevano puntato i loro innumerevoli e disgustosi occhi su chi si occupava di mantenere la realtà integra in primo luogo: i figli della madre, gli araldi, gli ultimi difensori di tutto ciò che esiste in senso proprio.

    Tolta l'enorme posta in gioco però, quello per Johanna era un giorno come un altro. Scendere in battaglia contro nemici terrificanti e potentissimi, rischiare di venire uccisa a ogni colpo scambiato, o peggio. Quella era la sua vita da anni ormai. Ci era abituata, e ormai non avrebbe chiesto nient'altro dal semplice atto di esistere in quel mondo dannato. Johanna era una macchina da guerra, e le circostanze erano tanto gentili da fare sì che ogni sua guerra fosse giusta. Data la sua particolare posizione nel campo di battaglia - specificamente DENTRO Amaterasu, Johanna trovò ragionevole concentrarsi sul difendere la seconda per difendere anche se stessa.

    Il suo cosmo si espanse nel corallo che aveva già diffuso nel corpo di Amaterasu, forzando ulteriore crescita alla popolazione di Sentient e spingendo verso l'esterno, sulla superficie di qualunque forma stesse assumendo in quel momento e manifestandolo come una grande quantità di squame intersecate, generando quello che poteva sembrare all'esterno come pelle di drago. Mentre tecnicamente lo era, era anche una serie di scudi capaci di muoversi sul corpo mutevole dell'araldo in modo da difenderlo in modo efficace e seguire i suoi movimenti in ogni caso. Ognuna delle squame brillò del pieno potere della primarca, diffondendo così anche il legno per sorreggere il tutto come una infrastruttura. Questo, unito alla difesa che Amaterasu adottò contro quella particolare minaccia, si dimostrò una discreta difesa contro quello che stavano affrontando.

    Johanna sentì il proprio corpo tendere verso la direzione di quell'abisso, il suo sistema muscoloscheletrico decisamente provato dalla pressione e dall'attrazione generata contro di loro. Strinse i denti mentre sangue e polvere di corallo sottocutanea si diffuse attorno a lei, strisciando come lunghe serpi rosse nel corpo di Amaterasu e sbucando dalle intercapedini delle squame. Fece male, molto, ma non fu una sofferenza comparabile alla terribile sensazione che le dava quell'accanirsi contro la forza che la manteneva in vita e in guerra. Si sentì indebolire progressivamente. La forza del mostro era grande, molto più grande della sua e se non fosse già stata dentro il corpo di Amaterasu l'avrebbe subita in pieno.

    La forza e l'energia scivolò dal corpo di Johanna rapidamente, al punto che la testa cominciò a girarle e trovò difficoltà nel respirare, dato che il mantenere il corallo nei suoi polmoni per fare ciò richiedeva uno sforzo conscio di energia cosmica. Doveva togliersi da lì.
    In quel momento il pensiero di Chernobog la raggiunse e questo la scrollò dal torpore che l'aveva assalita, anche solo per un istante. Il suo cosmo si espanse al di fuori del corpo dell'araldo e si diffuse nell'ambiente circostante, dove rimasugli di corallo e legno rimanevano ancorati a porzioni di terreno che ancora reggevano sorretti da tutta l'impalcatura creata dal continuo combattere. Le masse cosmiche si diressero verso ognuno dei combattenti, concretizzandosi nel vorticare delle acque dimensionali, rafforzate da legno che si inerpicava verso l'alto per lambirla. Ognuno di quei portali trasportò i combattenti - e l'intero corpo di Amaterasu con lei dentro - in un luogo più sicuro dove continuare a combattere, nello specifico oltre l'orribile massa divorante, dietro il mostro.

    Il sigillo di Nerthus, portato dal guerriero della grado, si espanse di fronte a lei in un magnifico arabesco di forze cosmiche. Johanna espanse il suo cosmo, gettando in avanti schegge di legno che continuavano a germinare nelle sue acque attorno a lei. Da quel semplice seme l'enorme massa cosmica di Johanna si espanse violentemente. Acqua e corallo si diffusero in tutte le direzioni, andando ad aggredire nuovamente con grande violenza il corpo corrotto in modo da dare un'impalcatura su cui il legno di Nerthus poté continuare ad espandersi raggiungendo così il sigillo. Le nature affini del potere dell'araldo delle piante combaciarono l'una con l'altra, così il potere del sigillo cominciò a scorrere sul legno, diffondendosi, seguendo la crudele impalcatura geometrica portata dal potere della primarca. Il tutto per continuare nell'opera già iniziata di distruggere il corpo materiale ospitato dall'angelo e per supportare l'azione purificatrice del grande sigillo di Nerthus.



    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Danni fisici diffusi su tutto il corpo, grande debilitamento energetico
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI difendo me e amaterasu con scaglie di corallo e legno mentre ama difende entrambi a sua volta, poi genero portali per tutti per riposizionarci dopo la difesa. Poi uso il corallo e l'acqua e di conseguenza il legno per diffondere e rafforzare ulteriormente il sigillo di Nerthus, oltre a spaccare ulteriormente il corpo del corrotto perché oh il corallo quello fa

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


    TECNICHE

     
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    i have no idea what i'm doing

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    Atto III - terza scena




    Echi di pura energia smuovevano la terra, l’aria, l’acqua e la natura stessa delle cose.

    Le forze in gioco erano non solo a livello di potenza, ma anche di concetto, capaci di riscrivere la Realtà con la loro semplice presenza. Inizio, Potenza, Conservazione, Fine, Equilibrio… il Mondo stava ruggendo in faccia a quel corpo estraneo, squarciandogli sia il fisico che mente che la mente, con arti, ali e materiale alieno che riscriveva la topografia dell’America in secoli a venire semplicemente con la sua caduta sul terreno. Esplosioni, crateri, aperture nella atmosfera e nella composizione dell’Ozono, per non parlare della vita microbica ormai sterilizzata. Oberon sentiva tutto questo, e soffriva.

    Il pianeta stava soffrendo, ma era un male necessario al fine di estirpare qualcosa di peggio. Tutto sarà ricostruito, la Vita tornerà, di ogni tipo e aspetto nelle terre della California… dovevano solo compiere il loro compito, la loro ragione d’essere, il Codice che era scritto nella loro essenza.



    Pilastri delle Realtà, Dei della Natura.
    Araldi di G.E.A.



    Concluse il suo teatro mentale, sfiduciato della presenza di quel mostro ancora nel Piano Materiale. Ferito e dolorante, nonostante i loro attacchi congiunti. Una presenza che da sola creava errori nella realtà, aliena nel concetto più profondo del termine, e con urla maligne come ben poche cosa al mondo aveva visto nella sua vita emanava versi che non erano parole, ma una miscela di concetti nella loro forma più pura, idee di sofferenza, dolore, rabbia, odio verso tutti e tutto. Chiunque avrebbe potute capirle, indipendente dal linguaggio e dalla sua specie, dalla più piccola della formica a un titano.



    Se fa male puoi sempre arrenderti… ma sappiamo tutti che non lo farai mai, angioletto! - Tentò di ironizzare il monarca mentre volteggiava nel cielo con sangue verdastro, mischiato a luce dell’angelo, che gocciolava come rugiada dalle ferite della sua vera forma. Strinse le labbra nascoste dal suo vero aspetto, mentre glitch a forma di insetti lo circondavano, segno di un cosmo pronto a scattare aspettandosi ogni cosa. L’impronta mentale dei suoi fratelli era presente e vigile, cosi come i due umani… affaticati e feriti, ma c’erano ancora.


    Contento che siete ancora interi – disse mentalmente a chi poteva sentirlo, espandendo di nuovo il suo cosmo oltre i limiti, aumentando il numero di connessioni alla Realtà – pronti per il terzo atto? Il nostro amico qui non penso sia nelle condizioni di un bis.




    Una risposa fu un silenzio tombale, alieno, figlio di un mondo senza tempo né luogo che rendeva il caduto ancora più spaventoso e ostile dopo le sue urla.
    La Speranza che fosse un segnale positivo non passò nella mente del giovane dio neanche per un momento. Ormai si sarebbe stupito nel vedere un nemico cadere al suolo e non sputare da qualche orifizio sotto le ascelle un mostro mitologico mutato… e qualcosa di innaturale infatti accadde.

    Qualcosa che non era una bocca ma agiva come tale si aprì in modo disgustoso facendo cadere ulteriore braccia sul terreno sollevano pesanti nuvole di polvere che vorticando in un moto a spirale sembravano prese da un gorgo. L’aria attorno al caduto era strana, turbolenta in modo non euclideo iniziando ad aspirare i detriti, il vapore acqueo, i gas atmosferici, lo stesso cosmo e ogni cosa esistente davanti a se in modo violento.
    Un vortice, con una apertura perfettamente circolare, stava ingoiando il Mondo e coloro che lo stavano difendendo.



    La pressione era immensa, e inizialmente Oberon ancora in aria fù preso alla sprovvista, fino a quando non si ancorò telecineticamente a quel pezzo di realtà mentre macigni e piccole colline venivano strappati dal terreno sotto di lui per sparire oltre l’orizzonte degli eventi. Gli aghi di luce che ancora riempivano il campo di battaglia erano anche loro diretti verso l’Araldo e i suoi alleati, e iniziarono a colpire come una pioggia di dolore, infrangendosi contro la darian fusa con il suo corpo e l’anima nascosta al suo interno. Anche le urla cadevano oltre quel buco nero, e se non faceva qualcosa tutto il suo cosmo sarebbe svanito in quel portale.

    Ma non l’avrebbe mai fatto… aveva Fratelli e Sorelle, Sudditi e Amici, Amore e Nemici che avevano bisogno di lui… e quel Vuoto Cosmico non era niente rispetto alla Tempesta del Monarca.


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    «…the isle is full of noises
    Sounds and sweet airs, that give delight and hurt not.
    Sometimes a thousand twangling instruments
    Will hum about mine ears. »




    Ogni forza fisica era solo un movimento di oggetti nello spazio, in una coincidenza di spazio e tempo derivati dalla percezione. Vettori, né più e né meno… e come ogni gruppo di vettori potevano essere annullati o indeboliti se incontravano una Forza contraria.
    Concentrandosi davanti a se, con l’energia donatagli, la mente di Oberon andò a toccare ogni punto davanti al caduto, generando un moto di forze psicocinetiche contrarie che sottraevano sempre di più efficacia a quelle fauci blasfeme.

    Pezzi di roccia troppo grande precipitavano attorno a loro non possedendo più adeguata spinta per liberarsi dalla gravità terrestre, lui e i suoi fratelli sentivano meno la spinta verso quel buco e anche il flusso di cosmo rubato andò a indebolirsi, anche se a costo di un immenso sforzo da parte dell’Araldo dell’Equilibrio. Sforzo che non annullava l’effetto, ma avrebbe dato tempo… tempo per gli altri di fare la loro mossa.


    Chernobog, spiando dentro l’essenza del Caduto, aveva visto una possibilità. Una strategia. Una via per Finire questa Storia. Disse mentalmente a ognuno di loro il suo piano, esorcizzarlo tramite l’unione dei loro poteri in un sigillo creato dal Guardiano di Thule e la Regina dell’Atlantico, in modo da far si che la Realtà stesso lo schiacci come un barattolo nelle profondità degli abissi marini.



    Ci sto provando fratello, ma se lascio anche solo per un secondo la concentrazione questo coso ci divora… magari un piccolo aiuto? - chiese mentre la sua forma si frammentava nella percezione di se stessa a causa dell’enorme uso di cosmo, mentre sangue e anima colavano senza sosta… per poi vedere un familiare portale aprirsi accanto a se, profumato di sale marino e corallo, nel quale saltò per salvarsi.



    Al sicuro, insieme ai suoi fratelli, all’uomo della Grado e Johanna, cerco di riposizionarsi questa volta inginocchiandosi sul terreno con sempre gli occhi fissi sulla creatura angelica. La sua stessa essenza vibrava come se fosse sul punto di spegnersi, lo sforzo era stato enorme cosi come la perdita di forze… tuttavia era ancora vivo e poteva combattere.


    Su su, non essere così plateale – ammoni bonariamente il ragazzo al Dio Nero – abbiamo un lavoro da fare, non perdiamo tempo e iniziamo lo spettacolo!


    Oberon percepiva l'essenza del sigillo che le mani umane hanno iniziato a dipingere con il loro cosmo e la loro concezione di natura, ma era solo una piccola parte di ciò che potevano comprendere e tessere.

    La Fine aveva già iniziato a riempire i glifi con concetti di morte e di putrefazione, e l'eco della Crescita era il pulsante legame che si espandeva nel corpo rubato alla corruzione. Ma mancava ancora tanto… c'era un bellissimo finale e un frusciante vitalità, ma la struttura era ancora acerba. Un qualcosa dove gli Araldi potevano far attecchire il loro paradigma, dove la Vita poteva avere un senso, un velenoso senso che avrebbe rigettato l'essenza dell'angelo.

    Muovendo elegantemente le braccia d'ombra, l'Equilibrio iniziò a intrecciare strali di cosmo e percezioni, di forze che andavano a interagire e davano colore, suono, gusto, tatto e aroma in una struttura che andava a incidere la realtà fisica in una ragnatela di pura armonia dinamica.


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    L'essenza percepibile del mondo, che possa bruciare ed esorcizzare questo elemento estraneo e annienntarlo completamente.







    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu Suprema
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: Potenziato (Sigilli Nerthus + Thule), corazza bucata cosi come corpo e anima, forte perdita di cosmo.

    - Riassunto Oppongo il risucchio con una forza psicocinetica contraria sia a me che agli altri, subendo parte del risucchio energetico e urti con gli aghi di luce, per poi fuggire inel portale di Jo. Fuori, mi unico all'esorciccio mettendo anche l'Equilibrio dentro al sigillo.



     
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    Una spada a cosa serve?
    Filosoficamente a proteggere se stessi. Una spada è un atto di superbia. Filosofica, religiosa o brutalmente di superiorità. Fisica o mentale che sia.
    È un arma. Prima ancora della filosofia, di protezione, di qualsiasi cosa rimane un arma per sopprimere l'avversario.
    Non c'era, e mai vi sarà, null'altro che questo.
    Alzare e calare il ferro in un moto di distruzione totale. Annientamento.
    Che fosse del corpo, della mente o dello spirito cosa importava? Amaterasu voleva solo annientare nel più brutale significato del termine

    Ridurre a niente



    Solo furore cieco, primevo, dei figli del mondo.
    E la spada calò infinite volte sul bastardo cagato nel suo mondo. Che col suo fetore inquinava l'Opera Della madre, che con il suo fiato ammorbava il suo essere.
    Era stato cagato in questo mondo divenuto una latrina.
    Ma era davvero così?
    Lo sterco doveva rimanerci?
    E nei colpi portati, negli affondi, nel taglio si inneggiava ad una gloria, ad una melodia che era divenuto grido di battaglia contro l'Abberazione.


    « Potranno vincere? »
    Il tono di Nikolaus tradì la preoccupazione. La domanda non fu che conferma dell'espressione che ombrava il viso.

    « Non lo so...forse. »

    Shinatsuhiko si teneva il fianco, un braccio cadeva morto lungo il fianco. Le ferite non si contavano nemmeno più mentre attendeva guardando il rumore di una battaglia che non era la loro. Non più comunque. « Aspetteremo così? »
    Aspettare. Lo aveva fatto per una vita e farlo adesso lo faceva diventare matto. Sentiva che il fiato gli mancava, come se annegasse.
    E lo odiava. Si odiava.
    Ma attendere, adesso e in questo preciso istante, era giusto.
    Cosa? Un miracolo? O forse qualcosa in più.

    « Non possiamo essergli di aiuto. Nessuno di noi lo è. Possiamo solo attendere. E sperare
    Non nascondeva la paura di una completa disfatta, il timore di perdere.
    Sarebbe stato sincero, per una volta. L’attesa e la speranza mischiate; attesa e speranza che erano le dimensioni costitutive della vita, ora si perdevano l'una nell'altra in quei cuori. Che battevano e si stavano battendo per il futuro, quindi con la vita che aveva da venire. L’attesa con l’avvenire immediato solitamente legato a un evento, la vittoria di quel nugolo di coraggiosi, la speranza con un futuro lontano pieno di promesse. Una nuova alba. Sperando...attendendo...pregando...e l'angoscia come un sudario a velare tutto questo.
    « Non mi resta che pregare e sperare.»
    Proseguì stanco, abbassando appena le spalle, non sopportando più il peso di tutto questo, troppo grande per le spalle di un uomo. Ma dandole nelle mani di chi aveva la forza di reggere tutto questo. Di proteggere la speranza e garantire un futuro.





    Esplosioni. Così forti da ridurre in cenere tutto ciò con cui collidevano. La California tremava di furia e odio. Era una distruzione senza freni, senza discriminazione alcuna. Era una violenza con l'acciaio fatto di odio e di una volontà da entrambe le parti di uccidere al livello filosofico e fisico.
    Amaterasu danzava tra i flutti in un armonia che cozzava con quello che stava portando Kusanagi.
    Combattere.
    Il suo paradigma, il suo significante era sempre è stato solo questo.
    Combattere nella tenebra e nella disperazione, contro oceani fatti di sangue e budella, portando il peso della Realtà sulle spalle, la responsabilità, i sogni, la vita offerta in sacrificio di chi oggi aveva combattuto.
    Di quei cadaveri spazzati dalla battaglia, di tendini rotti insieme alle ossa. Picche e asce e spade si abbassarono a grappoli, come una orrida selva obliqua.
    Le loro corti e la Corruzione in avanti, gli uni sugli altri, gli uni addosso agli altri. Una giostra di arti sradicati, picche spezzate, teste tranciate.
    Getti rossi volarono a perdersi nella terra.
    No...
    Non erano perduti. Quel sangue era con lei. dentro di lei.
    Ecco perché non ebbe paura quando l'Abominio fagocitò la Realtà rendendola cloaca per cagarci dentro la sua merda.
    Saettò Kusanagi a difesa muovendo con la terra e i minerali. Sentì la forza di Johanna scivolargli addosso, abbracciandola in una difesa ulteriore.
    Piazzò il sinistro a terra e divenne un qualcosa che voleva solo resistere.
    La terra si alzò ricoprendo le sue gambe, mentre altri propaggini di terra e minerali saettarono attorno ai suoi fratelli e al ragazzino della Grado.
    Resistere. Dovevano resistere contro quella forza abominevole.
    Stava letteralmente sfidando quella potenza in uno scontro impari eppure non c'era né paura, né esitazione in quello sguardo.
    La fiamma ardeva.
    Quel bastardo cercava di assorbirli, di divorarli tutti. Vi era solo il silenzio del Nulla ora.

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    Sfidò quella potenza con la sua Volontà fattasi Terra. Sentì la gamba destra fare un rumore secco. Le ossa avevano bucato carne e muscoli. la pressione generata era troppo forte ma continuava a resistere generando fiumi di terra che andavano a sovrapporsi a quella che si staccava, che si rompeva e diveniva sabbia sperduta in quel ventre nero e abissale. La spada si mosse e con essa un Muro colossale si frappose tra quel Buco Oscuro, grembo di Orrori, e Loro.
    I Pilastri della Realtà contro il Vento del Nulla. L'oscena, assordante, Nulla che voleva solo e solo Loro. Amaterasu piantò se stessa nella Terra del Mondo divenendo essa stessa un colossale muro.
    Sfidò quella forza con la sua imperante volontà.

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    « Provaci! »



    Un enorme massa di terra si era alzata al movimento di Kusanagi. Stava letteralmente cercando di bloccare quella voragine. Un muro a frapporsi davanti alla Voragine in un estensione di duecento metri. Al tempo stesso cercava di tenere i suoi fratelli ancorati al suolo mentre sfidava la potenza del Caduto.
    La spada dritta davanti a sé, il suo cosmo divampava. Sentì tutti quegli aghi colpirla ancora e ancora e ancora.
    Ad ogni colpo era come se una parte di se stessa venisse strappata, divorata quasi eppure la gamba destra andò in avanti, accompagnando il movimento con la mano sinistra da cui nacque uno scudo torre che piazzò a terra per avere un appoggio.
    Resistere. Sangue copioso bagnò la darian e la terra di cui era ricoperta. Johanna la stava difendendo con la sua forza ma anche così si sentì spingere di più verso quelle nere fauci.
    Ma quando l'avrebbe ghermita?
    Fino a che avesse aria nei polmoni? O sangue nelle vene?


    Non è mai finita.
    Non vi è cenere che non sogni ancora le carezze del fuoco.




    Allungò lo sguardo avanti a sé, Amaterasu, orgogliosa e superba dalla sua posizione di difesa, eretta e fiera come una nera regina d’inferno. Rivoli di sangue mischiato al sudore, il suo viso incoronato dalle ombre che lo rendevano duro, i suoi capelli catturavano il sole. Un sole nero, invero, perché coperto da aberrazioni e oscurità; effigie e personificazione di un’apocalisse che voleva abbattersi sulla Gloria della Madre.
    Questa era una Guerra che molti avrebbero tramandato per secoli, blaterando di padre in padre, da madre in figlio, da sorella a fratello, di un nugolo di uomini e araldi opposti al Nero Nulla. Di uomini ed eletti che morirono valorosi, fra scuri e sciabole, fra zanne e artigli, tra budella e piscio, fra sangue e lacrime.
    Ma non avrebbero parlato di lei, non avrebbero sporcato il suo nome con simili idiozie né insozzato le sue gesta con futili pomposità; perché non sarebbe morta, né avrebbe versato ancora lacrime e sangue in questo giorno disperato.
    Amaterasu era il Sole. E come tale sarebbe sorta per spazzare disperazione, morte e mostrare la verità.
    Una verità che fu chiara nel pensiero di Chernobog.

    «° Ti seguo.°»

    Non disse altro perché non serviva. Ma soprattutto perché non poteva. La forza per urlare doveva tenerla per abbattere questo grandissimo figlio di una vacca incenerita.

    «° Distruggiamolo del tutto e buttiamolo fuori dalla nostra Realtà. C'è stato anche fin troppo tempo.°»

    Lei era un arma. Uno strumento di distruzione. Da usare per portare l'Inizio lì dove non vi poteva essere Nulla.

    UN' UNICA FIAMMA



    Questo erano e il loro fuoco avrebbe divorato persino il Creato.
    Vide il portale di Johanna al suo lato sinistro. C'era un piano in atto in un meccanismo così naturale che univano le essenze di chi stava combattendo su quel piano di Realtà.
    Perché la responsabilità del Mondo non erano solo sulle loro spalle.
    Loro reggevano questa Architettura definita Realtà ma era una responsabilità di ogni vita combattere per essa. Perché col Nulla non si scendeva a patti.
    Sentì la possanza antica del potere di Seadragon avvolgerla, fluttuare in oceani primordiali, dove nemmeno lei aveva potestà alcuna, e sarebbero apparsi dietro il Caduto.
    Aveva percorso vene segrete dello spazio tempo, trasportata dal potere di Johanna ed ora poteva vederlo il Bastardo. Lontano dal potere di attrazione sul lato destro. Vedeva tutti loro impegnati. Il ragazzino della Grado, Chernobog, Oberon e Pan.
    Loro facevano parte di tutto questo e avrebbero combattuto per la loro vita, il loro diritto ad essere, di continuare ad alimentare le loro fiamma e ricongiungersi al Fuoco Segreto per ridiventare un unicum e partecipare della Melodia della Creazione.
    La sua schiena era un crogiolo di dolore. Sentì il sangue in bocca, sentì le ossa urlare.
    Eppure aveva la presa su Kusanagi forte e salda.
    Tanto bastava.
    E se lo sarebbe fatto bastare.
    Aveva ancora forza e orgoglio per avanzare. La volontà di continuare a dare battaglia. Di continuare ad avanzare, a lanciarsi nelle Tenebre più profonde se questo significasse salvare la Creazione.
    Cosa importava dunque delle ferite? Del sangue? Di ossa rotte? Della sua forza strappata?
    Non su questo si basava Amaterasu.

    Amaterasu O Mi Kami, La Più Grande Dea Che Risplende Tra I Cieli non basava la sua forza sul concetto più puro del significato di Forza.
    Ma su qualcos'altro.
    Non quello di non arrendersi mai. Ma di rialzarsi nonostante ogni dolore, ogni sconfitta, ogni ferita subita, ogni perdita, ogni responsabilità, ogni attesa disillusa.
    Continuare ad avanzare.
    Non guardarsi indietro mai. Non al dolore. Non a chi ci aveva lasciato. Non a chi era morto oggi.
    I suoi occhi erano sempre sul prossimo orizzonte. Pronta a meravigliarsi, a soffrire, a gioire di tutto quello che ci fosse al di là.
    E il suo cosmo fluì sulla lama.

    «° Jo potrai raccontare a tutta Atlantide di oggi.
    Portiamo l'Inizio nel Nulla.
    É stato piacevole averti dentro. Sai che risate ricordarlo fino alla fine dei tempi a Pan? Ho trovato nuovi modi per sfotterlo nelle prossime ere.°»


    Lo disse con la sua mente toccando quella della Regina dell'Atlantico. Con quel modo assolutamente imprevedibile che aveva. Con quella risata che anche in momenti tetri come questi non perdeva mai.
    L'Inizio non conosceva paura né stasi perché non era nel suo paradigma esserlo. Nella pagina bianca vi era tutto e non vi era niente. E quindi rise. Rise perché altro poteva essere scritto oggi.

    «° Andiamo! Siamo nati per questo.
    Insieme fino alla prossima storia!»


    Lo disse a tutti loro come una madre ad una figlia. Come un fratello. Come un'amica. Lo disse preoccupandosi ancora per loro, perché di se stessa non aveva preoccupazione alcuna. Né di quello che doveva essere fatto. Né del sacrificio che poteva richiedere.
    Il suo cosmo bruciava. La sua Royalty risplendeva su di lei come matagane fatte di ogni elemento che turbinavano, a mò di gioielli, intorno a lei. Corona dell'Imperatrice della Realtà. Stava divenendo un tutt'uno con il suo paradigma. Il suo cosmo, la sua Royalty, il suo spirito erano una spada.
    No.
    Una lama.

    No.

    Un taglio.
    Amaterasu era sempre e solo questo.
    Ci fosse stato un nemico? Lo avrebbe tagliato.
    Più nemici? Li avrebbe tagliati.
    Malal? Lo avrebbe tagliato.



    To cut properly, you must continually self-annihilate when cutting. Your hand must become a hand that is cutting, your body a body that is cutting, your mind, a mind that is cutting. You must instantaneously destroy your fake pre-present self. It is a useless hanger on.




    La sua lama brillò di luce spuria. Per poi diventare un arcobaleno di colori mai visti prima. Lo spirito e il Cosmo. Ago e Specchio. Ogni elemento fondante la Realtà. La sua Royalty. La sua essenza. Non era ancora il momento di colpire.
    Non ancora...non ancora... Perché? Il Caduto era ancorato alla Realtà ma senza la sua Gloria fu come trovarsi in una camera a gas.
    Aveva trovato un palliativo - una maschera antigas - il corpo della Corruzione.
    Ma nemmeno quello poteva salvarlo ancora. Il suo spirito aveva poco tempo eppure con il suo potere anche un secondo sarebbe bastato per distruggere i legacci e i sigilli di G.E.A.
    Dovevano abbatterlo. Distruggerlo e riportarlo al grado 0.
    Nel Nulla che lo aveva cagato nella sua Realtà. Ecco cosa stavano facendo. Ecco cosa doveva fare.
    Ingabbiarlo. E poi fare come quando diede Inizio al Disegno della Madre.

    E Kusanagi ronzò come infinite voci. L'elsa stretta con tutte e due le mani. La punta in alto.
    Fendente.
    la gamba si ruppe in più punti accompagnando lo slancio del fendente. E fu come quando aprì i suoi occhi.

    xeNgGXn
    Kami sae mo kiru
    Tagliare Persino Dio




    Avrebbe portato il suo taglio nelle più profonde e oscene vacuità del cosmo. Avrebbe portato la melodia dove vi era solo una cacofonia senza senso. Avrebbe aiutato tutti loro a far arrivare quei sigilli ovunque. In ogni luogo. Persino alla fine dell'Universo stesso e oltre.
    Avrebbero tagliato. Avrebbero trovato quel bastardo, lo avrebbero predato come il leone faceva con la gazzella.
    Lo avrebbero divorato.




    CITAZIONE
    ENERGIA: SUPREMA

    STATUS DARIAN( LV VIII): Crepe su tutta la schiena e in alcune porzioni del pettorale.

    STATUS FISICO: Danno medio sotto forma di ferite da taglio e perforazione. Danno medio al fisico. Primi segni di affaticamento per il colpo allo spirito. gamba rotta per via dell'opposizione alla forza gravitazionale.
    danni da perforazione alla schiena alti. danni da sanguinamento e costole rotte. Privazione alta energetica.

    TECNICHE UTILIZZATE:
    FORMA TERRA
    Terra "è la nostra crisalide"
    Gli alberi rimangono intatti se tu te ne vai. Ma tu no, qualora se ne vadano loro.
    E su questa frase che si fonda Amaterasu e la sua forma che lo avvicina più al concetto di Creazione.
    Modellare la Terra come argilla. Essere lo Scultore di G.E.A e della sua Realtà. Essere intimo del pensiero del Dio Antico.
    In questa forma Amaterasu appare "normale". Nulla sembrerebbe cambiare nel suo aspetto; ma a ben osservare piccole crepe sul volto barbuto dell'araldo, così come la sua darian ci saranno. Venature color ocra.
    La Terra.
    E in questa forma è signore e padrone della terra stessa e di tutti i suoi attributi. Può far smottare la terra stessa come se fosse terremoto, creare frane e quant'altro. Persino creare faglie nel terreno per poter inghiottire più nemici. Può farla diventare sabbia e farle assumere mille forme per infinite forme di attacco. Può compattarla o disgregarla fino a controllare i minerali presenti sul suolo dello scontro.
    Ma essendo Terra, non controllandola ma essendone padrone ed essenza, può anche nascondersi in essa e creare cloni di sabbia e terra, così come avvertire, nel limite dato dall'Energia, se ci sono uno o più avversari intorno a lui.
    Può avvertire le vibrazioni nel sottosuolo e determinare non accuratamente, la posizione e il numero. Ma oltre a questo può diventare un tutt'uno con la Terra e nascondersi in essa, per poter effettuare attacchi repentini e imprevedibili in quanto l'intero terreno di scontro potrebbe essere Amaterasu. Che come uno scultore fa con l'argilla per creare opere sempre diverse, così gli attacchi, le forme, il modo in cui Amaterasu crea e danza con la Terra è imprevedibile e in costante mutamento.

    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE:

    FASE DIFENSIVA Trasformazione Terra, rimango sempre alla massima altezza possibile e cerco di ancorare tutti a terra e mi ancoro anche io. Poi formo un muro colossale davanti al Buico nero a mò di tappo per smorzare la sua forza attrattiva. Mi becco la qualunque cosa sulla schiena ma resisto col grado VIII, con Johanna che mi offre un surplus di difesa ma intanto mi succhia parecchia energia e mi fa male comunque.
    vedo il portale della bionda e mi ci fiondo dentro non volendo diventare un pantagruelico pasto.

    FASE ATTACCO Sono sul lato Destro grazie al portale e preparo il tutto. Unisco tutto ciò che ho tra apoteosi, cosmo straordinario, spirito e taglio. Un taglio enorme come se ritornassi all'inizio della Creazione.
    tento in questo modo di far penetrare ancora più a fondo i sigilli fin a livello spirituale, materiale con il caduto mettendo l'Inizio nel sigillone.
     
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    3

    Cominciò a sentire odore di bruciato.
    Aveva già provato quella sensazione, non era una sensazione esterna, ma più un simbolo dello sforzo del suo sistema nervoso. Rigenerazione e aiuti esterni erano notizie benvenute, ma lo sforzo del connubio corpo-anima era qualcosa di praticamente insormontabile. Il suo Io era sotto sforzo considerevole, e si sfogava facendogli credere di odorare pane bruciacchiato. Fu a causa di quella situazione mentale che lo costrinse a spendere qualche secondo per decifrare cosa aveva davanti.
    Una porta sul nulla si aprì davanti a loro, un buco nella realtà che cominciò a divorare tutto ciò che aveva davanti e intorno.
    L'istinto lo salvò ancora una volta.
    Il metallo che aveva preso forma di minacciosi rovi si sfaldò in polvere color ruggine, e quello fu il segnale. Si abbassò sul terreno, poggiandovi sopra le mani come un animale. Il metallo cominciò a crescere nella terra stessa, come radici di un albero maligno. I filamenti crebbero con frastagliature rivolte verso l'alto, per funzionare da ancore migliori. L'aria intorno a lui si muoveva come l'interno di un uragano. Il vento creato da quell'offensiva lo stava letteralmente smerigliando sulla schiena, come se qualcuno lo stesse grattugiando finemente.
    In quel picco di dolore che gli arrivava fino all'anima, vide una luce familiare. Un0energia che conosceva benissimo, e non come quella del pilastro Nerthus, che riecheggiava in memorie perdute, ma come una fiamma sempre presente nella sua vita. Non aveva bisogno di intuire che quella luce fosse qualcosa di positivo, lui sapeva che lo era, con ogni fibra del suo essere. Fuochi pirotecnici di cosmo, pietra, legno e anima infuriavano intorno a lui, un mattatoio di intenzioni che si scontrava sulla sacro tempio della Dea, dove ogni movimento del vento stesso era studiato come una danza senza musica.
    E Pan era li, tra incudine e martello, con una comprensione di ciò che lo circondava simile a quella di un pesce rosso davanti ad uno specchio.
    Ma non aveva importanza.
    Le sue mani, il suo corpo intero, dolorante e ferito, era ancora una delle armi finali, quella la cui ombra aveva plasmato la natura animale stessa. E quell'arma bramava di scrivere la parola “fine” a quella orribile giornata, iniziata orribilmente. Il ferro che lo ancorava alla terra cedette, e Pan si gettò nel portale.
    Era stanco, provato e ferito, ma qualsiasi posto fosse stato trasportato, si sentiva incredibilmente meglio rispetto all'essere flagellato continuamente.
    Davanti a se, la mostruosità abbietta, intono a lui, spettacoli della Creazione pronti a far sfociare la loro prepartazione alla guerra verso qualcosa che stava visibilmente arrancando.
    Quello era praticamente il match point, -la cuspide dello scontro che aveva provato mente e corpo di migliaia di individui, e pan, la Palingenesi dopo il Nulla, era pronto a chiudere questo capitolo nero.

    Altro metallo cominciò a materializzarsi sulla sua mano. Una sfera grange all'incirca quanto un peso da atletica leggera. Cosmo esplosivo incredibilmente pressurizzato, tanto instabile da distorcere la luce intorno ad esso. Aveva creato praticamente una bomba dal potenziale esplosivo incredibile, ma quello era soltanto l'inizio.
    Assunse la posizione da lanciatore, mentre il suo cosmo brillò prepotentemente.
    Se uno spillo avesse viaggiato alla velocità della luce verso il pianeta Terra, avrebbe abbastanza energia cinetica da trasformarlo in una gigantesca palla di lava. Quella nozione era il motivo per la sua prossima offensiva. Una straight ball diretta verso di lui, tanto esplosiva da spazzare via una città, tanto veloce da viaggiare al battito di ciglia.
    Non la più elegante delle sue trovate, ma non gli interessava minimamete.


    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA SUPREMA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Braccio sinistro ferito e insensibile, schiena grattuggiana, SUCCO di energia
    MENTALMENTE -
    STATUS DARIAN - indossata, rattoppata con il legno, vere forma, buchi sull'avambraccio sinistro

    RIASSUNTO AZIONI - 452-4525873_the-loose-cannon-tf2-demoman-weapons-hd-png
    ABILITÀ -

    2:

    Chrysomallon squamiferum, detta lumaca piede di ferro.

    La lumaca-piede-di-ferro è un particolare mollusco che costruisce il suo guscio usando come elemento base il solfato ferroso, rendendo il suo corpo così ricco di ferro da formare un “piede” formato da scaglie metalliche. Questa forma dona a Pan la versatile, seppur limitata, capacità di usare l'elemento sopracitato.


    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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    IV




    Il sigillo si chiude tremando, completando le formule in un intrico di luce che diviene guida per il legno sacro.
    Il cosmo che si riversa al suo interno è tanto intenso da piegarne le linee direttrici. Per un momento il fiore pare collassare verso il centro, la forma dei petali si curva verso l'interno fino a convergere. Tutto si ferma, sospeso nel nulla.

    L'energia della Natura stessa - per quanto imperfetta e incompleta - si armonizza con quella dell'uomo, con la potenza degli abissi e con il rigore geometrico dei sigilli della perduta Thule. Sboccia, estendendosi in una gabbia dorata che attraversa lo spazio tridimensionale occupato dal Daimon. Le linee lo saturano, divenendo tanto fitte da sembrare un mare di cosmo solido comparso dal nulla.
    Un suono secco si propaga nell'aria, totalmente innaturale, tanto che solo istintivamente lo potete associare al rumore di qualcosa che si rompe.
    Emanando la stessa luce nauseante che il caduto usava come sua principale arma, milioni di filamenti impazziti eruttano dalla struttura cristallina, fuoriuscendo attraverso le spaccature delle ali.
    Il corpo si contorce mentre l'energia spirituale la abbandona. Gli arti si tendono con una forza tale da spezzarsi in più punti e sbriciolarsi, tornando materia inerte.

    La massa spirituale si agita, cerca di ritrarsi. La nuda anima del Caduto è tra le cose più orribili che poteste immaginare. I fotoni istintivamente attirati dal suo cosmo la rendono solo vagamente distinguibile contro il cielo della California, eppure anche quel poco che vedete è sufficiente a farvi rabbrividire. L'agitazione di quella massa pulsante è di per sé nauseante. I movimenti frenetici degli pseudopodi di luce possono far poco per nascondere la vera natura dell'essere, la crudele perversione di un ordine perfetto, tanto assoluto da distinguersi a fatica dall'orrore del Caos.
    Parte dello spirito è ancora ostinatamente aggrappato al corpo di carne, che pende quasi totalmente immobile come una marionetta sorretta da un solo filo. Il suo dolore è tale da investirvi in pieno a prescindere dalle vostre percezioni, entrandovi sotto la pelle oltre qualsiasi barriera fisica.

    Forse è solo per disperazione che riesce a reagire allo strazio causato dalla causticità del piano materiale.
    Pulsazioni irregolari provengono dal suo nucleo, che di istante in istante sembra farsi più opaco. Intorno a esso si aprono e chiudono piccoli squarci irregolari verso il nulla, troppo instabili per garantire alla creatura di attraversarli.
    Ondate di energia luminosa si irradiano dalle protuberanze informi che schioccano nel vuoto, cercando un appiglio, una via di fuga... qualsiasi cosa.

    6vgdAlI



    Note Master:

    Il gatto è fuori dal sacco. Lo spirito del Caduto tenta di proteggersi un minimo emettendo luce distruttiva per annichilire la materia che lo sta praticamente sciogliendo. Chi ha Spirito può vedere (oltre alla sagoma di luce malata) un'infinità di dettagli osceni altrimenti invisibili nella forma dell'anima. Sta letteralmente attaccato con lo sputo al vecchio corpo del corrottone e al contempo tenta di uscire dalla realtà per scappare, ma i suoi tentativi generano solo esplosioni di radiazioni+spirito che potete considerare un attacco distruttivo ad area a Energia Suprema che provoca nausea e tutti gli effetti di radiazioni oltre a quelli spirituali, ma è più un effetto collaterale dei suoi tentativi di sopravvivenza che un attacco in sé, quindi né mirato né concentrato. Ha bisogno di un'ultima spintarella nel cestino della spazzatura.
    Scadenza mercoledì 2 novembre.


     
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    Atto III - quarta scena





    Vita e Morte, Umanità e Natura, Ordine e Libertà.


    Gli opposti che si uniscono, che si intrecciano, che creano l’essenza stessa che è un “qualcosa”, qualcosa che è differente da ciò che non è possibile e concepibile nel mondo. L’Angelo è un qualcosa di esterno, un numero immaginario che può avere un senso solo in concetti teorici e non nella nuda realtà.

    Realtà che lo ha preso, strappato a forza dal guscio vuoto che stava usando come abito per poter rimanere in questo mondo. Chernobog ha visto bene, e con esso ha visto la Fine di questo scontro.


    Ogni singolo spostamento della creatura fa cadere una sua parte di quel falso corpo cristallino che costituiva il suo essere. Braccia, pezzi di pelle, tessuto delle ali… un crollo continuo di infiniti elementi blasfemi e orribili, ma che comunque non appartenevano a tale orrore, rivelando nel dolore più puro e concepibile una assenza, una impronta nel mondo, un eco di qualcosa che nella luce mostrava la sua sagoma, la sua idea che era corpo in universi esterni al nostro.

    L’essenza più vera di un angelo, un corpo nudo da qualsiasi essenza fisica che tentava di rimanere aggrappato all’ancora che permetteva la sua esistenza in questo mondo. Ogni singolo atomo che lo toccava era una pallottola, ogni fenomeno fisico una lama bollente immersa nel veleno. Suoni di rottura della stessa realtà, strane fluttuazioni nell’essenza percepibile del mondo per tentare la fuga di un qualcosa tanto sbagliata che il mondo stesso non è che la nasconde, ma non riesce a processarla.

    I fili di luce continuano a tentare di aprire portali, dilaniando la realtà fisica, facendola sanguinare di esplosioni continue di luce tossica e anima del mondo. Onde di tale disperazione iniziano a fuggire dallo spazio lacerato, in modo caotico e disorganizzato. Non un attacco mirato, ma comunque distruttivo per chiunque era attorno al gigante di luce.



    Muovendosi a velocità estrema, spire di roccia, aria, acqua e legno mosse dai poteri telecinetici dell’araldo iniziarono a sciamare attorno a lui fino a creare piccoli scudi estremamente compattati a diversi strati caricati e ricoperti del suo cosmo grezzo in modo tale da dissipare energia e radiazioni e difendersi come meglio poteva. Come piccoli pianeti, iniziarono a bloccare ogni onda di attacco che potevano, venendo distrutti e ricomponendosi in forme sempre più piccole con Oberon che urlava a ogni strale di energia che riusciva a superare le difese e colpirlo. Lo spirito,che gli veniva strappato via dalle onde d’urto spirituali e tenuto insieme solo dal cosmo dell'equilibrio, era forse anche più martoriato del suo corpo fisico.



    Buona parte della sua carne era nuda e putrefatta, con pelle/darian erosa dalle radiazioni, e la luce della sua potenza sbiadita dopo innumerevoli battaglie, ma lasciando cadere quel che restava degli scudi vide il momento propizio, vide ciò che doveva fare.

    Un Ultimo sforzo, solo uno. Un gradino verso una vittoria chiesta e sempre negata, un passo in avanti per il Pianeta.




    Il Caduto è ormai allo stremo, doveva solo essere colpito al suo cuore esposto, completamente spirituale, mentale, concettuale… una Idea vivente, una stringa di Codice estraneo che non poteva essere toccato se non da altro Codice. La parte più profonda del mondo, quello che c’è sotto. Quello che sono gli Araldi.



    Jo, Gao... grazie di tutto, ma ora il nemico è sulla soglia della Porta, e probabilmente solo noi possiamo toccarlo.

    Fratelli e Sorelle… non vengo a dirvi cose che già sapete. Nel nostro cuore, anima ed essenza noi siamo l’Essenza del mondo fatto carne, e se prima con il Sigillo siamo riusciti a strappare via quel mostro dalla materia, ora è il momento di farlo con la sua presenza nel mondo.

    Quando l’Orrore Rosso tentò di attaccare i Titani a Kiev, semplici eletti riuscirono a creare qualcosa di incredibile con i singoli pezzi del loro Codice, frazioni di quello che siamo. Amateratsu lo sa bene, perché lui era lì con me. Una piccola Estinzione di Massa concentrata su un solo essere.

    Ma per scacciarlo dobbiamo fare di più….



    realta







    Il re ferito si alzò nel cielo, ponendosi di fronte ai suoi commilitoni, con le mani avanzando in movimenti da direttore d'orchestra. Il cosmo le accompagnava, risplendendo di infinita luce color acquamarina, intrecciandosi in fili di Percezione e Concretezza che come una ragnatela coprivano il mondo.

    Sprazzi di luoghi e interconnessioni si potevano osservare fra le maglie di questa rete, immagini piatte e senza colori di scene di pura vita. Uccelli che volano in un cielo senza nubi sfuggendo dai falchi, geyser di un una provincia vulcanica in una sperduta tundra, funghi che crescevano sul cadavere di un caimano… essenze di Vita, di Materia. Storie brutte, belle, normali che tutti potevano comprendere e capire.

    Come per rispondere al suo richiamo, o forse semplicemente richiamato dall’istinto di essere Uno, le deboli radici di Nerthus venivano assorbite da tale crogiolo cosmico, che iniziava a prendere forma attorno a loro, con Oberon che sfarfallava nella sua essenza percepibile, bruciando il suo cosmo come mai prima d’ora.




    Ciò che va creato per distruggere completamente questo abominio, per essere certi di cacciarlo per sempre dalla nostra casa, deve essere Lifestream nella sua forma più pura e concettuale.
    Deve essere l’idea stessa della Vita, l’unione dei nostri Paradigmi… Coscienza, Anima, Spirito, Forza, Energia… colpirlo con l’essenza stessa della Realtà.

    Un attacco come un’unica Entità, come figli della Madre di tutti.




    Sorrise in una espressione dolce, rivelando con l’ombra della sua vera forma che si indeboliva sempre di più un viso stanco e ferito, ma grato. Avrebbe accolto e diretto ciò che erano. I loro pensieri e le loro speranza. Il loro odio e la loro determinazione. Un piccolo uomo che aveva l’onore di poter accendere quel fuoco primordiale e dare forma e senso a tutto questo.

    E non solo lui… non solo loro.



    Ovunque, nel mondo, la gente avrebbe sentito nelle profondità del proprio cuore il desiderio di farsi spada e scudo, martello e corona. E anche non sapendolo, con più del loro semplice respirare ma con il proprio vivere, avrebbero dato forza a questo attacco. Sentimenti, pensieri, concetti, niente di straodinario o banale, ma semplice, tranquilla, spietata e cruda vita. Una bordata immateriale che avrebbe tentato di travolgere senza pietà il caduto e solo lui.


    Brutale, sporco, figlio di pianti e rantoli della fame, di paura e di sconfitte.
    Ma Vivo, e incomprensibile per un Angelo Caduto.



    Oberon, Amateratsu, P.A.N., Chernobog

    (Moko, Harlan, Dennis, Audatia)






    GEA STIGMATA


    attacco_finale_sgravo









    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu Suprema
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: Potenziato (Sigilli Nerthus ), quasi senza armatua e pelle, forte perdita di cosmo.

    - Riassunto Difesa, incasso, Vita.



     
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    Non era finita. Il Caduto si dimenava come un verme sull'amo nella ricerca spasmodica della sua libertà. Di aria. Di fuggire via da tutto questo che era divenuto Veleno e Gabbia.
    E nella sua forma, visto che stava abbandonando la Corruzione, poteva essere visibile ai suoi occhi.
    Un'infinità di dettagli osceni . Una forma orribile a dirsi e a pensarsi. Difficile riuscire a descriverla, difficile riuscire a guardarla. Amaterasu lo fece e provò disgusto vero. Mai nella sua Creazione aveva pensato a tutto questo, perché non era nella sua natura deviare la Vita, aberrarla, facendola divenire un oscenità patetica di una forma più bella. Non era nella sua natura distruggere e corrompere, violentare e abusare.
    Quindi non poteva descriverla ma solo provare disgusto. Un vero e proprio disgusto che proveniva dal suo stesso paradigma.
    E quel suo corrompere, quel suo sciogliere la Vita, facendola diventare melma si propagò in ogni dove. Lo investì eppure non era più forte come prima.
    Voleva fuggire. Era solo questo che gli importava.
    Piazzò la spada a terra e una cupola di spirito si alzò a protezione sua e dei suoi compagni.
    Ennesimo sforzo ed ennesimo dolore. Sentì l'effetto di quel potere sulla sua pelle.
    Nausea e vomito.
    Si sentì accaldato e il mondo girò velocemente che perse l'orientamento. Si sentì così debole che persino il dolore alla gamba rotta ormai si era perso in quel mondo tramutatosi in grigio.
    Era stanco. Provava dolore.
    La sua pelle bruciò eppure doveva resistere. Anche se significa ingoiare il vomito, rigettare la nausea, continuare a resistere nonostante la pelle devastata, la febbre, il dolore, la gamba che ormai era divenuta insensibile e sembrava un corpo amorfo.
    Era ancora la sua gamba?
    Ma cosa importava ora?
    Se non lo fosse più il problema non si poneva. Il problema era solo quel bastardo che non voleva morire, che stava fuggendo lontano dalla sua spada e dalla Legge di G.E.A. Che continuava a urlare e ad inquinare il mondo con la sua presenza, il suo odio e la sua rabbia.
    Ma stava fuggendo. Fuggendo perché debole eppure sarebbe tornato. E con lui infiniti altri.
    No.
    Non poteva permetterlo. Un messaggio andava mandato a chi l'aveva mandato sotto il suo cielo. Un messaggio chiaro e inequivocabile.


    Pulsazioni irregolari provenivano dal suo nucleo, che di istante in istante sembrò farsi più opaco. Intorno a esso si aprivano e chiudevano piccoli squarci irregolari verso il nulla, troppo instabili per garantire alla creatura di attraversarli.
    Ondate di energia luminosa si irradiavano dalle protuberanze informi che schioccavano nel vuoto, cercando un appiglio, una via di fuga... qualsiasi cosa.
    Ma quel qualsiasi cosa non vi sarebbe stato. Finanche col corpo a pezzi, avvelenato, con il sangue che fuoriusciva dalle ferite, la schiena che era divenuta un crogiolo di dolore, con il pus dalle ferite infette, con il dolore, la stanchezza, quel mondo che da arcobaleno ora era diventato di un unica tinta smorta e grigia, senza più odore, senza più sapore, con la lingua che si attaccava ad un palato secco e le labbra che si spaccavano Amaterasu non gli avrebbe concesso la fuga.
    Spada e braccio erano un unicum.


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    « Non muore...»
    Tsuchigumo guardava la scena. Vedeva la depravazione e il sangue, il dolore e l'odio, l'abnegazione e la volontà. Guardava la battaglia degli Araldi e degli uomini contro l'Oscenità Perfetta del Caos

    « Morirà. Deve morire. Ele não escapará da ira deles. Però sono provati. Tutti loro. »

    Le parole di Amacunu erano come acqua scrosciante. Pura. Di una fonte segreta che non si sapeva dove fosse. L'Eletto del Rio Delle Amazzoni osservava con il suo cuore lo svolgersi degli eventi. I suoi occhi vuoti erano fissi davanti a lui, ma quelli della sua anima erano ben aperti e non perdevano un dettaglio della battaglia che stava squassando la California e buona parte della Costa Orientale Americana.«Eppure non lo lascerà andare e lo sai. Ma anche noi possiamo fare qualcosa. Lo hai sentito Oberon?»
    Aoandon aveva i capelli scomposti, madidi di sudore, della sua leggiadra compostezza aveva perso tutto. La sua voce un raschiare di unghie rotte su di una lavagna vecchia. Lo Yokai nobile degli Yokai che si nutrivano della paura altrui oggi provava lei stessa paura. Quando stava morendo aveva bestemmiato contro tutti e tutto perché amava la vita, amava la tenebra con cui predare le sue vittime. Amava la paura che instillava negli altri ma oggi lei stessa ne era diventata vittima. Lo si vedeva su quel viso distrutto dalla fatica e dal dolore. Eppure sorrise. Su quel volto bellissimo che nascondeva la più turpe e orrenda predatrice della Corte di Mezzanotte

    «Divoriamolo! Diventiamo la loro arma.»
    Non nascondeva la paura di una completa disfatta, il timore di perdere.
    Yoko Kurama si teneva il fianco. Sentiva ancora le ferite mortali addosso. Quando fu trafitto da centinaia di lame aguzze e i suoi organi spappolarsi. I suoi abiti erano ridotti a stracci. Lui, bello, perfetto, ampolloso nel vestire così come nel parlare, oggi non era nulla di più che nulla di meno che un essere di questo mondo. Non era lo Yokai Nobile del Clan Nekomata, né era più uno degli eletti della Corte di Mezzanotte più malvagi. Lui era uno qualunque che lottava per la propria vita e quella di questo mondo.
    « Posso ancora recitare in questo atto.»
    Menreiki stava godendo. Perché Oberon gli stava dando l'opportunità di essere ancora su questa quinta teatrale detta Realtà. Oberon stava allestendo lo spettacolo di morte e distruzione e Menreiki orgasmava a tale spettacolo. Persino ora, persino adesso, persino dopo aver conosciuto la morte, la sua sete non si era placata. L'Artista della Tragedia tornava a recitare nello spettacolo più entusiasmante che ci fosse. Il suo corpo da bambola di porcellana perfetto era distrutto. Mancavano le gambe e gli arti. Il viso perfetto, disegnato da un artista, era completamente sbavato e i colori un tempo lindi e brillanti ora erano solo un miscuglio senza senso. I capelli solo ciuffi bruciati. Nulla della Bambola della Morte rimaneva...tranne che il cuore.
    Il suo ingranaggio perfetto. Quello che rendeva possibile la sua esistenza. E batteva. Si batteva ancora. Era un cuore che aveva divorato infinite vittime, un cuore preso da centinaia di cadaveri diversi che avevano recitato il loro copione. Ma il suo ruolo non era ancora concluso e se doveva morire, ancora, lo avrebbe fatto tra gli applausi. Avrebbe recitato questo atto con Oberon stesso e la Realtà tutta. Le sue maschere vorticarono maggiormente, un anelito di vita lo teneva in piedi eppure tutto questo superava persino il dolore.
    Il pollice schiacciò il dito indice con un rumore secco.
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    « 死ね!
    SHINE!»


    E quel pensiero si fece grido e volontà.







    Oberon si alzò in cielo. Chiedeva un qualcosa che solo rare volte avevano fatto. Che lui stesso fece solo una volta contro il fiume abominevole della Corruzione in Giappone.
    Sapeva cosa stava chiedendo Oberon...lo sapeva molto bene e non disse nulla. Non c'era bisogno di dire alcunché perché le loro anime cantavano insieme.
    Quello che doveva essere detto lo disse Oberon ora era il tempo dell'azione. E sentì la forza della sua Corte correre lungo il suo spirito, accarezzarne il filo, temprarne l'acciaio.
    E nell'ora buia gli Eletti si alzavano ancora una volta. Stremati e distrutti nel fisico e nello spirito, ma la mente era una muraglia che non conosceva requie né cedimento. La loro volontà era intatta nel pensiero di annichilire il loro avversario, di salvaguardare la vita nella Realtà.
    E Amaterasu svettò nel cielo.
    Il suo cielo.
    E non poteva mai superare se stessa perché quel cielo era lei stessa. Nessuno poteva raggiungerla perché Lei era oltre tutto e tutti.

    Il sole è nuovo ogni giorno.




    E Lei pulsò di ogni cosa. Il Sole di G.E.A.
    Aprì i suoi occhi e incontrò la luce del Sole bagnare la sua darian bianca come l'Inizio, riflettersi sulla lama di Kusanagi che ancora non cedeva contro l'oscena forza del nemico, guardò il Sole con quegli occhi che non conoscevano stasi, fatti di infiniti colori turbinanti. Il suo cosmo provato e stanco ruggì un ultima volta e il braccio si sollevò. La lama posta in alto.
    Il simbolo di Amaterasu a crearsi. Un cerchio con due tagli.
    Perché nel Singolo vi era il Duale e nel Tutto il Particolare. E il suo cosmo divampò scevro da pensieri e dubbi.
    Abbracciò il mondo e la Terra. Rilucendo con il Sole stesso, mentre oceani bollivano in oscuri meandri rocciosi, per poi tuffarsi in vasche di magma e creare energia e forza. Geyser eruttavano, mentre la terra continuava inesorabile a distruggersi e a crearsi.
    Il capibara che sfuggiva al ghepardo, una farfalla posarsi su di un fiore, la luce accarezzare le foglie di un albero che danzavano ad una fresca brezza, mentre il ghiaccio resisteva al calore e le montagne si ricoprivano di bianco. Acqua a cristalizzarsi su di un lago di montagna quieto e solitario.
    Mentre il rombo del tuono squassava il cielo e il fulmine si gettava in un oceano tempestoso.
    Tutto questo era lei. Su tutto questo era Imperatrice. E quel cosmo brillò e fu il Sole di contro le tenebre. Abbracciò tutti loro perché né l'uno poteva essere senza l'altro, insieme scrivevano la Storia con la loro di storia.
    L'una non meno importante delle altre.
    Il Sole brillava e rifulgeva su Kusanagi alzata in un moto d'orgoglio e di rivalsa.
    Stretta tra le mani dell'Imperatrice...ed esplose la Luce.

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    Amaterasu-ō-mi-kami
    La Grande Augusta Divinità Che Regge Il Cielo.




    L'imperatore e il popolo formavano una sola cosa.
    Non esiste l'uno senza gli altri. Non esiste lama senza il ferro. Non esiste spada senza una mano che la impugni.

    Aho Mitakuye Oyasin
    Tutto è in relazione



    Perché questo mondo viveva di interconnessioni. Chernobog e Amaterasu. Nerthus e Pan. Oberon con tutti loro. Ogni eletto di G.E.A era interconnesso all'altro e tutti loro interconnessi al LifeStream.
    Johanna e Korin. Questo mondo e le Corti che avevano dato sangue e vita per esso. Atlantide nella profondità degli Oceani, il Grande Tempio e Asgard. L'Isola della Regina Nera con chi cercava di essere uomo e di portarlo alle vette degli Dei nella ricerca di potere e libertà. Tutti loro facevano parte dello stesso cielo. Tutti loro erano uniti da un filo denominato Vita.
    Perché partecipavano allo stesso modo alla Melodia della Creazione.
    Ognuno di loro era una nota bellissima, irripetibile, unica con cui contribuire alla Vita e alla Realtà.
    Amaterasu combatteva sempre ascoltando questa Melodia, danzando sul suo ritmo, sprofondando nell'oscurità, per poi risalire verso la Luce più abbagliante. Danzava al loro ritmo, danzava per essi e con essi, danzava e ogni passo si perdeva e non sarebbe più stato ma avrebbe contribuito al Tutto.
    La Vita era un fiume che scorreva in ogni dove; dividendosi in infiniti rami che provenivano tutti dalla stessa sorgente e ad essa sarebbero tornati.
    Amaterasu lo vedeva. E danzava con la sua anima lasciandosi trasportare dalla loro forza, dalla loro corrente per arrivare in posti che nemmeno lei poteva immaginare e creare.
    Non combattere per loro.
    Ma con loro. Come una di loro. Non Imperatrice ma guerriera. Con una spada in mano e l'orgoglio del suo pugno di fronte alle avversità.

    Non esiste notte tanto lunga, da impedire al sole di risorgere.



    Risorgevano dalla disperazione e dal dolore. Tenendosi ognuno di loro per mano. E riscoprendo forza l'uno nell'altro.
    Il vento divenne uragano, il mare maremoto, la terra terremoto e il magma Vulcano. Il ghiaccio tempesta e il fulmine tornado.
    L'uno nell'altro.
    Dentro l'altro.
    L'uno per l'altro.


    I cinque araldi, i Pilastri della realtà erano insieme e avrebbero dato la possibilità di risorgere a questo mondo. Kusanagi ronzò e fu urlo di Onryo. E la sua mente abbracciò ogni cosa.

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    «E se anche dovessimo morire non abbiamo motivo di piangere. Sapete perché?
    Perché se anche una sola persona potrà vedere l'alba della vittoria, il nostro spirito rimarrà impresso nella sua anima. Anche se dovessimo morire, anche se non avessimo eredi ognuno di noi lascerà la propria volontà al prossimo. Questa è l'essenza del potere posseduto dalla Vita stessa. Un' eredità non di sangue ma spirituale. Una catena di vite!
    »




    La sinistra strinse l'elsa. E tutti gli elementi furono Amaterasu e amaterasu fu loro. La terra stessa. Il Giappone.
    La Corte di Mezzanotte. Agartha. I suoi nemici. I suoi fratelli. I suoi amici.
    Tutto era una spada. Tutto era melodia.
    Ognuno partecipava perché la Vita doveva essere libera. Perché questo era il loro compito. Preservarla. Difenderla. E cosa importava del resto?
    Senza Vita non vi sarebbe stata fede, dogma, ideale, ossessione, amore, volontà, rabbia.
    La Vita era la cosa più importante. La Realtà l'architettura in cui poterla far fiorire.
    Ed oggi la Realtà stessa era tutti loro.
    Non i Cinque araldi ma un Mondo che pulsava al pari dei loro cosmi. Un abbraccio e un ringraziamento.
    E poi fu furia.


    Una bordata immateriale che avrebbe tentato di travolgere senza pietà il caduto e solo lui.
    Brutale, sporco, figlio di pianti e rantoli della fame, di paura e di sconfitte.
    Ma Vivo, e incomprensibile per un Angelo Caduto.

    Lo avrebbe conosciuto in tutto il suo splendore, in tutto il suo orrore, in tutta la sua rabbia e odio. E non avrebbe potuto raccontarlo. Peccato.
    Ma avrebbe visto chi dietro la nebbia di menzogna e incubi partoriva i suoi assurdi disegni.
    Finché vi fossero stati loro, finché cinque araldi odiosi e maledetti si sarebbero frapposti questo mondo non sarebbe caduto senza dar battaglia.

    Oberon, Amateratsu, P.A.N., Chernobog

    (Moko, Harlan, Dennis, Audatia)




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    G E A S T I G M A T A





    CITAZIONE
    ENERGIA: SUPREMA

    STATUS DARIAN( LV VIII): Crepe su tutta la schiena e in alcune porzioni del pettorale.

    STATUS FISICO: Danno medio sotto forma di ferite da taglio e perforazione. Danno medio al fisico. Primi segni di affaticamento per il colpo allo spirito. gamba rotta per via dell'opposizione alla forza gravitazionale.
    danni da perforazione alla schiena alti. danni da sanguinamento e costole rotte. Privazione alta energetica. Avvelenamento dato dalle radizioni sotto forma di nause a efebbre. Danno alto allo spirito.


    TECNICHE UTILIZZATE:

    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE:

    FASE DIFENSIVA Difendo me stesso con un cupolone di spirito e cosmo.
    FASE ATTACCO Gea Stigmata
     
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    Sacro Custode delle P.R.

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    alexera12
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    LOG: RIGHT BACK WHERE WE STARTED FROM – HERE WE COME LOG# 4

    DESCRIPTION:

    Quando un fulmine attraversa un albero prima brucia l’interno e solo dopo le fiamme si cibano della corteccia. Non c’era paragone migliore per descrivere quel momento specifico. Il potere di tutti gli araldi percorreva i glifi in lungo e in largo facendo vibrare l’intera struttura in maniera incontrollabile, consumandola inesorabilmente. Il suo potere, i suoi sigilli, da soli non avrebbero retto; Korin non ce l’avrebbe fatta. Erano le infrastrutture legnose, l’anima di Nerthus che circondava ogni cosa, a tenere in piedi quella purificazione. Il fiore viveva perché Nerthus conosceva i suoi fratelli e sapeva come gestirne il potere, perché sapeva come sopperire ai limiti umani che potevano solo imitare il potere della natura. Lo comprendeva. Lo accettava. La sua energia lo sosteneva. Uomo e natura cooperavano per un piccolo miracolo in terra.

    Il ritorno elastico dei rami, mossi con l’aiuto dell’Atlantidea, consentì al fiore di cibarsi del Caduto, facendogli provare sulla propria pelle il significato di quella collaborazione improvvisata, ma funzionale. Quella non era la battaglia dell’umanità. Era stato il caso, o come direbbe Alman il destino, a portar gli umani fianco a fianco alla Natura. Proprio quelli che con le loro azioni avevano impedito l’Armaggeddon ora lottavano per salvare quello stesso pianeta che avevano aiutato inconsapevolmente a distruggere.
    Ma quella battaglia non era loro. Quella era la contro-offensiva della Terra contro il male che l’aveva afflitta. Era la vendetta della Natura per gli eletti strappatigli, era l’albero che metteva nuove foglie dopo l’inverno.

    E la stagione più fredda era alle strette. Il Caduto aveva lasciato il vestito corrotto rivelandosi in tutta la sua piena luce. Era una stella che brillava malata, sempre più flebile in quel mondo materiale che inesorabilmente la consumava. Presto o tardi, con o senza il loro intervento si sarebbe spenta.
    Korin non riusciva a scorgerne le forme fin troppo luminose, distinguendo solo i suoi sbiaditi contorni contro il cielo sempre più scuro della California, ma avvertiva il suo lacerante grido. Non aveva idea di come fosse venir sciolti nell’acido, ne avrebbe voluto sperimentarlo, ma doveva essere così che si sentiva il Caduto, mentre moriva tra le più atroci sofferenze.

    E quello era un problema.
    I Daimon non morivano, non davvero almeno. Avrebbe lasciato quel piano di esistenza per tornare a quello di appartenenza, ridotto a poco più che un’idea di ciò che era, ma presto o tardi sarebbe ricomparso nel loro mondo a piena forza. Un nuovo corpo, una nuova identità, ma stessa ideologia. Sarebbe tornato a lottare per la sua signora, per le figlie del Primo Caduto e per la distruzione del tutto.

    Il secondo problema è che non potevano impedirlo.
    Non potevano sigillarlo nella loro acida realtà perché l’avrebbe ucciso. Non potevano portarlo altrove e rischiare che fuggisse. E se non fosse fuggito sarebbe morto comunque per la consistenza della loro realtà. Era impossibile per loro raggiungere una dimensione immateriale, solo per sigillarlo lì. L’immaterialità avrebbe ucciso loro. L’unica cosa fattibile era ridurlo in briciole talmente piccole che ci sarebbero voluti anni per ricomporre il puzzle, con la speranza che nel momento in cui sarebbe tornato avrebbero avuto gli strumenti per incatenarlo per sempre, o armi più adatte che un inetto custode ignorante.

    Nonostante l’agonia il Caduto non mollava. I suoi arti, se così potevano essere definiti, graffiavano la realtà, come a cercare un appiglio, o un modo per scappare da essa. I raggi di quel sole malato erano unghie sempre più sottili e corte, incapaci di aprire un vero portale per la fuga; perfetto. Sarebbe solo bastato accertarsi che quelle fenditure non collassassero l’una sull’altra per creare qualcosa di stabile e davvero preoccupante.

    Come se anche solo delle fenditure spaziali radioattive non fossero preoccupanti. Non erano propriamente ottime per la salute dei presenti nell’arena. Nuovamente chiese l’aiuto di Nerthus cercando di coprire tutti in una poliedrica cupola di sigilli, dove il legno di Nerthus, arricciato lungo i bordi di ogni poligono, avrebbe anche fatto loro ombra contro la luce morente del Caduto. L’attacco era caotico, dispersivo, debole per come l’avevano visto combattere finora, ma non per questo meno spaventoso; la caoticità rendeva quella pioggia imprevedibile. Cedeva sempre più cosmo alla struttura, ma sentiva i sigilli venire spellati via, come foglie che si staccano dal ramo a cui appartenevano. Il suo potere correva attimo dopo attimo a rinforzare i glifi danneggiati, a sostituire quelli distrutti. L’attacco era sempre più debole, il cosmo dell’essere sempre più flebile consentendo allo scudo di resistere ai vari dardi, sempre e solo grazie all’aiuto di G.E.A., ma qualcosa passava inesorabilmente. Un nodo alla gola, una vibrazione di tutto il corpo, un balzo dello stomaco, un giramento di testa, un restringimento della pelle scottata a freddo. C’era qualcosa di marcio e di sbagliato in tutto ciò. Un colpo di tosse. Non si sentiva al top. Non lo era da diversi minuti ormai tra la fatica e l’acido lattico che percorrevano i vasi allo stesso ritmo del cosmo, ma non era quello. C’era qualcos’altro di sbagliato. Di malato.

    Doveva smettere di combattere. Sarebbe stato l’unico modo per stare meglio. Voleva allontanarsi, voleva che fosse finita. L’anima pesava. Perché continuare a combattere in fondo? Era finita. Potevano andarsene e il Caduto sarebbe morto da solo. Era incapace di fare alcunché in quel momento.
    L’anima pungeva con ogni respiro. Un movimento dello stomaco, un rutto e sarebbe volata fuori dal suo corpo. Strinse i denti, chiuse la bocca. No. Ancora un piccolo istante. Solo uno.

    Ma perché farlo? Perché soffrire? Perché rimanere? Era finita, la natura poteva farcela da sola da quel punto in poi. Nerthus poteva aprire un varco e buttare fuori lui e l’Atlantidea. Quella non era la loro lotta dopotutto. La saint dei mari era arrivata casualmente inseguendo un corrotto dal suo dominio e lui era lì perché gli era stato ordinato; qualcosa sull’evitare che la situazione degenerasse, qualcosa sul creare un campo di contenimento sicuro o qualcosa del genere. La verità è che non lo sapeva. Combatteva perché gli era stato detto di farlo. Se avessero fallito sarebbero tutti stati nuclearizzati sul posto e tanti saluti a loro e all’America.

    Ma alla fine era tutto sotto controllo, no? Quel Caduto stava levando le tende e fuori avevano distrutto l’esercito di Ponto, o almeno lo avevano allontanato per il momento.
    Per quanto ne sapeva era finita.
    La pupilla si spostò verso l’Atlantidea che stava aiutandolo, quindi più indietro verso i quattro di G.E.A. Stavano preparando la mossa finale. « Jo, Gao... grazie di tutto, ma ora il nemico è sulla soglia della Porta, e probabilmente solo noi possiamo toccarlo. » Anche loro si rendevano conto dell’inutilità degli umani. Quello era il loro momento e loro soltanto.
    Cosa centrava effettivamente lui in tutto quello? Ci era solo finito in mezzo per uno scherzo beffardo del destino, l’ennesimo. Poteva smettere di imprimere cosmo. Poteva far cadere quella barriera. Poteva lasciar andare tutto.

    Oppure poteva prendersi l’onore di vederne la fine. Poteva assicurarsi che quel Caduto non tornasse su quelle terre per un bel po’ di tempo. Se non per se stesso per le generazioni a venire.
    E se non per quello per restituire agli araldi il potere che la loro sorella gli aveva concesso. “Grazie Madre Terra, ma ora, torna da loro.”

    La sua mano cosmica afferrò i sigilli che aveva già imposto su ogni alleato lì dentro. Li avrebbe stretti, agitati e da uno sarebbero divenuti due, una divisione cellulare fatta a codici della realtà. Si connesse ai sei sigilli appena creati ed ognuno di loro cambiò conformazione secondo il suo disegno. Le linee si allungarono o accorciarono, i punti di appiglio cambiarono posto, le lettere cambiarono forma.
    Un ultimo sforzo era tutto quello che serviva. Non potevano mollare adesso. Era solo una piccola spinta in più. Dovevano finire quella storia al meglio possibile. Doveva convincersene. Doveva convincere gli altri. Doveva evitare che il potere spirituale del nemico facesse breccia nelle menti stanche di tutti. Doveva dare loro forza, vestirli della potenza della loro sorella. Doveva assicurarsi che quei quattro spezzassero il caduto in frammenti meno che nanometrici.


    Attivò i nuovi glifi.



    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:(Buff Resistenza. Buff dello scorrere cosmico.) x2
    Un colabrodo esausto ^2
    STATO MENTALE:Basta… plz… No, resisti.
    STATO CLOTH:Indossata. [IV] Incrinata pesantemente. [VIII] Perfetta e autorigenerante.
    RIASSUNTO:Muro di sigilli per tankare per tutti la parte possibile del danno, mentre la parte spirituale me la prendo in pieno.

    Per “l’attacco” cedo il mio cosmo agli altri creando un sigillo di potenziamento per l’anima che ci aiuti a non mollare adesso, ma soprattutto a menare spiritualmente più forte.

    (Ma che lo scrivo a fà?.)
    升天 象征 (Shēngtiān Xiàngzhēng) : Sigillo di Potenziamento – supporto. Questi sigilli hanno lo scopo di migliorare le capacità fisiche, mentali o dell’anima di una persona, ma solo uno per turno e il miglioramento non può eguagliare resistenze ne attacchi straordinari, tantomeno attacchi e difese portati ad energie superiori. Possono essere applicati sul creatore così come su qualsiasi altra persona il creatore voglia. Questa tecnica si mostra graficamente a seconda del suo obiettivo perché i contenuti scritti nel sigillo variano a seconda dell’aspetto fisico, mentale o spirituale su cui va ad agire, perché diverso è il modo di “scrivere” l’obiettivo nel sigillo. In particolare sono sigilli piatti, molto piccoli che si posizionano in punti specifici del corpo a seconda di cosa influenzano. Sono sigilli che si mostrano come pulsanti quando attivi. Rilasciando una sottile aura azzurrina che si diffonde lungo tutta l’area da loro influenzata.
    -灵魂 (Línghún): il sigillo della spiritualità è atto a migliorare le capacità spirituali del bersaglio, sia offensive che difensive. Le emozioni del fruitore risultano più stabili e concentrate e la sua volontà più ferrea, il che crea attorno all’anima una sorta di armatura che dovrà essere scalfita e vinta prima che gli attacchi nemici possano giungere alla vera anima.


     
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    CRIMSON DEFILER

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    ohanna batté le mani. Una volta, due volte. Il pieno slancio della lunghezza delle sue braccia in due forti impatti. Il primo scrostò il legno dalle sue mani. Il secondo polverizzò il corallo. Per certe cose preferiva avere un approccio più diretto, il tocco delicato di una donna si poteva dire. Un terzo impatto. Il metallo della sua scale generò scintille azzurre che rimasero sospese tra i palmi delle mani. Il suono di quei tre battiti di mani fu completamente soffocato da qualunque cosa si stesse consumando attorno a lei. Tutto quanto era andato ben oltre il frastuono, e Johanna aveva rapidamente imparato a chiudere il mondo esterno e concentrarsi sul battito del suo cuore ed il pulsare del suo spirito indomito. Che battaglia era quella! Con che gioia Johanna metteva ancora a rischio la sua vita per poter dare ad Atlantide il futuro che le aveva promesso tutti quegli anni fa, quei millenni fa quando la prima scintilla della mente di Atlante figlio di Poseidone giungeva nel creato. Un portale asportò la primarca portandola a terra, dove il suo tacco scricchiolò su ossa, corallo, legno e materiali non identificabili.

    Scintille splendide, microcosmi che turbinavano nel macrocosmo di potere che esalava dal suo corpo. Quella battaglia stava per giungere al termine, era chiaro, ed in quest'ultimo atto il suo ruolo era calato di importanza. Poco male. Come ogni atlantideo puro di spirito Johanna sapeva che l'importante era la vittoria finale di tutti, non la gloria personale. Sarebbe stato infantile ed egoista esigere di più, il voler ferire altra carne, il voler bere ancora il nettare della battaglia. Oltre tutto erano pensieri pericolosi, suoi nemici. Ma nulla le impediva di mantenere il suo giusto fervore contro i nemici della realtà. Combatteva per quello oltretutto. Il potere degli araldi era antico, meraviglioso, immenso, e Johanna si sentì onorata di assistere a tali prodigi. Ora doveva proteggere questi prodigi fatti carne con tutto ciò che aveva, in modo che potessero mettere una fine allo scempio su quello che in tempi relativamente brevi sarebbe tornato ad essere il suo territorio. Era veramente l'unica cosa civile da fare.

    Le scintille tra le sue mani si incendiarono di luce dorata mentre l'intera potenza della sua massa cosmica si manifestò tra gli araldi e gli spasmi di fine esistenza dell'angelo caduto. Acqua e corallo si diffusero in ogni direzione, infiltrandosi in ognuna delle difese generate da loro con l'atto di rafforzarle col suo corallo e con il legno che seguiva, oltre a generare una poderosa parete a difesa di ognuno. Tra le sue mani la luce divenne accecante e scintillò sull'armatura regalo di Nerthus che la ricopriva. L'esplosione di una galassia, ma concentrata in un complicato circuito di difese interconnesse tra di loro, brillante del potere del drago degli abissi.

    La primarca serrò i denti quando le radiazioni e la piaga spirituale si rovesciarono su di lei. Per la prima cosa poteva aiutare, la seconda tuttavia esulava del tutto dalle sue competenze. L'energia malevola cozzò contro le sue difese, ma la differenza di potere - seppure diminuita- era ancora presente. Il potere dell'angelo suppurò oltre le difese collettive e Johanna si ritrovò travolta da essa. La sua pelle cominciò a bruciare, riempirsi di bolle piene di liquido mentre il suo intero corpo venne scosso dalla nausea e dalle incertezze dei capogiri. Il corallo si attivò immediatamente a sanare gli effetti fisici immediati, i danni grossolani, ma quelli erano danni subiti su un livello più sottile, serviva tempo per guarire appieno. La sua anima invece fu scoperta a tutto. Si lasciò scappare un lamento di dolore mentre le ondate spirituali la oltrepassavano, ferendo la sua essenza più intima con crudeltà. Cadde sul ginocchio, ma le sue mani rimasero protese in avanti per mantenere la difesa, strutturandola in modo da non ostruire il prodigio di potere che si scatenò dopo la sua difesa.



    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Danni estesi su tutto il corpo, piaghe da radiazioni, forte debilitazione energetica, stanchezza, sofferenza spirituale diffusa
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI sfrutto tutto il mio impegno per una difesa di acqua legno e corallo mentre i gea fanno le loro cose :zizi:

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


    TECNICHE

     
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    Andiamo. Andiamo!
    Si schiaffeggiò la faccia un paio di volte. Doveva concentrarsi, doveva rimanere focalizzato. Non c'era il dolore alla schiena, non c'era il braccio sanguinante, non c'era l'impellente sensazione della sua anima che veniva mangiata lentamente. Il dolore, la stanchezza che gli attanagliavano mente e corpo erano diluiti dalla pura determinazione di finire quella pratica. Il suo pugno si strinse, facendo schioccare le giunture. La sua mascella era serrata, le sue spalle irrigidite, i suoi occhi iniettati di sangue, gli stessi occhi che si posarono sulla forma della creatura che aveva davanti. Sotto quella veste di pelle, muscoli e ossa che si sfaldavano come strati di vernice vecchia. Quel corpo a tre dimensioni stava cedendo alle intemperie del mondo materiale, e qualcosa sotto di esso stava emergendo, qualcosa che una vista materiale non poteva descrivere a fondo, perché quello che riuscivano a vedere erano solo un riflesso, un'ombra solida. Cuore di una luce malefica.
    E fu quella luce a investirlo, un bagliore distruttivo che divorò la sua pelle, portando alla luce grosse chiazze di fibre muscolari sanguinanti. Un senso di nausea fulminante lo costrinse a cadere in ginocchio, vomitando bile sul terreno. Mentre le dita affondavano nella terra e nella polvere. C'era disperazione in quella mossa, lo notava nell'aggressività con la quale la luce lo stava torturando, nelle urla senza suono che riempivano l'aria. Era il match point, il momento in cui tutto il dolore che aveva provato da quando aveva messo piede in quella terra maledetta.

    La voce di Oberon raggiunse i suoi sensi. Un discorso che toccava le corde di migliaia di spiriti in ascolto, il cuore di creature distanti migliaia di chilometri, un mare di emozioni in tempesta.
    E Pan era un'isola in quel mare.
    Tutto quel tempo, tutte quelle ossa rotte, tutto quel sangue versato, e mai una volta che Pan si fosse sentito parte di loro. Era qualcosa di diverso, qualcuno che si parava davanti, mostrando loro la schiena, attendendo a braccia aperte il furore del male. Ma quante volte si era sentito parte di chi stava difendendo? Quante volte aveva visto se stesso nello sguardo di chi lo circondava? Gli era almeno permesso ritrovarsi nei loro occhi?

    And what about it?


    Sputò un grumo di bile sul terreno, mentre il suo corpo faticava a rimettersi in piedi. La sua figura era terrificante, le sue ferite vomitevoli, ma il suo sguardo era pieno di un bagliore rovente. Forse non riusciva, per sua natura, a confluire nel flusso delle cose, forse non avrebbe mai fatto parte di quella rete intrinseca, rimanendo un estraneo a quel senso di comunione a causa di ciò che aveva fatto, ed a ciò che era.
    E lo avrebbe accettato.
    Non avrebbe portato avanti la sua missione, i suoi progetti ed i suoi scopi solo per puro senso di empatia. Li avrebbe portati avanti per il semplice motivo per cui erano necessari a creare qualcosa di fattualmente giusto. Non avrebbe pregato divinità sopra di lui, ne avrebbe fatto appello ai suoi istinti. Non era una persona da infiammarsi con discorsi di fratellanza, e andava bene così.




    Era in piedi, davanti al Caduto sofferente, quella creatura che si dimenava come un verme in una vasca d'acido.
    Il suo cosmo selvaggio e granuloso lo circondò, iniziando il processo di rigenerazione tanto violento da renderlo brillante come un faro. La sua forma stava letteralmente combattendo luce con altra luce, diventando qualcosa che somigliava ad un ammasso brulicante di pelle. Il suo respiro divenne più profondo, i suoi arti si irrigidirono, prima di venire attraversati da una vera e propria folgore.
    Pan saltò in cielo tanto potentemente da vetrificare il terreno sotto i suoi piedi. Centinaia di metri sopra la terra, Pan creò una sottile superficie di cosmo, una superficie di lancio che usò per gettarsi verso il caduto. Il suo corpo si avvolse di energia cosmica esplosiva, usando ogni singolo grammo cosmico che riusciva a sprigionare, diventando ancora una volta un ordigno vivente, una bomba che si lanciò verso ciò che rimaneva del nemico, insieme alle offensive dei loro attacchi. La Palingenesi avrebbe portato il suo giudizio contro l'abominio, e il giudizio era l'oblio.



    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA SUPREMA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Braccio sinistro ferito e insensibile, schiena grattuggiana, SUCCO di energia, la superficie del corpo in un susseguirsi di rigenerazione e distruzione
    MENTALMENTE -
    STATUS DARIAN - indossata, rattoppata con il legno, vere forma, buchi sull'avambraccio sinistro

    RIASSUNTO AZIONI - SafeLiveAdder-size_restricted
    ABILITÀ -

    1:

    Stella marina.

    La struttura cellulare di Pan diventa più flessibile, il suo processo di guarigione diventa un vero e proprio fattore rigenerante che gli permette di ricreare varie parti del corpo ferite o addirittura mancanti, tutto al prezzo di un dispendio cosmico direttamente legato alla gravità della rigenerazione attuata.



    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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    You're rigging the game. You're part of the system. It shows in the way. That you never listen when I speak. I'm not gonna wait. I've made my decision.



    Perché continuavano a parlare? Perché non riuscivano a concentrarsi sull'obiettivo?

    Stralci di pensieri che affollavano la mente dell'Araldo della Fine, dove anche sotto attacco cercava ordine sul suo campo di battaglia. La sua azione era stata corretta e la sua intuizione aveva seguito a ruota la riuscita dell'azione combinata. Nerthus - presente e assente - era con loro, aveva fatto la sua parte e la Corte Verde era stata molto più che utile allo scopo. Ma quello che venne dopo... Aveva subìto molto dei danni che il caduto voleva infliggere loro prima e la sua furia cieca, ultimo rantolo di vita, la colpì in pieno.

    La difesa spirituale che aveva innalzato tra lei, gli altri, e il Caduto era stata rapida e veloce. Strali su strali di anime si affollavano a difesa del loro Re, ricreandosi costantemente, in un paramento solido e forte ma nonostante questo, non riuscì ad evitare completamente il riflesso radioattivo che si sprigionò contro di loro.

    Se la parte fisica del corpo di Chernobog era ridotta a uno straccio prima, a seguito di questo attacco sarebbe stata solo peggio. La nausea le salì in gola e bruciò via qualsiasi traccia di tessuto rimasto, la parte anteriore del suo corpo era diventata uno squarcio di tessuti molli e sangue che si addensava lentamente. Se non fosse stata per la sua Vera Forma, sarebbe caduta molto tempo prima perché aveva già provato sulla sua pelle l'effetto velenoso delle radiazioni - seppur solo nella sua dimensione spirituale - e le ci erano volute intere settimane nelle pozze di guarigione.

    Sentì la voce di Oberon e degli altri Fratelli con cui divideva il destino, non poteva fare altro che assecondarli in quel momento così critico ma non potè fare a meno di pensare al modo che avevano usato per rivolgersi a lei. Le ombre strisciarono rapide e serpentine attorno a lei, il freddo tocco delle stesse la rassicurava, così come lo scintillìo verdognolo del potere mentale l'avvolse per intrecciarsi insieme a quello spirituale di cui era padrona. Furono un tutt'uno e lo furono in un lasso di tempo così breve da sembrare ridicolo, ogni stilla andò ad Oberon

    .

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    l'Equilibrio che reggeva il cuore di Agartha che parlava ancora come un bambino umano




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    si fuse con quella di Amaterasu e non ebbe voglia e tempo di cercare P.A.N., sapeva che avrebbe fatto qualcosa di estramamente stupido ma erano lì per liberare la sua terra, la loro e quella della Madre. L'onda cosmica generata dalla combinazione dei Cinque fu qualcosa di glorioso, maestoso e perfetto. La forza brutale della Primigena contro la sozzura che imbrattava la sua opera.

    Siamo stati innalzati al nostro vero potere e si ancoràno all'umanità che li affligge come un morbo.




    .

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    .

    .

    Se avesse avuto la bocca ancora intera, le corde vocali ancora intere e se il solo respirare non le causasse un dolore sconfinato, avrebbe urlato. Riuscì a reggersi sulle gambe, sorretta dal cosmo residuto che la teneva su, gli spiriti delle Zorya si affollarono attorno a lei - sbiaditi e pallidi più del solito - meno potenti di quanto erano mai stati, ma le scacciò con un gesto della mano che le costo un rantolo e una fitta direttamente al cervello. Voleva liberarsi del peso di quella battaglia infinita, in modo da poter essere libera di mettere, finalmente, Fine.



    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
    NOME ¤ Chernabog - Audatia
    CASTA ¤ Araldi di G.E.A
    ENERGIA ¤ Viola
    DARIAN ¤ Chernobog [VII]

    FISICAMENTE ¤ Ferite spirituali profonde e laceranti, affaticamento, dolore sparso, sanguinamento occhi naso e gola. Danni localizzati dal collo a metà busto - corde vocali andate e lacerazioni sparse, polmoni compromessi, bolle pus ovunque e lacerazioni spirituali attenuate dalla difesa
    MENTALMENTE ¤ BASTA PD
    STATUS DARIAN ¤

    RIASSUNTO AZIONI ¤ faccio eco a oberon e gli do tutto il mio potere per fare il nostro pempem.


    ABILITÀ ¤

    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma.
    A seconda della sua volontà, ciò che per gli altri è semplicemente buio, può divenire la più terrificante e letale delle armi. L'ombra può manifestarsi in diversi stati fisici. Che sia una nube di fumo nero, una pozza di catrame o una spada di perfetta e oscura robustezza, sull'ombra non si riflette la luce, tutt'altro. L'ombra spegne la luce, e il Dio Nero è in grado di oscurare completamente la zona che rientra sotto il suo dominio. Nel suo buio, egli vede e può estendere i suoi sensi. Lo stesso non può dirsi per il suo avversario. Persino la luminosità intrinseca dei cosmi altrui non permetterà di vedere più in la di qualche metro. Anche le ombre degli avversari possono essere rivoltate contro di loro, creando di fatto dei collegamenti molto più rapidi, essendo in grado di manipolare l'oscurità presente in campo. Il tocco del Nero inoltre provocherà un dolore fisico superiore a qualsiasi altro attacco dello stesso tipo, la più piccola ferita causata dagli attacchi sferrati con questo elemento è capace di scatenare un dolore inconcepibile.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro Spettrale
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. Chernobog inoltre, disponendo dell'abilità spirituale, è in grado di percepire la natura di chi si trova dinnanzi a lui insieme alle esperienze spirituali che lo stesso ha provato sulla sua pelle, riuscendo a percepire la tipologia di esperienza che ha affrontato. Unendo inoltre la sua abilità nel creare illusioni, è inoltre in grado di ricostruire la natura completa di un individuo partendo da una delle due percezioni.

    La specializzazione di Fabbro Spettrale, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli. Con la sua specializzazione, il Nero, può creare sia armi spirituali e tangibili - come sopra specificato - ma anche creare dei costrutti semoventi e indipendenti con una basilare volontà, rendendoli in grado di essere autonomi sul campo di battaglia in cui si trovano. Di conseguenza maggiore sarà la consapevolezza cosmica del Dio Nero, maggiore saranno le dimensioni (infinitamente grandi o infinitamente piccole) e il numero delle anime che egli riuscirà a portare in campo.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Le Malattie {Apoteosi
    Niente e nessuno può esimersi dalla fine, per quanto a lungo possa resistere il ciclo di concluderà sempre. Il dominio di Chernobog sono le tenebre e gli incubi, l'Oscuro tra i Cinque. Egli detiene il potere di porre fine alle forme di vita attraverso la forza degli Spiriti del Decadimento. Servendosi delle sue abilità e avendo accesso alla Rete del Nero, è capace di scatenare gli aspetti più crudi e letali della Natura stessa. Un Veleno straordinariamente efficace nell'attaccare e far provare all'avversario la sensazione della Morte in Vita (e della morte stessa in taluni casi - only gdr) utilizzando quindi ogni aspetto del suo Paradigma. Ogni cosa è destinata a morire per poter dare il via alla creazione, in un ciclo continuo e perenne di nascita e morte. La differenza di potenza cosmica tra Chernobog e il suo avversario, in ogni caso, svolge un ruolo fondamentale nella diffusione del suo veleno.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



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    It must be that old evil spirit. So deep down in your ground. You may bury my body down by the highway side. You may bury my body down by the highway side.
     
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    QUEST GEA

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    we started from
    - epilogue -

    ɴᴏᴛʜɪɴɢ'ꜱ ɢᴏɴɴᴀ ꜱᴛᴏᴘ ᴍᴇ ɴᴏᴡ




    Tutto scorre.


    L'innegabile verità, la più semplicistica delle visioni secondo cui la natura ciclica deve sempre tornare a sé stessa, non può che concretizzarsi in quella perfetta unione che i vostri poteri hanno generato. È la singolarità, il punto dove ogni inizio diventa fine e dove tutti i fini sono gli inizi di qualcosa di nuovo, ma la definizione stessa di "singolarità" perde di significato nella totalità della natura e della vita al suo apice. Totalità.
    Siete uniti, siete un unicum, in cui trova spazio perfino l'ultimo degli animali, il più incontrollabile e caotico: l'uomo. L'uomo che non è il centro, ma una parte del tutto. Non il fulcro, ma un mezzo. Per un istante dimenticate Moko, dimenticate Harlan, dimenticate Audatia, dimenticate Dennis. Dimenticate i mezzi, poiché dovete incarnare i fini.

    Ciò che avete generato è espressione del Lifestream nella sua concezione più pura, simile in sostanza al codice che fu alla base della creazione, l'ideale della Madre purificato dagli inganni di Ponto, un'energia tanto distruttiva quanto fertile, al pari di un minuscolo Big Bang.
    Non c'è forzatura, né artificio, né inganno. In questo momento non c'è arma e non c'è pugno, ma solo volontà. Per assurdo, non c'è nemmeno violenza.
    Il corpo di Pan, pur essendo colto nel pieno di tale flusso, viene miracolosamente risparmiato dal totale annullamento. L'essenza dell'Araldo della Forza viene invece incanalata dagli altri quattro pilastri della Terra e diretta verso lo spirito agonizzante del Caduto.
    L'impatto è impercettibile. L'anima del Daimon viene attraversata con una facilità disarmante, ormai incapace di opporre ulteriore resistenza. Soltanto le rigide regole della Realtà vi permettono di osservare un fenomeno che, altrimenti, sarebbe stato del tutto incomprensibile: la perfetta contrapposizione di energie ha a malapena il tempo di raggiungere un punto di stallo, prima di degenerare in un collasso su tutti i fronti. Prima ancora che le vostre percezioni tornino ad adeguarsi alla Realtà corrente, capite che il Caduto non ne fa più parte in alcun modo.
    Ciò che resta del corpo organico si dissolve con una rapidità innaturale, ora che non esiste più alcuna forza profana in grado di mantenere integri i legami tra i tessuti; si dissolve al vento, donando carbonio e fosforo all'aria.

    Il cosmo del Verde si innalza un'ultima volta, grandioso e solenne, irradiandosi per miglia e miglia. Sentite un vago ronzio, lo stesso che accompagna i portali dorati per Agartha. Una frazione del potere della Madre viene riflessa in quello spicchio di California, spaccando il suolo ed emergendo sotto forma di un nuovo intreccio di radici, dapprima confuse in un gioco di luci e ombre, che si innalzano e si inspessiscono a formare un tronco, il quale a sua volta si ramifica e germoglia.

    DbMmppj

    Un albero gigantesco si staglia tra le ceneri di Sacramento, una specie vegetale del tutto nuova, più alta di qualsiasi sequoia e dalla bellezza ipnotica, pari soltanto agli esemplari più antichi e pregevoli dei vostri regni. La corteccia è bianca, spessa e gronda una resina dorata. Le foglie a cinque punte appaiono dello stesso colore, catturando la luce in riflessi cangianti sempre diversi tra loro.
    Una volta compiuto quest'ultimo prodigio, la presenza di Nerthus scompare gradualmente, lasciando su di voi soltanto il ricordo del suo tocco benefico.
    Le forze vi abbandonano lentamente, ma ormai la battaglia è terminata. Potete riposare, nella vittoria, insieme ai vostri alleati.



    - epilogue 2 -
    ʏᴏᴜʀ ꜱʜᴀᴅᴏᴡ ᴡᴇɪɢʜᴛꜱ ᴀ ᴛᴏɴ


    Agartha, al margine delle Terre Soffici, offre un luogo in cui piangere coloro che sono tornati a far parte del ciclo della Vita sotto altre forme. Simile a una piazza aperta su un orizzonte infinito, questo altare è abbastanza ampio da ospitare gran parte di coloro che hanno combattuto in America, insieme alle loro famiglie... e alle famiglie di chi non è tornato.
    Una luce brilla nel cielo, una vaga illusione sospesa indefinitamente tra crepuscolo e alba. Essa ha un nome, un nome sussurrato da due donne. Il nome è Seela. La luce viene seguita da altre, cariche di dolore e significato. Una luce per ogni caduto di quella guerra. Una luce per ogni soldato del Rosso che ha perso la vita nel primo assalto. Una luce per ogni soldato che la mano della Madre non è riuscita a riportare tra voi.

    Come candele nella penombra. Come stelle.

    uKDwI6a

    6vgdAlI



    Note Master:

    Bon, qui abbiamo finito.
    L'albero di Nerthus conta come una specia di sigillone che mantiene tutta l'area attorno a Sacramento al sicuro da Corruzione e affini, garantendovi quindi un nuovo punto di partenza per eventuali operazioni negli ex-States. Considerate le zone intorno (tipo le aree urbane nominate nel prologo) come libere e non affollate dai corrotti, ma comunque attaccabili a differenza dell'area protetta.
    Sta a voi concludere qui con un ultimo post oppure dare seguito con altre attività, ma in ogni caso la quest si considera terminata, così come ogni limite di tempo. Siamo arrivati alla fine! Non mi resta che ringraziare le guest star che ci hanno aiutati e prepararci a tutto ciò che sta per arrivare (eheh).


     
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    Sacro Custode delle P.R.

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    ITEM# 89-1
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    KORIN
    LONGWEI GAO
    COSMOCROMIA
    AZZURRO
    LVL ENERGETICO
    ROSSO
    alexera12
    line1

    LOG: RIGHT BACK WHERE WE STARTED FROM – HERE WE COME LOG# 5

    DESCRIPTION:

    Non era certo di quello che i sensi avevano percepito, come se i suoi occhi potessero mostrargli immagini irreali. Il segnale arrivava correttamente al suo cervello stanco, ma questi si rifiutava di elaborarlo perché doveva essere impossibile, un araldo non era appena saltato in faccia al Caduto mentre i suoi compagni si esibivano nel loro attacco combinato. La sua mano cosmica però aveva percepito il re delle bestie farsi sempre più lontano mentre cercava di maneggiare con cura i sigilli postigli addosso, quasi come se questi stesse scappando dal suo aiuto. Aveva percepito il brivido della terra col suo salto e l’onda d’urto dello schianto aveva rimbombato contro il proprio cosmo. Era quindi successo. Perché lanciarsi in un attacco suicida? Perché non aveva semplicemente unito il suo cosmo a quello dei suoi fratelli?

    Allo scemare del raggio l’araldo della Forza era lì in mezzo, esattamente al posto dell’angelo di cui al contrario non vi era più alcuna traccia. Il Daimon era stato annientato per davvero da quell’unione. Era stata una forza spaventosa, ma una fiammella in confronto alla vastità del cosmo del Caduto prima dell’esorcismo.
    Avevano vinto. In qualche modo, per qualche grazia divina, l’avevano fermato. Ed erano ancora tutti vivi; a pezzi, grondanti di sangue, ma vivi. Un respiro e l’aria che entrava nei polmoni brucianti e dilaniati sembrò molto più preziosa, leggera, libera.
    Pulita.

    Le mura legnose dell’arena iniziarono a ritirarsi scendendo verso il suolo, esattamente nel movimento opposto a quello che le aveva fatte nascere. Più loro si ritiravano più un singolo fuscello bianco, come figlio di betulla, iniziò a sorgere dinnanzi ai sei, a crescere a velocità spropositata. Divenne un fusto sempre più spesso, quasi una quercia, e da esso nacquero rami sempre più distanti e solidi a loro volta portatori di bivi di legna che subito si vestirono di un abito di foglie dorate che per forma ricordavano quelle di un acero. Dopo il completo annullamento delle mura, la sequoia, o qualunque tipo di albero sconosciuto esso fosse, iniziò a pretendere le energie che Nerthus aveva dato in prestito ai cavalieri. Seguire quel processo di crescita si fece per Korin sempre più arduo, tanto scattoso quanto lo era guardare fotografie dello stesso soggetto fatte a distanza di anni. L’armatura di rovi si scompose, come se rimuovendo solo un fuscello centrale tutta fosse decaduta, dissipandosi nell’aria e portandosi dietro qualche frammento dell’armatura di Alman pesantemente danneggiata. La fatica lo assalì di colpo. Tutti gli sforzi che aveva richiesto al suo corpo, non più sostenuto dall’energia del Verde, si accumularono come un macigno, schiacciandolo su quella terra martoriata e grondante di liquami. Non importava più inzupparsi del viscido sangue nero, né serviva fuggire all’olezzo del caos. Era finita. Sentiva un inesorabile senso di vuoto, come se il terreno collassasse in una voragine, come il letto di un fiume in secca. Aveva assaggiato e maneggiato così tanto potere che nel momento in cui gli era stato, giustamente, tolto si sentiva svuotato di ogni cosa. Il mondo si era fatto più buio, più silenzioso, più vasto e freddo. Con l’aiuto della Natura gli era sembrato di poter abbracciare ogni cosa ed ora era tornato ad avere le braccia vuote, abbandonate sul terreno, prive della forza necessaria a schermarsi dalla luminosità di quella maestosa pianta.

    Un nuovo respiro dolorosamente tranquillo riempì i suoi polmoni. Avevano vinto. Avevano scacciato la corruzione. Avevano riconquistato un centimetro di terra di quel continente considerato del tutto perduto.
    Avevano. Loro avevano.
    I G.E.A.
    Non dubitava che il suo aiuto fosse stato essenziale, altrimenti la Madre non l’avrebbe voluto lì, ma quella era stata la battaglia degli araldi. Loro erano gli eserciti che sentiva festeggiare. Loro erano le forze che tenevano a freno la corruzione. I poteri che la Natura aveva prestato a lui e all’Atlantidea erano poteri G.E.A. Quell’albero era un elemento naturale, non aveva nulla di umano.
    Avevano combattuto come G.E.A. con G.E.A. e per G.E.A.
    Era quindi una vera vittoria?
    Doveva gioire, era vivo, aveva adempiuto il compito per cui aveva iniziato tutto quel cammino, lo scopo per cui si batteva giornalmente. Era un piccolo passo che avevano fatto, che lui aveva fatto. Doveva esserne felice.
    Eppure sapeva di una vittoria tanto vuota quanto il suo corpo.

    Non era la grande quantità di morti, di cui ignorava molti appartenessero alla fazione del Rosso, o il fatto che quella pianta stesse vanificando gli sforzi di due plotoni GRADO. C’era qualcosa di più profondo che non gli permetteva di provare felicità in quanto aveva appena fatto.
    Era solo un lavoro. Uno come tanti. Uno di quelli per cui puoi concederti una notte di festa e poi via verso un nuovo, traumatico, lunedì.
    Uno di quelli che avrebbe potuto valutare con sempre più serietà man mano che l’avventura si faceva più fredda nella sua mente. Avrebbe potuto agire diversamente, provare qualcos’altro. Diamine sarebbe potuto arrivare lui stesso all’idea di esorcizzare il Caduto dal corpo del corrotto molto prima che glielo suggerisse l’araldo della Fine. Era stato uno stupido. Non avrebbe dovuto lasciarsi infatuare da quel potere. Non avrebbe dovuto lasciare che esso dominasse il suo corpo, più di quanto lui potesse controllarlo.
    Non poteva essere felice. Se non fosse stato esausto e vuoto, avrebbe provato delusione. Repulsione anche per ciò che aveva fatto. Non poteva essere soddisfatto. LUI non sarebbe stato soddisfatto.
    Persino Stenson o Samarkand, umani normali, avrebbero saputo gestire quei poteri meglio di come li aveva usati lui. Ma no, la Natura aveva scelto di mettere lui in quell’arena. E col fatto che era l’unico GRADO lì dentro poteva già immaginarsi il rapporto da stendere per i superiori su quanto successo. “Ho fatto schifo” sarebbe stato solo un ottimo inizio.
    Gli tornarono alla mente le parole del primo incontro con Stenson, come se la chioma dorata dell’albero facesse da palco per la sua imponente figura. Aveva parlato della battaglia in Giappone che lui aveva combattuto, ricordava l’euforia nella sua voce. E poi la serietà improvvisa, il momento in cui si parlava di lavoro. Lo capiva ora. Capiva quel cambio, capiva cosa potesse davvero provare in quel momento. Avevano fatto un grande servigio all’umanità, ma per loro era solo un lavoro, uno come tanti. Non il primo, non l’ultimo.

    Il suo sguardo vuoto fissava le fronde dorate che scintillavano al vento, quasi riflettendo le timide stelle che facevano capolino nella sera sempre più scura.
    Quell’albero... La fattura era diversa, ma quella struttura era un macro sigillo che teneva lontana la corruzione e i suoi alleati, esattamente come quello che la Dea e i saint avevano fatto in Giappone. Non gli servivano i suoi poteri per vederlo. Il suo cosmo esausto avvertiva la fitta rete di glifi che si intrecciavano nella corteccia. E non poteva capirli. Non poteva copiarli, non poteva replicarli per liberare ogni altro luogo. Era una lingua che andava oltre le sue capacità, la sua comprensione di micro e macro cosmo. Si odiava. Aveva la soluzione per liberare la Grecia davanti a se’ e non poteva farci nulla. Quante vite avrebbe potuto salvare se avesse potuto replicare anche solo una frazione infinitesimale di quel potere sparso per tutta la Grecia? No, per tutto il mondo. Aveva il materiale fra le mani, poteva plasmarlo in catene e codici eppure non riusciva nemmeno a comprendere una tale struttura. Era come avere in mano piastre di acciaio e dover ricreare una steel cloth. Pur usandola tutti i giorni non sapeva nulla a riguardo. Si odiava. Era manchevole. Ignorante.

    E le parole di quel Caduto? Possibile che avessero trovato un’altra figlia? Possibile che fosse ora celata sotto le radici di quell’albero? Qualunque cosa si nascondesse lì sotto era recuperabile? Poteva la corruzione tornare a divellere ogni radice? Potevano i Caduti tornare a frotte per la loro signora, o anche solo di un pezzo del puzzle del loro marcio desiderio?

    Sbuffò un sorriso. Non si era sempre detto che avrebbe voluto esserci, che avrebbe voluto combattere in Giappone? Beh, anche quel desiderio della sua bocca larga era stato esaudito. Magari in maniera più piccola, in maniera forse non così catastrofica come sarebbe stato perdere la Grado, ma aveva avuto il suo Giappone… solo dall'altra parte del mondo.

    Una figura lanciò un ombra su di lui, allontanando l’oro delle foglie e riportandolo alla fredda realtà. Ci volle più tempo del previsto per squadrare l’armatura metallica e il viso serio sotto di essa. Poi un altro viso più al limitare del campo visivo e un altro ancora dall’altra parte. Mani indefinite raggiunsero sul suo corpo stritolando con dolce fermezza ogni muscolo leso e osso incrinato tentando di rimetterlo in piedi. «Capitano…» Un soffio sofferto attendeva nuovi ordini incrociando lo sguardo stanco di Samarkand. «Voleva una Chiave… Credo che… hanno trovato un‘altra... figlia.»


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Un colabrodo esausto ^2
    STATO MENTALE:Che diamine è successo…?
    STATO CLOTH:Indossata. [IV] Incrinata pesantemente.
    RIASSUNTO:THE END


     
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