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Pan & Oberon - Atto II

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    CRIMSON DEFILER

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    III

    L
    'impugnatura della spada di Johanna si frantumò, e le schegge scarlatte si disposero in aria in forma triangolare. I flutti dimensionali si animarono in quella forma geometrica perfetta e il portale si spalancò. Johanna vi si gettò sospinta dalle sue ali ancora prima che il mostro da lei ucciso finisse di cadere nel crepaccio caduto.
    Riapparve al centro del campo di battaglia, dove gli altri guerrieri stavano già combattendo l'altra creatura. Mentre affrontava il centipede la primarca aveva notato nei brevi momenti in cui poté distogliere lo sguardo come la forma della vera minaccia fosse incostante, mutevole. Capace di adattarsi a qualunque cosa gli venisse scagliata contro. Era un tipo di nemico contro il quale Johanna aveva ormai una certa esperienza data la mutevole natura del caos e della corruzione.

    Il getto continuo di acqua e vapore dalle sue ali si attenuò e atterrò pesantemente sul terreno distrutto e inquinato da svariati tipo di liquidi e liquami. Dallo sfarfallare delle energie cosmiche dei guerrieri coinvolti nello scontro poteva comprendere quanto fosse stato duro fino a quel momento lo scontro. Erano feriti, poteva vederlo, e Johanna era CERTA di come almeno metà delle ferite di Dennis fossero state evitabili se solo non avesse combattuto come suo solito ignorando tattiche valide per ottenere l'occasione di causare più danno possibile al nemico con un singolo colpo. Quello era stato l'argomento di svariati dibattiti tra i due. Nel frattempo le sue ferite causate dal sangue caustico continuavano a guarire ed il dolore provocato dal precedente assalto si attenuava. Si sentiva ancora in grande forma per i suoi standard.
    Il cosmo della primarca ondeggiò per un istante, come se stesse inspirando, poi la massa di energia dorata e azzurra attorno a lei si gonfiò diventando un'aura palpabile attorno alla sua figura corazzata di corallo. La primarca osservò l'entità malevola rimescolarsi su se stessa cambiando configurazione più volte come un carne liquida. Mentre ciò accadeva la tensione nel corpo di Johanna aumentò progressivamente in attesa di qualunque cosa stesse per arrivare. Il suo cuore - rimasto calmo fino a quel momento - accelerò i battiti nell'osservare le enormi fauci spalancarsi sulla carne.

    Poi arrivò il suono. Un suono insopportabile. Johanna per riflesso inspessì il corallo che già la stava ricoprendo fin da prima. I nervi del suo corpo si incendiarono in una masnada di impulsi confusi. Conosceva quella cosa, fin troppo bene. Era una delle tattiche preferite di Raia, la sua prima dama, ma effettuata con una potenza che non aveva ancora mai provato sulla sua carne. Elettricità rovente attraversò la sua mente e i suoi muscoli si irrigidirono nell'attimo di sofferenza, sovraccaricando i suoi nervi e ostacolando il suo pensiero oltre riflessi affinati in secoli di combattimento.

    Riuscì con grande fatica a volgere il capo verso l'alto seguendo la comparsa di quell'improvvisa luce in cielo. Cosa stava per accadere le divenne subito chiaro. Il cosmo di Johanna si espanse ulteriormente con un ruggito, risplendendo sul corallo che la ricopriva e riuscendo per un fatale momento a respingere parte di quella minaccia invisibile e riuscire ad agire. La sua energia abissale si infuse nel terreno e alla velocità della luce innumerevoli ed enormi tentacoli sorsero dal terreno con frastuono e tremore di terra. Le masse brulicanti si dipanò verso l'alto, intrecciandosi, appiattendosi al massimo della velocità e della precisione che il grande controllo di Johanna sul suo elemento permetteva. Una struttura aguzza, simile ad una tozza guglia, si formò sul campo di battaglia, angolata in modo da deflettere quanto possibile dell'immane esplosione. La estese quanto meglio poté per coprire tutti i presenti, cavalieri e soldati in egual modo. Schiuma rossastra colò dal mento di Johanna mentre l'improvviso e vasto sforzo le aveva fatto saltare qualche capillare. Quella copertura ebbe ulteriore effetto nell'attenuare le onde sonore. Non comunicò nulla agli altri, non ne aveva tempo, fu tutto incredibilmente rapido e disperato. Dal vertice di quella struttura aguzza un pilastro scese verso il basso con altrettanta velocità, dirigendosi verso Dennis e fermandosi alla sua altezza. Il messaggio di ciò era ovvio: Dennis sarebbe dovuto essere il punto di carico dell'intera massa. Avrebbe potuto ancorarla al terreno, ma il terreno non aveva la forza smisurata del re delle bestie. Avrebbe così sostenuto il tutto come punto focale, e opposto la sua forza alla spinta dell'imminente esplosione.

    Contava inoltre che una volta schermati meglio dalle onde sonore Oberon e l'altro guerriero collaborassero a loro modo con la cosa.

    Arrivò l'esplosione. Un orribile istante prima che l'intera struttura fosse completamente sigillata, dato che Johanna era stata rallentata dalle onde sonore. La luce piovve dall'alto, assieme al calore. Il frastuono durò solo un istante, prima di diventare una continua e completa saturazione delle frequenze udibili. Il terreno al di fuori della difesa collettiva vaporizzò mentre lo sforzo combinato cercò di opporsi come meglio poteva alla esplosione paragonabile ad un ordigno nucleare.

    Quella entità era più potente di Johanna o di Dennis, ma i loro sforzi combinati riuscirono in qualche modo ad attenuare parte dell'esplosione. Fu quello che non riuscirono ad attenuare il problema. Grandi spaccature si aprirono sulla barriera creata con così tanta fretta. Pilastri di fuoco piovvero dall'alto come il giudizio finale di qualche divinità blasfema. Troppo tardi e troppa differenza di forza. Le grida di chi venne investito dalle fiamme semplicemente non esistevano. Un calore tale da portare alla disintegrazione della carne e del metallo. Non ci fu tempo di gridare per chi ebbe la sfortuna di trovarsi sotto le parti di difesa che cedettero. Johanna fu una di loro. Le fiamme e il frastuono la investirono. La primarca era abbastanza potente da poter dire che lo sforzo collettivo di tutti aveva fatto sì che l'assalto era stato in buona parte attenuato prima di investirla, ma fu magra consolazione in visione del dolore che la investì. Il calore fuse lo strato di corallo che aveva indossato fino a quel momento. Il metallo della sua scale si arroventò e la carne bruciò a contatto con esso. Il dolore fu atroce e immediatamente poté sentire in modo irregolare come il corallo nella sua carne si stesse animando per sostenere e ricostruire le varie strutture. Cadde sul ginocchio, oppressa dall'alto da quel torrente di energia. Quella fu la conferma definitiva che quel nemico era immensamente potente. Ma potevano sconfiggerlo, insieme.
    Fortunatamente come esperienza fin troppo recente Johanna aveva l'aver affrontato il letterale avatar di Nurgle come esercizio di gruppo.

    L'assalto si esaurì infine dopo che il nucleo instabile aveva emesso tutta la sua energia. Johanna rimase per qualche istante inginocchiata, assaporando appieno il dolore di tutte le sue ustioni nelle zone superiori del corpo. Principalmente la schiena e le braccia, con le quali aveva protetto la testa. Il metallo della sua scale era diventato rosso di calore e cominciò a raffreddarsi scricchiolando cupo. Strinse i denti e si rialzò mentre il suo intero corpo era un misto di grandissimo dolore e corallo che si agitava sotto la sua pelle per lenire le zone ustionate e continuare a ricostruire quelle disgregate da prima. Barcollò incerta per un istante. Il corallo eruttò dalla sua scale ricoprendola ancora una volta e assumendo di nuovo la forma di corazza superiore. Serrò la mandibola e tese tutti i suoi muscoli.

    Ora era il loro turno.

    Strali di energia cosmica si arrampicarono su ciò che rimaneva dell'enorme struttura corallina ed essa esplose. I frammenti galleggiarono per un istante per aria prima di trasformarsi in intere colonie brulicanti di sentient, pronti a colpire. Raggiunse la mente di tutti i guerrieri presenti e con pochi semplici pensieri, disse loro il suo piano.

    P.A.N sarebbe partito in avanti, feroce e brutale, per sfruttare i suoi poteri scatenando svariate onde d'urto per accumulare l'intera massa flaccida della creatura verso il suo retro in modo che non potesse nuovamente scaricare i colpi frontali in quel modo.

    A quel punto Johanna partì con il suo attacco. Dai grossi frammenti volanti si diramarono una infinità di tentacoli, diretti verso la carne nemica. Punte aguzze avrebbero così tentato di penetrare la pelle e diffondersi dentro la carne informe, infettando il tutto con il corallo che avrebbe tentato di diffondersi in ogni centimetro possibile e cominciare un processo di distruzione portato da innumerevoli frammenti affilati in continuo movimento. Inoltre come obiettivo secondario questa impalcatura avrebbe cercato poi di trattenere l'intera forma fissa sul posto -presumibilmente nel modo compattato causato da Dennis - impedendole ulteriori cambi atti a limitare i danni subiti.



    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Danni diffusi su tutto il corpo, grosse ustioni sulle zone colpite dal calore, danni da disgregazione nelle articolazioni. Tutto in rigenerazione.
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI Creo un cupola assieme agli altri per difenderci da tutto, subisco danni accordingly. Dopo c'è il nostro assalto combinato. Riassunto qui per comodità.

    - Dennis usa onde d'urto per schiacciare tutto lo schifo in una sola zona per impedirgli di fare di nuovo il numero di far scoppiare le bolle da un'altra parte.

    -Jo tenta di invadere tutto ciò con il corallo per cominciare a macellarlo da dentro e infettarlo completamente col sentient e bloccarlo sul posto impedendogli di fare ancora il budino

    - Oberon e gradolino usano il corallo come veicolo per il loro assalto per aiutare nella distruzione del tutto

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


    TECNICHE



    Successivamente Oberon e il guerriero di ghiaccio avrebbero usato il suo corallo come tramite per il loro cosmo per continuare a colpire all'interno il tutto e completare l'opera di distruzione della carne bloccata sul posto.
     
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    Il suo corpo dava il benvenuto ad ogni respiro come fossero benedizioni.
    La pelle chitinosa delle sue mani era stata ferita dalla sua stessa forza, e grondavano grosse gocce di sangue scuro, il suo respiro gli sibilava tra i denti, mentre i suoi occhi bruciavano per lo sforzo. Il suo attacco aveva trovato una risposta poco consueta, ma a quanto pareva abbastanza efficace, La sua forma cambiò e mutò in rapida successione, sfoggiando appendici e caratteristiche disgustose. I suoi sensi immateriali tintinnavano nella sua anima, informandolo della presenza dei suoi fratelli e sorelle dietro di lui, insieme a Johanna. Già immaginava l'imminente discussione sul reciproco stato di salute mentale e fisica. Ma non si voltò, neanche per uno sguardo. Non poteva perdere il contatto visivo con quella massa informe di carne repellente. Era sordo, quasi cieco, con ferite su ogni arto, ma non cedeva, non poteva cedere, non poteva indietreggiare.
    Un sibilo tagliò l'aria, viaggiando sul vento a velocità folle fino ad arrivare al suo cervello. La “cosa” aveva cominciato un'altra offensiva, un attacco invisibile, nato da un buco dentato formatosi sulla sua massa carnosa. Un suono impercettibile, una vibrazione che si fece strada nel suo cervello, quasi trivellando il suo sistema uditivo già danneggiato. La sua sordità non lo salvo, un dolore acuto si impossessò di lui per un momento, quasi congelandolo sul posto. La sua mascella si irrigidì, la sua schiena quasi si incurvò, il suo occhio sinistro si appannò quasi del tutto, ma pan non cadde, Pan non smise di mostrare la sua schiena a chi stava dietro di lui. Lo sguardo su qualcosa di orribile che stava per accadere.
    Lo sapeva, lo percepiva, ogni suo senso stava venendo travolto dalla consapevolezza che una gigantesca e disgustosa dimostrazione di potere stava per essere scagliata sulla Terra. Doveva fare qualcosa, doveva fronteggiare la sciagura che stava per abbattersi su di loro.
    In un momento, Pan venne circondato da corallo rosso.
    O aveva dimostrato ancora una volta la sua prontezza disumana, attuando un piano d'azione prima ancora che la Palingenesi ebbe il tempo di stringere i pugni. Una parete di corallo tra loro e quello che stava per arrivare, spesso come le mura di una cattedrale e migliaia di volte più solido. La forma posteriore di quello scudo era insolita, con una colonna che si fermava proprio dinanzi al Re delle Bestie. Non fu un atto di comprensione, ne di pianificazione. Fu il puro istinto a suggerire al Re cosa fare. Poggiò le mani sulla colonna, preparandosi al peggio.

    Un sole maligno brillò davanti a loro.
    Un boato inenarrabile, un calore ed una forza che sublimarono il terreno stesso. Le fiamme si infransero sulla barriera rossa come fossero onde di un mare in tempesta su uno scoglio. Pan sentì la forza di quell'esplosione su di se, pronta a spazzarlo via, pronta a portare tutti loro all'inferno. Il suo corpo martoriato divenne rigido come un blocco di pietra, determinato fino al suo ultimo grammo a non cedere di mezzo passo davanti alle fiamme.
    Alzò lo sguardo, e notò le enormi crepe che stavano cominciando a formarsi sul muro.
    Era finita. Il giudizio era arrivato. Quella cosa era più forte di loro, capace di scogliere chi gli si parava davanti come cera al fuoco. Non potevano più reagire...

    No.




    Una fiamma più brillante del sole li vicino brillò dentro Dennis. Il suo cosmo urlò come il coro di milioni di angeli mossi dal una giusta furia. I suoi occhi si illuminarono come stelle, e ogni fibra del suo essere decise di non abbandonare chi aveva dietro di lui.
    La sua forma mutò. Dal suo corpo emersero centinaia di travi di metallo che puntellarono il muro, non permettendogli di cedere, metallo che si diffuse come ali di una creatura celeste condannata a vivere sulla terra. Lo sforzo ed il calore furono tanti da letteralmente spellare la schiena del Re, portando all'aria centri nervosi che urlarono alla incredibile sensazione di calore.
    Ma Pan non avrebbe ceduto. La pelle gli si sarebbe carbonizzata, il suo sangue gli sarebbe uscito a flotti dalla bocca, ma non cedette, neanche di un centimetro. Pan, Il Martello della Dea, si sarebbe eretto per proteggere chi non aveva la forza di reagire contro il male senza nome. Pan sarebbe diventato il Mostro della Salvezza.

    L'esplosione fece il suo corpo, e Pan era ancora in piedi.
    La parete rossa cominciò a collassare, carica del cosmo di Johanna. Quello fu l'unico segnale di cui ebbe bisogno.
    Mentre lo scudo di corallo crollò, Pan corse in avanti, sfondando il muro in un'esplosione rossa, lo sguardo fisso contro il nemico. Le sue ali metalliche si staccarono, rovinando a terra. Le sue braccia annerite dal contatto con il muro rovente, i suoi orifizi grondanti di sangue, il suo sistema nervoso pronto a cedere.

    Ma Dennis era ancora li. Dennis aveva passato di peggio, Dennis aveva subito cose che avrebbero annichilito uomini più forti e duri di lui.
    Ma Dennis era ancora li.

    Davanti al mostro, ancora una volta. La forza bruta non era bastata a tenere soggiogato quell'errore vivente, quindi Pan avrebbe optato per una strategia in apparenza simile, ma differente:
    Un'altra scarica di colpi alla massima velocità, ma non per sfondare quella carne con la sola forza bruta, bensì per compattarla sul posto, come nel dare colpi secchi ad un liquido non newtoniano. Urti ben distribuiti sulla superficie, senza dagli la possibilità di ridirigere i danni altrove, mentre il metallo superstite sul suo corpo si sarebbe mosso sulle sue mani nere ed ustionate per infilzare il mostro con decine, forse centinaia di schegge simili a chiodi, tutto per tenere ferma quella massa informe. Tutto per accendere le braci per Johanna.



    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA NERA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Rigenerato dopo esserci rifocillato, very stanco, sistema nervoso in rigenerazione, sordo, vista in cedimento, emorragia da occhi, bocca e orecchie, braccia praticamente spellate, zona delle scapole spellata
    MENTALMENTE -
    STATUS DARIAN - indossata, enormi crepe sparse su avambracci e dorsali con veri e propri buchi, vere forma

    RIASSUNTO AZIONI - Mi carico il peso della gugliam come detto da gab, mi brucio le bracciae appena vedo che il muro cede intenzionalmente vado all'attacco con un UATATATATATA tipo Kenshiro vs Heart, ma con qualche chiodo nella pelle perchè il blob deve stare fermo ADESSO BASTA COMBATTATI AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
    ABILITÀ -

    2:

    Chrysomallon squamiferum, detta lumaca piede di ferro.

    La lumaca-piede-di-ferro è un particolare mollusco che costruisce il suo guscio usando come elemento base il solfato ferroso, rendendo il suo corpo così ricco di ferro da formare un “piede” formato da scaglie metalliche. Questa forma dona a Pan la versatile, seppur limitata, capacità di usare l'elemento sopracitato.

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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    Sacro Custode delle P.R.

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    ITEM# 89-1
    CUSTODE DI THULE
    KORIN
    LONGWEI GAO
    COSMOCROMIA
    AZZURRO
    LVL ENERGETICO
    ROSSO
    alexera12
    line1

    LOG: RIGHT BACK WHERE WE STARTED FROM – ALL OUTLOG# 4

    DESCRIPTION:

    Un respiro e l’aria, gelata dal suo cosmo, travolse i suoi polmoni. Quella semplice azione gli portò refrigerio e un briciolo di conforto investendolo al contempo con un ricordo: Non una delle missioni più facili, vero? Stenson era lì al suo fianco, gli aveva appena teso la mano per riportarlo in piedi dopo la lunga caduta. La battaglia di Yaroslavl ancora infuriava attorno a loro mentre l’umore generale andava al ribasso con ogni colpo che l’essere demoniaco pareva ignorare. La più ardua finora, signore. Quella mano, quel conforto, ne aveva bisogno. Stenson era così, un baluardo di saggezza e speranza. Sapeva quello che faceva, sapeva guidare i suoi sottoposti. Diamine quanto avrebbe voluto averlo al loro fianco anche in quella battaglia. Quella di Yaroslavl era di sicuro stata la loro missione più difficile assieme, ma sembrava una bazzecola di fronte a Sacramento.

    Un altro respiro gelido e sentì come se tutta la temperatura interna del suo corpo potesse abbassarsi, come se le bruciature inflitte dal cosmo potessero lenirsi. Era solo un placebo ovviamente, il miraggio di uno stanco che cerca di radunare le proprie forze in quell’unico attimo possibile. Era il soldato che si guardava attorno mentre creature sempre meno umane cadevano attorno a lui e le forze del nemico erano sempre più vaste, sempre più sconfinate mentre i viventi sempre più stanchi, la loro attenzione sempre più flebile.

    Era cresciuto da allora. Si era svincolato dal bisogno di una steel cloth, aveva imparato a maneggiare davvero il cosmo sotto l’egida di Alman e aveva raggiunto picchi di potenza che con il vecchio cuore della Artemis erano solo un sogno, eppure il grosso mostrone di mani restava mille volte più forte dello spaventoso Daimon della città russa. Era come se il numero di braccia potesse indicare il livello di potere di quei mostri. Era una stronzata ovviamente, ma una che lo fece sorridere per un momento. Si ride per non piangere dopotutto. Il caduto di Yaroslavl tra l’altro non era nemmeno stato sconfitto, solo bandito dal potere dimensionale sprigionato da Stenson, quindi che possibilità avevano di contenere quel coso che stava virando verso un impasto della pizza ammuffito? Certo, A Yaroslavl erano pochi uomini rispetto quelli presenti a Sacramento eppure la storia non cambiava. Era come se fossero un nonnulla contro il male, un chicco di grandine nel deserto; non poteva sconfiggere la calura di mezzogiorno, né quelli erano gli ordini datigli. Non poteva parlare per i cavalieri di Madre Terra, ma lui era lì per un altro motivo. Lui era lì per tenere la bestia impegnata per qualche secondo. Era lì per evitare che notasse i due squadroni aggiuntivi che stavano erigendo un campo di contenimento. Sarebbe rimasto un ghiacciolo nel forno acceso, ma più tempo riusciva a resistere, più ne dava agli altri di fare il proprio dovere. Per l’umanità. Per la Terra. Per il bene superiore! Non importava se di lui rimaneva solo uno stecchino bruciacchiato.

    Lanciò uno sguardo al superiore ancora in prima linea. Nonostante la corazza fumante stava ancora spingendo al massimo le risorse dategli dalla Fondazione e con lui anche gli altri steel rimanenti. Quasi si aspettava un ordine, o un aggiornamento sulla situazione. Stenson l’avrebbe dato. Una parola e li avrebbe caricati tutti. Anche un semplice e fasullo “ancora qualche istante” andava bene. Ma Samarkand non era Highball. Era solo soldato con un’aura di eccitazione per le stragi e la morte. Chissà, forse era un mussulmano di quelli pronti a farsi esplodere per il loro dio. Ma cosa andava a pensare? Non era né il tempo né il luogo per indagare. A tal proposito, quanto altro tempo serviva alle altre squadre? Per quanto ancora dovevano resistere?!

    Un suono lacerante seguito immediatamente da un bip e la sua attenzione venne rapita dall’avviso a schermo. Gli scudi erano entrati in azione ben prima di quanto potesse fare lui, ricoprendo la sua figura di energia azzurrina che sfarfallava come onde in tempesta nel vago tentativo di resistere alle vibrazioni sonore create dall’enorme bocca del mostro. L’avviso rosso proiettato sul monocolo destro notificò invece quanta poca energia rimanesse nel serbatoio. Tutti gli attacchi della corruzione erano stati devastanti e avevano drenato ogni stilla di energia in maniera ben più rapida del preventivato. La riserva energetica andava disfacendosi con ogni colpo della bestia e metteva a dura prova i circuiti dell’armatura aggiuntiva. La protezione esterna iniziava a dare segni di cedimento e più le risorse calavano, più la struttura era esposta a danni. Non avrebbe retto.
    Il suo portatore non avrebbe retto.

    L’alta carica cosmica del suono, che aveva già colpito duramente l’udito, lo ruppe del tutto trasformando il penetrante vibrato in un silenzio ancora più assordante. Cadde in ginocchio tenendosi le orecchie sanguinanti con le mani, cercando di proteggerle da danni ancora peggiori, mentre infinite onde di suoni sempre più alti in frequenza gli scorrevano fra le dita, fra le crepe dell’armatura, infilandosi tra una cellula e l’altra disgregando l’abbraccio di ogni atomo che componeva la sua esile figura. Cercava invano di far ergere una barriera cosmica attorno alla sua figura, ma questa veniva distrutta ancor prima di nascere.
    Il mondo attorno a se’ girava. Lui stesso, fermo sul terreno, si muoveva molto più rapido di quanto la sua mente potesse processare. Era una sensazione a cui doveva essere abituato. Era normale viaggiare a un chilometro al secondo al contempo vedendo tutti gli altri farne trecentomila. Eppure stavolta era diverso. Era come se la mente si rifiutasse di processare quelle informazioni, bloccata in una catena di stimoli fasulli che ingolfavano una macchina altrimenti perfetta. Era come se ogni vibrazione stesse allontanando i neuroni l’uno dall’altro rendendo loro impossibile tendersi la mano e condividere gli impulsi elettrici. Non riusciva a muoversi, né a vedere il terreno sotto di se’, né a sentire le mani stringere più forte la testa, quasi questa potesse scoppiargli. A tratti non riusciva nemmeno ad avere presa sul proprio cosmo e l’armatura si faceva insostenibile. Assisteva inerte agli avvisi sempre più rossi sul monocolo, alle crepe sempre più profonde, ai cavi che si spezzavano.

    Quindi un barlume di speranza.
    La nebbia che avvolgeva la sua mente si diradò leggermente, abbastanza da fargli riportare l’attenzione sul mostro, ma trovò solo un’enorme barriera di corallo eretta tra loro che ne occludeva la vista. Sembrava uno scudo, una cupola, una scodella vuota di cibo che però nascondeva sotto di essa il custode di Thule, buona parte, se non tutto, l’esercito sopravvissuto di G.E.A. e, al limitare, gli pareva di scorgere i suoi compagni. Sembrava che il fautore di tutto fosse il nuovo arrivato umano che rapidamente si era portato al centro dell’esercito dopo aver abbattuto, immaginava visto che non ne sentiva più il cosmo, la bestia che stava inseguendo. Quindi le sue speranze erano state esaudite e lui o lei, non sapeva dirlo, era lì per aiutarli davvero. Il piccolissimo dono fattogli sembrava stargli tornando utile nella realizzazione di quello scudo gigante. Stava tornando utile a tutti. Per quanto piccolo anche un grano di riso poteva inclinare la bilancia.

    Le vibrazioni sonore erano diminuite, e il loro posto sembra star venendo occupato dal caldo, sempre più caldo. Enorme, soffocante. C’è da dire che erano dentro una padella gigante per loro stessa colpa e il nemico li stava cuocendo a fuoco non troppo lento. Le pareti della gabbia sembravano vacillare, segno che l’aria attorno era troppo surriscaldata. Non voleva immaginare quale temperatura stessero reggendo le mura; forse solo quello sarebbe bastato a farle cedere. Un respiro. Una preghiera rivolta al proprio corpo. Ancora, resisti ancora. Le forze che c’erano in gioco erano tanto più grandi di lui, così tanto che per loro lui era solo un moscerino noioso eppure lo vedeva nei sigilli brillanti addosso all’esercito, bastava un solo granello di riso per far inclinare la bilancia. Un solo uomo in più bastava a vincere una battaglia, o se la vittoria non era contemplabile, almeno a farne sopravvivere quanti più possibile. Alzò la mano tremante verso l’alto, le dita tese in una sorta di agonia mentre lava bollente prese a scorrere nelle sue vene. Il proprio cosmo, a confronto con la temperatura crescente era quasi freddo, ma sempre deleterio per il suo corpo provato. Non importava. Tutti i caduti di quella battaglia facevano solo statistica, ma erano eroi che avevano poggiato la prima pietra nella liberazione delle Americhe. Veicolò il proprio cosmo nel braccio, quindi sulle punte delle dita che disegnavano forme geometriche e simboli sottili con i quali sperava di ricoprire la cupola, in particolare la parte metallica retta dal martello di G.E.A., e di donarle quel poco di resistenza in più che poteva. Un attimo. Bastava anche solo un attimo a salvare una vita. Se poteva regalare anche solo un attimo in più di tempo a qualcuno...

    Una volta raggiunta la superficie le linee si sarebbero solidificate per via dei frammenti di ghiaccio che sarebbero nati attorno al sigillo e alimentati dallo stesso come cristalli di sale alla temperatura più bassa che il suo esile cosmo potesse raggiungere. Doveva tenere la cupola fresca, o quantomeno combattere il calore esterno, se non per la sopravvivenza della loro difesa, per non cuocere tutti quelli all’interno.
    Il calore aumentava sempre di più finché con un boato assordante pezzi della cupola cominciarono a piovere dall’alto trasportati da vibrazioni e colonne di fuoco liquido. Una piovve non troppo distante da lui e sebbene non lo avesse preso in pieno lo investì con un calore tale che prima di allora non avrebbe creduto esistere nemmeno all’inferno. Sentì come se tutto l’ossigeno e tutta l’acqua presenti nel suo corpo fossero stati magicamente succhiati via lasciandolo secco e assetato. Ogni parte esposta era scavata dal calore nel modo più lento e allo stesso tempo rapido immaginabile. Era un dolore acuto che non passava, ma anzi continuava a pungere sempre più a fondo per ogni istante. Le parti coperte dall’armatura non le la passavano meglio: sentiva come se la corazza si stesse liquefacendo addosso a lui e potesse colare lungo la pelle bruciante. E qualcosa stava effettivamente sciogliendosi. Non ci fu nemmeno uno sfarfallio nelle difese aggiuntive, semplicemente queste cessarono di esistere mentre la struttura metallica che portava ancorata alla cloth di Alman colò nera e bronzea per il terreno con tonfi pesanti, scavando come un acido la pelle esposta che attraversava e lasciando profondi solchi sulla sorella da supportare, ma al contempo agendo come colla fra le placche.
    Il tutto non durò che un attimo, meno di quanto i suoi limitati sensi potessero percepire, eppure non ebbene nemmeno tempo e la forza di urlare quel dolore. Era semplicemente troppo.

    Ancora in ginocchio sulla terra lacerata. Tutto scorreva attorno a se’, ma lui in quel momento non si sentiva più parte di quel tutto. Si sentiva come fosse stato strappato al tempo. Solo. Respirava aria calda, ma gelata rispetto al resto del suo corpo, cosa che scatenò una nuova ondata di dolore. Ogni piccolo movimento e la pelle tirava, come se avesse perso la sua naturale elasticità. Ogni respiro, ogni scatto di un nervo, ogni battito di ciglia, tutto era una nuova coltellata.

    Però il suo lavoro non era ancora finito. Fu la voce abissale della nuova arrivata a richiamarlo all’ordine comunicando con lui, no, con tutti loro, e spiegando il piano che aveva in mente per chiudere quello scontro. E se non fosse bastato? Avrebbe voluto replicare, ma la voce gli si bloccava in gola e non era ancora in grado di comunicare telepaticamente nonostante gli esercizi compiuti. Se non fosse bastato avrebbero attaccato ancora e ancora, finché il mostro non fosse crollato o finché il perimetro di contenimento non gli avesse dato modo di ritirarsi. O finché non fosse sopraggiunta la fine.
    Allungò la mancina sul proprio petto. Una nuova piccola crepa si aprì con un crack a quell’innocente gesto. Un altro piccolo sforzo, chiese alla cloth del custode ferita quanto il suo portatore, se non di più. Se dovesse mettersi male vattene. Lasciami qui. Sei molto più preziosa di quanto sarà mai la mia esistenza.
    Quindi chiuse gli occhi immergendosi nel vuoto stellare che costituiva il suo essere. Il solo scendere nel suo io più profondo ne congelò il corpo. Ripercorse a carponi le infinite vie sanguigne fino a raggiungere quel fulcro che per primo canalizzava l’energia stellare. Allungò una mano immaginaria su di esso scaricando una nuova ondata di energia per le vene demolite e le arterie distrutte. Solo un solo piccolo sforzo in più.

    Tutto intorno a loro nel campo di battaglia piovre invisibili allungarono i loro tentacoli pronti a mettere in atto gli ordini ricevuti. A quei tentacoli Korin avrebbe tentato di attaccare minuscoli sigilli, quasi fossero ventose sparse su ogni lato del tentacolo, e attorno ad ognuno di essi cercò di ergere uno scudo glaciale che ne proteggesse il cuore pulsante.
    Se i tentacoli avessero trovato l’obiettivo, se fossero spariti all’interno del corpo dell’essere come pronosticato avrebbe fatto esplodere i sigilli lasciando che essi distruggessero la loro glaciale gabbia seminando schegge di ghiaccio tutto attorno con la speranza che questi potessero perforare ulteriormente la carne dell’essere e creare nuovi, seppur piccoli, spazi dove il corallo della primarca potesse diffondersi.


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Danni interni diretti ai nervi e ai vari organi. Sordo e sanguinante, ma il mostrone ha ben deciso di cauterizzare le ferite con ustioni di grado 1 e 2.
    Buff Resistenza. Buff dello scorrere cosmico.
    STATO MENTALE:Ancora un piccolo sforzo…
    STATO CLOTH:Indossata. [IV] Incrinata pesantemente. L’armatura aggiuntiva è ceduta definitivamente.
    RIASSUNTO:Nella fase di difesa percepisco la cupola ergersi attorno a me e cerco di rinforzarla tramite dei sigilli ghiacciati. Per l’attacco metto delle bombe a grappolo improvvisate addosso ai tentacoli di Johanna. Una volta all’interno del corpo della bestia, il sigillo sarebbe esploso [AD] distruggendo il ghiaccio che lo ricopre e scagliandone i frammenti tutto attorno [AF]


     
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    Atto II - quarta Scena





    Vittoria?


    Una domanda che Oberon sapeva fosse stupida, ma si volle concedere dopo l’assalto del fratello, vedendo come la bestia assorbiva e mutava le carni di quell’orribile orda. Una forma di adattamento, una difesa contro gli attacchi… sperava in una ultima, vana, mossa protettiva prossima alla fine.

    Gli occhi luminosi non si staccarono mai dall'avversario, anche quando atterrò sul terreno brullo. Anche quando Johanna, che a quanto pare era riuscita almeno lei nella sua lotta, si unì a loro.

    Sputo qualcosa simile a sangue ma che appariva come detriti di un ruscello. La sua forma ancora nello stato originario della sua essenza, ma anche in un contesto cosi alieno per un corpo umano si poteva vedere come le sue membra erano ferite, doloranti, pronte a cedere se non sorrette dalla forza di volontà del giovane re.
    Stanco, una sfida decisamente oltre la sua portata come quasi ogni battaglia che aveva affrontato da quando aveva memoria.

    Di Moko o dell’Araldo, non sapeva dire.



    Non abbassate la guardia o rompete le fila – disse telepaticamente all’esercito, una ovvietà si ritrovò a pensare fra i respiri affannosi, pulendosi la bocca - Intanto, ci sono notizie dall’altro front&%&/%


    Gridò con suoni distorti, ritrovandosi inginocchiato sul terreno. Un dolore atroce nelle sue tempie e nei suoi nervi causato da un ulteriore urlo della creatura. Poteva sentire il feedback psichico dei suoi soldati che morivano con i timpani scoppiati, che dava ancora più dolore a tutto ciò che stava subendo. Mormorava parole senza senso mentre stringeva i denti tanto forte da spaccarsene uno, incapace di reagire, di eseguire il suo dovere.


    Poi, un minimo di calma. Il suono per quanto opprimente almeno tollerabile. Poteva finalmente sentire i suoi pensieri. Pensieri di orrore, morte, insensatezza.

    Rabbia.

    Combattere il Caos e la Corruzione è la loro ragione d’essere, ma a quanto avevano da ben lungo tempo superato questa freddezza esistenziale, e un concreto istinto omicida lo scosse.


    Avvertì la terra che sia apriva e le colonne di corallo pugnalare il cielo. Seguendole con lo sguardo poté scorgere oltre la cupola che si stava formando un'onda di fuoco che si muoveva diretta su di loro e l'esercito.
    Non c'era tempo per discorsi, nessun attimo per pensare. Le loro possibilità di salvezza senza reagire prontamente a quell’attacco erano più che minime. Per l’esercito, pari a zero.


    Le dita si conficcarono nella fenomenologia della realtà che lo circondava, il suo cosmo espandendosi andava a rebootare il suo sistema psichico e ostacolare questo dolore. Il corpo era ancora bloccato ma la mente e l'autorità del Monarca no.

    Come la morsa di innumerevoli pensieri e comandi l'Araldo tentò di tenere insieme e rafforzare insieme ai sigilli di Gao la protezione scarlatta generata dalla Regina Atlantidea, mentre Dennis reggeva fra le sue mani questo gigantesco scudo per creare una difesa attiva all'esplosione. Crepe si aprirono per poi richiudersi con la pressione psico-cinetica e il ghiaccio, ma non poteva durare a lungo. Per ogni elemento che veniva rimesso in sesto, in pochi attimi tre cedevano. Per ogni parte rafforzata, cinque venivano corrose dal calore.

    La temperatura aumentava, enormi pezzi di corallo cadevano sugli uomini sottostanti insieme a colone di fuoco. C’è chi tentò di difendersi, ma si ritrovò carbonizzato anche prima ancora di poter battere ciglio.

    Trovandosi nelle retrovie, Oberon subì gli effetti dell’enorme calore e dal fronte distruttivo. Non che ce ne fosse bisogno, con brandelli di esoscheletro che cadevano e quel groviglio di natura facente parte del suo corpo diventare come polvere sottile scagliata lontana dalle potenti, seppur smorzate, onde sonore che continuavano a rendere quel luogo un inferno sulla Terra.
    Cadde in ginocchio, tenuto sveglio solo dal dolore talmente forte che gli impediva anche la pietà della perdita dei sensi. Non sentiva più nulla, forse i timpani avevano ceduto, o direttamente il nervo uditivo. I respiri ingoiavano solo aria secca piena di polvere di cadaveri e se stava piangendo, il calore aveva seccato ogni liquido che fuoriusciva dal suo corpo.
    Provò a muovere le gambe, ma non funzionavano. Almeno le braccia anche se rendevano un incubo anche il più semplice movimento potevano ancora essere usate. La sua mente e cosmo erano al limite, ma c’erano ancora.


    Le onde mentali e il cosmo dei suoi uomini invece… non come un campo di grano dopo la mietitura, ma come una foresta dopo un bombardamento con il napalm. Come Monarca, doveva essere estraneo, sapere che chi era sotto di loro per quanto importante, era solo un attore nello spettacolo della Vita.
    Chiunque era giunto in questi campi sapeva a cosa andava incontro, e si era unito al Nero con la consapevolezza di fare la cosa giusta, di lottare per la Realtà, di dare una possibilità a se stesso e ai suoi cari, di fare la cosa giusta.


    Eppure, Oberon odiava tutto questo.
    Odiava perché non era un Male necessario, un animale divorato, un fiore colto, una malattia che portava a termine una vita. Un Danno calcolato nel suo Equilibrio.

    Era una deviazione, una blasfemia, un qualche cosa senza scopo nato solo per fare del Male. Insensato, non bello, che non racconta una storia, che non lascia il campo ai suoi attori.



    Pan, Johanna e Gao erano già partiti con i loro attacchi, ma lui rimase lì, alzando lo sguardo verso quella matassa blasfema, quell’orrore senza senso, quella cosa orrenda che non meritava l’esistenza.

    Semplicemente, lo fissava, mentre la realtà percepibile glitchava attorno a lui. Non distoglieva lo sguardo mentre il suo cosmo cangiante emanava onde mentali che si insinuavano fra i fenomeni, puntando dritti alla mente del mostro. Non sbattè le palpebre quando tali onde tentarono di connettersi ai suoi pensieri per fargli provare lo stesso identico dolore che aveva subito il suo esercito e contemporeanemante friggergli quella brutta copia di sistema nervoso. Dolore, umiliazione, paura. Distrazione per qualsiasi difesa poteva compiere verso gli attacchi dei suoi alleati o eventuali contrattacchi.



    oberon_multiple_eyes_0




    Si, fino a quando sarebbe riuscito a essere sveglio, Oberon voleva godersi la sofferenza di quel figlio di una lavandaia.










    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: Vera Forma e cosmo al limite, gambe fuori uso.
    - Riassunto

    ESERCITO - si difende come può e muore :(


    OBERON - brucio il cosmo per riprendermi dall'onda sonora grazie anche alla creazione della difesa e uso la telecinesi per cercare di tenere insieme le parti che di danneggiano riducendo i danni, ma non annullandoli. Calore e onde soniche passano e mi fanno decisamente male.
    Quando arriva il momento di farla pagare al bastardo, semplicemente cerco di friggergli i nervi con illusioni mentali per fargli tanto male e distrarlo dagli altri.







    Edited by eden_ST - 11/9/2022, 23:23
     
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    - ALL OUT -

    V




    La prima cosa che percepite è un cedimento. Qualcosa si è finalmente rotto in quel mostro informe.
    La pulsazione della carne si trasforma in spasmodiche contrazioni. Si tratta solo di un vano tentativo di rimescolare gli organi interni e le strutture di sostegno per sopportare tutti i danni che sta inevitabilmente subendo dall'interno, frutto della vostra collaborazione. Ha provato a difendersi, forse non aspettandosi nemmeno che foste ancora in grado di attaccare. Ha estroflesso masse di tessuto semiliquido per farsi da scudo, ottenendo come unico risultato quello di aiutare le infiltrazioni di corallo all'interno dei sistemi.
    Ora urla. Dolore e frustrazione. Rabbia. La furia di una bestia ferita. Il corpo immenso trema, facendo vibrare la sua stessa massa fino a renderne sfocati i contorni.

    Gli Steel Saint e i pochi sopravvissuti delle vostre schiere compattano i ranghi in un disperato tentativo di far fronte comune. Il ronzio delle batterie cosmiche e dei diversi accumulatori aumenta malgrado i circuiti fusi e le scintille che brillano tra le placche di protezione delle armature tecnologiche, tra volute di fumo acre. Sono al limite anche loro. Anzi, è un vero miracolo che siano ancora in piedi.

    L'energia malata, la stessa che ammanta l'intera regione, ha un ulteriore picco. La temperatura impenna violentemente, tanto da generare cambiamenti di stato a contatto con la massa grigia. L'epicentro stavolta non è una bomba o un minuscolo sole, ma il corrotto stesso, coperto di plasma instabile. Il suo cosmo brucia - letteralmente - accumulando energia, energia che è sul punto di liberare su di voi per vaporizzarvi in un'unica vampata forse più terribile della precedente.

    Ma qualcosa emerge dal terreno. Prima uno, poi centinaia, poi centinaia di migliaia di filamenti ben visibili contro la luce provocata dall'incandescenza del plasma.
    Vi serve un attimo per realizzare che si tratta di radici.
    Un cosmo impressionante, troppo violento per essere riconosciuto e diffuso in maniera tale da non poterne identificare la fonte, inizia a scorrere attraverso di esse e al contempo l'emanazione della creatura di Ponto cala repentinamente. Le radici legano e penetrano la carne grigia ramificandosi al suo interno. Quando l'incandescenza svanisce potete vedere attraverso la pelle - ormai traslucida - il legno che cresce in tutte le direzioni, quasi saturando insieme al corallo l'intera forma.
    Il calore estremo si disperde prima ancora di potervi toccare. Il corrotto crolla al suolo, schiacciato dal peso stesso del suo corpo sproporzionato.

    Le stesse radici strisciano in strani angoli vicino a voi. Vi lambiscono, aggredendo con prepotenza la terra contaminata e al contempo sfiorando appena i vostri piedi, quasi con gentilezza.

    QQTG8er


    Istantaneamente vi sembra di sentirvi più leggeri. Fatica muscolare e stress sistemico si alleviano. Il cosmo che vi sostiene scorre con maggior facilità e il dolore, pur permanendo insieme alle ferite che lo provocano, smette di opprimervi.

    Le fauci del corrotto schioccano convulsamente. Decine di strisce di carne schioccano dal profondo della gola che si apre come una voragine dietro i denti aguzzi e scattano per afferrare e stritolare con una forza disumana il costrutto che protegge la Primarca mentre lo trascinano verso il corpo principale.
    Tra le lingue, con un rumore di ossa spezzate, scatta un organo altrettanto bizzarro: una sorta di nastro di un nero talmente opaco da cancellare qualsiasi impressione di tridimensionalità. Potrebbe sembrare flessibile, ma il suono che produce vibrando a intensità folle è quello di un oggetto solido ed estremamente affilato. Stridendo in una sola nota sinistra scatta direttamente verso la gola di Johanna.

    6vgdAlI



    Note Master:

    Aiuti inaspettati :mke:
    L'effetto delle radici sul lato tecnico è quello di aumentare a manetta la vostra resistenza e lo scorrere del cosmo.
    L'attacco del corrotto è mirato a Jo, essendo quella più in salute e la più problematica da gestire. È chiaramente un gesto disperato per concentrarsi su un solo bersaglio e fare più danno possibile nel minor tempo. Le lingue che trascinano e stritolano [ad] sono da considerarsi costrutti, la lingua nera che tenta di decapitare Jo è una specie di Urumi (o le armi di Zeruel in Evangelion per intenderci) con la lama sottilissima e larga un metro nella zona della punta piatta [AF]. È considerabile come un'arma fisica che vibra grazie al controllo del suono del mostro e procede in direzione perpendicolare rispetto al suo obiettivo, sostanzialmente come una specie di ghigliottina, il tutto a Suprema.
    Termine mercoledì 21.


     
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    IV

    D
    opo aver combattuto varie di quelle disgustose entità, Johanna aveva capito bene come la loro pericolosità aumentasse soltanto all'avvicinarsi della fine della battaglia. L'intervento di quelle radici stava dichiarando come la vittoria si stesse avvicinando, almeno nella sconfitta della bestia, e questo in certi sensi affinò l'attenzione della primarca. Da creature la cui vita non è un singolo ma un collettivo e la cui esistenza è sacrificabile nel nome dell'obiettivo finale, era assolutamente sensato aspettarsi che nell'ultimo spasmo cercasse di portarli con sé nell'oblio. Lo sguardo di Johanna saettò rapidamente sull'intero volume della bestia in attesa di un segnale, un qualcosa che dichiarasse l'inizio di un attacco finale. Fece immediata nota mentale della posizione dei due guerrieri dall'estensione cosmica minore, che erano i bersagli più probabili per lei. Tuttavia la creatura aveva deciso di aggredire lei proiettando pseudopodi carnosi per agguantarla.
    I muscoli di Johanna si tesero all'unisono mentre il corallo che la ricopriva si diramava in ogni direzione ancorandosi al terreno e al corallo già presente utilizzato in precedenza per aggredire la empia creatura. Data l'immensa forza esercitata da quelle propaggini di carne poteva sembrare quasi uno sforzo inutile, eccessivo, un rimandare l'inevitabilità di essere trascinata in avanti. Ed era in parte vero, Johanna puntava a ritardare tutto quanto. Ma solo per un istante. Il corallo del costrutto scricchiolò violentemente, resistendo per preziosissimi momenti. Un singolo momento di stallo. Johanna sentì chiaramente la pressione aumentare attraverso il corallo.

    Ma non aveva intenzione di rimanere a vedere come andasse a finire.
    Le acque primordiali vorticarono all'interno del suo costrutto, sprizzando dalle scanalature della sua armatura secondaria come vapore luccicante. Il dolce fresco del tessuto linfatico universale la pervase mentre le correnti accarezzavano il suo corpo e la sua scale. Quel vorticare si unì in un unico portale dalla forma delimitata dall'interno del guscio che aveva portato fino a quel momento. Il corpo di Johanna così semplicemente scivolò nell'altra dimensione abbandonando il tutto come un crostaceo che faceva muta.

    La lama della creatura così decapitò un simulacro vuoto, che una volta tagliato l'impulso cosmico che lo sosteneva si sbriciolò sotto la pressione di quei tentacoli. Le correnti acquatiche dimensionali mondarono la lordura dalla scale di Johanna e davanti a lei un altro portale si spalancò e il campo di battaglia si spalancò sotto di lei.
    Un ampio mantello d'acqua splendente la seguì dal suo piano separato, spalancandosi in aria come le ali di una grande manta, mantenendola sospesa in aria ad un centinaio di metri d'altezza, dove brillò nell'aria inquinata dalla battaglia come una stella. Il suo cosmo esplose diramando archi di energia in ogni direzione mentre sopra di lei l'umidità e le nubi cominciarono a vorticare su loro stesse. Con il frastuono di una cascata e di mille tuoni uno squarcio triangolare si spalancò nello spazio sopra il campo di battaglia da cui qualcosa scivolò fuori.

    Una lama. Una immensa lama lunga decine e decine di metri e larga altrettanto precipitò verso il basso direttamente sulla verticale della creatura. La punta - incredibilmente affilata nonostante le dimensioni - si arroventò per attrito con l'aria mentre il terrificante costrutto piombò verso il basso gettando una luce rossastra su ogni cosa. Un colpo finale verso la creatura che aveva portato così tanta morte e devastazione tra le fila dell'esercito dei suoi amici, mirato ad impalare e distruggere una volta per tutte quel corpo trattenuto dal corallo e dalle radici.

    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Danni diffusi su tutto il corpo, grosse ustioni sulle zone colpite dal calore, danni da disgregazione nelle articolazioni. Tutto in rigenerazione.
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI uso il teleport per evitare l'attacco poi yeeto una enorme e violenta e turgida spada dall'alto per dargli il colpo di grazia :zizi:

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


    TECNICHE

    ● GOLDEN PATH ●
    Una applicazione più strategica dell'immenso potere del triangolo dorato. Facendo appello al proprio dominio sulle acque primordiali Johanna crea uno più gorghi dimensionali che squarcino il tessuto spaziotemporale collegandosi direttamente con la dimensione di Apsu e Tiamat. Se lo reputa necessario può creare attorno a questo triangolo d'oro una impalcatura di corallo, che sfruttando il protocollo della carne divina si rivela se non impossibile estremamente difficile da distruggere o fare collassare. Una volta creato, Johanna sfrutta questi portali per i seguenti scopi:
    -Può gettarsi volontariamente in un portale per evitare completamente un attacco avversario, una volta a duello, rifugiandosi temporaneamente nelle acque primordiali.
    -Assorbire un attacco avversario in modo da poterne imbrigliare l'energia per poterlo utilizzare come meglio crede, seguendo il normale funzionamento dei bouncer.
    -Spostare lo scontro nella dimensione delle acque primordiali, catturando l'avversario in un triangolo dorato o creandone uno così grande da fagocitare immediatamente l'intera zona di combattimento. Il luogo in questione è una zona sperduta delle acque primordiali, dove tutto il materiale divorato dal triangolo d'oro viene ammassato dalle eterne correnti acquatiche. Si tratta di un non luogo, quanto di più vicino al fantomatico triangolo delle bermuda ci sia. In tale luogo vi sono infinità di relitti ed edifici appartenenti a tutti i luoghi, a tutte le ere e a tutti gli universi collegati dalle acque primordiali. Ogni cosa vaga senza meta circolando attorno ad un nucleo così denso e lontano da embrare un buco nero, dove la materia inevitabilmente precipita e viene disgregata dalle correnti disperdendosi per sempre. Ogni cosa è invasa dal corallo del dominio, che ha avuto intere ere per diffondersi sul materiale divorato dai precedenti primarchi. In questo luogo le acque primordiali sono ovunque, dato che compongono la dimensione in primo luogo come se fossero spazio liquido. I continui scompensi dimensionali dovuti al movimento dei relitti e delle correnti delle acque primordiali rende estremamente difficile affidarsi alle percezioni sensoriali per chiunque non sia il primarca. Le distanze percepite non coincidono con quelle che sono realmente, i suoni sono più vicini o lontani del normale, gli equilibri gravitazionali sono distorti rendendo più difficili movimenti coordinati.



    ● GATES OF ATLANTIS ●
    Espandendo il proprio cosmo e prendendo controllo dell'umidità nell'aria o delle acque che la circondano, Johanna genera un numero variabile di portali le cui dimensioni sono legate all'utilizzo che Johanna intende farne. Da essi, Johanna può generare una grande varietà di costrutti, la cui forma e caratteristiche non sono mai fisse, in virtù della malleabilità del corallo. Possono essere armi, utilizzate poi da Johanna stessa o scagliate alla massima velocità sfruttando le correnti dimensionali all'interno dei gorghi, oppure costrutti che emulano parti del corpo di creature enormi e brutali. Dato il peso e la robustezza straordinarie del corallo, uniti alla potenza cosmica di Seadragon, qualunque cosa esca da quei portali, è dotato di immensa potenza di impatto e capacità distruttive. Solo Johanna sa quali orrori e brutalità si nascondano dietro quei gorghi un istante prima che si aprano.
    Come ogni altra tecnica che sfrutta il corallo del dominio, il contatto con i costrutti farà sì che sulla vittima tentino di aderire i subdoli micro organismi che lo compongono per esercitare il suo tremendo potere, oppure alimentare ulteriormente una biomassa già presente. Dato il protocollo della carne divina, il corallo è immensamente robusto e pesante. Se lo reputa necessario, Johanna utilizza i portali generati per riposizionarsi sul campo di battaglia o portare il suo attacco sfruttando le correnti acquatiche dentro il vortice per accelerare il proprio movimento all'uscita.


     
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    Sacro Custode delle P.R.

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    alexera12
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    LOG: RIGHT BACK WHERE WE STARTED FROM – ALL OUTLOG# 5

    DESCRIPTION:

    Non era ancora finita. Nonostante tutti I loro tentativi, la fatica, il dolore e le morti, tante morti, il nemico era ancora in piedi, urlante. Sembrava dolorante, se non altro l’ultimo colpo doveva averlo sentito davvero. Il suo latrato però faceva sperare qualcosa di più, come se fosse allo stremo anche lui. Era impensabile che ancora andasse avanti come se nulla fosse o che quelle grida equivalessero solo ad una pellicina strappata, magari una di quelle fetenti troppo vicine all’unghia. No. Dopo tutta la loro fatica, dopo ogni colpo cosmico, dopo la devastazione suprema che era il campo di battaglia anche lui doveva star cedendo. E invece ancora attaccava, ancora il suo cosmo si elevava nell’ennesimo devastante colpo. Vi prego, implorava Korin rivolto sommessamente agli spiriti, ditemi che sta cedendo perché se non lo faceva lui, lo avrebbero fatto tutti loro.

    A parte gli steel saint, che erano umani, e che si sperava raggiungessero il paradiso in cui credevano, cosa succedeva ad un G.E.A. alla morte? C’era un paradiso naturale? Rinascevano? La loro morte coincideva con l’estinzione dell’elemento da loro rappresentato? O forse era la loro morte a portare all’estinzione di massa di quella specie? Quante anime erano state perse tra animali e spiriti? Tra vegetali e malattie? Luoghi persino. Poteva un luogo morire? Una città poteva morire. Di Sacramento per esempio non rimaneva più nulla.

    Morte. Era ovunque attorno a loro. Era un netturbino intento a raccogliere i rifiuti per terra aprendo i sacchi vuoti che erano i loro corpi e dividendo le loro anime, quelle plasticose al paradiso e quelle di latta all’inferno. E poi c’era l’umido, il corpo. Quello semplicemente non aveva discarica e rimaneva ad insozzare la terra sperando che qualche animale selvatico lo facesse sparire per sempre decomponendolo.

    Uno sguardo attorno a se’. La terra già si riempiva di muffa strisciante. Era venuta dal nulla, come sempre, e si era intrufolata tutto attorno a loro, forse attirata dalla vasta umidità che i caduti trasudavano. Si era abbarbicata sul corrotto gigante e si era fatta strada per la terra insozzata consumando ogni cosa, tranne i viventi. In quel caso la muffa sembrava essere quasi timida nei loro confronti, li evitava o li rispettava. O ancora meglio, erano come in simbiosi. Quella muffa, stranamente non maleodorante, era cosmo, vasto immenso, forse ancora più che quello dell’essere. Ed era dalla loro parte.

    Un respiro più tardi e la fatica sembrò retrocedere, il dolore farsi da parte. Quella sensazione la conosceva fin troppo bene. E tutto fu chiaro. Quel cosmo, quelle radici erano sigilli, forse di Madre Terra. Era così che G.E.A. interveniva in aiuto dei suoi cavalieri sempre più provati? E perché aiutare anche loro, gli umani, una pianta infestante e non voluta da lei? Forse, era semplicemente l’amore di una nonna, quella che protegge il proprio nipotino, figlio di sua figlia. O forse anche loro erano in qualche modo compresi nel piano della Madre. O forse li stava aiutando perché erano temporalmente dalla stessa parte. O forse ancora perché semplicemente non aveva potuto non farlo.
    O forse era tutto un sogno. Il miraggio di un morente che scambia il più piccolo gesto come volontà di un essere superiore. «Grazie» Riuscì solo a dire a mezza voce non sapendo bene chi o cosa avesse fatto loro quel dono. Forse era solo il netturbino che provava pietà per loro.

    Gli steel si erano ricompattati in prima linea, forse sotto un ordine che non aveva potuto sentire a causa della sordità. Le loro corazze fumavano e le scintille scoppiettavano qua e là, complice anche il fatto che le armature della GRADO carbonizzavano i corpi dei loro guerrieri morti. Erano a pezzi, tutti loro, e occhio e croce qualcun altro era caduto lasciando che i netturbini della vita scavassero fra le ceneri roventi.

    Roventi come il suo corpo martoriato. Si mosse per ricongiungersi al suo gruppo. Al primo passo sentì la pelle di ogni muscolo coinvolto strapparsi e staccarsi dal pezzo di armatura che aveva cercato di proteggerla. Al secondo tutto tirava, al terzo minuscole bolle scoppiavano ovunque. I poteri della Madre erano vasti, ma aveva agito tramite sigilli, non tramite cure. Stava amplificando la loro resistenza, non lenendo le loro ferite che scavavano sempre più a fondo nel loro animo.
    Aveva agito esattamente come aveva provato a fare lui. Quei sigilli naturali riuscivano dove lui aveva fallito. Aveva tentato di aiutare il flusso cosmico di tutti e lo aveva aumentato di un briciolo. Aveva tentato di proteggerli e le sue difese erano crollate come castelli di carte. Aveva tentato di vincolare il mostro in più modi e le sue corde erano state strappate più volte. Aveva fatto la cosa giusta, semplicemente mancava di esperienza, velocità, potere.

    Avrebbe potuto cambiare le cose. L’intervento della Madre avrebbe potuto non essere necessario. Poteva bastare anche solo la sua presenza se solo avesse avuto più forza. Però… a che prezzo?
    Era giusto cedere a quel potere, immergersi in esso e rivoltarlo contro i loro nemici? E se quel potere avesse dominato lui? Valeva la pena diventare sempre più un mostro per combattere altri mostri?
    Valeva la pena sperare che ci fosse qualcuno dall’altra parte disposto a fermarti? O anche solo qualcuno abbastanza potente dal farlo? Era giusto generare un altro mostro per fermare quello prima e vederne generare un altro per fermare quello che si era diventati? Era giusto costringere uomini come Samarkand o Stenson ad armarsi con le steel cloth solo per tenerti a bada? Era giusto privare altri della vita solo perché quel potere era troppo grande da contenere?

    In fondo era per quello che gli uomini odierni non avevano nulla a che fare con quelli del tempo di Alman. Quelli moderni a stento risvegliavano il cosmo perché erano stati puniti per la distruzione e morte che avevano causato all’intero pianeta. Risvegliare quel potere era un po’ come andare contro quella decisione, quella saggia scelta di chissà quante ere orsono. Infondo non erano stati proprio gli umani cosmodotati ad impedire l’avvento del Ragnarok, cosa che li aveva condannati a tutti quegli anni di sofferenza e corruzione?

    Percepiva il suo corpo ad ogni passo, ogni stilla di dolore era una flagellata. Guardava le steel cloth e vedeva tracotanza. Stavano sfidando una volontà più grande. Erano come bambini che si intromettevano nel discorso degli adulti cercando di sovrastare le loro parole.
    Però… Però lo facevano a fin di bene. Stavano lottando per rimettere le cose apposto, per rimediare agli errori commessi, per difendere l’umanità. Tenerla all’oscuro di tutto era un modo per non ripetere il passato e forgiare un futuro migliore. Tenere a bada chi, per puro caso, risvegliava quel potere era fondamentale. Loro, la Fondazione, agivano per il bene superiore. Erano guidati da un umano, sì, ma uno che non solo era lì all’inizio del tempo, ma lo stesso che astraendosi dal tempo stesso poteva vedere e guidare ogni cosa. Doveva fidarsi di lui. Doveva fidarsi di loro.
    Se loro avessero approvato, lui avrebbe raggiunto quello stesso livello di potere che aveva appena impedito una nuova deflagrazione nucleare. Lo stesso che aveva appena aiutato l’Atlantidea a scomparire in molto meno di un battito di ciglia e che ora cercava di trafiggere il mostro con la sua enorme spada.
    E chissà. Forse la sua presenza su quel campo di battaglia faceva parte di un piano più grande atto ad ispirare qualcun altro, o insegnargli qualcosa, o solo gli spiriti sapevano.

    Quel che importava era che fosse lì, stanco, distrutto, ma ancora chiamato alla pugna.
    Aveva percepito il tentativo precedente del mostro di espellere parti del suo corpo come difesa, e il suo obiettivo sarebbe stato cercare di impedirlo. Un nuovo cerchio azzurro si formò dinnanzi a se’, quasi una finestra che apriva la sua visuale sul mostro. Premette con la mano contro di essa e il suo cosmo si espanse in tre diramazioni che modificarono il bordo rendendolo trapezoidale. Un nuovo cerchio interno avrebbe rafforzato le mura preesistenti, andando a sistemare il problema della fuga da lui stesso creato. Lo decorò intrecciando linee di cosmo tutto intorno, quindi lo trasformò in un acchiappasogni intrecciando come una ragnatela le linee fra loro intessendo tre raggi che si congiungevano nel centro. Un nuovo cerchio a metà e la sua volontà si stava manifestando davanti ai suoi occhi. Il suo scopo. La ragione della sua intera esistenza. Mettere in Sicurezza. Contenere. Proteggere.

    Nuove linee si susseguirono in rapida successione aggiungendo alla struttura sempre più simboli e forme geometriche atti a rinforzarne il disegno. Un ringraziamento scritto a Madre Natura, in piccolo, nascosto fra le varie righe che componevano quel graffito cosmico.
    A mano aperta impattò nuovamente contro il sigillo cercando di spedirlo contro il mostro sperando che potesse impattare contro di impattare contro la sua pelle coriacea, arrivandovi perpendicolarmente alla spada e di circondarlo a mo’ di cintura troppo stretta che costringe a trattenere il fiato e la panza. Non voleva che si difendesse. Non voleva che il mostro potesse espandere di nuovo le sue propaggini ovunque ed insozzare il disegno di Madre Natura. Ma soprattutto non voleva che scappasse a quella spada. Voleva che la sua melmosa pelle venisse tranciata dalla sua lama in più punti possibili, che tutta la sua carne risentisse di quel danno che la spada poteva fare, soprattutto se mossa senza pietà all’interno del suo corpo. Se il mostro voleva scappare, l’unica via di uscita rimastagli era distruggere la cintura, cosa non troppo difficile nonostante tutto il cosmo e l’attenzione del custode di Thule la stavano alimentando, o fuggire verso l’alto, da dove arrivava la spada, e tagliarsi ancora sulla sua lama.


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Danni interni diretti ai nervi e ai vari organi. Sordo e sanguinante, ma il mostrone ha ben deciso di cauterizzare le ferite con ustioni di grado 1 e 2.
    (Buff Resistenza. Buff dello scorrere cosmico.) x2
    STATO MENTALE:Muori Bastardo
    STATO CLOTH:Indossata. [IV] Incrinata pesantemente. L’armatura aggiuntiva è ceduta definitivamente.
    RIASSUNTO:Mi sposto vicino al mio squadrone quindi lancio un sigillo di vincolo al mostrone per cercare di mantenere compatta la sua forma ed impedire la difesa attuata precedentemente.

    (Posto la tecnica perché devo, ma il master sa meglio di me come funzionano i sigilli.)
    约束 象征 (Yuēshù Xiàngzhēng) : Sigillo di vincolo avanzato – offensiva/difensiva Questa tecnica si mostra graficamente a seconda del suo obiettivo perché i contenuti scritti nel sigillo variano a seconda dell’aspetto fisico, mentale o spirituale su cui va ad agire, perché diverso è il modo di “scrivere” l’obiettivo nel sigillo. Quando un sigillo disegnato e applicato sul bersaglio viene attivato rilascia delle catene cosmiche fatte di lettere e simboli azzurrini che si avvinghiano alla creatura portante il sigillo. Le catene provocano una sensazione di stritolamento, causando danni da costrizione e strangolamento, danni che si intensificano se il nemico prova ad opporvicisi, ma non sono catene reali che possono essere aggrappate e tirate.
    -身体链 (Shēntǐ Liàn): la catena del corpo tenta di limitare una, per lancio di tecnica, caratteristica fisica del soggetto a cui si lega. Potrebbe instaurare una sensazione di fatica o ridurre la forza fisica, velocità, resistenza del soggetto intrappolato, così come può disturbarne la coordinazione l’equilibrio. Essendo che queste catene agiscono direttamente sul corpo e non sul cosmo portano all’estremo il controllo della mobilità articolare che era già fattibile con i sigilli di vincolo base. Sono le catene di simboli più visibili in quanto si annodano attorno alla parte del corpo che è stata targhettata in maniera ben visibile, scrivendosi tutto attorno.


     
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    Ma vuoi andartene a cagare?!?

    Assoluto disprezzo inondava ogni singola cellula del suo corpo. Milioni di scintille cosmiche rispendevano intorno a lui ed al suo corpo martoriato e sanguinante, mentre la parola “odio” era scritta su ogni fotone che quel bagliore emanava. Le urla fuori dalla sua testa non erano altro che ronzii di zanzare a confronto di quello che gli si stava scatenando nel cranio. L'aria sapeva di marcio, cenere e disperazione, mentre il sapore metallico non abbandonava la sua bocca.
    Un picco di calore improvviso gli mostrò la verità: La creatura non aveva ancora finito, aveva ancora l'intenzione di vaporizzarli fino a ridurli a cenere ed ossa. Pan strinse i pugni, sollevando le braccia ferite, pronto a non concedere, pronto a prendere istintivamente a pugni un vero e proprio sole.
    Fu qualcosa, o forse qualcuno, a frenare il secondo sfoggio di energia.
    Radici cominciarono ad avvolgere e a trafiggere quella massa di carne e mucillagine. Il suo occhio buono si chiuse all'improvvisa luce cosmica che gli sfiorò il volto. Mentre era immerso nella sua oscurità, il suo corpo venne investito da un piacevole sentore familiare. Le sue ossa, i suoi tendini ed i suoi muscoli erano come sorretti da un'energia esterna. Il suo cosmo scorreva dentro di lui come acqua di una fonte primordiale.

    Ah ti fai vedere ora?!?

    Non sapeva con chi stesse parlando, non aveva idea del perché avesse farfugliato quelle parole. Non aveva importanza, non aveva nessuna importanza.
    Il mostro si svegliò da quel momento di agonia silenziosa, schioccando rumorosamente la sua mascella. Si rifiutava di morire, si rifiutava di lasciarli in pace. Strinse ancora i pugni, respirando in fretta, caricando il suo sangue di prezioso ossigeno.

    Ma l'attenzione del mostro non era diretta verso di lui.

    Ebbe appena il tempo di voltarsi, di vedere prima i tentacoli, poi l'enorme massa partire cercando di ferire Johanna, cercando di fare del male alla Regina Reggente.
    Vide quell'offensiva impattare contro qualcosa, colpire roccia e acqua. Per un momento, un istante così breve che poteva a malapena essere considerato passato, Pan divenne il pinnacolo assoluto della catena alimentare universale.
    Fu uno sfarfallio, una proiezione intermittente di energia, e Pan capì cosa stesse succedendo.
    L'energia di Johanna ora brillava in alto, sopra di lui brillante e maestosa, quasi sorretta da enormi ali d'acqua luminosa. Il picco cosmico della Regina brillava sopra di lui, sopra tutti loro, per poi rombare squarciando il tessuto stesso della realtà. Da quello strappo dimensionale, un enorme costrutto si fece strada in quella realtà Una spada gigantesca, strumento di una giustizia divina che si stava per abbattere sull'abominio, con la potenza di un meteorite incandescente.
    Un leggero scricchiolio proveniente dalla sua stessa mascella arrivò alle orecchie di Pan, qualsiasi cosa stesse per succedere, sarebbe stata sicuramente devastante.
    Ma se non fosse stato abbastanza?
    Aveva perso troppo, troppe vite gettate al vento come granelli di polvere in una tempesta. Nomi che sarebbero stati pronunciati solo con dolore e rimpianto, sguardi che sarebbero rimasti solo nei ricordi di chi era sopravvissuto. Il sapore di sangue si mescolò a quello della bile, mentre le sue membra fremettero all'impulso malcelato di farla finita una volta per tutte in quel posto orribile.

    Sapeva cosa fare.




    La palingenesi saltò verso la spada a tutta la velocità che gli era possibile, fino a toccarne la superficie laterale con la punta del piede. Doveva arrampicarsi, doveva raggiungere la vetta, l'elsa di quella spada gigantesca e impugnarla con le sue mani quasi rotte. Pan non sarebbe stato solo uno spadaccino improvvisato, no, Pan sarebbe diventato una vera e propria centrale di energia, arroventando l'intera superficie di quella lama con milioni di volt, portando nella carne putrida di quell'abominio sotto di lui il giudizio finale.


    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA NERA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Rigenerato dopo esserci rifocillato, very stanco, sistema nervoso in rigenerazione, sordo, vista in cedimento, emorragia da occhi, bocca e orecchie, braccia praticamente spellate, zona delle scapole spellata
    MENTALMENTE -
    STATUS DARIAN - indossata, enormi crepe sparse su avambracci e dorsali con veri e propri buchi, vere forma

    RIASSUNTO AZIONI - Zompo, corro sulla spada, afferro l'estremità in alto e la elettrifico full POWER
    ABILITÀ -

    6:Electrophorus electricus


    Quattro quinti del corpo di questo particolare pesce coltello sono occupati da elettrociti, organizzati per donare all'animale la capacità di scaricare circa 800 volts per un ampere di corrente, per una potenza complessiva tra i cinquecento ed i seicento watt, rendendolo l'animale elettrico più potente della categoria.
    Questa forma dona a Pan l'abilità di controllare scariche elettriche a tensione variabile, facendolo diventare un generatore vivente dal potenziale incredibile. e permettendogli di controllare grossolanamente l'elemento elettrico, permettendogli di generare raggi, scosse, sfere ed esplosioni usando se stesso come epicentro.

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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    Atto II - quinta scena




    Anche la montagna più alta non può resistere a infinite tempeste.



    Quel mostro era stato un macigno, e Oberon insieme a Pan, Johanna e Gao differenti tempeste che incessantemente l’hanno spazzata e colpita con tutto ciò che avevano. Chi più, chi meno, Crepe si formavano, cedimenti della struttura stessa della bestia che si muoveva in orrende vibrazioni come un nido di calabroni.

    Ma non era finita, e solo la mancanza di forze gli impedì di imprecare peggio di un goblin scaricatore di porto. Potreste rimanere sorpresi di quanto si possa imparare di turpiloquio legandosi a un concetto naturale.


    No, non era finita perché nuovamente la vibrazione e suono stava scaldando ogni particella attorno al corpo del Corrotto gigantesco, plasma come una stella malefica venuta a portare distruzione. Un ulteriore attacco? No, una esplosione per portare con lui quanta più Vita possibile.


    Le onde mentali dell’esercito, cosi come le notizie che gli arrivavano telepaticamente dai suoi luogotenenti gli raccontavano di dolore, di morte, di rabbia mista a rassegnazione in egual misura. Il giovane Re voleva dare speranza, ma quello che fece fu limitarsi a dare ordini banali: chiunque sia in grado alzi i propri scudi, e loro si inventeranno qualcosa. Come sempre, come devono fare.


    Protettori, custodi.
    Eroi.



    Soli davanti al nemico, più morti che vivi, con solo due di loro che riuscivano a fare davvero qualcosa. Ma riusciva a sentire nelle fluttuazioni del pensiero la Determinazione, nascosta sotto la sabbia, di andare fino alla fine.



    Allons~y




    Sussurrò, tentando di avanzare sulle ginocchia, espandendo il proprio debole cosmo cime un piccolo falò nella notte. Una luce lontana di una lucciola nella nebbia, avanzando il braccio per richiamare il suo dominio per una vana difesa… quando qualcosa lo abbracciò.


    La mente volò a mille volti. Titania, Hanna, sua madre. La Madre.

    Radici di luce lo avvolsero gentilmente illuminando i fenomeni che componevano il suo vero corpo martoriato, donandogli forza e vigore. Le ferite non erano più catene, ma motivazione. Il cosmo non una debole luce, ma fiamme che si ergevano nel cielo. Ora fulmini, ora aurore, ora eruzioni di vulcani.


    Un abbraccio che copriva tutto l’esercito, un onda mentale che fece sorridere la spettrale figura del Re dei Sidhe. Vita, Speranza, Vittoria. Per loro.


    Una stretta come spire di un gigantesco serpente attorno al loro nemico. Il suo attacco bloccato cosi come il suo corpo da queste protuberanze di puro cosmo, riempiendo il corpo vitreo dell'abominio con il corallo di Seadragon come simbolo della vittoria unita di forze tanto differenti.



    Vittoria… no.

    Perché nonostante tutto, quel ammasso agonizzante di carne voleva ancora fare del male. Voleva colpire quello che forse reputava il più pericoloso, o quello che forse aveva qualche colpa ignota verso la Corruzione e il Caos.

    Ma tutto si concluse in spuma di mare ancora prima che i sensi appena rinvigoriti di Oberon potessero comprendere fino in fondo quello che era successo e con l’unico scopo di dare un’occasione a Pan e Seadragon di unire le loro forze in un attacco combinato, una immensa spadata piovuta dal cielo elettrizzata e spinta del Martello di G.E.A.



    Il mio ordine rimane! Alzate gli scudi, ORA! - urlò telepaticamente Oberon all’esercito, sapendo che la forza distruttiva di quei due sarebbe stata ridicolmente spettacolare. A lui e Gao il compito di evitare che quella palla di plastilina aberrante troppo cresciuta tenti un’altra difesa o un contrattacco. Sarebbe anche il momento.


    Alzandosi a pochi centimetri dal suolo come effetto dell’immenso sforzo mentale. Lo scorrere del cosmo e la sua presa sulla percezione riesce a malapena a tenere il passo con lo stato del suo corpo ricoperto di bianche radici, ma non può cedere, non ora.


    Un’ultima onda mentale, un sisma sensoriale che si mosse nell'etere per tentare di colpire l’ammasso di nervi, gangli e materia grigia mischiato a carne e altri tessuti. Per insinuarsi e mostrare infiniti insetti che sciamano sui fasci di luce che lo avvolgevano, mangiandolo vivo mentre scosse di energia mentale avrebbero confuso la propria percezione per non far capire cosa stava per accadere.

    Se non quando sarebbe stato troppo tardi.








    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: Vera Forma e cosmo messo male ma rafforzato dalle radici, gambe fuori uso.
    - Riassunto

    ESERCITO - si difende come può parte 2 - la vendetta


    OBERON - GEA VAULT!

    Mi rimetto un minimo in sesto con le radici e continuo e a tentare di bruciare i nervi dell'Amico Blob e disturbare i suoi sensi per supportare il Golden Duo (ATTACCO)





     
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    QUEST GEA

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    I got down on my knees




    L'intera West Coast trema.
    L'energia corrotta che avvolge la California fluisce disperatamente attraverso il corpo informe nel tentativo di contrastare il mastodontico fendente, ma anche l'aberrazione più assurda concepita da Ponto possiede un limite biologico. Prima che la creatura possa richiamare abbastanza cosmo da contrastare la vostra unione, cede definitivamente.
    Davanti ai vostri occhi, in un lunghissimo istante, vedete la carne aprirsi rigettando liquidi di vario genere. La pelle scoppietta e si cauterizza a causa dell'elettricità e dell'intenso calore. Una serie di tonfi umidi riempiono l'aria e le poche parti del mostro che ancora si muovevano si accasciano al suolo.
    Ai margini delle ferite scorgete ancora una vaga attività cellulare, una vita tanto distorta da insultare sé stessa. La Corruzione sembra non volersi arrendere in nessun modo... ma la sua presenza diventa sempre meno opprimente, quasi come se qualcuno avesse interrotto la connessione, lasciando gli ultimi residui a disperdersi nel sangue melmoso.

    Nel silenzio quasi assoluto che segue tutto ciò, qualcuno grida allarmato.
    Il cosmo di Chernobog e Amaterasu satura le vostre percezioni, mischiato a qualcosa di incredibilmente più grande e complesso.
    L'artefatto a forma di cupola viene avvolto da un'aura dorata, il cui tepore si spande rapidamente fino ad avvolgervi. Le radici sembrano assorbire quello stesso influsso benefico, nutrendosene.

    Nello stesso momento un odio soffocante brucia nel cielo coperto da nubi scure.
    Un lampo. Pura luce. Una nauseante luce biancastra invade i residui organici del corrotto. Li riempie, avvolgendoli e cambiandone la forma.
    Li sta usando come materia grezza per costruire qualcosa.

    6vgdAlI



    Note Master:

    Avete sistemato Manone, ma c'è altro divertimento in arrivo per tutti.
    Appena si concluderà ALL IN, aprirò la traccia per l'atto conclusivo.


     
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