Operation Stone Axe

Custode di Thule/Alexer/Blue Warrior lvl 4 --> lvl 5

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    Korin Agente della GRADO ♦ Energia Rossa

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    - Chapter VIII -



    «Where are you going, little boy?» Non aveva fatto nemmeno un passo quando udì una voce cavernosa che sembrava tanto lontana da provenire dal centro della Terra, ma al contempo tanto vicina da avere il parlante seduto sulla propria spalla. Prima ancora di capire di essere il destinatario di quel messaggio, la mano sinistra disegnò una diagonale sull’armatura toccandola con il solo pollice che, nel tragitto, lasciò dietro di se’ una scia di simboli arcani i quali fiorendo da quella radice andarono a coprire tutta l’armatura. Sentì l’elettricità scorrere nelle venature magiche appena disegnate che legandosi al proprio corpo, avrebbero favorito lo scorrere del cosmo al limite delle sue capacità motorie, pronto per una eventuale fuga che la sua mente aveva subito iniziato ad elaborare. Quindi la massa catatonica e stakanovista l’aveva notato; e allora perché non attaccarlo o fermarlo? Perché essere ammirati per tutto quel tempo? Perché dargli l’illusione dell’essere nascosto? Per tendergli una trappola si sarebbe risposto, ma allora perché rivelarsi rovinandosi l’effetto sorpresa? Era un errore tattico madornale quello commesso dai suoi avversari.
    Volse il viso lentamente, allargando a macchia d’olio le proprie sensazioni cosmiche pronto ad ingaggiare la massa di nemici che aveva visto annidarsi nella cava. Anche quell’inevitabile scontro poteva fornire dati interessanti per i suoi superiori. Non era facile localizzare la voce cupa in quella miscela infinita di esseri, ognuno che bruciava come una fiamma nell’oscurità, ma il sesto senso lo faceva propendere per la massa nell’oscurità.

    La voce quindi si fece più difficile da interpretare. Da una parte chi parlava sembrava aver cambiato lingua, una che comunque Korin riusciva a capire grazie al cosmo, ma allo stesso tempo la voce veniva sottomessa dal casino dei macchinari che sembravano aver accelerato a dismisura il loro output, quasi pronti ad esplodere. Tornò a guardare la massa, che si muoveva ancora più rapida, ma non contro di lui. Passò oltre e notò come in quella zona prima ombrosa, qualunque cosa ci fosse stata in quiete ora sembrava agitata, pulsante quasi come un cuore umano o uno stomaco in piena attività.
    «Credi davvero di poter andare via così?» Chiese ancora la voce, mentre l’organo selvaggio sembrò lanciare un tentacolo nella sua direzione. Korin fece un balzo all’indietro appiattendosi contro la parete, mentre nella sua mano crepitava una rozzissima e spessa lancia di ghiaccio. Il tentacolo però non voleva lui, ma anzi raccolse ciò che rimaneva dei soldati distrutti portandoli all’organo e come assorbendoli all’interno di esso. Era quindi possibile che quelli non fossero soldati, ma solo copie dei lavoratori mal riusciti e quindi inanimati. Il nido stava forse riassorbendo gli scarti per creare qualcosa di nuovo?

    «Entri nella mia casa, osi rovinare la perfetta composizione della mia colonia, e non contento mi dai le spalle?» Lo sentì lamentarsi. Era stato decisamente un pessimo ospite secondo concezioni prettamente umane, ma era proprio la sua colonia quella che aveva rotto per prima il galateo sparandogli addosso; un pulpito decisamente particolare quello da cui proveniva la predica. Assistette guardingo ai movimenti convulsi della massa di carne sotto i potenti suoni che rimbombavano per la cava; se il giorno dopo non fosse stato sordo sarebbe stato un miracolo. Percepì l’organo esplodere, o almeno comprese la sua rottura nell’oscurità dai suoni di stappi e da uno strano liquido che venne sparato sulle pareti più vicine. Ma quale stomaco o cuore, quella era una placenta e lui aveva appena assistito al miracolo della vita. Era quella la visione quotidiana degli ostetrici? Che schifo.

    Il feto che ne uscì era un umanoide di diversi metri, malformato, con poca carne e tante ossa. Come altezza era completamente diverso dalle altre sue creature, un gigante fra loro, proprio come una formica regina in confronto a tutte le altre. Però non era propriamente così che funzionava una colonia. Non era il re l’ultimo a nascere.

    «You will die here, little boy.» Un fremito gli corse lungo la spina dorsale al concetto di morte, ma fu ben presto esiliato in un cassetto chiuso della sua mente. Perché quella cosa aveva nuovamente cambiato lingua? Era forse una dualità ciò che costituiva quella creatura? Domande, sempre più domande. I quesiti crescevano di numero piuttosto che diminuire.
    «I don’t think so.» Decise di rispondergli con la stessa lingua che l’altro aveva accuratamente scelto. Non era il mostrone alto sei metri il problema, cioè lo era anche lui, ma era l’infinità di formiche ciò che davvero preoccupava il saint. Doveva occuparsi soprattutto di loro se voleva avere una chance contro l’enorme creatura di cui ancora non conosceva le capacità.

    Bruciò il proprio cosmo incanalandolo nella lancia di ghiaccio precedentemente creata, dissolvendola e riconfigurandola in cristalli di ghiaccio sempre più piccoli fino a stringere nel suo pugno una grande quantità di minuscole schegge cosmiche che il suo potere stava trasformando in sigilli. Li avrebbe quindi lanciati lasciando che si espandessero indistintamente per tutta la grotta addosso a muri o ai nemici con la speranza che questi potessero raggiungere una superficie a cui legarsi sempre più stretti cercando di limitare il fluire cosmico generale.
    Concentrò poi la propria attenzione verso solo quei sigilli che non avevano attecchito su nessuna creatura della grotta e diede loro il comando di esplodere, cercando di generare un pesante contraccolpo diretto a tutte le creature e alla caverna stessa. Aveva vagliato a lungo l’opzione di farla crollare mentre osservava la massa lavorare, ma non si sarebbe aspettato di metterla in atto per davvero. Sul momento sotterrare ogni ostacolo sembrava il modo migliore per chiudere quello scontro nella maniera più veloce e pulita possibile. Era un fastidio non indifferente per i suoi superiori, o per chi dopo di lui avrebbe analizzato quel campo, ma era un sacrificio accettabile e necessario.

    Senza nemmeno curarsi delle condizioni della grotta o dei suoi nemici infilzò il suo potere nel terreno tentando di far sorgere da esso una muraglia di ghiaccio atta a dividere la sala dall’unica via di fuga possibile; in poche parole stava cercando di chiudere le formiche nel loro stesso formicaio mentre lo faceva crollare su di loro. Avrebbe quindi cominciato a correre verso l’uscita cercando di non rimanere secco sotto la sua stessa trappola.


    Statistiche

    Stato Fisico: Leggermente affaticato, ma altrimenti perfetto.
    Buff agilità.

    Stato Mentale: fight and flight

    Stato Armatura: Cloth: In riparazione. Non Indossata.
    Steel cloth: lvl 3, indossata. Qualche danno superficiale, ma niente di che.

    Riassunto: Appena il mostro parla la prima volta Korin indossa dei sigilli che buffino la sua agilità. Appena parte lo scontro in maniera scenica crea dei sigilli di vincolo base che diffonde per tutta la sala della caverna. Quelli che attecchiscono sul mostrone e i suoi sgherri fanno il lavoro tipico dei sigilli di vincolo base, quindi limitazione del flusso cosmico [AD] mentre il resto dei sigilli esplode [AF] cercando di ferire sia i nemici sia la cava sperando di farla crollare. Korin quindi crea un muro di ghiaccio per chiudere dentro i nemici [DIV] e scappa fuori.



     
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    "Ai gentili signori dell'Accampamento: Questo messaggio vi raggiungerà dopo un picco di attività scansionate dai vostri sensori. Vi chiedo umilmente scusa per il disagio, e per aver attraversato il perimetro che avete designato. Farò in modo che i miei superiori sappiano della situazione , sperando possano esservi di aiuto."





    Chi diamine ha mandato questo messaggio?









    Il tuo attacco ha successo.
    Forse troppo successo.
    Le esplosioni fanno il proprio lavoro, gli automi saltano in aria in vari pezzi, le deflagrazioni brillano sul corpo della mostruosità enorme, riesci a vedere la via per tornare indietro, ma solo per un momento. Le urla del mostro non sono animate solo dal dolore causato dai tuoi attacchi, ma da uno sforzo considerevole. Una forza incredibile si manifesta in modo speculare alla tua, portando quel posto alla rovina. In meno di un secondo il terreno sotto i tuoi piedi cede, il pavimento diventa un cumulo di macerie che cadono nel vuoto. È tutto troppo veloce, troppo forte e troppo improvviso, la terra ti inghiotte.
    Dopo la rovinosa caduta, ti rialzi in quella che sembra una caverna sotterranea. Intorno a te
    ci sono detriti, pezzi di macchinari oramai distrutti, corpi morti e due centimetri di acqua sul pavimento. L'oscurità è mitigata dalle torce morenti tutte intorno, ma il buio ti circonda lo stesso.

    Guarda cosa hai fatto, ragazzino...
    La voce torna a rimbombare nel tuo cervello. Senti qualcosa muoversi veloce, quasi carezzando l'acqua.

    You've been a bad BOY!

    Dalle tenebre spunta di nuovo la figura, o meglio soltanto una parte, riesci solo a vedere la sua mano enorme stretta in un pugno che cala su di te dall'alto verso il basso.


    Benissimo, la caduta puoi gestirtela da solo, mentre il PUGNO è a energia rossa. Il posto è quasi tutto buio e umido.


    Edited by B.F.G. - 18/6/2022, 14:20
     
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    - Chapter IX -



    Cominciò a correre con le esplosioni che tuonavano alle sue spalle. Un passo, un altro e nessuno che gli veniva dietro, perfetto, esattamente quello che voleva. Sarebbe stato presto fuori dalla cava, poi via verso la base e…

    Il piede scivolò leggermente, non abbastanza da farlo cadere, ma il suo sguardo si precipitò verso il basso dove una linea serpeggiava più rapida di lui dividendo a metà il terreno sotto i suoi piedi e minando la stabilità del condotto. Un altro passo e senza che potesse reagire il piede affondò nella terra crepata. Tentò di recuperare l’equilibrio con l’altro piede, ma nulla, tutto stava collassando attorno a lui. Allungò le mani alla ricerca di un appiglio, una radice, un masso resistente, qualsiasi cosa. Le sue unghie coperte dai guanti della steel cloth cercarono di piantarsi nella parete, ma ottenne solo di sgretolarla più velocemente. Tento un nuovo appiglio agitando le mani e i piedi cercando un punto a cui aggrapparsi, ma nulla.
    Cadde nel vuoto per diversi incalcolabili metri invisibili ad occhio nudo. L’oscurità era molto, troppo fitta per essere tagliata dalla pochissima luce che riusciva a filtrare dall’alto e da qualche torcia cadente come lui in quella voragine. Avrebbe voluto costruire un appiglio con del ghiaccio facendolo sorgere dal terreno o dalle pareti, ma non le vedeva, non le percepiva e tutto faceva pensare che avrebbe solo fatto crollare qualcos’altro. Perché diamine quei corrotti avevano costruito il nido su una camera così profonda? Come era possibile che tutto fosse rimasto in piedi fino al suo arrivo? Era inutile porsi quei quesiti, non avrebbe avuto comunque risposta. Poteva solo prepararsi all’impatto con il terreno, ammesso che ce ne fosse stato uno.

    Quindi eccolo: l’urto si propagò ad onda lungo tutto il corpo, venendo ammortizzato appena solo dai meccanismi interni della steel cloth. Gli si mozzò il fiato per un secondo mentre tutti i nervi davano allarmi di dolore, ma per il resto la caduta pareva essere finita. Poteva solo pregare che i contenitori dei materiali raccolti non si fossero frantumati creando una letale miscela nello zaino. Rimase immobile, quasi temesse che spostandosi avrebbe provocato un nuovo cedimento, anche se più sotto di così poteva solo raggiungere l’inferno di Hades o il nucleo pulsante della Terra.

    Tutto era nero, come un abisso impenetrabile di cui non riusciva bene a capire le dimensioni. Però c’erano dei suoni che rimbombavano echeggiando da parete a parete. Era una stanza vuota quindi. Sentiva come il tintinnio di gocce sul pavimento in quello che era un piccolissimo strato d’acqua, ma che apparentemente rendeva la caverna completamente piena di umidità stando ai sensori della cloth. Non era proprio in base all’umidità circostante che le formiche sceglievano il posto dove costruire il nido? Si, ma non si aspettava una caduta del genere. Come la struttura si fosse tenuta in piedi fino a quel momento era un mistero.

    Nessuna nuova crepa però si aprì sotto di lui, quindi si sentì abbastanza sicuro da provare lentamente ad alzarsi. C’era dell’acqua sul pavimento, alta tipo un dito o anche meno, fredda e pura, ma era difficile stabilire da dove arrivasse. Qualche goccia cadeva dalla sua figura risuonando per tutta la cava. E non solo da lui. C’era qualcun altro in quel posto, lo avvertiva dai suoi movimenti e dal rumore che essi provocavano, ma soprattutto lo avvertiva dal proprio cosmo che in qualche modo fluiva attorno alla figura invisibile. Era lui, il gigante, ne era quasi certo finché il mostrone stesso non uscì allo scoperto con la sua voce che rimbombava ancora più forte da parete a parete perforandogli il cervello ed impiantandosi in esso, come se fosse sempre stata lì. Se lui era sopravvissuto, era possibile che nell’oscurità si aggirassero anche le figure umanoidi.

    Avvertì il mostrone avanzare tramite il suono dei suoi passi e il proprio cosmo. Un riflesso bagnato nella fioca oscurità lo avvisò dell’impellente mano di lui, chiusa a pugno, che calava dall’alto verso il basso, nella stessa maniera in cui il caduto di Yaroslavl aveva tentato di farlo secco con la sua mano pregna di oscurità. Korin allungò subito le mani contro la minaccia generando uno scudo cosmico tra sé e il pugno cercando di generare una superficie più grande che non fosse il suo esile corpo dove la mano potesse impattare. Subito rivestì la barriera si linee e simboli rafforzandola ancora di più con la matrice dei sigilli. L’impatto fu devastante, dieci, venti volte superiore a quella banalissima caduta di chissà quanti metri. Le sue ossa tese scricchiolarono sotto il colpo e le braccia retrocedevano, ma lo scudo sembrava riuscire parzialmente a reggere l’enorme peso ridistribuendolo lungo tutta la superficie, ma non sarebbe bastato. Prima o poi il colpo l’avrebbe sotterrato se non si fosse spostato da lì. Inclinò lo scudo, facendo scivolare la direzione della forza davanti a sé mentre lui retrocedeva abbastanza da non venire più travolto dal colpo.
    Approfittò del momento lanciando un onda cosmica congelante in modo da investire il braccio nemico con una folata di ghiaccio per tentare di rivestirlo di un manto congelato che, a mo’ di pilastro, collegasse il braccio al terreno, in modo tale da tentare di tenerlo bloccato in quel punto. Avrebbe quindi rinforzato l’attacco lanciando una nuova ondata di sigilli che si sarebbero estesi come tentacoli per cercare di farli avvolgere attorno al braccio del nemico, come rampicanti sul muro, pronti a bloccare il passaggio cosmico nel suo corpo, così come la sua forza.

    «Mi avete costretto voi ad agire, io vi stavo solo osservando!» Obiettò poco prima di muoversi all’indietro per cercare di uscire dall’area di azione del nemico e raggiungere almeno una delle torce, raccoglierla e cercare di preservarne la fiamma contro l’umidità della cava. Quelle fonti di luce erano l’unico modo per lui di vedere qualcosa lì dentro, e se anche l’ultima si fosse spenta il suo abominevole nemico avrebbe avuto campo libero con lui. Era ovviamente una cattiva idea portare quell’oggetto con sé, perché si stava rendendo un bersaglio ben visibile, ma era anche vero che le formiche si muovono seguendo gli odori e i feromoni, non la luce, anzi, erano animali che al picco della luminosità sparivano sotto terra in genere.


    Statistiche

    Stato Fisico: Enorme botta sul corpo per la caduta e un ampio dolore da impatto per il pugno localizzato sugli arti superiori.
    Buff agilità.

    Stato Mentale: Protect

    Stato Armatura: Cloth: In riparazione. Non Indossata.
    Steel cloth: lvl 3, indossata. Qualche danno superficiale, ma niente di che.

    Riassunto: Si difende con uno scudo cosmico ricco di sigilli per poi attaccare lanciando una folata gelida (AF) per congelare il nemico e bloccarlo sul posto, seguita dalla tecnica che riporto sotto contro il mostro. (AD - Debuff Forza Fisica). Subito dopo aver parlato si allontana e cerca di raccogliere una torcia da usare per cercare di percepire al meglio l’avversario.

    约束 象征 (Yuēshù Xiàngzhēng) : Sigillo di vincolo avanzato – offensiva/difensiva
    Questa tecnica si mostra graficamente a seconda del suo obiettivo perché i contenuti scritti nel sigillo variano a seconda dell’aspetto fisico, mentale o spirituale su cui va ad agire, perché diverso è il modo di “scrivere” l’obiettivo nel sigillo. Quando un sigillo disegnato e applicato sul bersaglio viene attivato rilascia delle catene cosmiche fatte di lettere e simboli azzurrini che si avvinghiano alla creatura portante il sigillo. Le catene provocano una sensazione di stritolamento, causando danni da costrizione e strangolamento, danni che si intensificano se il nemico prova ad opporvicisi, ma non sono catene reali che possono essere aggrappate e tirate.

    - 身体链 (Shēntǐ Liàn): la catena del corpo tenta di limitare una, per lancio di tecnica, caratteristica fisica del soggetto a cui si lega. Potrebbe instaurare una sensazione di fatica o ridurre la forza fisica, velocità, resistenza del soggetto intrappolato, così come può disturbarne la coordinazione l’equilibrio. Essendo che queste catene agiscono direttamente sul corpo e non sul cosmo portano all’estremo il controllo della mobilità articolare che era già fattibile con i sigilli di vincolo base. Sono le catene di simboli più visibili in quanto si annodano attorno alla parte del corpo che è stata targhettata in maniera ben visibile, scrivendosi tutto attorno.




     
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    I sigilli si espandono, il cosmo brucia in quell'ossimoro di rilascio di energia e congelamento. Un lamento di dolore riempie tutta la caverna, mentre la mostruosità gigante sente morire le cellule del suo braccio una ad una, fatte letteralmente a pezzi dall'acqua congelatasi al loro interno. Un paio di respiri, e quel dolore fa posto a quella malsana compostezza presente nella sua voce dall'inizio.

    Costretto? Io?
    No, no no no no no, ragazzino. Non sono io a costringere nessuno...

    Riesci ad afferrare la torcia ed a puntarla verso il mostro. Sul suo viso non c'è ombra di sofferenza, ma solo un barlume di sorriso beffardo.

    È solo la mia natura.

    Il mostro posò la sua mano libera poco al di sotto della sua spalla congelata. I muscoli della sua mano libera erano tesi, impegnati in uno sforzo enorme.

    Non ho neanche mai visto la luce del giorno, tutto quello che conosco sono le mura di questa caverna, ed il cibo. Tanto, tanto cibo...eppure...so che la fuori ce n'è di più, molto di più...

    Il rumore del ghiaccio che si spaccava riecheggiò nella caverna.

    Mi aspetta, pronto ad essere messo sotto i miei denti, pronto a dimenarsi mentre mi approprio della loro vita, e quando avrò finito con loro, mangerò altro, così fino a quando non sarò rimasto soltanto io.
    E allora comincerò a divorare me stesso.


    Un altro suono, quello di un intero ghiacciaio che si spaccava. Il mostro si liberò letteralmente del braccio che lo ancorava al terreno, mutilandosi nel processo. Un altro sforzo, e quell'abominio strappò dal terreno congelato il suo braccio mozzato.
    In uno scatto, il mostro lanciò verso di se quella lancia improvvisata, che per poco non ti colpisce.
    Mentre la lancia di ghiaccio e carne letteralmente esplode per la violenza del lancio, la luce della torcia riesce a farti scorgere il tuo avversario, il quale cerca di colpirti con un front kick in faccia.



    yeeeeeeee


    Dopo l'automutilazione, big skinny ti lancia il braccio come diversivo, per poi andare full front kick


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    - Chapter X -



    Sconcertante. Non c’era parola migliore per descrivere ciò che Korin provava nell’udire fino a che punto quella creatura era disposta a spingersi per la vittoria. Appena alzata la torcia nella sua direzione l’agente poté assistere a come la mano libera dell’essere attaccò la spalla della sua compagna divellendo le ossa dalla loro sede naturale e quindi staccando il suo stesso braccio dal corpo a cui apparteneva. Era appena nato e già si era spinto ad un punto a cui non molti non osavano arrivare nemmeno quando necessario alla loro sopravvivenza. Perdere un intero arto così doveva essere straziante, ma lo sguardo della creatura, a parte un piccolo grido di dolore, lasciò intendere quanto essa godesse nella mutilazione e ciò andava a rafforzare le sue inquietanti parole. Tutti gli esseri viventi dopo la nascita mangiavano per sopravvivere e crescere, ma pensare di nascere solo per mangiare era assurdo. Come si poteva andare avanti sapendo che la fame sarebbe stata così implacabile che la creatura avrebbe finito per divorare se stessa? Come si poteva nascere con il solo scopo ultimo di terminarsi? Korin non poteva capire. Era una concezione troppo fuori dalla propria anche solo per avvicinarsi ad un tale pensiero.

    Il lancio del braccio ghiacciato salvò l’agente dalla repulsione più totale, costringendolo a riportare l’attenzione sulla battaglia in corso piuttosto che sulla tragica esistenza di quel neonato. Poteva quasi provare pena per quella creatura che non aveva mai visto la luce del sole, se non si considerava che essa voleva divorare anche quella. Poteva anche compatire la sua fame se non fosse che lui stesso era solo uno stuzzichino per l’essere.

    Si abbassò all’ultimo evitando per un pelo il braccio congelato scagliato a mo’ di arma notando con la coda dell’occhio, o meglio coi sensori della steel cloth, come questo si fosse spiaccicato sulla parete alle sue spalle frantumandosi in innumerevoli schegge come avrebbe fatto del vetro. Filamenti di carne e ossa sparpagliati ovunque, come macabri coriandoli, sangue che impiastricciava le pareti. Non c’era tempo però di analizzare la situazione perché notò nel baluginare della fiamma un altro colpo che si avvicinava rapido a lui. Alzò rapido il braccio davanti al viso rivestendolo di una patina gelida che rapida si estese davanti ad esso e quindi tutto attorno, fino a creare uno scudo ghiacciato circolare. Si bloccò la vista da solo dietro allo scudo, ma non dovette attendere troppo per subire l’impatto dell’enorme piede del mostro. Sentì tutto lo scudo vibrare per il colpo e crepe nascere lungo la sua superficie, soprattutto nelle parti più esterne e fragili. Il braccio, che faceva da cuore dello scudo, sentì le sue ossa scricchiolare e il suo polso ripiegarsi all’indietro per il contraccolpo. Aveva cercato di reggere botta, ma l’oscurità era troppo fitta per prepararsi adeguatamente a ricevere il nemico. L’impatto lo scaraventò all’indietro facendogli sbattere la schiena contro la parete opposta, la stessa dove colavano i rimasugli del fu braccio della bestia che furono presto accompagnati dai rimasugli morenti dello scudo di ghiaccio.

    Poggiò la mano sinistra ora privata dello scudo al terreno infondendolo con il suo cosmo glaciale. Il suo potere sarebbe corso tra la polvere, serpeggiando nel sottile strato d’acqua fino a raggiungere il mostro, quindi avrebbe tentato di esplodere ergendosi dal terreno in stalagmiti ghiacciate, tutto attorno e addosso al gigante in modo tale che potessero pungerlo, forse perfino perforarne le carni mentre i loro fratelli più esterni sarebbero dovuti crescere abbastanza alti e spessi da divenire un ostacolo alla mobilità del gigante e al contempo avrebbero dovuto nascondere il piccolo saint alla vista del mostro. Korin avrebbe quindi preso a correre verso il nemico sfruttando l’ombra delle colonne erette e avrebbe piantato la torcia nella stalagmite più vicina prima di circumnavigare il profilo delle colonne erette a guida fino a giungere alla parte opposta della fioca luce, saltare ed evocare nelle sue mani un’arma simile ad un ghiacciolo gigante di puro cosmo cristallizzato con il quale avrebbe tentato di colpire la nuca del mostro come un giocatore di baseball colpisce la pallina. Era ben conscio che probabilmente la sua arma si sarebbe frantumata nel farlo, ma non importava. La sua strategia era semplicemente di limitare i movimenti del mostro, confonderlo con la luce della torcia, attaccare e poi sparire via in una versione improvvisata del celebre aforisma di Muhammad Ali. Piazzare la torcia in un punto preciso era solo atto a destabilizzare la creatura, confonderla sulla reale posizione del saint che aveva mostrato di aver bisogno della luce per districarsi nel muro di ombre. Sun Tzu insegnava che l’attacco migliore è quello che non fa capire dove difendersi, di far credere una cosa al nemico per poi sorprenderlo con il suo opposto, perché un esercito confuso conduce all'altrui vittoria.


    Statistiche

    Stato Fisico: Enorme botta sul corpo per la caduta e un ampio dolore da impatto per il pugno localizzato sugli arti superiori. La botta sul braccio sinistro e sul dorso si estendono a dismisura.
    Buff agilità.

    Stato Mentale: Contain and Win.

    Stato Armatura: Cloth: In riparazione. Non Indossata.
    Steel cloth: lvl 3, indossata. Qualche danno superficiale, ma niente di che.

    Riassunto: Subisco il tuo colpo difendendomi parzialmente con lo scudo. Creo una selva di lance appuntite di ghiaccio tutto attorno e addosso a te [AD + Div1] quindi raggiungo le stalagmiti, ci pianto la torcia [Div2], quindi vado sul retro, preparo l’equivalente di una padellata di ghiaccio e bonk sulla nuca [AF]



     
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    Il tuo attacco ha avuto un effetto devastante, il rumore delle ossa spaccate si unisce a quello del ghiaccio che si frantuma ed esplode alla potenza dell'impatto. Un colpo che avrebbe sbattuto al tappeto mostri anche più grandi di quello che hai davanti.
    Ma quel mostro ha qualcosa in più, o meglio, qualcosa in meno:
    L'assoluta mancanza di autoconservazione.
    Non c'è nessuna ombra di neanche un tentativo di difesa del tuo avversario. Rimane semplicemente li, prima circondato dalle colonne di ghiaccio, poi semplicemente davanti a te, dandoti le spalle, quasi stesse aspettando la tua mossa.
    Non hai il tempo neanche di processare la cosa, che il corpo del mostro si muove veloce come una marionetta strattonata. Il suo braccio rimanente procede in un arco estremamente ampio che non fa altro che amplificare la sua forza potenziale. La sua mano ti colpisce al petto con il palmo, trascinandoti sul terreno semi-congelato. L'acqua fredda ti arriva alle orecchie, il dolore è intenso, la forza del mostro ti sembra qualcosa provenire da fuori dal mondo, ma ciò che risalta in lui è il suo viso:, deformato da un sorriso maniacale e dai suoi occhi storti, sintomo del tuo colpo precedente. Un liquido scuro gli scorre da dietro la nuca, rigando il suo corpo di linee scure. Non c'è più spazio per la ricercatezza di parole da parte sua, solo un verso a metà tra il soffocare e la risata

    ---Kha..khhh---khha-

    Hai tempo solo di renderti conto della situazione, prima di sentire un rumore. Un rumore artificiale, qualcosa che non dovrebbe trovarsi in una caverna sotterranea. Al rumore segue una luce azzurrina, un fascio di luce che praticamente colpisce il mostro al fianco. Un leggero odore di bruciato ti arriva alle narici, ma ciò è messo in disparte dal fatto che senti la pressione sul petto venire a mancare. È il tuo momento, il tuo unico momento.


    YOU HAVE ONE SHOT NOW GO GO GO
     
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    - Chapter XI -



    Il ghiacciolo gigante impattò sul mostro appena prima che l’enorme mano di lui impattasse sulla steel cloth schiacciandolo a terra come si schiaccia una zanzara sul muro. Non ebbe nemmeno il tempo di processare quanto stava succedendo che si ritrovò stretto tra il duro terreno e la mano che continuava a premere contro il suo petto. L’aria mancò nei polmoni che non riuscivano ad espandersi contro il resto del corpo che premeva. I muscoli cercarono di fuggire in ogni posto possibile infilandosi tra le coste e spremendosi contro le altre ossa. Avrebbe quasi sentito le coste frantumarsi o dislocarsi, due dolori tanto diveri quanto troppo simili per essere interpretati in quel momento. I vasi sanguigni si strinsero fra loro diminuendo la loro gittata e facendogli mancare le energie e il cosmo. Tutto doleva prima ancora del diventare una sottiletta, ma ora sapeva che, tolta l’armatura, si sarebbe ritrovato come minimo tutto viola e come massimo non si sarebbe visto affatto. Solo un istante più tardi riuscì a comprendere cosa fosse successo, quando l’armatura lo avvertì delle lesioni createsi dal trascinamento sul pavimento della grotta, guasti seri considerato che da qualche punto sentiva entrare l’acqua versata sul pavimento. O forse era una combo bagnata dell’acqua e del suo sangue che cercava una via di fuga. Sentiva gli abiti inondarsi e da alcuni spifferi entrava un’aria gelidamente malsana con il freddo che gli puntellava la carne esposta. Non era il suo freddo e nemmeno quello del luogo di addestramento, ma non era nemmeno una temperatura consona ad una vita in maglietta e pantaloncini, soprattutto una in un ambiente pieno di corruzione. Quando i neuroni ristabilirono la connessione fra loro si scambiarono informazioni riguardo all’enorme dolore urlato da tutti i muscoli. La mano da una parte e il terreno dall’altra facevano delle ossa e degli organi una bistecca al sangue tra due pietre per panini; non la migliore posizione in cui essere.

    Il mostro insisteva schiacciandolo ancora di più contro il terreno senza lasciargli uno spiraglio di movimento nella sua fredda presa. Lo poteva vedere oltre uno spiraglio fra due dei suoi ditoni enormi, lo poteva sentire ghignare per aver schiacciato la fastidiosa zanzara, eppure in quel momento tutto ciò che intravedeva non era un mostro umanoide, ma un daimon, quel daimon. Quello molto più forte e veloce di questa belva appena nata. Quello che a Yaroslavl avrebbe terminato la sua esistenza schiacciandolo nello stesso identico modo se non avesse avuto un guizzo di cosmo prima e il colonnello poi a soccorrerlo. Certo che la storia si ripeteva sempre maledettamente uguale. Forse aveva ragione Alman: a muovere quegli eventi non era un caso, era il destino.

    Ed infatti giunse un aiuto inaspettato. Un rumore mastodontico iniziò a rimbombare per la cava schiantandosi così tante volte da parete a parete che era difficile capire fosse e da dove provenisse. Era un aiuto o un pericolo crescente? Erano le creature di plastilina che tornavano all’attacco?
    Un buco nella parete più tardi, una lama di luce bluastra perforò l’entrata, nemmeno fosse la bruciante spada laser di chissà quale jedi. Il fascio diretto e preciso che si infilò di prepotenza nel fianco del mostro costringendolo a chinarsi sotto il dolore e, finalmente, ad allentare la presa sul moscerino che aveva catturato. Di tutto questo Korin capì poco o nulla per via della posizione e del frastuono che mandava in tilt persino i sensori della steel cloth, ma sapeva che non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione. Niente diversivi, niente attacchi pensati. Sul momento il suo primo ed unico istinto fu quello di seguire il fato in qualunque forma questi volesse presentarsi nel suo ciclico moto.

    Richiamò il cosmo tutto attorno a sé brillando nuovamente di azzurro e concentrando tutto quel gelido fuoco nelle sue mani, proprio come aveva fatto all’inizio di tutta quella storia. Quello che a Yaroslavl si manifestò come una spinta cosmica debolissima simile a quella di un ventilatore da collo ora si liberava come un getto di pura potenza ghiacciata diretta a quello che doveva essere il cuore dell’essere. Il raggiò concentrato di cosmo avrebbe cercato di attecchire contro il corpo del mostro congelandolo mentre ritmici impulsi sigillanti avrebbero cercato di scombussolare ulteriormente il corpo nemico legandolo ulteriormente con il loro potere solo per esplodere in piccole detonazioni controllate.

    Approfittando della spinta del suo potere avrebbe cercato di rimettersi in piedi sempre mentre continuava a sparare il raggio di ghiaccio e sigilli per tentare quindi di allontanarsi con un balzo all’indietro, abbastanza dall’uscire dal presunto raggio d’azione del nemico, non appena avesse smesso di immettere cosmo nel suo colpo. Muoversi non era affatto facile travolto da una nuova ondata di dolore con il suo corpo ballava come un budino nel tentativo di rimanere saldo sul posto. Le gambe tremarono nello sforzo trovando difficoltà a mantenerlo stabile sui suoi piedi.

    Se stava per arrivare qualcun altro in quella caverna naturale era meglio trovarsi preparati a riceverlo, anche se al momento era impossibile dire chi fosse o quali fossero le sue intenzioni. Poteva solo pregare che fosse un alleato, magari la Grado stessa che veniva a cercarlo data la lunga assenza di segnale. E probabilmente lo avrebbero cazziato per il comportamento tenuto, visto che era mille volte più saggio tornare indietro che vagare a zonzo come aveva fatto lui, ma in quel momento desiderava ardentemente fosse un amico che potesse dargli il sostegno di cui aveva bisogno.


    Statistiche

    Stato Fisico: Enorme botta su tutto il corpo per la caduta ulteriormente aggravate dai vari attacchi del nemico. Le ossa stanno vacillando contro I muscoli irrigiditi e tesi per arginare il dolore. Le ossa cominciano ad incrinarsi e/o dislocarsi.

    Buff agilità.

    Stato Mentale: History repeat itself.

    Stato Armatura: Cloth: In riparazione. Non Indossata.
    Steel cloth: lvl 3, indossata. Qualche danno superficiale, inclusi delle microfratture nella struttura.

    Riassunto: Appena ne ho l’occasione ti sparo la mia tecnica Blue Impulse (vedi sotto). Quindi cerco di alzarmi e muovermi all’indietro.

    Blue Impulse: ghiaccio/sigilli – offensiva
    Il Blue Impulse è una delle tecniche create ai tempi del mito quando il popolo di Thule ricevette l’aiuto del titano Menezio, per poi essere tramandata dai vari custodi prima ai Blue Warrior poi.
    Il cosmo dell’utilizzatore genera una corrente di aria gelida con la quale si cerca di infliggere bruciature da gelo all’avversario rallentandone al contempo i movimenti per evitare che possa scappare dalla tecnica stessa. Dentro la corrente scorrono minuscoli sigilli di vincolo ghiacciati dalla forma di piccoli fiocchi di neve che se impattano contro il corpo avversario interagiscono con l’abilità nemica di usare il proprio cosmo cercando di sopprimerla. Come il ghiaccio rallenta lo scorrere del sangue, che del cosmo è veicolo, così i sigilli inficiano sul cosmo stesso cercando di rendere più difficoltoso al nemico il suo utilizzo.
    Il nome deriva dal colore azzurrino del ghiaccio unito all’impulso continuo dei sigilli che vengono applicati sul corpo nemico, che risuonano intermittenti causando lo scompenso nel flusso cosmico.




     
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    Rumore di legno che si spezza.
    È quello a cui assoceresti il rumore del corpo del mostro che soccombe alla tua tecnica. Il processo non è veloce, c'è uno scontro di volontà , lo senti che cerca di stringere le sue dita su di te ancora una volta, ma il tuo attacco lo divora inesorabilmente, annerendo i suoi tessuti stanchi e poco formati.
    Ma non ha ancora finito.
    Quella risata soffocata ritorna, un picco di energia si accumula nel suo corpo. Non riesci a capire cosa sta succedendo, ma il nuovo arrivato si.
    Un altro corpo energetico, e l'odore di bruciato ritorna ancora più forte. Ti senti strattonato, letteralmente sollevato dal terreno tenuto per le braccia. I tuoi piedi non toccano più il pavimento, e dopo un attimo ti ritrovi a letteralmente volare verso i corridoi della caverna. Un ultimo urlo, un ultimo sguardo alla mostruosità, prima di vedere il suo corpo disintegrarsi, e l'energia dentro di lui esplodere. Pensi che sia finita li, ma qualsiasi cosa ti stia portando via da quel buco infernale è più veloce dell'esplosione.
    Sei fuori. Senti la caverna crollare sotto se stessa, ma non riesci a vedere nulla, sei steso sul manto erboso, stanco e ferito. Non riesci neanche a vedere chiaramente chi è stato a farti uscire da li, solo una figura in un mantello logoro. Il dolore è così grande che non riesci a muoverti, puoi solo rimanere steso, ad osservare il cielo. Una voce non umana cominciò a parlare:

    Gentili signori dell'Accampamento: A questo messaggio sono allegate le coordinate che potrete usare per il recupero del vostro amico. Gli servono cure urgenti che sfortunatamente non sono in grado di offrire. A dirla tutta la mia presenza qui è una violazione delle mie direttive, ma vi prego di perdonale il mio irruente senso di iniziativa. Se ho rovinato qualsiasi tipo di operazione con il mio intervento, non posso che chiedere perdono, ma vi prego, fate presto per il bene del ragazzo.

    Alla fine della comunicazione, senti dei passi, e rimani da solo per qualche minuto.
    Passato un po' di tempo, un rumore tra le erbacce riesce a farti alzare dolorosamente.

    È il cane che hai incontrato all'inizio dell'operazione di ricognizione.


    Si si succede tutto questo, BUT il vero succo del prossimo post risiede nel fatto che vieni recuperato dalla tua squadra.Dai Ngl è l'ultimo post, go crazy che sei alla linea d'arrivo.
     
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    Korin Agente della GRADO ♦ Energia Rossa

    Operation stone axe
    - Chapter XII -



    Volare era così semplice.
    No, non volare.
    Levitare.
    No. Nemmeno quello.
    Era semplicemente esistere.
    Era un essere vivente. Da qualche parte, in qualche modo.
    Esisteva e tanto gli bastava.

    La luce del sole non era mai stata così abbagliante. Gli occhi si chiusero per evitare di venire trafitti ancora, ma le lame di luce penetravano lo stesso le palpebre abbassate. Era solo un’altra ferita, un altro danno da sopportare che minava la sua sanità corporea e mentale.
    Non aveva ancora capito chi fosse il suo salvatore, non lo aveva ancora visto, eppure sentiva il suo potere avvolgerlo e portarlo fuori dalla cava collassata tenendolo stretto per le braccia, quasi come un prigioniero che viene trascinato a forza verso la sua condanna. L’invisibile essere lo adagiò sull’erba facendo più attenzione possibile, ma le placche piegate dell’armatura costrinsero nuovamente il suo corpo contro il gelo mettendolo nuovamente faccia a faccia con la costrizione di ogni muscolo. Tentò di prendere boccate d’aria più ampie ora che era fuori dalla fumosa caverna, ma il petto non si espandeva e quando lo faceva il caldo e viscoso liquido cremisi andava ad agire come colla. Sentiva dolore ovunque, non c’era parte del suo corpo che fosse stata risparmiata da quella tortura. Non riusciva quasi a muoversi sull’erba giallastra, ma lottò ancora per girarsi sul fianco e tentare di volgere lo sguardo verso la voce del suo salvatore che sembrava star dialogando con la Grado. Si conoscevano? Loro sapevano dell’invisibile essere? Se sapevano perché non gli era stato detto nulla? Perché non era importante che sapesse ovviamente, come sempre.
    Prese un altro respiro che si bloccò a metà facendogli tossire sangue contro i filtri dell’elmo.
    Il giallo del mondo appariva sfuocato alla sua vista, traballante, come se tutto si muovesse fin troppo velocemente attorno a se’. La testa pulsava fin troppo forte caricando ogni input di una fitta nebbia, un ulteriore ostacolo alle sue già menomate percezioni. «Chi… chi sei?» Chiese all’invisibile alleato. Chi doveva ringraziare per quel volo rapido fuori da una tomba di terra? Chi lo aveva salvato, ma soprattutto da cosa era stato salvato? Attese una risposta ma non la sentì mai giungere. Si arrese. Lasciò che il corpo riposasse contro la nuda terra. Non poteva far altro.
    I soccorsi stavano arrivando. Bastava resistere.




    Il campo era entrato in pieno fermento dalla ricezione della notizia. Non solo le delimitazioni erano state passate da una forza sconosciuta, ora quella forza si faceva anche beffe di loro dando loro degli ordini. Viktor era livido di rabbia e sbraitava ordini a destra e manca mobilitando tutto il reparto sotto al suo comando senza mancare di sputare veleno qua e là diretto a chi, secondo lui, meritava la sue ire.
    « Lo sapevo io. Era ovvio che si sarebbe fatto ammazzare. Mai fidarsi dei ragazzini. Quello aveva ancora i denti da latte!»
    «Lo stai giudicando troppo severamente.» Syrus d’altro canto cercava di mantenere un aspetto molto più pacato visto che era impossibilitato a fare alcunché. Non era però meno tranquillo del compagno, anzi, la sua preoccupazione superava di gran lunga quella del soldato, solo lo dava a vedere diversamente. Le sue dita volavano sulla tastiera mentre cercava per l’ennesima volta di ristabilire le comunicazioni perse e di elaborare una via rapida verso le coordinate che gli erano state inviate dall’insospettabile alleato.
    «Troppo severamente? Troppo <i>dolcemente<i> vorrai dire. Saltano le comunicazioni e non si fa vivo, poi arriva uno sconosciuto che invade a piacimento i nostri territori senza che noi possiamo dire nulla, per venire a dirci che ha bisogno di aiuto. Vedo DUE enormi problemi.»
    « Magari stava tornando quando qualcosa di grosso lo ha preso.»
    «Ti sembra che stia tornando uno che si trova lì? Bah… uomini, muoviamoci!» Fucili cosmici alla mano i cancelli si aprirono per permettere loro il passaggio. La squadra, composta da sei uomini, si muoveva rapida per il percorso più rapido prestabilito. Ignorarono ogni anomalia pur di giungere il più rapidamente possibile alle coordinate indicategli, tranne per una deviazione atta ad evitare di passare troppo in prossimità di un focolaio. Passato il letto asciutto del fiume la geografia tra la mappa posseduta e quella che si mostrava davanti a loro non coincideva.

    La terra sembrava avvallarsi e le colline erano state rase al suolo. Rimasugli di oggetti umani giacevano qua e là per il terreno smosso, quasi come lapidi e falò improvvisati eretti a memoria degli eventi.
    «Signore lo vedo» Asserì uno dei soldati dirigendo l’attenzione del gruppo al corpo adagiato su di un copertone mezzo sotterrato. L’armatura nera lo ricopriva ancora ma profonde crepe minavano pesantemente alla copertura difensiva che essa poteva ancora fornire. Al contrario da esse sgorgavano viscose preziosissime gocce di sangue che coloravano il terreno adiacente di un profondo cremisi. Dove non c’erano crepe le placche erano piegate verso il fuori o verso il dentro premendo contro il corpo intrappolato all’interno.
    « Ragazzo? Ragazzo mi senti?»
    Nessun segnale. Garynja lo scosse dolcemente per le spalle, ma ricevette in risposta solo uno sbuffo d’aria gracchiante. I cinque aprirono la barella pieghevole pronti a caricare il ferito mentre il capitano faticò a rimuovere l’elmo della steel cloth. I comandi elettronici non rispondevano quindi dovevano prepararsi a smontarla a mano una volta giunti al sicuro. Era incosciente, con respiri brevi e affaticati, probabilmente compresso dall’armatura stessa. Il cuore batteva, ma sembrava debole. Dovevano portarlo via di lì. Avvolsero un pannò contro le fessure da cui più sgorgava sangue e lo caricarono sulla barella prima di sparire a passo rapido per la stessa via da cui erano arrivati.





    Bip.
    Bip.
    Bip.

    Il mondo era fin troppo rumoroso. C’era un basso ronzio che accompagnava ogni altro suono. C’era un costante bip a cui era impossibile abituarsi. Rumori di passi e di voci soffuse completavano il quadro rendendo impossibile continuare a volare nel vuoto. Fu costretto ad atterrare da qualche parte dove venne accolto da un’insopportabile odore di alcool o di un qualche disinfettante. Si ritrovò adagiato su un nido asettico non troppo morbido dove le dita strisciavano ruvide. Riusciva a muoversi poco, qualcuno o qualcosa lo tratteneva. Dei lacci, dei cavi. Era di nuovo intrappolato? Era stata tutta un’illusione la sua fuga dalla cava? O forse era di nuovo nelle celle della Grado? Non poteva essere successo di nuovo. Fastidio. Provava fastidio, era uno spreco di tempo e risorse.
    Aprì gli occhi e una lama di luce proveniente da una finestra olografica alla sua destra gli trafisse le retine costringendolo a riprovare qualche minuto più tardi quando si fu abituato alla luminosità dell’ambiente.
    Un sottile azzurro decorava le mura fino a metà parete dove il bianco prendeva il sopravvento riempendo il soffitto. Non c’era nulla di appeso nelle pareti di fronte a se’. Alla sua sinistra un letto vuoto e dei macchinari, delle flebo. Non era una cella stavolta. Non era nemmeno la cava, né il brullo scenario dove aveva chiuso gli occhi. Un ospedale. Sì, era in una sala di ospedale, di qualche tipo.

    Provò a muoversi di nuovo e nuovamente sentì le sue braccia pesantemente frenate da soffici cinture che gli impedivano di strappare la miriade infinita di cavi e tubi che lo collegavano a chissà quale diavoleria.
    Immobile. In trappola. Il suo respiro si fece più rapido a quel pensiero, il suo cuore iniziò a pomparlo di energia pronto ad una fuga, ad una battaglia contro chi o cosa lo teneva lì contro la sua volontà.
    Eppure il peso sul petto si era fatto da parte. Riusciva a respirare, con aiuto certo, ma era libero di espandere il petto. Lo sentiva vibrare ad ogni respiro, come se ogni muscolo stesse lottando per quella piccola conquista urlando con del dolore soffuso ad ogni respiro.
    Di quanto anestetico lo avevano imbottito?
    La testa era così pesante.
    Chiuse gli occhi.
    E riprese a volare.




    Statistiche

    Stato Fisico: ???

    Stato Mentale: ???

    Stato Armatura: Cloth: In riparazione. Non Indossata.
    Steel cloth: lvl 3, Non indossata.

    Riassunto: ZzZ



     
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    Aveva fatto bene a lasciarlo da solo?

    Continuava a ripetersi quella domanda, mentre era seduta su una roccia e ispezionava le sue mani. Un po' sporche , ma niente che una passata di sapone non avrebbe potuto aggiustare.
    Parlando di aggiustare, nessuno dei servomotori era guasto, ogni singolo processore era in perfette condizioni, addirittura il tessuto di copertura che poteva essere chiamato “pelle” era in condizioni ottimali.
    Allora perchè si sentivacosì pesante? Così fiacca?

    Ehy?
    Ehyyyy?

    Al suono della voce lei scattò subito in piedi, come sull'attenti, tanto veloce da far cadere il mantello. Un leggero genmito dovuto al sobbalzo gli uscì dalla matrice vocale.

    Ah ma allora mi senti
    Dove sei stata? Sei ferita? Ti serve qualcosa?


    Io-

    Guarda, non fa niente, non sono arrabbiato. Torna a casa che sono preoccupato da morire. Fai presto eh.

    La chiamata si interruppe, ed a lei non rimase che spolverarsi l'uniforme, sistemarsi i capelli e tornare a casa.

    Today was a good day.



    E'

    FINIIIIIIIIIIIIIIIITAAAA vado a postare in giudizio ciao ciaoooo
     
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24 replies since 6/3/2022, 20:01   650 views
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