[trama] Highway to Hel(heim)

Ordalia di Hel per Astra

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    HIGHWAY TO HEL(HEIM)
    Ordalia di Hel
    XVI

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Astra aveva manifestato più volte di avere una pessima abitudine: dare per scontato che chiunque avesse davanti le fosse inferiore. Peculiarità dei Megres, o forse marchio innato della donna? Sono di quelle cose che non si possono mai definire con certezza. Eppure lei ne era convinta, e ne fu certa anche in quell'occasione quando vide che la teca stava iniziando a ricoprire il proprio avversario, che aveva puntato tutte le teste verso di lei.

    Ma c'era qualcosa di inquietante: lo sguardo di una macchina che sembrava voler trasmettere un sentimento di tenacia, di essere lontani dalla resa, di avere quel "adesso vediamo come te le cavi" su un volto metallico (di drago, per di più).

    La luce stava iniziando ad accumularsi nelle fauci, ma la teca avvolse la macchina. E dopo l'ametista, la roccia. Il silenzio sembrava essere sceso di colpo nella grotta, sotto lo sguardo attonito dei presenti che Astra non riusciva a percepire. Poi, l'esplosione.

    Una bordata di luce accecante fece esplodere letteralmente la barriera e si proiettò verso la donna, evidentemente la creatura aveva pensato di giocarsi il Jolly. Niente ragnatele di luce come in precedenza, solo un'immenso flusso di energia che aveva spaccato tutto come una cannonata. Schegge di roccia, di cristalli viola e di metallo schizzarono ovunque... Astra vide il colpo arrivare e cercò di difendersi.

    Poi, ancora una volta, il buio. Con gli occhi chiusi, le immagini si affollarono nella sua mente: Hel, l'a traditrice, il nano che l'aveva salvata, Lunitari, il guardiano del Muspelheim, il dragone rosso. Infine, un suono lieve ed insistente cercava di riportarla alla realtà. Il picchiettare del metallo sulla roccia.

    zBXLsaR


    Fine scontro :asd: bene, la situazione è questa: la teca va a segno anche col rinforzo, il bestio aveva caricato il colpo che esplode quando tutto sembra concluso. La cannonata ovviamente è ad energia Nera, quindi difenditi come puoi e incassa i danni. Finisci incosciente, non ti rendi conto di cosa succede ma ti risogni un po' di cose accadute. Il suono che senti è quello di alcuni martelli che picchiano nella roccia. Dai che manca poco, ormai
     
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    ♦ post XVI ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Astra non dava nulla per scontato. Tutt’altro. Astra Megrez era così certa delle sue potenzialità e dell’impegno profuso in ogni sua azione che semplicemente non poteva avere alcun rimpianto. Aveva promesso a se stessa che avrebbe riportato il nome della sua Casata agli sfarzi di un tempo, un tempo ormai divorato dall’Armageddon e dalla Corruzione. E, per fare ciò, aveva dedicato la sua stessa esistenza a quell’obiettivo, sacrificando la sua spensieratezza per raggiungere un sogno che sembrava irrealizzabile. Era riuscita a diventare Cavaliere di Delta Uma, guadagnandosi quell’Armatura tanto cara alla sua Famiglia, nonché il rispetto di tutta Asgard. Aveva spinto il suo cosmo oltre i limiti che sembravano impossibili da superare, andando incontro a ogni sventura, maledizione e fato avverso.
    No, Astra Megrez non dava nulla per scontato. Astra Megrez prendeva a calci – ricoperti di Ametista – un destino che la voleva morta ormai da tempo.

    E anche qui abbiamo finito.

    Quel pensiero riempì la sua mente come un fiume in piena e senza controllo, occupando tutta la sua attenzione e alimentando una soddisfazione oltre ogni limite. La Teca si era chiusa attorno al serpente e gli Spiriti della Natura avevano contributo a creare quella tomba impenetrabile con la roccia della caverna. La ragazza aveva scorto un bagliore nell’ultimo istante che aveva visto la bestia, ma in quel momento non ci fece troppo caso. Percepire nuovamente gli effetti della sua Ametista sull’avversario la rese quasi euforica, poiché tutti i suoi sforzi e i suoi sacrifici non erano stati vani. Ancora una volta si era trovata di fronte all’impossibile e aveva dimostrato che nessun ostacolo era davvero insormont-...

    AAAAAH!

    Un urlo straziante squarciò il silenzio che si era venuto a creare dopo la sofferta vittoria. Ma cos’era successo? Quella era la voce di Astra? Purtroppo sì, quello era il grido disperato della nostra giovane Megrez. Lo scintillio che i suoi occhi avevano percepito prima che la Teca imprigionasse l’avversario non era affatto un particolare di poco conto. Inoltre, c’era un altro dettaglio cui aveva dato poco peso: l’espressione del mostro prima di finire rinchiuso nella sua personale tomba. La ragazza l’aveva considerato una sorta di allucinazione, qualcosa che non poteva essere possibile, uno scherzo dei suoi occhi. Eppure quella macchina abominevole sembrava aver assunto un’espressione più viva che mai, dimostrando una tenacia e un rifiuto alla resa che possono essere tipici solamente di un essere vivente.
    Tutti quei particolari più o meno evidenti furono il preludio di un evento tanto inaspettato quanto impossibile da contrastare a dovere.
    Come se fosse un contenitore di finissimo e delicato cristallo, infatti, la Teca esplose in un solo istante, generando una tempesta di Ametista, roccia e travolgente potere del serpente-drago. La violenza di quel colpo fu qualcosa che Astra non aveva mai visto prima di allora, così soverchiante da non ammettere diritto di replica. La ragazza agì alla massima velocità per lei possibile, ma non fu sufficiente. Creò uno spesso muro di minerale viola di fronte a lei, sperando di poter contenere la parte più pericolosa dell’affondo avversario, ma non aveva mai fatto i conti con una potenza simile. Il costrutto difensivo resse solamente per qualche inutile secondo, per poi venir spazzato via insieme alla sua creatrice. La giovane Megrez venne sbalzata in aria come un’obsoleta bambola di pezza, mentre la sua coscienza lasciava pian piano la dolorosa realtà. La Robe non ebbe voce in capitolo, incrinandosi e frantumandosi in più punti. Il destino peggiore, però, fu riservato al corpo della povera ragazza. Traumi ed ematomi costellarono tutta la sua figura, mentre il sangue sgorgò copioso dalle numerose ferite. Astra perse ogni cognizione di sé, non riuscendo più a percepire gli arti o qualsiasi altra parte del corpo. Il suo cervello, forse come estremo atto di salvezza, decise consciamente di staccare la spina e – ancora una volta – tutto fu buio.

    png

    Il volto di Hel irruppe nella mente della ragazza in modo improvviso e inaspettato. Un viso così perfetto ma completamente inumano, metà donna e metà vuota e inespressiva statua. Forse il prode Cavaliere di Delta Uma era passato a miglior vita, ma la sua morte non era stata considerata abbastanza eroica da finire nel Valhalla o nel Fólkvangr: era stata direttamente esiliata nel Helheim, il Regno di Hel, l’inferno norreno. L’indignazione e l’orrore la attanagliarono in quell’istante, perché non poteva credere di essere stata esclusa così ingiustamente dalla gloria dell’aldilà. La rabbia cominciò a prendere il sopravvento rispetto a ogni altro sentimento, ma tutto d’un tratto – così com’era apparso – il volto della Dea cambiò lentamente ma inesorabilmente i suoi lineamenti. La perfezione lasciò spazio a un viso più umano, con un ghigno di soddisfazione e malriposta superiorità che si formava dalle labbra.

    La traditrice. Quella era la donna che aveva provocato il dolore della sconfitta bruciante, colei che aveva ingannato tutto e tutti per accrescere il proprio potere e portare a termine chissà quale oscura missione. Astra aveva cercato di fermarla, di seguirla nella sua fuga, ma era stato tutto vano. Ella era in combutta con quei dannati nani che lavoravano alla fucina e si era impossessata del frammento della spada di Hel. La giovane Megrez avrebbe tanto voluto allungare una mano per artigliare il volto della traditrice, ma qualcosa fermò il suo istinto omicida. Una folta peluria bionda cominciò a crescere sulle guance dell’ignobile donna, finché i suoi lineamenti non si trasfigurarono completamente.

    E il faccione del nano salvatore rimpiazzò l’immagine di quella dannata manipolatrice, rischiarando un poco un umore alquanto tetro. Astra non sapeva ancora il nome dell’uomo, e nemmeno che fine avesse fatto dopo averla salvata da quella gabbia e dalla sua condizione d’impotenza. Sperava di poterlo rincontrare un giorno, ma doveva prima cercare di riconnettersi con la realtà. Una realtà che tardava a ricomparire, tanto che l’ovale del volto del nano si allargò a dismisura fino a diventare una luna piena.

    L’odiosissima Lunitari decise di monopolizzare la mente della giovane, facendola ripiombare in un turbinio di negatività e rabbia. Come se quello che stava passando non bastasse, infatti, la maledizione della luna rossa la perseguitava ancora e sembrava averla seguita persino all’inferno. La sua stessa esistenza era stata segnata e manipolata da quell’astro che solo lei poteva vedere, allo stesso modo in cui la vera Luna creava le maree sulla Terra. L’eroico Cavaliere di Delta Uma non poteva credere di dover sottostare a un destino così beffardo, cui non era ancora riuscita a sottrarsi. Ogni sventura cominciava sempre e inesorabilmente con l’apparizione di Lunitari, così come quella volta in cui era persino finita in un altro Regno.

    Il viaggio a Muspelheim era stato improvviso e inaspettato. Quasi poteva riviverlo in modo chiaro attraverso i suoi ricordi, mentre ancora una volta i suoi pensieri cambiavano completamente i connotati di quello strano trip mentale disperso nell’oblio del nulla. Le immagini di quell’esperienza turbinarono come le foglie trasportate dal vento, scorrendo le figure del fiero guardiano, del mostro alato e dell’immenso Drago Rosso come fossero diapositive. Quell’esperienza aveva davvero segnato la sua vita, donandole una consapevolezza e una forza che non si sarebbe mai aspettata. Aveva superato ogni suo limite, dimostrando come fosse davvero possibile per lei cambiare il suo stesso destino. Certo, non ci era ancora riuscita del tutto, ma avrebbe continuato a lavorarci con forza se solo fosse mai ritornata alla realtà...


    Clang. Clang. Clang.

    Le faceva male la testa. Dannazione quanto dolore.

    Clang. Clang. Clang.

    Quel rumore costante e penetrante la stava facendo impazzire.

    Mh.

    Un mugolio sfuggì involontario dalle sue labbra, mentre le sue palpebre si strinsero come non mai per mostrare tutto il fastidio che stava provando in quel momento. Le sue orecchie, invece, protestavano energicamente a causa di quel ritmico battere di martelli metallici sulla nuda roccia. Sembrava quasi uno stillicidio che, goccia dopo goccia, tentava di farla impazzire. Astra non riusciva ad avere contezza del suo corpo e percepiva un intorpidimento generalizzato e quasi inspiegabile.

    Sembra proprio che non sia ancora giunta la mia ora. Valhalla, Fólkvangr e persino Helheim dovranno aspettare.

    Quello fu il suo primo pensiero, quasi a sfidare la sorte costantemente avversa. Era molto probabile che non fosse passata a miglior – o peggior – vita, ma non aveva la più pallida idea di cosa stava accadendo e di dove fosse.
    Era ancora nella grotta? Probabile.
    Stava per essere uccisa, per davvero quella volta? Vista la sua solita “fortuna”, era ancora più probabile.
    Doveva riprendere completamente i sensi, e in fretta anche, ma in quel momento non riusciva ancora a muoversi a dovere. Per Astra Megrez sfidare il destino era ormai diventata un’abitudine, e sperava che vincere contro quel fato avverso divenisse anch’essa una piacevole consuetudine.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Non pervenuto.
    STATUS MENTALE♦ E adesso cosa succede?
    STATUS CLOTH♦ Indossata. Incrinata o profondamente compromessa in modo alquanto diffuso.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Mi becco (quasi) in pieno il colpo a nera, con annessi danni fisici e alla Robe. Poi mi faccio un bel trip mentale e, infine, mi risveglio a causa dei colpi di martello che sono più fastidiosi della sveglia del lunedì mattina xDD
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    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l'Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

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    ♦♦♦♦♦♦♦



    Con molta fatica, Astra riapre gli occhi e cerca di mettersi seduta. Ma non riesce a compiere il minimo dei movimentisenza provare una enorme quantità di dolore... forse si è fratturata qualche osso, forse TUTTE le ossa, chi lo sa. Però è viva, e al momento davanti a sè vede solo il soffitto di pietra della grotta. Le martellate risuonano nell'aria, accompagnate da una voce abbastanza nota: era il nano che l'aveva liberata, che urlava disposizioni a qualcuno. Con fatica, e rimanendo sdraiata, Astra girò il collo per guardare di lato:

    Il nano stava apostrofando i suoi simili e gli urlava indicazioni, mentre quelli si affrettavano a lavorare sulla fucina ormai spenta. Poco più in là, la gabbia in cui era stata rinchiusa era adagiata al terreno, e un corpo giaceva all'esterno, ricoperto da un telo. Sembrava aver udito qualche lamento della Megres, perchè si voltò a guardarla e subito si avvicinò, spalancando un sorriso sul sul faccione (e sotto la barba).

    Bene bene, ti sei svegliata finalmente! Pensavo volessi andartene direttamente all'altro mondo senza neanche salutare! Ma no, con gli dei dalla tua parte non potevi certo perdere, vero? Anche se quando la macchina ha fatto quel botto, per un attimo mi ero preoccupato...

    Chissà cosa frullava per la testa alla ragazza.

    zBXLsaR


    Ok, post di circostanza e di chiacchiera, magari Astra vuol sapere cosa è successo esattamente. Dai sfogo alla parlantina, tenendo conto di queste cose: 1. il nano ti ha salvato la pellaccia. 2. per farti capire il tipo... pensa a Balin della compagnia di Thorin, è un tipo con quel carattere. 3. Se gli chiedi cosa intendesse con la storia degli dei... tu ovviamente pensi ad Hel, ma lui scuote la testa e ti indica un punto sul pavimento, dicendoti "Tu eri là. E quello, ragazza mia, prima non c'era." A terra si vede un'ombra nera a forma di drago, come "stampata col fumo" sulla roccia. E poi non so, vedi tu cosa vuoi chiedere :asd:
     
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    ♦ post XVII ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    A ogni colpo di martello, gli occhi sbattevano con sempre più forza. Quel rumore era diventato la sua odiata sveglia, che con perseveranza la voleva ridestare a tutti i costi. La coscienza stava pian piano riaffiorando, permettendo ad Astra di focalizzare la sua attenzione su ciò che la circondava. La vista era ancora appannata, ma i colori e le forme si facevano sempre più nitidi e definiti.

    A-ah.

    Avrebbe voluto pronunciare quell’espressione di dolore, ma la bocca e le corde vocali non volevano ancora collaborare. Tutto ciò che riuscì a fare, quindi, fu inondare la sua mente di un pensiero che si spezzò a causa della terribile sensazione che provava. Era come essere un sacco informe pieno di ossa frantumate, solamente un ricordo di un normale essere umano. Non aveva mai nemmeno immaginato che una sensazione simile potesse anche solo esistere, ma doveva lottare con tutte le sue forze per non lasciarsi cadere nuovamente nell’oblio. Continuò a sbattere gli occhi, deglutì a fatica per ridare tono alla gola, infine strinse i denti tra indicibili sofferenze. Paradossalmente il dolore la teneva sveglia, e la spronava a deludere ancora una volta un destino che cercava da sempre di sbarazzarsi di lei.

    D-direi proprio di no.

    Quasi d’istinto e contro ogni pronostico, era riuscita a pronunciare quelle sue prime parole, rispondendo a una voce che aveva accolto con inattesa allegria il suo risveglio. Quando la giovane Megrez aveva percepito una battuta relativa all’essere andata all’altro mondo, il suo orgoglio era stato più forte di ogni dolore e aveva parlato per lei.
    Ma a chi si era rivolta? E chi era quell’uomo?
    La ragazza cercò di muoversi, ma ogni azione era un calvario costante e senza alcuna pietà. Dando fondo a tutta la sua forza di volontà, Astra riuscì a girare il collo nella direzione della voce, quel tanto che bastava per avere un quadro più aggiornato della situazione. Colui che stava al suo fianco era proprio il nano che l’aveva salvata dalla sua recente prigionia, e che le aveva restituito un vigore mai provato. Un vigore che, comunque, non era stato sufficiente per sconfiggere il mostro meccanico. Spostando lo sguardo poco più in là, la ragazza vide la gabbia in cui era stata rinchiusa riversa a terra e – che Odino lo abbia in grazia – un corpo esanime coperto da un telo.

    Deve essere Eliànthalas. Che Odino lo possa accogliere nel Valhalla se, come penso, la sua morte è stata davvero eroica e segnata dal sacrificio.

    Un pensiero naturale le passo per la mente, ricordando la vittima (probabilmente) innocente del folle piano di quella dannata traditrice. L’attenzione, però, venne subito ripresa dall’incalzante realtà di quei momenti, e una figura familiare riempì nuovamente il suo campo visivo.

    Oh, siete voi.

    E finalmente la giovane Megrez riuscì a dar voce allo stupore di quel suo strano risveglio. Si rivolse al nano dimostrando di averlo riconosciuto all’istante, e confermò a parole l’ovvia scoperta appena fatta.

    Vi ringrazio nuovamente per ciò che avete fatto per me, ma non conosco ancora il vostro nome. Ditemi, come posso chiamare il mio salvatore?

    La ragazza abbozzò un sorriso sincero, cercando di mostrarsi il più educata e misurata possibile, nonostante le condizioni in cui versava. Aveva quasi perso la vita, quello era certo, ma non avrebbe mai perso quel carattere e quello spirito che la contraddistinguevano.

    Ho l’impressione che voi sappiate già molto più di quello che date a vedere, ma innanzitutto completiamo le presentazioni. Come vi ho detto prima che scoppiasse tutto questo caos, quando le circostanze non erano certamente le migliori, io sono Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma.

    In un impeto maniacale di ricerca di un ordine ormai perso da tempo, Astra tentò invano di spostare una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro muovendo solo il collo. Suo malgrado, però, fu impossibile riprendersi in un solo istante, con un solo gesto, da tutto quello che aveva passato. Dovette, quindi, arrendersi all’evidenza della sua condizione, lasciando che il mondo vedesse la sua versione tutt’altro che perfetta. E non potete nemmeno immaginare il nervosismo incontrollato che provava in quel momento. Riusciva solamente a nasconderlo bene, per circostanza.

    Devo ammettere, però, che questa folle situazione non mi ha resa affatto presentabile come si converrebbe a una guerriera del mio rango. Me ne dispiaccio, sia per voi che per me.

    Diede fondo a tutto il suo autocontrollo per proseguire nella conversazione e, nonostante tutto, cercare di ottenere qualche informazione importate per definire un quadro più completo di ciò che stava passando.

    Quel mostro meccanico è svanito come neve al sole. Mi state forse dicendo che Hel in persona ha...?

    Effettivamente, solo un intervento divino avrebbe potuto tanto. Il nano, però, senza farle terminare quella supposizione, scosse la testa per far intendere che la Dea della Morte non aveva avuto alcun merito. La ragazza chiuse immediatamente la bocca per non dire troppo: se non era stata Hel a intervenire, la sua missione poteva non essere ancora di dominio pubblico. Ma allora chi poteva essere stato?

    Capisco.

    Mascherò il tutto con una semplice parola, sperando che il suo salvatore non volesse approfondire oltre. Per fugare ogni dubbio, comunque, Astra continuò con le sue domande per focalizzare l’attenzione su elementi più importanti.

    Non so se è per colpa dello scontro con quell’abominio o per i danni che il mio corpo ha dovuto sopportare, ma non riesco proprio a capacitarmi della situazione. Ho forse rimosso parte del mio passato dimenticandomi completamente degli ultimi avvenimenti?

    Guardò il soffitto sentendosi persa. Odiava trovarsi in situazioni nelle quali non aveva abbastanza informazioni per poter decidere da sola. E dipendere dagli altri non era proprio nel suo stile.

    Non è possibile, non capisco.

    Era tutto così strano, davvero inspiegabile. Era come guardare un cielo stellato in cui ogni stella era un interrogativo. Non sarebbe bastata un’eternità per risolvere tutti i misteri senza la giusta chiave della conoscenza, ma da qualche parte avrebbe pur dovuto iniziare.

    Cos’è accaduto? Come ho fatto a sopravvivere a quell’attacco? E cos’è davvero questo posto?

    Fece una breve pausa per evitare di diventare un fiume in piena di domande, ma non riuscì a trattenere un’ultima richiesta importante.

    Come mai sono qui, inerme distesa al suolo e inspiegabilmente ancora viva, mentre voi lavorate a quella fucina con i vostri compagni?

    Fissò il nano negli occhi dimostrando una determinazione incrollabile, convinta come non mai ad andare a fondo di quella follia.

    Non so se potrete darmi le risposte che cerco, ma vi sarò grata per ogni aiuto che mi concederete. Ho una missione da portare a termine e... argh...

    La frase venne interrotta da una fitta lancinante che quasi la fece svenire. Chiuse gli occhi, li strinse con una smorfia di evidente dolore, per poi riaprirli di nuovo. Si mise ancora una volta a fissare il soffitto della grotta e, cercando di ritrovare la calma, terminò il suo discorso.

    ...non posso rimanere qui troppo a lungo.

    Certo che no, cara Astra. Hel si aspetta grandi cose da te, ma al momento sembri ancora essere a mani completamente vuote. Stai attenta a giocare con le divinità, perché non sono famose per la loro pazienza o per la loro magnanimità.

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    STATUS FISICO♦ Non pervenuto.
    STATUS MENTALE♦ Cos’è successo? Mi sono persa qualcosa?
    STATUS CLOTH♦ Indossata. Incrinata o profondamente compromessa in modo alquanto diffuso. O almeno credo xDD
    RIASSUNTO AZIONI♦ Discutiamo un po’ col nano, per capire cosa diamine è successo. Nel frattempo, rimango in trepidante attesa di risvegliare finalmente la mia nuova abilità Spirito, di uppare la Robe a livello 6 e, in altre parole, di portare finalmente a casa l’Ordalia! Dai Tyg che ce la facciamo :riot:
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    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

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    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


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    Ordalia di Hel
    XVIII

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Il nano scosse la testa, a quell'ultima fitta di dolore della ragazza.

    Stai giù, devi riprenderti. Non è stata una passeggiata, la tua e la missione non scapperà da nessuna parte.

    Poi si sedette accanto a le, pensando un po' da dove cominciare.

    Hai ragione, prima le presentazioni. Il mio nome è Borengar Occhiodiferro, e sto qui ad Asgard più o meno da quando c'è stato il finimondo dell'Armageddon.

    Astra aveva già sentito quel nome. Collaborava insieme a pochi altri direttamente col Celebrante per la ricostruzione di Asgard, e tra la sua razza doveva essere una personalità.

    Come sei sopravvissuta, vuoi sapere? Quell'ombra lì a terra l'ha lasciata qualcosa, qualcosa che sembrava lo spirito di un drago e che sembrava che volesse avvolgerti nello stesso istante in cui la macchina ha tirato l'ultimo attacco. Probabilmente sei viva solo per questo, e quella macchia a terra è l'unica traccia dell'accaduto.

    Poi si voltò verso i nani.

    Quanto a quegli sciocchi, si sono fatti ottenebrare la mente da quella tizia che ha preso il posto dell'elfo. In realtà, il vero Eliànthalas - indicò il corpo coperto - era solo un avventuriero, e non un mago di corte. Io stavo tenendo d'occhio quei nani alla locanda, e ho visto anche te... solo che tu non hai notato me, probabilmente. Dopo le nostre strade si sono separate e ho dovuto aspettare l'occasione buona per liberarti da quella gabbia runica.

    Fece una risatina, scuotendo nuovamente il capo.

    E adesso li ho messi in castigo, stanno risistemando la fucina in modo tale che torni al suo stato originario e torni a forgiare armi e strumenti per Asgard, e non contro di essa. Per fortuna di quella spada che la tua "amica" ha buttato all'interno della fornace non è rimasto più nulla, e dubito che riproverà a fare uno scherzo del genere.

    Infine, si rivolse di nuovo alla donna.

    Tu sei sdraiata perchè ti devi riposare, ti ho raccolta io dopo la battaglia. E sei la prima umana a vedere questo thaig nanico da almeno cinquecento anni a questa parte... se non contiamo la tipa incappucciata. Ora, vorresti parlarmi di questa tua missione?

    zBXLsaR


    Guarda, mi vergogno di quanto ti ho fatto aspettare. Non so come scusarmi. Astra sta sdraiata, e ascolta tutto quello che Borengar ha raccontato. Punto 1, è troppo distrutta per muoversi nonostante l'urgenza. Punto 2, realizza che come investigatrice non vale poi molto se nella locanda non si era accorta che Borengar teneva d'cchio sia lei che i nani, mentre l'elfo era l'avventuriero che ti citavo in una delle possibili scelte da fare quando hai trovato il primo cadavere. Punto 3, la spada nera con cui l'assassina ha stregato la fucina è stata distrutta. E adesso che si fa per la missione?Magari il nano può aiutarti, ma devi decidere se fidarti e rivelare tutto anche a lui o no.
     
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    Astra ascoltò il racconto del nano con estremo interesse e attenzione, ottenendo molte informazioni che andarono a completare un puzzle che fino a quel momento era rimasto privo di molti pezzi importanti.

    Ho già sentito quel nome, anche se non l’ho mai incontrato di persona prima di oggi. Lui non è un nano qualsiasi, no, è Occhiodiferro. Lavora a stretto contatto con il Celebrante nella ricostruzione di Asgard.

    E a quel pensiero, la sua mente vagò per un istante nei meandri del suo orgoglio più profondo, soffermandosi su quella rivelazione in modo alquanto peculiare. Lo stupore di aver riconosciuto il nome e la fama del nano, infatti, venne quasi immediatamente messo in ombra dalle implicazioni personali che erano legate a quella scoperta. Esatto, forse avete già capito dove stava andando a parare: lei, Astra Megrez, non poteva ancora fregiarsi di quel ruolo così importante nel fulcro del Palazzo Reale.

    Dannazione, nonostante tutti i miei sforzi e il potere che ho raggiunto, io, Astra Megrez, non faccio ancora parte di quella stretta cerchia elitaria che si erge come baluardo di Asgard. Non ne conosco il motivo, e dubito che non ne sia ancora degna, ma ci sarà modo di scoprirlo. Se sopravvivrò, s’intende.

    Il suo corpo era ancora in condizioni pietose e ogni movimento le era precluso. Riusciva solamente a girare la testa, sempre con molta difficoltà, e ogni altra azione era fuori discussione. Era ancora viva, per lo meno, e questo per il momento le bastava.
    Borengar, nel frattempo, continuò nel suo racconto, spiegando come il mostro meccanico fosse davvero evaporato nel nulla senza apparente spiegazione. Il nano rivelò, poi, che aveva già visto Astra prima di quel loro incontro nella grotta, essendo presente nella locanda in cui la ragazza aveva iniziato le sue indagini. Occhiodiferro stava seguendo i movimenti di Eliànthalas, avendo probabilmente già capito che qualcosa non andava.

    Ha sicuramente avuto informazioni più dettagliate rispetto alle mie, oppure la magia non l’ha ingannato come invece ha fatto con me.

    Lei aveva incontrato l’Elfo mentre era già impegnata nella missione per Hel, quindi probabilmente la sua attenzione era già troppo concentrata sul suo obiettivo principale. Non che questo giustificasse quella mancanza, sia chiaro, ma sicuramente era un’attenuante per non aver potuto scoprire immediatamente l’inganno della traditrice.

    Oh.

    Le scappò quell’esclamazione di stupore in modo incontrollato e naturale. Il nano, infatti, aveva appena rivelato alla giovane Megrez che la spada trafugata dalla donna incappucciata era andata distrutta.

    No, dannazione, no. Questa non ci voleva. Devo assolutamente scoprire come sono davvero andate le cose e se posso in qualche modo recuperare il frammento dell’arma di Hel. Non può essere tutto finito in questo modo.

    Le rivelazioni di Occhiodiferro, l’avevano visibilmente destabilizzata, non aspettandosi un epilogo così disastroso. Per meglio comprendere le conseguenze di quei fatti, però, avrebbe dovuto raccontare al nano la sua missione, rischiando ancora una volta di essere ingannata o tradita.

    Oh, al diavolo...

    Purtroppo, non aveva altra scelta, se non scendere a patti con quel destino beffardo, aggiungendo quel pizzico di furbizia in più che la contraddistingueva. Era inutile fare la misteriosa, considerando che il fato aveva ripagato la sua dedizione e il suo segreto con il dolore e la sofferenza indicibili che provava in quel momento. Avrebbe rivelato a Borengar quel tanto che bastava per scoprire le carte in tavola, ma non proprio tutte. Ci sono diversi modi per raccontare una storia, e lei avrebbe scelto quello che più l’avrebbe tenuta al sicuro nel caso di un nuovo e inaspettato inganno.

    Sono onorata di essere una dei primi esseri umani a poter vedere questo luogo dopo centinaia di anni, anche se avrei preferito farlo con più calma e in condizioni decisamente migliori.

    Abbozzò un sorriso, sforzandosi come non mai di apparire il più normale ed educata possibile, nonostante l’inferno che il suo corpo stava passando.

    In ogni caso, il mio arrivo in questo thaig non è stato del tutto una coincidenza. Stavo seguendo due missioni, con due piste diverse che alla fine si sono incrociate. Il mio primo incarico era rintracciare un artefatto divino sottratto proprio da quella donna incappucciata che ora è fuggita. Mentre il secondo era supportare Eliànthalas nella risoluzione di uno strano caso di omicidio avvenuto ad Asgard.

    Si fermò un istante per riprendere fiato, essendo ancora in quell’oblio di dolore e immobilità. Aveva volutamente omesso di menzionare Hel, considerando che non era un elemento fondamentale del racconto – se non per la giovane Megrez, ovviamente. Preferiva dare un resoconto preciso e chiaro, tralasciando elementi che avrebbero potuto metterla in difficoltà nel caso in cui quella si fosse rivelata nuovamente una trappola ben congeniata. Non sapeva se il nano fosse a conoscenza del parziale risveglio di Hel, o se facesse parte di una qualche setta in combutta con la traditrice. Non aveva nessuna informazione utile, insomma, e in quelle condizioni fisiche non poteva correre alcun rischio poiché non sarebbe riuscita a difendersi.

    Incontrai Eliànthalas in un vicolo di Asgard, mentre indagava su una morte orribile. Il corpo della vittima era stato dilaniato dall’interno, come se la creatura fosse cresciuta nelle viscere del malcapitato, al pari di un parassita, per poi uccidere l’ospite una volta esaurito il suo compito. Mai avrei pensato che l’Elfo fosse solo un’illusione creata da quella donna, e la magia utilizzata per l’inganno è riuscita davvero a convincermi di quella realtà fasulla fino alla fine.

    Astra si sentiva presa in giro ogni volta che ripensava a quella sensazione di tradimento, maledicendo se stessa per non essere riuscita a cogliere nessun particolare rivelatore. D’altro canto, però, non conosceva l’Elfo e non sarebbe mai stata in grado di notare comportamenti strani di una persona di cui non sapeva le abitudini. In ogni caso, la morte senza senso del vero Eliànthalas continuava a farle male al cuore, come se si sentisse ingiustamente responsabile di quell’orrendo fatto.

    Povero Eliànthalas, che Odino lo abbia in gloria.

    Espresse nuovamente tutto il suo cordoglio per quella perdita, percependo un legame con l’Elfo che non riusciva a spiegarsi razionalmente. Era una sensazione involontaria, quasi innata, che la avvicinava a quell’essere e alla sua razza. Non ne capiva il motivo, ma la faceva stare male.

    Quando incontrai l’Elfo, però, io ero già sulle tracce di quella spada nera che era stata trafugata dalla donna incappucciata. Un’arma che custodiva un frammento di origine divina e che, se fosse finito nelle mani sbagliate, avrebbe messo in pericolo l’intera Asgard.

    Spiegazione corretta, esaustiva, anche se un poco parziale. Quel frammento, in realtà, serviva a Hel per recuperare parte del suo potere per contrastare la Corruzione. In quel momento, però, aveva poca importanza, e costituiva un elemento delicato da rivelare solo in caso di estrema necessità.

    D-devo assolutamente capire se anche il frammento divino è andato distrutto nella fucina insieme alla spada. Se possibile, devo recuperarlo per accertarmi che non venga utilizzato contro Asgard. V-viste le sue origini, potrebbe avere una resistenza maggiore di una normale arma umana. E, in ogni caso, devo essere certa che non sia finito nelle mani di quell’ingannatrice. S-se così fosse, le nostre terre potrebbero correre un pericolo enorme.

    Lo sforzo per il racconto aveva affaticato non poco il corpo di Astra, tanto che le sue parole avevano cominciato a farsi difficili da pronunciare. Non poteva perdere l’occasione, però, di scoprire quanto il nano fosse sincero e, soprattutto, in quale misura avrebbe potuto aiutarla.

    E-e non posso certo dimenticarmi di quanto accaduto in superficie. Appena avrò risolto con l’artefatto, d-dovrò anche capire i motivi di quella strana morte mai vista ad Asgard. S-sembra davvero che la Corruzione non sia l’unico pericolo che cerca di estinguere la nostra esistenza su questa terra.

    Conclusione un po’ disfattista, ma non molto lontana dalla realtà. Astra era sempre stata convinta che l’Armageddon fosse stato il pericolo più grande mai visto nelle terre dei ghiacci eterni, ma la smania di potere degli Dei e le aberrazioni che si nascondevano dietro misteri irrisolti, aiutavano a dipingere un quadro tutt’altro che sereno del mondo devastato in cui vivevano.
    Non restava che tentare il tutto per tutto e sfruttare ogni aiuto possibile, anche in un momento di estrema vulnerabilità come quello. Raccolse le ultime forze rimaste per obbligarsi a non spezzare le parole, rivolgendosi al nano in modo serio e sentito, guardandolo negli occhi con una determinazione incrollabile nonostante il dolore fisico.

    Borengar, voi potete aiutarmi in qualche modo? So che per me avete già fatto più di quello che potrò mai ripagare in una vita intera, e ve ne sarò per sempre grata, ma non posso ignorare ciò cui mi stavo dedicando anima e corpo. È troppo importante, non solo per me, ma soprattutto per la nostra Asgard.

    E, come al solito, aveva condito la sua richiesta con un misto di adulazione e patriottismo, che molto spesso funzionavano in ogni situazione. Ci credeva anche lei, sia chiaro, ma in quella condizione di debolezza doveva far di tutto per spingere gli altri ad aiutarla nel migliore dei modi.
    Fare la parte della dama in pericolo – anche se odiava farlo – avrebbe sortito i suoi effetti? Non poteva ancora saperlo, ma sperava che, in ogni caso, la sua forza di Cavaliere unita a una determinazione che non conosceva limiti, potessero comunque supportare quella sua condizione di disperata fierezza che era costretta a vivere in quel momento.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Non pervenuto.
    STATUS MENTALE♦ Welp!
    STATUS CLOTH♦ Indossata. Incrinata o profondamente compromessa in modo alquanto diffuso. O almeno credo xDD
    RIASSUNTO AZIONI♦ Lasciamo correre le parole, sperando finalmente in un aiuto risolutore. Svelo molto, tenendo qualche asso nella manica per evitare un ulteriore tradimento :sgrunt:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

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    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


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    ♦♦♦♦♦♦♦



    Il nano scosse nuovamente la testa, sorridendo.

    Oh, le cose sono un po' più complicate di come credi. Dunque, dove...

    Il nano iniziò a tastare la cintura, poi cambiò espressione e infilò la mano in uno dei sacchetti, per estrarne poi qualcosa e porgerlo alla ragazza.

    Suppongo tu stessi cercando questo, allora. Non era dentro la spada, ma incastonato nella parte superiore della fornace... la spada probabilmente serviva a modificare qualcosa di ciò che usciva la fucina, probabilmente. Comunque sia, immagino che Hel ne sarà contenta. E non guardarmi in quel modo come se avessi indovinato l'impossibile, sei tu che prima mi hai chiesto se lei fosse intervenuta per salvarti la vita da quel rottame... che per inciso, non si è vaporizzato ma è saltato in aria.

    La scheggia di metallo che il nano aveva sul palmo della mano emanava un'energia particolare, la stessa che Astra aveva percepito nel tempio. Possibile che l'obiettivo della sua ricerca fosse realmente davanti ai suoi occhi?

    Suppongo che tu te lo sia guadagnato sul campo con il sangue, perciò... fanne buon uso. E chissà che anche una dea come Hel possa aiutarci a rimettere le cose a posto, se mai lo sono state.

    Infine, sospirò contrariato.

    Peccato che quella donna ci sia sfuggita. Ti chiarisco le idee su quello che hai visto:il cadavere era un povero malcapitato, ma serviva da esca per altri nani da condizionare mentalmente. L'assassina è sempre lei, ha usato la magia sia per l'omicidio sia per condizionare le menti di quei nani, e magari ne avrebbe condizionati altri. Ha ucciso l'elfo per avere maggiore campo libero, probabilmente, e passare inosservata; quando poi sei comparsa tu, avrà cercato di farti fare la fine dell'elfo e magari avrebbe cercato di prendere il tuo posto con qualche trucco magico. Non sappiamo cosa avesse in mente, certo, ma rimane ancora in libertà. Ma adesso dobbiamo pensare anche a te, quindi...

    Borengar estrasse da una seconda borsa quello che sembrava un mattoncino dorato, con una serie di rune impresse sulla sua superficie. Passò la mano sulla sua superficie e le rune si illuminarono, poi l'oggetto si iniziò ad espandere e a modificare la propria forma... esattamente come aveva fatto l'idra, solo in modo molto meno inquietante. Tutto si fermò quando l'oggetto prese la forma di quella che pareva essere una specie di barella, abbastanza ampia da permettere ad Astra di starci sdraiata comodamente e sottile come un foglio di carta. L'oggetto si insinuò con un movimento fluido (ed indolore per la donna) tra la roccia e il corpo di lei, sollevandola delicatamente.

    Tempo di tornare ai piani superiori, Astra di Megrez. Dovrai riprenderti dalle ferite, poi potrai completare la tua missione. E quando qui avremo finito, vedrò di dare un'occhiata anche a quella.

    Disse quelle parole indicando l'armatura. Era in grado di riparare ANCHE quella???

    zBXLsaR


    Eccomi qua. Allora, Borengar ti spiega bene come stanno le cose e ti consegna il frammento di Hel, che a quanto sembra non stava dentro la spada. La tizia è fuggita chissà dove, lui ti riaccompagna fino alla superficie e da lì, altri soldati dell'esercito ti scorteranno a casa per riposare. Ti autorizzo a far comparire il tuo caro maggiordomo insieme a loro per un siparietto dei vostri. Una volta ripresa, puoi andare di nuovo a cercare il tempio e andiamo al gran finale, cercherò di chiudere col prossimo post ;)
     
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    Oh.

    Non riuscì a esprimere altro se non completo e sincero stupore ascoltando le parole di Borengar. A ogni frase, e persino a ogni pausa a effetto, Astra spalancava gli occhi sempre di più, assumendo un’espressione spiazzata fin quasi all’incredulità. Non avrebbe mai e poi mai pensato che tutto si risolvesse lì, in quel momento, durante una chiacchierata che sembrava quella di due amici di lunga data nella loro locanda preferita. Il nano parlava come se tutto ciò che era successo fosse la cosa più normale al mondo, snocciolando ogni secondo che passava un tassello mancante che completava il quadro completo della missione della giovane Megrez.

    Ormai è inutile mantenere segreti. Borengar sa già tutto, e ha risolto in poche parole ciò che io stavo cercando di ottenere con fatica e dolore da tempo. Beh, poco male, per lo meno è servito a qualcosa essermi ridotta in questo stato.

    Il volto della ragazza si fece più rilassato, come se l’adrenalina che l’aveva tenuta vigile fino a quel momento la stesse abbandonando a ogni respiro. Si sentiva fiacca, devastata, come se non dormisse da giorni. Scrollò lentamente la testa per non sovraccaricare un corpo al limite del collasso, ma cercando al contempo di rimanere cosciente per terminare quel momento così cruciale che le era capitato in modo così inaspettato come se fosse un regalo a sorpresa.

    Sì, è quello il frammento.

    Non lo aveva mai visto prima, ma l’energia che emanava era inconfondibile. Si ricordava il trip mentale che Hel le aveva fatto provare nel suo tempio, e dell’energia percepita poco prima. L’avrebbe riconosciuta in qualunque circostanza e non vi era alcun dubbio che quello fosse l’oggetto che stava cercando. Per un momento pensò di allungare una mano, ma non ne aveva le forze e dubitò per un solo e interminabile istante che il nano non volesse condividere quell’artefatto. Invece, con ritrovato stupore, Occhiodiferro non dubitò neanche un secondo e porse il frammento al Cavaliere di Delta Uma. La giovane Megrez riuscì solamente ad aprire il palmo della mano destra per poi stringerlo attorno al cimelio di Hel con tutta la forza che le era rimasta, così da ancorarlo saldamente al suo corpo.

    Non vi si può proprio nascondere nulla.

    Abbozzò un sorriso sincero, stringendo gli occhi a fessura per incorniciare quell’espressione stanca ma felice ed estremamente riconoscente. Era ormai ovvio che Borengar avesse capito il coinvolgimento della Dea, perché era stata la stessa Astra a nominarla per sbaglio poco prima. Lei aveva subito cambiato discorso, sperando che il commento passasse inosservato, ma era chiaro che fosse avvenuto il contrario. Poco male, sapeva ormai che poteva fidarsi di lui per tutto ciò che aveva fatto e, così, non aveva più nulla da omettere o nascondere. Sarebbe stata sincera e trasparente da quel momento in avanti, non percependo più alcun pericolo nascosto. D’altro canto, diciamocela tutta: se il nano avesse voluto farle del male, avrebbe già avuto un’infinità di occasioni.

    Quell’artefatto appartiene a Hel, che mi ha richiesto di recuperarlo. Vi sembrerà una follia, ma una proiezione della sua presenza divina si è manifestata proprio a me in un tempio a lei dedicato nella Foresta di Ametista. Un’apparizione prepotente e anche alquanto dolorosa, devo ammettere, ma che mi ha rivelato la sua volontà di riacquistare i suoi pieni poteri per sconfiggere la Corruzione. E sono certa che quello sia il frammento che cercavo, perché riconoscerei ovunque la traccia cosmica della Dea. Non potrei mai scordarla.

    Fece una pausa ricordando quell’esperienza fuori dal tempo e dello spazio, che l’aveva sconvolta nel profondo. I suoi occhi si persero per un attimo nel vuoto, come se la sua mente navigasse in un altro mondo, per poi riacquistare fuoco e continuare la discussione. Non era facile parlare, perché ogni frase aumentava la stanchezza e il dolore che provava, ma non poteva ancora rilassarsi del tutto.

    Quella dannata fuggitiva. È stato un vero peccato non aver avuto modo di confrontarmi direttamente con lei, e probabilmente non ha avuto occasione di utilizzare la sua subdola magia direttamente su di me. Mi sarebbe tanto piaciuto scambiarci qualche opinione, facendole assaggiare la sagacia della mia Ametista.

    Astra, complimenti, che commento fine nonostante la situazione in cui ti trovi. In realtà avrebbe tanto voluto essere più sboccata, ma non le sembrava adeguato di fronte a quel pezzo da novanta chiamato Occhiodiferro. Tenne, quindi, gli improperi per se e optò per un sarcasmo più pacato ma ugualmente visuale ed efficace.

    Dobbiamo seguire le sue tracce e stanarla dal suo nascondiglio. Ho la netta sensazione che sia molto più pericolosa di quello che ci ha mostrato oggi. Dovrem-...

    Una fitta di dolore le troncò la frase di netto, facendole stringere i denti in modo improvviso. Il suo corpo aveva ormai raggiunto il limite e non aveva più le forze di fare la splendida a tutti i costi. Borengar, sempre attento e tempestivo, però, aveva già pensato a tutto.

    Cosa ha detto? Non ho capito bene... la mia Robe cosa?

    Non riuscì a cogliere a pieno le sue ultime parole, perché ormai tutto intorno a lei era diventato ovattato. Sentiva i suoi come se fosse rinchiusa in una bottiglia e la vista cominciava a farsi sfocata.

    G-grazie.

    Riuscì solamente a dire quell’ultima parola, prima di perdere completamente e inesorabilmente conoscenza. L’ultima sensazione che percepì fu qualcosa di rigido che la avvolgeva e la sollevava da terra, come se si trovasse su una barella di ospedale. Non poteva esserne certa, ma si sentiva fluttuare nell’aria, come se stesse sperimentando un’esperienza extracorporea. Sentì la voce del nano sempre più lontana, poi quella di altre persone, ma la totale mancanza di forze non le permise di riaprire gli occhi.

    png

    Signorina Astra! Signorina, mi sentite?

    Quella voce. Quella voce inconfondibile che avrebbe anche avuto la capacità di riportarla alla vita dal regno dei morti. La sentiva davvero lontana, ma non aveva alcun dubbio che fosse la sua ancora di salvezza cui aggrapparsi in qualsiasi momento. Non poteva sapere quanto tempo fosse passato, sembrava un’eternità, ma si costrinse a focalizzare tutti i suoi sforzi nell’aprire gli occhi. La giovane Megrez aprì prima quello destro, poi il sinistro, e infine li sbatté un paio di volte per mettere a fuoco la situazione.

    G-Gunther!

    Avrebbe voluto pronunciare quel nome con la solita enfasi, ma si sentiva ancora debole. In ogni caso, la sua espressione disse quello che le parole non erano riuscite a fare, e l’accoglienza del suo mentore le fece capire quanto felice e preoccupato fosse per il suo risveglio.

    Oh, che Odino sia lodato. Finalmente vi siete svegliata. Avete dormito per tre lunghissimi giorni, e avevo quasi perso le speranze.

    Gli occhi della ragazza si sgranarono a quella rivelazione, ritenendo umanamente impossibile dormire tre giorni senza mai svegliarsi. Effettivamente, però, si sentiva ancora un po’ debole, ma il suo corpo sembrava rinvigorito quasi del tutto. Pian piano mosse le gambe, le braccia e infine si sgranchì il collo mettendosi a sedere sul suo caro letto di casa. Era davvero a casa, finalmente, non le sembrava vero.

    Gunther.

    Si schiarì la voce per riprendere una compostezza che era doveroso ripristinare a dovere, gettandosi poi tra le braccia dell’uomo come se fosse appena tornato da una guerra. Lo strinse a se più forte che mai, dimostrandogli quanto le fosse mancato in quell’orribile esperienza che aveva vissuto. Lo guardò negli occhi e capì che era in attesa di una spiegazione, anche se lui non l’avrebbe mai forzata a raccontare. Lei, però, lo voleva fare e aveva quasi la necessità fisica di condividere con Gunther quello che era accaduto. Una volta detta la prima parola, la narrazione fu come un fiume in piena cui si erano rotti gli argini. E la giovane Megrez non omise nemmeno un dettaglio, decidendo che il suo mentore non meritava nessun segreto o mistero. Quando ebbe finito, l’espressione dell’uomo si rabbuiò e Astra temette una lunga e doverosa ramanzina. Se lo sarebbe meritato, dopotutto.

    Signorina Astra.

    E forse avrebbe preferito una bella e istintiva ramanzina, rispetto a una tombale serietà della persona più importante della sua vita, colui che rappresentava la sua vera guida in quella strana vita post-apocalittica.

    Vi chiedo di stare davvero molto attenta a interagire direttamente con gli Dei. Specialmente se si tratta di Hel. Ella, come ben sapete, è la Regina dei Morti, e non è magnanima come le altre divinità per noi sacre.

    Oh, Astra lo sapeva bene e lo aveva sperimentato direttamente sulla sua pelle. Che anche Gunther le stesse dando quel consiglio, però, la spaventava ancora di più. Era chiaro che avere a che fare con lei era come camminare costantemente sul filo del rasoio.

    Capisco benissimo che non potete tirarvi indietro, e so di non potervelo chiedere, ma promettetemi di non fare nulla di avventato. Agite come se ogni singola parola, ogni singola azione, fossero determinanti per la vostra stessa vita.

    Ok, adesso le era persino venuta la pelle d’oca. Non aveva mai visto il suo mentore così seriamente apprensivo. Quello non era solamente un consiglio da genitore preoccupato, ma era una richiesta da guerriero a guerriero. Probabilmente Gunther aveva avuto a che fare con le divinità durante quel suo oscuro passato da (quasi) Cavaliere e ne era uscito alquanto scottato.

    Hai ragione, è pericoloso. Ma, come hai già capito, non posso tirarmi indietro.

    Le rispose dapprima come se stesse conversando con un compagno di Casta, perché riconosceva in lui il combattente che era stato e che era ancora, per poi tornare la Astra che conosceva sin da quando era piccola.

    Starò attenta, te lo prometto.

    Non aggiunse altro perché le parole erano già state molte durante il racconto, e non voleva rovinare quel momento aggiungendo qualcosa di eccessivamente sentimentale. Il suo sguardo e la sua espressione, però, ancora una volta dissero più di mille discorsi e, ormai, i due si capivano come se fossero un’unica coscienza unita da una vita combattuta fianco a fianco. Astra lo abbracciò ancora, facendo sprofondare il suo volto nella spalla di lui. Gunther capì immediatamente cosa stava per accadere e abbassò le spalle sgonfiandosi come un palloncino da tutta la preoccupazione e la tensione che aveva accumulato. Strinse a sua volta quella figlia acquisita per cui avrebbe dato la sua stessa vita, per poi lasciarla andare a compiere il suo dovere da Cavaliere.

    Tornate per cena.

    E dopo quella sua richiesta così usuale quanto famigliare, la giovane Megrez corse nuovamente incontro al suo destino beffardo. Lasciò la villa salutando il suo mentore e montando sul cavallo nanico che l’avrebbe portata al limitare della Foresta di Ametista. Era vestita in modo elegante, con pantaloni lunghi, camicia a sbuffo e un pesante ma regale mantello, senza però indossare la sua Robe. Alla sua cara Armatura ci avrebbe pensato in un secondo momento, anche se le si spezzava il cuore al pensiero dei danni che la sua adorata protezione aveva irrimediabilmente subito. Cercò di non pensarci, perché doveva prima consegnare il frammento dell’arma divina alla sua legittima proprietaria. Un frammento che le era rimasto nella mano per tutto il tempo in cui aveva dormito, come se il suo pugno non volesse rilassarsi per non perdere ancora quell’artefatto d’inestimabile valore e potere.
    Ripercorse la strada fatta la prima volta che lo aveva visitato, ritrovando nuovamente il tempio della Dea in un luogo che non era presente in nessuna mappa conosciuta della Foresta. Scese nelle viscere della terra ancora una volta, percependo quell’ormai familiare senso di oppressione che le attanagliava lo stomaco e le risvegliava paure primordiali.

    Divina Hel, concedetemi il permesso di entrare nel vostro tempio. Astra Megrez è tornata con quello che avete chiesto.

    Poche parole, pompose come al solito, accompagnarono il suo arrivo al luogo sacro alla Dea insieme a un formale inchino. Astra Megrez era lì, bella e perfetta, di fronte al tempio della Regina dei Morti. Aveva avuto paura troppe volte e ormai era pronta a tutto. Che il fato beffardo o la stessa Hel facessero quello che ritenevano più opportuno, lei non si sarebbe mai e poi mai tirata indietro. La Casata dei Megrez avrebbe riscattato una volta per tutte il suo nome. A ogni costo.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Buono, anche se non ancora del tutto ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Siamo alla resa dei conti.
    STATUS CLOTH♦ Non pervenuto.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Parlo con Borengar, svengo, mi risveglio dopo tre giorni, racconto tutto e mi spupazzo il mio caro Gunther, e infine torno al tempio di Hel :mke:
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    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Nome Tecnica ♦
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    XX

    ♦♦♦♦♦♦♦



    L'ingresso del tempio si socchiuse. Astra pensava che si sarebbe spalancato, avrebbe immaginato fuochi e fiaccole ad attenderla - o per meglio dire, ad attendere ciò che portava - edin vece l'interno era buio. Si aspettava quasi di vedere una vecchina aprire l'uscio, vista la delicatezza con cui la porta si era appena dischiusa. Entrò, non vedendo praticamente nulla e procedendo quasi alla cieca; poi la porta si chiuse e si ritrovò totalmente nell'oscurità.

    Sulle prime Astra non seppe bene che fare, poi qualcosa accadde. Là dove cera il corpo della donna che si era tolta la vita, qualcosa brillava: le sue ossa, rimaste lì per tutto il tempo, scintillavano come di luce spirituale.

    Poi un vortice nero si aprì al di sopra di esse, ed Astra percepì di nuovo l'energia della dea: non la vedeva, non la sentiva, ma percepiva la sua intenzione: la scheggia della spada "tirava" con forza, animata da vita propria, e voleva tornare dalla sua padrona. Il cavaliere non seppe bene cosa fare, poi semplicemente comprese che doveva lasciare la presa. La scheggia volò all'interno del vortice, che implose. Lo scheletro si sollevò all'in piedi per un attimo, e alla Megrez parve di rivedere la donna incappucciata che aveva compiuto il rito del suicidio inchinarsi in segno di ringraziamento; le ossa caddero nuovamente, stavolta spente, e anche Astra cadde, perdendo i sensi.

    Sognò qualcosa.

    Al suo risveglio, era fuori dal tempio. Ma il tempio stesso non c'era più, svanito nel nulla. Lunitari brillava in cielo, ed in quello stesso istante un nano salutava Gunther mentre usciva dalla residenza di Astra. Un nano che probabilmente, sapeva bene il fatto suo.

    zBXLsaR


    Io spero che ti sia divertito e che l'ultima lunga attesa non ti sia pesata troppo. QUello che è successo è chiaro, ti dico solo tre cose:
    1. Il sogno, descrivilo tu a tuo piacere. Magari sentiti con Gorth se vuoi sognare un incontro con Hel, ma dimenticati di scoprire qualcosa su Lunitari perchè quella è mia esclusiva competenza :asd: in ogni caso sei libero di sognare in grande, per quanto mi riguarda :zizi:
    2. Il nano a cui mi riferisco ovviamente è Borengar, che ti ha aggiustato la robe. Gunther non ci ha capito una mazza ma lo ha lasciato fare.
    3. Posta e poi porta tutto in giudizio, senza che lo richieda io come l'altra volta che mi sento cretino XD
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    E le sue parole ebbero l’effetto sperato. Non avrebbe mai pensato di poter influenzare il tempio di Hel con la sua sola presentazione, e si stupì quando l’ingresso di quell’impossibile costruzione si aprì. In realtà, a pensarci bene, oltre alla sua nobile e gradevole presenza, era molto probabile che fosse stato il frammento dell’artefatto divino a garantirle quel lasciapassare in pompa magna.

    Più facile del previsto. D’altro canto, però, dopo tutto quello che ho fatto per lei, non mi aspettavo nulla di meno. Forse questa volta potrei riuscire addirittura a conversare con lei e...

    Quel suo pensiero di autocelebrazione e importanza fu bruscamente interrotto dalla cruda realtà dei fatti. La pietra, che costituiva i battenti che chiudevano il tempio, diede il permesso ad Astra di entrare, schiudendosi lentamente e delicatamente. La giovane Megrez non se lo fece ripetere due volte e varcò la soglia con passo deciso e mento alto a dimostrazione della buona riuscita della sua missione. Quando il primo piede entrò nel tempio, però, fu subito chiaro che non ci fosse niente e nessuno ad aspettarla. Il luogo che si ricordava immenso, in quel momento poteva solo ricostruirlo grazie alla sua memoria, perché il buio assoluto faceva da padrone. La ragazza si ricordava una serie sconfinata di fiaccole che, seppur costituissero un palliativo, almeno garantivano una luce fioca che permetteva la vista di quell’antro. E invece no, il suo ritorno trionfante era stato accolto da pura e semplice oscurità. Un’oscurità quasi tangibile da tanto era in grado di opprimere qualsiasi presenza vivente.

    Mh.

    Un brivido le corse lungo la schiena, come se fosse un riflesso incondizionato di fronte a quella mancanza di... tutto. Strinse i denti per darsi forza, cercando di non perdere la sua postura fiera e trionfale. Al netto di farsi bella per nessuno, però, non vedeva alcuna possibilità di proseguire nel suo intento. Tutto sembrava immobile e l’apertura del tempio sembrava ora un semplice e naturale movimento delle rocce schiacciate nelle viscere della terra.
    Che tutto fosse finito così? Che Hel l’avesse ingannata come tanti altri lo avevano fatto da quando era diventata Cavaliere? Che tutti i suoi sforzi e i sacrifici fossero stati vani?
    Strinse anche i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, sentendo nella mano destra tutte le imperfezioni di quel frammento divino per il quale aveva quasi sacrificato la vita. Non poteva essere davvero finita così, non lo avrebbe mai permesso. Prese tutto il coraggio che aveva e lo concentrò nel continuare a percorrere i suoi passi nel buio più completo, mentre il mondo della superficie cominciava a diventare un ricordo lontano.

    Oh.

    Era da un po’ che non lo faceva, ma sappiamo tutti cosa significava quell’espressione, vero? Esatto, Astra era stata colta alla sprovvista, rimanendo stupita di fronte a un avvenimento completamente inatteso. Uno scintillio attirò i suoi occhi in quella landa oscura, generando la prima timida luminescenza cui era impossibile non rivolgersi.

    Non può essere...

    E invece sì, cara Megrez. Lo scintillio arrivava da qualcosa cui nessuno avrebbe mai attribuito capacità di creare luce. Di fronte agli occhi increduli della ragazza, infatti, fu un mucchio di ossa a costituire quel faro nella notte di cui il nostro Cavaliere di Delta Uma aveva estremamente bisogno. Non era un mucchio di ossa qualunque, no, erano i resti di quella donna che si era tolta la vita di fronte agli occhi di Astra la prima volta che aveva visitato il tempio della Dea. Il bagliore che emanava era strano, quasi etereo, e completamente diverso rispetto alla normale luce del sole, della luna o – più semplicemente – del fuoco di candele e fiaccole. Non sapeva spiegarselo, ma le dava una sensazione di strano freddo, mentre solitamente la luminosità è associata al caldo e al tepore.

    Hel?!

    Quell’esclamazione incredula lasciò le sue labbra in modo del tutto involontario, tanto che si morse la lingua per non emettere nuovamente suoni o parole non volute. Ma non avrebbe potuto fare altrimenti, considerando quello che stava succedendo. Ormai quella sua avventura era diventata un susseguirsi di sorprese imprevedibili, a volte orribili e altre positive, che, però, era impossibile da decifrare. In quel momento, infatti, un vortice del colore della pece cominciò a crearsi sopra quelle ossa luminescenti. Un vortice potente, innaturale, che sprigionava una potenza attrattiva impossibile da contrastare. E in tutto ciò, la presenza della Regina dei Morti risultava soverchiante e inequivocabile. La giovane Megrez avrebbe potuto riconoscerla anche senza concentrarsi, perché ormai il suo legame con lei era diventato profondo. Un legame che non sapeva spiegare nemmeno lei, e che non riusciva a classificare come positivo o negativo. A tratti era una relazione di sudditanza, che Astra aborriva e scansava con tutte le sue forze, mentre a volte sembrava costituire qualcosa che – in modo forse un po’ utilitaristico – avrebbe potuto giovare a entrambe. Era tutto così strano, come sempre del resto, ma la ragazza non avrebbe mai potuto immaginarsi di aiutare ed essere aiutata dalla Dea che governava con il pugno di ferro il Regno dei Morti. E proprio per questo motivo, non poteva aspettarsi un legame diverso, un misto tra disprezzo e complicità che aveva caratterizzato il loro rapporto sin dal primissimo incontro.

    E va bene. Che il frammento torni a chi appartiene di diritto.

    Mantenendo una postura fiera ed elegante, la giovane Megrez capì quasi istintivamente cosa era necessario fare. La presenza di Hel e quel vortice potentissimo erano chiari segnali che l’oggetto della sua missione doveva tornare nelle mani della Dea. Era giusto così, in modo da permettere alla Regina dell’Helheim di rafforzarsi per combattere contro la Corruzione e – magari – indirettamente o direttamente aiutare la città di Asgard a uscire da quell’epoca di morte e sofferenza. La mano destra di Astra si dischiuse, lasciando che l’artefatto raggiungesse l’epicentro di quella travolgente manifestazione di potere. Il vortice esplose come se una bomba la cui miccia era completamente bruciata, tanto da costringere la ragazza a schermarsi gli occhi con mani e braccia, e piantare i piedi saldamente a terra per non cadere.

    Tu?!

    Dalle fessure delle dita, il Cavaliere di Delta Uma riuscì chiaramente a vedere le ossa ricomporsi a scheletro, per poi risollevarsi in posizione eretta come se fosse ancora in vita. Nella follia di quel momento, ad Astra parve di vedere il riflesso di una donna, come l’emanazione visiva di un ricordo gelosamente custodito in quelle spoglie. Ella era proprio colei che si era tolta la vita per permettere alla giovane Megrez di entrare in contatto con la Dea e vivere quell’esperienza che l’aveva cambiata per sempre.

    Grazie a te.

    Non avrebbe potuto dire altro, perché in realtà non la conosceva. Poteva solo giudicare la dedizione e la nobiltà d’animo di sacrificarsi per un bene che considerava superiore persino alla sua stessa vita terrena. Il tutto, però, durò il tempo di un battito di ciglia, perché quella manifestazione sparì nello stesso modo in cui si era creata, perdendo tutta la forza e la luminosità che aveva accumulato.

    Cosa mi sta suc-...?

    Non fece nemmeno in tempo a elaborare il pensiero che la sua coscienza si spense senza diritto di replica nello stesso istante in cui le ossa della donna toccarono nuovamente il terreno da cui si erano risollevate. E, come ormai accadeva spesso, tutto si fece buio.


    --------------------



    Dolore costante, sofferenza senza fine.
    Nonostante tutto il suo potere divino, Ella non era in grado di contrastare una minaccia che non si era mai vista prima di allora. L’esistenza della Dea si perdeva nei meandri del tempo, la sua forza era indiscussa, così come il suo dominio sul Regno dei Morti.
    Quella volta, però, era tutto diverso.
    Hel lottava strenuamente contro qualcosa che non era in grado di annichilire come faceva solitamente con qualunque altra minaccia. Non riusciva a imporre la sua indiscussa divinità sopra una minaccia che sembrava sempre di poco fuori dalla sua portata.
    Forse non era abbastanza forte? Impossibile. Forse era necessario adottare una strategia diversa? Probabile.
    E magari era proprio per quel motivo che aveva incaricato l’ultima discendente della Famiglia Megrez per recuperare un frammento della sua arma divina, sperando che il buon sangue di quella casata maledetta non l’avrebbe delusa. La Dea doveva diventare più forte, perché qualcosa o qualcuno stava invadendo il suo Regno. E quella non era un’invasione che tutti si sarebbero attesi, con lo scopo di reclamare i territori dell’aldilà, no, quella era una malattia che si stava diffondendo per eradicare tutto e tutti. Le anime dell’Helheim, specialmente quelle che vagavano ai confini di quel Regno, avevano già contratto inesorabilmente la piaga, sfuggendo al controllo di quella realtà dalle regole ferree per scagliarsi con violenza contro ogni cosa.

    Dove sono?

    Difficile dirlo, cara Astra, ma sicuramente non sei ad Asgard. La giovane Megrez si trovò inspiegabilmente in quello che sembrava a tutti gli effetti il Regno dei Morti. Non poteva saperlo con certezza, ma il suo legame con Hel era diventato così preponderante da credere a ciò che le gridava a gran voce l’istinto. Anime incontrollate le vorticavano tutt’intorno, mentre la ragazza si voltava spaesata per capire cosa la stava colpendo. Percepiva tutto l’odio e la rabbia di quelle manifestazioni eteree, che esprimevano sentimenti così forti da farla star male. Percepiva una sorta di legame empatico con quel luogo e i suoi abitanti, ma era come entrare in una nuova casa per la prima volta: un giorno potrà davvero essere considerata la propria casa – forse – ma il primo impatto è sempre di diffidenza condita da un pizzico di aspettativa.

    Fermatevi!

    La situazione si fece ben presto pericolosa, perché quelle anime dannate passarono ben presto dall’essere solo fastidiose ad essere estremamente minacciose. Astra smanacciò nel vuoto, cercando di tenerle a distanza come si farebbe con uno sciame di api, ma fu tutto inutile. Quel groviglio di dolore e sofferenza la stava per travolgere in modo inesorabile, aggredendola come avvoltoi su una carcassa in putrefazione. La giovane Megrez urlò tutta la sua rabbia e frustrazione, cercando di non lasciarsi sopraffare, ma fu tutto inutile.

    Non può finire così. Non adesso.

    Vero, non poteva finire così. Aveva fatto tantissimo per riconquistare il suo nome e la sua forza, e non avrebbe permesso che il capriccio di un destino avverso potesse nuovamente toglierle tutto. La sua determinazione sovrastò ogni cosa, come se l’orgoglio di tutti i membri della sua Casata si fosse riversato nell’unica discendente ancora in vita. Astra urlò di nuovo, ma questa volta in modo gutturale e intimidatorio. Percepì la Regina dei Morti al suo fianco, come se posasse la sua gelida mano direttamente sull’anima della ragazza. E proprio in quell’istante qualcosa cambiò. Anzi, proprio in quel momento qualcosa esplose. Letteralmente.

    AAAH!

    Gli spiriti che tentavano di sopraffarla si disintegrarono uno a uno, cedendo il passo a un potere che non potevano contrastare. Il corpo della giovane Megrez emanava un’aura color Ametista ma completamente eterea, come se non fosse di questo mondo. Qualcosa era cambiato in lei, ma non aveva alcuna idea di che cosa fosse.

    Hel, cosa...?

    Stava per porre una domanda alla Dea, per capire cosa fosse successo e cosa fosse cambiato in modo così radicale in lei. La presenza di Hel, però, si rivelò ancora una volta troppo sfuggente e la ragazza non riuscì nemmeno a terminare la frase che quello strano sogno lasciò lo spazio alla realtà.



    --------------------



    Sbatté gli occhi, ritrovandosi a pancia in su nella Foresta di Ametista. Lunitari, come suo solito, brillava beffarda nel cielo, quella dannata. Il suo sguardo si posò un solo istante sulle fronde degli alberi che danzavano al ritmo della leggera brezza che li muoveva, per poi ricordarsi il reale pericolo nascosto in quel luogo. Si alzò immediatamente in piedi, richiamando il suo cosmo per farsi trovare pronta a tutto. Nulla accadde quella volta, e la Corruzione non sembrò intenzionata a cercare di ucciderla a ogni suo passo. Si guardò attorno, non riuscendo più a scorgere quell’anfratto nella Foresta che portava al tempio di Hel.
    Che fosse stato tutto solamente un sogno?
    Era inutile cercare di spiegare l’impossibile, quindi decise di tornare al limitare degli alberi dove si ricongiunse con il fedele cavallo nanico. Salì sulla sua groppa e, grazie alla velocità di quell’incredibile costrutto, riuscì a raggiungere nel giro di pochissimi minuti la villa dove abitava con Gunther. Il maggiordomo la aspettava sulla soglia, con uno sguardo interrogativo e quasi spaventato.

    Gunther, tutto bene?

    Scese da cavallo e andò ad abbracciarlo, stringendolo così forte da fargli emettere un sussulto.

    Signorina Astra, siete più in forma che mai. Ed io che ero preoccupato per voi.

    Sorrise, in quel suo modo caldo e accogliente che solo lui poteva fare. La accompagnò appena dentro la porta di casa, per poi indicare qualcosa con la mano sinistra.

    È passato di qui il signor Borengar, uno dei guerrieri più rispettati in tutta Asgard, detto anche Occhiodiferro. Credo proprio che voi lo abbiate conosciuto di recente. E ha lasciato per voi questa.

    L’espressione dell’uomo era ancora incredula e stupita, perché era chiaro che il nano lo avesse impressionato e probabilmente non gli avesse dato alcuna spiegazione a riguardo.

    Questa cosa? Oh.

    Esatto: “oh”. Quella era l’unica espressione che poteva descrivere la scena che Astra stava vivendo in prima persona. Di fronte a lei c’era quella che doveva essere la sua Robe, completamente riparata ma soprattutto diversa. Il suo totem rappresentava un trono molto simile a quello che aveva sognato (?) la prima volta che aveva incontrato Hel. E persino i lineamenti dell’Armatura erano cambiati. Il colore era rimasto lo stesso, ma sembrava più spigolosa, massiccia e richiamava fortemente una sensazione di... Morte. Per chiunque sarebbe stato un paragone orribile, ma la Famiglia dei Megrez era stata da sempre legata in qualche modo alla Morte, a doppio filo addirittura, sia nel bene che nel male.
    Astra si accostò alla sacra protezione e questa s’illuminò di un fortissimo bagliore Ametista, per poi scomporsi e ricomporsi sul corpo della ragazza. Sia lei che Gunther rimasero esterrefatti dalla magnificenza di quella visione, mentre il suo legittimo proprietario veniva nuovamente rivestito dalla nuova Robe di Megrez.

    Grazie.

    La ragazza, dopo un primo momento d’incredulità, guardò con orgoglio quanto si era guadagnata, esprimendo la sua gratitudine a un “tutti” imprecisato. Quello era un ringraziamento rivolto a Hel, a Borengar, a Gunther. Insomma, a tutti coloro che in qualche modo aveva permesso di raggiungere quel traguardo meritato, che costituiva un’altra pietra miliare di un cammino di riscatto ancora lungo e difficile.
    Lei si voltò verso il suo mentore, che la osservava con lo sguardo indagatore, ma era anch’egli estremamente orgoglioso della sua adorata pupilla. E proprio in quell’istante, Astra notò qualcosa di strano. Osservando Gunther, poteva chiaramente percepire non solo il suo corpo, ma anche la sua presenza eterea. Era come se fosse in grado di vedere letteralmente la sua anima, e il cosmo della ragazza reagiva a quella presenza invisibile.

    Gunther, devo raccontarti un sacco di cose.

    Dannazione quanto era vero. Astra sorrise, lasciando i dubbi e gli interrogativi per un altro momento. Ci sarebbe stato tempo per approfondire i particolari che ancora non capiva. Ora voleva solamente condividere con il suo inseparabile mentore quanto le era accaduto, senza pensare più a nulla.
    Astra Megrez era finalmente tornata alla sua realtà, più forte di prima e decisa come non mai a mantenere la sua promessa: il suo nome – e quello della sua Famiglia – sarebbe rimasto per sempre scritto a caratteri indelebili nella storia di Asgard e del mondo intero.
    Nulla l’avrebbe più fermata.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Mai stata meglio.
    STATUS MENTALE♦ Vedo la gente morta :eyes:
    STATUS CLOTH♦ Pimp my Robe [Grado VI] :mke:
    RIASSUNTO AZIONI♦ Grazie Tyg, anche se ci abbiamo messo più di quanto avevo previsto xDD Però mi sono divertito molto e non vedo l'ora di proseguire nella storia. La parte del sogno l'ho concordata con Gorth :asd:
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    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Nome Tecnica ♦
    Testo Tecnica.

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