[trama] Highway to Hel(heim)

Ordalia di Hel per Astra

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    ♦ post VIII ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Eliànthalas scelse una direzione in quel groviglio di gallerie, continuando a sfruttare quel suo incredibile e impeccabile potere magico. Astra poteva dire di fidarsi di lui, anche se non avrebbe mai e poi mai abbassato la guardia per nessuna ragione. D’altro canto, aveva conosciuto l’Elfo da poco e, nonostante la sua ammirazione per quella razza millenaria, non poteva certo affidare completamente la sua vita a lui. Non ancora almeno. Avevano condiviso troppo poco e, per il momento, il loro era quel tipo di fiducia che si può instaurare tra due colleghi di lavoro. Il che non era poco, sia chiaro, ma dovevano necessariamente approfondire quella loro collaborazione ancora molto utilitaristica e superficiale. Una cosa era evidente, però: le loro abilità si compensavano a vicenda e anche caratterialmente formavano una bella squadra. E quello bastava per il momento, dovendo seguire insieme una pista tanto misteriosa quanto pericolosa.

    Queste sono rotaie.

    Quel suo pensiero da Capitan Ovvio interruppe tutti gli altri, ma la giovane Megrez non proferì alcuna parola. Era molto attenta a non rompere il religioso silenzio che i due stavano tenendo al fine di non rivelare troppo palesemente la loro presenza. Quello era stato una sorta di accordo non scritto, condiviso nel momento stesso in cui avevano deciso di scendere nelle viscere della terra. La sensazione di pericolo era ormai davvero evidente e non avrebbero aggiunto inutile rumore alla già loro evidente presenza cosmica. Avevano, quindi, proceduto nel loro cammino scambiandosi sguardi e gesti per indicare la direzione o qualche particolare interessante. E lo stesso fece Astra in quel momento, allungando il braccio destro e puntando l’indice verso le rotaie. Rotaie che non sarebbero state una grande scoperta, se non fosse che sarebbe stato normale trovarle in disuso, considerando la zona in cui erano e la teorica mancanza di attività in quelle gallerie.

    °Queste rotaie sono state utilizzate da poco, probabilmente per trasportare qualcosa. O qualcuno. Questo luogo non è poi così abbandonato come pensavamo. Sembra quasi di guardare un puzzle cui manca un ultimo pezzo, che però non si riesce a trovare da nessuna parte.°

    Usò direttamente la telepatia per comunicare quel messaggio a Eliànthalas, aggiungendo una palese sensazione di frustrazione in quella situazione assurda e senza apparente soluzione. L’Elfo parve recepire quelle parole, e probabilmente avrebbe anche replicato se qualcosa d’inaspettato non avesse scombinato nuovamente le carte in tavola.

    Oh.

    Lo stupore della ragazza fu così naturale da risultare incontenibile. Quell’espressione, infatti, rappresentò le prime parole che la giovane Megrez pronunciò ad alta voce da quando avevano imboccato una delle gallerie in quel groviglio di cunicoli sotterranei. Non fu in grado di trattenersi, perché qualcosa l’aveva colta completamente alla sprovvista senza che nessuno, nemmeno Eliànthalas, potesse accorgersene in tempo.

    Per Odino, e adesso cosa succede?

    Astra aveva appena poggiato il piede sinistro su una roccia, una roccia come tante altre che ricoprivano il loro cammino ormai da tempo. E cosa c’era di strano, direte voi? Oh, nulla, se non che quel masso non era come tutti gli altri. L’incedere del Cavaliere di Delta Uma ebbe come un inciampo, tanto che la gamba della giovane Megrez si flesse per compensare quell’inaspettata sorpresa e rimase immobile in quella posizione per qualche secondo. Si sentiva come se avesse appena calpestato l’innesco di una mina anti-uomo, quindi cercò di non sollevare il piede immediatamente ma allertò comunque tutti i suoi sensi per non farsi cogliere impreparata da qualsiasi follia potesse mai accadere di lì a poco.

    Eliànthalas, cosa...?

    Fissò per un brevissimo ma significativo istante l’Elfo, sgranando gli occhi per la sorpresa e l’incredulità. Cercò di comunicare con lui in modo chiaro e diretto, ma qualcos’altro interruppe le sue parole. I cristalli alle pareti, che illuminavano la galleria, cambiarono immediatamente e vistosamente colore, irradiando il cunicolo di una poco rassicurante luce rossa. Sinistri rumori metallici cominciarono a riecheggiare nella zona e, quasi dal nulla, apparvero una decina di... che cos’erano?

    Dannazione, quelli sono automi. E sembrano proprio automi nanici.

    Esatto. Una decina di automi apparvero di fronte a loro, mostrando sin da subito intenzioni poco amichevoli. Il metallo di cui erano composti tendeva all’oro, ma evidenti segni di un intenso colore azzurro – che fossero rune? – illuminavano quel loro strano corpo. La loro stazza era simile a quella di un essere umano, ma la loro conformazione era tutt’altro che umanoide. Si spostavano su quella che sembrava una sfera divisa a metà, che ruotava sul terreno per mantenere l’equilibrio e permettere i movimenti. Avevano un paio di arti superiori simili a braccia, ma questi erano armati di tutto punto come se dovessero partecipare a una battuta di caccia. Il volto, infine, se di volto si poteva parlare, era slanciato nella parte inferiore e finiva con una sorta di mezzaluna lucente che sembrava una sorta di copricapo ornamentale.
    Astra non si lasciò intimorire da quell’agguato, ed espanse immediatamente il cosmo, sia per prepararsi allo scontro ormai certo e sia per attirare a se l’attenzione dei nuovi nemici. Allargò le braccia per rendersi evidentemente la figura più vistosa tra i due, e fece qualche passo in avanti per frapporsi tra l’Elfo e gli automi.

    Sono Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma.

    Non che servisse presentarsi, sia chiaro, ma ormai era quasi deformazione professionale e le diede comunque un grosso aiuto per attirare ogni interesse su di se.

    Lasciateci proseguire, cedete il passo.

    Era un ordine più che una richiesta, anche se non era affatto sicura che quelle macchine fossero in grado di comprenderla. In ogni caso, la strategia ebbe l’effetto sperato e la maggior parte degli avversari avanzò verso di lei cercando di circondarla. La giovane Megrez lanciò uno sguardo d’intesa a Eliànthalas che, fortunatamente, non apparve affatto intimorito dalla situazione e ricambiò l’espressione di ferma determinazione. Astra sorrise, sicura e quasi arrogante, pronta a scatenare tutto il suo potere per ridurre all’inutilità quella seccatura e permettere loro di proseguire nella missione. Mantenendo le braccia allargate e la schiena dritta e fiera, la ragazza fece avvicinare gli automi a se, così da concentrarli ancora di più in un unico posto, per poi scatenare tutta la violenza della sua Ametista. Dovevano essere all’incirca otto, perché gli altri due avevano deciso che l’Elfo fosse più interessante di una bella, giovane e indifesa Megrez.
    Oh, poveri loro, quanto si sbagliavano.

    jpg

    Attese fino all’ultimo istante possibile, quando ormai i nemici erano a pochi metri di distanza da lei, e poi scatenò la sua personale Foresta di Ametista. La galleria nanica avrebbe assistito a uno spettacolo mai visto prima, in cui il Cavaliere di Delta Uma avrebbe portato le braccia a se, incrociandole tra loro e scagliandole verso il basso. Il minerale viola avrebbe penetrato il terreno portandosi sotto gli avversari, per poi fuoriuscire in violenti spuntoni capaci di perforare, tagliare e distruggere come una trappola di mortale bellezza. Quelle lance di Ametista perforarono l’esoscheletro degli automi, impalandoli sul posto, aumentando di potenza e intensità dopo aver trovato una prima flebile resistenza nelle loro corazze. Il rumore del metallo che cedeva al potere del cosmo fu assordante, ma un rassicurante spegnimento delle luci azzurre che li animavano fece da portavoce a una vittoria tanto sperata quanto calcolata.

    Eliànthalas, state bene?

    Astra si voltò immediatamente verso l’Elfo, comunque un po’ preoccupata per i due esseri meccanici che avevano deciso di scagliarsi contro si lui. Non sapeva il perché, ma era molto curiosa di vedere all’opera il compagno di missione, con le sue incredibili abilità e la sua magia ad aiutarlo. Lei sarebbe stata comunque lì, pronta a intervenire in ogni evenienza, orgogliosa del suo operato e soddisfatta per aver fatto conoscere il suo nome persino a degli automi artificiali di fattura nanica.
    Anche le guardie meccaniche di quel luogo si sarebbero ricordate per sempre la mortale Ametista di Astra Megrez.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Venite dalla giovane e indifesa Megrez, forza :mke:
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Attiro verso di me otto (su dieci) automi, espandendo il cosmo e facendomi molto vocale xD Attendo che mi circondino, per poi impalarli sul posto grazie alla Foresta di Ametista. Infine mi giro verso Eliànthalas attenta e curiosa di quello che farà :kuku:
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    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Foresta di Ametista ♦
    Tecnica che prende il nome dalla foresta che i Megrez custodiscono da generazioni. Il colpo s’ispira alle gesta dell’elfo Eroe da cui la famiglia prende il nome. Astra, espandendo il cosmo, genererà in tutta l’area di effetto una serie sconfinata di spuntoni di Ametista dal terreno, di diverse misure, come a ricreare una vera e propria foresta di mortale bellezza composta dal minerale viola. Queste grezze lance di cristallo avranno lo scopo di trafiggere l’avversario e di privarlo dell’energia vitale al minimo contatto. Più le ferite saranno gravi o in gran numero e più l’effetto debilitante di questa particolare Ametista si farà sentire, generando una spossatezza difficile da contrastare e potenzialmente letale.
    Una possibile e ancor più pericolosa variante consiste nello scatenare violente, numerose e violacee esplosioni cosmiche in aggiunta ai costrutti di Ametista, per cercare di annichilire qualsiasi cosa si trovi nell’area di effetto.

    Layout ©Elle¬

     
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    ♦♦♦♦♦♦♦



    Astra aveva intercettato la maggior parte degli automi, solamente un paio la ignorarono per puntare l'elfo. Forse lo avevano considerato un avversario più debole, e non avrebbero potuto fare una valutazione più errata. Quando la ragazza si voltò, vide i due automi combattere tra loro; uno dei due sembrava aver preso le difese dello stregone, ma ad un secondo sguardo i movimenti di lui non lasciavano dubbi: aveva in qualche modo preso il controllo del costrutto, manovrandolo come un marionettista farebbe con un burattino. Il duello proseguì ancora per qualche secondo, finchè l'automa avversario non venne letteralmente smontato da quello controllato.

    Poi, ad uno schiocco di dita di Eliànthalas, anche la sua arma temporanea esplose in mille pezzi. La magia aveva molte sfaccettature, evidentemente, e il mago apparve un po' affaticato nonostante tutto. Le luci dell'allarme rimasero accese.

    Ormai sanno che siamo qui, dobbiamo cercare di essere più circospetti. Solo... da che parte si va, adesso? L'equilibrio è mosso un po' ovunque, non riesco a cogliere l'origine del disturbo.

    E qualcos'altro accadde. Una cosa che poteva essere pericolosa, o forse no; di certo tutti ipezzi degli automi, inclusi quelli distrutti da Astra, iniziarono a muoversi. La prima sensazione dei due avventurieri fu un presentimento: gli automi si potevano riassemblare. E invece no, i singoli pezzi presero a muoversi seguendo una direzione ben precisa e imboccando una delle gallerie, come un flusso di formiche metalliche. Un nuovo dilemma... seguire i rottami e rischiare di cacciarsi in guai seri, o scegliere un'altra direzione?

    zBXLsaR


    Nuova scelta da fare per te, e perdonami il grande ritardo. Mandami via mp la tua scelta, poi io aggiungerò qua sotto le conseguenze in modo da farti fare un solo post :asd:
    EDIT: E naturalmente, come disse Ghimli, "certezza di morte, scarse possibilità di successo... cosa stiamo aspettando?" La scelta ricade dunque sui rottami. Decidete di seguirli cercando comunque di mantenere la circospezione, zero chiacchiere per non farsi sentire da possibili avversari e via di seguito. Il flusso segue uno dei cunicoli che a volte diventa anche strettino, ad alcuni dei pezzi spuntano anche delle zampe per muoversi meglio e dato che sono piccoli le dimensioni del passaggio non sono una preoccupazione per loro (ma per voi sì). Alla fine vi ritrovate all'interno di una sorta di sala, dentro la quale notate DUE cose: una fucina accesa con un gruppo di cinque nani dall'aria assente che ci sta lavorando e, fuori portata, una gabbia sospesa in aria con una persona al suo interno di cui non riuscite a cogliere se sia viva, morta, uomo o donna. A te stabilire il da farsi :asd:


    Edited by Tygaer - 30/8/2021, 07:53
     
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    Il cosmo viola e l’Ametista, che non ammettevano alcun ostacolo, abbatterono la maggior parte degli automi, mentre lo sguardo di Astra si mosse immediatamente per intercettare le movenze di Eliànthalas. L’Elfo, proprio come la ragazza si era immaginata, non apparve in alcun modo impensierito da quei costrutti nanici poco amichevoli.

    Li sta... controllando?

    I pensieri della giovane Megrez descrissero alla perfezione quella che era una realtà sconvolgente e incredibile. Il suo compagno d’avventura, infatti, aveva preso il completo possesso di ogni ingranaggio di uno dei due aggressori artificiali. Probabilmente grazie alla sua magia, che sembrava non avere limiti, controllò i movimenti avversari, trasformando un deciso aggressore in un prode difensore. L’automa che aveva perso l’autonomia di muoversi liberamente, infatti, non solo si pose a difesa di Eliànthalas, ma riuscì persino a sopraffare l’altro costrutto per poi esplodere a sua volta in mille pezzi a seguito di un semplice schiocco di dita dell’Elfo. Uno spettacolo straordinario, difficile da descrivere efficacemente a parole se non si era stati testimoni dell’accaduto. Astra sgranò gli occhi, muovendo qualche passo in direzione del compagno di missione, per controllare che fosse comunque tutto a posto e che avessero superato indenni quell’imboscata.

    Eliànthalas, con la vostra magia siete stato incredibile. Non avrei mai immaginato che un controllo del genere su questi automi nanici fosse possibile.

    Era rimasta davvero colpita da quella dimostrazione di forza indiretta, anche se la ragazza riuscì chiaramente a percepire, e persino vedere, l’affaticamento che quello sforzo aveva provocato nell’Elfo. Tutto aveva un prezzo, e l’utilizzo della magia in modo così efficace ne esigeva uno non da poco conto. Per questo motivo, la giovane Megrez ammirava ancora di più Eliànthalas, perché aveva messo se stesso e la sua incolumità al pieno servizio di quella missione. Se paragonato all’esiguo dispendio di cosmo di Astra, il sacrificio di lui era stato ben più importante e, sotto certi aspetti, pericoloso.
    Le luci dell’allarme appena scattato non cessarono d’intensità, segno inequivocabile che essersi sbarazzati di quegli automi non era bastato a farli tornare nella segretezza e nell’anonimato. In tutta risposta, infatti, l’Elfo parlò per confermare quella sensazione di continuo pericolo, ammettendo anche di aver perso la traccia che stavano seguendo. Era chiaro che la sua magia aveva subito un grosso colpo a seguito di quell’imboscata, e non potevano più contare su quella pista così chiara che li stava guidando in quel groviglio di gallerie.
    Arrivata a poca distanza da lui, la ragazza stava per rispondere al palese smarrimento di Eliànthalas, quando qualcosa la interruppe nel momento stesso in cui stava per aprire bocca.

    Per Odino, e adesso cosa sta succedendo?

    Tenne per se quella domanda, non volendo aggiungere apprensione e confusione a una situazione già molto delicata. In ogni caso, quella sua invocazione al Dio norreno, così spontanea e sentita, era la perfetta reazione a qualcosa che aveva dell’inspiegabile. Ogni pezzo degli automi sconfitti, infatti, riprese vita come se ognuno di quei frammenti fosse indipendente dagli altri. Il timore che questi potessero ricomporsi come se nulla fosse accaduto la travolse come un fiume in piena, pensando anche che si potessero assemblare in un unico automa enorme e difficile da combattere in quegli spazi angusti. Astra si mise immediatamente e istintivamente di fronte all’Elfo, a protezione di quella sua condizione di svantaggio, puntando la mano sinistra verso Eliànthalas, per controllare la sua posizione, e la destra carica di cosmo verso la nuova minaccia.

    State dietro di me. Qualsiasi cosa accada, sarò io la prima linea di difesa. Voi recuperate le forze più in fretta che potete.

    La sua voce trasudava forza e determinazione, ma in cuor suo sapeva che sarebbe stato un pericolo decisamente arduo da affrontare. Trattenne il fiato, richiamando il potere dell’Ametista, ma tutta quella tensione durò il tempo di un battito di ciglia. I pezzi degli automi non accennarono a unirsi per ricomporre i costrutti nanici, e iniziarono a fuggire. Letteralmente. Ad alcuni di quei rottami spuntarono persino piccole zampe che permisero loro una fuga ancora più repentina.
    La mente di Astra fu invasa da una moltitudine di pensieri, colta alla sprovvista e indecisa sul da farsi, ma dovette necessariamente rimanere lucida per cogliere un assist che non poteva essere in alcun modo ignorato. Girò la testa verso Eliànthalas, fissando i suoi occhi color oro in quelli dell’Elfo.

    Eliànthalas, non possiamo farci sfuggire quest’occasione. I pezzi degli automi staranno probabilmente tornando al loro luogo di origine, forse per una riparazione più efficace. Ed è altrettanto probabile che ci possano condurre da chi o cosa li abbia costruiti, che potrebbe essere in qualche modo legato a queste gallerie cui non sappiamo dare una spiegazione.

    Sapeva di chiedere molto in quel momento, considerando il pericolo che avevano appena corso, ma quello poteva essere l’unico modo per ritrovare la strada verso il mistero – o i misteri – che stavano inseguendo.

    Sono d’accordo con voi nel dire che ormai non possiamo più affidarci alla sorpresa. Chiunque ci sia dietro a questa storia, sa che siamo qui. Ed è inutile continuare giocare al gatto con il topo. La vostra magia ha già subito un brutto colpo e non possiamo permetterci di prosciugare ulteriormente le nostre forze con un approccio meno diretto. Non abbiamo tempo e, purtroppo, non ne abbiamo più la possibilità.

    Il suo ragionamento era duro da digerire, ma molto deciso e inequivocabile. Non aveva senso nascondersi in gallerie anguste, illuminati dal rosso vivo degli allarmi, sperando di scoprire prima o poi i misteri che in esse erano celate. La magia dell’Elfo non era più ferma come prima e si sarebbero potuti perdere in un labirinto che sarebbe potuto diventare la loro tomba. Tanto valeva giocarsi il tutto per tutto e seguire i frammenti senzienti degli automi sino alla “tana del lupo”, sperando di battere questo simbolico lupo in forza o quantomeno in astuzia.
    Eliànthalas non obiettò alle parole di Astra e sostenne con fermezza quella scelta coraggiosa. Dopo un cenno d’intesa, i due cominciarono la rincorsa a perdifiato dei rottami, che avevano iniziato a seguire una direzione ben precisa ma chissà per dove. Sembrava come inseguire grossi ragni meccanici, tante erano le zampe artificiali che aumentavano a dismisura la velocità di movimento di quelle... cose. La galleria si fece più angusta, sicuramente agevole per i costrutti nanici, ma decisamente meno per una ragazza alta e un Elfo altrettanto svettante. Dovettero abbassarsi, inginocchiarsi e, in alcuni momenti, procedere speditamente carponi per non perdere le tracce, ma la loro determinazione non li fece in alcun modo demordere. Non emisero un fiato per tutto il tragitto, cercando comunque di mantenere un profilo basso e poco appariscente, lasciando qualche metro di distacco tra loro e gli inseguiti.
    Quando ormai il fiatone e il senso di claustrofobia cominciarono a prendere il sopravvento, quel paesaggio artificiale dominato dalle gallerie cambiò improvvisamente. Senza nemmeno accorgersi di quel mutamento, infatti, Astra ed Eliànthalas si trovarono in una sorta di sala, decisamente più grande e spaziosa dei cunicoli appena percorsi. La giovane Megrez, che per tutto il tempo era stata davanti all’Elfo per fare da apripista, si bloccò improvvisamente fermando la corsa di entrambi. Allargò il braccio sinistro come una sbarra che intimava l’alt, portandosi l’indice destro alla bocca per rimarcare l’ovvia necessità di fare meno rumore possibile.

    Non so dove siamo finiti, ma qui è tutto così diverso.

    Quel pensiero le nacque spontaneo in una mente che ragionava all’impazzata per trovare una ragione in tutto quel caos. Astra si acquattò leggermente, rimanendo tra la fine delle gallerie e l’ingresso della sala, facendo scorrere lo sguardo in ogni direzione. La prima cosa che non poteva passare inosservata fu una fucina attiva, cui un gruppo di cinque nani sconosciuti stava lavorando. Ricordandosi di alzare gli occhi verso l’alto – cosa che spesso molti si dimenticano – la ragazza ebbe un sussulto nel vedere una gabbia sospesa nel vuoto e molto lontana dal suolo, con all’interno qualcuno di cui non si riusciva in alcun modo a carpire le caratteristiche.

    °Eliànthalas, conoscete quei nani?°

    Parlò sfruttando la telepatia per evitare qualsiasi suono potesse attirare attenzioni indesiderate, poi puntò il dito verso l’alto per indicare la strana prigione.

    °Inoltre, guardate là. In quella gabbia sembra esserci qualcuno. Io non riesco a capire chi o cosa possa essere, ma voi siete in grado con la magia di spingere la vostra percezione così lontano?°

    Astra non sapeva quali fossero i limiti delle abilità dell’Elfo, ma tanto valeva chiedere. Se lui fosse riuscito ad avere maggiori informazioni, avrebbero potuto approcciare quella nuova situazione nel miglior modo possibile.

    °Quei cinque non mi sembrano troppo pericolosi, ma potrebbero nascondere qualche sorpresa. Mentre la gabbia, non saprei dire perché, ma m’inquieta.°

    Condivise con Eliànthalas le sue sensazioni, cercando di coinvolgere il compagno nella disamina di quel momento. Aveva optato per l’approccio più diretto quando avevano dovuto scegliere in fretta se seguire gli automi oppure no, ma in quel momento avevano il lusso di poter preparare una strategia. Avevano troppe poche informazioni, ma forse sfruttando le abilità di entrambi avrebbero potuto agire con meno impulso e più ragionamento.

    °Io posso occuparmi dei nani, ma non sappiamo come potranno reagire. Avere il supporto della vostra magia sarebbe molto importante. Eliànthalas, pensate di potercela fare?°

    La domanda era semplice e chiara. Gettarsi a capofitto contro un potenziale pericolo sconosciuto non era proprio nelle corde di Astra, se non in situazioni disperate – qualcuno ha forse detto Muspelheim? La magia dell’Elfo, quindi, rappresentava un supporto strategico e bellico che avrebbe potuto spostare l’ago della bilancia tra la vita e la morte. Innanzitutto per avere maggiori dettagli su quella gabbia sospesa, ma anche nel caso in cui i cinque nani si fossero rivelati ostili e ben più forti di quello che sembravano.
    A un approccio istintivo, quindi, ne era seguito uno più ponderato e studiato, tipico della nostra cara Megrez. Tutto dipendeva dalle informazioni che potevano ottenere per avvantaggiarsi il più possibile, nonché dall’effettiva capacità di Eliànthalas di sfruttare ancora efficacemente la sua incredibile magia.
    Che Odino li aiuti. E che Hel non faccia scherzi.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Uhm, chissà dove siamo finiti questa volta.
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Come detto per mp, opto per seguire i rottami senzienti verso una probabile fonte di pericolo :mke: Il motivo è che se il caro Elfo ha perso l'orientamento, potremmo anche smarrirci in quel groviglio di gallerie comunque non amichevoli. Inutile giocare al gatto col topo, perché ormai ci hanno scoperti e sarebbe un continuo inseguimento che ci prosciugherebbe lentamente ma inesorabilmente le forze. Quindi avanti tutta, seguendo per una volta l’istinto, per poi arrivare alla grande sala. In quel momento l’atteggiamento cambia, potendo avere un approccio calcolato e più nelle corde della cara Astra. L’obiettivo è ottenere più informazioni possibili prima di agire, cercando di sfruttare le incredibili abilità di Eliànthalas che sono ottime in fase di supporto. Vediamo un po’ quali sorprese ci riserverà questo nuovo luogo :kuku:
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    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
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    ♦♦♦♦♦♦♦



    Siete ancora al riparo, i nani stanno armeggiando attorno alla loro fucina quando i frammenti degli automi li raggiungono. Tutti quanti convergono direttamente nella forgia, uno di questi salta sul palmo della mano di uno dei nani, iniziando ad irradiare una strana luce azzurrina sotto lo sguardo attento di quest'ultimo. L'ingranaggio salta poi all'interno della fornace con gli altri, mentre il nano bisbiglia qualcosa agli altri e fa aumentare la fiamma della fucina, che diventa quasi bianca per l'intensità. L'elfo intanto sta mormorando qualcosa in una lingua a te ignota, probabilmente prepara un incantesimo o cerca di percepire cosa sta per accadere.

    Un'esplosione improvvisa riporta lo sguardo di Astra verso i nani, e dalla fucina fuoriesce metallo come in una sorta di eruzione e che inizia a muoversi lateralmente, poi verso l'alto, fino a fermarsi per poi puntare il proprio sguardo verso i nani. Il nano che aveva bisbigliato parla ora a voce alta.

    Trova il nemico e uccidilo.



    Dalla fronte del serpentone si irradia una luce che arriva a toccare tutte le pareti, inclusa la nicchia in cui vi trovate; poi si sdoppia e punta dirtto verso di voi!

    zBXLsaR


    Ricapitolando: gli ingranaggi vanno tutti a rifondersi, quello che era saltato in mano al nano gli ha "proiettato" le immagini del vostro scontro precedente (la luce azzurrina) per poi unirsi agli altri. Esce il serpentone, scansiona l'area, si rende conto che ci sono due presenze e si soppia prima di lanciarsi su di voi. Ognuno di quegli affari è lungo circa sette metri e mezzo (quando era "unito" le dimensioni erano raddoppiate), nella grotta c'è spazio per muoversi liberamente e su più livelli. Sconsiglio vivamente di puntare contro i nani o sulla gabbia, per adesso :asd:
    I rettili attaccano sputando una specie di raggio laser ad energia Rossa+. Elianthàlas si separa da te immediatamente, puntando l'uno contro uno per avere un serpente a testa, poi lo perdi di vista nel momento in cui il "tuo" serpente apre il fuoco su di te. Stavolta lo gestiamo come un duello normale, mi pare di non aver scordato nulla ma se hai bisogno manda mp :zizi:
     
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    ♦ post X ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Astra stava ancora parlando telepaticamente a Elianthàlas, cercando di imbastire un approccio più studiato e ponderato, quando l’evolversi degli eventi – come spesso ormai accadeva – decise per loro. La ragazza avrebbe voluto muoversi dal loro semi-nascondiglio nel momento in cui avessero ottenuto tutte le informazioni necessarie per agire in modo più mirato ed efficace, e proprio per quel motivo aveva chiesto all’Elfo di dar fondo ancora una volta alla sua magia per scandagliare tutta la grotta. Dovevano ancora capire a che tipo di fucina stavano lavorando i nani, chi erano costoro, ma soprattutto scoprire cosa si celava dentro quella macabra gabbia sospesa nel vuoto.
    E invece no, il destino ancora una volta decise al posto della giovane Megrez, facendola trovare nuovamente di fronte a qualcosa d’imprevedibile e inaspettato.

    Non credo sia un buon segno.

    Un pensiero che, oltre ad essere abbastanza ovvio, fu anche premonitore. Astra smise immediatamente di comunicare telepaticamente con Elianthàlas, scoccandogli, però, uno sguardo carico di trepidante attesa. A dirla tutta, infatti, non sembrava che fossero stati scoperti, ma qualcosa stava decisamente cambiando in quella grotta dispersa nelle viscere della terra. I pezzi degli automi si gettarono nella fucina come fossero tuffatori professionisti, tornado a quella che poteva essere considerata la loro tana, il punto da dove tutto era iniziato. Uno di quei marchingegni, però, frenò in anticipo la sua corsa e andò ad adagiarsi sul palmo della mano di uno dei nani intenti a lavorare. Nello stesso istante, il costrutto cominciò a irradiare una luce tenue e azzurra, che illuminò il volto del nano che lo stava fissando intensamente.

    °Non voglio essere pessimista, ma credo che abbiamo appena perso l’effetto sorpresa.°

    Comunicò ancora una volta telepaticamente con l’Elfo, assumendo un’espressione più seria e ormai pronta a tutto. In risposta a quel suo pessimismo, i cinque abitanti del sottosuolo cominciarono a parlare freneticamente fra loro, segno ormai inequivocabile che avessero in qualche modo capito che qualcosa non andava. Astra rimase, però, altrettanto sorpresa nel vedere Elianthàlas intento a bisbigliare in quella sua lingua sconosciuta, che aveva sempre anticipato l’uso della magia. Era, quindi, ormai certo che qualcosa stava davvero per accadere, considerando che anche il suo compagno di missione aveva percepito lo stesso pericolo imminente.

    Ah!

    Si mise una mano sulla bocca stringendo i denti fino a farsi male per evitare di dar voce a quel grido e, fortunatamente, riuscì nell’intento. Che male che si era fatta, però, dannazione. Ma cos’era successo? Oh beh, una semplice esplosione violenta e improvvisa aveva rotto la quiete della grotta, riportando tutta l’attenzione della giovane Megrez ancora una volta in direzione dei nani. In quel frangente, però, non erano i cinque sconosciuti ad averla incuriosita, ma qualcosa che, sinuosamente, stava uscendo dalla fucina. Quel qualcosa era decisamente animato, vivo si poteva persino dire, e lei non ci mise molto a costatare che fosse frutto di una qualche strana unione dei pezzi degli automi distrutti poco prima.

    Oh.

    In quel momento non riuscì più a trattenere le parole, e quella singola espressione di sussurrato stupore lasciò le sue labbra in modo naturale e involontario. Di fronte ai loro occhi increduli, infatti, un serpente gigante si era letteralmente formato dalla fucina andando a occupare gli spazi vuoti della grotta. Ovviamente non occupava tutta l’enorme stanza di roccia, ma la sua presenza fece sentire Astra come una minuscola formica di fronte a un essere umano adulto. Quell’abominio d’ingranaggi, infatti, era di dimensioni spropositate, molto simile alla terrificante forma che il suo amico Flagello – il Gigante Drago di Perla – riusciva ad assumere. La ragazza ancora si ricordava lo stupore nel vedere quello strano uomo, cui lei stessa aveva dato il nome Flagello, trasformarsi in un essere che andava ben oltre le dimensioni umane. Al tempo aveva provato sconcerto e ammirazione, avendo combattuto fianco a fianco con lui contro un nemico comune, ma ora provava un terrore quasi viscerale. Non era assolutamente normale trovarsi di fronte a una bestia meccanica di quelle dimensioni e, per un solo istante, la giovane Megrez – solitamente impavida rampolla della nobile Casata – rimase pietrificata sul posto.

    Dannazione!

    Le parole del nano che aveva scoperto la loro presenza, però, la riportarono immediatamente alla realtà. Quell’individuo, infatti, parlò per la prima volta ad alta voce dando al serpente gigante un ordine ben preciso: trovare e uccidere gli ospiti indesiderati. Anzi, li aveva chiamati proprio con il termine “nemici”, lasciando intendere che stavano facendo qualcosa che non avevano alcuna intenzione di condividere con Asgard e con il mondo esterno. In tutta risposta, il mostro metallico accese una luce penetrante sulla sua gigantesca fronte, così intensa da illuminare tutta la grotta in ogni suo anfratto.

    Elian-...

    Percependo l’imminente pericolo, Astra stava per richiamare nuovamente l’attenzione dell’Elfo, ma venne bruscamente interrotta da un fenomeno imprevisto e inspiegabile. Dopo averli scovati grazie alla luce o a qualsivoglia altro sensore nanico, infatti, il serpente fece qualcosa che nemmeno nei suoi peggiori incubi la ragazza avrebbe mai potuto immaginare. La bestia si sdoppiò. Letteralmente. Un serpente divenne due serpenti, dividendo a metà anche la sua stazza.

    Elianthàlas, dobbiamo unire le forze.

    Al secondo tentativo riuscì a terminare la frase, ma l’Elfo era già passato all’azione scostandosi da lei per intercettare uno dei due mostruosi avversari. Ad Astra, quindi, pienamente conscia che il compagno di missione sapesse molto bene a cosa stesse andando incontro, non rimase che adattarsi agli eventi e concentrarsi sull’altro abominio. Quest’ultimo, senza lasciare alcuna tregua allo scontro ormai già iniziato, spalancò le sue fauci meccaniche che si caricarono di un’energia così concentrata da poter essere percepita chiaramente a distanza. Come se fosse un cecchino letale, tutta quella preparazione creò un raggio laser intenso e diretto alla figura della donna.

    Forse non avete ancora capito con chi avete a che fare.

    Ed ecco, finalmente, la disarmante altezzosità palesarsi dietro quelle parole sussurrate dalla giovane – e unica – rampolla dei Megrez. E tutti ormai sappiamo che quando Astra comincia a far pesare il suo nome e le sue origini, significa che non ha intenzione di sottrarsi in alcun modo allo scontro. Ne aveva abbastanza di tutti quegli attacchi alla sua persona, dello sporco e della polvere di quei cunicoli sotterranei, e della mancanza di rispetto verso ciò che era e che rappresentava.
    Lei era Astra Megrez, dannazione, Cavaliere di Delta Uma, e non si sarebbe di certo fermata di fronte a cinque nani che si erano svegliati con la luna storta e che giocavano a creare abomini meccanici.
    Espanse, quindi, il suo cosmo, entrando in sintonia con l’Ametista e con gli Spiriti della Natura. Spostò la gamba destra indietro, assumendo una posizione più stabile, per poi allargare le braccia. Una cupola di minerale viola la avvolse completamente, andando a fondersi alla perfezione con la nuda roccia trascinata dagli Spiriti per rinforzare la difesa, concentrandosi maggiormente sul punto d’impatto. Il raggio laser aggredì il costrutto, scuotendo ogni suo atomo, ma l’offensiva non riuscì ad avere la meglio. Numerose crepe apparvero di fronte agli occhi della ragazza, ma lei rimase al sicuro dietro quelle solide mura da lei stessa create.
    Non era mai furbo sottovalutare le difese dell’Ametista, e il serpente avrebbe scoperto di lì a poco anche le proprietà offensive del minerale.
    Astra, infatti, mantenne una doverosa distanza di sicurezza, ma passò immediatamente all’attacco cercando di cogliere impreparato il nemico. La giovane Megrez avrebbe fatto esplodere in un pulviscolo di detriti quello che rimaneva della difesa, sfruttando lo spostamento d’aria creato dagli Spiriti della Natura per scagliarli contro l’avversario. Questa nube avrebbe avuto lo scopo di distrarre e infastidire il nemico, confondendo qualsiasi senso o sensore nanico cui si affidasse per percepire la presenza della ragazza.
    Quella manifestazione di potere, però, sarebbe stata solo il preludio all’attacco vero e proprio.
    Astra, infatti, avrebbe richiamato ancora una volta l’Ametista tenendo le braccia allargate con i palmi rivolti verso l’alto, per poi puntare improvvisamente le mani aperte in avanti e scatenare tutta la furia della Teca Viola di Ametista.

    IJ6Lhkm

    Questa tecnica era una tormenta di schegge composte dal minerale viola che, confondendosi con la nube di detriti, avrebbe cercato di travolgere il serpente, allo scopo di danneggiarlo esternamente e cercare d’insinuarsi in ogni anfratto della sua costituzione meccanica. Oltre alla devastazione potenziale della tempesta, la tecnica era in grado di sfruttare le caratteristiche dell’Ametista al massimo livello. Il minerale, una volta entrato in contatto con il nemico, infatti, avrebbe cominciato a cristallizzarsi su di esso, al fine di creare una vera e propria tomba nella quale intrappolarlo per sempre. Inoltre, anche se non era sicura che sugli automi avesse lo stesso effetto, la sua insidiosa offensiva era anche in grado di sottrarre energia alle malcapitate vittime, dandole un potenziale vantaggio strategico non indifferente.

    jpg

    Il suo volto si fece serio e perfetto, e il suo spirito si preparò a qualsiasi evenienza. Doveva occuparsi del suo avversario nel più breve tempo possibile, così da poter supportare Elianthàlas se ce ne fosse stato bisogno. Proprio per quel motivo la ragazza aveva scelto la Teca come prima tecnica, poiché era in grado di rendere lo scontro immediatamente favorevole a lei e al suo modo di combattere.
    Se quei nuovi nemici non conoscevano ancora il suo nome e il suo lignaggio, beh, avrebbero ben presto scoperto chi era e di cos’era capace Astra Megrez.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ancora in ottime condizioni, anche se la tensione e il continuo uso di cosmo potrebbero cominciare a farsi sentire nel proseguo della missione.
    STATUS MENTALE♦ Forse non avete ancora capito con chi avete a che fare.
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Welp, ci hanno scoperto. Entro, quindi, in modalità “sono una Megrez” e anche “lei non sa chi sono io”, scatenando tutte le mie abilità. Per prima cosa mi difendo dal raggio laser con una cupola di Ametista e roccia (trascinata dagli Spiriti della Natura), concentrando il tutto maggiormente dove il laser impatta [Difesa]. Essendo l’attacco avversario a energia “Rossa+” (io sono Blu), non riesce a sfondare completamente, ma comunque mi crepa pericolosamente il costrutto. Passo, quindi, immediatamente all’attacco. Dapprima faccio esplodere la cupola generando una fastidiosa ventata di detriti grazie agli Spiriti della Natura [Diversivo/AD] e, infine, scateno la devastante potenza della Teca Viola di Ametista (optando per la variante dolorosa) che andrà a mischiarsi ai detriti per cercare di cogliere di sorpresa il nemico [AF]. L’obiettivo è danneggiarlo in ogni dove, debilitarlo (se funzionerà anche sugli automi) e intrappolarlo in una bella tomba su misura fatta di minerale viola. E adesso, caro serpente, ti ricopro di Ametista e ti porto a casa da Gunther come trofeo :kuku:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l'Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Teca Viola di Ametista ♦
    La tecnica principe dei Cavalieri di Delta UMA, che rappresenta la mortale bellezza di questa particolare Ametista di Asgard. Espandendo il cosmo fino ai limiti estremi, Astra è in grado di generare una vera e propria tempesta di schegge e cristalli di Ametista, che tenterà di travolgere il nemico cercando di imprigionarlo per sempre all’interno di una mortale teca viola d’incredibile perfezione e bellezza. L’efficacia del colpo dipende dal divario energetico con l’avversario e dall’esposizione temporale alla tecnica. Gli effetti, secondo questi parametri, potrebbero variare da una forte debilitazione di una parte del corpo (che potrebbe diventare inutilizzabile per tutto il resto dello scontro) alla completa prigionia nella teca di Ametista (che potrebbe sancire la fine dello scontro per impossibilità di movimento, svenimento o morte).
    L’Ametista di Megrez, infatti, non è come il ghiaccio eterno di Asgard che imprigiona il corpo mantenendolo intatto, come se fosse sospeso nel tempo e nello spazio. Il mistico minerale viola, una volta intrappolata la vittima, ne risucchia l’energia vitale finché di esso non rimane solo uno spoglio scheletro.
    La peculiarità che rende questa tecnica estremamente insidiosa è che la tempesta di schegge e cristalli non provoca particolare dolore. È come essere travolti da un’improvvisa pioggia estiva. Questo potrebbe portare l’avversario a sottovalutarne gli effetti, non avendo una reazione immediata al dolore causato da una normale tecnica, lasciandolo esposto più a lungo ai suoi effetti debilitanti.
    L’ovvia e possibile variante è rendere questa travolgente tormenta di Ametista estremamente devastante e dolorosa, lasciando che schegge e cristalli cerchino di dilaniare il corpo nemico, come una raffica di proiettili, mentre tentano di debilitarlo e, infine, imprigionarlo.

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    ♦♦♦♦♦♦♦



    La teca di ametista va a chiudersi attorno al serpentone, ma qualcosa va storto: una esplosione di luce proveniente da un altro punto della caverna, forse generata dall'altro serpente o dal mago, va ad impattare contro la tua tecnica crepando drasticamente l'opera di Astra. Passa un istante, che la teca si rompe e il serpente rivolge i suoi puntatori ottici contro la donna. Un'antenna si alza sopra la sua testa, una nuova luce si genera e pare molto minacciosa.

    Una miriade di raggi si dipartono in tutte le direzioni formando una ragnatela laser da cui sarà molto difficile sfuggire. Riuscirà l'asgardiana a sopravvivere? E che ne è dell'elfo Eliànthalas?

    zBXLsaR


    Ma che pensavi, che lo chiudevi dentro e pace? E no :asd: Un boom o un flash dell'altro scontro rompono la teca, quello si gira e ti guarda della serie "mò te se magno", gli esce un antennino e spara un attacco ad uso lightning plasma. Che però stavolta è ad ene Blu, e questo ti fa capire che non conosci la reale forza dell'avversario. Essendo una macchina nanica non riesci nemmeno a capire esattamente se gli hai fatto danni e quanti. In bocca al lupo... :asd:
     
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    Un sorriso apparve sul perfetto volto di Astra, un sorriso furbo che racchiudeva tutto il suo orgoglio e quel suo sentirsi una vera Megrez che stava facendo capire al mondo quanto fosse superiore. D’altro canto, non era possibile biasimarla: la sua Teca di Ametista era stata a dir poco efficace, e aveva rinchiuso il serpente in una tomba di mortale bellezza. Il minerale viola aveva aggredito i meccanismi che muovevano quel mostro artificiale, fino a farli diventare un tutt’uno con quel prisma tanto incantevole quanto pericoloso. La ragazza riuscì a percepire ogni centimetro guadagnato dalla sua tecnica, dandole la convinzione ormai certa che quel singolo colpo piazzato nel momento giusto avesse decretato la fine del loro scontro. Liberatasi dell’automa, avrebbe potuto spostare la sua attenzione su Elianthàlas, per aiutarlo nel caso ce ne fosse stato bisogno, e poi ancora su quei nani decisamente ostili. La trappola di Ametista si era definitivamente chiusa e, ormai, non ci sarebbe più stato nulla da...

    Cosa? Dannazione!

    La giovane Megrez stava già rivolgendo lo sguardo e il passo in un'altra direzione, quando un’esplosione di luce la riportò a una triste realtà. Una qualche manifestazione di energia, dall’origine incerta, era andata a impattare contro la sua perfetta teca, compromettendone la struttura fino a ridurre al minimo la sua efficacia. Evidenti crepe cominciarono a serpeggiare sulla superficie, e per il mostruoso avversario non fu difficile dare il colpo di grazia per liberarsi definitivamente. La sua strategia, così azzeccata e ben congeniata, andò in mille pezzi, così come la sua speranza di terminare quello scontro in tempi record. Maledì quell’evento fortuito ed esterno, ma era perfettamente conscia che fosse una possibilità che non poteva essere esclusa a priori.

    Poco male. Avrei preferito distruggere immediatamente quell’automa orribile, ma non ho alcun problema a prolungare le sue sofferenze. Uhm, chissà se prova dolore.

    Astra era ormai entrata in trance agonistica, e quella sua spavalderia ne era la prova. Quei pensieri, però, facevano anche intendere come fosse tesa, quasi fosse una corda di violino troppo tirata. Era naturale provare un senso d’inadeguatezza, magari di paura, ma il suo nobile orgoglio le impediva di ammettere apertamente quei sentimenti. Proprio per quel motivo reagiva in modo così sprezzante del pericolo, quasi si volesse auto convincere che tutto fosse sotto controllo. Cosa che, purtroppo, non si rispecchiava esattamente nella realtà.

    Non devo lasciargli il tempo di...

    La ragazza aveva già riportato la sua attenzione sul serpente che, suo malgrado, doveva continuare ad affrontare, voltandosi completamente verso di lui. Il suo cosmo, dello stesso colore dell’Ametista, aveva cominciato a divampare in modo minaccioso, ma il mostruoso avversario fu incredibilmente più veloce a reagire. Astra avrebbe voluto infierire nuovamente sull’automa, ma questo la colse quasi alla sprovvista, rispondendo con una violenza mai dimostrata prima. Una sorta di strana antenna, infatti, si alzò dalla sua testa, come se fosse il catalizzatore del potere che stava per scatenare. In un battito di ciglia, una quantità spropositata di raggi laser, sottili ma molto pericolosi, si dipanarono in ogni direzione e in quasi tutta la grotta.

    Elianthàlas!

    La giovane Megrez fece a malapena in tempo a gridare il nome dell’Elfo, ovunque esso fosse stato, per cercare di avvisarlo del pericolo imminente. Non ebbe modo di fare molto altro, però, se non flettere le ginocchia, portare le braccia a protezione del viso e assumere una posizione rannicchiata in grado di limitare la superficie d’impatto. Risvegliando nuovamente il suo legame con l’Ametista, generò un cubo spesso e compatto tutt’attorno a lei, i cui lati erano lunghi circa tre metri. Colta quasi in contropiede e non avendo la possibilità di schivare completamente quella ragnatela di raggi, la ragazza aveva optato per un costrutto di minerale viola più spigoloso e massiccio della cupola usata poco prima, così da rendere la superficie d’impatto decisamente più ostica.

    AH!

    Un grido di sorpresa e dolore lasciò involontariamente le sue labbra, quando costatò come quell’affondo nemico fosse diverso rispetto a prima. La difesa, infatti, resistette all’impatto iniziale, ma immediatamente si vennero a creare delle preoccupanti crepe. La violenza di quei raggi era aumentata, tanto da distruggere il cubo di Ametista prima di perdere gradualmente potenza. Alcuni di quei mortali fasci di luce, seppur in numero limitato, oltrepassarono il minerale viola, andando a impattare sulla prima superficie che trovarono: gli avambracci di Astra. La Robe, ultimo baluardo a difesa della sua custode, resistette a quegli ultimi affondi, stridendo solo un poco, ma il contraccolpo sulle braccia della ragazza fu tale da spostarla indietro di alcuni metri. Lei strinse i denti e serrò i pugni, sprofondando di qualche centimetro nel terreno per non finire rovinosamente schiena a terra. Le contusioni sugli arti superiori le fecero scappare un’evidente smorfia sofferente, ma non si sarebbe mai fermata per così poco.

    Adesso vediamo se sei in grado di provare dolore, dannato mostro.

    Cercando di non pensare alle ferite appena subite, Astra cominciò la sua offensiva mentre stava ancora parlando alla bestia meccanica, anche se dubitava fortemente che potesse capire le sue parole. Quello, però, era un modo come un altro per distrarre attraverso un suono – le parole, appunto – l’attenzione del nemico, cercando di sviare il suo sguardo dalla strategia di attacco che stava mettendo in atto. La giovane Megrez, infatti, richiamò i sempre presenti Spiriti della Natura per chiedere loro di interagire nuovamente con la roccia di quella caverna. Alcuni massi di medie dimensioni sarebbero caduti dal soffitto della grotta, cercando di danneggiare, infastidire e bloccare sul posto il serpente gigante. Tutto quel caos di detriti sarebbe stato il preludio a una trappola mortale che, cercando di sfruttare l’effetto sorpresa, sarebbe scattata dalla parte opposta rispetto alle rocce cadenti. Astra avrebbe allungato le braccia verso l’alto, come a supportare gli Spiriti della Natura che stavano attaccando da quella direzione, ma in realtà avrebbe fatto fluire il cosmo nel sottosuolo. Il potere delle stelle, misto ad Ametista, si sarebbe mosso sinuosamente nel terreno fino ad arrivare sotto l’automa nemico. A quel punto, se tutto si fosse svolto come previsto, la ragazza avrebbe richiamato ancora una volta dalle viscere della terra tutto il potere della Foresta di Ametista. Lance mortali sarebbero spuntate da sotto l’avversario, cercando di trafiggere, tagliare e annichilire ogni cosa si fosse trovata sulla loro strada. Al minimo contatto o ferita, il minerale avrebbe potuto continuare la sua opera di sfinimento, sottraendo energia preziosa a ogni affondo.
    Astra non sapeva se quelle macchine potessero avere dei ricordi ma, se così fosse stato, sperava con tutta se stessa che il serpente si ricordasse come gli automi di cui era composto fossero stati distrutti proprio da quella tecnica. La violenza della Foresta, mista alla sorpresa di un attacco combinato e proveniente da opposte direzioni, avrebbe potuto far rivivere all’avversario il terrore della sconfitta. E se l’aspetto psicologico non fosse bastato – anche perché, quella macchina aveva forse una coscienza? – la potenza delle lance di Ametista avrebbe fatto il resto, cercando di ridurre il serpente a un ammasso di rottami inutilizzabili.

    °Elianthàlas, se mi sentite, dobbiamo evitare a tutti i costi che i serpenti si riuniscano. Il loro potere, se combinato, potrebbe rivelarsi oltre la nostra portata.°

    Mentre scatenava tutta la sua nobile furia, la giovane Megrez cercò di raggiungere l’Elfo con un messaggio telepatico, dando voce – silente – a un dubbio che le era appena balenato nella mente. L’ultimo attacco del mostro meccanico, infatti, era stato più forte del precedente, facendole sospettare che non avessero ancora visto i veri limiti di quell’automa. E, come quando si era diviso in due serpenti aveva anche dimezzato la sua stazza, non poteva escludere che avesse fatto la stessa cosa con il suo potere. Se i due sinuosi avversari si fossero riuniti, quindi, anche la loro potenza avrebbe potuto raggiungere un livello incontrollabile.
    Un’eventualità troppo rischiosa, che avrebbero dovuto evitare a tutti i costi. Per farlo, però, almeno uno dei due nemici andava neutralizzato. E cosa c’era di meglio di una mortale e personalizzata Foresta di Ametista cresciuta dal nulla nelle viscere della terra per portare a termine quella missione?

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    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Contusioni su entrambi gli avambracci e leggero affaticamento generale.
    STATUS MENTALE♦ Vediamo un po' se questo serpentone prova dolore.
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Mio caro Tyg, ovvio che non ci pensavo :mke: Ma sperare non hai mai fatto male a nessuno (forse xD) :kuku: Torniamo allo scontro e mi difendo con un bel cubo di Ametista (3 metri di lato) bello massiccio e ostico da abbattere [Difesa]. Essendo, però, aumentata la potenza dei colpi avversari (energia blu), la difesa cede facendo passare solamente qualche raggio, che viene assorbito da Robe e corpo (ahia!). Passo subito all’attacco e, mantenendo sempre la distanza, creo con gli Spiriti della Natura una bella pioggia di massi [AD], così da distrarre verso l’alto il serpentone, fargli un po’ male e tenerlo inchiodato sul posto. Poi gli sparo una bella Foresta di Ametista da sotto [AF], con l’obiettivo di coglierlo impreparato grazie a questa manovra a tenaglia. E chi lo sa, magari quell’ammasso di ferraglia può anche ricordare e rivivrà la sua sconfitta di poco prima, durante la prima imboscata, quando era diviso in tanti automi (tipo il meme del Vietnam xDD). Infine, cerco di comunicare con Elianthàlas per avvisarlo del pericolo, della mia intuizione e, non ultimo, cercare di capire dove si trova e cosa sta facendo.
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l'Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Foresta di Ametista ♦
    Tecnica che prende il nome dalla foresta che i Megrez custodiscono da generazioni. Il colpo s’ispira alle gesta dell’elfo Eroe da cui la famiglia prende il nome. Astra, espandendo il cosmo, genererà in tutta l’area di effetto una serie sconfinata di spuntoni di Ametista dal terreno, di diverse misure, come a ricreare una vera e propria foresta di mortale bellezza composta dal minerale viola. Queste grezze lance di cristallo avranno lo scopo di trafiggere l’avversario e di privarlo dell’energia vitale al minimo contatto. Più le ferite saranno gravi o in gran numero e più l’effetto debilitante di questa particolare Ametista si farà sentire, generando una spossatezza difficile da contrastare e potenzialmente letale.
    Una possibile e ancor più pericolosa variante consiste nello scatenare violente, numerose e violacee esplosioni cosmiche in aggiunta ai costrutti di Ametista, per cercare di annichilire qualsiasi cosa si trovi nell’area di effetto.

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    XII

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Le ferite anche se leivi si fanno sentire e sono fastidiose, ma la cosa preoccupante è che a non farsi sentire è Eliànthalas: il messaggio telepatico di Astra rimane senza risposta. Il serpente evita abilmente i massi che cadono dal soffitto, di meno può contro le stalagmiti di ametista che lo "feriscono" in più punti danneggiando gli ingranaggi che si separano come accaduto in precedenza. L'automa sembra voler contrattaccare, ma viene investito da un flusso di metallo. Forse l'elfo era riuscito a scaraventargli addosso il suo gemello, ma la guerriera ci mise un attimo per rendersi conto che in realtà il secondo serpente si era nuovamente fuso al primo, tornando alle dimensioni originarie e sbattendo vero Astra una codata che la sbalza in pieno, fino a farla arrivare vicino alla gabbia sospesa.

    Subito dopo un dolore acuto si accende alla base del cranio, qualcuno l'ha colpita alle spalle. Mentre perde i sensi, la donna riesce a gettare uno sguardo alla gabbia e finalmente a guardare il prigioniero da vicino, che si rivela essere... Eliànthalas???

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    Aspettavo questo colpo di scena da non so quanto :asd: Allora, il colpo di coda è autoconclusivo, non è più fase duello. Astra riconosce l'elfo in gabbia e poi sviene per il colpo. Quando riprende i sensi, è nella gabbia anche lei. Eliànthalas è morto, i nani armeggiano di nuovo nella fucina, il serpentone non si vede. Le ferite dell'elfo sono le stesse del cadavere nel vicolo. Il cosmo non risponde, esaminando la gabbia ti accorgi della presenza di rune incise sul metallo che brillano ogni volta che tenti di richiamare l'ametista o le anime. Mi pare ci sia tutto... a te :zizi:
     
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    Forse Astra era stata davvero fortunata e quei pericolosissimi automi nanici erano particolarmente deboli alla sua Ametista. Ricordava ancora come aveva sbaragliato i costrutti meccanici più piccoli, ma gioiva ancora di più nel vedere il suo minerale viola penetrare l’esoscheletro di metallo del serpente. La distrazione garantita dagli Spiriti della Natura fu fondamentale, sicuramente poco offensiva ma estremamente efficace nel suo intento. Il nemico, infatti, aveva abilmente schivato i massi provenienti dal soffitto della grotta, ma si era probabilmente distratto quell’attimo che fu fatale. La Foresta di Ametista era cresciuta in modo dirompente e miracoloso nelle viscere della terra in cui si trovavano, investendo il mostro con una violenza che non ammetteva diritto di replica.

    E adesso fammi il favore di non rialzarti più.

    Un pensiero di soddisfazione e orgoglio affollò la mente della giovane Megrez, mentre cercava di aguzzare al massimo tutti i suoi sensi per percepire la presenza o la risposta di Eliànthalas. Era fondamentale, in quel momento cruciale, che l’Elfo fosse perfettamente coordinato con lei, in modo da impedire che i due serpenti unissero le forze. Avendo gravemente danneggiato uno dei due, era necessario dar loro il colpo di grazia per eliminarli una volta per tutte.

    °Eliànthalas, attacchiamo adesso! Insieme!°

    Non aveva ricevuto ancora alcuna risposta dal suo compagno di missione, ma sperava che quell’ultimo messaggio telepatico lo raggiungesse e lo spronasse a seguire il piano. E invece nulla. Nessuna parola, nessun grido, nessun pensiero. Astra si guardò attorno in cerca di risposte, continuando a tenere alto il livello del suo cosmo. Le ferite cominciavano a farle stringere i denti dal dolore, rendendo anche i pensieri più difficoltosi e meno lucidi. Non potevano farsi sfuggire quell’occasione.

    Eliànthalas!

    Lo chiamò nuovamente, questa volta a gran voce. Ancora nulla. Nel frattempo il serpente, con grande sorpresa da parte della ragazza, cominciò a scomporsi proprio di fronte ai suoi occhi. Sembrava la stessa scena vissuta poco prima, quando gli automi si erano scomposti in tanti piccoli pezzi senzienti e incredibilmente sfuggenti. In quel momento, però, l’avversario non sembrava avere alcuna intenzione di fuggire e, anzi, sembrava essere pronto a un contrattacco carico di tutta la sua furia.

    Dannazione!

    La giovane Megrez smise di cercare l’Elfo e tornò a concentrarsi sul serpente. Assunse una posizione di difesa, ben salda sulle proprie gambe, e richiamò ancora una volta la sua fidata Ametista. Il suo inseparabile minerale viola l’avrebbe ancora una volta protetta come se fosse la sua personale guardia del corpo, garantendo...

    Cosa?!

    Ma non ce ne fu bisogno, perché nell’istante in cui il mostro stava caricando il colpo, qualcosa lo investì come se fosse una valanga di metallo. Il rumore, rimbalzando sulle pareti della grotta come una pallina da tennis, fu tremendo e la violenza dell’evento sconvolse letteralmente l’equilibrio di quel mondo sotterraneo. Forse Eliànthalas aveva seguito il piano ed era riuscito a sconfiggere il suo diretto avversario per poi travolgere l’altro con la sua magia. Il tempismo era stato perfetto e aveva evitato ad Astra di utilizzare ulteriore cosmo per proteggersi da quello che era sembrato un assalto con intenti omicidi.

    Eliànthalas, ce l’abbiamo fat-...

    Com’è che si dice? Non cantare vittoria troppo presto, vero? Ecco, la ragazza stava esattamente cominciando i festeggiamenti per quella nuova vittoria, cercando di comunicare finalmente con l’Elfo. Qualcosa, però, le fece strabuzzare gli occhi per l’orrore e le bloccò il fiato in gola. Ciò che aveva travolto il mostro, infatti, non era una qualche strategia offensiva da parte del compagno di missione. Tutt’altro. La valanga di metallo che lo aveva investito, in realtà, era il serpente gemello, che era così riuscito a fondersi in un’unica entità meccanica con il fratello. Astra non fece nemmeno in tempo a muoversi per difendersi, poiché il nuovo e potentissimo nemico si fuse in un battito di ciglia e aggredì la giovane Megrez con un violento colpo di coda fulmineo. Le parole s’interruppero, così come l’aria nei suoi poloni.

    Ooof!

    Cercò di portarsi le braccia a difesa del corpo, ma l’attacco la travolse in pieno petto scaraventandola a metri di distanza come una bambola di pezza gettata a terra da un bambino. La vista si fece offuscata, mentre il corpo sembrava aver perso il suo peso. Quel sogno ad occhi aperti, però, durò solamente il tempo di schiantarsi con la schiena contro un masso. La Robe stridette per il contraccolpo, mentre tremendi ematomi cominciarono immediatamente a colorare la pelle della ragazza sia sul petto sia sulla schiena. Astra poggiò entrambe le mani a terra, strinse i denti, e con estremo dolore lottò contro lo svenimento per riprendere la posizione eretta. Puntò i piedi al suolo e usò il masso come appoggio, alzando nuovamente lo sguardo mentre un rivolo di sangue lasciava la sua bocca. La mente era confusa, le girava la testa e le orecchie fischiavano, ma riuscì a capire che in qualche modo fosse letteralmente precipitata vicino a quella strana gabbia che conteneva un misterioso prigioniero.

    N-non pensare che sia finita qui, dannato mostro.

    Parlò con voce strozzata, più per darsi la carica che altro. Si sentiva sola in quella battaglia, e non sapeva ancora dove fosse Eliànthalas. Poteva solo contare su se stessa, ma era pienamente in grado di far valere la sua forza. Avrebbe risposto con tutto il potere che aveva in corpo, dimostrando una determinazione incrollabile tipica dell’orgogliosa rampolla della nobile casata dei Megrez qual era. Cercò di analizzare ciò che la circondava per elaborare una qualche strategia e, inevitabilmente, il suo sguardo scrutò anche la gabbia sopra di lei che ormai non era più così lontana.

    E-Eliànthalas?!

    Cosa? Ok, forse la nostra cara Astra aveva picchiato la testa troppo forte e non se n’era ancora resa conto. Sbatté le palpebre e scrollò il capo, ma era chiaro che quella non fosse un’allucinazione. Dentro la gabbia c’era l’Elfo. Non potevano esserci dubbi, nonostante il dolore che poteva confonderle un po’ i sensi. Quello era il suo compagno di missione.

    Non è possibile. Quando siamo arrivati in questa grotta la gabbia era già occupata da qualcuno, quindi Eliànthalas non può essere stato imprigionato adesso. Quindi... chi è l’Elfo che mi ha condotta fin qui? Come può essere che...?

    Doveva essere il momento delle frasi non terminate, perché ancora una volta i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da un evento totalmente inaspettato. Un evento banale, subdolo, ma estremamente efficace in quel momento: una classica botta sulla testa, ricevuta da un punto cieco.
    Tutto si fece buio e il tempo sembrò fermarsi. Astra non sapeva se fosse morta o se stesse vagando in qualche strano sogno, in ogni caso i suoi pensieri lucidi terminarono in un oblio apparentemente senza fine.

    png

    Ah.

    Una smorfia di dolore la riportò bruscamente alla realtà. Non avrebbe mai saputo dire quanto tempo fosse passato. Le sue palpebre sembravano incollate, tanta fu la fatica ad aprirle, mentre tutto il suo corpo sembrava essere schiacciato da un masso pesante tonnellate.

    Oh no, la mia Robe. Non riesco più a indossarla, com’è possibile?

    Il terrore l’assalì quando si accorse di non poter più controllare il proprio cosmo. Immediatamente si liberò dell’Armatura, che si ricompose al suo fianco nel totem di riferimento. Rimase con i vestiti con cui si era agghindata prima di lasciare la villa, ormai tutti sporchi e sgualciti – che nervoso. Se avesse atteso ancora qualche secondo sarebbe morta schiacciata dal peso della sua stessa inseparabile protezione, che forse aveva resistito quell’istante in più per permettere alla sua custode di non finire prematuramente nel Valhalla. Astra si rannicchiò contro qualcosa, scoprendo di essere finita lei stessa all’interno della gabbia.

    Eliànthalas.

    Più che una domanda, quella fu una vera e propria affermazione. In quella prigione, oltre a lei e alla sua Robe, c’era anche il corpo esanime dell’Elfo. Anche se in realtà, quello non poteva essere la stessa persona che l’aveva accompagnata in quella missione, perché sembrava morto in modo orribile ormai da qualche tempo. In ogni caso, indipendentemente se fosse o non fosse il “suo” Eliànthalas, la ragazza provò una tremenda sensazione di sconforto e tristezza. Si morse immediatamente una mano per costringersi a non piangere, non volendo assolutamente dimostrare debolezza in una situazione già disperata. Trattenne le lacrime con tutte le sue forze, continuando a ripetersi che quel cadavere non fosse l’Elfo che lei aveva conosciuto. Ma l’impresa fu titanica, specialmente quando le ragioni di quella morte si fecero sempre più palesi.

    Sono le stesse ferite di quel cadavere nel vicolo. È come se fosse stato divorato dall’interno.

    Orrore si andava ad aggiungere ad altro orrore, mentre Astra rimaneva sempre rannicchiata in disparte con la schiena poggiata alle sbarre della gabbia.

    Che Odino protegga la sua anima.

    Quel pensiero compassionevole fu la scintilla che scatenò in lei una tremenda voglia di vivere e, al contempo, una furia senza precedenti. Non poteva permettere che quelle morti continuassero e doveva necessariamente uscire da quella situazione e venire a capo dell’orrendo mistero. Hel avrebbe aspettato con la sua missione, perché in quel momento non c’era altro da fare se non ripagare i responsabili di quelle morti con la stessa moneta. Con entrambe le mani agguantò le sbarre della prigione, rimettendosi in piedi con la fierezza di un leone in gabbia che non ha ancora dimenticato la selvaggia libertà. Si guardò attorno, vedendo quei dannati nani ancora intenti ad armeggiare nei pressi della fucina. La rabbia le montò nel petto, così prepotente da farle dimenticare per un solo istante tutto il dolore fisico delle ferite. Cercò di entrare in contatto con il suo cosmo, l’Ametista e gli Spiriti della Natura, ma invano. Sembrava essere tornata l’Astra prima della sua investitura, quando ancora non sapeva di avere ereditato dalla sua Famiglia il potere delle stelle.

    Interessante.

    Ogni volta che tentava di ritornare a essere Cavaliere, però, strane rune sulla gabbia s’illuminavano in risposta ai suoi sforzi. Era come se la prigione fosse stata progettata per disconnetterla automaticamente dal potere dei Megrez. Cercò di utilizzare la sua normale forza fisica per piegare le sbarre – tentativo molto audace – e per tentare di cancellare le rune sfregandole con mani e unghie, ma fu tutto inutile. Sola, abbandonata e ignorata da tutto e tutti, non le rimaneva che un ultimo tentativo.

    Il mio nome è Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma. VI ORDINO DI LIBERARMI!

    Il suo tono era forte, deciso e perentorio. Tutta la grotta l’avrebbe sentita, compresi quei dannati nani che continuavano a lavorare alla fucina come se non ci fosse altro al mondo. Lì, intrappolata in quella gabbia vincolante, non poteva fare nulla. Sperava che quel suo atteggiamento altezzoso e irriverente avrebbe irritato qualcuno a tal punto da creare anche una sola piccola breccia in quel loro perfetto meccanismo di contenimento. A quel punto la furia del suo cosmo e della sua Ametista non avrebbe lasciato superstiti.
    L’avrebbe fatta pagare ai responsabili di quell’orrore. A costo di sporcarsi le mani direttamente. A costo di macchiarsi corpo e anima del lurido sangue nemico.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Contusioni su entrambi gli avambracci, forti ematomi su petto e schiena. Affaticamento generale galoppante.
    STATUS MENTALE♦ Fatemi uscire di qui, voi non sapete chi sono io!
    STATUS CLOTH♦ Non indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Carràmba che sorpresa, caro Tyg! Povero Eliànthalas, mi stava molto simpatico. E, niente, mi prendo tutte le mie belle botte e rinvengo nella gabbia. Avendomi detto che “il cosmo non risponde” – eh – la Robe non la posso più indossare. Me la tolgo, quindi, di fretta e furia appena mi risveglio prima di morire schiacciata. Poi mi monta in petto una rabbia incredibile per la situazione e, non potendo fare molto altro, beh, mi faccio sentire alla Astra Megrez maniera :mke: Lei non sa chi sono io :addit:
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    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


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    XIII

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Il falso Eliànthalas fa la sua comparsa in mezzo ai nani, lancia un'occhiata di sbieco verso di te da lontano e sogghigna.

    Voi cavalieri non avete ancora capito che la vera forza risiede nella magia... senza di essa voi non sareste niente, e nessuno dei regni potrebbe resistere a chi ne è il vero padrone.

    La voce è diversa da come Astra l'aveva sempre sentita, il sedicente mago passa una mano davanti al proprio volto che muta istantaneamente i suoi lineamenti in qualcosa di drammaticamente conosciuto. Lei. La traditrice. Astra era stata presa in giro fin dall'inizio, forse l'elfo era davvero un mago della corte della Regina ma era stato assassinato e rimpiazzato, mentre lei non aveva sospettato di nulla: era stata per tutto il tempo una marionetta. La donna si volta e si avvia verso la fucina, poi estrae la propri spada da sotto il mantello... la spada della visione. La gettò tra le fiamme, e il metallo iniziò a fondere finchè una fiammata violacea non divampò dall'interno. La donna a quel punto si allontana, sparendo tra le tenebre.

    Pochi istanti dopo, l'asgardiana comincia a sentirsi meglio: il dolore sta svanendo, la fatica si allevia, un minimo rumore alle sue spalle la mette in allarme e si volta, per trovarsi di fronte un nano che non era tra quelli che armeggiavano nella fucina, ma che aveva un'aria familiare. Lui la guarda, fa un occhiolino e punta l'indice sulle labbra in segno di fare silenzio, poi passa una mano sulle rune che cominciano a brillare e a spegnersi. Poi bisbigliò a bassa voce:

    Io penso a quegli sprovveduti, tu dovrai occuparti della macchina.

    A quelle parole, le sbarre scattarono e un'apertura comparve, per poter uscire. Ma se il nano aveva fatto riferimento alla "macchina", significava che il serpente doveva essere nelle vicinanze... e il familiare vortice metallico scese dall'alto, passando attraverso le fiamme nere e trasformandosi in qualcosa di decisamente peggiore di un serpente.

    zBXLsaR


    Dunque Astra realizza di essere stata presa in giro dal suo bersaglio. Quando vede il nano, che la libera, ha per lei un'aria familiare... lo aveva visto nella famosa taverna, doveva aveva notato anche i nani (la scelta che non hai fatto) e che lei non ha seguito: anche lui li stava tenendo d'occhio, stando in disparte. E quei nani erano gli stessi della fucina. Nella spada che la traditrice ha buttato in forno, probabilmente è incastonato il frammento dell'arma di Hel e questo spiegherebbe le fiamme nere. Astra sta bene, non è più ferita (probabilmente il nano ha fatto qualcosa prima di liberarla) ed è perfettamente in grado di combattere. Signor Drake, il suo pg è per questo scontro da considerare illeso e a VIOLA. Però è cresciutello pure l'avversario, eh. Che ti ha visto, quindi niente fattore sorpresa ma a te la prima mossa.
     
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    ♦ post XIII ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Astra raddrizzò la schiena con lo stesso fare minaccioso di quando un gatto rizza il pelo di fronte a un forte fastidio o a un pericolo. In modo quasi involontario abbassò il mento, puntando uno sguardo di fuoco verso la voce che aveva appena parlato.

    Tu.

    Pronunciò due semplici lettere che, nonostante la brevità della parola e la mancanza del solito formale “voi”, riuscirono a racchiudere tutta la rabbia, l’astio e l’odio che la giovane Megrez stava provando in quel momento. Era ancora chiusa in quella gabbia magica, spogliata della sua Robe e dei suoi poteri, ma quello non le impedì di assumere un atteggiamento che definire minaccioso sarebbe stato un eufemismo. Davanti a lei, infatti, vicino alla fucina, si palesò quello che doveva essere Eliànthalas, l’impostore, che ebbe persino l’ardire di ridere in direzione del Cavaliere di Delta Uma. La schernì come se fosse una stupida ragazzina, sostenendo una qualche assurda supremazia della magia sul potere del cosmo.

    Fate silenzio.

    Non ne sapeva il motivo, ma la situazione portò Astra a odiare ogni parola del falso Elfo, tanto da intimargli di fare silenzio, tornando al formale e, in quel caso, distaccato “voi”. Sentire quella voce le dava sui nervi, scatenando in lei una sensazione di vile tradimento che non riusciva nemmeno a concepire. Lei, impeccabile Cavaliere di Megrez, aveva unito le sue forze a colui che si era spacciato per il Mago della Corte della Regina, garantendo aiuto, protezione e supporto. E nonostante tutto, era stata tradita nel modo più subdolo, abbandonata di fronte al nemico, colpita alle spalle e imprigionata senza alcun rispetto. Non avrebbe mai e poi mai potuto perdonare quell’essere per ciò che aveva commesso, e agognava il momento in cui quelle sbarre che li separavano sarebbero cadute.

    Uh?

    Strinse i denti e le labbra per non proferire alcun suono e non dare alcuna soddisfazione ai suoi carcerieri, ma qualcosa sconvolse improvvisamente i suoi pensieri. Di fronte alla giovane Megrez, infatti, Eliànthalas, dopo quel suo inutile blaterare, cambiò completamente il suo aspetto fisico. E proprio sotto gli occhi increduli della ragazza, l’Elfo si trasformò in una donna. Una donna che, però, non era una donna qualsiasi, ma era proprio la Traditrice di Hel, colei che aveva con sé un frammento dell’arma divina, e che la stessa Dea aveva ordinato ad Astra di cercare. Cercò di mantenere un’espressione impassibile, evitando qualsiasi altra parola ad alta voce, ma lo sconcerto era davvero incontrollabile.

    Se guardo il lato positivo, per lo meno ho l’occasione di seguire la missione di Hel ed evitare di essere maledetta dalla Dea per l’eternità. Ma che Odino mi sia testimone: non avrò pace finché non avrò punito quella donna per ciò che mi ha fatto.

    Certo, essere incappata in quello che era il suo obiettivo primario, era sicuramente un aspetto decisamente positivo in quel momento così disastroso, ma era solamente un palliativo per la furia che le si stava scatenando in petto. Astra non poteva fare nulla per raggiungere la traditrice e, di conseguenza, rimase ad assistere impotente alle sue azioni. Ella, infatti, estrasse una spada da sotto il suo mantello e la gettò nella fucina dei nani. Una fiamma violacea divampò in modo violento, facendo corrucciare la fronte alla giovane Megrez mentre un sospetto le nasceva tra i pensieri.

    Quelle fiamme sono troppo strane. Che in quella spada fosse nascosto il frammento dell’arma di Hel? Dannazione, se così fosse potrebbe essere irrecuperabile o, peggio ancora, distrutto. Anche se non credo che un artefatto divino possa liquefarsi così facilmente, però non conosco le proprietà di quella fucina nanica.

    Si guardò attorno in cerca d’indizi o di un modo per uscire da quell’orribile gabbia, purtroppo senza immediato successo. Avvicinò nuovamente le mani alle sbarre, ma le rune scintillarono come monito del loro potere contenitivo. La Robe giaceva ancora composta al suo fianco, impossibile da indossare senza l’ausilio del cosmo.

    Devo assolutamente fare qualcosa.

    Un pensiero ovvio, che utilizzò per tenere attiva la sua attenzione e cercare un modo per uscire da lì. Nel frattempo, purtroppo, la traditrice scomparve nel nulla e, da quel momento, il tempo sarebbe diventato tiranno. Astra avrebbe dovuto cercare di recuperare il frammento divino dalla fucina e, subito dopo, catturare la donna, ma entrambe le cose risultavano praticamente impossibili in quella situazione. Strinse i pugni per la frustrazione, concentrandosi al massimo e cercando in tutti i modi di attivare anche solo un briciolo del suo cosmo per crearsi anche il più piccolo varco verso la libertà. I continui fallimenti la resero furiosa e, prima di lasciarsi andare alla disperazione, decise di affrontare a mani nude le sbarre della gabbia.

    Non ho altra scelta.

    Caricò i pugni con tutta la forza muscolare di cui era capace, e cominciò a travolgere la sua prigione con una furia controllata, precisa e – sperava – efficace. Dopo i pugni vennero i calci, poi le gomitate e infine anche le ginocchiate. Nulla accadde, tanto che si ritrovò a stringere le sbarre con entrambe le mani rendendosi conto di una totale inefficacia. Ferite sanguinanti apparvero sulle zone del corpo utilizzate per colpire, con il fiatone che inesorabile le spezzò il respiro. Si concesse una brevissima pausa per recuperare le energie, ma poi avrebbe ricominciato la ruotine da capo, sperando di vincere l’impossibile con la sola forza di volontà.

    Oh.

    D’improvviso, però, qualcosa interruppe quegli attimi di disperazione. Astra sentì un rumore alle sue spalle e si voltò di scatto già pronta a ingaggiare battaglia con un nuovo nemico. Di fronte a lei c’era un nano, dai capelli e la barba biondi, ma non uno di quelli intenti a lavorare nella fucina. No, lui era diverso e – incredibilmente – aveva un’aria familiare. La giovane Megrez aveva una buona memoria ed era praticamente certa di averlo visto alla taverna visitata qualche ora prima, nella zona del locale in cui un gruppo di nani gioiosi e molto vocali stavano intrattenendo i presenti. Che strana coincidenza.
    Il nuovo arrivato le fece immediatamente segno di non parlare, così da non attirare l’attenzione dei carcerieri, e parlò sottovoce per avvisarla che lei avrebbe dovuto occuparsi “della macchina”. Subito dopo le sbarre si aprirono e, con grande sorpresa, le condizioni della ragazza migliorarono improvvisamente e incredibilmente nel tempo di un battito di ciglia. La fatica e le ferite scomparvero e il cosmo ritornò attivo grazie alla ritrovata libertà. Astra non perse nemmeno un istante per cogliere l’occasione al volo e richiamò la sua Robe, che andò nuovamente a posarsi perfettamente sul suo corpo. Poi, abbassò a sua volta la voce e si rivolse al suo liberatore, volgendo lo sguardo in ogni direzione per non farsi sfuggire alcun dettaglio importante.

    Non so chi siete, e non credo sia il momento per fare domande, ma vi ringrazio. Il mio nome è Astra Megrez, e avremo modo di conoscerci meglio se quel mostro e questa grotta sopravvivranno alle mie rimostranze.

    Si rivolse allo sconosciuto in modo rispettoso e formale, ringraziandolo per quel gesto inaspettato e presentandosi con quel suo nome di cui andava tanto orgogliosa. L’espressione glaciale del suo volto e lo sguardo concentrato sul nemico, però, erano un contrasto incredibile in quella situazione paradossale. La furia e la tensione che provava erano sopite sotto quel leggero strato di compostezza, che stava scricchiolando come non mai per travolgere tutto e tutti. Si voltò di scatto verso quello che sarebbe diventato il suo obiettivo, percependo un potere che non aveva mai sperimentato.

    Non mi sono mai sentita così... forte. Spero che questa grotta sia abbastanza robusta da resistere alla furia della mia Ametista.

    Sorrise come un predatore di fronte a una preda alquanto interessante, fissando con disgusto quell’abominio che era diventato il serpente meccanico. Un turbine di quelli che potevano sembrare rottami scese improvvisamente dall’alto, andando a comporsi in un mostro gigantesco a quattro teste. Quella era chiaramente la versione completa e unita dei mortali avversari affrontati prima, e la giovane Megrez era più che pronta a mettere definitivamente la parola fine alla loro contesa. I loro (molti) sguardi s’incrociarono con quelli del Cavaliere di Delta Uma, che decise per un approccio violento e diretto. Astra sarebbe saltata dalla gabbia per poi atterrare sul terreno in modo perentorio, richiamando al tempo stesso i suoi fidati Spiriti della Natura che, finalmente, erano tornati al suo fianco. Avrebbe allargato le braccia, per poi puntare i palmi verso il suolo. In quel momento, l’aria presente nella grotta avrebbe cominciato a vorticare ululando per la violenza con cui si stava scatenando, per poi creare una pressione dall’alto verso il basso. Lo scopo era cercare di schiacciare a terra il mostro, o comunque rallentarlo nei movimenti. La manovra offensiva, però, non era finita lì. Quello era solo l’antipasto per il suo personale Ragnarok di Asgard.

    cTso07N

    Alzando le braccia al cielo e richiamando il devastante potere dell’Ametista, Astra avrebbe creato decine di grossi meteoriti costituiti dal violaceo minerale, compatto e concentrato, ognuno del diametro di una decina di metri e pesanti, molto pesanti. I massi avrebbero cercato di schiacciare e annichilire il nemico, sfruttando il loro peso e la possibilità di esplodere in miriadi di violente schegge di Ametista e scintille di cosmo. E non c’era da dimenticarsi che ogni contatto o danno provocato dal minerale avrebbe dato il via a un processo di debilitazione progressivo e difficilmente contrastabile – sempreché quell’effetto si fosse rivelato efficace anche contro la natura meccanica dell’avversario.

    Non avrò pace finché non distruggerò ogni singolo ingranaggio, dannato ammasso di rottami.

    E se la nostra cara Astra Megrez perdeva anche solo temporaneamente il suo proverbiale aplomb, c’era davvero da preoccuparsi. Povero serpente-meccanico-gigante-a-quattro-teste, nessuno vorrebbe essere nei tuoi panni.

    4qm52ko
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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Fresca come una rosa e temporaneamente a Energia Viola.
    STATUS MENTALE♦ E adesso si salvi chi può!
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Adesso che sono libera, potenziata e perfettamente in forma, cambio i connotati a tutti :addit: Grazie agli Spiriti della Natura creo una spinta d’aria dall’alto verso il basso per cercare di tenere fermo il mostro [AD], per poi scagliargli addosso tutta la devastante potenza del Ragnarok di Asgard [AF]. Mi sa proprio che Astra Megrez ha perso la pazienza, eh, si salvi chi può :mke:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Ragnarok di Asgard ♦
    Astra non può nemmeno lontanamente immaginare come fu il Ragnarok ad Asgard, anche perché ai tempi lei era troppo piccola per essere messa al corrente di certe cose. Questa tecnica, però, ricrea la sua idea di quell’avvenimento accaduto nel recente passato. Lei si era sempre immaginata una fine del mondo stile estinzione dei dinosauri, con il classico meteorite che pone fine alla vita.
    Ecco, con quest’attacco la guerriera andrà proprio a generare nel cielo degli enormi e pesantissimi agglomerati di cosmo e dura Ametista, tendenzialmente a forma di sfera irregolare, per poi scagliarli sul nemico o su tutta l’area di effetto della tecnica. L’obiettivo di tali meteoriti sarà quello di cercare di schiacciare, distruggere e annichilire l’avversario, sfruttando il loro peso e la possibilità di esplodere in miriadi di violente schegge di Ametista e scintille di cosmo. Il tutto può essere reso ancora più insidioso grazie agli Spiriti della Natura che, per esempio, potrebbero intervenire per deviare il prevedibile moto discendente dei costrutti attraverso violente correnti ventose.

    Layout ©Elle¬

     
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    XIV

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Il costrutto non sembra essere impressionato (e d'altra parte... come potrebbe esserlo?) dalle meteoriti e anzi, le teste sembrano ricoprirsi di una sorta di scudo di energia mentre prendono a vorticare come le mazze dei saracini, facendo schizzare schegge viola ovunque. Nonostante questo, la macchina non riesce ad evitare o a distruggere tutti i proiettili ma Astra, come in precedenza, non riesce a quantificare i danni. Le teste smettono di roteare, mentre ancora le schegge sembrano muoversi impazzite per tutta la caverna ed avere vita propria, per poi puntare verso la ragazza: e tutte quante fanno fuoco, con la stessa ragnatela di raggi laser che l'asgardiana aveva avuto modo di assaggiare in precedenza.

    Solo che stavolta, l'attacco fu più violento.

    zBXLsaR


    Perdonami l'attesa, il periodo di fuoco continua... a noi, l'idra non sente l'effetto dello schiacciamento d'aria, o così si direbbe, e si mette a giocare a baseball utilizzando le teste come mazze. Quella specie di energia che le ricopriva, però, oltre a farle esplodere le fa letteralmente diventare una specie di tempesta di schegge impazzite che muovono a random nella stanza (vale come attacco debole) che possono togliere visibilità e anche ferire. Poi tre delle teste si fermano e sparano ognuna un laser tipo Lightning Plasma come quello di prima, mentre la quarta fa fuoco ad uso cannone laser. Le schegge non possono essere controllate, e quella bestiaccia è salita anche lei di livello... a Viola+. Vadi :asd:
     
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    ♦ post XIV ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Non si era mai sentita così forte, e quell’euforia le aveva fatto scatenare tutta la furia della sua Ametista. Era alquanto orgogliosa di quel suo attacco devastante, tanto da essere estremamente confidente in una veloce risoluzione dello scontro. D’altro canto, chi mai l’avrebbe potuta biasimare? I mostri meccanici che aveva affrontato in precedenza non erano lontanamente paragonabili alla potenza che lei poteva sprigionare in quel momento, e non c’era alcun motivo per dubitare di una gloriosa vittoria lampo.

    Cosa?!

    E, invece, come spesso accadeva alla nostra cara Megrez, la realtà era sempre in grado di sorprenderla. E, purtroppo per lei, le sorprese erano quasi sempre alquanto negative. Si accorse subito che gli Spiriti della Natura faticavano a controllare la violenza del mostro, stupendosi di quanto fosse difficile influenzare quel corpo fatto d’ingranaggi che sembrava indistruttibile. Quel primo indizio, però, non la fece per nulla preoccupare, perché la vera offensiva sarebbe piombata dall’alto come quel famoso meteorite che, milioni di anni prima, aveva sconvolto la vita sulla Terra. I suoi enormi e pesanti costrutti di Ametista si abbatterono sul serpente a più teste in modo inesorabile, con l’intento di annichilirlo sotto quella pioggia mortale.

    Non è possibile, dannazione. Non è mai stato così forte.

    Pensiero lecito, che la mente della ragazza processò nel vedere il suo piano andare letteralmente in frantumi. Il mostro meccanico, infatti, avvolse ognuna delle sue teste di un potere sconosciuto, affrontando il Ragnarok di Asgard come se fosse una pioggerella primaverile. Il nemico prese a testate le meteore, generando schegge incontrollabili di minerale che invasero l’intera grotta. Astra spalancò gli occhi per lo stupore, vedendosi investita da una raffica viola che, inspiegabilmente, non riusciva più a controllare.

    Questa è la mia Ametista! Com’è possibile che non riesca a controllarla? Che sia colpa dell’interferenza creata da quel suo strano potere? Maledetto mostro, farò di questa grotta la tua tomba.

    La giovane Megrez, furente per l’ennesima e orribile sorpresa, si portò le braccia a protezione del viso e piantò i piedi per terra, così da non farsi travolgere da quella sorta di colpo di ritorno costituito dalla sua stessa Ametista. Una furia incontrollabile le montò nel petto, mentre le schegge le creavano ferite superficiali sulle parti scoperte dalla Robe, e le sue gambe faticavano a mantenere la posizione eretta a causa della violenza e della sorpresa di quella situazione paradossale.

    jpg

    Mmmh.


    Mugolò a labbra strette mentre sopportava quel primo dolore dopo la miracolosa cura operata dal nano qualche istante prima. Concentrò il suo sguardo sul mostro, cercando di scorgere qualche dettaglio oltre quella raffica color viola, abbozzando un sorriso soddisfatto quando riuscì a intravedere che non tutte le meteore erano state distrutte. Alcune di esse, infatti, erano riuscite a raggiungere il bersaglio, ma ancora una volta i danni a quegli automi risultarono impossibili da quantificare.

    Come si fa a combattere contro qualcosa che non sembra subire danno? Non mi resta che renderlo inoffensivo, bloccando i suoi movimenti meccanici.

    La sua mente stava già escogitando la prossima mossa, quando l’avversario decise che deridere la giovane Megrez con la sua stessa Ametista non fosse sufficiente. Le bocche del serpente, infatti, si caricarono improvvisamente di una luce tanto intensa quanto minacciosa. La ragazza poteva già immaginare cosa stava per accadere, ma non ebbe il tempo materiale di anticipare quella mossa. Le fauci nemiche generarono fasci di luce che andarono a intersecarsi come la tela di un ragno, puntando inesorabilmente verso il Cavaliere di Delta Uma. Nonostante la visibilità temporaneamente ridotta, il pericolo fu così palese che fece scattare in Astra ogni campanello di allarme. Sempre mantenendo le braccia incrociate a protezione del viso, la guerriera richiamò gli Spiriti della Natura muovendo ancora una volta le rocce intorno a sé, amalgamandole immediatamente con la sua resistente Ametista. Per contrastare l’avanzata di quei raggi mortali, la ragazza decise di ergere un muro spesso, curvo in modo convesso rispetto alla sua figura, alto circa cinque metri e largo dieci. Dietro quell’immensa protezione, l’attacco nemico non avrebbe mai potuto...

    Com’è possibile? Dannazio-... AAAH!

    Un urlo riecheggiò nella grotta, testimone della sorpresa ma soprattutto del dolore che aveva inspiegabilmente travolto la giovane Megrez. La sua possente difesa avrebbe dovuto almeno contenere e annullare l’attacco avversario, ma in quegli ultimi pochi istanti qualcosa doveva essere inesorabilmente cambiato. Il costrutto di Ametista, infatti, resse la prima parte dell’affondo nemico, grazie alla solida combinazione di roccia e minerale viola, ma cominciò a creparsi in modo alquanto preoccupante. La ragazza sgranò nuovamente gli occhi per lo stupore e l’incredulità, costatando come il serpente fosse diventato improvvisamente più forte di lei. E tutto ciò, nonostante il suo personale incremento di potere garantito dalla guarigione miracolosa operata dal nano che l’aveva liberata. I raggi laser, incuranti di tutto e tutti, devastarono la difesa di Astra, per poi travolgerla con la parte finale della loro folle corsa.

    No, no, no!

    Oltre al dolore, la disperazione si fece strada nel suo animo quando l’attacco nemico si scontrò con la Robe di Megrez. Fino a quel momento la preziosa Armatura era stata una guardiana inamovibile della sua custode, ma per la prima volta mostrò evidenti segni di cedimento. Dopo che il muro fu sconfitto, la Cloth rimase l’ultimo baluardo che separava la vita dalla morte. I raggi andarono a impattare praticamente su tutto il corpo, generando ferite ed ematomi di media intensità sparsi ovunque sulla parte frontale della figura. La zona più avanzata ed esposta, quella degli avambracci, però, subì una sorte peggiore. La divina protezione scricchiolò come mai prima di allora, finché evidenti e profonde crepe divennero così evidenti da far pensare a una completa rottura. Non poteva essere certa delle conseguenze subite dalla Robe, ma era chiaro che l’avversario era diventato così forte da superare persino la sua ultima difesa di Cavaliere. La ragazza sentì le sue carni martoriate dalla furia di quell’intrico di raggi, mentre il suo corpo arretrava dolorosamente di qualche metro sospinto dalla violenza del colpo. Il dolore fu tremendo, tanto che le ginocchia cedettero per un istante per poi ritrovare a fatica la posizione eretta.

    C o m e – h a i – o s a t o ?

    Scandì ogni lettera con un odio tale da risultare quasi tangibile, mentre un rivolo di sangue lasciò lentamente le sue labbra. Aveva accusato quel colpo, eccome se lo aveva fatto, ma non avrebbe mai sprecato l’occasione di farla pagare a quell’ammasso di rottami sfruttando la sua ritrovata forza. Si ricordò della sua volontà di bloccare i movimenti del mostro, poiché sembrava l’unica soluzione percorribile contro una macchina da guerra che pareva inarrestabile. E avrebbe cercato di disturbare gli ingranaggi di cui era costruito nel modo più subdolo che le venne in mente in quel momento di concitata battaglia per la vita.

    Mh.

    Un mugolio deciso fece muovere i suoi arti, ancora intorpiditi dai colpi subiti. Le mani si protesero verso il cielo, esattamente nella stessa posizione che aveva scatenato il Ragnarok di Asgard. Enormi massi di Ametista, come meteore, si sarebbero creati sopra la testa del mostro, per poi iniziare la loro inesorabile caduta.
    Com’è che si dice? Ah già: lo stesso colpo non funziona mai due volte.
    Tutto vero, ma l’importante è far credere all’avversario che sia possibile uscire indenne da una tecnica già vista e che, poco prima, era già stata neutralizzata. L’obiettivo di Astra era proprio quello: far precipitare i costrutti sul serpente, invitandolo a comportarti nello stesso modo. Se avesse colpito i massi per proteggersi, questi si sarebbero scomposti in finissimi frammenti di minerale viola, scatenando l’attacco vero e proprio: le Nebbie Viola di Asgard. A ogni contatto, infatti, sia volontario che involontario, sia contro il nemico che contro l’ambiente circostante, le meteore sarebbero esplose liberando l’insidioso pulviscolo di Ametista. Questo avrebbe cercato d’insinuarsi in ogni fessura della struttura meccanica del mostro, allo scopo di cristallizzarsi negli ingranaggi per ostacolare o – ancor meglio – bloccare tutti i suoi movimenti. L’abilità secondaria dell’Ametista del Cavaliere di Delta Uma avrebbe cercato in qualche modo di debilitare l’energia avversaria, anche se era ancora del tutto ignoto l’effetto di quell’insidioso potere sugli automi. In ogni caso, gli Spiriti della Natura avrebbero aiutato il propagarsi della Nebbia proprio nei punti giusti, soffiando una brezza all’apparenza innocua ma estremamente precisa nel suo intento.
    L’inganno della giovane Megrez era iniziato. Se non poteva vincere con la forza, avrebbe dovuto farlo con l’astuzia.
    E, dannazione: non vedeva l’ora.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Temporaneamente a Energia Viola. Ferite ed ematomi di media intensità sparsi sulla parte frontale del corpo. Tagli superficiali e abrasioni sulle parti scoperte della Robe.
    STATUS MENTALE♦ Ma io ti estinguo la famiglia!
    STATUS CLOTH♦ Indossata. Leggermente incrinata in più punti. Protezione degli avambracci danneggiata e quasi del tutto compromessa.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Cerco di difendermi con un muro spesso e curvo, composto di roccia e Ametista [Difesa], ma essendo il colpo scagliato a energia “Viola+”, la parte finale passa oltre la difesa e mi colpisce. La Robe, per la prima volta (senza contare l’incontro con la Vergine Nera, ma quello è un altro discorso xDD) sembra faticare a subire l’affondo e si danneggia in particolar modo in zona avambracci. Furiosa per la situazione (come hai osato rovinare la mia Robe? :propriono:), decido di giocare d’astuzia visto che – nonostate il power up – la forza non sembra bastare. Veicolo, quindi, le Nebbie Viola di Asgard attraverso un colpo che – solo all’apparenza – sembra esattamente la tecnica utilizzata al turno prima (Ragnarok di Asgard). In realtà è solo scena [Diversivo], perché le meteore scoppieranno al minimo contatto esterno creando pulviscolo di minerale viola per insinuarsi – grazie anche al supporto degli Spirit della Natura – in ogni fessura meccanica del mostro e cristallizzarsi sugli ingranaggi [AF]. L’obiettivo principale è limitare o bloccare definitivamente i movimenti del serpentone, sfruttando a suo sfavore la sua natura meccanica. Oltre all’effetto diretto, staremo a vedere se a questo giro anche l’effetto debilitante sarà in qualche modo efficace :mke:
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    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l'Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Nebbie Viola di Asgard ♦
    Si dice che nella Foresta di Ametista gli intrusi non morissero solamente dopo essere stati intrappolati dall’Ametista. Alcuni indesiderati visitatori venivano ritrovati semplicemente privi di vita al suolo, senza segni visibili di violenza. Solo in pochi conoscevano il vero motivo, così semplice da comprendere una volta scoperto il segreto. La Foresta accoglieva gli ignari malintenzionati con una nebbia composta di finissimi granelli di Ametista che venivano inalati al primo necessario respiro. Il minerale raggiungeva l’interno del loro corpo, debilitandolo in modo inesorabile fino alla morte.
    Questa tecnica replica questo macabro principio, creando un sottilissimo e difficilmente percepibile pulviscolo di Ametista che cercherà di avvolgere l’avversario avendo un unico scopo: cercare di farsi inalare. Se l’avversario respirerà questi granelli, essi agiranno dall’interno del suo corpo (quasi certamente più indifeso rispetto all’esterno) per cercare di debilitarlo e – se inalati in grande quantità – di soffocarlo. La tecnica, già così insidiosa, potrebbe anche essere supportata dagli Spiriti della Natura, creando, per esempio, una nebbia naturale di goccioline d’acqua per nascondere i granelli di Ametista o una folata di vento per spingerli direttamente verso le vie respiratorie del nemico.

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    ♦♦♦♦♦♦♦



    "Il pesce ha abboccato all'amo", avrebbero detto i pescatori. La macchina aveva agito esattamente come Astra aveva previsto, tornando a far roteare le teste per distruggere le nuove meteore che però si rivelarono essere inconsistenti. La nebbia viola avvolse il mostro meccanico, penetrando negli ingranaggi e stavolta i rumori simili a roccia che si sbriciola sotto una macina fecero capire alla ragazza che la sua idea aveva portato frutto.

    Certo non aveva causato danni strutturali, ma i movimenti del costrutto erano diventati di colpo più lenti e macchinosi, anche se alcuni lo erano meno di altri. Una delle teste sovrastò le altre, e fece partire un raggio che investì il corpo dell'idra. Poi le altre teste si sollevarono, sparando dalle bocche una nuova ragnatela di raggi multicolori, che in qualche modo doveva essere diversa dalla precedente.

    Una scossa di terremoto, ed iniziarono a piovere macigni sulla testa del Cavaliere del Nord.

    zBXLsaR


    Eccomi qui, dai che ce la facciamo. Per fartela breve, la debilitazione ha funzionato. La prima testa irraggia il corpo per liberarlo almeno parzialmente dall'impaccio, le altre sparano di nuovo ma verso l'alto anche se molti raggi arrivano lo stesso nella tua direzione (attacco debole). L'obiettivo reale è il soffitto, dal quale cominciano a cadere i macigni, che sono tanti, belli grandi e impregnati di energia della machina. Probabilmente a causa della tua precedente azione, l'attacco stavolta è a Viola piena ma regolare, non Viola+. A lei.
     
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    Come previsto...

    I pensieri avevano già iniziato a vorticare nella sua testa, mentre era testimone della buona riuscita della sua strategia. L’ego e l’orgoglio già molto spiccati in Astra, in quel momento raggiunsero livelli quasi incontrollabili. Il mostro aveva affrontato le finte meteore con la stessa foga mostrata poco prima, senza accorgersi dell’enorme differenza che caratterizzava quell’ultimo attacco. La giovane Megrez aveva tentato il tutto per tutto, puntando sulla strategia più che sulla forza bruta. Non avrebbe mai sconfitto quel mastodontico avversario solo grazie a un approccio diretto, ma avrebbe dovuto sfruttare l’astuzia necessaria in uno scontro all’apparenza così impari. Le sue Nebbie si erano così camuffate da pericolosi massi in caduta libera, ingannando la bestia e facendole probabilmente scattare il riflesso incondizionato di difendersi come aveva già fatto con successo. Al primo contatto con l’automa, però, quell’insidioso attacco si era trasformato in qualcosa di totalmente diverso, investendo il nemico con un sottilissimo pulviscolo di Ametista. Tale polvere era riuscita a insinuarsi negli ingranaggi di quel costrutto artificiale, e la ragazza poteva percepire con estrema soddisfazione gli effetti che il suo minerale viola stava avendo sulla malcapitata vittima.

    ...ti ho preso. Adesso sei mio.

    Sentiva ogni granello cristallizzarsi negli anfratti del mostro, andando inesorabilmente a intaccare la sua mobilità, nonché il disperdersi di un’energia che non capiva da chi o cosa potesse essere generata. In ogni caso, quell’assalto si era rivelato un successo e al Cavaliere di Delta Uma non restava che assestare il colpo di grazia, che avrebbe finalmente posto fine allo scontro. Astra alzò il mento, fiera come non mai, ignorando il dolore che la attanagliava, iniziando a muovere qualche passo verso l’automa.

    È giunta la tua ora, dannata macchina infern-...

    Perché le scene epiche o quantomeno egocentriche non le riuscivano mai come voleva? Era già pronta a terminare la sua frase a effetto, sul suo bel piedistallo immaginario, per poi decretare la condanna definitiva dell’avversario. E invece no, al posto della gloria faticosamente guadagnata, altro dolore la stava per investire senza alcun diritto di replica. Il mostro, infatti, sembrò sopraffatto dalle Nebbie Viola di Asgard solo per qualche lungo e indimenticabile istante, ma decise improvvisamente di sfoderare una ritrovata vitalità che pareva ormai perduta. Una delle sue numerose teste, infatti, sovrastò le altre come a ergersi a salvatore delle gemelle. Le fauci si spalancarono ancora una volta, per poi generare un fascio di energia che...investì il corpo stesso dell’automa?!

    Questa è follia, si è colpito da solo. Però, a pensarci bene, è una scelta azzardata ma possibile: il solo fatto di avere un corpo che si può rigenerare grazie a quella fucina, può permette un azzardo simile.

    L’iniziale sorpresa, quindi, lasciò lo spazio alla razionale analisi dei fatti. Astra era già stata testimone della completa rigenerazione e trasformazione dell’avversario, e poteva comprendere la scelta fatta. Tutto ciò, in ogni caso, non toglieva il pericolo cui la ragazza stava nuovamente andando incontro. La giovane Megrez, infatti, arrestò immediatamente la sua avanzata ed espanse il cosmo, pronta a ogni evenienza. Sentiva gli arti pesanti e la fatica accumularsi, ma non ci sarebbe stata scusa al mondo che l’avrebbe potuta sottrarre dal compito che si era prefissata. Avrebbe distrutto quel mastodontico nemico a costo di dar fondo a tutto il suo potere, sia per pura vendetta personale ma anche per evitare che potesse rivolgere la sua ira in superficie contro il popolo innocente di Asgard.
    E la reazione del mostro non si fece attendere.
    Una volta liberatosi quanto bastava dal giogo dell’Ametista, le altre teste meccaniche s’infuriarono e generarono, ancora una volta, un’intricata rete di raggi di energia. Spettacolo già visto, ma che sembrava portare con sé un tipo di violenza del tutto diversa. La parte di quel colpo rivolto alla ragazza appariva più blando e meno concentrato, ma la giovane Megrez non si concesse il lusso di sottovalutare la situazione. Richiamando il suo adorato minerale viola, si avvolse in una cupola protettiva, che non ebbe alcun problema a contrastare i raggi direttamente rivolti a lei. Ovviamente, però, il pericolo non era finito e, anzi, era solamente iniziato.

    Sembrava tutto così strano e, infatti, il mio sospetto era fondato. Questo significa che anche l’automa può fare ragionamenti complessi. Beh, poco male, perché non ha ancora capito con chi ha a che fare.

    La spavalderia era tornata, ma più per auto-convincimento che altro. Non poteva permettersi di perdere lo slancio motivazionale garantito da quell’improvviso aumento di potere dopo le cure da parte del nano. E non poteva certo gettare la spugna a un passo dalla vittoria. Grazie a quello scossone emotivo, tutta la sua attenzione si concentrò nello scontro, e i suoi sensi percepirono quale fosse il vero pericolo. I raggi di energia avversari, infatti, non avevano il principale scopo di travolgerla, bensì di colpire il soffitto della grotta per creare una pioggia di macigni impregnati del potere della bestia.

    Forse è solamente in grado di copiare il comportamento altrui, senza avere una coscienza propria.

    Pensiero lecito, in quanto l’attacco nemico sembrava un’esatta replica del Ragnarok di Asgard utilizzato da Astra, che aveva colpito l’automa per ben due volte – una per davvero e l’altra come ingegnoso diversivo. Alla giovane Megrez non rimase che un’opzione: modellare la difesa già creata per renderla una vera e propria palla chiodata. Era uno stratagemma utilizzato anche a Muspelheim, quando aveva dovuto contrastare un altro mostro – in quel caso alato e in carne e ossa. Spuntoni alti e solidi si frapposero tra la nostra rampolla e le rocce in caduta libera, creando impatti ed esplosioni che fecero tremare l’intera caverna. La strategia di difesa risultò alquanto efficace, tanto che quasi tutti i massi vennero annientati allo stesso ritmo con cui le protuberanze difensive venivano fatte a pezzi. Le ultime rocce rimaste si abbatterono sulla parte lisca della cupola, riducendo in polvere tutta la struttura.

    Dannazione!

    Alla soddisfazione per quella reazione repentina ed efficace, si aggiunse la frustrazione nel dover contrastare il contraccolpo dovuto alle esplosioni che accompagnavano quell’attacco. Astra si chiuse a riccio, proteggendo le parti vitali con arti e Armatura, venendo sbalzata di qualche metro ma mantenendo la posizione eretta senza cadere. Quella volta, con enorme sorpresa, la Robe attutì decisamente meglio il colpo e fu la testimone chiave per capire l’effetto che l’Ametista aveva avuto sul mostro.

    Allora ha funzionato. L’Ametista lo ha realmente indebolito.

    Non c’era più alcun dubbio: quello era il momento di agire con forza e decisione, e non avrebbe dovuto perdere nemmeno un istante. Ansimando per lo sforzo dovuto allo scontro, Astra allargò le braccia richiamando il potere dell’Ametista, per poi generare una vera e propria tempesta di schegge e cristalli di minerale che avrebbero cercato di travolgere il nemico. Quel turbinio in apparenza solamente fastidioso era la Teca Viola di Ametista, la tecnica principe del Cavaliere di Delta Uma. L’obiettivo era inondare l’avversario con qualcosa che non provocava alcun dolore, ma che avrebbe inesorabilmente – centimetro dopo centimetro – imprigionato il malcapitato in una tomba dalla mortale bellezza. Il tutto sarebbe stato coadiuvato dagli Spiriti della Natura, che avrebbero agito sulle rocce della caverna creando una cupola ulteriormente contenitiva che, generandosi alle spalle del mostro, avrebbe cercato di rinchiuderlo in uno spazio obbligato e angusto. Quel costrutto di terra aveva come obiettivo di massimizzare gli effetti della Teca, permettendo alle schegge di Ametista un’azione ancora più concentrata e aggressiva. Se tutto si fosse svolto come previsto, il serpente gigante si sarebbe trovato imprigionato in una tomba a doppio strato: il primo, quello più interno, di impenetrabile e debilitante minerale viola e il secondo, quello più esterno, di dura roccia sotterranea.

    Adesso sei mio. Per davvero.

    Più che una convinzione era una speranza, ma in quel momento la determinazione della nostra cara Astra Megrez non sembrava avere limiti.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Temporaneamente a Energia Viola. Ferite ed ematomi di media intensità sparsi sulla parte frontale del corpo. Tagli superficiali e abrasioni sulle parti scoperte della Robe. La fatica dello scontro si sta accumulando.
    STATUS MENTALE♦ Guarda che bella la tua tomba su misura :kuku:
    STATUS CLOTH♦ Indossata. Leggermente incrinata in più punti. Protezione degli avambracci danneggiata e quasi del tutto compromessa.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Pensando di avercela fatta, faccio un po’ la spavalda, ma poi mi accorgo di quello che sta accadendo e – oh shit! – torno immediatamente sulla difensiva. Creo, quindi, una difesa a forma di palla chiodata (come fatto contro il mostro a Muspelheim) irregolare e piena di spuntoni, con lo scopo di contrastare con decisione i massi [Difesa]. Mi becco qualche esplosione, ma noto che a questo giro la Robe regge meglio di prima. Intuendo, quindi, la probabile debilitazione del serpente e fiutando il sangue come un predatore a caccia della sua preda preferita, decido di calare il carico da novanta. Sparo una Teca Viola di Ametista in faccia al mostro [AF] e, non contenta, cerco di avvolgerlo in una cupola di roccia [AD] per massimizzare gli effetti della beneamata Teca. Se tutto andrà a buon fine, gli effetti dell’attacco forte saranno estremamente concentrati grazie al successivo attacco debole, andando a creare una tomba vera e propria a doppio strato: Ametista + Roccia :mke:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l'Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Teca Viola di Ametista ♦
    La tecnica principe dei Cavalieri di Delta UMA, che rappresenta la mortale bellezza di questa particolare Ametista di Asgard. Espandendo il cosmo fino ai limiti estremi, Astra è in grado di generare una vera e propria tempesta di schegge e cristalli di Ametista, che tenterà di travolgere il nemico cercando di imprigionarlo per sempre all’interno di una mortale teca viola d’incredibile perfezione e bellezza. L’efficacia del colpo dipende dal divario energetico con l’avversario e dall’esposizione temporale alla tecnica. Gli effetti, secondo questi parametri, potrebbero variare da una forte debilitazione di una parte del corpo (che potrebbe diventare inutilizzabile per tutto il resto dello scontro) alla completa prigionia nella teca di Ametista (che potrebbe sancire la fine dello scontro per impossibilità di movimento, svenimento o morte).
    L’Ametista di Megrez, infatti, non è come il ghiaccio eterno di Asgard che imprigiona il corpo mantenendolo intatto, come se fosse sospeso nel tempo e nello spazio. Il mistico minerale viola, una volta intrappolata la vittima, ne risucchia l’energia vitale finché di esso non rimane solo uno spoglio scheletro.
    La peculiarità che rende questa tecnica estremamente insidiosa è che la tempesta di schegge e cristalli non provoca particolare dolore. È come essere travolti da un’improvvisa pioggia estiva. Questo potrebbe portare l’avversario a sottovalutarne gli effetti, non avendo una reazione immediata al dolore causato da una normale tecnica, lasciandolo esposto più a lungo ai suoi effetti debilitanti.
    L’ovvia e possibile variante è rendere questa travolgente tormenta di Ametista estremamente devastante e dolorosa, lasciando che schegge e cristalli cerchino di dilaniare il corpo nemico, come una raffica di proiettili, mentre tentano di debilitarlo e, infine, imprigionarlo.

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