Il ritorno del mago

IL RITORNO DEL MAGO
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Riaprì gli occhi.

Lo fece lentamente, prendendo un ampio respiro mentre le sue iridi catturavano la realtà che si spianava di fronte a sé: pareva essere tornato con successo dai meandri della sua stessa mente, avendo quantomeno domato le sue vite passate e le memorie ad esse associate.

Miriadi e miriadi di voci e visi che aveva indossato nei millenni al servizio di Ade, il Re dei Demoni come era solito riferirsi a lui nei propri pensieri - era di nuovo in perfetta armonia con il suo essere, a divenire un tutt'uno con l'esistenza che era "Papillon".

Notò, con lieve curiosità, che i suoi sensi non erano ancora del tutto completi - o forse, in virtù del suo stato d'incompletezza attuale, era incapace di completamente percepire dove fosse effettivamente.

Non dovette in ogni caso attendere molto, poiché sentì ben presto una ben famigliare voce echeggiare - che fosse nella sua mente o nella realtà stessa, poco importava, poiché il messaggio gli arrivò ben chiaro, nitido e completo.

Nuovamente, sentì il suo corpo muoversi al di fuori dei propri comandi, un qualcosa che infiammò per un breve istante una fiaccola d'irritazione che spense un istante dopo, conscio della futilità di tale emozione.

Era orgoglioso, ma non stupido - e Thanatos, ma ancora di più Ade, avevano ben poco bisogno che uno degli Spectres Maggiori si lasciasse andare ad un fugace capriccio.

Invece, era più palese che vi fosse ben altro di cui discutere, in quel momento.

Myu, nato come umano, asceso a tiranno e stregone durante la sua vita, e sconfitto divenendo insetto, per poi divenire demone in morte, aveva passato e assaggiato numerose esperienze, e alle parole del Dio della Morte non si sentì offeso, né particolarmente preoccupato, pur essendo evidente che le sue capacità fossero venendo messe in dubbio.

O, forse, Thanatos semplicemente desiderava capire quanto del stregone fosse effettivamente tornato.

"Per gli stessi motivi per cui Ade mi ha invitato a divenire uno dei suoi fedeli guerrieri, e che mi hanno permesso di ascendere alla mia posizione di Spectre Maggiore nonostante le mie meno distintive origini, Thanatos."

Sorrise, quasi divertito, le sue labbra in una smorfia sottile, lunga e affilata, quasi parallele ai suoi occhi a mandorla.

"E' vero che comparato a certi miei fratelli e colleghi, specialmente tra i Maggiori, possiedo un potere di natura meno direttamente distruttiva - ma in compenso a ciò, come ben sai, la mia mente ha pochi pari non solo tra le nostre file ma in generale."

Si soffermò un attimo, soppesando per un breve istante come porsi prima di continuare, la sua espressione immutata, a riflettere sul pallore della pelle e i capelli scuri come la notte.

"Attraverso le mie stregonerie cosmiche, posso accelerare rapidamente la quantità di anime che andrò a raccogliere, e ciò ovviamente implica che avremo più risorse a nostra disposizione - risorse che potrebbero risultare fondamentali agli scopi del nostro signore."

Dopotutto, se vi era un qualcosa che distingueva Papillon tra tutti, era la sua capacità di plagiare la mente umana - non solo in maniera virulenta e crudele, ma anche subdolamente e seguendo le regole tanto amate dagli umani: attraverso la sua magnificente seta dorata, dopotutto, molti erano gli umani che avevano volontariamente ceduto la loro anima - bellezza, salute e forza erano alcuni dei tanti doni che poteva portare ad un individuo con cui stipulava un patto demoniaco, dopotutto.

Non vi era bisogno di ripetere ciò verbalmente, poiché Thanatos ben sapeva delle sue capacità.

E più anime avevano, più il Lost Canvas e le loro file ne avrebbero giovato.

"E, inoltre, non penso tu abbia dimenticato il mio contributo nelle Guerre precedenti - quante volte ho adempito ai miei doveri, supplementando te e Hypnos nei vostri piani? Il nostro signore mi ha donato la capacità di trasformare i miei spettri nelle splendide Farfalle Infernali, ma le mie capacità di soggiogare la mente altrui hanno danneggiato ampiamente i nostri nemici nel corso dei millenni."

Inspirò, e la sua voce si fece placida, pacata, come se non avesse un briciolo di dubbio o incertezza nel suo essere - che fosse fierezza o pazzia, forse era solo una questione di prospettiva. Quello che era evidente, invece, era il senso di certezza palpabile nelle sue iridi rosse.

"Completa la mia rinascita, Thanatos, poiché tra le nostre file sono il più stabile, il più certo - sono ben meno egoista di Atavaka e Mephistopheles, dopotutto. Con me, sai già che adempirò ai miei compiti in maniera sempre adeguata e più vicina alla perfezione possibile, senza intoppi o senza indugiare. Con me, sai che i nostri nemici non potranno dormire la notte senza paura di svegliarsi privi del controllo dei loro pensieri e delle loro menti. Con me, sai che il Lost Canvas godrà di un rinnovato numero di anime in arrivo. E laddove sotterfugi e piani non bastassero, non sono inferiore ad altri per quanto riguarda le mie capacità combattive - sono nato da veleno e distruzione, dopotutto."

Ciò che vi era da dire era stato detto, e agli occhi di Papillon la realtà dei fatti era chiara: Ade avrebbe solo beneficiato dalla sua rinascita, e di ciò era sicuro - ogni risorsa spesa nella sua rinascita sarebbe stata ripagata con ampi ritorni, come sempre aveva fatto in ogni suo risveglio.

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IL RITORNO DEL MAGO
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Una sensazione di torpore invase il suo corpo.

Rimase immobile, placido, lasciandosi colpire dalle frecce oscure che ne penetrarono le carni come il burro - esse si insidiarono nella sua anima, nel suo essere più profondo, e sentì quella matassa di carne in cui era stato infilato disperdersi, come se stesse venendo macinato e spezzato, dilaniato da lamine affilate.

Tutto ciò, invero, accadde in pochissimi istanti, privo di quello che Myu oserebbe definirebbe dolore vero e proprio, nonostante il violento processo: sentì dunque le sue ossa spezzarsi e ricomporsi in una nuova struttura, le sue carni a diramarsi in una forma diversa da quella assunta finora, con il suo campo visivo a lievemente abbassarsi e il suo corpo a farsi più curvo, femminile.

E la sua anima, che per quell'attimo era tornata a quel sentore di piacevole pace donata dal Nulla Assoluto, tornò alla gelida realtà, e i suoi occhi gialli ed alieni si riaprirono, lasciandoli... no, lasciandole il tempo di prendere un profondo respiro, a leccarsi le labbra.

Sentì la sua pallida nuova pelle bruciare di un calore intenso, potente, e sentì il marchio della sua Stella Maligna manifestarsi sulla sua persona, nei recessi del suo spirito - la surplice la avvolse come una lenzuola gelida, temprando la sua carne con il contatto con il metallo demoniaco e bardando la Spectre di nuovo del suo immenso potere.

Flebile, e più debole di quanto era al suo apice, ma per il momento accettabile.



Sorrise delicatamente, la donna dai capelli rossi, compiaciuta e soddisfatta: per essere la sua prima reincarnazione in un corpo fatto apposta, doveva dire, trovava la situazione piuttosto confortevole.

Il fatto che Thanatos l'avesse infilata in un vessillo femminile non la tangeva particolarmente: per eoni la stregona aveva vissuto innumerevoli vite ed esistenze, e la sottile linea del suo essere uomo o donna si era fatta labile - indipendentemente da ciò, dopotutto, la stregona aveva sempre usato le sue maligne arti per mutare a dovere la sua esistenza, in base alle necessità.

Doveva ammettere, però, che trovava questa matassa di carne apprezzabile, esteticamente parlando. Avrebbe avuto il piacere di usarla ampiamente.

Non ebbe molto tempo per soffermarsi ad ammirarsi, purtroppo, poiché immediatamente sentì di nuovo la voce di Thanatos riecheggiare in quelle fredde sale della morte, e di fronte a lei, a poca distanza, apparve una nuova figura.

Un automa, più che un cadavere, un demoniaco essere di carne putrefacente bardato di metalli e simboli magici - un'essere a lei vagamente famigliare, se non per le sue capacità quanto più per la sua forma, quella tipica delle creature controllate dal Dio Gemello della Morte.

Myu estense rapidamente i propri sensi cosmici, e una smorfia indecifrabile ne graziò il viso pallido - non riusciva bene a percepire quanto potente fosse quell'essere, ma, quantomeno, seppe comprendere che quel scettro magico da lui impugnato gli dava certo abbastanza potere da contrastarlo direttamente.

Ciò, da un canto, poteva forse dire che quell'essere dipendeva pienamente da quell'arma per combattere... o forse, tale dettaglio non era che un apparente inganno tessuto di fronte a lei.

Non che potesse immediatamente constatarlo, ovviamente... e perciò decise di giocarsela più metodicamente, per così dire. Doveva prima testare le acque, capire le capacità di quell'essere e controbattere in maniera veloce e letale.

"Nulla è semplice con te, Thanatos..."

Non che non se lo aspettasse, a dirla tutta - gli Dei Gemelli erano inscrutabili e alieni a momenti anche per loro, le 108 Stelle del Destino, e ciò nonostante millenni passati sotto la stessa egida infernale.

Ci aveva fatto il callo, però.

Silenziosamente, ma in maniera praticamente istantanea, le sue carni e la sua surplice assunsero una tintura scura, verde e violacea nelle tonalità, e si disciolse in un battito di ciglia in una pozzanghera simile ad un esistenza ameboide, venefica, pulsante e viva ma certo grottesca.

Poi, altrettanto rapidamente, espanse la sua mente verso l'esterno, il suo cosmo maligno divampando con incredibile forza, e rilasciando il suo potere psionico avrebbe tentato a quel punto di stringere in una forte morsa telecinetica l'automa - la presa, seppur opprimente e dolorosa, aveva come funzione principale ingabbiare la creatura, concentrandosi sulla componente restrittiva, limitando dunque la quantità di danni funzionali che tale pressione poteva generare.

Ciò lo avrebbe in teoria tenuto come se fosse incatenato, bloccandolo dal muoversi e permettendo, indipendentemente o meno dal successo di essa, a Myu di passare alla vera e propria offensiva che aveva in mente, una semplice e senza fronzoli di sorta.

Diretta e brutale violenza senza remore, per essere meglio specifici.

Il suo corpo tanto simile a quello di uno slime si contrasse in sé per un brevissimo istante, e l'attimo dopo miriadi e miriadi di estensioni simili a lunghi e spessi arti-tentacoli si diramarono dal suo corpo, giungendo verso la direzione dell'automa come una pioggia divina atta a punire: la offensiva si sarebbe basata su una devastante scarica di "pugni", che però, data la natura del suo corpo, sarebbero impattate verso la forma metallica dell'essere con una punta spessa e piatta, simile a quella di un martello.

In teoria, nel caso avesse fatto centro, avrebbe colpito la creatura di Thanatos come se la stesse martellando con incredibile potenza e velocità, in un tentativo di spaccarne il corpo materiale - e, oltre ciò, il suo cosmo avrebbe generato dal suo stesso corpo una venefica essenza che avrebbe avvolto ogni suo attacco.

Tale essenza, simile ad acido, avrebbe al contatto con il nemico disciolto le sue carni e i suoi metalli come burro, se i suoi piani fossero andati correttamente, coniugando dunque l'arte della distruzione totale con quella del discioglimento dell'essere tramite veleno.

In particolare, avrebbe dedicato una maggior fetta dei suoi colpi a centrare la zona del petto e delle spalle, come a cercare di danneggiare le giunture delle braccia per separarle dal corpo, in maniera tale da separare automa e scettro il prima possibile, conscio che qualunque fosse la teoria giusta, quella staffa donava alla creatura grande potere.

E, per infierire ulteriormente e completare il tutto, a coniugare la componente corrosiva dell’impatto dei suoi colpi, ogni tentacolo sarebbe stato avvolto da uno strato di energia telecinetica che al momento dell’impatto sarebbe esploso verso l’esterno, accrescendo la potenza d’impatto di ogni singolo colpo.

Non poteva lasciare nulla al caso, dopotutto.

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La sua fronte - se ne avesse avuta una in quel momento - si aggrottò.

Sentì una sensazione gelida penetrare attraverso i suoi lembi acidi ai primi tocchi con quell'essere, che parve non smuoversi minimamente al fronte del suo assalto brutale - fu in quel momento che comprese di aver errato nel suo muoversi.

Aveva, di fatto, agito in maniera favorevole a quella creatura - lo poteva percepire da come il suo attacco non pareva aver fatto morsa nel metallo vivente di quell'automa evocato dal Dio della Morte, e alla seconda serie di pugni deflagranti si ritrovò di fronte a sé la famigliare presenza di pannelli telecinetici, una difesa che smorzò totalmente la sua offensiva e lo costrinse a ritrarsi.

L'acido che andò a colpire le superfici invisibili schizzò ovunque nell'area circostante, nella gelida sala di Thanatos, e fumi oscuri generati dalla sua stessa offensiva oscurarono per un attimo la sua visione, nuvole di detriti e polvere a coprire per un attimo la sua visione, e Myu, dal canto suo, si ritrasse nuovamente in sé, in una pozzanghera di acido scuro.

Si limitò a guardare, non incerto ma mosso da desiderio pieno di calcolo, così ad attendere ora la mossa dell'essere - in assenza di capacità di comprendere quali fossero le capacità di esso, non poteva agire in maniera frettolosa come prima.

Sentì una sensazione di vaga impazienza e fastidio invaderli l'animo, ma la soppresse, conscio che farsi influenzare dai suoi basilari istinti fosse sciocco, dannoso. Doveva calcolare ed agire in maniera deliberata, se voleva davvero uscire intero da quella sala - sapeva che Thanatos non scherzava.

Se fosse caduto lì dentro, non era degno di rinascere o di servire Ade nuovamente in primo luogo - ma Myu non aveva dubbi: non era questione di sé o ma, ma di quando e come.

Doveva semplicemente rendere la cosa il meno dolorosa possibile per sé, in poche parole.

E da lì, negli attimi successivi, vide quell'automa smuoversi, sciogliersi e assorbire tutto quello che lo stregone stesso aveva causato, divenendo una sfera composta dalla sostanza di cui il demone delle montagne aveva fatto uso per tutta la sua esistenza ultramillenaria.

"Tsk... Ha assorbito forse i miei poteri?"

Era forse un essere capace di replicare le capacità altrui? In tal caso, Myu aveva sia un gran svantaggio che un altresi grande vantaggio: conosceva sé stesso come le sue tasche, o per meglio dire le sue capacità stesse, ma era ben lunghi dall'apice del suo potere, e di conseguenza non aveva modo di reagire o rispondere adeguatamente come avrebbe voluto a possibili attacchi.

Rapidamente, da attorno a sé miriadi di Farfalle Infernali si manifestarono dal suo cosmo oscuro per poi iniziare a muoversi, spostandosi nell'area circostante e sparendo nell'aria come se non fossero mai esistite: in verità, le aveva celate totalmente alla visione e percezione altrui, espandendo tramite di esse le sue percezioni mentali ben oltre i normali limiti che la sua forma magica li concedeva attualmente.

Attraverso di esse, avrebbe visto e reagito a dovere, nel caso i suoi sospetti fossero stati fondati.

Non ebbe modo di rimuginarci troppo, ovviamente, perché ebbe giusto modo di vedere l'essere completamente espandersi e divenire gigantesco prima che esso sparisse nell'assoluto nulla - in quell'istante, Myu bruciò il proprio maligno cosmo demoniaco vicino al suo apice, e grazie al muoversi delle sue invisibili Farfalle riuscì a comprendere che il tessuto spazio-temporale per un brevissimo istante si era dilaniato.

Una movenza che lo portò a reagire all'istante quando il mostro acido si manifestò dietro di lui, portandolo ad erigere una moltitudine di spessi e larghi pannelli di energia psionica generata dalla sua capacità psicocinetica: li antepose tra sé e l'enorme mazza acida, come una serie di scudi difensivi.

Essi, in virtù dell'indebolito potere dello stregone, si spezzarono come niente, ma rallentarono quanto bastava la potenza e la velocità di tale colpo che Myu riuscì a rilasciare una quantità copiosa di acido ovunque sul terreno circostante - attraverso di esso, riempì per decine di metri il pavimento di uno strato di tale sostanza in maniera superficiale.

Non abbastanza da far crollare il terreno, ma abbastanza da permettere allo stregone di usarlo come estensione di sé, scivolando via estremamente veloce dalla zona d'impatto, lasciando dietro di sé solo i rimasugli acidi della sua movenza.

O tale era il piano - ma non era purtroppo abbastanza veloce da fare ciò, e la mazza cadde violentemente su una parte di sé che non era riuscita a fuggire dall'area d'estensione di esso, colpendo la superficie della sua massa acida con violenza tale da creare uno scossone metaforico nelle carni sciolte del demone della magia.

Sentì un dolore terrificante dilaniare la sua massa informe, e una sensazione di bruciore persino giunse a quello che poteva essere definito il suo centro nervoso, facendoli digrignare non esistenti denti.

Ma aveva sentito e provato dolori ben peggiori nella sua esistenza incalcolabile, e sopprimendo il dolore del colpo, Myu si mosse all'apice della sua velocità attuale, quasi a giungere alla velocità della luce, riapparendo un attimo dopo subito dietro l'essere enorme a sua volta.

Nel medesimo istante si espanse lui stesso in un enorme essere venefico alto circa 80 metri, dalla forma simile ad un gigante informe con braccia e gambe, seppur con la vivida ed evidente differenza di avere un'infinita di appendici tentacolari a spuntare dal suo corpo, simili a teste di un'idra famelica.

A quel punto senza proferire parola di sorta sospinse a piena velocità tali appendici verso l'essere, e tramite un uso preciso della sua psicocinesi tentò di avvinghiare la creatura nella stretta morsa acida di esse, con l'intento di abbracciare l'ex-automa in una presa immobilizzante.

I tentacoli si sarebbero mossi con movenze irregolari, incomprensibili, sibilando nell'aria rapidamente e casualmente, fino a che non avrebbero schiacciato in una morsa restrittiva - essa non avrebbe invero provocato danni gravi, essendo principalmente mossa a stringere più che a rilasciare potenti acidi.

Essa, invece, era solo un brevissimo preludio a facilitare possibilmente la sua vera offensiva - con un impeto di silenziosa furia, lo stregone avanzò, torcendo in maniera a malapena percettibile il proprio braccio destro gigante e stringendolo in un pugno che sospinse a velocità quasi della luce verso la schiena (o forse torace?) dell'essere.

Il suo intento era ovviamente penetrare attraverso la sostanza acida dell'essere, ma indipendentemente dal successo o meno di tutta la componente antecedente a questo punto, avrebbe tentato al momento dell'impatto di far esplodere il suo stesso braccio di massa acida - preferibilmente all'interno dell'essere, in caso di successo.

Più specificamente, l'esplosione sarebbe stata generata dallo strato psicocinetico che normalmente avvolgeva quasi costantemente le sue offensive, trasformando dunque il suo pugno in un'enorme bomba di acido ed energia cinetica che avrebbe creato un potere deflagrante e distruttivo altamente elevati.

Non sapeva se l'essere possedesse un punto debole effettivo, per così definirlo, ma sospettava che se vi era un qualcosa di simile, esso era all'interno di quella matassa acida - in ogni caso, se fosse anche solo stato semplicemente una copia esatta della sua fisionomia nella forma Chong, sapeva che tale offensiva avrebbe creato non pochi danni in caso di successo.

Poiché, per quanto non umanoide ed informe, era pur sempre materia che poteva essere danneggiata e distrutta.

E, in quel breve frangente, un pensiero fugace gli invase la mente.

Quanto vi era di definibile "anima" in quell'essere? Il dubbio lo aveva frenato ancora dal sprecare energie e tempo nell'usare le sue Farfalle Infernali per scopi più subdoli, invero, ma sospettava che il continuare una battaglia di attrito acido non fosse affatto l'ideale, non debole come si ritrovava in quell'attimo.

Nuovamente, si ritrovò ad odiare la debolezza che gli era stata donata da coloro che l'avevano sconfitto all'apice del suo regno - ad odiare come essa l'avesse frenato dal compiere l'apice dei propri desideri e l'avesse costretto a vivere per secoli in maniera ignobile.

L'odio e la rabbia divennero fredda e silente furia, a bollire gelidamente nella sua mente.

E, nuovamente, Myu si ritrovò a rimuginare.

narrato ··· parlato ··· pensato ··· °telepatia°