Katana vs Zweihänder

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    KATANA VS ZWEIHANDER
    VIII

    G
    li scontri di spada, alla fine, sono sempre uguali. C'è sempre quel momento finale, quell'attimo di tensione in cui entrambi i guerrieri stanchi e disperati lanciano contemporaneamente il loro attacco e questi si incrociano. Si forma quell'attimo di lame incrociate, quel singolo istante che non esiste in verità come fanno vedere nei film. Non è mai esistito l'incrociare le lame tra i due contendenti, spingendosi a vicenda e fissandosi l'un l'altro. Quello è il momento dell'azione. È il momento delle manovre complicate, dei pugni, dei calci, delle testate, degli sgambetti. Il pensare che uno scontro di spada sia limitato ad agitare un pezzo affilato e non sfruttare ogni singola risorsa che si ha per vincere è un grave errore. Però per sfruttare appieno quel momento bisogna abbracciare in pieno la nozione che una volta sferrato il colpo quello ha cessato di esistere, assieme a chi ha sferrato il colpo.

    Il guerriero che ha colpito è diverso dal guerriero che sta per fare altro, è logica di una semplicità disarmante. Eppure, è un concetto difficile da afferrare per molti. Spesso il guerriero è fiero del suo colpo, gli piace, adora ogni aspetto di esso. Il sapere di aver posto correttamente le mani sull'impugnatura. L'avere allineato bene la lama in modo che impattando con la carne e le ossa non rotei fermandosi troppo presto. Eppure per quanto lo si ami, bisogna lasciarlo andare, abbandonarlo per sempre e dimenticare che esista, proiettando ogni fibra del proprio essere verso il futuro colpo, per poi ripetere il processo all'infinito.

    Quel momento era giunto. L'enorme spada di Johanna aveva impattato con Amaterasu, aveva straziato il suo corpo. Ma l'araldo non si era fermato. Non si sarebbe fermato e Johanna lo sapeva. Ma lo stesso valeva per lei, per una semplicissima, primordiale ragione. Odiava perdere. Lo odiava con tutta se stessa. Durante la sua vita aveva perso un sacco di cose, un sacco di scontri. Ma in quel momento Johanna era potente. Era più potente di molti altri, poteva livellare un intero scenario con un singolo attacco. Aveva milioni di uomini e donne che la ammiravano. Era all'apice dell'umanità in quel momento.
    Ci sarebbe voluto ben altro per buttarla giù dal suo trono.

    Il piede si separò dalla impugnatura di quell'oggetto mastodontico e Johanna compì una mezza rotazione su se stessa, voltandosi direttamente verso Amaterasu, scudo in avanti, mentre ancora lui era impegnato a demolire pezzo per pezzo il suo attacco. Avrebbe potuto fare molte cose, avrebbe potuto deviarlo, scivolando sul suo piatto e altro ancora. Ma Johanna capiva che era una questione di principio quella, come lo era per Johanna stessa. Come aveva detto, non si sarebbe spostato.

    Allora ci avrebbe pensato Johanna a farlo. Il mantello sulle sue spalle si spalancò del tutto, strutture simili a piume e penne si formarono ricreando le ali con cui Tiamat veniva rappresentata nelle raffigurazioni. Ognuna di esse si ricoprì di piccoli fori e da essi cosmo e acqua cominciò ad eruttare dando ulteriore spinta a Johanna che scattò in avanti avendo completamente perso l'appoggio del suo attacco, volando incontro a quello di Amaterasu, scudo in avanti. I raggi impattarono contro la massiccia struttura di corallo e acqua. Propaggini di corallo si diramarono dal corpo di Johanna agganciandosi allo scudo, rendendo virtualmente impossibile che il braccio venisse spostato mentre la primarca veniva inondata dagli attacchi luminosi. Svariati raggi vennero deviati dalla struttura dello scudo, curvando e disperdendosi oltre la primarca, mentre altri riuscirono a colpire bene lo scudo, rallentando la sua avanzata e a volte facendola arretrare di qualche metro. I getti alle spalle di Johanna si intensificarono ulteriormente fino a diventare - da una certa distanza - un prolungamento dorato delle scie luminose di Amaterasu. Lo scudo di Johanna si mantenne saldo, pronto per l'impatto con la spada di Amaterasu. La punta dell'arma impattò al centro del grosso scudo con un violento stridere. Johanna sentì il contraccolpo fin dentro la spalla e si sentì mozzare il fiato. Il corallo blu dello scudo mandò scintille dorate mentre la punta di quella lama penetrò di qualche centimetro in esso. Johanna agì in fretta. Il cosmo incendiò la sua intera figura e i lati dello scudo triangolare si illuminarono di luce dorata. La realtà si torse sulla superficie dello scudo mentre le innumerevoli esplosioni generate dalla spada si scatenarono contro lo scudo. Johanna si ritrovò avvolta in un inferno di luce rovente e di energia spirituale. Le esplosioni si scatenarono contro il suo scudo, strabordando oltre di esso e impattando violentemente sul corallo che la ricopriva fin dall'inizio del vero scontro.

    I numerosi impatti riverberarono sulla sua scale ammaccando ulteriormente il suo corpo già ferito mentre la sua anima continuava a venire danneggiata dalle energie spirituali che continuavano a filtrare oltre le sue difese data la natura mista dei suoi attacchi. Al contrario di Amaterasu, la resistenza di tutte le difese di Johanna aveva impedito danni gravi come i suoi. Niente arti perduti, lacerazioni o altro, ma il continuo ricevere impatti stava cominciando a accumularsi sul suo corpo fino al punto in cui la sua rigenerazione non poteva più compensare in tempo reale e quindi i danni si stavano rendendo percepibili anche al fisico. Ematomi sempre più grossi, sanguinamenti sottocutanei, qualche danno ai muscoli e ai legamenti della spalla dato che uno scudo fa comunque passare oltre una discreta parte di impatto. Lo spirito invece era un'altra cosa. Sempre in virtù della natura mista degli attacchi di Amaterasu era riuscita a fermare gran parte dell'offesa spirituale, ma quello era il momento in cui aveva cominciato a soffrire internamente in modo chiaro. Un'angoscia profonda attraversò la sua mente nel momento in cui l'energia famelica di Amaterasu strappò altri lembi alla sua esistenza più intima.

    La torsione di realtà sullo scudo si manifestò appieno, trasformandosi in un triangolo dorato in miniatura che divorò la spada e risucchiò in sé le esplosioni trasformando il tutto in una lunga stringa dorata che si curvò nel momento in cui Johanna spostò lo scudo. Afferrò la sua grande spada con entrambe le mani e andò avanti. Non si era fermata, aveva attraversato la luce di Amaterasu e l'aveva divorata con le tenebre degli abissi profondi tagliando quella massa di luce in due. La lama blu della sua zweihander si colorò d'oro per l'ennesima volta mentre numerose altre sue sorelle comparvero attorno a lei roteando con furia disegnando un anello di luce.

    E dal nulla nasce il tutto! Chi non si sposta sarà falciato! - Gridò Johanna, piombando su Amaterasu seguita dalle folgori dorate che erano le sue spade danzanti. L'anello di lame vorticanti acquistò così tanta velocità da distorcere l'aria soffocando ogni cosa in un frastuono lugubre, un vento fischiante e crepitante. Ognuna di esse stava acquistando velocità per un singolo grande colpo, ognuno dei quali sarebbe avvenuto contemporaneamente in un singolo decisivo istante.

    [ DRAGONSONG: VRITRA ]



    Ognuna delle lame cambiò orbita, disallineandosi dalle altre creando una sfera di lame attorno al corpo di Johanna, compiendo un'ultima isolata rotazione per prendere slancio nell'ultimo colpo. Nella traiettoria di quell'ultimo arco si caricarono di energia cosmica e acqua, disegnando un milione di magnifici archi in picchiata sul corpo martoriato di Amaterasu. Per poi fermarsi a pochi centimetri da Amaterasu e dalla sua difesa. L'acqua schizzò in avanti come una dolce pioggerellina ristoratrice, disegnando arcobaleni tutto attorno ai due. Quello non era uno scontro fino alla morte. Nessuno dei due aveva veramente combattuto per vincere. Avevano solo comunicato le loro intenzioni e la loro anima l'uno all'altro.

    Direi che può bastare così. - Disse poi, avvicinandosi ad Amaterasu in planata mentre il corallo sul suo corpo si sbriciolava rivelando la scale sotto di essa. Le lame si dissolsero così come lo scudo sbeccato, disarmando del tutto Johanna. Almeno nel contesto delle armi, ovviamente. Allungò la mano destra verso l'esterno ed un piccolo gorgo apparve, da cui scivolò fuori l'impugnatura della spada di Amaterasu. La strinse delicatamente e la sfilò, osservandone il filo, le decorazioni. Con un rapido gesto del polso la roteò su se stessa, porgendo l'impugnatura all'araldo.




    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


    TECNICHE

     
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    招待 MATSU
    期待 Kitai - 招待 Shotai




    Il verbo dell'attesa, dell'aspettare. Insieme all'aspettativa - kitai- o all'invito - shotai -implica il tempo. L'origine di questo kanji nasce nel posare cose, offerte al tempio e pare che quel gesto, di cura verso gli dèi, nell'antichità fosse la scintilla dell'attesa.
    Matsu è un carattere destinato ad inseguire a fasi alterne la vita di ciascuno. Per certi versi la vita stessa si riduce a un'attesa, a spazi immensi tra pochi eventi di rilievo e la qualità della nostra esistenza dipende proprio dal modo in cui abitiamo quei tempi intermedi.
    Cosa significava questo?
    In questa battaglia tra l'altro, di spade e fendenti, di tecniche e di distruzione, in una danza orgiastica di primordiale supremazia dove solo il taglio e la ferocia del filo d'acciaio erano i significanti su cui poggiare il significato del proprio esistere.
    Ma matsu perdurava nell'Inizio. Per ogni nuovo evento vi era l'attesa del vedere dove potesse andare. Aspettativa e l'invito a usare il proprio tempo nel modo migliore.
    Come una goccia che increspava la superficie perfetta disegnando cerchi che si sarebbero espansi in chissà quali direzione e fino a dove soprattutto.
    Per ogni Inizio in Amaterasu compariva Matsu 待つ.
    L'attesa, l'invito e l'aspettativa che le vite creassero quell'impossibile che desiderava e per cui si batteva l'Araldo più imprevedibile tra i Cinque.
    Amaterasu attendeva.
    Da tempo immemore.
    Osservò ogni cerchio, ogni vita che increspava la Realtà, ogni cerchio delle scelte da cui nasceva quel quid per creare qualcos'altro.
    E nel mentre combattere affinché fosse possibile. Con questa speranza nel cuore, perché non era certo che vi potesse essere; non era certo che sarebbe arrivato.

    MA INVECE QUESTO GIORNO ERA ARRIVATO




    Rise di gusto. La sua risata riecheggiò sull'oceano, sulle sue onde, sui domini di Johanna, accarezzò Atlantide perdendosi tra le sue vie, le sue armi, le sue scale, i suoi eserciti e il suo orgoglio.
    Riecheggiò cavalcando il vento, espandendosi senza freno come onda improvvisa e impetuosa.
    Perché aspettava da tempo. E ad ogni vita, ad ogni suo rintocco consegnava ad essa un pezzo del suo cuore e della sua speranza.
    Lei era imprevedibile. Orgogliosa. Lontana da tutti e da tutto. E gli andava bene così. Lo aveva scelto quel giorno. Lo aveva scelto perché sapeva che il dolore che gli trafisse il cuore fu troppo da sopportare, perché il tradimento fu orrendo, perché la perdita fu come se qualcosa della sua anima si fosse spezzata e da quel momento salì al cielo e fu il Sole.
    Per tutti.
    E sempre attese. Sempre osservò. Mentre i suoi fratelli continuavano a mischiarsi con gli uomini, mentre leggende continuavano ad essere alimentate intorno ai fuochi, e mille nomi ebbero, Amaterasu o mi kami restò ferma e stoica nel cielo.
    Sperando, attendendo e continuando a versare sangue con i ricordi stretti insieme alla sua Kusanagi.


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    Namida no Hoshi



    Il braccio all'indietro, la luce che pulsava su di esso per poi esplodere in decine e decine di piccoli gorghi.
    Aprirsi sopra di lui come se fossero piccoli soli di purissima luce, dove pulsava una potenza che avrebbe potuto annichilire quella porzione di terra. Il braccio si spostò in avanti.
    Glifi di luce, sigilli disegnati di luce spirito e cosmo di un linguaggio antico si aprivano e si intersecavano tra di loro come per raccogliere tutta quella potenza distruttiva e convogliarla in un unico e preciso punto.
    L'intento non era un bombardamento senza senso ma, come nella tecnica battou, convogliare e mirare per annientare più nemici contemporaneamente. Continuando a mantenere tutta la propria potenza e concentrazione.

    Amakuni - Kogarasu Maru



    Il nome di questa tecnica. Da chi aveva creato la prima Katana.
    Le due tecniche finali. Amaterasu come filo e taglio, Johanna come spada e distruzione. Due concetti non agli opposti ma intercambiabili. Sovrapposti a secondo delle circostanze, della volontà e degli ideali che guidavano o animavano le mani che stringevano queste armi leggendarie.
    La spada.


    Tutte le volte che il guerriero sguaina la spada, la usa. Può servirsene per aprire un cammino, per aiutare qualcuno, o per allontanare il pericolo. Ma una spada è capricciosa, e non ama vedere la propria lama esposta senza motivo.



    E non si sarebbe allontanato. Non era nel suo carattere indomito quello di schivare. Lui falciava ancora prima che la Vita di Johanna sgorgasse.
    E chiuse gli occhi. Tutto si sarebbe concluso.
    Era il momento che attendeva da Ere.
    Riaprì i suoi occhi cercando e trovando quelli di Johanna. Un respiro mentre il colpo cadeva come falco sulla preda.
    Ma tutto fu stasi. Fu silenzio.
    Fu il lento scrosciare delle onde, leggera brezza salina ad accarezzare i volti sudati e stanchi. Mentre le ferite buttavano sangue e il dolore serpeggiava a stringere membra ed ossa.

    «Mi piace combattere così...mi sento sempre più vivo quando sono al limite e lo supero. Quando la mia vita sta sul filo della lama che quando ci scontriamo le scintille che si formano sono i nostri desideri, speranze, idee e la voglia di un futuro.»

    Avevano solo comunicato le loro intenzioni e la loro anima l'uno all'altro. Questo era l'intento fin dall'inizio.
    Vide Kusanagi sorgere da un portale di corallo ed acqua primordiale.
    Il respiro affannato. Era stanco davvero. Non aveva combattuto per vincere ed uccidere ma aveva combattuto onorando la tecnica e la forza di Johanna dando tutto se stesso.

    «I patti, senza la spada, non sono che parole e non hanno la forza di difendere nessuno. Impugniamo le spade… solo per far scoccare la scintilla della nostra vita. Ad illuminare questo mondo e la Via.»

    E non strinse solo l'elsa ma anche la mano di Johanna. Contemporaneamente. Era l'intento di stringere anche Atlantide nel periodo più oscuro e terribile della loro storia.
    Perché la Guerra Atlantide Lemuria non fu nulla, al confronto di questa. Vero che molti morirono e soffrirono, vero che la potenza di Atlantide fu relegata alla leggenda mentre la realtà parlava di derelitti che annaspavano ma nulla era come questo.
    Sebbene finito, sebbene a pezzi quella stretta rimaneva forte, volitiva, speranzosa. Il sorriso non abbandonava quel volto duro, un volto barbuto e selvaggio.
    Dove due occhi arcobaleno sembravano gemme che non smettevano di brillare nemmeno ora in questa tenebra maledetta.

    «Ho un ultima richiesta...chiama a raccolta tutti i Primarchi, ti ascolteranno e sopratutto ora dopo l'Australia.
    Dì che Amaterasu o mi kami vi invita ad Agartha. Al Tempio Sud. A voi, ai Saint, ad Asgard e ai Black Saint. Per fare noi questa volta la prima mossa. Gli Eletti di G.E.A, la mia Corte di Mezzanotte, io stesso combatterò e darò la mia vita per tutti voi se servirà a darvi un nuovo giorno. Come costruirete il futuro? Sarà interessante scoprirlo dopo aver preso a carci 'n culo 'sti bastardi.
    Il tempo delle parole è finito...»


    Rigirò la spada tra le dita. Un movimento troppo perfetto, che sfiorò la mano di Johanna e si sentì Kusanagi ronzare come se cantasse.

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    Quello delle spade è iniziato.




    Edited by Lyga - 29/7/2021, 19:07
     
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    IX

    D
    ue cose erano vere e autentiche per Johanna in quel preciso momento. Il suo corpo ed il suo spirito erano stanchi, provati, lacerati dallo scontro, e Amaterasu era una strana creatura. L'aveva già incontrato prima di allora, ma ogni volta che le appariva davanti, anche tra un battito di palpebre e l'altro, le sembrava essere cambiato in qualche modo. Incostante, mutevole in ogni istante, eppure sempre uguale e fedele a se stessa. Amaterasu era una creatura strana.

    La primarca ricambiò la stretta, ansimando leggermente dietro il suo elmo. Non poteva fare a meno di pensare, ora che la frenesia della battaglia stava scivolando via dalla sua mente, come l'intera cosa fosse assurda. Un certo senso di chiarezza si intrufolò in lei. Era un mondo strano, quello in cui si era gettata da ormai un decennio. Un mondo dove gente con potere in grado di demolire intere città decide di combattere l'un l'altra semplicemente per il divertimento di farlo, oltre che per le vere battagli e le vere guerre. Andava oltre gli sport di combattimento competitivo, un passo falso poteva significare la morte di uno dei due, o di entrambi perfino. Eppure il fenomeno non si fermava mai, anzi, continuava e continuava. Era come se ognuno di loro fosse in un certo senso assuefatto alle sensazioni nate dal combattere a quel livello di potere e violenza. Persone che prima erano semplici umani vedere le proprie azioni portare cambiamenti tangibili nell'ambiente circostante. Un nuovo cratere, una foresta bruciata, terra inquinata e così via. C'era qualcosa di strano in tutto ciò, ma Johanna non poteva e voleva negare la grande verità: era divertente farlo. Era come se ogni cosa al confronto diventasse blanda, lenta, come se l'unica vera emozione si trovasse nel turbinare dei cosmi e delle lame, che a sua volta ti fa meglio apprezzare la pace che si interpone tra uno scontro e l'altro. Forse era un modo per condizionare il proprio cervello ed abituarlo all'orrore della guerra contro i nemici dell'umanità. Gli spectre, il caos, la corruzione. Ogni cosa la fuori era lì per strappare via la scintilla vitale all'umanità.

    Forse era quello ciò che intendeva in fondo Amaterasu. La lotta era la scintilla intrinseca che avevano e che li portava avanti, soprattutto in tempi bui come quelli. Johanna raddrizzò la schiena. - Parlerò agli altri primarchi, ma sappi Amaterasu, che non sarà facile come credi. Si tratterà di riunire in un solo luogo diversi gruppi che sono tutti completamente convinti di avere ragione sul destino finale dell'umanità. Atlantide mira a portare un ordine definitivo, un ordine costituito per EVITARE che tutto questo accadesse in primo luogo. I cavalieri di Atena invece finora hanno sempre puntato a lasciare l'umanità di agire libera e abbiamo visto tutti ciò che ha portato. - Serrò per un attimo la mandibola, l'euforia della battaglia che l'abbandonava mentre un certo fastidio a tali pensieri si impadroniva di lei. - Se invece hanno d'improvviso ripreso il sentiero dell'antica Lemuria non saranno invece differenti da noi e le loro parole saranno ipocrisia. I cavalieri neri invece? Nessuno sa veramente cosa vogliono, forse neppure loro. Ma non è da ignorare come alcuni di loro siano servi del caos, anche se non se ne rendono conto.

    Fece un secondo di pausa, pensando all'eventualità di un raduno unico ad Agartha. - Per contro, ognuno di loro non comprende la necessità di dare sicurezza all'umanità dopo che questa piaga è stata sconfitta, e ognuno di loro probabilmente scaglierà contro di noi argomenti triti e senza base vera. - Scosse appena il capo. - Unirci in guerra contro il nemico sarà facile, il problema sarà tutto quello che verrà dopo. Non ci sarà conciliazione, ora o mai. Ma porterò le tue parole agli altri primarchi. Atlantide risponderà ad Agartha.


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    NOME Johanna Derham
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    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
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    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


    TECNICHE

     
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