Revenant

Brigitte&Asterione

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    Guarda chi c’è!

    Espwa non si aspettava di veder tornare a casa suo fratello così presto. Era già da un po’ di tempo che Secretaire si faceva vivo una sera sì e una no, e comunque mai prima di mezzanotte o l’una, ogni volta sempre più tardi e con occhiaie sempre più scure. La loro madre aveva minacciato di andare a lamentarsi da Minosse per gli straordinari a cui stava sottoponendo il suo povero bambino, ma lui se n’era addossato interamente la responsabilità e l’aveva pregata praticamente in ginocchio di non mettersi a fare scenate e di lasciarlo lavorare in santa pace, accampando scuse su scuse pur di ritardare le rimostranze materne. Lei per qualche ragione sembrava essersela bevuta e aver lasciato correre, pur controvoglia, ma Espwa e Kriminel erano meno convinti che mai, dunque avevano cominciato a stargli appresso e a punzecchiarlo per tutto il tempo che trascorreva a casa nella speranza di cavargli di bocca qualche dettaglio interessante, scabroso o piccante sul suo morboso attaccamento al lavoro, azzardando insinuazioni sull’uso proprio o improprio della scrivania che gli era stata assegnata e scambiandosi battute sulla fedeltà del fratello che lo avevano visto più volte paragonato ad un cane ben addestrato, ricevendo solitamente in risposta grugniti interpretabili con un invito a farsi sodomizzare in maniera tanto fantasiosa quanto poco piacevole. Naturalmente avevano preso ogni insulto come un incentivo a vessarlo ulteriormente, spingendolo a prolungare ancora di più le sue assenze e a non rivolgere loro altro che un doppio dito medio da quando metteva piede su Venere fino al suo ingresso in camera e viceversa- una palese conferma delle loro congetture. Il ritorno anticipato e senza preavviso di quella sera, però, aveva colto Espwa di sorpresa.

    Ti hanno allentato il guinzaglio, vedo.

    Fottiti.


    Bofonchiò lui meccanicamente, senza neanche ascoltare il fastidioso benvenuto della sorella. Lei gli si avvicinò con aria inquisitrice, il solito sigaro triplo che le pendeva dalle labbra mentre studiava attentamente il fratello in cerca di qualche indizio sulle ragioni che lo avevano portato a lasciare il Tribunale prima del tempo. L’unica nota di colore sul suo viso era data dagli aloni neri attorno agli occhi, solo parzialmente celati dalle lenti scure degli occhiali che non riuscivano a mascherarne l’espressione stralunata; lo chéval che montava di recente era sempre stato palliduccio, ma così era troppo persino per lui.

    Cazzo, che brutta cera. Ci credo che ti ha buttato fuori, se non fossi già morto una volta direi che hai un piede nella fossa e l’altro già sul bordo.

    A quel punto la risposta di rito avrebbe dovuto essere una combinazione di gestacci scaramantici, eppure Secretaire non mosse un dito né aprì bocca. Espwa notò che tremava leggermente.

    Ohi, Suceur? Tutto bene?

    Lui si limitò a scuotere appena la testa. Il Cielo gli venne in soccorso facendo comparire una bottiglia fluttuante di clairin liscio davanti al suo naso. Secretaire la afferrò, si attaccò al collo senza troppe cerimonie e ingollò la metà del contenuto senza nemmeno respirare tra un sorso e l’altro, mentre con la mano libera faceva cenno alla sorella di non interromperlo. Riprese fiato, poi rimase a fissare il vuoto oltre la spalla di Espwa per qualche secondo.

    Ho sentito Minosse ridere.

    Sentenziò infine, scandendo ogni parola con lentezza drammatica mentre incrociava lo sguardo della sorella. La prima reazione di Espwa sarebbe stata quella di mandarlo a farsi fottere con tanto di sonora pacca sulla nuca per rimarcare il concetto, ma Secretaire non sembrava esattamente in vena di facezie.

    E… ?

    Lo esortò a continuare, non sapendo come decifrare il comportamento del fratello. In tutta risposta lui mandò giù un altro quarto di bottiglia di rhum.

    … non lo voglio risentire mai più.

    Espwa sbirciò appena oltre il bordo superiore degli occhiali, sollevando eloquentemente il sopracciglio per fargli capire che la sua già scarsissima pazienza si stava rapidamente avvicinando al limite.

    Tu non vuoi ascoltarlo, fidati.

    Figurati, che potrà mai…


    Prima che potesse finire di parlare, nella sua mente risuonò l’eco di un verso assolutamente inumano, una sorta di rantolo singhiozzato che a tratti sfociava in un ululato così stridulo e dissonante che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque. Se avesse dovuto indovinare senza altri indizi di cosa potesse trattarsi, probabilmente si sarebbe chiesta che razza di bestia fosse e chi si fosse preso la briga di soffocarla e scuoiarla viva nello stesso momento.

    Fout tonè…

    Guaì, sbiancata quanto il fratello. Lui le allungò la bottiglia e lei la agguantò con impazienza per svuotarla fino all’ultima goccia nel tentativo di scrollarsi di dosso i brividi gelidi che continuavano a rincorrersi lungo la sua schiena. Quel suono l’avrebbe perseguitata per parecchie notti, ne era certa.

    Spero ne sia valsa la pena, bordel.

    A dire il vero…

    La corresse lui, calcando meglio gli occhiali sul naso mentre un accenno di sorriso nervoso gli si allargava appena sulle labbra.

    Potrebbero esserci buone notizie.

    LINEA



    La più spontanea e immediata reazione di Brigitte alle buone notizie non era stata buona quanto Secretaire aveva sperato: la sfilza di imprecazioni in così tante lingue diverse da non poterle nemmeno contare era stata così violenta da far tremare e rabbuiare anche il Cielo, dopodiché aveva maledetto se stessa e i presenti e non si era fatta trovare fino alla mattina seguente, passando l’intera nottata a rimuginare da sola nella stanza più in alto della Tour Rouge, dalla quale persino Baron Samedi era stato cacciato a male parole. Appena prima che Secretaire lasciasse Venere, però, aveva fatto capolino alla Troisième Baronnie, scarmigliata e con gli occhi rossi e gonfi di chi aveva pianto per ore, e con voce sommessa e rauca gli aveva chiesto scusa e lo aveva incaricato di organizzare un incontro per suo conto nelle settimane seguenti, quando fosse stato più opportuno per il loro futuro ospite.

    Il giorno stabilito stava ormai volgendo al termine. Secretaire, che aveva ritenuto opportuno interrompere gli straordinari serrati e non richiesti almeno per un po’, vuoi per non rischiare di alterare Minosse, vuoi perché aveva bisogno di tutte le ore di sonno che poteva racimolare, si era presentato in tribunale di buon mattino per riuscire a svolgere tutte le mansioni previste per quella giornata prima dell’appuntamento. Avanzandogli qualche minuto era stato tentato di portarsi avanti per la mattina dopo, ma poi aveva pensato che lasciare un lavoro a metà sarebbe stato poco conveniente e far aspettare il suo ospite decisamente scortese. Si era dunque concesso qualche minuto di relax in poltrona sull’orlo dell’abbiocco, a contemplare i magnifici colori che il soffitto del Tribunale gli restituiva, grandi volute gialle e arancio che si rincorrevano senza sosta, sospese sopra di lui, così accese che le lenti scure degli occhiali non riuscivano minimamente ad attenuarle ma non abbastanza da ferirgli gli occhi. Notando la sua sorpresa la prima volta che li aveva notati, Minosse gli aveva spiegato che non si trattava di colori reali, bensì di una specie di illusione generata dal Tribunale stesso, diversa per ogni persona che varcava la sua soglia e che rispecchiava il vero animo del suo osservatore. Si era chiesto tante volte che cosa potesse apparire allo sguardo altrui al posto di quelle forme dolci e guizzanti e di quelle tinte allegre, se a tutti piacesse la loro rappresentazione quanto la apprezzava lui: non sapeva esattamente quale parte della sua personalità risultasse in quel meraviglioso spettacolo di luci, ma dal canto suo poteva ben dirsi soddisfatto di sé stesso, se quello era il modo più accurato per dipingerlo.

    Accorgendosi dei passi sempre più vicini, estrasse l’orologio d’argento dal taschino e buttò un occhio al quadrante: la puntualità era proprio di famiglia, osservò lui divertito. Posò la stola piegata e in ordine sulla scrivania, poi si levò l’alto cappello a cilindro per accogliere il suo ospite.

    Buonasera, Asterione. Se siete pronto ad andare, passo a salutare vostro padre e vi raggiungo.

    HCugClB

    ODB6n9U
    NOME ⁕ Baron Secretaire
    ENERGIAblu
    CASTA ⁕ Spectre
    FISICAMENTE ⁕ ///
    MENTALMENTE ⁕ ///

    RIASSUNTO AZIONI ⁕ Si va? :asd:

    Narrato ⁕ Parlato SecretaireParlato Espwa

     
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