Sliding doors

Roan, Eletto di G.E.A - Darian del Monte Fuji {IV} - energia gialla

Non gli rimaneva più niente da pensare. Era chiaro come il sole a mezzogiorno che ormai aveva sovrapposto il proprio interesse personale alla missione di Gea. Gli era stato chiaro, in verità, fin dal principio perché la sua ricerca di vendetta era ben lontana dallo scopo di divenire un guerriero imperscrutabile. La sua lama era mossa solo dal desiderio di distruggere e non di liberare. Sebbene non si sentisse totalmente in grado di farlo era comunque tutto ciò che desiderava.

«Le tue parole, sebbene comprensibili, non mi aiutano a riflettere». Disse con voce sommessa e bassa distogliendo lo sguardo. Aveva capito bene che la ragazza fosse andata alla ricerca di sua sorella. Volse lo sguardo al cielo esplorando le nuvole: i lineamenti del suo viso esprimevano dolore. «Ho cercato, invano, uno scopo superiore che non ho mai compreso». Mise la mano sinistra sul bracciale destro dell'armatura, girò leggermente e fece pressione togliendo il pezzo dell'armatura a sua protezione dopo un suono simile a quello di una vite che viene estratta da un foro. Appoggiò il ginocchio sinistro a terra, poi il destro e si mise in posizione di seiza, come accadeva ai guerrieri che si riposavano; poi con entrambe le mani, con rispetto, appoggiò a terra il pezzo di armatura verde tenendo sempre contratto l'addome come durante una sacra cerimonia. Ora l'avambraccio destro era scoperto.
«In realtà il mio spirito è quello di un debole umano che non ha mai meritato di vivere. Sono consumato dalla vendetta e dall'odio, ben lontano dal meritare una lama consacrata al monte sacro». Con un altro gesto simile tolse anche il bracciale sinistro appoggiandolo al suolo. «La verità è che avrei meritato la morte, ma non posso concedere al mio spirito questo onore. Devo rimediare alle mie nefandezze, ai miei errori ed alla mia debolezza. Se esiste anche solo una flebile speranza, come una candela accesa sotto un incessante vento, allora devo continuare a vivere». Concentrò il proprio cosmo ed il busto dell'armatura che aveva indosso si staccò aprendosi sotto una spinta e poggiandosi intera innanzi a lui sui due bracciali.
-Hai fatto anche l'errore di credere che una dea potesse amare un mortale.- Rimase così con una maglia lisa indosso ed evidenti cicatrici che spuntavano da sotto le maniche corte. Alle gambe aveva ancora schinieri e cintura, ma era una parte che non avrebbe sfilato perché sapeva come sarebbe finita.

«Non lo so perché sia stato scelto come eletto, so soltanto che non ho avuto né scelta né consapevolezza. Lo spirito del Monte Fuji ha provato a sovrapporsi al mio, ma l'ho respinto perché il mio scopo ed il mio cuore erano troppo umani per lui. Così alla fine ho lasciato che andasse via: ho tradito il sogno di Gea, sacrificandolo per seguire il mio. Da oggi non posso più essere un eletto». Mentre parlava il busto dell'armatura del monte Fuji, insieme ai bracciali che aveva tolto, iniziarono a sciogliersi come se fossero sottoposti ad una calore eccessivo. Si sciolsero divenendo fango, anche i pezzi di armatura che aveva ancora indosso e che, stranamente, non lo sporcarono. Si sciolsero semplicemente lasciando una chiazza che venne assorbita dalla roccia come in un innaturale processo.
-Se venuta da Gea ed a Gea ritorni, addio spirito del monte sacro.- A quel punto terminata la cerimonia si rimise in piedi e si rivolse nuovamente alla donna che gli parlava da dietro la maschera.

«Ora dimmi, sacerdotessa, mi aiuterai a divenire più forte?». Chiese improvvisamente come se fosse tutto ciò che gli interessasse con lo sguardo di una determinazione inaudita.
-Se anche mia sorella fosse viva, per proteggerla avrei bisogno di più forza-.

Status Fisico: Timpani lesionati (media);
Status Mentale: Frastornato (leggero).
Status Darian: Intatta (Indossata)
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«Parlato» -Pensato-

Roan, Eletto di G.E.A - Darian del Monte Fuji {IV} - energia gialla

Roan credeva che quella donna non avesse interesse alcuno nei suoi confronti, ma era evidente che si sbagliasse. Lo aveva salvato perché, evidentemente, voleva condurlo su un'altra strada: quella di Athena. Il guerriero non aveva mai avuto modo di pensare a qualcosa di diverso che non fosse la sua vita: era divenuto custode commettendo molti errori. Aveva tradito, anche se non dal suo punto di vista, quanti avevano creduto (seppur non troppo convintamente) in lui.

Sirvart gli pose delle domande esistenziali. Per ognuna di esse aveva una risposta, ma non ebbe il tempo di pronunciare alcuna parola che il cosmo della sacerdotessa si espanse sovrastandolo. Senza nemmeno capire che cosa stesse accadendo, privato già della sua armatura, si ritrovò a terra senza riuscire a sentire più nulla. Non era in grado di parlare, né di agire in alcun modo. La mente, il senso di colpa, gli attanagliarono le viscere: era il più grande perdente della storia ma non era un traditore, quello no. Non sentiva di aver voltato le spalle a Gea, né all'entità che aveva profondamente amato e apprezzato: se all'esterno veniva, quindi, visto come un traditore dentro di sé egli si sentiva in pace con la sua coscienza.
Tutto si fece bianco intorno a sé. Era come in un'altra dimensione.

Si vide mentre, a causa di lamenti sovrannaturali, si svegliava nel cuore della notte. Delle persone, perché per lui lo erano, erano appese con corde spesse a degli alberi e sembrava stessero morendo. In realtà quelle forme non erano altro che parti di un mostro, ma credendoli umani e sfidando la paura Roan era corso a liberarli rimanendo, infine, intrappolato. Lo stesso era accaduto poco prima quando, credendo di dover salvare dei bambini in pericolo, si era lanciato senza pensarci.
-Forse, senza saperlo, la Dea della giustizia ha sempre guidato i miei passi. Forse senza che lo immaginassi nemmeno, tutte le mie scelte non hanno fatto altro che portarmi a questo momento, a questo incontro-.
L'anima di Roan era rotta, spezzata a metà ma ora più consapevole.
-Non volevo soltanto salvare mia sorella ma ciò che rappresentava: un debole innocente in difficoltà. E' questo ciò che ho sempre avuto davanti agli occhi: la rabbia e la frustrazione non possono più fermarmi-.
Roan capì che più di ogni altra cosa, sebbene la sua mente fosse avvelenata dal desiderio di vendetta, proteggere gli altri era ciò che, più di tutto, voleva. Non importava se a quello scopo avrebbe dovuto sacrificare la propria esistenza. Doveva continuare a vivere per fare ciò che con lo spirito del Monte fuji non era riuscito: quella lezione gli servì e, sebbene non riuscisse a reagire a quella sensazione di torpore, comprese che l'unica cosa che desiderava veramente il suo cuore era salvare l'umanità.

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Se avesse dovuto salvare qualcuno questi non sarebbe stato che egli stesso. Circondato dal niente, privato di ogni cosa, non riusciva a non pensare ad altro che non fosse mettere in salvo sua sorella. Dopo aver acquisito consapevolezza della sua più profonda propensione, dopo aver profondamente riflettuto grazie alla totale assenza di sensi, aveva capito che cosa il cosmo volesse davvero da lui.

Non era tornato a quel mondo scampando all'apocalisse solo per il suo egoismo. Era divenuto un guerriero per salvare l'umanità dal disastro. Avrebbe dovuto abbandonare quella rabbia che fino ad un momento prima gli attanagliava il cuore ed iniziare a trasformarsi. Ciò che aveva dimostrato quel giorno è che teneva incommensurabilmente a salvare vite innocenti, e non solo di coloro che gli erano cari. Il destino dell'umanità poteva dipendere in minima parte da lui stesso.

Roan percepì nelle più recondite profondità della sua anima un cambiamento. Il suo cosmo si stava allineando ad una costellazione. In quella galassia di stelle il sesto senso del guerriero percepì che un cambiamento era in atto. Improvvisamente il suo senso del tatto tornò facendogli provare dolore in punti precisi del corpo come se una costellazione si stesse imprimendo su di lui. Quel dolore, sopportabile, lo avrebbe fatto rinascere?

Il suo cosmo iniziò a circolare dentro il suo corpo come se seguisse delle linee invisibili. Improvvisamente quel vortice incontrollato, che sembrava avere una precisa direzione, iniziò a pulsare dentro di lui a ritmo del suo cuore. Ora sentiva se stesso andare come a fuoco mentre la sacerdotessa ammetteva di non vedere una cosa del genere da ormai moltissimi anni.

Fu così che, come se fosse trasportato in un'altra dimensione, poté vedere con occhi spirituali ciò che stava avvenendo. Qualcosa incombeva sul suo corpo mentre non era in grado di muoversi. Un procedimento che stava portando il suo cosmo in linea con un qualcosa che non aveva mai visto. Dentro di lui una spirale di desideri mutava in maniera costante e si fondeva con il cosmo formando un impressionante vortice.

Che cosa stesse accadendo non gli era affatto noto, tant'è che non fu in grado di reagire a quella forza interiore. Era convinto che il suo corpo stesse andando a fuoco e che più che la salvezza ciò rappresentasse un'indegna fine.

Status Fisico: Timpani lesionati (media);
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