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Kriøs → Teia

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    WHITE SPACEKriøs → Teia
    IV

    RADIANZA!

    Un boato sconvolgente ti desta dal tuo sonno con violenza inaudita. Sei circondata da confusione e sistemi di allarme, Galad è in difesa completa e non hai idea di dove ti trovi. Sei circondata da fuoco, calore insopportabile e sei a terra, annaspi per qualche istante e ti riprendi grazie al potere rigenerante del tuo ichor.

    La visuale che ti circonda è apocalittica.

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    Non sei mai partita da Yikritan. O forse sì? Quale di questi mondi è fra quelli dove ti sei fermata a elargire i tuoi doni, a migliorare, a sistemare, a c̷̺̞͍̝̞͑͐͗̈́̕͝͠ǫ̷͈͖͉̹͉͔͆̂̌͒̕͜ṋ̵͕̗̤̉͂͆q̵̪̈̽͆̑̐ū̸̡̢̩̰̘̮͖̗͎̖̓̎̊͗̀͛̚̚͝į̸̛̟̘̥̤͇̩̮̯̹̘͙̪̙̓͗̍̒̉̂͆̈́̄̈́̾̈́̀͘͜s̶̨̨̻̙̥̜̳͕͔̫̪̠͛t̶͉̙̣̪͕̺͚͂́͌͒̿͆̉͒̿ą̶̺͙͔͇̭̭͔͘ř̵̩̄̾͝ȩ̴̧̨͉̹͕͎̗̯͓̩̳̞͉̯̄̈́́͗̀̃̊̔͐͒̀͋͠͝ - la tua testa brucia, forse stai impazzendo davvero.

    La luce è completamente rossa, l'astro che ha regalato a quel mondo brucia gigantesco e gonfio, come sul punto di esplodere. La vita che si era creata si aggira intorno a te come ammassi di carne informe, sibilante, urlante nei confronti di una singola figura che si erge in mezzo a montagne di macerie e nuvole di materia vaporizzata.

    HO CERCATO DI DIFENDERVI IL PIU' POSSIBILE, OLTRE NON RIESCO! I SISTEMI DI COMUNICAZIONE SONO TAGLIATI!



    Samuel Kim - Avatar: The Last Airbender - The Last Agni Kai




    Aiutaci...

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    Aiutaci...madre...! Fa male! F̸̪̫̤̘̜͓̏͠ͅA̸̡̹̺̬͕̪̲̯̼̖͈̜̻̜̪͌͗̌͂̉̂̈̆̕͝ ̴̦͔̹͗͑M̵̥͍̭͓͓̼̩͉̪̣̬͎̆̇͌̾̋͒̈́Ą̸̧̱̝̼̲̤͔̳͇͍̜͎̄̇͊͆͜L̸̢̲̟̬̣̝̹̺̯͉̤̊̾͗̇́͗̅͝Ě̸̥͉̟͕̐̓́̊͒̌̍̃̃͘!̵̛̥͙̼̝̱̦͕̱̝̜̼̏̉̎͑͒̇͐̇͑̋͌̚

    Le tue creature...la vita che hai creato sta soffrendo e lo percepisci dentro di come un urlo costante, agghiacciante. Non li ha neppure finiti...a tanto si spinge la sua crudeltà? Ti fa accapponare la pelle. Hai affrontato creature, ma qualcuno di così aberrante, così privo di pietà...mai.

    È stato lui a fare questo.

    Ti rialzi.

    Devi fronteggiarlo ancora. Devi fermarlo, costi quel che costi.

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    Ogni fibra del tuo essere urla che quell'esistenza è sbagliata, che devi distruggerla. Che è priva di senso, che sta prendendosi gioco di te semplicemente stando lì, immobile. Le quattro braccia incrociate sul petto nero e fiammeggiante, il sole della tua splendida creazione che brucia sopra di lui, alimentandolo nello svuotarsi come un'immensa eclissi.
    Sta usando la tua luce contro di te...i tuoi bambini contro di te, facendoli urlare per destabilizzarti.

    L'elmo cornuto annuisce nel vederti di nuovo in piedi, di nuovo in grado di combattere. E fra le sue quattro braccia, una vampata di fiamme nere esplode nel creare un immenso, innaturalmente grande spadone...

    ...ma tu sei pronta.

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    L̴̩̬͕̏̈́̾̑'̸̢͇́A̵͍̜̮͗͝ͅL̵̛̹̻̝̎B̵̬̽Ä̷̖͜ ̷̨͂͝È̶̳̣̬͗̓ ̸̝̱̗͘G̶͈͋̀ͅÍ̵̜̑̂Ǘ̴̟̘̈́͠N̴̢͌T̴̘͕̍͒́A̴̪̜̠͘



    Su4sahH

    E ANDIAMO DI BOTTE!

    Teia si risveglia di soprassalto. Dopo l'iniziale confusione capisci che sei svenuta durante la battaglia, ricordi che poco dopo aver dato l'ordine di addormentarti (o forse dopo parecchio, non hai avuto tempo di controllare), su Yikritan è piombato questo Cavaliere Nero. Ha ingaggiato contro di te una battaglia spaventosa, arrivando a farti perdere conoscenza...e non ti ha finita, per qualche ragione che non comprendi. Ha semplicemente aspettato che ti rialzassi per il round 2, incurante di tutto ciò che sta accadendo.

    A te la prima mossa. Siete pari energia e questo è un duello per la morte, quindi non ti risparmiare.
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    VIII - Vendetta


    La voce robotica di Galad riuscì infine a riportarla alla coscienza.
    Era confusa e disorientata, non aveva idea di dove si trovasse nè del perchè fosse così dolorante e avesse un mal di testa di proporzioni abominevoli.

    La Nave continuó, spiegando che non aveva più energia per difenderla, ma lei fu costretta a recepire quell’informazione quasi inconsciamente: in lontananza, tra le fiamme, i miraggi del calore e la luce rossa, oltre le sue creazioni ridotte a degli abomini imploranti aiuto, si stavaglia una singola figura.

    Sulle prime non era riuscita a ricordare cosa fosse successo o quanto tempo fosse passato ma le urla sofferenti dei suoi figli e quel paesaggio ripugnante, uniti alla creatura che aveva appena scorso al limitare del suo campo visivo, le permisero di riorganizzare la sua memoria quanto bastava: quell’aberrazione aveva osato deturpare i suoi figli, infangare il suo lavoro.
    Aveva tentato di fermarlo ma era stata messa fuori gioco, salvo essere difesa evidentemente da Galad di modo che l’Ichor potesse rimetterla in sesto e permetterle di riprendere lo scontro.
    Lo stesso Ichor che le ribolliva ancora sotto ogni centimetro di corpo, alimentandone la rigenerazione secondo dopo secondo almeno quanto alimentava la sua furia.

    «Non temete bambini miei. Resistete ancora un altro pochino, quest’essere irrispettoso ha fatto arrabbiare terribilmente la mamma, che ora lo distruggerà prima sotto i vostri occhi di modo che abbiate giustizia, poi vi rimetterà in sesto come meritate. Portate pazienza.»



    Materializzó la Soma e costruì con la sua luce una serie di scudi, spade, lance e martelli che presero immediatamente a fluttuare ruotando lentamente attorno alla Splendente. Ciascuna di quelle creazioni era indipendente e cosciente: gli unici scopi per cui esistevano erano la difesa di Teia e la distruzione dell’abominio che aveva osato prima sfidarla, poi addirittura ferirla.

    L’essere, che mentre la titanide si avvicinava con passo marziale risultava sempre più definito sia alla vista che ai ricordi, inizió ad assorbire dal sole cremisi una quantità di energia tale da iniziare ad eclissare l’astro, poi la convoglió in un enorme spadone che andava costruendosi pezzo dopo pezzo tra le sue quattro braccia in un’esplosione di fiamme a sbuffo.

    «Stavolta ti sei spinto fin troppo oltre.
    Ora lascia che rimetta tutto al proprio posto, il che comprende estirparti dall’esistenza.»



    Una serie di comete luminosissime partì dalla chioma della forma semiumana della Splendente in direzioni sparse ma verso l’alto, deflagrando una dopo l’altra per creare una coltre di fotoni simile ad una cupola che schermasse l’ambiente inquinato e le concedesse un vantaggio tattico, magari ostacolando anche l’incanalamento energetico del suo bersaglio.
    Non paga, con un cenno dell’indice sinistro esortó spade e lance a scagliarsi contro la belva. Le creazioni obbedirono al suo volere e sibilarono verso l’aberrazione, schizzando al massimo della velocità possibile attorno alla sua figura ed arrivando pericolosamente vicino ad esse senza peró mai avere intenzione di sfiorarlo, anzi quasi rimbalzando contro un muro invisibile all’ultimo secondo per ripetere randomicamente l’azione da capo.
    Quello che la bestia avrebbe dovuto capire in fretta era che ogni movimento di ciascuna arma lasciava dietro di sè una scia luminosa, come a creare una gabbia di particelle luminose.

    Intanto Teia, dopo essersi resa quasi indistinguibile ricoprendosi a sua volta di fotoni ed approfittando della luminosità della cupola, stava facendo ruggire la sua dunamis per scagliare dal bracciale della Balestra un enorme dardo composto di raggi gamma.

    Scaglió infine l’attacco principale, ordinando alle armi di far strada e fermarsi appena un istante prima che il dardo raggiungesse l’obiettivo.

    Se tutto fosse andato secondo i piani, il mostro, colpevole di averla oltraggiata, avrebbe dovuto essere intrappolato ed esposto al colpo.
    Eppure nulla era scontato, quell’affare era pur sempre riuscito a mandarla al tappeto recentemente. Le sarebbe bastato rimuovere i limitatori della violenza per farla finita in fretta o quella lotta era ancora ben lontana dall’essere conclusa?

    L’unica cosa certa erano i pensieri che affollavano la mente di Teia, proiettati telepaticamente in tutta l’area.

    Fuoco e spadone? Fammi il piacere, hai idea di chi sia mio marito?
    O stai risucchiando la mia energia per trasformarla e farla decadere? Perchè sono pronta a dartene in pasto talmente tanta da farti esplodere.
    Non importa quanto ci vorrà, ma ti elimineró dall’esistenza, e lo faró nel modo più doloroso che conosca: dovrai provare almeno una minima frazione del male che hai fatto a me, che non ha nulla a che vedere con il mio corpo, ma con i miei poveri figli. GUARDA COME ME LI HAI RIDOTTI, GUARDA QUANTO STANNO SOFFRENDO!!

    SPARISCI!



    300_0



    TL/DR:

    Tira su una cortina/cupola di fotoni facendo esplodere e diffondere delle comete in cielo [diversivo, setup ambientale]. Crea costrutti senzienti e li manda a schizzare attorno al nemico fintando attacchi diretti ma lasciando dietro ogni movimento una scia di particelle luminose a formare una specie di gabbia incandescente [altro diversivo+AD].
    Intanto si copre di fotoni per sfruttare effetti di rifrazione e camuffarsi quanto possibile prima di scagliare un megadardo di raggi gamma dalla Soma [AF, perfora come arma cosmica].

    S’èncazzata.

     
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    WHITE SPACEKriøs → Teia
    V

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    Respira, bambina.

    La voce della donna elfica è acqua che scorre e temporale al tempo stesso. Ti fa male alle orecchie sentirla, ma il tuo cuore si gonfia come se non attendessi altro dalla tua intera vita. Le sue dita accarezzano i sigilli con delicatezza, esitando nello stringerti e farti del male mentre nota il tuo accenno di resa. Assorbe lentamente l'energia luminosa che emani, incurante all'apparenza dei suoi effetti. Il suo sguardo è severo, ma noti una dolcezza infinita dietro le iridi pallide.
    Le ancelle sopravvissute dietro di lei si rialzano ansimanti, rimettendosi in posizione di difesa e circondandovi. Non sembrano essere turbate dalle loro compagne perdute, animate come sono da risoluta compostezza e senso del dovere.

    Ti rivolgerai a me come Alarielle. Amica, se ciò ti compiacerà un giorno.

    Quel nome ti scatena una reazione strana. Il modo in cui i fonemi si intrecciano, in cui le parole cadono con grazia fuori dalle belle labbra dell'elfa. Ha una bellezza surreale, ma mentre la fissi capisci che in qualche modo, ai tuoi occhi è imperfetta. La cosa deve riflettersi molto sul tuo viso, sul modo in cui inclini la testa, perché sembra sorridere appena, divertita, prima di porgerti la mano con delicatezza.
    Le ancelle lasciano trasparire un momento di stupore nonostante tutto, sebbene siano più concentrate sulle porte e sulle finestre di questa immensa sala.

    So che non hai ancora il tuo nome, bambina. Non pensarci ora, tornerà. Ho bisogno che la tua mente sia salda e i tuoi riflessi pronti su ciò che ti accade intorno. Concedimi di chiamarti ancora per qualche momento con un nome che mi è caro: Aliathra.

    Le sue dita sono fredde in maniera piacevole se decidi di prendere la sua mano, è come toccare un cuscino fresco o un vetro in penombra. Nel dire quel nome, senti una tristezza infinita pervaderla, ma anche un momento di sollievo e speranza. Una delle ancelle si toglie il mantello senza esitare, e l'altra mano della nobile elfa traccia segni nell'aria che cingono la stoffa su di te come una veste intessuta di luce. Non pesa nulla, eppure ti senti protetta mentre l'elfa continua a mormorare qualcosa. Sono protezioni, ti accorgi con stupore, e lei ti fa un occhiolino prima di terminare l'ultimo incanto.

    La presenza di Alarielle ora sembra calmarti, man mano che i momenti passano. E' qualcosa di rassicurante, come se un pezzo di puzzle si fosse messo al posto giusto. Nella tua testa c'è ancora confusione, ma sai che almeno questo, questo istante, è positivo.

    Andiamo, ora. Non abbiamo tempo e il tuo risveglio, per quanto scritto, non è ancora completo. Devo portarti al sicuro.

    Correte a perdifiato. Senti una battaglia di proporzioni cosmiche infuriare all'esterno, e le spesse mura e gli altrettanto spessi rituali vi stanno proteggendo. Per un istante ti senti trascinare da quella battaglia, e un senso di dovere quasi ti devia verso un corridoio prima che Alarielle ti stringa la mano e faccia un cenno di diniego.

    Sbucate in un cortile, dove vedi maghi affaccendarsi in ogni direzione. Uno di essi vi sfreccia accanto come se il tempo non avesse senso per lui, e scambia con la regina uno sguardo.

    Creature d'incubo affollano le barriere invisibili, e noti un'immensa crepa dove i maghi stanno incenerendo le creature che si insinuano dentro di essa. Alcune strappano in due un elfo, gettandosi oltre lui per atterrare pesantemente sul terreno e correre verso di voi, stridendo.

    REGINA ETERNA!

    Alarielle solleva il bastone, e senza sforzo alcuno lo rotea con grazia una singola volta attorno a sé, descrivendo un ampio cerchio di glifi intrecciati che si allarga sull'intero spazio, fondendosi alla barriera per rigenerarla. Le ancelle agiscono come una persona sola nel porsi a vostra difesa...

    PROTEGGETE LA RADIANZA!

    Radianza...quel nome ti dice qualcosa. Quell'epiteto ti scatena un moto di orgoglio, di riconoscimento. Proteggerti, sì...ma tu non rimarrai indifesa. Non sei mai indifesa, ti sovviene, e questa realizzazione arriva con una pulsazione luminosa che parte dalla tua fronte, spandendosi intorno a te.

    Cinque creature si avventano contro di voi, e le ancelle ne ingaggiano quattro. Una di esse sembra determinata a raggiungerti, cercando di affondare gli artigli dentro di te nell'emettere uno stridio assordante.

    Su4sahH

    E continuiamo con le botte per un momento, ma a un livello in cui riprendiamo un secondo la mano del pg come richiesto :asd:

    Al momento hai a disposizione l'abilità Luce e sei un'Energia Blu, hai una veste che conta grado 5. La creatura sta cercando di [AF - Arma] ammazzarti accisa con due artigliate mentre strilla [AD - Suono].

    Sai dove trovarmi!
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    IX - Scintilla


    A- Alar-
    Alarielle.



    Ripeteva nella sua testa, quasi ipnotizzata dalle parole di quella figura incredibile.
    Il suono della sua voce era estremamente fastidioso e le ci volle un po’ prima di riuscire a sostenerlo, ma era come se la sua sola presenza le permettesse di placare il terrore e la confusione di quella situazione assurda.
    Non ricordava nulla, nè il suo nome, nè come era arrivata lì, nè cosa ci fosse prima.
    Ma prima di cosa, poi?

    Fu quel suono, quel.. nome, a distoglierla dal flusso di pensieri in cui rischiava di rimanere risucchiata per cercare di trovare un senso a quella follia. Neanche il manipolo di figure che accorsero di nuovo a circondare lei e la creatura dalla bellezza innaturale bastò a distogliere la sua attenzione da quella che sembrava l’unica àncora a sua disposizione per non lasciarsi trascinare nel mare in tempesta dell’analisi di ciò che stava accadendo.

    Nel ripeterlo mentalmente, si rese conto che più la guardava, più la bellezza di Alarielle iniziava a sortire un effetto strano su lei: la sua percezione di quei lineamenti alieni andava tramutandosi da una contemplazione quasi estatica alla bizzarra convinzione che a ben guardarla era piena di difetti.
    Difetti che per qualche inspiegabile ragione lei era convinta di non avere.

    Ma io… Non ricordo neanche che aspetto ho. Come faccio a-



    La sua attenzione venne stavolta spezzata, catturata dal movimento repentino delle teste delle altre presenze, che iniziarono a scattare preoccupate a destra e sinistra verso pareti e finestre della grande stanza.
    Si accorse che Alarielle le stava chiedendo di rispondere ancora per breve tempo al nome di Aliathra, proprio mentre tendeva la mano perlata e affusolata verso di lei.
    Allungó di rimando anche se tentennante la mano verso la sua, e contemporaneamente una delle altre si tolse il mantello che sembrò planare e adagiarsi come per magia su di lei.
    Di nuovo venne sopraffatta dall’assurdità di quanto le stava accadendo: la mano che sfiorò solo per un istante prima di ritrarsi in preda all’insicurezza era inaspettatamente fresca, al contrario del drappo, che si avvolgeva delicatamente sul suo corpo irradiando un corroborante calore e pulsando di simboli iridescenti.
    Alarielle, apparentemente scossa dall’aver pronunciato il nome di Aliathra come se fosse appartenuto a qualcuno di importante per lei, cantilenava qualcosa agitando la mano libera in direzione del mantello che continuava a sistemarsi sempre meglio attorno al suo corpo.

    Lei sta...Oh, capisco… Crede che io possa aiutarla in qualcosa o che lei possa aiutare me. Sta creando una…protezione?



    Non capiva. Non sapeva cosa Alarielle si aspettasse da lei, cosa sfuggisse alla sua mente e la rendesse importante per quella…donna?

    Peró era piacevole.

    In mezzo al buco nero dell’incertezza più completa sulla sua identità, sul suo scopo, e sul senso della sua presenza in quel luogo surreale al cospetto di creature di certo non umane (ma lei lo era?), si stava sentendo importante.
    Odiava non riconoscerne il motivo, ma non poteva negare di trovare conforto e soddisfazione in quella sensazione.

    Alarielle parló di nuovo, invitandola a seguirla “per essere portata al sicuro, perché non c’era più tempo e il suo risveglio non era completo” - più o meno letteralmente. Ma cosa voleva dire?

    Inizió incerta a seguirla assieme alla scorta delle altre in quella che divenne una corsa forsennata tra boati, vibrazioni e ogni tipo di rumore assimilabile a una furiosa guerra proprio a un soffio da loro, tanto da non accorgersi di stare praticamente urlando nel chiedere un briciolo di spiegazioni:

    «Io. Grazie. Ma tutto questo… Che significa?! Che sta succed-»



    Fu letteralmente travolta da un impulso incontrollabile.
    Passarono di fronte a un corridoio di cui riuscì a scorgere ben poco, ma tutto il suo essere, corpo e mente in un tutt’uno, si tese verso quella direzione; spalancó gli occhi, meravigliata e impaurita da quell’istinto incontrollabile e improvviso, pronta ad assecondarlo senza né voglia né capacità di opporvisi.

    L’elfa peró le strinse il polso all’ultimo momento prima che le loro traiettorie si dividessero: lei si voltó quasi furiosa per essere stata distolta, ma l’altra scosse la testa con occhi che fino a poco prima erano apparsi così tristi e compassionevoli e ora parevano bruciare di una incrollabile determinazione, per poi strattonarla come invito a continuare a seguirla e non deviare per nulla al mondo.

    MA! EHI! VA BENE TUTTO MA COME TI PERMETTI ADESSO?!



    Era ancora in balia degli eventi, incapace di fare le sue scelte a qualsiasi livello, ma la sola presenza della regina la stabilizzava sempre di più, permettendo finalmente alla sua mente anche di riacquistare la fermezza necessaria per esprimere la sua contrarietà.

    La corsa continuò ancora per poco: presto si trovarono in un cortile dove un manipolo di incantatori cercava di tenere a bada barriere e mostri schifosi che tentavano di superarle.
    Uno di quelli umanoidi quasi si smaterializzò per la velocità del suo movimento, ma rallentò abbastanza per scambiare un’occhiata ambigua con Alarielle, che a sua volta prese a darsi da fare per tappare una falla nella barriera da cui era appena entrato un piccolo gruppo di quelle… COSE?! ruggenti.

    Una di quelle fece letteralmente a pezzi un mago, e il resto dei mostri invasori si apprestò a scagliarsi velocemente verso il manipolo che la manteneva al centro.

    Mentre l’adrenalina saliva a livelli spropositati un urlo la scosse.

    PROTEGGETE LA RADIANZA!



    Radianza
    Radianza
    Radianza
    Radianza



    Quella parola le rimbombò nella testa come un’eco, una moltitudine di voci la ripeteva sovrapponendosi disordinatamente nel suo cervello.
    E Le piaceva.
    Le sembrava quasi familiare.
    Aveva la netta sensazione che le donasse forza o quantomento convinzione.

    Qualcosa fece click.
    Le sue pupille si contrassero e dalla sua fronte si espanse un bagliore.
    La sua postura mutò, riflettendo una nuova sicurezza di cui non comprendeva nemmeno la provenienza, ma di cui non era il momento di lamentarsi. Lo era invece per cavalcare l’onda e lasciar agire l’istinto, considerando che quelle schifezze stavano attaccando, arginate dalle guardie di Alarielle, ma una, sfuggita al gruppo, era nel mezzo di un balzo per avventarsi proprio su di lei emettendo anche un urlo dal suono talmente penetrante da indurla a portarsi le mani alle orecchie dal fastidio.

    Eppure non lo fece. Anzi.

    Non oserai insudiciarmi, razza di schifezza. Né lascerò che i tuoi amichetti facciano
    Non ho ALCUNA. INTENZIONE. DI PERMETTERLO!



    Strinse i denti e socchiuse gli occhi per il dolore ai timpani causato da quell’urlo dilaniante, ma nel frattempo immaginò con tutta se stessa che qualcosa fermasse la sua corsa, tanto che effettivamente quel qualcosa si materializzò.
    Una fluttuazione energetica attorno a lei addensò i fotoni, generando un compatto schermo di brillante luce su cui si schiantarono gli artigli della belva giusto il tempo per permettere il passo indietro necessario.
    La forza del mostro era parecchia però, e lo schermo resse ben poco: se non si fosse spostata sarebbe stata travolta dal proseguimento dell’affondo, infrantosi invece solamente sul suo avambraccio destro.

    Non ebbe il tempo per fermarsi a riflettere sul fatto che aveva manifestato poteri, né che quel colpo avrebbe dovuto farle più male di quanto effettivamente ne provasse.
    Si mosse solo meccanicamente, come se il suo corpo l’avesse sempre fatto nonostante le risultasse completamente impossibile, come se la sua mente fosse già preparata a una lotta sovrannaturale.
    Agitò il braccio colpito come a spazzare via l’indolenzimento, mentre tendeva l’altro verso il grumo di luce che si disgregava dallo schermo appena squarciato. Strinse la mano sinistra a pugno e la tirò a sé mentre si dava la spinta con le gambe per lanciarsi contro la belva alata. Come a seguire i movimenti della sua mano, la luce residua si sparpagliò leggermente e prese la forma di quattro puntelli pronti a scattare due per lato verso le ali del bersaglio che li aveva appena superati.
    Lei invece spiccò un salto verso il bersaglio, chiudendo e abbassando anche l’altro pugno; con lo stesso meccanismo di prima si ammantò completamente di luce prima di provare a piombargli addosso e liberargli contro entrambi i pugni rivestiti di energia luminosa in pieno petto.

    «Togliti di mezzo.»



    Bisbiglió tra i denti. Fredda, furibonda.
    Il suo unico desiderio era preservare se stessa e coloro che per qualche oscura ragione stavano cercando di mantenerla viva, a prescindere dalle loro intenzioni. A quanto pare peró non era così bisognosa di essere difesa.
    Tutt’altra cosa sarebbe stata - di lì a poco - riflettere su COME e COSA stava facendo, ma non era ancora il momento per rifletterci, non finché quegli affari erano ancora capaci di muoversi.

    300_0



    TL/DR:
    Non ci sta capendo NIENTE.
    Flash di qualche automatismo caratteriale a parte, nel quasi ribellarsi ad Alarielle, comunque continua a seguirla, finchè non vengono attaccate and the switch turns on.
    Senza sapere neanche come, materializza uno schermo luminoso per “difendersi” e prendere solo parte della botta sull’avambraccio destro e sotto la protezione, poi fa il collegamento che se pensa intensamente a qualcosa quella succede e utilizza i residui dello schermo per tentare di infilzare le ali del nemico dalle spalle [AD] mentre lei si tuffa letteralmente verso di lui ammantandosi totalmente di luce per doppiopugnarlo dritto dritto in petto [diversivo disturbo alla vista+AF]

     
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    WHITE SPACEKriøs → Teia
    VI

    La creatura stride e si dibatte, e appena il tuo colpo si schianta contro il suo petto, percepisci un effetto ulteriore al tuo attacco. E' lo stesso che hai risvegliato prima contro le sacerdotesse guerriere, e senti i fotoni vibrare con forza. Percepisci la carne bruciare e liquefarsi ai bordi, e la creatura barcollare come in preda alla nausea.

    L'effetto ti ricorda qualcosa. Ti ricorda...

    T̵̥͑E̷̢̨̝͌́̇͊̀̌̈́I̴͔͂Â̴̯̔̅̎́͛!̷̧̡̺̻̠̼̐̌͒͑͛



    Un colpo. Un altro. Gli scambi fra te e il Cavaliere Nero sono incessanti, folli. Lui non demorde e la tua furia aumenta ogni volta che chiama il tuo nome, ogni volta che la sua voce si fa sempre più rotta e implorante. I suoi colpi ora sono disperati, non sta cercando di farti del male quanto di incassare i tuoi colpi ora.
    Patetico essere, cerca di appellarsi alla tua pietà. La tua spada è affondata sul suo petto, stai per scaricare ogni tua stilla di potere in essa...Cerca di...

    M̵̼̋͒͐͜Ê̶̫̟̱̮͔͖͛̆̈́́͗̏Ḽ̶̆̇Ē̶͈̳̞͒T̶̗͂̽̌́̐̓H̶̫̤̯̼́͘͘Ḛ̴̣̣̯̙̲̉͋̈́͜͝N̶̢̻͕̜̫̗̑...
    Amore mio...



    Sbatti le palpebre. Qualcosa ti ferma, e basta un istante perché tu senta un tocco fresco. Un abbraccio che sfrigola sulle tue spalle, braccia sottili e dita che ti coprono gli occhi come un gioco di bambini.

    Svegliati.

    Senti vapore, caldo e pieno di un amore sconfinato. Ogni atomo dell'incontro fra i vostri poteri è colmo di un affetto che non si può esprimere a parole, e senti che la tua forma attuale la sta danneggiando contemporaneamente a quanto lei si sta guarendo. E' la voce di tua sorella Teti. La Dama delle Profondità, la Signora dei Segreti la chiamano ora.
    Per te è tua sorella, e le stai facendo male.

    e5c5834db7d539feb885ed6b6c22a94b



    Svegliati da questo incubo, te ne prego.

    Qualcosa nella tua mente cede, e senti il suono delle sue correnti che sovrasta ogni cosa. Sovrasta il ronzio, le urla, il richiamo costante delle tue creature che soffrono.

    E finalmente, qualcosa si spacca. E' come uno specchio che si rompe, una gabbia che inquadrava la tua luce nella maniera più orrenda possibile: contro te stessa. Contro le tue creazioni. Contro chi ti considera pura, intoccabile, intangibile come la luce che rappresenti.

    Eri tu, Teia. Eri tu a causare la devastazione che incolpavi sul Cavaliere Nero.
    Vedi Crio raggiungerti per primo. Lo hanno mandato fra le sue avventure a cercare un mostro e ha trovato te. Incredulo, cerca di riportarti alla ragione ma le tue risposte scatenano in lui una reazione che odi: il sorriso che usa quando sta dialogando con chi non vuole sentire ragioni. E' un bugiardo incredibile quando vuole. Stai cercando il Cavaliere Nero e vuoi fermarlo, non hai tempo per non essere presa sul serio.
    Gli attacchi del nemico si intensificano poco dopo. Non riescono a svegliarti. Sei dentro un sogno lucido, febbrile. Sembra essere ovunque, e adesso sai che è perché Giapeto e Febe stavano facendo sì i suoi attacchi fossero ovunque.
    Ti portano lontano, ti tengono lontano da chi puoi ferire. Ti tengono dentro un singolo sistema, Ceo manipola Galad per compiacerti e contenere i danni.
    E senti Teti, le sue acque incantate che guariscono finalmente la tua mente solo quando Iperione si è offerto di fare da esca nel più coraggioso, tragico e stupido dei modi.

    Senti la sofferenza di tutti nel farlo.

    E senti la sua sofferenza.

    WuEUmcU

    Iperione è di fronte a te. Sorride, quel sorriso folle e febbrile che ami così tanto quando si rifiuta di cadere. La tua spada scompare in schegge di luce, e se non fosse che il Titano dei Venti Solari è il più resistente fra di voi, sei certa che le acque magiche di Teti non riuscirebbero a rimetterlo in piedi.
    Ti stringe a sé, e sei l'unica cosa che conta. Ti sorregge nella tua disperazione, mentre Teti si fa fa da parte e batte le mani, sollevata oltre ogni comprensione. Tuo marito ti consola, ti giura che va tutto bene. Che hanno contenuto i danni, che ricostruirete quanto perduto. Che nulla di tutto questo è colpa tua, che gli altri sanno già tutto e stanno muovendo guerra a entità la cui forza ricorda quella di vostro Padre.

    Chi ti ha fatto questo?

    Non te lo ricordi.
    Non te lo ricordi, perché tutto questo ti sta sfuggendo. Si fa polvere nella tua mente, e cerchi di afferrarlo con le dita ma sfugge come sabbia.

    Sono ricordi di un'altra vita.
    Sono lontani.
    Sono tuoi, vicini e persi al tempo stesso.
    Ricorderai. Devi ricordare, ma per ora...

    Sai che questo è il tuo momento più buio.
    Sai che neppure questo ha spento la tua luce, ma ha invece permesso di farla brillare ancora più intensa.

    Su4sahH

    RIVELAZIONE!

    Questo è un post decisivo. E' il momento più buio che Teia ricordi (a parte un altro paio, più ovvi e tristi), quello in cui sei stata manipolata a distruggere quello che hai fatto e chi amavi. Ma per fortuna, i Titani sono una famiglia che si vuole tanto bene e c'è stato un lieto fine (per ora).

    Sviluppa la traccia come vuoi :asd:
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    Il dardo centró in pieno il nemico e questi prese a lamentarsi rumorosamente e agitarsi in maniera convulsa.
    Lei sapeva quanto potesse essere doloroso, specialmente considerando che oltre la grande capacità di perforazione e la natura della luce, il suo attacco portava al suo interno anche la proprietà speciale della SUA luce, quella di agire come un vero e proprio veleno.
    Mentre i fotoni ancora sembravano sfrigolare sulla ferita inferta ma anche attorno a lei e in tutta la zona, il cavaliere nero inizió a chiamarla per nome.

    ?!


    Non ne comprendeva il senso: un nemico ferito che prima ancora di reagire urla il nome di chi l’ha appena colpito? C’era qualcosa di insolito, come se quell’intera vicenda nascondesse risvolti ancora da scoprire.

    Prima la fuga, poi il nuovo attacco, i poteri di Iperione, ora questo chiamarmi… Chi oserebbe fare questi miseri giochetti con me? E per quale motivo?


    Avrebbe continuato a rifletterci, ma non prima di essersi accertata di punire un affronto del genere e rimuovere la minaccia dall’esistenza.
    Dissolse allora le armi e richiamò a sé i fotoni che le componevano per avvolgere il suo corpo tornato visibile e generare stavolta una spada lunga ed un grosso scudo triangolare, lanciandosi alla carica verso il bersaglio intento a dimenarsi.

    Lo scontro fu spettacolare: un duello in piena regola scandito dal cozzare di lame scudi e armature. Lo scudo luminoso che si spostava con la propria volontà a difesa della sua signora e emanava piccole scariche luminose per aumentare il proprio potenziale difensivo e deflettere più facilmente i colpi del nemico; la spada che si scagliava fluida contro il bersaglio, talvolta indirizzata dalla Splendente, talaltra quasi letteralmente strattonando il titanico braccio per colpire un’apertura prima che si richiudesse.

    Stavano andando avanti senza esclusione di colpi: era una lotta di resistenza, uno scontro che per lei era diventato quasi ideologico: la furia la manteneva inchiodata lì, a continuare finché non l’avesse piegato, umiliato nel suo stesso stile di combattimento e soprattutto zittito.
    Si, perché per quanto si stesse protraendo quello scambio di colpi, ad intervalli quasi regolari la creatura continuava a chiamare il nome di Teia con disperazione crescente.

    «FINISCILA!»



    Gridò lei di rimando, quando finalmente assecondò il movimento autonomo della spada e riuscì a conficcarla dritta nel petto del nemico.

    «E’ così che finisce, non con ME impietosita dalle tue suppliche, abominio»


    Sul volto per un attimo scevro dal flusso luminoso un’espressione terrificante tinta di disprezzo, ira e tanta, tanta soddisfazione per essere sul punto di bruciare a morte quell’essere, colpevole di aver creato scompiglio ed aver portato sofferenza e distruzione alle sue creazioni.

    La luce attraversò il volto della titanide per poi lasciarlo di nuovo scoperto e rivelare stavolta un ghigno perfido prima di mutare nella sua vera forma.

    L’ammasso di luce impugnava ancora con un’appendice l’arma, mentre lo scudo rimase sospeso di fronte a lei, poco a lato. Strinse il pugno sull’arma ed iniziò ad incanalare il proprio potere per inondare di luce dall’interno la nemesi che aveva rincorso in lungo e in largo per l’universo.

    Fu allora che tutto inizió ad incrinarsi…



    M̵̼̋͒͐͜Ê̶̫̟̱̮͔͖͛̆̈́́͗̏Ḽ̶̆̇Ē̶͈̳̞͒T̶̗͂̽̌́̐̓H̶̫̤̯̼́͘͘Ḛ̴̣̣̯̙̲̉͋̈́͜͝N̶̢̻͕̜̫̗̑...
    Amore mio...


    Ip-
    Aspetta, che-?!?


    Quella parola, quella che di solito soltanto suo fratello e marito utilizza, come poteva conoscerla? Ma soprattutto, perché nel momento esatto in cui la sua mente veniva colta di sorpresa, anche il suo corpo attraversava la stessa situazione?
    Dita sottili e delicate si posero dove avrebbero dovuto essere gli occhi, ed un corpo fresco e umido si adagiò da dietro sull’ammasso di luce ed ichor.

    Svegliati da questo incubo, te ne prego.



    Non è possibile…


    Cosa stava succedendo? Teti? Il suo tocco e l’umidità del suo corpo erano inconfondibili, ma per la percezione di Teia gli altri erano tutti impegnati ad anni luce di distanza, ed era l’unico motivo per cui era sola in quella caccia.


    « S̶̰̳̱͖̒̉͘Ȍ̵̜̹̮̪̔͌͑Ř̶̬͐͋̚Ȩ̸̙̺͐̍̐L̷̗̱̟̅̍Ḻ̷̭̆͌À̸͍͂̿

    C̷̜͇̣̺̖̥̥̺̗͍̽͊͛Õ̸̘̝͚̝̉͊͆͗̆̓͐̉͊͐̒̊̾̐̽̃S̶͎̯͑̔̌̑͛͑͂̄̈́̊͐̌̑͜͝Â̶̛̫̈́̂̅͆͊̄̈́̃̿̅̓͛̕̕ ̸̖̻̮̗̬̥̲̿̿̈́͌́̽̀͊̈̾͛̋̆C̶̢̨̰͕̥̼̯͈͉̲̖͍̲̞̪͓͊̾̍̏͆̾̊͜Į̴̨̧̨͎̭͖͇̅͌͆̿͋̋̾̉͂̀̉̚̚͠ ̸̨̺̰̙̳̱͇̤̙͈͂̓̿̈́̐̐̈͝F̸̨̟̱͖͙̞̱̫͍̼̬̆̀̈͒̀̒̈͑̇Ą̵̭̠͖͓͚̈́̀͊̂̊̿̈͝͝ͅI̴̛̬̬͙̞̟̤̫̪̹̻̩̤̮̹͑͂̆̂̍̔̋̆̋͌̽̚̚͜͝ ̷̡̢̣̪̞̼͕̼͗̎̃͌̂̓́̍̒͐͜T̵̡̛̘̱̹̣̹̪͖̣͌̓̔̇̆̔̌̅͌͝͝Ư̶͎̣̽̿̋̉̓̏̋͆́͘͘̕̚͘̚̕͜ ̶̨̼͇̳̙͈̟̭̟͍͓́͂̔͐̓̓͒̆̑̏̈͠Q̷̖̳̭̭͈͕̞͍̝̍͛Ȕ̸̙̗̔̿̈́̀̊́͂̑͊̍͊̅͜͝͝Į̸̖̬̪͈͕̭̱̩͈͍͕͈́͑̇̀?̸̜̙̍̍̇͌̓̎͋́̑̾́͝

    »



    Nella sua voce, così come in quella di Teti, una dolcezza infinita era sovrastata da qualcos’altro.
    Nel caso della Dama delle Profondità si trattava di preoccupazione, mentre nel suo erano stupore, confusione ed allarme.
    Avvertiva il potere della sorella sfrigolare contro il proprio: stava lottando contro l’azione ustionante e venefica della luce pur di restare lì ad abbracciarla, continuando a curare se stessa.
    Ne avvertiva il dolore quasi in maniera fisica, percepiva distintamente la melodia sofferente sprigionata dalla sola presenza di Teti, accompagnata dal crescente rumore delle correnti che stava utilizzando, che a Teia pareva aumentare di intensità istante dopo istante, sovrastando tutto.

    « S̴̢͎̈̐́̄P̵̡͖͉̒Ŏ̶̭S̷̬͎͇̓̉͒̀ͅŢ̵͍̬͚̓̓̆́À̵̧͇̤̀̆̚Ṱ̴̄I̴̫͝,̷͎͕̬͆̉ͅ ̷͉͔̻͇̑̈́̆͘T̵͓̤̬̭́͘Ė̸̮͕̖̗T̶̗̑I̵̛̬̲̊,̴̧͖̳̩̈̓̕ ̷̲̝̤͊͒̚͜

    ̶̖̽̈́N̸̍͜͝O̶͍͉̕N̴̡̘̒̌̆͝ ̸̨͇̹́͌͝͝Ć̸̩̬͇̟’̴̻̈́È̸͎̹̥͠ ̸̳̯͇̕͠Ḃ̷̧̻̯̱͝Ḯ̴̪̪͇͎͝S̶̙͉͇͒̄Ő̶͚͔̫G̶̪̦̪̎̈́̚Ṉ̷̭̞̞̓͛̇̿O̵͓͗

    ̶̞̲̭̦̏T̵͔͖̱͗̀Į̴̠̱̓̊ ̸̰̙̊̏́S̵̛̰̜̔͗̌T̴͔͋͌Ō̵̧͌ ̸͉̿F̵͎̦̀Ä̶̪̜̟́̕C̵͉̍͗Ë̵͕̥́̅͐͝N̴̠̮͛͝Ḑ̶̛̞̱̂̇Ó̵͎̜̼͉͊̕ ̶̛̹̓͘͠D̵̪̙͚͐̓͌́ͅÉ̶̻̣L̶͔̦͖̇̈́ ̸̹͈̐ͅḾ̵̯͉̈̆̉ͅÃ̸̧̭L̶͕͗̒Ȇ̴̼ͅ»



    Provò a raggiungerla.
    Non era certa che non fosse qualche strano gioco mentale in cui era caduta: prima le parole che usava solo Iperione, ora Teti, l’unico modo per tentare di racimolare qualche certezza era parlare nella loro lingua e studiare risposte o reazioni.

    Non so cosa sarebbe peggio: che sia davvero lei e io la stia friggendo, o che sia qualche pessimo tiro e debba combattere con qualcosa di identico a lei. Eppure mia sorella sa perfettamente che la mia luce può essere pericolosa, e cosa fa? Ci si tuffa addosso?! E’ forse impazzita?!


    Il fruscio delle correnti era ormai a un volume fuori controllo per i suoi sensi, arrivato persino quasi a cancellare del tutto i rumori di fondo generati dalle sue creazioni in giro per lo spazio che invocano costantemente il suo aiuto.
    La guerra tra i poteri di luce e acqua continuava, rendendo chiaro che le cure di Teti non avrebbero retto ancora a lungo.

    … per poi esplodere in mille pezzi.


    I-io..? Come..? NO! NO! NOOO!


    Come era stato possibile? Come era successo?
    Era lei stessa la causa di tutto?
    La sua mente sembrò spaccarsi in mille pezzi preda dello shock, e una serie di flash la invasero, ora finalmente accessibili.
    Crio che non voleva crederle mentre tentava di coinvolgerlo nella caccia; gli attacchi senza senso del Cavaliere Nero, guidati e resi del tutto imprevedibili dai poteri di Febe e Giapeto, capaci quindi di arrivare ovunque e DA ovunque; Galad agli ordini di Ceo per tentare di bilanciare la sua frenesia; la zona remota di spazio dove stava succedendo tutto, in modo da arginare i danni, fino a Teti, che finalmente era riuscita a penetrare e farla rinsavire.

    E poi lui, Iperione. Il suo adorato fratello e marito.

    Prima ancora di permettere alla sua mente devastata di proseguire oltre e realizzare del tutto, il suo corpo si accasciò, tornando alla forma umanoide, disgregando al contempo spada e scudo.
    Cadde in ginocchio sul nulla, singhiozzante e con il volto inondato dalle lacrime.
    Non aveva il coraggio nemmeno di guardarli, nessuno dei due. Avvertì soltanto Teti spostarsi mentre Iperione proseguì idealmente il moto frenato in precedenza dalla spada per stringerla a sé e rassicurarla sul fatto che non fosse colpa sua.

    Lei si limitò a scrollare la testa, preda di sensi di colpa troppo profondi e potenti anche solo per azzardarsi a ricambiare l’abbraccio.

    Ho portato distruzione e dolore ai miei figli, ai miei fratelli e sorelle, a mio marito.
    Sono sempre stata io il mostro.
    Come posso adesso..?


    Iperione continuava, ribadendo ancora e ancora che non era dipeso da lei, che era stata vittima di una forza tanto potente da ricordare i livelli di loro padre Urano, che gli altri erano già partiti per tentare di rintracciarla e fermarla. Provò a chiederle se ora che era libera ricordasse qualcosa che fosse utile per identificare la minaccia, ma niente.
    Fu solo allora che come una meravigliosa sinfonia, le voci di tutti quanti le inondarono quasi nello stesso momento la testa.

    La sua famiglia stava soltanto e semplicemente gioendo per il suo ritorno.

    Le sue lacrime non accennavano a fermarsi, ma almeno una parte di esse cambiò sapore: erano, come sempre, e persino dopo tutto quello che aveva causato, stretti attorno a lei.

    « G̸͍̻̿̈́͌̓̌̈́̽̿͒Ŗ̶̖͙̯̥̥̜͖͐̃͐̉ͅA̷̬̙͇̼̿͠ͅZ̸̲̹͍͕̻̭̙͈̼̋Ḯ̷̡̡̭͈̺̺̜͜E̷͔̱̮̮̼̞͍̺͂̓͐̂̀̕ͅ»



    Si limitó a proferire, assicurandosi di estendere il messaggio anche agli assenti, per poi decidersi finalmente a ricambiare l’abbraccio del marito e proseguire mentalmente.

    ⦿ So che è inutile scusarmi con voi perché io per prima non vorrei sentire ragioni e avrei fatto esattamente lo stesso per ciascuno di voi, ma per me è importante adesso. Sarò anche stata fuori di me, ma i risultati parlano chiaro: questo casino è opera mia. ⦿


    Guardó fisso negli occhi Iperione e tentó di frenare le lacrime, facendosi forza e traendone dal sorriso sollevato del marito.

    ⦿ E a te. Quante te ne ho dette non sapendo fossi tu? Perdonami, amore mio. ⦿


    Dopo averlo stretto a sé ed aver poggiato per qualche istante la testa contro il suo petto, si voltò a sorridere timidamente anche alla sorella, che applaudiva entusiasta.

    Erano, insieme agli altri, la sua àncora e la sua forza.

    ⦿ Ed è per questo che per trovare pace con me stessa è il momento di trovare chiunque mi abbia fatto questo, chiunque CI abbia fatto questo, e cancellarlo dall’esistenza. Insieme.
    E quindi fratelli miei, sorelle mie, vi chiedo scusa per il dolore e le scocciature che vi ho causato, vi ringrazio ancora per tutto ciò che avete fatto per me mentre sopportavate la mia follia.
    ⦿


    C’era un solo modo, l’unico approccio che conosceva per evitare di rimanere catatonica per secoli prima di riuscire ad elaborare quanto male aveva fatto a chi e cosa amava di più al mondo: la sua famiglia.
    Fratelli, sorelle, figli, figlie e creazioni.
    Non poteva permettere che quegli eventi passassero impuniti.
    Era vero, avrebbero sistemato tutto e probabilmente l’avrebbero fatto anche migliorando ciò che già esisteva, ma quella macchia sarebbe rimasta per sempre impressa sul suo Splendore. Non era accettabile: per questo qualcuno avrebbe dovuto pagare, e l’avrebbe pagata.

    ⦿ E ORA ANDIAMO DAVVERO A CACCIA! ⦿



    300_0



    TL/DR:
    Traumi.
    Poi fingiamo di riprenderci, più o meno.

     
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