[trama] To the Stars

Sixter - Crio

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    ~S i x ter per Crio

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    I nemici vengono circondati da tale nube, dispersa dal movimento della spada di Abaddon, che con tetra energia ruota la sua spada e rilascia un'onda d'urto che allontani i frammenti d'oricalco. La sua forza è tale da permettervi di percepire, anche in un semplice movimento, una pressione senza eguali.

    Crono e Giapeto seguono il tuo suggerimento, concentrandosi sul distruttore per tenerlo lontano e impegnato. Inizialmente succedono nella strategia, riuscendo a porre una considerevole distanza tra voi. La spada di Abbadon, completamente avvolta nelle ombre più terrificanti, comincia a prendere di mira Crono.

    In risposta a ciò, Giapeto attacca dalle spalle, senza risparmiare sotterfugi, tattiche sporche. Questo è lo scontro con un nemico più che pericoloso e sa bene di doverlo vincere a qualsiasi costo. Il suo attacco punta alla parte superiore e posteriore della figura del distruttore che, con un movimento quasi naturale, fa ruotare ancora la spada per frapporla tra sé e il colpo di Giapeto, spingendo con un calcio frontale Crono e creando distanza tra i due.

    Ma loro lo hanno previsto.

    Scambiano uno sguardo per un singolo istante mentre la carica di Abaddon infuria.

    Crio.

    Il tuo potere è direzionato interamente su Mikhael, il tuo nemico. Come qualsiasi altro movimento da lui compiuto, Mikhael risulta estremamente misurato, come se calcolasse esattamente lo spazio in cui muoversi e i movimenti del proprio avversario. Alza appena una delle sue braccia con il palmo aperto verso l'area davanti a sé, che comprende l'arrivo del tuo attacco. Molteplici specchi di luce squadrati si formano davanti a lui, in rapida successione, generando vari strati di barriere contro le quali il tuo cannone si infrange.

    Ogni barriera viene spazzata via con facilità ma, allo stesso tempo, riduce la grandezza e l'essenza del tuo attacco secondo dopo secondo, fino a che ciò che lo colpisce, facendolo indietreggiare forzatamente, è un colpo dalla potenza minore.

    Vapore azzurro si espande dal suo corpo ferito e per un attimo hai l'opportunità di vedere quella che è la composizione interna di un corpo di un simile essere, composta da forme vaghe che si mescolano e ricompongono allo stesso tempo, che si muovono sinuose all'interno del suo essere. La sua attenzione è fissa su di te. I due signori non hanno bisogno di guardarsi, combattono come se fossero un solo corpo.

    Un'altra mano si estende, come la prima, e un dito tocca lo spazio che si increspa come si incresperebbe una pozza d'acqua. La dimensione vibra e da quella vibrazione una sequenza di 'note' raggiunge la tua mente. I titani non sono gli unici a percepire e utilizzare la musica della realtà. Una sola 'parola' si estende al suono di quelle note.


    שֵׁן,
    [L'abbandono alla luce di dio.]


    La debolezza coglie la tua mente e il tuo corpo, gli arti diventano pesanti, è più difficile concentrare la tua dunamis mentre il suono diventa un eco, per poi vibrare con più forza e dolcezza, allontanandosi e avvicinandosi in un moto che appesantisce soltanto di più la tua capacità di muoverti e coordinare i pensieri. Confusione, tranquillità, piacere e, più di tutti, un senso di abbandono pacifico.

    Senti le voci di tutti coloro che hai conosciuto cullarti con dolcezza verso un luminoso oblio, è come riposare dopo una lunga battaglia.

    Mentre sei oggetto a tale magnifica espressione, piccole sfere di luce circondano l'ambiente attorno a te, diventando sempre più luminose. Con un cenno della terza mano, detonano contemporaneamente per creare un'esplosione della stessa luce con cui si è difeso prima, tentando di travolgerti completamente.



    _____________________



    Angolo Master

    Abaddon si tanka i due fratelli, riuscendo tranquillamente a tenerli a bada. Li osservi per un attimo fare un attacco combinato ma la tua attenzione viene portata altrove.

    Mikhael si difende creando vari strati di solidi specchi di luce che hanno il compito di ridurre la potenza del tuo attacco, prendendosi il residuo ovviamente. Utilizza musica per farti provare l'Estasi di Santa Teresa [ad] mentre crea delle sfere di luce attorno a te che generano una grossa esplosione ustionante quando detonate. [af]
     
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    Alexander Scriabin, The Poem of Ecstasy, 1908
    Berlin Radio Symphony Orchestra, 1991



    Governare. Conoscere. Conquistare. Difendere. Evolvere. Ordinare.
    Risplendere. Creare. Regolare. Ricordare. Intuire. Nascondere.

    Principi così semplici. Così totali, integranti e modulabili. Coloro che erano stati creati per regnare sulla loro stirpe abbracciavano paradigmi completi e declinabili secondo innumerevoli sfumature.
    Grandi, sublimi e un giorno terribili. Eppure, c'era stato un tempo in cui tutti erano stati anche una parola molto specifica e molto tenera: giovani.
    In una Realtà vuota delle creature che la governavano in un tempo prima del tempo, i Titani erano nati, e implicava che ad un certo punto, tutto fosse nuovo. Che ci fosse stato un prima e un dopo rispetto alla Guerra.

    E quando erano ancora giovani, Giapeto li aveva chiamati a gran voce. Erano accorsi tutti, ovviamente, a quel ruscello minuscolo.
    Teti aveva riso, gli occhi brillanti nell'ascoltare cosa aveva da dire quell'acqua così piccola e segreta; Oceano che guardava in silenzio, e un po' ascoltava quella risata argentina risuonare in lui. Finché non si erano accorti che in quell'acqua c'era qualcosa.
    C'era vita.

    Spirit,
    Winged with the thirst for life,
    is summoned into flight
    to the epitome of negation.


    Qualcosa di così semplice, e rubato da una grande architettura chiamata Vita e a cui loro avevano ancora accesso limitato, per non rischiare facessero errori. Erano rimasti tutti a bocca aperta e dopo tanto battibeccare, e molto filosofeggiare, e qualche piccolo scherzo, quei batteri erano diventati il loro grande gioco di fantasia. Teti aveva ascoltato e riferito, e Oceano propose con solennità di dividere quelle vite in vari gruppi, affinché ognuno di loro sviluppasse le proprie differenze e le scambiasse a beneficio delle altre, nell'habitat a loro più consono; Rea aveva fatto in modo che esso si plasmasse per accoglierli, le gemme al posto degli occhi che brillavano senza fine nel vedere come essi si riproducevano più facilmente così, aiutati dal susseguirsi elementale di Crono. Iperione donò loro il calore, abbastanza perché non ne soffrissero, e Teia la luce perché vivessero nel chiarore del giorno e dell'intelletto anche quando calò la notte intorno a loro e rimase solo la sua luce a illuminare i Titani all'opera. Ceo e Mnemosine, dopo molto ponderare, determinarono il corso d'azione da seguire quando inevitabilmente le differenze fra i gruppi si fecero acerbe e cominciarono a svilupparsi conflitti. Guerre terribili, i cui echi erano meno di piccoli movimenti e convulsioni in vite primordiali. Ma da essi, Temi diede loro regole perché quei conflitti non si ripetessero, e imparassero da quegli errori come Febe ripeteva.

    Giapeto aveva sollevato lo sguardo su Crio, gli occhi accesi e l'animo che sorrideva.

    There, under the rays of its chimera,
    emerges a mysterious world
    of heavenly forms and feelings.


    Non mancava molto prima che amya si accorgesse che non c'erano. Avrebbe mandato qualcuno a cercarli, e dovevano finire il gioco...e Crio era quello che al gioco poteva porre la parola fine, senza lasciare alcuna traccia della loro disobbedienza.
    Tutti e undici lo guardavano, e con lui la sua Dunamis che aleggiava piano in piccoli scintilli e riflessi.

    E Crio aveva guardato quel minuscolo universo ai loro piedi, i confini dove i suoi fratelli e sorelle si accalcavano, aspettando che lui lo terminasse, perché Febe aveva già percepito che qualcosa sarebbe andato a finire male molto presto. Febe aveva sempre ragione ed era ora che Dodici piccoli Titani tornassero a casa.

    Spirit touching.
    Spirit desiring.
    Spirit creating all with a reverie
    abandons to the bliss of love.


    E che quell'attimo di pace e armonia, quel minuscolo momento di gloria dove il mondo sarebbe stato solo loro, senza direttive e senza guerra, finisse.

    Tutto qui?





    Amid the rising cosmoses
    it dwells in languor ;
    then from the heights of inspiration
    calling each being to blossom.
    Inebriated while soaring
    as it is ready to sink into oblivion.



    I Dodici avevano guardato di nuovo quel minuscolo universo, vedendo la Vita vivere.
    Oh, come avevano amato anche quel piccolo errore.

    Tutto qui?

    NO.



    Nevertheless only for an instant
    with light increasing
    magnifying divine will.
    It dispels
    the abominable phantoms.

    Then it attained
    singularly a coveted victory
    over itself.


    Alexander Scriabin, The Poem of Ecstasy, 1908
    (translated by Paul Amrod)




    Crio riprese coscienza di sé.


    Il costrutto di oricalco tremò, dissolvendo le tracce del Canto nel momento in cui le prime sfere detonarono in un'esplosione di fuoco e scintille. L'oricalco fuso dal calore era difficile da controllare e l'onda d'urto riverberò dentro il materiale, scaricandosi in calore ed energia cinetica da ogni lato. Il Titano boccheggiò dentro il costrutto, scosso e con la visuale appannata, ogni senso scombussolato da quanto aveva appena provato mentre opponeva il suo potere per cercare di difendersi dal resto delle esplosioni. Il materiale cristallino si crepò e distorse, rischiando di schiacciarlo dentro e distorcerlo, ma essersi ripreso all'ultimo secondo lo aveva salvato da quella fine. L'oricalco si infranse e si riformò in ventagli che spazzarono le esplosioni, cercando quantomeno di deviarle più in là di lui. Il costrutto era ancora in piedi, e così il Titano. Gli effetti del calore e delle bruciature sarebbero svaniti in poco tempo, e ora doveva continuare a combattere.

    Pace. Pace, per un singolo e indefinito momento in cui non conoscevano ancora il loro scopo ultimo. Quello che li aveva portati in quella situazione, in quella lotta per vivere contro chi li riteneva abomini. Avrebbe potuto vivere qualsiasi cosa, e la Canzone si era tradotta dentro di lui in quel momento di gloriosa, innocente dolcezza.
    E aveva cercato di dargliela come...pietà? In quell'infinito splendore che Mikhael rappresentava, anche la violenza doveva essere immensa e indefinibile, dolce nell'agire.
    La sentiva ancora nelle membra, nelle brevi convulsioni che si alternavano al torpore e lo chiamavano ad abbandonarsi a ogni spasmo.

    Provi a fermarmi...

    Cantò a sua volta, la voce intervallata dal tremore, ogni nota vibrante negli scricchiolii dell'oricalco intorno a lui. Il costrutto affondò gli artigli e spazzò la terra con la coda, prima di gettarsi alla carica alla massima velocità. Una mossa folle. Suicida. Così tipica per come era conosciuto il Titano, avvolto della sua terribile Dunamis.

    ...ma io non so come si fa.


    Ma il piano di Crio era approfittare dei poteri stessi di Mikhail. Spingerlo ad agire contro quella carica, portarlo a spostarsi - o spostare il Titano stesso - fuori da quella traiettoria. Durante lo spostamento, i frammenti di oricalco infranti e fusi intorno si sarebbero mossi con lui in una nuvola che all'ultimo secondo avrebbe ricoperto il campo di battaglia nell'espandersi in ogni direzione. Forma e dimensioni differenti, da granelli minuscoli a lance, ma tutti con lo stesso scopo: detonare in differita in migliaia di esplosioni di entità variabile, mirando a colpirlo in ogni caso.

    Doveva finirlo. Distrarlo abbastanza in fretta, e fidarsi delle possibilità che Crono e Giapeto avevano se uniti allo scudo a cui aveva rinunciato.

    rkvwrGk

    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● Abrasione e corrosione di media entità al petto (in via di Rigenerazione), acuiti dall'effetto di Oscurità ma ancora abbastanza protetti dall'adamantite. Bruciature e danni da calore generali, spasmi muscolari.
    MENTALMENTE ● Stanchezza e fatica mentale aggravati dal turno precedente
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● Ho interpretato l'Estasi in una maniera un po' particolare, ma spero poetica? Spero di non essere andata fuori traccia :facepalm:

    Subisco (ovviamente) l'attacco debole pieno, facendomi malissimo per l'attacco forte ma conto sulla Durezza Straordinaria dell'oricalco e sul fatto che sono ancora dentro il costrutto per non morire. Detto questo, mi getto alla carica frontale [azione di supporto: diversivo], quando il mio scopo è invece portare un [ad] di nuvola di oricalco in giro (considerala un'espansione ad area a 360°) all'ultimo secondo appena fa qualcosa, facendo detonare i suddetti frammenti [af]. Ogni esplosione ha entità diversa e parte in ondate (per facilità: più piccolini prima e più grandi dopo, in ordine crescente).

    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO/TELEPATIA | ELENTÀRI
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    Il tuo attacco, Crio, fa vibrare lo spazio in cui Mikhael si trova, generando nient'altor che una grande esplosione bluastra da cui provengono strali ed elettricità del medesimo colore. Considerata la natura dell'attacco non vedi il modo in cui il tuo nemico si difende ma puoi osservare, al diradarsi di tale attacco, che il suo corpo e puntellato da schegge e abrasioni del colore del tuo oricalco. Eppure da lui non proviene un suono di dolore, se non l'interpretazione che dai a questo ronzio che non è diluito dalla distanza della sua fonte, risultando udibile sia a te, sia a creature vicine che lontane, allo stesso modo.

    Ma non devi dimenticare, coraggioso tra i dodici, che le due incarnazioni combattono come se fossero un singolo corpo. Tale è la loro pericolosità che il timore da parte dei più deboli è legge imposta.

    La luce di Mikhael diventa una sfera che protegge Abaddon e che esplode in maniera uguale e contraria verso Crono e Giapeto i quali, presi alla sprovvista dall'attacco, indietreggiano per un attimo. Ciò da tempo al distruttore di ruotare ancora una volta la sua spada d'ombra, generando dei fendenti che tuttavia non incontrano i corpi dei tuoi fratelli.

    Ma sono diretti a te.




    Artigli che squarciano l'essenza di ogni cosa.

    D7CGEOi

    אֲבֵלוּת

    [Il divoratore di vita]



    Eppure troppo grandi per essere definiti fendenti, troppo potenti per essere definiti 'colpi', le manifestazioni del movimento della sua spada si lanciano contro di te disegnando archi che potrebbero tagliare perfino le vostre navi se paragonati a grandezze del genere. Tali attacchi vengono permeati da oscurità, certo, ma l'energia che li percorre è così profonda, così pregna delle forze del Tartaro, che comincia a divorare perfino l'ambiente al suo passaggio. L'aspetto più temibile di tale attacco, eppure, non è nemmeno la grandezza o la potenza, ma il silenzio che una rovina del genere si porta dietro.

    La tua attenzione è rivolta a questa manifestazione di potere, così come Giapeto e Crono sono impegnati a schermarsi dagli attacchi di luce di Mikhael. La battaglia infuria e qualcosa lo sa. Perché qualcosa sta osservando. Molti sguardi si posano su di voi, figli di Urano e Gea. Tra voi forse è soltanto Crono che si accorge di qualcosa, di una piccola scheggia di luce che crepa lo spazio in lontananza, e tale crepa diventa sempre più estesa finché non c'è il suono di qualcosa che si spezza, finché lo spazio non si apre in una terribile, quanto meravigliosa, manifestazione singolare.


    Non è sul campo di battaglia che avviene, la storia dirà che questo è il momento in cui tutto è cambiato.


    L'urlo di diniego di Crono infuria mentre sentite un picco innalzarsi in un luogo profondo, un luogo in cui nessun daimon dovrebbe neanche solo pensare di avvicinarsi. Il luogo in cui la meraviglia delle vostre creazioni ha avuto origine. Per voi non è troppo tardi, Crio, ma per i due esseri da voi reclusi sì. Nel grande disegno dei Protogenoi, anche un piccolo sacrificio di forze diventa la spinta giusta per fermare tutto ciò che può darvi un vantaggio e tale vantaggio, in questo momento, è composto da due nomi e due esseri che si traducono in un avvertimento nelle parole di Crono a voi.


    אָדָם‎ - לִילִית

    [adam] - [lilith]




    Un avvertimento inutile, poiché l'atto si è compiuto e la luce li ha già avvolti, restituendoli all'Iperuranio.

    Una luce che ben presto sarà da voi, dopo avervi dato scacco.





    _____________________



    Angolo Master

    Swapping con Mikhael che difende Abaddon dai colpi di Giapeto e Crono, mentre lui ti dedica un po' del suo tempo. Questa volta è un solo attacco composto da fendenti di una grandezza terrificante, pregni di Oscurità e qualcosa riconducibile all'Anticosmo.

    Qualcosa entra nel server e un atto terribile avviene per due vostre risorse necessarie in questa guerra, presi come siete dallo scontro non potete fare nulla per intervenire in tempo, capirete solo dopo la battaglia la gravità di ciò che è successo.

    Don't worry though, he's coming for you
     
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    Come scopri il concetto di dolore per la prima volta? Per Crio, fu la sensazione di annegare. Lo scoprire che il mondo fuori dai confini era fatto di vuoto e che lui invece era fatto di materia, e quella materia bolliva e poi si ghiacciava dentro un corpo che ancora non conosceva la parola sofferenza.
    Per Oceano la parola no era definitiva. Per Ceo, era un invito a fare domande sulle ragioni dietro di essa. Per Crio, quando era appena nato, il diniego era una sfida. Era il suo Paradigma e nessuno si stupì davvero quando Madre e Padre decisero che, per quanto la cosa dolesse, era necessario che il nuovo arrivato capisse quali limiti testare.
    Era sfuggito agli occhi di amya una volta, quando era ancora ingenuo e tutto lo stava chiamando. Quando scopriva i nomi delle cose, e questo lo rendeva solo avido di scoprirne altre. Aveva esplorato ogni angolo dell'enclave, scoperto ogni creatura dentro di essa e discusso fino allo sfinimento con i fratelli più grandi sul cosa, e sul come, e sul perché.

    Perché non posso andare fuori?
    Non c'è un fuori.
    Hai detto che siamo dentro. Quindi c'è un fuori.
    Hanar, un aiuto?
    Perché amya ha detto di no. Non siamo pronti.
    Non mi piace la parola no, Ceo.
    Una sfortunata circostanza.


    I Dodici erano stati creati come creature a metà, ibride fra l'empireo ideale e la ribollente e cangiante materia. E nel loro sangue, scorreva la forza del Cosmo, in grado di alimentare quello che venne chiamato "corpo" nel rigenerarsi, appena avrebbero avuto occasione di farlo. Purtroppo, o per fortuna, questo implicò che quando Crio riuscì a eludere i confini dell'Enclave e a gettarsi nello spazio profondo, dopo giorni che furono secoli di controlli, appostamenti e tentativi, il piccolo Titano imparò due lezioni molto importanti:
    1) Che "no" è una parola fondamentale, soprattutto se detta da chi ti vuole bene.
    2) Cos'era il dolore.
    Urano aspettò poco per riprenderlo, le mille mani che recuperarono il concentrato di oricalco e dunamis le cui urla diventarono manifeste solo quando ritornò dentro un'atmosfera. Fu lancinante, ma necessario, e Oceano e Ceo, che già avevano compreso quel concetto così fondamentale nei loro modi, non poterono fare altro che attendere che le grida si spegnessero. Erano indecisi su cosa fare, e se o come consolarlo per aver imparato le conseguenze delle sue azioni.
    Ma fu quando loro fratello cominciò a ridere, manifestando gioia inusitata, che si resero conto che c'era un grosso problema.

    Crio accolse quel ronzio alieno con estremo piacere, senza lasciare che lo distraesse dalla battaglia in corso. Così come aveva imparato su se stesso, aveva imparato a riconoscere come loro manifestavano sofferenza e ciò lo incuriosiva sempre. Fu evidente come vedere Mikhael ferito, riconoscere i segnali dei danni in quel guscio, fosse qualcosa di soddisfacente per il momento. Il drago scricchiolò nel riposizionandosi e spazzare il terreno con la coda in un atto che sembrò quasi giocoso se non fosse che niente del Titano stava giocando ora. La sua attenzione era completamente focalizzata, l'adrenalina follemente in circolo mentre arretrava, pronto a scattare verso i fratelli al minimo segnale di cedimento da parte dell'Angelo. Ogni manifestazione del costrutto era solo un riflesso della ferocia della sua Dunamis, della voglia di affondare altri colpi.
    Ma dentro di sé, c'era qualcosa che lo stava mordendo dall'interno. Un presentimento di fine imminente che continuava a rosicchiare, incessante.

    Intanto, ogni colpo di Abaddon riverberava sul suo scudo impegnato a proteggere i suoi fratelli, echeggiando in un terribili scrocchiare che si ritrasmetteva sul suo potere. Stavano reggendo, ma non sarebbe durato molto. Poco lontano da lui, i due avevano architettato un piano e lo stavano effettuando, ma fu quando sentì l'esplosione che Crio si azzardò a voltarsi. Percepì lo scudo venire travolto in ogni centimetro della superficie: l'oricalco si era stiracchiato, estendendosi in uno strato che accolse l'esplosione di luce per poi venirne inevitabilmente eroso. Crio strinse i denti, tendendo il suo potere verso i propri frammenti per riformarlo, ma venne interrotto da una semplice azione, subitanea al suo muoversi verso Crono e Giapeto.

    Abaddon caricò i fendenti verso di lui. Erano masse, più che fendenti. Squarci di nulla e vuoto, scorci di abisso che lasciarono dietro di loro semplicemente assenza.
    Crio non ebbe paura, non in quel momento. Anche di fronte a qualcosa del genere, sentì solo ancora, limpido e cristallino, il rintocco dentro di lui che lo incitava. Il suo Paradigma, ogni fibra di ciò che era, gli imponeva una e una sola cosa: avanti.
    E nell'oscurità, una stella brillò.

    CxUGoAF

    To Cut means division by the blade of Want,
    that parer of potentials that excises infinities.



    Tatsuya Kato - I Have to Choose [Trigun Stampede OST]


    e88079f424ea244f281e65e8289716a7

    Nonostante la fatica, il Titano era circondato da una difesa già pronta, che sarebbe stata completamente inutile contro qualcosa di così immenso. Restava una cosa da fare, istintiva come respirare. Il drago perse forma immediatamente e ogni particella di materia venne protesa verso una e una sola direzione.
    Avanti.
    Un orizzonte di eventi. Un taglio unico, trasversale e sospinto dalla Dunamis del Titano, opposta a quella di Abaddon. Dove l'Angelo mirava ad annullare, Crio mirava a ottenere. A prendere per sé e fare sua ogni cosa che esisteva in quel triste e meraviglioso universo.

    [ BLADE OF WANT ]

    You must never make 'multiple' cuts.
    Each must be singular in its beauty, no matter how many precede it.


    Poteva solo destabilizzare quei fendenti. Riempire il vuoto con il bisogno, e così fece quando il primo taglio incontrò l'altro. L'impatto fu agghiacciante. Il fendente di oricalco, così intriso di Dunamis da essere di un blu unico e brillante, scintillò contro il nero e si fermò quasi in un attimo di annullamento. Si deformò senza un suono, semplicemente disgregandosi, e fu in quel momento che arrivò un altro a prendere il suo posto. Così continuò, in una difesa che era semplicemente scontro di intenti.

    Crio non smise per un singolo istante di opporsi a quell'attacco. Ogni singolo inspiro ed espiro fu manifestazione violenta di qualcosa che non era neanche rabbia o furia. Non c'era alcun tipo di emozione se non l'espressione unica di quella singola sinfonia di fendenti contro il silenzio, mondata da tutto tranne la volontà.
    Impattò contro quello che rimaneva di quelle manifestazioni di vuoto. Non meno pericolose, ma avrebbe pensato dopo all'assenza di una mano. La sua Dunamis gridava al suo posto. Non urlò neanche quando la sola vicinanza con quel non-Cosmo rischiò di disgregarlo, mangiando gran parte della difesa di adamantite che lo ricopriva e proseguendo sulla carne.

    E quando fu finalmente libero da quell'attacco, la sua figura barcollò in avanti e solo allora lasciò andare una manifestazione di dolore. Ma andò avanti. Andò avanti perché non poteva a fare altro, neanche quando la paura cominciava a fare presa insieme alla realizzazione che tutto era sbagliato. Che l'unica cosa che doveva fare ora, l'unico imperativo assoluto nella sua mente, era quello di raggiungere i suoi fratelli prima della fine. Di cadere, se così doveva andare, ma di farlo sapendo che era stata una sua scelta morire in quel momento, in quel luogo e in quel modo, estinguendosi pur di impedirlo.
    Non aveva altra difesa addosso che il proprio stesso cristallo ora, un'armatura che andò ad arroventarsi come una meteora alla mera velocità di spostamento che usò in quello scatto di puro movimento nella direzione di Crono e Giapeto.

    Perché Crono se ne era accorto per primo e il suo grido fu solo l'inizio della fine. La sua voce risuonò come uno scroscio di sirene, una singola orrenda realizzazione che colpì tutti i Titani contemporaneamente. Ovunque si trovassero, fu quello il momento in cui i Dodici capirono che uno dei loro più grandi risultati era andato in fumo, e che non c'era stato alcun modo di evitarlo. Che nessuno di loro avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo, perché era un piano di una perfezione diabolica tanto quanto di una determinazione incrollabile.
    C'erano attori dietro le quinte, pronti a entrare in scena senza nessuno a condividere il palco, che di quel momento si sarebbero dilettate fino alla fine delle loro esistenze. Del plauso del pubblico, a una tragedia perfettamente interpretata.

    Così come era impossibile impedire la manifestazione di ciò che accadde da un


    singolo

    frammento

    di luce







    Che illuminò i protagonisti.


    Crio delle Galassie era nato senza paura, ma conobbe la paura tre volte nella sua esistenza.

    Quando Urano avrebbe rivolto, eoni ed eoni dopo, l'arma verso di loro.
    Appena prima che gli venisse cancellata dalla memoria, guardando sua sorella negli occhi per un'ultima volta prima dell'oblio del Tartaro.

    E quando la Luce venne per loro.




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    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● Protezione di adamantite bella che andata, braccio sinistro vaporizzato, danni da corrosione un po' ovunque ma cazzo sono ancora in piedi
    MENTALMENTE ● Stanchezza e fatica mentale aggravati dal turno precedente
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● La mia [difesa] è tagliare i tuoi tagli utilizzando tutto l'oricalco che ho addosso come uno scatafascio di fendenti à la Orichalcum Blade :zizi: nel mentre ho specificato anche che lo scudo si è distrutto nel difendere i fratelli, come chiarito in privato - press F bravo hai fatto il tuo dovere. Teorizzo di farmi un male del porco Phanes ma sono ancora vivo.
    Percepisco il momento di OH FUG™ e mi dirigo alla massima velocità verso Giapeto e Crono. Se devo creparci lo faccio provando a oppormi a qualunque cosa stia succedendo perché Space Parents didn't raise no bitch :nono:
    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO/TELEPATIA
    13vFfTT


    Edited by ~S i x ter - 5/5/2024, 11:13
     
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    The Trumpet spake not to the armed throng,
    And Kings sate still with awful eye,
    As if they surely knew their sovran Lord was by.

    -John Milton, "The Hymn"




    ime9C9b



    Tutto attorno a voi diventa immobile.
    I vostri corpi sono lenti, le vostre menti faticano a processare cosa succede.

    Ciò che tu e Giapeto riuscite a cogliere è l'ichor di Crono che schizza dietro di lui, che si dirama in forme sconnesse e imprecise mentre dalle labbra di vostro fratello, ancora schiuse in un'espressione di rabbia, scivola con altrettanta lentezza un rivolo di sangue titanico. Con la stessa lentezza seguite la traccia di icore che si espande nell'aria e ripercorrete la direzione fino alla sua origine. Una lama lo trapassa da parte a parte. Sei grandi ali si aprono come segno di vittoria e altrettanto terrore da parte vostra nel realizzare cosa ha atteso il momento propizio per infliggere il colpo mortale.

    Con innaturale lucidità vi guardate per un attimo e realizzate come tutto ciò che è successo non sia stato altro che un temporeggiare da parte dei vostri nemici per permettere l'arrivo di colui alla quale presenza la realtà trema in timorosa riverenza. Sigilli appaiono attorno alle sue immense ali mentre con calma impossibile, con tranquillità che oltrepassa anche la divina comprensione, la manifestazione angelica si lascia andare ad un singolo suono, ad una singola espressione senza emozioni.


    [Tutto è compiuto.]

    K22J6C5

    הֵילֵל
    Lucifero


    Helel | Portatore di Luce | Il Primo Signore

    I sung of Chaos and Eternal Night,
    Taught by the heav'nly Muse to venture down
    The dark descent, and up to reascend.



    NO- urla Giapeto provando ad avvicinarsi di nuovo a Crono che invano, con braccia tremanti, prova a stringere la mano di Lucifero che impugna l'arma ancora conficcata in lui. Una flebile presa si stringe attorno all'arto mentre dalla bocca del titano continua a sgorgare ichor. In un rapido movimento, quanto aggraziato, il daimon più potente estrae la lama ed essa è completamente immacolata; tale è l'intensità della sua potenza che fa evaporare immediatamente qualsiasi cosa al tocco. Il corpo di Crono si aggrappa costantemente a quel sottile filo della vita mentre con immensa difficoltà il suo sangue cerca di ripristinare ciò che è stato ferito, ma i sigilli impressi da Lucifero al tocco della spada sono così potenti da sopprimere l'efficacia delle vostre capacità di recupero.

    Non c'è più coraggio ad animarvi, non c'è più l'infuriare della battaglia, ma il silenzio e la consapevolezza di una semplice verità: chi vi è di fronte non ha un potere alla vostra portata, in questo momento, anche da solo trascende la grandezza di tre titani. La stretta attorno alla tua lama si allenta per un attimo, forse influenzata da ciò che hai appena visto, forse dal capire il dolore di tuo fratello, forse per la paura di Crono che vede la sua vita scivolare come la lama di Lucifero è scivolata via dal suo corpo. Ciò che ti blocca non ti permette di reagire di conseguenza, con rapidità, ad un dolore lancinante dietro di te.

    La lama di Abaddon trapassa anche te da parte a parte mentre Mikahel raggiunge Lucifero. Senti qualcosa raggiungere la tua mente assieme al freddo tocco dell'oscurità e il dolore che il suo divorare porta. [E alla fine, la stelle si spengono nell'oscurità.] La lama, questa volta con meno eleganza e fluidità, viene estratta dal tuo corpo e senti ichor scendere come un rivolo dalle tue labbra. Anche Abaddon si unisce ai suoi compagni, mentre ogni atomo di quel luogo comincia a vibrare con violenza. Giapeto guarda entrambi i suoi fratelli perire per mano del nemico, li guarda e cerca di dar fondo ad ogni goccia di dunamis per proteggervi da quello che è un solo colpo Lucifero; il daimon apre sotto di voi immense geometrie aliene che brillano sempre di più, minacciando di esplodere al suo comando. I sigilli vengono pervasi di luce e oscurità in egual misura. L'esplosione, capisce, è tale da poterlo spazzare via, senza il vostro aiuto. Ma il vostro aiuto non può arrivare, poiché il respiro diventa più pesante e la vita sfiora tra le vostre mani, perdendosi lentamente nel silenzio di quella tragedia.

    Tu, Crio, vedi Crono quasi perire e Giapeto indifeso davanti a tre divinità tra le divinità.

    Non c'è niente che tu possa fare per aiutarli, poiché lentamente ti abbandoni al freddo dello spazio remoto.




    _____________________



    Angolo Master

    Lucifero appare sul campo di battaglia e usa su di voi dei sigilli di rallentamento di potenza allucinante, per quanto possiate vedere tu e Giapeto al momento, sembra uccidere Crono. La stessa cosa accade a te a causa della lama di Abaddon, che ti trapassa come il daimon ha trapassato tuo fratello, approfittando della tua stasi.

    Interrompi il post quando senti che sei negli ultimi attimi della tua vita; detto fra noi, non è ancora il momento, ma puoi iniziare a preparare il palco.
     
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    6cf74187805900a87c0274aa2212b1c4

    Ho paura.


    Due semplici parole. Uno stato d'animo, l'ultimo rintocco prima del silenzio. Non c'era altro. Nessun suono lo raggiunse, e neppure la vista, non davvero. Accadde, nella maniera più semplice in cui un fenomeno fa presa sulla realtà. Venne processato secondo una serie di dopo di cui si poteva solo essere testimoni impotenti mentre si viene trascinati dal prima.

    L'ichor di Crono zampillò nell'aria e si dissolse. Fu fumo e i piccoli singulti del corpo che, nonostante tutto, non riusciva a portare avanti ciò per cui era stato pensato. E come avrebbe potuto, in effetti. Difettoso, alla sua nascita, ora più che mai; sbagliato nella creazione quanto nell'intento. Il confronto con Lucifero, fatto di pensiero e azione solo vagamente e tristemente sporcati dalla materialità, era impari anche solo da concepire, poiché ogni cosa di fronte al Primo era inadeguata. Quel concetto fatto esistenza strideva contro la realtà, dissolvendola al suo passaggio, perché essa non era semplicemente abbastanza per contenerlo. Nessuna luce poteva brillare nello stesso mondo in cui lui poneva il pensiero. Era il portatore di luce, ma dopo il suo passaggio sarebbe stato buio.
    Un accadimento e un fenomeno per cui non erano nient'altro che creature.
    Non c'era la pietà serena di Mikhael, o il tetro determinismo di Abaddon.
    Non c'era nulla.
    E loro erano nulla a confronto.

    Come fai, quando tutto il tuo mondo ti dice dal tuo primo istante di vita che ogni cosa è tua, e che sei fatto per il solo e limpido scopo di ottenerla? Vivi sapendo che questa è una verità. La tua verità, l'unica cosa genuina che possiedi a parte il tuo respiro. La cosa ti porta avanti, ti sospinge a ogni passo e anima ogni battito del tuo cuore.
    Come poteva essere altrimenti, per i Titani.
    Fatti per la guerra, fatti per l'universo.
    E dodici di loro con in mano principi fondamentali del mondo e dei suoi interstizi.
    Devono credere in quello che sono fatti per essere, o cosa rimane di loro? Era vero soprattutto in quel momento, quando arrivarono a un passo dal non avere nulla, e lo sarebbe stato sempre, anche quando sarebbero stati i Signori di Ogni Cosa.

    Non voglio morire.


    Crio era a terra ora. Il dolore era a terra con lui, le parole di Abaddon una tetra lapide che abbandonava la sua mente in un eco. Da qualche parte, qualcosa di lontano gli diceva che la morte era un concetto orribile e insignificante, ma ora era lui a essere sul ciglio di essere inghiottito da qualcosa di orribile e insignificante e se avesse avuto senso in quel momento, forse avrebbe riso per l'ironia della cosa. Forse lo avrebbero davvero ricreato da capo, esattamente come prima. Forse si sarebbe spento così, e sarebbe stata la fine di una corsa che non era davvero mai cominciata. Era lui a boccheggiare ora e il dolore era trasceso a qualcosa di sordo che copriva ogni cosa come rumore bianco.

    I tre emissari li guardavano. Possibile che, per le creature di pensiero di fronte a loro, morire della propria stessa mortalità fosse il più terribile monito concepibile? Se erano crudeli, li avrebbero guardati prosciugarsi e spegnersi fino all'ultimo secondo disponibile. Se avevano pietà, avrebbero deciso di porre fine alle loro sofferenze con un singolo attimo di troppo.
    Forse non erano nessuna delle due cose.
    Forse per loro quel momento non avrebbe mai avuto un significato che andasse oltre estinguere insetti che inneggiano a Dio, comparsi nel proprio cortile da un giorno all'altro con i loro barbari totem e l'arroganza ingranata da falsità.
    Possibile che, nella loro singola e unilaterale magnificenza, la distruzione non facesse parte di loro, dopotutto?

    Se io ho paura, loro?


    Giapeto era contemporaneamente a pochi metri e centinaia di miglia, solo e minuscolo di fronte a tre incarnazioni di divino castigo. Crono era immobile nello spazio, un agglomerato di dolore che stava soffocando in lenta agonia.
    Crio era a terra, e anche in quel momento andava avanti, perché era fatto di questo e non sapeva come fermarsi.

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    Andava avanti, perdendo consistenza millimetro dopo millimetro, come una stella che muore e si fa nana bianca lasciando andare strato dopo strato. Strisciava nel suo stesso sangue, piccoli globi ribollenti che svanivano come vapore e cercavano fino all'ultimo di sostenerlo divorando quello che non era più necessario, finché forse sarebbe semplicemente collassato.
    Continuava a chiamarli. Uno dopo l'altro, ovunque si trovassero, ogni stilla di pensiero proiettata ovunque nella speranza di toccarli, di dire loro tutto quello che voleva sapessero e di lasciare loro qualcosa di sé.

    Andò avanti con quello che rimaneva delle dita, conficcate a terra e fumanti al solo contatto con il potere angelico che la impregnava. Furono artigli, sempre più friabili, e poi fu semplice Dunamis che si aggrappava a quell'ultima stilla di vita e la sospingeva per un altro millimetro. Potevano essere miglia nella sua mente, e nella realtà erano solo piccoli spasmi di un'esistenza che andava incontro alla sua fine. Lasciò andare anche la rabbia, l'odio, la frustrazione, la tristezza dietro di sé per non farsi rallentare in quell'ultima corsa che, in realtà, stava accadendo solo dentro di lui. Non aveva senso sprecare quegli ultimi attimi maledicendo chi si trovava davanti a loro.
    Non sprechi la tua unica vita così, urlando di fronte all'indifferenza.

    Perciò li raggiunse, idealmente. Toccò le loro menti, scottando la sua stessa percezione mentale perché fu come cercare di cingere una supernova a mani nude. Ma semplicemente continuò, portando qualcosa di familiare in quella vastità di singola e terribile paura, cercando di prendere una spalla, una braccio, un viso fra le sue dita impossibili.
    Crio diede ai suoi fratelli e sorelle qualcosa a cui aggrapparsi in quel momento, un legame che potevano trattenere fino all'ultimo secondo, perché come niente a questo mondo, neanche Crio delle Galassie voleva morire da solo.
    Sarebbe stato con loro, fino alla fine, facendo l'unica cosa che al suo Paradigma era rimasto fare.

    E nell'ultima manciata di respiri, bollenti e famelici, Crio delle Galassie...

    guardò il cielo sopra di loro,
    desiderando di arrivare alla sua fine.


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    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● End of the line
    MENTALMENTE ● Nope
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● OOOOOOOOFFFFFFFFFFFFF
    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


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    Edited by ~S i x ter - 6/5/2024, 01:49
     
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    ~S i x ter per Crio

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    Nell'ora più buia di questa vostra storia, Lucifero, Mikhael e Abaddon sembrano essere la minaccia più grande mai affrontata. La loro concentrazione, tuttavia, viene interrotta da qualcosa in repentino arrivo. Come veloci note di uno spartito, i vostri fratelli riempiono lo spazio con la propria interpretazione della musica universale; agguerriti, feriti e soprattutto impauriti per ciò che hanno appena visto, per le maestà che si sono presentate al vostro cospetto. Ognuno di essi imbraccia la propria dunamis, riempiendo lo spazio di rancore, di rabbia, di determinazione.

    Eppure, i vostri nemici non sembrano preoccupati. Anche gli altri percepiscono che, qualora dovessero davvero combattere tutti insieme, potrebbero al massimo condurre la battaglia ad uno stallo contro le tre manifestazioni nemiche. Non è qualcosa che potete concretamente vincere ancora. Eppure, in battaglia viene sempre sottovalutata la provvidenza. Forse per schernirvi, forse per genuino disinteresse, Lucifero lascia spegnere i sigilli sotto di voi, che si dissolvono in un tetro bagliore rossastro.

    Voi non potete conoscere i suoi pensieri, i loro piani, ma la storia ancora dirà che i vostri nemici hanno portato a termine il loro obiettivo, non sprecano energie in battaglie senza senso. L'aria comincia a caricarsi di un rumore tetro mentre le ombre avvolgono le manifestazioni divine. Esse si lasciano lentamente abbracciare, circondare, mentre le tenebre permettono loro di sparire dal tragico palcoscenico. L'ultimo sguardo che Lucifero dedica è ad un Crono prossimo alla vita, con lieve nota di soddisfazione.



    Siete voi ad essere sbagliati, dopotutto.






    Tu, Crio, cerchi ancora di affondare le mani e trascinarti in avanti, verso i tuoi fratelli, ma mantenere la luce della coscienza viva in te diventa sempre più difficile. Sentite le voci dei vostri fratelli accorrere, sovrapporsi in confusione, finché una non sovrasta le altre, portandole alla ragione. Ceo comincia a chiamarli uno per uno, dividendoli in due squadre, ognuna dedicata a soccorrervi. Oceano, Teia, Temi, Rea e Mnemosine si dirigono da Crono, mentre Giapeto, Iperione, Teti e Febe corrono da te. Ormai i tuoi occhi sono chiusi, ma il tuo corpo può ancora percepire delle mani che ti soccorrono, le loro energie che ti sovrastano nel tentativo di riportarti indietro. Alcune sono ferme, sicure, altre impazienti, altre tremano al terrore di perderti.

    All'improvviso, Crio delle Galassie, diventi più leggero, il dolore sparisce.

    Non sei più sul luogo dello scontro ma nello spazio aperto, sotto un immenso cielo stellato e, contemplando i tuoi ultimi attimi di vita, entri in contatto con qualcosa di diverso, con qualcosa di molto più profondo e nascosto. Piccoli granelli cominciano a dirigersi verso di te e passa del tempo prima che ti renda conto che non sono loro a venire, ma tu a chiamarli. Ogni piccola manifestazione di questa energia primordiale viene assorbita dal tuo corpo e ogni essere di questo universo, alzando lo sguardo al cielo, può vedere un fenomeno tanto singolare quanto incredibile: trai energia dagli astri, dalle stelle più vicine e quelle più profonde, lasci che la loro luce ti sostenga, ti riporti a nuova vita e nel farlo ti rendi conto di quanto esse siano manifestazione più pura della forza che muove il mondo. Tu, Crio, diventi l'Araldo delle Stelle, poiché è in esse che ritrovi nuova vita, poiché come loro illumini il tuo cammino fino a consumarti completamente per ciò a cui punti.



    XOYsPjN

    To the stars, Κριός.


    Riapri gli occhi sotto lo stesso cielo stellato.
    Sei ancora tu, ma non lo sei sempre stato, vero?





    _____________________



    Angolo Master

    Il momento in cui prendi forza dalle stelle, per la prima volta, coincide con il momento in cui ti risvegli nel presente.

    Vorrei che mi elaborassi il post seguendo questo doppio momento in cui torni a nuova vita e, contemporaneamente, risvegli Crio.

    Fammi il post
     
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    Dove dovrebbe esserci sollievo, c'è incredulo terrore

    Giapeto sta piangendo per un'infinità di motivi: dolore, umiliazione, ma prima di tutto per paura. Certo, anche lui si è reso conto di poter provare paura come un semplice mortale, quando confrontato con quanto poco fossero pronti per quella guerra.
    Ha visto la rappresentazione di tutto ciò che odia manifestarsi davanti a lui, palesare quanto fossero semplicemente superiori, e poi andarsene. Indegno perfino di un colpo di grazia, condannato a vedere i suoi fratelli spegnersi nell'attimo di una fine che non sarebbe mai dovuta essere loro.

    Non ci crede, non può crederci, non vuole credere che tu stia per morire. Che quel fratello maggiore che ha accolto ogni sfida con un sorriso, che non si è mai tirato indietro dinnanzi a nulla, che non ha mai offerto le spalle ai suoi nemici, non può semplicemente sparire.
    Le tue battute, il tuo coraggio, il fastidio della tua presenza e l'arroganza di interferire col suo lavoro, l'incomprensibile leggerezza che porti nelle loro vite e in ogni circostanza, non può non esserci più. Quella parte di realtà a lui così lontana ma alla quale aveva sempre guardato con tacita ammirazione, si trova a chiedersi cosa sarebbe stato della sua vita senza di te.

    Giapeto trova quel pensiero inaccettabile, intollerabile. Non perché sia un Dio, una creatura onnipotente cui nulla è precluso; no, solo perché non vuole veder morire suo fratello.
    Perché la vita senza di lui sarebbe incomprensibilmente più triste. Perché... non sa perché, non vuole saperlo. L'unica cosa che il piccolo Titano sa, è che questa non sarà la tua fine.
    Giapeto, e i suoi fratelli e sorelle, ti proibiscono di morire.

    Giapeto sceglie di supportare gli sforzi degli altri in una maniera molto diversa. Sa che il suo sangue non è abbastanza, sa che il suo paradigma non è sufficientemente affine per riportarti indietro, sa di non potercela fare.
    C'è unica strada aperta a lui, una strada lastricata del sangue di innumerevoli creature, una strada che porterà una strage senza pari.

    In quell'attimo di realizzazione, Giapeto si rende conto che non gli importa. E' accettabile.

    Le sue note squarciano l'universo stesso con fretta e ferocia, graffiando e rompendo il tessuto della Realtà in innumerevoli altri sistemi solari, piccoli condotti attraverso i quali si insinua la sua Dunamis come una macchia oscura. Soli, nane bianche, supernove, i, non gli importa. Da quei condotti, il Titano attira a sé l'energia degli astri.
    Sa come fare, sa come trasformare ogni cosa in energia fondamentale, sublimandone la potenza e sa che spegnere così tante stelle porterà ad una disastrosa fine per tante entità che li utilizzano come base della vita. Non gli importa.

    Dalle fenditure prende a scorrere la più pura essenza delle stelle, un'energia viva e pulsante che prende a dilaniarlo dall'interno tanto è incompatibile con lui, ma non gli importa. Egli non è il destinatario di questo potere, solo un condotto per esso.
    Il potere degli astri fluisce alle sue note, una cacofonia di colori e suoni e urla lontane e perse.

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    Tre mani toccano la voragine dove dovrebbe esserci il tuo cuore, e tutto si fa bianco. L'energia rubata da Giapeto si mescola alla tua, innestandosi della tua Dunamis ormai sbiadita nel tentativo di riattivare processi ormai interrotti; le sue lacrime evaporano a questo calore incomprensibile, i brandelli del suo corpo dilaniato e rotto dall'aver fatto suo un potere così alieno si staccano e vaporizzano, eppure non si ferma.
    Non si ferma finché l'ultima stilla di energia non raggiunge la tua matrice più profonda, e infine ti conduce nel cuore delle stelle. Il luogo dove la loro influenza si mischia, i flussi energia convergeranno verso di te, nello spazio più profondo dove sarai sanato.

    E tornerai da loro.
     
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    "Nell'eterno bruciare delle stelle, il legame invisibile persiste."




    Nel cuore palpitante dell'universo, dove le costellazioni danzano al ritmo di antiche canzoni cosmiche, Iperione, il titano del Sole, osserva l'orizzonte tremante. Per lui, il fulcro della sua esistenza non è stato mai il suo regno solare, ma il legame indissolubile con la sua famiglia, un'ancora nel mare infinito degli dei. Ogni stella nel cielo è un ricordo, ogni pianeta un momento condiviso con chi ama.

    Nel vedere suo fratello Crio, il custode delle galassie, avvolto nell'ombra di un destino incerto, il cuore di Iperione s'incrina. La malinconia tinge i suoi raggi dorati di un blu profondo, mentre riflette sulla fragilità di ciò che è eterno. Non c'è potere che possa scacciare il freddo che si insinua nel suo spirito, non quando la possibilità di perdere una parte di sé stesso si fa strada attraverso le stelle. Mentre guarda Crio, il suo cuore si stringe nel dolore, ma anche nella speranza che la luce che hanno condiviso possa, in qualche modo, guidarlo a casa, al sicuro, al di là delle tempeste stellari.

    Nell'attimo in cui le stelle sembravano rallentare la loro corsa celeste, Iperione, incarnazione vivente del dualismo tra creazione e distruzione, si rifiuta di accettare l'ineluttabile. Accanto a lui, la sorella Teti, osserva mentre il Titano del Sole posa le sue mani divine sul corpo morente di Crio. Dal profondo del suo essere, Iperione attinge alla più pura essenza del sole, quella stessa luce che aveva salutato il mondo all'alba dei tempi.

    Un calore primordiale, simile al primo raggio di sole che sfiora delicatamente la terra al mattino, inizia a irradiare dal suo tocco. La calda luce avvolge Crio, cullandolo in un abbraccio che promette rinascita e speranza. Questo calore, così intenso e familiare, sembra sfidare le stesse leggi dell'universo, in un tentativo disperato ma pieno di amore di ristabilire l'equilibrio perduto.

    In quel momento, un serpente dorato, scintillante come le corone dei re celestiali, emerge dal nulla e si avvolge attorno alle membra di Crio. Con movimenti che danzano tra la grazia e il sacro, le spire dorate accarezzano ogni parte del suo essere, simbolo vivente del ciclo infinito di morte e rinascita. Questa creatura, nata dal cuore stesso di Iperione, rappresenta il suo sacrificio supremo: donare una parte della sua dunamis, la forza vitale di un dio, per il fratello amato. Iperione resta accanto a Crio, il cuore colmo di speranza ma anche di una solenne accettazione del costo che potrebbe essere chiesto. È un momento di pura tensione emotiva, un vertice di pathos dove ogni secondo sembra eterno, ogni battito del cuore un'eco nell'immensità del cosmo.
     
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    〜 Forevermore 〜

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    L'attimo singolare prima di chiudere gli occhi.


    Crio delle Galassie, senti il suo tocco leggero sfiorarti il volto e poggiarsi sulla tua profonda ferita dal quale scorre l'ichor senza sosta. Anche nella sua infinita calma, nella tranquillità dello specchio d'acqua che appartiene al luogo più remoto della realtà, Teti si lascia andare ad un sospiro impaurito.

    Sente il cuore battere profondamente, agitandosi in qualcosa che una come lei ha raramente conosciuto: la paura della perdita.

    Non puoi percepire chiaramente cosa ti stia dicendo ma nel momento in cui realizza che stai per abbandonare quell'esistenza, la titanide preme più forte le mani sul tuo petto. La dunamis si irradia da esse e pervade il tuo corpo, mentre l'oscurità che divora le tue cellule si attenua, comincia a disperdersi come fuoco ormai spento.

    Anche nel freddo attendere della morte, anche sotto gli sforzi del tuo andare avanti, la voce di Teti è lieve come un soffio, una carezza al risveglio dalla più piccola dei fratelli e delle sorelle, dei figli di Urano e Gea.

    Lei lo sa; lei conosce il dolore che provi e questo dolore non è soltanto fisico, ma stringe ogni angolo della tua mente e del tuo spirito mentre ancora pensi a raggiungere Crono. Eppure, in questo momento Crono è soccorso dagli altri titani, e altrettanti sono attorno a te per aiutarti, perché per lei il sacrificio di Adam e Lilith impallidisce davanti alla possibilità di dire addio a suo fratello.

    Se c'è una cosa che Teti non vuole è rinunciare alla sua famiglia.

    Fa male, sputi ancora ichor e tossisci anche mentre senti le sue piccole mani tremare per l'impegno che sta impiegando. Per un attimo entri in comunione con tutti i tuoi fratelli e da loro cogli ogni sfumatura della musica dell'universo, compresi i sussurri del coro della titanide, i tempi e le pause che concedono allo spartito della realtà di respirare e fermarsi.

    Brilli di una luce azzurre mentre ascolta i suoi fratelli, mentre insieme a loro ti innalza verso lo spazio aperto.

    Perché non smetterà mai di credere in te.

    Ed in questa convizione, Crio, adorato fratello

    Tu rinasci.

     
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    Once upon a time, was a fool who thought he'd find
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    Once upon a time, was a fool who thought he'd find
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    Don't you run and hide from the truth, you decide
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    Don't you run and hide from the truth,


    you decide


    Everything that lives is gone to waste














    ___
    Ho avuto il permesso del master di sviluppare la cosa in più post. Stay tuned.
     
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    Once upon a time, was a fool
    who thought he'd find...?

    Who?

    Once upon a time, was a fool
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    Who?





    Quando si pensa all’inedia, le immagini che vengono alla mente sono, senza troppi giri di parole, orribili. E lo sono. Il processo iniziale avviene in maniera invisibile, e quando sei solo, nessuno può notare che il tuo comportamento cambia insieme ai morsi della fame che si fanno sempre più intensi.
    E Arthur Dominic Prince, 44 anni, era solo da ormai dieci giorni, a bordo della barca che aveva rubato a quell’accampamento appena fuori Macao, perché Halid si era gettato in mare con le loro provviste quando aveva visto la tempesta in arrivo; Asmara era scivolata e aveva sbattuto la testa sul bordo del parapetto, cadendo fra i flutti senza un altro suono e portandosi nella giacca il telefono satellitare; e Jin aveva quindi deciso di usare l'ultimo colpo della pistola per farla finita mentre Arthur dormiva, quando ormai era chiaro che la barca era rotta al di là di ogni possibile riparazione mentre erano alla deriva.
    Quelli erano modi rapidi e indolori di morire e nessuno di loro pensò di lasciarne uno ad Arthur.
    In fondo, perché mai avrebbero dovuto.

    Oltre al cambiamento fisico, i morsi della fame riprogrammano il cervello. Lo costringono a creare un metabolismo di emergenza dettato da una sola cosa: la disperazione. Funzioni dal consumo intenso, come la digestione, vengono interrotte. Il pensiero si fa prima intensamente focalizzato, poi lento, perché pensare consuma energia. Il corpo non ragiona come la nostra mente: il corpo esige preservarsi a qualunque costo, e non si tratta di mero istinto di sopravvivenza, bensì un brutale comando ineluttabile. Qualcosa di slegato da logica e morale, o da qualunque concetto di nobiltà o attaccamento.
    Siamo, in fondo, un insieme di cellule e chimica a cui vogliamo dare un’anima. Quindi alla fame, in mancanza d’altro, il corpo risponde con un solo processo: nutrirsi di se stesso. Tutto pur di preservare quell’ammasso di materia grigia che manda impulsi a un corpo che sta smettendo di funzionare, un pezzo alla volta.

    La situazione era quasi divertente nel suo complesso. La fine del mondo era arrivata, e Arthur si trovava alle Bahamas. E nessuno, nessuno avrebbe mai scommesso che lui, Arthur Prince, che nella vita aveva deciso di fare il blogger, sarebbe stato fra i sopravvissuti. Lui che si manteneva con una licenza da barista, o facendo qualunque lavoro gli saltasse all'occhio, o accettando proposte quando gli capitavano nella mail che guardava solo quando aveva un accesso da un Internet café.
    Quando arriva la fine del mondo, si pensa solo alle persone di grande valore intellettuale, alle grandi menti e ai grandi mestieri...ma in dodici anni, Arthur aveva capito che il mondo a rotoli aveva bisogno per la maggior parte di persone che sapessero adattarsi.
    Lui era una di quelle. E per dodici anni, lui aveva scoperto che riempire i vuoti quel tanto che bastava, e poi si lasciarsi tutto alle spalle al primo accenno di guai, era la ricetta per rimanere vivi. Si svegliava ogni giorno, consapevole che poteva essere una persona diversa, un mestiere diverso, un'identità diversa, e Dio quanto amava ogni singolo momento di quella vita.
    Fino a fare di tutto per aprire gli occhi un altro giorno e averne ancora.

    Ma aveva ignorato quel pizzicore alla nuca prima di rubare quella barca. Quel formicolio alle dita, ogni segnale che la situazione gli stava mandando, il suo istinto affinato per anni nel calibrare l'occasione giusta per svanire. Se la sarebbe cavata, si era detto, come sempre, ma doveva andarsene in quel momento e a qualunque costo. C’era qualcosa a Macao, ne era sicuro, qualcosa che stava per colpire anche quel villaggio nascosto a miglia di distanza.
    Ed effettivamente, qualcosa era accaduto, ma non lo avrebbe mai scoperto in quella vita.

    lifeofpi51


    L’acqua era finita da quattro giorni e Arthur sapeva solo di essere sdraiato. Ogni cosa aveva perso rilevanza, trasformandosi in un ovattato, scrosciante nulla dopo ore e ore di delirio. Pulsazioni di luce e movimenti casuali galleggiavano sulla sua visuale, e c’erano suoni nelle sue orecchie che non erano quelli del mare.

    Non provava dolore ora.
    Non sia mai detto che il nostro cervello, nei nostri ultimi istanti di vita, non si voglia bene: l’ultimo atto di amore è quello di rilasciare un mix di ormoni che, diffuso in quel che resta di noi, ci rende felici. Nel modo più chimico in cui si può essere felici e che, nella mente che via via si spegne, viene tradotto in una serie di ricordi, sensazioni, emozioni. Se avesse avuto le facoltà cognitive per fare ragionamenti così metaforici, Arthur si sarebbe probabilmente chiesto cosa diamine volesse il suo cervello da lui per fargli anche solo lontanamente pensare quello che gli stava passando di fronte agli occhi. Glorie inenarrabili. Sentimenti così alti ed elevati che trascendevano l’umana comprensione. Follie e ora, oltre all’avvicinarsi della fine, una nostalgia così forte da fare male.

    La nostalgia per qualcuno che, quando stai per morire, ti tiene la mano.
    Che ti sussurra che andrà tutto bene.
    Che vuole salvarti.
    Di andare avanti, ad ogni costo.

    E di ironia, perché negli ultimi sette minuti di vita di Arthur Prince, al suo fianco comparve una persona che non vedeva da tredici anni, e fu lì che realizzò che era davvero finita.

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    « Bella merda, Artie. »

    Raia Droshar aveva una sigaretta in bocca e guardava il cielo, la schiena poggiata sul legno scrostato e sul metallo arrugginito. La massa di ricci scuri si mosse appena in una brezza inesistente quando inclinò lo sguardo per incontrare il suo. Sorrise, e il piercing sotto il labbro inferiore scintillò come i suoi occhi.
    Che begli occhi che aveva, pensò Arthur, esattamente come la prima volta che l’aveva incontrata in uno dei corridoi della Energeia. Avevano tredici anni e mai avrebbero pensato che sarebbero diventati migliori amici. L’ambiziosa figlia unica di un immigrato iraniano e il secondogenito di una Fortune 500 che stava scappando da una sessione di tutoring per andare a danza.

    « Cosa…ci fai qui? »

    « Sappiamo entrambi che non sono davvero qui », lo rimproverò quasi, con un occhiolino, facendo un tiro e prendendosi tutto il tempo per buttare fuori il fumo,
    « ma renditi conto: fra tutte le persone che hai incontrato, conosciuto e scopato nella tua vita, drammaticamente non sempre in quest’ordine, il fatto che io sia qui è un po’ folle. »

    Arthur guardò il cielo senza vederlo. Era una massa confusa di nero e scintille e incombeva muto e immenso, mentre la persona accanto a lui era chiara come il giorno nelle sue percezioni.
    Sembrarono passare ore quando finalmente rispose.

    « Nessuno di loro era importante. »

    Raia alzò un sopracciglio. La percepì farlo, perché si conoscevano da troppi anni per non avere quell'espressione in mente. Era lo sguardo da “non hai tempo per sparare cazzate”, quello che gli gettava prima delle sessioni d’esame quando entrava in camera e vedeva la valigia aperta per partire di nuovo e lui cercava di accampare scuse. Ma non disse nulla, e Arthur concluse che sì, era una visione. Raia non gli avrebbe mai fatto passare una cosa del genere in silenzio. Lei era quella responsabile, quella che voleva e lottava perchéche lui vivesse la sua vita come voleva lui.
    Ma solo con un piano di riserva funzionante. Era la voce della sua coscienza, l'ultima lampadina accesa.

    « Sono serio. »

    Era tragico da pensare, ma tutta la sua famiglia aveva smesso di esistere nella sua mente da un giorno all’altro, intorno al 2016. Da un giorno all’altro, pensare che ritrovarli fosse una reale, concreta possibilità gli era sembrato assurdo. Se anche solo un briciolo di quello che stava succedendo al mondo era reale ovunque, nessuno di loro sarebbe mai sopravvissuto. Forse Gwen, e lei era stata l’unica ragione per cui cercare di tornare a casa aveva avuto un vago senso.
    Ma i giorni erano passati.
    Le notti erano state dormite.
    Cose erano state fatte, e di molte Arthur non andava orgoglioso ma anche lì, non capitava quasi mai in quel mondo di incontrare di nuovo persone a cui chiedere scusa.
    E semplicemente, la sua vita di prima si era dissolta giorno dopo giorno per lasciare spazio all’ora. Tutte le persone che aveva conosciuto nella sua vita erano diventati non ricordi, ma letterale assenza che non aveva lasciato un vuoto.
    Tutte tranne una.

    « Penso di essere rotto. »

    Avrebbe dovuto sentirsi in colpa, pensò. Avrebbe dovuto sentirsi una persona orribile per non ricordare neppure il numero di quelli che aveva ingannato, a cui aveva rubato le provviste o minacciato i figli per ottenere quello che gli serviva per un altro giorno. Aveva imparato a usare armi con la stessa leggerezza con cui aveva imparato a riparare motori e suturare ferite. Era su una barca che serviva a una comunità per trasportare i loro viveri, e ci stava morendo sopra dopo avergliela tolta, e gli importava solo vagamente delle conseguenze che ciò portava.
    E a che scopo, in realtà? Lui non aveva una famiglia a cui tornare. Non aveva una vera e propria ragione per vivere, se non la vana e vuota speranza di trovarla lungo il percorso, e l’egoismo di pensare di meritare di vivere esattamente come tutti.
    La fine del mondo era arrivata e Arthur si era solo adattato, ma la ragione di tanto penare gli sfuggiva.
    Voleva solo andare avanti e svegliarsi un altro giorno, ed essere qualcuno di nuovo e fare qualcosa di nuovo.
    Era l'unica cosa che lo mandava avanti.

    « Sono sempre stato rotto, vero? »

    Raia lo guardò qualche momento. Sentì il suo sguardo farsi dubbioso, poi pesante e infine leggero e tranquillo. Indossava il suo giubbotto preferito, un vecchio montone da aviatore che avevano scovato a un mercatino, e scosse appena il capo. Incredibile come, per quanto emanasse un’aria ribelle da ogni poro, fosse in realtà una delle persone più brillanti, precise e meticolose che avesse mai conosciuto. L’esatto contrario di lui, e forse era stato questo a tenerli insieme.

    Arthur per la sua famiglia era un fallimento da dimenticare, una cosa curiosa di cui sparlare alle cene e a cui dedicare un sorriso imbarazzato. Il figlio di mezzo, che amava la danza ma ne era stato strappato via quando la cosa non era più uno scherzo divertente che fosse bravo in essa; il figlio di mezzo, che faceva il barista in un locale per studenti, o dovunque capitava nel mondo; il figlio di mezzo, che aveva aperto un blog di viaggi e si manteneva fra un lavoretto e l’altro e tutti pensavano ci riuscisse solo perché la sua famiglia era ricca...quando per la sua famiglia lui era solo una foto sul frigo e un pensiero di passaggio da anni.
    Il figlio di mezzo, che avevano mandato avanti a Ritalin e Adderall da quando aveva tre anni perché era scomodo stargli dietro.
    Il figlio di mezzo, che entrava e usciva dalle cliniche di riabilitazione da quando aveva quattordici anni, e che era sopravvissuto alla sua prima overdose a sedici.
    Il figlio di mezzo, che sapeva fare tutto ma non le cose giuste per essere un degno e funzionale membro della società.

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    « Forse. Ma in realtà, non penso tu abbia mai avuto bisogno di essere aggiustato in primo luogo. »

    Raia non c’era, il giorno che aveva tagliato i ponti per davvero. Arthur era dall’altra parte del mondo quando si era svegliato nel cuore della notte, madido di sudore freddo e della realizzazione che forse, la sua peggiore paura si era avverata per davvero.
    Che la sua migliore amica, da quella visita alla famiglia della madre, in un villaggio a tre ore di autobus da Tehrân, non era mai tornata.
    E non aveva potuto fare nulla.
    Nulla, se non chiamare, chiamare, chiamare, e sentirsi rimbalzare da un operatore all'altro. Da un'ambasciata a un'altra, tutti i suoi contatti e le sue amicizie inutili di fronte ad un verità che non avrebbe mai fatto in tempo a scoprire.
    Perché il mondo era finito, e con esso ogni istante della sua vita di prima.

    « Raia, mi dispiace. »

    « Lo so, Artie. Ma adesso non importa. »

    E il mondo era diventato solo ora e li circondava, brulicante dell’energia intensa e contenuta di un museo. Arthur la osservò acquisire fisicità, corpo, posizione nella sua memoria. Riconobbe il giubbotto, ma anche i jeans lacerati ad arte, gli anfibi perfettamente tenuti, la sua maglietta preferita. Ogni singolo gioiello, scelto con cura insieme ai piercing che indossava solo quando erano insieme, e che più avanti avrebbe indossato e basta. L’orologio che suo padre le aveva regalato per i 18 anni, gli occhiali da sole che tenevano all’indietro i ricci. Le mani strette sul catalogo, un filo dell’audioguida nell’orecchio destro.

    Di sé Arthur ricordava solo di essere entrato nel primo negozio ed essere uscito dal camerino con le cose già addosso. Ma ora percepì le proprie mani nelle tasche dei pantaloni, la sensazione del lino sulla pelle d'oca, il fastidio dell'etichetta che si era dimenticato di togliere. Il peso leggero dei ciondoli sul petto e gli sguardi delle persone sui suoi tatuaggi lasciati scoperti dalle maniche arrotolate, quando si era tolto la giacca. Era una giornata di fredda primavera a New York. Ogni singolo dettaglio riportato alla mente con una chiarezza limpida e terribile, completamente fuori luogo per qualcuno che faceva fatica a ricordarsi anche il giorno prima.


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    Arthur aveva 25 anni quando vide la Notte Stellata per la prima volta e provò la sensazione di






    essere in gabbia.









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    NOME ● Arthur Dominic Prince
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● Morte per inedia imminente
    MENTALMENTE ● Ultimi sette minuti di felicità
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● Una vecchia conoscenza fa visita.
    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO/TELEPATIA | ELENTÀRI
    13vFfTT


    Edited by ~S i x ter - 11/5/2024, 17:53
     
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    Io non dovrei essere qui.
    Questo non sono io.



    Lo sguardo fisso sulla tela. Su quelle pennellate nervose, materiche, attente. Veloci e al tempo stesso misurate con la calma dell'esperienza, del dipingere fra le mura di un manicomio, il cielo stellato fuori dalla finestra.


    Perché sono qui?



    Una sensazione gelida, che lo aveva soffocato fino a farlo sudare freddo, costretto a sedersi mentre il vociare delle persone attorno a lui si faceva insopportabile, cacofonico. Quelle volute a spirale impresse nelle retine anche quando chiudeva gli occhi, il pensiero di quella luminosità lontanissima arrivata agli occhi di qualcuno a distanza di anni luce. E tramite quel qualcuno che si è già fatto polvere a lui, e a milioni e milioni di persone.

    Voglio tornare lassù.



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    Rimangono soli, con solo l'eco del respiro
    sempre più debole.

    « Arthur. »
    Crio...

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    Raia si avvicina, prendendogli il viso fra le mani. Appoggia la fronte alla sua, i respiri diventano due e si calmano piano piano. Ogni singola stella impressa a fuoco nella sua mente quando riapre gli occhi e la guarda, e comincia a vedere un altro viso sovrapporsi per una singola frazione prima di svanire in un lampo di luce. E lui non riesce a smettere di vedere quelle pennellate che si fanno linee, e poi simboli, catene che lo trascinano via e lo spezzano un istante dopo l'altro.
    Lo annullano nel buio.

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    Fa male, e si allontana di scatto, la testa che avvampa di dolore e rischia di esplodere nel riprendere quell'ondata infinita di sogni, follie, memorie, ricordi. Grida, con tutto ciò che gli è rimasto da gridare, e tutto si accavalla in masse confusionarie che non fanno più presa, non ancora. Non riesce a processare altro che quella sensazione, quel ricordo che ora si ripresenta prepotente mentre tutto intorno a loro si spegne piano piano, inabissandosi nell'oscurità.

    Sente le dita fredde cominciare a prenderlo, trascinarlo indietro mentre Raia (Raia?) lo guarda ma non si muove. Ha un'espressione così colma di malinconia da spaccare il cuore in pezzi e qualcosa dentro Arthur (Arthur?) si rompe davvero. I frammenti si dissipano indietro, volteggiando come cenere nell'oscurità e il panico comincia a montare al posto della rabbia.

    « Ti stai perdendo, Arthur. »
    « Ti stai perdendo, Crio. »



    No!, risponde lui, o cerca di farlo. Non ha più voce e fa fatica a muoversi, ghermito dall'ombra. Si sente leggero, ma la sensazione si trasforma presto in un profondo senso di paura atavica insieme alla stanchezza, alla fatica. La morte sta arrivando, eppure non è questo il giorno. E' circondato dall'oscurità, così profonda da non riuscire a computare nient'altro nella sua mente, così densa da sembrare cemento, occludendo ogni singola particella che lo compone.
    Ma è il concetto di Tempo che ti permette di dire alla Fine: "non oggi".

    La figura fa un ultimo sorriso e si disperde in pulviscolo, lasciando solo una pulsazione di luce abbacinante. Non è solo luce, è calore, una vampata che pulsa come il battito di un cuore. Lui la guarda, senza riuscire a staccare gli occhi da essa, perché basta un singolo istante per riconoscerla, e l'istante successivo ogni traccia di paura è svanita come neve al sole.

    « Torna da noi. »



    Cerca di divincolarsi perché ogni millimetro di contatto con quell'oscurità lo sta soffocando e lo sta realizzando ed è qualcosa di terribile, gigantesco. Incomputabile persino per qualcosa come lui, mentre la fine incombe alle sue spalle e lui vuole solo guardare davanti a sé. Avanti, verso quella presenza che si fa sempre più difficile da guardare, percepire come qualcuno rispetto a qualcosa. Sta venendo inghiottita dall'oscurità come tutto e a quella realizzazione, ogni dubbio svanisce perché un altro ricordo, minuscolo, quasi un eco, galleggia nel buio che palpita e sembra sfilacciarsi un po' di fronte a quella singola forza che pulsa, si dibatte e si fa viva.

    Anela, gioisce, brama ogni cosa ed è libero quando l'oscurità si sfilaccia mentre tende, a fatica, una mano verso la luce e la fa sua.

    Come l'energia di migliaia di vite che ne salvano una.

    Come la fiamma di una nuova creazione.

    Come una sorgente che nasce.



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    Un potere che pretende di esser vivo.
    Lo è sempre stato, quel pezzo mancante del suo mondo che ora illumina la sua essenza e la sublima.

    E' il ruggito delle stelle, il rumore assordante dello spazio profondo che si espande galleggiando stella dopo stella. Inesorabile, sfilacciando e testando la gravità che lo tiene insieme, ridendo contro i limiti e le prigioni.
    E' l'eco di un Impero, creato da entità fatte della stessa Realtà che lo compone, e di qualcosa di più.

    Una di loro è fatta per sfidare il vuoto diventando bramosia dell'infinito.
    Per creare la nuova via, avanzando senza mai fermarsi.

    DrAEzSL

    E la memoria si fa carne.
    E la carne si fa stelle.
    E le stelle diventano galassie
    che rispondono a chi brama.


    HBXjnMV


    Warhammer 40,000: Rogue Trader - Main Theme



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    Crio delle Galassie apre gli occhi e respira,
    guardando il cielo sopra di lui
    e sorride, perché il cielo risponde.










    E fra tutte, ricorda una voce impossibile,
    come un fluire di stelle e corrente al tempo stesso
    che gli farà una piccola domanda da cui dipenderà il suo mondo.



    Andiamo?



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    NOME ● Arthur Dominic Prince Crio
    ENERGIA ● Blu
    SOMA ● Scimitarra {VI}
    FISICAMENTE ● HELLOOOO
    MENTALMENTE ● GUESS WHO'S BACK
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● AYYYYYYYYYYYY
    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


    TECNICHE ● ///
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    ~S i x ter per Crio

    Fine








    Andiamo?




    Lentamente prendi consapevolezza di te stesso, di ciò che è successo, della tua vita e della tua vera vita. Ma chi può dire cosa sia vero e cosa no? Soltanto perché sei stato recluso in una prigione di carne e dimenticanza vuol dire che quella non sia stata, d'altronde, una piccola pausa tra le note della realtà? No, sai anche tu che è più complesso di quel che sembra.

    Tutto sembra completamente nuovo e, al tempo stesso, sempre uguale. Il movimento del vento, il modo in cui la terra si piega sotto di te, l'aria che ti riempie i polmoni. Alzi lo sguardo e lì, come secoli prima e come probabilmente continuerà ad esserci per secoli dopo, l'eterno manto di stelle accoglie di nuovo il suo araldo, poiché tu - Crio - cuore luminoso degli astri più remoti, sei tornato ad attraversare i cieli come l'esploratore più coraggioso, come lo spirito libero. Ma se la tua libertà non può essere fermata, altri più vincolati di te attendono il tuo ritorno. Tu ricordi il suo nome, Crio, e il pronunciarlo come un sussurro tra le tue labbra sembra quasi rendere quella notte stellata più luminosa e terribile.

    Con lentezza tocchi il tuo addome e quasi senti ancora la ferita di Abaddon, quasi senti ancora il sapore dell'ichor bagnarti le labbra e il fuoco astrale delle stelle rinvigorirti. Un passo, poi un altro ancora e sei nello spazio, sei al tempo stesso in un punto specifico e a milioni di anni di distanza da ciò che eri. Tocchi una stella ancora viva ed essa ribolle al tuo tocco, sfiori la scia di un astro e il suo fuoco resta tra le tue dita per un piccolo istante.

    Attraverso il cosmo intero e dietro di te la scia di polvere d'oricalco e frammenti di stelle si dirama in una lunga traccia verso casa, perché il richiamo dei tuoi fratelli è forte, la tua nave brucia nella mancanza del tuo tocco. Sei libero, per la prima volta dopo tanto tempo tutto ha senso e quello che prima era il respiro in una stanza davanti ad un quadro in una cornice, ora è infinità che ti sostiene tra le galassie senza limiti.

    Ogni stella al tuo passaggio si illumina e crea un'alternanza di movimenti e pulsare astrale, un eterno concerto al loro condottiero che attraversa dopo tanto tempo strade che conosce a memoria. Il loro suono è una risata, la loro musica è il bruciare cosmico. Crio delle Galassie, la Torre Nera ti attende, ma non affannarti, percorri il tuo regno senza terre - il tuo regno fatto di fuoco e freddo - salutando i frammenti che ti hanno riportato a nuova vita.




    s58rzJO

    To every living being, and every living soul,
    Now cometh the age of the stars.





    _____________________



    Angolo Master

    E anche questo viaggio è finito.

    Prima di tutto vorrei ringraziarti per avermi accompagnato in questo delirio. Un ringraziamento speciale a Gaz e Luke per avermi assecondato con la comparsata e, ovviamente, a Gorth per l'opportunità <3

    Fai pure il post conclusivo, io porto in giudizio :fiore:
     
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28 replies since 19/1/2020, 19:11   2030 views
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