Piti piti zwazo fè nich li

Brigitte & Hypnos

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    PITI PITI ZWAZO FÈ NICH LI ♦ I
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    Brigitte aveva trascorso la prima notte dopo la spedizione agli inferi da sola, a fissare le tende viola del baldacchino con in corpo più rhum che sangue ad aspettare di stordirsi abbastanza da perdere conoscenza, ma l'unico risultato che aveva ottenuto era stato quello di sguinzagliare pensieri malsani e carichi di rabbia che avrebbe tanto voluto affogare, e che invece aveva aizzato a rincorrersi l'un l'altro in una sorta di carosello da incubo ad occhi aperti. Recuperata un minimo di lucidità la mattina successiva, quando la tremenda emicrania del doposbornia le aveva dato tregua, era arrivata alla conclusione che parlare dell'accaduto con i suoi figli non sarebbe stato saggio finché lei per prima non fosse riuscita a ragionarci su senza lasciarsi sopraffare dallo sconforto o dal rancore. Per questo si era trincerata nel più completo silenzio in una piccola isola che il Cielo di Venere aveva creato per lei e irraggiungibile per chiunque altro, allestita per diventare il suo santuario, in cui si era imposta di ripensare ad ogni dettaglio che poteva ricordare rimanendo perfettamente sobria. Aveva passato i tre giorni e le tre notti seguenti in meditazione, passeggiando sulla spiaggia quando aveva bisogno di sgranchirsi le gambe ascoltando il rumore delle onde, o immersa in una vasca d’acqua bollente profumata con erbe, foglie e fiori per conciliare un sonno che non arrivava mai e con esso i sogni rivelatori in cui sperava. Era esausta, ma aveva scoperto suo malgrado che ciò su cui si costringeva a riflettere era in realtà un ottimo cibo per l’insonnia. Perciò le era toccato accontentarsi di qualche ora di riposo nei momenti in cui la stanchezza le risultava insopportabile, rigirandosi la fede tra le mani e cullandosi con il ricordo dell’ultima volta in cui aveva rivisto suo marito, unico conforto mentre era lontana dai suoi bambini.

    Aveva finito di seppellire ai piedi di un grande albero di kapok il mazzetto di erbe che aveva lasciato in infusione nella vasca durante la notte precedente, legato insieme alla candela che aveva usato come focus per l’ultimo dei tre bagni rituali, concludendo così la cerimonia che avrebbe dovuto darle la forza per affrontare ciò che il futuro avrebbe riservato a lei e alla sua famiglia. Si sentiva più leggera, come se si fosse tolta un gran peso dalle spalle. Ora era finalmente pronta ad abbandonarsi tra le braccia del sonno e lasciarsi guidare. Si alzò in piedi e scrollò via la terra e le sterpaglie dalla veste bianca, quindi si incamminò lungo il sentiero che conduceva al centro dell’isola, tra i cespugli imbruniti di cotone carichi di bambagia che ondeggiavano al vento. La volta del Cielo di Venere stava iniziando a tingersi di viola, in una sorta di tramonto senza sole che seguiva i suoi passi. Accarezzò gli steli, distrattamente, mentre con gli occhi stanchi studiava i fiocchi che pendevano dalle logge per trovare quelli più bianchi e più rigonfi, che coglieva al suo passaggio, ben attenta a non sfiorarli con l’indice per non renderli inutilizzabili. Quando attraversò il cortile coperto ed oltrepassò la soglia dello djevo, il buio calò completamente sul Cielo.

    Si inginocchiò sulla stuoia e posò i fiocchi di cotone in una ciotola accanto a lei. Ogni cosa era stata predisposta per il rituale di illuminazione esattamente come lei lo desiderava, perciò non aveva bisogno della vista per orientarsi. Il kivèt adagiato sul pavimento davanti a lei era già stato riempito d’acqua per tre quarti, mentre un piatto di latta smaltata dai bordi larghi era posato lì accanto in attesa della preparazione. Brigitte raggiunse con la mano un bicchierino di vetro poco distante e rovesciò l’olio che conteneva sul fondo del piatto, che sollevò e rigirò tra le mani per accertarsi che l’interno si ungesse a dovere prima di posarlo di nuovo. Afferrò il primo fiocco. Se lo rigirò tra le dita allargandolo e appiattendolo, ad indici alzati, poi lo arrotolò per formare uno stoppino che adagiò al centro del piatto, e lo stesso fece con gli altri sei che dispose in circolo attorno al primo. Quando fu certa che i batuffoli si fossero imbevuti d’olio fino alla punta, estrasse un fiammifero dalla scatolina alla sua sinistra e lo sfregò sulla striscia di carta vetrata che la ricopriva, diffondendo in tutta la stanza l’odore di zolfo che, per un attimo, sovrastò quello di menta, timo e sambuco che permeava i suoi ricci ancora umidi, quindi lo accostò allo stoppino centrale ed attese che il fuoco lo avvolgesse e rischiarasse appena l’interno dello djevo. Spento il fiammifero, avvicinò lo stoppino più lontano a quello centrale: impiegò un po’ di tempo prima di riuscire ad accenderlo, con il vento che gli faceva danzare attorno la fiamma senza che potesse mai toccarlo, ma alla fine il fuoco l’ebbe vinta, e furono due. Poi fu la volta del primo alla destra di Brigitte, che accese nuovamente da quello centrale come il precedente e come tutti gli altri che sarebbero seguiti: lo stoppino fece sua la fiamma, quasi stesse fremendo per riceverla, e bruciò con un’intensità tale che la Loa dovette scostare quello accanto per evitare che lo accendesse, e furono tre. Quindi toccò al secondo alla destra di Brigitte: subito parve accettare il fuoco di buon grado ma, prima che lei potesse passare al successivo, quello si spense e dovette essere avvicinato di nuovo al primo perché potesse attecchire a dovere, ed essere quattro. Poi Brigitte passò a quello più vicino a lei: si arricciò verso l’interno non appena il fuoco lo sfiorò e la sua fiamma fu tremula sebbene il vento avesse smesso di soffiare, ma restò accesa, e fu la quinta. Quando Brigitte provò ad accendere il primo alla sua sinistra, aveva le mani così impregnate d’olio che, quando avvicinò gli stoppini, il calore le risultò insopportabile ed istintivamente si portò le dita ustionate alla bocca mentre lasciava ricadere il batuffolo sul piatto: quello ricadde in piedi, con una bella fiamma viva sulla sommità, e furono sei. Con l’ultimo Brigitte fu più cauta, quasi esitante: con le dita che tremavano leggermente lo avvicinò al primo, e lo tirò indietro quasi subito così che la fiammella rischiò di spegnersi mentre lo posava, ma non accadde. E furono sette.

    Brigitte sollevò il piatto, poi lo adagiò lentamente sulla superficie dell’acqua, in maniera tale che il bordo ampio lo facesse fluttuare senza che affondasse. Sospirò, il suo sguardo fisso sulle piccole luci. Non aveva mai eseguito quel rituale personalmente, e non era nemmeno certa che avrebbe funzionato come sperava, se anche i Loa come lei potessero celebrarlo. Di solito era qualcosa che facevano i suoi fedeli per poter incontrare le creature come lei in uno spazio ultraterreno, lontano dai limiti dei corpi umani e del mondo materiale, come Legba aveva insegnato loro all’inizio dei tempi. Che lei ricordasse, nessun Loa lo aveva mai usato per evocare altri Loa o qualcosa di più grande di loro. Si schiarì la voce, giocando nervosamente con l’anello di ghiaccio a sei fili che indossava all’anulare destro. Non parlava da giorni e si augurava vivamente di riuscire ad essere abbastanza intonata per cantare. Prese tra le mani la coppa di vetro che avrebbe dovuto riempire con l’offerta, ma si rese conto che le mani le tremavano troppo per riuscire a versare qualsiasi cosa senza farne finire metà sulla stuoia, dunque lasciò che fosse il Cielo a riempirla per lei. Si augurò che il whiskey fosse di suo gradimento, come lo era stato dell’uomo che aveva conosciuto prima che lui si rivelasse per quello che era in realtà. Posò il calice davanti al bacile, poi cominciò ad intonare la preghiera.

    Al nostro Signore, il Sonno, che alleggerisce il peso dei nostri giorni e rende più brevi le nostre notti.

    Affinché apra i nostri occhi e ci insegni a vedere oltre ciò che essi ci mostrano
    E li chiuda di fronte a ciò che è insignificante così che il nostro cammino ci appaia chiaro.

    Affinché risvegli i nostri istinti così che possiamo godere di ogni sensazione che il mondo ci offre.
    E sopisca la nostra ragione per farci comprendere ciò che essa ci preclude.

    Affinché ci renda vigili con le nostre paure, pronti ad affrontare ogni pericolo,
    E ci conceda l’audacia per abbatterle così che coloro che amiamo possano dormire sereni.


    Mi rivolgo a voi in quest’ora buia, mio Signore, voi che siete la nostra luce adesso che le tenebre sono scese su di noi. Ora che la speranza è più flebile l’ombra dei nostri nemici ci sovrasta e l’alba sembra così lontana. Fa paura, questa notte… e io mi sento persa. Non so dove porta questa strada, so solo che non sono dove vorrei e temo di non poter fare altro che seguirla finché non mi franerà sotto i piedi, e che non sarò l’unica a cadere. Se i vostri occhi vedono più in là dei miei, vi prego, prendetemi per mano.


    Posò la mano sinistra sull’anello che lui le aveva donato quando era solo un uomo, quel regalo che aveva conservato con la stessa cura della fede che rappresentava il legame con suo marito, e che le aveva dato la forza di tirare avanti quando la Corruzione li aveva presi in trappola e non sembravano esserci vie di scampo. Lui le aveva fatto incontrare di nuovo Samedi, lui l’aveva resa più forte. Se lui non avesse risposto, allora nessun altro l’avrebbe fatto. Restò accovacciata, ignorando il formicolio alle gambe e il peso sulle ginocchia, accarezzando i fili di ghiaccio finché le fiamme non si estinsero una dopo l’altra. Quando l’ultimo degli stoppini si fu consumato, Brigitte si sdraiò sulla stuoia con il capo rivolto al kivèt e chiuse gli occhi, cedendo finalmente alla stanchezza accumulata negli ultimi giorni e lasciando che la notte l’accompagnasse da lui.

    LINEA

    Brigitte si strinse nel pellicciotto bruno che portava sulle spalle, rabbrividendo per gli spifferi che riuscivano ad insinuarsi tra i battenti della grande finestra che la sovrastava. Appoggiò la nuca ai cuscini di velluto che ricoprivano la panca della nicchia, attenta a non stropicciare la corona di fiori di tabacco selvatico intrecciata ai suoi capelli, godendosi il leggero tepore che il tessuto le restituiva. Nessuno si era curato di accendere il grande camino sulla parete opposta ma, anche se lo fosse stato, non sarebbe servito poi a un granché. La parte centrale della volta era crollata, trascinando con sé la massiccia colonna che la sorreggeva, ora divelta dalla sua base, spezzata in tre e abbandonata in mezzo alle macerie appena riconoscibili sotto la coltre biancastra di cenere che era filtrata dallo squarcio sul soffitto. Dei sei arazzi che pendevano lungo le pareti, ognuno di un colore diverso, era rimasto appena qualche frammento sfilacciato appeso ai ganci, troppo poco per poter distinguere i contorni dei disegni che una volta dovevano averli ornati.

    Brigitte si alzò in piedi, facendo ricadere sulle pietre del pavimento lo strascico dell’abito nero ricamato d’oro, l’orlo delle lunghe maniche aperte di tessuto dorato e quello delle due metà del mantello marezzato che pendeva dal pellicciotto. Si lisciò le pieghe della gonna, poi si avvicinò a piccoli passi alla colonna crollata su cui ancora si intravedevano i nastri colorati con cui era stata avvolta. Si chinò e raccolse quello rosa, rigirandoselo tra le mani mentre lo osservava con mestizia.


    DIVISORE

    VEVE
    NOME ♦ Brigitte Lacroix
    ENERGIABlu
    SURPLICE ♦ Loa Guedé {IV}
    STATUS SURPLICE ♦ ///
    STATUS FISICO ♦ Buono
    STATUS PSICOLOGICO ♦ Meno buono

    RIASSUNTO AZIONI ♦ Ti raggiungo nello Yumekai :zizi:
    NOTE ♦ Per i più secchioni, aprire lo spoiler :asd:
    Ok, ho infilato un sacco di roba in questo post, ma era l'occasione perfetta e non potevo lasciarmela scappare.
    Il primo rito che vedi fare a Brigitte, solo accennato, è una serie di bagni rituali che i vodouisant fanno in momenti di svolta della propria vita, in genere a ridosso delle iniziazioni per purificarsi, accumulare potere e, secondariamente, per favorire i sogni. Sono più efficaci se si evita di comunicare con altri, ragion per cui Brigitte si è isolata.
    Il secondo rito, descritto più nel dettaglio, è chiamato illuminasyon ed è invece specifico per evocare sogni potenti. L'unica cosa che non ho mantenuto e ho sostituito con qualcosa di più attinente per noi è il canto, che per i vodouisant è il priyè ginen, ovvero un'evocazione di più o meno tutto il pantheon vodou, partendo dalla trinità e via via gli altri santi (o Loa) divisi per nazioni. Se sei curioso se ne trovano un paio di versioni da ascoltare su youtube ma... ti assicuro che l'intonazione è decisamente meno importante del coinvolgimento emotivo e spirituale, di conseguenza i cori di accompagnamento non sono particolarmente melodiosi. È un rito che può essere celebrato anche da non iniziati, e in quel caso il canto può essere sostituito da una preghiera qualsiasi, poiché sia recitata o cantata con devozione. Il numero di stoppini utilizzati, la disposizione e il metodo di accensione (prima il centrale, poi tutti gli altri in senso orario dal primo) sono quelli canonici, e lo zolfo del fiammifero è un componente attivo del rito. Per realizzare gli stoppini, il cotone non deve essere toccato con l'indice perché è il dito attraverso cui si crede che fluisca la maggior parte del potere, contatto non desiderabile per questo rito. Lo djevo è una costruzione sacra, una semplice capanna in cui si svolgono i riti o le parti dei riti che non richiedono una manifestazione pubblica o per i quali non è desiderabile, come per le iniziazioni.
    La colonna avvolta dai nastri colorati e con la base in pietra richiama il potomitan, palo che sta al centro del peristilio che costituisce lo spazio pubblico del tempio vodou, che rappresenta la congiunzione tra il mondo degli uomini e quello delle divinità. Ogni nastro è un richiamo a un determinato Loa o a una nazione di Loa, in genere i protettori del tempio stesso.
    Dovrebbe essere tutto per ora :zizi:

    narrato ♦ parlato Brigittepensatoparlato altri


    Edited by Elkade - 24/10/2019, 23:14
     
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    Oneiros l'eterno, Il Tessitore di Sogni.

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    SCENE I

    I
    l castello era ancora cadente se paragonato agli splendori di un tempo. Renderlo integro con la sua presenza era un discorso, la volontà del dio era sufficientemente forte influenzare ciò che lo circondava, ma una trasformazione permanente richiedeva tempo e pazienza, un lavoro certosino per reintessere i fili di quella realtà che millenni di trascuratezza avevano spezzato. Era in un sogno quando percepì la presenza della sua visitatrice. Di recente passava molto tempo a vagare tra i sogni dei mortali. Trovava inebriante il loro sapore. La forza con cui,quegli esseri dall'esistenza così fugace erano in grado di sognare, di sperare, era incredibile. Anzi, quell'era oscura aveva reso i loro sogni ancora più forti. La speranza di un futuro senza paura, il sogno di una realtà diversa dove tutto quel male potesse sparire. Mark, così si chiamava quel sognatore, era una persona semplice. L'Armageddon lo aveva travolto come aveva travolto tutti spezzando i suoi desideri di una vita felice. Sognava ogni notte la stessa donna, i lunghi capelli biondi e gli occhi verdi, un sorriso che lo riempiva di gioia. L'aveva persa, vista divorare dai corotti durante la prima notte di folli che aveva aperto alla fine del mondo.
    Forse era stato il tempo passato in quel sogno, ogni notte da una settimana, ma provava una strana empatia per quell'essere umano. Convincerlo a lasciarsi andare avrebbe dato potere allo yumekai certo, ma Malabruma si trovava a voler soddisfare quel suo desiderio di felicità. Ma era così strano? Un Dio Antico non è di per se buono o malvagio, certi standard non possano definire un'essere così complesso.

    Lasciati andare amico mio, vieni con me. Nel mio mondo lei è viva, lo sarà per sempre. La realtà in cui stai vivendo è solo una delle tante, una proiezione di ciò che voi percepite. Una percezione vincolata da regole che voi non avete scelto. La porta che ti sto aprendo ti porterà in un luogo di possibilità infinite. Basta soffrire in questo simulacro di carne che di disfà secondo dopo secondo. Vieni, e sarai un re, un dio. E lei la tua regina.

    Tese la mano e il ragazzo la prese. Attraversarono una porta fatta di luce, una frattura tra i mondi. Il corpo di Mark esalò il suo ultimo respiro nel sonno, senza dolore, senza sofferenza. Un sorriso sul suo volto.

    *****



    Arrivò nella grande sala centrale del palazzo che, con il ritorno del suo signore, si rianimò. Il grande camino si accese mentre le colonne di marmo bianco sembrarono appena scolpite. Nella grande volta a cupola, ora integra, brillava un cielo stellato. Sette troni comparvero dove prima c'erano macerie. Sei più piccoli, in due gruppi da tre, con al centro uno più grande e decorato con arabeschi d'oro e argento. Solo gli arazzi rimanevano rotti e spezzati, quasi come se persino il potere del dio non potesse riforgiarli. Mark si guardò attorno stupito mentre dal nulla la sua amata compariva per abbracciarlo. Si baciarono appasionatamente prima sparire entrambi, partiti alla voltà della loro piccola nicchia infinita in quel luogo senza confini.

    Dama Brigitte, perdonate il mio ritardo. Stavo ultimando il passaggio di un mio nuovo suddito. Ricostruire quella ragazza dai ricordi e dai sogni di chi la conosceva non è stato facile. Per fortuna il suo eco qui nello yumekai non era ancora sparito. Sono certo che saranno molto felici insieme. E il loro sogno eterno darà forza a questo universo, fino al momento in cui potrò spezzare questi dannati sigilli ed essere di nuovo libero.

    Passò accanto alla Specter carezzandole le spalle. La sua forma mutò fino a diventare quella di un mortale dai capelli corti, neri come la notte. Un singolo corno, sul lato destro della fronte, si estendeva contorto per una decina di centimetri. Gli occhi neri guardavano la Guedè come un quelli di un grosso felino che ha adocchiato qualcosa di interessante. La fluente veste nera del Dio del Sonno era ricamata d'argente, con motivi che ricordavano la luna e le stelle. Prese la mano della donna dove il grande anello donatole da Edward Stark brillava di una luce fulgida e calda. La baciò sorridendo.

    Cosa ti porta nel mio regno bella signora, cosa può fare il monarca onirico per aiutarti?

    Aveva dei progetti per quella donna, ma non era certo che fosse il momento di metterli in moto. Non era certo fosse pronta ad accettare lo stato delle cose, il cambiamento può essere devastante per chi non lo accetta. Un'onda di marea che tutto porta via. Sarebbe in ogni caso stata una converasazione interessante.


    kZBljWf
    narrato | parlato | pensato | parlato altri
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    ARS MAGNA | Hypnos {Grado VIII}
    ENERGIA | Nera
    STATUS FISICO | Perfetto.
    STATUS MENTALE | Curioso.
    STATUS ARS MAGNA | Perfetto.
    RIASSUNTO AZIONI |
    I move from dreamer to dreamer,
    ABILITA' |
    from dream to dream,
    TECNICHE |
    hunting for what I need.
     
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    PITI PITI ZWAZO FÈ NICH LI ♦ II
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    Il tepore del cosmo del Dio del Sonno riempì la stanza in un batter d’occhio non appena il padrone di casa vi fece il suo ingresso, mentre dai detriti e dalla polvere il salone del palazzo risorgeva in tutta la sua opulenta e raffinata maestosità, degna del più ricco e potente dei sovrani. La grande colonna spezzata serpeggiò sotto gli occhi di Brigitte con sinuose movenze da rettile, attorcigliandosi su se stessa mentre andava ad incastonarsi tra il soffitto e la sua base, avvolta in un arcobaleno di nastri intrecciati in seta damascata su cui strisciavano le sagome delle più strane creature, rincorrendosi tra ordito e trama. Lasciando cadere a terra il brandello di tessuto che aveva raccolto, la Loa indietreggiò ed alzò il capo per riempirsi gli occhi di quell’incanto, meravigliandosi ogni volta che riusciva a cogliere un nuovo dettaglio o a smascherare uno dei piccoli inganni ottici nascosti nelle decorazioni. Unica nota stonata in tutto quello sfarzo erano gli arazzi ancora laceri, eppure nemmeno quelli potevano dirsi privi di fascino, con i loro fili impalliditi che catturavano la luce del fuoco del camino e quella più tenue della volta stellata. Solo la voce di Hypnos, che risuonò nella sua mente calda e profonda, la distrasse da quello splendore, appena in tempo per scorgere due figure che si dissolvevano senza lasciar traccia.

    Un brivido caldo le corse lungo la schiena al contatto con la mano del suo ospite appena avvertì il suo cosmo scivolarle addosso dalla punta delle sue dita, mentre il profilo che le scorreva dietro le spalle si faceva più definito e si addensava nelle forme eleganti di un corpo maschile, solo vagamente umano. Chiunque sarebbe stato in soggezione davanti a tanto potere e tanto fascino, ma per qualche motivo lei li trovava confortanti. Non si poteva certo dire che il Dio del Sonno non sapesse mettere a loro agio i propri ospiti. Brigitte ricambiò il suo sorriso e chinò il capo in segno di saluto, sollevando appena la voluminosa gonna nera del vestito.

    Mio Signore.

    Strinse appena le sue dita prima che lui ritraesse la mano, mentre l’eco delle sue parole pronunciate in una lingua sconosciuta agli uomini riempiva ogni angolo del salone.

    Mio Buon Signore. Volevo ringraziarvi di persona per aver protetto me e la mia bambina, e per il sogno con cui mi avete benedetta. E per questo.

    Fece un passo verso di lui, avvolgendo entrambi nell’alone rosato del proprio cosmo benefico, ampio e ardente come non lo era stato da anni.

    Ma sono qui anche perché ho bisogno del vostro consiglio, se vorrete concedermelo.

    Abbassò lo sguardo, incerta su che parole usare. Non voleva sembrare sfacciata, ma d’altro canto lui non l’avrebbe ricevuta se non fosse stato disposto almeno ad ascoltare la sua richiesta. Scostò una ciocca di capelli dal viso, poi si schiarì la voce.

    Onorare un debito ereditato non è mai facile, e non avrei mai pensato che l’eredità del mio consorte potesse pesare tanto. Non ero pronta a raccoglierla quando ho ricevuto la sua Surplice e meno che mai lo sono ora, dopo tutto quello che abbiamo visto e sentito. Ero convinta che la fede mi avrebbe permesso di riunire la mia famiglia e di tenerla al sicuro, e invece…

    Prese un respiro profondo, ricacciando indietro le lacrime che stavano iniziando a pungerle gli occhi. Da sveglia si era sentita confusa, smarrita e impotente, ma in quel sogno vedeva ogni cosa con orribile chiarezza. Era bastato così poco per trascinare il loro mondo nella rovina: quell’amore feroce che distrugge tutto ciò che tocca, quell’amore velenoso che reclama sangue e vendetta, degno solo di una bestia. Quanto faceva male ammetterlo. Quanto faceva male pronunciare quelle parole, che altrove non avrebbe avuto neanche il coraggio di pensare.

    … e invece mi rendo conto che la catena al collo ce l’ho davvero, e l’altro capo lo regge qualcuno che non è più lungimirante di quanto lo sia stata io.

    Tra le sue dita, un intrico di sottili fili d’oro si avvolse a formare la sagoma della chiave che rappresentava il suo dominio sul Cielo di Venere, un privilegio che le era costato caro. Per anni si era ripetuta che pagare quel prezzo era stato necessario e che la ricompensa per il suo dolore sarebbe stata immensamente più preziosa. Ci aveva creduto. Ora capiva di essersi cullata in un’illusione, nella vana speranza di non aver commesso un terribile errore.

    Questa non vale il sangue della mia famiglia, ma è un prezzo che prima o poi dovrò pagare, che io la tenga o la getti via.

    DIVISORE

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    NOME ♦ Brigitte Lacroix
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    SURPLICE ♦ Loa Guedé {IV}
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    STATUS PSICOLOGICO ♦ Insani pensieri :ehsi:

    narrato ♦ parlato Brigittepensatoparlato altri


    Edited by Elkade - 12/2/2020, 08:36
     
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