[Trama] Operation L.O.V.E.

Spectre - Stabilizzarsi

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    ‡ Operation L.O.V.E. ‡I am the Law
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    Prokofiev - Piano Sonata No. 7, Op. 83 III. Precipitato (Pollini)



    Avvenne tutto molto in fretta, troppo in fretta perché il suo gigantesco corpo cogliesse ogni dettaglio di quel dipinto fulmineo di sangue e massacri che si stava creando sotto i suoi numerosi ed enormi occhi antichi, che di cose strane ne han viste nel corso dei millenni.
    Non se la sentì di impegnare risorse mentali per paragonare l’evento in corso a qualcosa di equamente strano o complicato nelle sue memorie, ma cazzo, Persefone, Ecate, Pandora, Thanatos, anche Hypnos va, che ad Eaco ancora non convinceva del tutto.
    Da quanto non vedeva Pandora? Che diavolo aveva fatto fino a quel momento? Sicuramente avrebbe richiesto un’udienza, probabilmente inutilmente, conoscendola, ma l’avrebbe chiesta di sicuro, al costo di trascinare i fratelli contro voglia.
    Tutto ciò che riuscì a mormorare, che mormorio non fù a causa della sua enorme impronta telepatica, fu un singolo quanto esplicativo

    What the fuck?



    Poi, con un flash del Dio dei Sogni, tutto si spense, come una vecchia televisione a tubo catodico.
    Il sonno era meraviglioso, fantastico ed accogliente. Lo odiava con ogni viscera del proprio essere. Avevano appena rischiato tutti quanti di venire divorati dal vortice senza fine delle fameliche fauci della Corruzione, di venire contagiati dal male infinito e di perdere totalmente ogni controllo sulle proprie azioni, gettandosi malamente al servizio del cancro dell’esistenza e peggio, mettersi contro Hades stesso come burattini malati e difettati. E Hypnos, che funzionava in base a principi ben diversi da quelli dei Giudici, fece ciò che gli veniva meglio, rintanarsi nel suo solito mondo di sonno alternativo, dove i problemi sono creati e risolti solo ed unicamente da lui.
    A causa della battaglia appena conclusa, del susseguirsi improvviso e rapido di rivelativi eventi e del fatto che senza ombra di dubbio i due antichi Dei Gemelli sapessero qualcosa dell’intera faccenda, Eaco, per la prima volta dopo il suo risveglio, si arrabbiò.
    Un termine banale e consueto per qualsiasi umano. Raro, spaventoso e pericoloso per un Giudice di Hades.
    Una rabbia genuina, piena, succosa e perfettamente razionale. Al contrario, non sarebbe divenuto un Giudice.
    Il carapace di metallo rosso cominciò a creparsi, rivelando una fessura incandescente dalle sgargianti sfumature rosso-arancioni. Improvvisamente, con un un portentoso pugno, la figura umana di Eaco affiorò dal cadavere metallico, che nel mentre cominciò a sfaldarsi in cenere nero pece.
    Il corpo nudo del giudice cominciò a camminare per l’ampio salone. Sapeva di essere su Plutone ma cosa più importante, sapeva di essere vicino ad Hypnos.
    Un turbine di fiamme avvolse il Giudice che camminava deciso verso il Gemello appoggiato a Cerbero dormiente, il completo nero incravattato prese il posto delle fiamme che andarono a spegnersi in sottili fili di fumo nero.
    Si piazzò davanti al Gemello, invadendo il suo spazio personale sia vocalmente che mentalmente, il messaggio doveva arrivare forte e chiaro.

    “Ascoltami bene, perché non mi ripeterò. Sarai pure uno dei due Dei Gemelli, il Dio del Sogno e molto probabilmente l’essere più antico di questa stanza. Ora, in questo momento, tutto ciò non vale un beneamato cazzo. Niente. Nulla. Io sono un Giudice di Hades, e come tale PRETENDO spiegazioni. Non provare minimamente a tirarmi fuori la storia del “non so niente” perché giuro sul nostro Signore in persona che troverò un modo per farti passare le pene più dolorose concepibili da me e i miei fratelli messi assieme.”

    In quel momento aveva davanti a sé un essere nettamente più potente di lui. In quel momento non gliene importava niente.

    “Omettere informazioni preziose a ME, a Minosse e, o Radamante può essere, e son tentato di considerarlo tale, ALTO TRADIMENTO. Sarai convocato molto presto in Tribunale, fatti trovare disponibile. Comunica l’invito anche a tuo fratello.

    Un’ultima cosa, un appunto più personale che professionale: non permetterti mai più di calpestare la mia autorità.”


    Girò i tacchi, in quel momento avrebbe anche potuto ricevere una lancia nella schiena che l’avrebbe trapassato da parte a parte, non gli importava. Gli avvenimenti erano troppo gravi per non gestirli con mano di ferro.

    Passò accanto ai corpi addormentati dei fratelli, invadendo la loro mente sia telepaticamente che forzatamente con una lieve illusione, servivano entrambi svegli e vigili.

    “Andiamo, abbiamo molte domande che necessitano quantomeno immediate risposte, e la mia pazienza ha raggiunto lo zero.”




    hiaAmxR

    Narrato ‡ “Parlato”“Pensato”“Parlato”

    NOME ‡ Ethan Bennet
    ENERGIABlu
    SURPLICE ‡ Garuda [VI]
    CASTA ‡ Spectre di Hades
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE ‡ //
    STATUS SURPLICE ‡ //

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    Operation L.O.V.E.
    IV


    Il tutto ebbe fine con un vorticare di emozioni. La perdizione della loro essenza era stata sul piatto della bilancia. La corruzione li aveva toccati e li aveva quasi acciuffati. Radamante era divenuto essenza di rabbia. Il saggio tra i saggi che diveniva dio incarnato di sangue. Aveva visto il collasso di qualcosa che sperava di non vedere mai. L’amore lo aveva portato fino a quel punto e, a suo modo, l’amore stava tessendo ulteriori trame per tenerlo fermo ed imprigionato nel suo giogo. Si sentì effimero come non succedeva da ere oramai. Non si trattava di tradimento, bensì di disinformazione. Quella che era una semplice missione suicida si era rivelato molto di più. Il fondamento del dubbio si era insidiato oramai dentro di lui e neanche i sogni di Hypnos riuscirono a placare quello che si era ramificato dentro la Viverna. Perché egli si domandava in continuazione a cosa portava ogni sua singola azione. Egli si chiedeva a cosa volevano aspirare ed egli era sempre inderogabilmente pronto ad andare avanti.

    Le domande troppo complesse non erano sua materia. Egli era schietto e diretto. Non c’era tempo per tergiversare. Quando si combatte da secoli si capisce perfettamente i desideri dei propri sottoposti e dei propri pari. Si diventa una macchina perfetta per l’esecuzione del miglior comando nel miglior momento. Egli era un generale, IL generale ed in quel preciso momento, per davvero la prima volta, non sapeva che dire. Si sentì svuotato dalle proprie energie in quell’onirico viaggio domandandosi cosa andasse fatto e che tipo di guida sarebbe dovuto essere dopo quell’istante. Perché il fondamento principale su cui tutto si fondava aveva avuto uno scossone: la fiducia. C'era adesso una situazione da riprendere in mano ed anche gli altri spettri andavano guidati in un momento del genere. Radamante non avrebbe vacillato neanche per un istante di fronte agli occhi dei suoi sottoposti e di coloro che riteneva fratelli, anche se non di sangue. Si sarebbe battuto ed avrebbe battagliato anche per loro. Però non poteva nascondere che dentro di sé portava un certo grado di angoscia. Un guerriero era capace di provarla e quella sensazione gli dava la giusta carica per tornare all'attacco al momento giusto, ma andava custodita senza che fosse capace di sopraffare. Radamante era un esperto, ma in quell'occasione era diverso. Era... diverso. Era un qualcosa di imponente e c'erano varie situazioni da analizzare.

    Conosceva bene, o almeno così credeva, gli Dei Gemelli, così come il loro signore Hades. Anche Pandora era una vecchia conoscenza. Erano tutti ingranaggi di un meccanismo, e la cosa gli era anche andata a genio. Poteva stare con i suoi fratelli e combattere al loro fianco. Ciò bastava. Aveva il suo piccolo mondo e le sue regole. I sogni del dio del sonno lo cullarono quel tanto che bastava per non divagare con la mente, ma al destarsi si rese conto di quello che era accaduto in maniera ulteriormente drastica. Eaco era partito in quarta, un atteggiamento che metteva in atto solamente quando era necessario e quando c’era davvero una situazione critica. Radamante sapeva che non era un capriccio quello di Garuda. La condivisione di informazioni era di fondamentale importanza, ma non poteva certamente dire qualcosa al fratello in quello stato. Non avrebbe detto nulla per il momento, perché in situazioni del genere bisognava capire prima di agire o parlare ulteriormente. Tutto quello che veniva proferito nell’immediato avrebbe assunto sfumature diverse, ma ugualmente il cretese non fermò il fratello. Si sarebbe tagliato la testa da solo e cavato gli occhi successivamente piuttosto di farsi vedere contrario al sangue del suo sangue di fronte ad altri. In privato avrebbe potuto spronarlo a ragionare più freddamente, ma adesso necessitava di quello sfogo.

    Di contro sapeva che Minosse stava già macchinando e macinando pensieri. Si destò dalla sua postazione anche la Viverna con il corpo segnato da quello che avevano appena vissuto e lo sguardo fermo e indecifrabile. L’espressione di chi deve fermarsi un attimo e fare l’assoluto punto della situazione. Non era arrabbiato Radamante. Da buon generale rimaneva al suo posto per il momento, ma esigeva delle spiegazioni e suo fratello minore aveva già detto quello che c’era da dire. Avrebbe avuto pazienza, ma non sarebbe stato uno spettatore passivo. Perché in quelle situazioni un generale dell’esercito deve mostrarsi fermo ed impavido soprattutto per i suoi sottoposti. In quel momento si mostrò per quello che era. Un fratello maggiore che voleva al più presto trovare la soluzione al problema che si era posto, sia per salvaguardare la sua posizione che i suoi consanguinei.

    Si voltò verso Hypnos e percepì che, almeno per ora, non poteva di certo provare risentimenti nei confronti del dio. Sapeva quello che aveva fatto per loro e con loro, li aveva portati indietro ed in salvo. Non disse però nulla a differenza di suo fratello Eaco, fece però uno sguardo mesto. Come un uomo che si rende conto che la situazione era drastica e molto peggio delle previsioni. Le anime nobili erano andate perdute e Persefone era corrotta. Non un quadro ideale, ma pur sempre affrontabile. In cuor suo Radamante aveva forse una concezione idealizzante di quella che era lo squadrone infernale, ma a lui andava bene così per il momento.

    Infine fece il gesto più consono ad un fratello apprensivo che si appresta ad affrontare un periodo di turbamenti, si voltò verso il fratello più pacato, Minosse, ed attese la sua mossa. Da una parte aveva avuto Eaco che si era lasciato prendere dalla rabbia, in mezzo c’era egli stesso in preda alla preoccupazione che voleva essere l’ago della bilancia. Ora c’era da capire il Grifone verso che lidi avrebbe spiccato il volo, se verso il raziocinio o se verso altro – ovvero pensieri e pianificazioni oscure persino alla capacità di pensiero di Radamante.

    maDR8pz
    narrato — ‹‹parlato››pensato°telepatia°

    NOME → Radamante
    ENERGIABlu
    SURPLICE → Viverna
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE → Preoccupato
    STATUS SURPLICE → Integra

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    operation l.o.v.e.
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    Le ali si aprirono, a fatica, facendo appello a ogni frammento di determinazione. La coppia inferiore rimase a terra, sostenendo il resto del corpo nel compiere quel gesto apparentemente semplice. Parte delle piume scarlatte rivelava energia frenetica sotto la sua forma, a malapena contenuta dalla mera forza di volontà che servì a quell'immenso corpo serpentino nel rialzarsi.
    Non era finita. Non sarebbe finita.
    Voi che leggete, come pensate all'Esercito Infernale?
    Mostri, leggende, demoni, dèi. Dolore e risate infiniti fra le crepe della realtà, ogni storia frutto di un abominio. Come possono essere uniti, con scopi così diversi, con storie così diverse? La risposta è molto semplice e venne dalle zanne ossee di Grifone, intento a rialzarsi dopo la deflagrazione.

    Il nostro scopo è appena iniziato.

    Avrebbero continuato a combattere.

    Avrebbe rialzato i suoi fratelli e i suoi commilitoni, personalmente. Avrebbe usato le loro membra e le loro carni come ariete se necessario, avrebbe continuato a essere la loro volontà anche quando esse si fossero spente e di loro sarebbe rimasto solo il ricordo, per trattenerli a sé fino all'ultimo frammento. Per riportarli dal loro Signore, per portare la missione a compimento.

    Grifone si rialzò di nuovo, fronteggiando di nuovo la Corruzione e lasciando che la paura di essa lo scottasse, lasciando che gli ricordasse di esistere ancora. Finché provava quella bruciante paura nei confronti di quella carne che odiava, di quella vita, sapeva di essere ancora lì. Sapeva di essere ancora un Io, nonostante le emozioni non lo toccassero.
    Nonostante quel sollievo, l'immenso sollievo che si può provare nel vedere la propria preghiera accolta, sfiorasse solo il suo spirito come un lieve tocco. Il proprio desiderio realizzato, il contatto fra l'uomo e il dito di Dio appena accennato.

    Il Dolore rispose.
    Cosa c'era da fare, se non accettarlo
    come prova di essere vivi?


    2uUIbCP

    Ogni cosa si sciolse in lievi luci danzanti, che galleggiavano intorno ai due sposi. Insieme, colte in un momento di quiete che soffiava come una brezza in uno spazio che non era davvero uno spazio. Piccoli barlumi sfioravano le loro vesti, portando scene di battaglia, di vuoto che colmava lo spazio, di rabbia atavica; racchiusi in inconsistenze simili a bolle di sapone. Tra di esse, figure a terra, contorte in un sonno che voleva essere breve e ristoratore, distraendoli dalle ferite e dalla fatica.
    Una mano strinse appena le vesti di lui, portando la sua attenzione dalle pagine dello spesso volume al sorriso calmo di lei. Si specchiarono l'uno nell'altra per un breve istante, ringraziando quel piccolo attimo, quella piccola luce che aveva permesso alle due facce della stessa medaglia di guardarsi.
    Poteva accadere solo lì.

    Tuttavia, non c'era nostalgia ad abbandonare quel luogo.


    L'energia cinetica visibile si sopì piuma dopo piuma, risucchiata in un ammasso informe di nero opaco, che sembrava macchiare il pavimento lucido della casa di Ade. La cucì come una bambola, riempiendo quelli che diventarono abiti, poi braccia, un torso, un viso seppellito fra i capelli neri.
    Un lieve spasmo. Il corpo faceva male in punti dove non c'erano vere ferite, ma più un dolore fantasma che coglieva quei punti.
    Un sospiro lento da labbra pallide e sottili, perché era di nuovo in un mondo freddo.

    E come un fantasma, la figura di Minosse si frappose fra quella del Monarca Onirico e quella dei suoi fratelli. Era comparsa all'improvviso, spandendo una lieve onda d'urto che accarezzò i musi di Cerbero, facendogli rizzare le orecchie e una delle teste.
    Gli abiti erano in disordine, così come la matassa di fili neri, e stavano via via riprendendo perfezione su quel corpo esile, solo all'apparenza fragile, che non stava dando le spalle a nessuna delle due parti.
    Era semplicemente fra di esse.
    Uno scudo, un bersaglio e un ostacolo al tempo stesso.

    « Permettetemi di essere la parte razionale. »

    La voce uscì come un soffio. Una nota bassa e decisa di uno shamisen nel silenzio. Non era un avvertimento, ma una constatazione che i suoi fratelli potevano riconoscere come l'ago della bilancia. Da tempo immemore, i tre fratelli si auto-equilibravano in una relazione impossibile all'esterno, qualcosa di talmente unico da apparire paranormale e al limite della mente alveare. Le decisioni da loro prese erano invalicabili e perfette perché tra i tre, uno di loro invariabilmente aggiustava il peso, limava l'imperfezione, tagliava il filo sporgente. Era indifferente chi fosse e il ruolo era così fluido che, con una facilità immensa, era possibile per uno qualunque di loro assumerlo.

    Una lieve pressione sulla spalla di Eaco simulò una ferma, ma gentile presa su di essa. Qualcosa da cui, tuttavia, non si poteva sfuggire, una richiesta di ascolto che venne accompagnata dal ricordo netto, ancora fumante, del suo ingresso in Averno. Quello con cui aveva riportato dei suoi fratelli alla concentrazione e all'equilibrio necessari ad affrontare la situazione, incastrando il gesto in quella dinamica.

    | Non posso provare la tua rabbia. Ma posso sentirla. E ne condivido le ragioni. Ma non è il rango ora ciò che dobbiamo ristabilire ora, fratello mio. |

    « Summanus. »

    La mano destra di Minosse si sollevò appena, stabilendo la sua posizione. La sua presenza in quel luogo, in quello che non era il regno di Hypnos, ma una realtà nuova in grado di ospitare nuove regole. Nuove creature, come quella che stava in quel momento di fronte a lui. Minosse sapeva di cos'era capace di dio del Sogno: ne era la testimonianza in quella stanza e la sua presenza servì a ricordarlo.
    E a mettere in chiaro che, qualunque fosse stata l'azione, lui sarebbe stato lì a opporsi ad essa.

    « Non abbiamo affrontato una minaccia qualsiasi, oggi. Fino a questo momento abbiamo agito in nome del Signore che entrambi serviamo al meglio di ciò che ci è stato offerto.

    In quanto generali dell'esercito infernale, abbiamo il dovere di fare da avanguardie. Ma per la prima volta dal nostro risveglio, il non ritorno è stato sfiorato. Per noi e per chi guidiamo.
    E non si sarebbe trattato di una morte in più, come tante abbiamo abbracciato nei millenni. O di una prigionia, dal quale siamo stati liberati. Avremmo accresciuto le fila avversarie come parti del male di cui abbiamo individuato non un agente, ma un creatore, e l'idea che ciò sia stato quasi raggiunto è il motivo insito del nostro sconvolgimento.

    Gli umani potranno non dare la giusta priorità alla Corruzione in quanto sono nell'umana natura il bisogno di aggregazione e il rifiuto della morte.

    Per noi è diverso e il nostro Accordo lo testimonia.
    »


    pbA4b6J


    Sul petto del Giudice, prima che la camicia venisse riabbottonata con cura e la cravatta annodata, campeggiò per un istante il marchio della Mietitura.

    « Vogliamo assumerci le responsabilità del rischio che abbiamo corso. Ma se ciò fosse dovuto a informazioni di cui non eravamo in possesso, è nel nostro diritto saperlo.

    Ed è giunto il momento di riferire ciò anche a Ade.
    »




    narrato ● « parlato »pensato| telepatia |« parlato altri »

    pseudonimo ● Kazue Satō
    surplice ● Stella del Cielo Nobile, Grifone {VII}
    energia ● Nera
    schieramento ● Spectre di Hades
    fisicamente ● Ottimo
    mentalmente ● Ottimo
    status surplice ● Non indossata

    riassunto azioni ● questa immagine riassume abbastanza

    abilità ●

    tecniche ●






    Edited by ~S i x ter - 25/8/2019, 22:05
     
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    OPERATION L.O.V.E. ♦ V
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    La terra arida scorreva in mezzo alle dita di Brigitte, sbriciolandosi e sollevando nuvole di pulviscolo chiaro che il vento caldo le gettava addosso. Aveva l’impressione di stare scavando da una vita intera, e forse era davvero così. A guardarla si sarebbe detto che fosse appena stata tirata fuori da una fossa, lurida com’era, il viso una maschera bianca rigata dal sudore che le scendeva sulla fronte e i ricci annodati in un groviglio indistricabile di capelli e di polvere sotto il mouchoir sfatto, il colore dell’abito indecifrabile per la patina di sudiciume. Ma non poteva fermarsi adesso, non ora che quel rognoso botolo zoppo era stato finalmente messo alla catena. Un’occasione del genere non le sarebbe più ricapitata. Scavava più in fretta che poteva, incurante della fatica, del torpore che le irrigidiva le dita, della sporcizia che si insinuava sotto le unghie consumate e le incrostava le ciglia dell’occhio scoperto. Aveva cercato ad ogni incrocio, sotto i tronchi spinati degli alberi di kapok: tutto ciò che era riuscita a dissotterrare erano stati degli ossicini di pollo inceneriti, resti di vecchi sacrifici, cocci di vetro taglienti con cui si era fatta sanguinare le mani e qualche manciata di piccole vertebre di serpente ormai sconsacrate che un tempo dovevano aver ornato ben più di un asson. Del suo tesoro, che quel pulcioso bastardo le aveva nascosto per chissà quale capriccio, non aveva trovato neanche una traccia. Persino il ricordo le aveva portato via. Si chiedeva se sarebbe ancora riuscita a riconoscerlo, se lo avesse trovato, o se avrebbe semplicemente continuato a scavare e scavare fino al centro del mondo finché non si fosse lasciata alle spalle ogni altra cosa, compresa la speranza di poter risalire.
    “Sei tu, il mio tesoro?” chiedeva a quello che rimaneva di una monetina inverdita dalla ruggine. “Sei tu, il mio tesoro?” domandava ad un blocchetto di cera ammonticchiata che una volta doveva essere stata una candela votiva. “Sei tu, il mio tesoro?” diceva a una pezza sbiadita e sfilacciata coperta di paillettes semiscucite.

    Sei tu, il mio tesoro?



    Una minuscola bara di mogano rossiccio le era rimasta tra le dita quando l’ultima manciata di terra era scivolata via. Brigitte avvicinò il viso al piccolo feretro, incuriosita dalla sua forma bizzarra, simile a quella di un giglio in procinto di schiudersi. L’ebanista doveva essere molto abile, pensò; e pure il becchino, se era riuscito a far stare una salma intera dentro una cassa grande più o meno come un suo dito. Eppure non si ricordava di quel funerale. Strano. Lei non si perdeva mai il funerale di una signora.

    Sei tu?



    Chiese, accarezzando le linee dei petali che si richiudevano sulla parte superiore, prima di chinarsi a baciare il legno lucido. Appena posò le labbra sulla bara, però, si accorse del leggero picchiettio sotto al coperchio. Sollevò il capo di scatto, sbigottita, trattenendosi a stento dal lanciare via la piccola cassa per la sorpresa quando udì lo stridio che proveniva dall’interno. Facendo passare l’unghia dell’indice sotto la copertura, si affrettò a scalzarla dalla base, poi sbirciò dentro. Una testolina scura e un paio di antennine simili a piccole piume fecero capolino dall’apertura.

    Mi hai fatta spaventare!



    Protestò Brigitte, imbronciata, rivolgendo un’occhiata di finto biasimo al paffuto insetto che si trascinava fuori dalla sua crisalide protestando con i suoi squittii. Porse un dito alla grossa falena, che prese a zampettarle sopra ancora barcollante mentre le ali marmorizzate del paio superiore si schiudeva per rivelare il disegno a bande gialle e nere di quelle inferiori.

    Lo sai che sei proprio bella?



    Le sussurrò con voce dolce. Erano secoli che non ne vedeva una così. Sfiorò con cautela la macchiolina simmetrica che svettava sul dorso, in cui sarebbe stato facile riconoscere il ghigno di un teschio umano. Prima che potesse toccarla, però, lo stridio impaurito della bestiola la costrinse a ritrarre la mano per lasciarla volare via.

    Aspetta!



    Si alzò e si incamminò dietro di lei, i rimasugli della crisalide ancora stretti in pugno. Anche se la luna non era ancora sorta nel cielo indaco della sera, la scia verde brillante delle sue ali le faceva da faro. La seguì finché la polvere e i sassi sotto i suoi piedi nudi non lasciarono il posto all’erba soffice e umida, dove il fruscio del vento tra le fronde svaniva nascosto dal gorgolio allegro di un ruscello. Fu allora che la falena planò verso il pelo dell’acqua e sparì in una fiammata verdognola, a cui fece eco un barlume dorato sul letto del fiumiciattolo. Brigitte sorrise, esausta ma felice.

    Raccolse la gonna in grembo e si inginocchiò sulla riva, lo sguardo perso nel luccichio delle piccole onde. Sospirò. Abbassò gli occhi sull’anulare della mano sinistra, sul segno leggero che la fede aveva lasciato appena oltre la nocca. Quello stesso anello che ora giaceva abbandonato in mezzo alla ghiaia e alle pietre sommerse.

    Eccoti qui.



    Mormorò, sporgendosi sull’acqua. La Brigitte sul fondo del ruscello le rivolse un’occhiata perplessa dietro la lente scura tirata a lucido. I bei ricci castani ricadevano verso il cielo, graziosa cornice di un viso pulito e sereno, senza ombra di stanchezza o fatica a rabbuiarlo. Dietro di lei, dove si intravedeva la sagoma dell’anellino d’oro, le increspature dell’acqua formarono un sorriso. Entrambe le figure si dispersero per un istante non appena una lacrima cadde in mezzo a loro.

    Ti ho cercato in ogni angolo di questo mondo…



    Balbettò Brigitte, con voce rotta.

    … E tu mi aspettavi in un altro.



    Posò la testa sulla propria spalla, lasciando che una mano nera e sottile accarezzasse la guancia del suo riflesso e le asciugasse le ciglia umide.

    Non ti avrei mai lasciata sola, amor mio.



    Le lunghe dita scure scesero ad intrecciarsi con quelle di Brigitte. Lei strinse la presa, ma invece del tocco di suo marito trovò il metallo freddo della Surplice ad avvolgerle la mano sinistra. Guardò il palmo scoperto, dove i bordi delle falangi ossute del guanto non riuscivano a ricongiungersi: una piccola fascia dorata aveva ripreso a brillare alla base dell’anulare.


    Lo sai che ti tengo sempre per mano.




    LINEA



    Brigitte socchiuse le palpebre, ancora avvolta nel piacevole torpore del dormiveglia. Si rannicchiò, un accenno di sorriso ad illuminarle il volto, e schioccò un bacio leggero sul guanto della Surplice, lasciando una fugace impronta di condensa sulle piastre fredde di metallo infernale che sentiva vivo, pulsante sotto le sue labbra. Anche se la trama di quel sogno che Hypnos aveva intessuto per lei stava pian piano allentandosi e i dettagli avevano iniziato a sbiadire, quell’incontro che lui aveva concesso aveva impresso un’impronta inequivocabile nel suo cosmo. Il suo corpo era ferito, ma il suo spirito era forte come non accadeva da anni. Era tornata ad essere quella di un tempo. Si mise a sedere ed espanse il proprio potere attorno a sé, fino a toccare la mente del Dio del Sonno con la sua.

    °Merci…°

    Abbassò lo sguardo sulla figura vestita di bianco raggomitolata al suo fianco. Le scostò dalla fronte una ciocca di capelli biondi, scoprendole il viso e trovandola ancora persa in chissà quale splendido sogno. Era malconcia, decisamente più di lei, ma erano ancora insieme. Era ancora la sua piccola, dolce bambina. Le accarezzò la guancia ancora una volta, prima che svanisse in un lampo di luce silenzioso che l’avrebbe riportata all’istante sul Cielo di Venere. Avrebbe preferito restarle accanto fino al suo risveglio, ma sapeva che con i suoi fratelli sarebbe stata in ottime mani. Un letto comodo in cui riposare era senz’altro meglio del pavimento di quella sala. L’avrebbe raggiunta più tardi.

    Sospirò, alzando gli occhi sui cinque compagni con cui aveva condiviso forse l’esperienza più terrificante della sua intera esistenza. I ricordi di quello che era accaduto agli Inferi- non avrebbe saputo dire quanti minuti, ore o giorni prima- stavano cominciando a riemergere prepotentemente e a riprendere forma, riportandole alla memoria la paura e l’orrore di quei momenti. Faticava ancora a ricostruire esattamente cosa fosse successo prima della loro fuga e a mettere gli eventi nella giusta sequenza, ma se c’era qualcosa di cui poteva essere certa era che il loro ritorno nel Canvas senza essersi lasciati dietro alcuna vittima rasentava il prodigioso. Avevano sfiorato un disastro di proporzioni incalcolabili e, anche se ne erano usciti sani e salvi, le conseguenze di quello che era successo erano ancora tutte da vedere. Molto era stato detto laggiù, chissà quante verità e quante menzogne, e chissà quante omissioni che potevano trasformare le une nelle altre. Si chiese se quello che avevano guadagnato fosse valso il rischio che avevano corso. In circostanze diverse non si sarebbe nemmeno azzardata a porsi il dubbio, dopotutto anche in minoranza, svantaggiati e indeboliti avevano resistito, date le premesse non avrebbero potuto sperare in una vittoria migliore di quella che avevano riportato. Eppure sarebbe bastato poco, troppo poco per mandare tutto in malora: un piccolo ritardo, una debolezza, una sfortunata coincidenza di troppo e avrebbero rischiato di consegnare alla Corruzione le teste dell’esercito infernale e non certo come semplice trofeo.

    Incrociò lo sguardo di Hypnos per un istante, la sua espressione corrucciata che tradiva tutta la sua preoccupazione, ma non gli disse altro. Non era quello il momento per discutere, né il luogo adatto. Combattendo la stanchezza si issò in piedi e con cautela si avvicinò all’imponente bestia tricipite accanto a cui il Dio del Sonno stava riposando. Si tolse l’elmo e i guanti ed accostò lentamente una mano all’unica testa vigile, accompagnando il suo gesto con un’emanazione di cosmo che avrebbe dovuto trasmettergli una sensazione di calma e che avrebbe donato un leggero sollievo al suo corpo stanco e martoriato. Cerbero era stato tra i loro soccorritori, si era gettato a teste basse in mezzo ai corrotti e aveva guadagnato per loro istanti preziosi senza cui forse non sarebbero riusciti a scappare. Il minimo che potesse fare per sdebitarsi era prendersi cura di lui. Si inginocchiò di fronte a lui e attese che lui la annusasse prima di farsi avanti e toccare il grosso muso della testa centrale, quella più sana delle tre, poi lo accarezzò stando bene attenta a non premere in un punto delicato.

    Guarda come ti hanno ridotto…

    Gli sussurrò, permettendogli di appoggiare la mandibola contro il suo spallaccio mentre lei gli reggeva il capo ed accostava la fronte alla sua guancia.

    Sì, sei stato bravissimo. Ora lascia fare a me.

    Concentrò il cosmo sui palmi e tra le dita, poi cominciò ad accarezzare lentamente l’enorme cane facendo fluire verso il suo corpo l’energia guaritrice. Sentì le sue membra rilassarsi a contatto con il calore dell’aura violacea e dovette fare uno sforzo in più per sorreggere la testa diventata più pesante. Sorrise quando si accorse che gli squarci sulle zampe della creatura e le piaghe delle ustioni che aveva sulla schiena si stavano risanando a vista d’occhio.

    Quel momento di calma, però, non durò a lungo. La voce furente di Eaco, a pochi passi da loro rimbombò in tutta la sala, e le tre teste di Cerbero si sollevarono di scatto, in allarme. Sul momento Brigitte non fece caso a ciò che il Giudice stava dicendo, più occupata a cercare di tranquillizzare la bestia infernale, ma quando si rese conto di quale fosse il senso della sfuriata di Garuda fu lei a perdere la calma. Si volse verso di lui, furibonda, stringendo i denti e quasi mordendosi le guance per cercare di non mettersi in mezzo. Come poteva essere così stupido? Come si permetteva di lanciare accuse tanto gravi con tanta leggerezza, lui che da Giudice avrebbe dovuto conoscere il peso di certe parole?

    Fece un passo verso Eaco, pronta a ribattere, ma il Grifone la precedette. Si tirò indietro ancora una volta, convinta che Minosse si sarebbe rivelato più ragionevole del fratello. Quando però si rese conto di quale fosse l’epilogo del suo discorso, Brigitte si decise a mettere da parte l’ultima briciola di contegno. Mosse qualche passo verso Garuda, allontanandosi da Cerbero, poi prese la parola.

    A ragionare di pancia, signori miei, si parla con il culo.

    Esordì, scandendo ogni parola in modo che risultasse inequivocabile.

    No, perché certe scempiaggini con la testa non potreste mai pensarle. Ce lo ricordiamo tutti chi ha portato le nostre chiappe fuori dal troiaio di quella gran bagascia prima che ci facesse inculare a sangue da tutto il bordello, vero? Credete che sia così fottuto in testa da rischiare il suo culo insieme ai nostri pur di tenersi qualche segretuccio del cazzo o, peggio, che sarebbe disposto a mettersi a novanta per Ponto? Ma riminchiatevi, accidenti a voi!

    DIVISORE

    VEVE
    NOME ♦ Brigitte Lacroix
    ENERGIABlu
    SURPLICE ♦ Loa Guedé {IV}
    STATUS SURPLICE ♦ Intatta, indossata (esclusi elmo e guanti)
    STATUS FISICO ♦ Malconcia
    STATUS PSICOLOGICO ♦ REEEEEEEEEE

    RIASSUNTO AZIONI ♦ REEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
    ABILITÀ
    Gen moun ki gen lafwa pou geri
    [Guarigione + Rigenerazione]
    Da quando le Surplici sono state create, lo scopo degli Spectre è quello di strappare quante più vite possibile. Per questa ragione potrebbe sorprendere che il potere peculiare di Brigitte le permetta di fare esattamente l’opposto. La madre dei Guedé è, infatti, un’abile guaritrice, venerata dai vodouisant ed invocata per tenere lontana la morte che incombe troppo presto al capezzale dei loro cari.
    Il suo cosmo, oltre a garantirle una percezione del dolore più ridotta grazie alla possibilità di rigenerare passivamente il corpo che occupa con un minimo dispendio di energia, può essere veicolato attivamente su di lei o gli alleati per ottenere effetti più complessi e potenti. Ciò le consente non solo di rimarginare semplici lesioni fisiche, bensì di alleviare i sintomi di malattie o avvelenamenti eliminando tossine o agenti patogeni dai corpi, oppure di agire sulle anime per attenuare le ferite causate dagli attacchi spirituali, scegliendo di volta in volta il tipo di danno su cui operare.

    Men anpil, chay pa lou
    [Evocazione]
    La Surplice di Loa Guedé rinsalda il legame tra il suo portatore e gli altri membri della Nazione omonima, consentendogli di ricevere aiuto immediato in battaglia da parte di uno di loro. Il Guedé richiamato potrà combattere al fianco dell’evocatore condividendone il cosmo, ma potrà manifestare un unico potere su cui avrà un controllo limitato.

    TECNICHE ♦ ///
    EVOCAZIONE ♦ ///
    narrato ♦ parlato Brigitte°telepatia°parlato Baron Samedi


    Edited by Elkade - 25/10/2019, 14:53
     
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    L’attacco del risorto fu la ciliegina sulla torta di quel massiccio attacco portato contemporaneamente dall’intera squadra spectre con una sincronia niente male. L’enorme deflagrazione scuoteva gli animi, annebbiava i sensi e si abbatteva sulla corruzione con una furia tale da voler cancellare ogni traccia di essa dal creato. L’arrivo di Pandora con a seguito persino Cerbero suonò come una mossa tanto coraggiosa quanto disperata. Tutta quell’energia sprigionata non sarebbe bastata a contrastare la furia inarrestabile della dea e l’intervento di Pandora agli occhi del risorto fu un modo per mostrare che l’esercito degli inferi è a tutti gli effetti presente e pronto ad intervenire con forza, ma al tempo stesso mostrò il fianco con un tentativo disperato di salvare i propri guerrieri più forti di tutto il canvas. Un vero e proprio bivio tra la speranza di poter sistemare le cose e l’arresa totale. Per una frazione di secondo gli sembrò di percepire persino la presenza di Thanatos in persona. Poi il caos.

    La realtà stessa sembrò iniziare a sgretolarsi mentre l’energia vitale dei contendenti sembrava venire risucchiata velocemente in un gigantesco buco nero, poi un bagliore accecante colse alla sprovvista il risorto della fenice facendogli perdere i sensi. Il salto temporale verso il suo risveglio fu brevissimo. Riaprì gli occhi con la testa immersa in una pozza di sangue, tra il silenzio spettrale del campo di battaglia devastato dall’esplosione e da fiamme ancora vive sparse in modo apparentemente casuale. Puntò i piedi e le mani sul terreno cercando di rialzarsi mentre tutto intorno a sé bruciava. L’intera area sembrava essere appena stata colpita da un meteorite. Nessuna grave ferita. Nessun problema nella respirazione. A qualche decina di metri vi era Persefone, in ginocchio, avvolta in un silenzio tombale, circondata dai cadaveri dei suoi corrotti ormai in pezzi. Le pulsazioni aumentavano sempre più pompando adrenalina nel sangue come se non esistesse limite alcuno. Le gambe tremavano, la mente era vuota, gli occhi iniettati di sangue. Il risorto a piccoli passi si avvicinò per posizionarsi di fronte alla dea, immobile come in uno stato di semi-incoscienza. Un tremore incontrollabile serpeggiò tra ossa e tendini del risorto come a generare impulsi che difficilmente avrebbe controllato ancora per molto. La mano destra scattò sul collo della dea. Nemmeno il tempo di pronunciare una sillaba… Le unghie perforarono la carne in profondità mentre la pelle iniziò a cedere sotto la pressione di quella feroce presa. Un urlo liberatorio del risorto accompagnò il distacco netto della testa dal resto del corpo lasciando che il sangue colasse giù attraverso il braccio ormai alto in cielo in segno di vittoria. Nessun compagno nelle vicinanze, nessuno a festeggiare con lui la vittoria. Era solo, circondato da fiamme e sangue, con la testa della dea stretta nel pugno e gli occhi di un assassino soddisfatti per le proprie azioni. Delle colonne di fuoco s’innalzarono in cielo come uniche compagne di festeggiamento per il compimento dell’impresa. Dopodiché tutto iniziò nuovamente a sgretolarsi ed il ghigno sparì dal volto dello spectre, conscio della conclusione ormai prossima del proprio momento di gloria.

    …PRETENDO spiegazioni…

    …ALTO TRADIMENTO…

    …calpestare la mia autorità…

    …il non ritorno è stato sfiorato…

    …è giunto il momento di riferire ciò anche ad Ade…


    Frasi apparentemente senza senso se scollegate tra loro ma pronunciate con un tono decisamente sostenuto e a pochi passi di distanza. Un tono anche TROPPO sostenuto data l’emicrania formato famiglia che trapanava le tempie dell’ex saint. Giusto il tempo di riaprire gli occhi per rendersi conto di ritrovarsi nuovamente insieme al resto del gruppo, quasi restio ad accettare la realtà, trattenendo a stento i conati di vomito provocati dal malessere generale che pervadeva il suo corpo, accanto all’enorme figura di Cerbero intento a riposare quasi beatamente come un fedele cane da guardia che ha appena protetto il suo padrone. Gli altri spectre sembravano svegli già da un po’ intenti a incolparsi tra di loro per il bruciante fallimento della spedizione. Ad un tratto prese la parola la Guedé schierandosi palesemente dalla parte del dio del sonno utilizzando un tono che descrivere semplicemente “sopra le righe” sarebbe stato fin troppo riduttivo. L’espressione di stupore del risorto si rivelò direttamente proporzionale alla dimostrazione di attributi da parte della donna. Gli intenti erano sicuramente nobili, peccato però che il livello di testosterone nell’aria era talmente alto che se si fosse potuto quantificare in energia elettrica avrebbe potuto illuminare l’intera Funeralopolis. Appoggiò delicatamente la mano sinistra sulla spalla destra di Brigitte, si schiarì la voce ed esordì…

    Brigitte! Quando siamo partiti per questa spedizione una ritirata strategica di questo tipo credo non fosse nemmeno contemplata. Un chiarimento sull’accaduto credo sia “umano” dopotutto, nonostante noto la tendenza a dissociarsi sempre più a vizi e virtù umane per l’appunto elevandosi alla perfezione divina. Addirittura, Persefone, per quanto futili possano sembrare a mente fredda le sue ragioni ha mostrato un livello di umanità estremo. Non mi aspetto nulla di meno da noi qui presenti. La cosa importante adesso è che la spedizione non sia stata un completo disastro. Conosciamo il nostro nemico ed abbiamo un’idea più chiara su cosa ci aspetterà d’ora in avanti. Tocca riferire tutto ad Hades...



    Si voltò verso Eaco…


    ...e voglio vederci più chiaro…su tutto...


    A7JJH6v
    RayvenSpecter della Fenice {III}Energia Rossa



    GUrUBol

    STATUS FISICO ♦ Debilitato per lo sforzo fisico
    STATUS PSICOLOGICO ♦ Sotto stress
    STATUS SURPLICE ♦ Indossata

    ABILITA'


    TECNICHE




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    Oneiros l'eterno, Il Tessitore di Sogni.

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    essun, dal suo risveglio, lo aveva mai visto realmente per ciò che era. Era difficile dire se si fosse trattato di un vezzo o di una scelta strategica ma tutti coloro che avevano avuto a che fare con il Re del Sogno avevano visto solo una lunga serie di maschere e travestimenti creati per assecondare la visione che i suoi interlocutori avevano di lui. Forse si trattava di una forma di involontaria cortesia, una manifestazione dalla parte più benevola del Monarca Onirico, una manifestazione del suo essere dolce traghettatore dei sogni e delle speranze di tutti coloro che visitavano il suo regno. Questo però non significava che Hypnos fosse solo una simpatica e gentile entità custode dei sogni, ne che il suo ruolo nell'Averno si limitasse a supportare le iniziative dei suoi compagni d'arme tenendoli al sicuro. Malabruma era una creatura antica come le fondamenta della realtà, una realtà che lui stesso aveva visto nascere dal ribollente nulla che la precedeva.
    Le parole di Eaco causarono un mutamento nell'espressione del bambino pallido, fino a quel momento sorridente mentre si riscaldava sul folto pelo del mastino infernale. Le piccole spaccature che percorrevano la pelle di porcellana sembrarono allargarsi leggermente mentre lo sguardo si faceva più cupo. Lo accusava di tradimento, di aver volontariamente messo in pericolo la missione. Di aver messo in discussione l'autorità dei Giudici. Attese che tutti avessero terminato di parlare, l'espressione crucciata che si trasformava in un ghigno crudele.

    Lasciate che io sia estremamente chiaro, dato che le vostre menti limitate sembrano non aver compreso appieno la situazione.

    Fu come se la stanza fosse improvvisamente fuori dal suo asse. Le pareti si contorcevano, si ripiegavano in maniera grottesca mentre un rumore bianco di fondo pervase ogni cosa. I colori si fecero più accesi mentre le ombre diventavano più cupe e profonde mentre il potere del Dio del Sonno si estendeva come un infinito mare cangiante in tempesta. Quegli effetti non erano un qualcosa di volontario, un'illusione tessuta per aumentare il peso delle sue parole. La realtà stava reagendo alla presenza del Dio Antico che, per la prima volta, aveva smesso di trattenere il suo potere. La sola presenza di un essere del genere era sufficiente a corrompere la realtà che lo circondava che cercava di adattarsi ad un qualcosa di completamente alieno ad essa. Poi a cambiare fu il corpo da bambino. Gettando quella maschera Hypnos si manifestò per ciò che realmente era. Arti d'acciaio e un corpo snello e slanciato che si alzava per oltre tre metri. Ali di metallo si stagliavano dietro la sua schiena mentre un elmo attraversato da un flusso continuo di energia cangiante ne copriva il volto. L'Ars Magna era qualcosa di più di una corazza era una pura dimostrazione di forza. Quell'armatura era il corpo fisico di un Dio Antico che sceglieva di manifestarsi sul piano materiale, un capolavoro che nessuno tra gli dei di quest'epoca avrebbe mai potuto sperare di emulare. Parlò con voce ferma, senza mai alzare il tono o apparire spazientito. Una voce calma e rilassata, come se tutto quello non fosse altro che un misero contrattempo.

    Per quanto concerne me e mio fratello, ogni nostra scelta, ogni nostra decisione è una diretta emanazione della volontà di Lord Hades con cui c'è, e ci sarà sempre, una assoluta unità di intenti. Questo significa che se facciamo qualcosa è perché si tratta del diretto volere del nostro signore e per la gloria e prosperità di questo universo. Asserire che abbiamo nascosto informazioni per nostro tornaconto, o per malizia, è un'idiozia. Per quanto difficile da accettare, stiamo giocando una partita a scacchi contro entità antiche e potenti, in grado di nascondersi persino agli occhi degli Dei Antichi.

    Il rumore bianco sembrò cessare a differenza della mutazione dell'ambiente circostante che ora sembrava ancora più estrema. Alcuni portali si aprirono su dimensioni oscure e senza fine mentre una sottile pioggia cominciava a cadere nella sala, una pioggia le cui gocce si trasformavano in serpenti appena toccavano il suolo per poi scomparire in una nuvola di sangue.

    Quanto a te, Eaco di Egina, sarò ancor più chiaro. Visto che hai deciso di portare alla nostra attenzione la scala gerarchica di questo esercito, permettimi di ricordare a tutti i presenti la vostra posizione su di essa. Voi rispondente a noi in quanto Araldi di Hades e nessuno, tranne il nostro signore, può giudicare il nostro operato. Qualunque azione lesiva nei nostri confronti sarà considerata alto tradimento e fidati, il mio giudizio sarebbe molto meno benevolo di qualunque tortura tu e i tuoi fratelli potrete mai concepire. Apprezzo e rispetto il vostro impegno e la vostra dedizione ma non possiamo permetterci prime donne isteriche in una situazione del genere. Ti vanti di essere un Generale di Hades, comportati come tale.

    Comparve davanti al Magister Occidentis, mentre con un mero gesto di volontà riprendeva il controllo del suo cosmo facendo cessare quella serie di manifestazioni casuali. Solo una cosa rimase aliena e innaturale. L'ombra di Malabruma continuava a cambiare assumendo decine di forme diverse, coperte di bocche ghignanti e corna contorte.

    Se pensi di potermi eliminare si pure il benvenuto, mostrami la tua forza. Ma sappi che stavolta non mi tratterrò. In caso contrario, inginocchiati Giudice di Hades, è uno degli Araldi che te lo chiede.

    Era impossibile vederlo, ma tra le pieghe del potere che scorreva all'interno dell'elmo, era quasi certo che il Dio Antico stesse sorridendo.




    kZBljWf
    narrato | parlato | pensato | parlato altri
    WGukgv1
    ARS MAGNA | Hypnos {Grado VIII}
    ENERGIA | Nera
    STATUS FISICO | Estremamente affaticato e con molte ferite interne.
    STATUS MENTALE | Furioso
    STATUS ARS MAGNA | Perfetto
    RIASSUNTO AZIONI |
    I move from dreamer to dreamer,
    ABILITA' |
    from dream to dream,
    TECNICHE | WEAVER OF REALITY
    Imponendo la sua volontà sul piano materiale Hypnos riesce a modificare la realtà attorno a lui a suo piacimento, tessendola e deformandola in un contorto labirinto onirico. Questo sogno vivido si estende in ogni direzione attorno ad Hypnos e permette in un singolo turno di modificare solo uno dei seguenti aspetti, vista la grande quantità di energia richiesta al tessitore per piegare le leggi della fisica al suo volere:
    Spatium: Malabruna contorce lo spazio attorno a se, piegando le distanze e modificando le forme di ciò che lo circonda, mentre tutto si piega e si sovrappone attorno a lui. Potrà ad esempio ridurre un distanza a zero, spostandosi istantaneamente da un punto all'altro, o estenderla all'infinito. Potrà far cadere i nemici in pozzi senza fondo o distorcere la realtà in maniera tale da farli girare in tondo in un labirinto senza uscita dove i sentieri si piegano senza fine riportando la vittima sempre all'inizio o davanti ad un infità di vicoli ciechi. Potrà inoltre cambiare la direzione da cui proviene l'attrazione gravitazionale a suo piacimento (pur senza poterl auamentare o diminuire) per i singoli soggetti prensenti nell'area d'azione. L'abilità non permette di creare varchi dimensionali, seppur in alcuni casi si simuli un effetto comparbile ad essi, in quanto è la stessa realtà che viene deformata di volta in volta per soddisfare i capricci del signore del sogno.
    Temporis: Allo stesso modo il signore del sonno, seppur per brevi attimi, riesce a manipolare la realtà affinché persino il tempo si pieghi al suo volere. Hypnos può sia creare un accelerazione del tempo,influenzando i movimenti del monarca onirico e dei suoi alleati che si riusciranno a spostare con agilità e tempismo senza eguali (senza poter in ogni caso superare il limite di velocità massimo imposto dall'energia). In alternativa Hypnos può generare un temporaneo rallentamento del tempo nell'area , escludendosi da questo effetto, per schivare con maggior facilità una tecnica nemica o rendere il proprio bersaglio maggiormente vulnerabile ad una certa offensiva.

    hunting for what I need.


    Edited by Aleksander Seraf - 23/10/2019, 23:56
     
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