In capo al mondo

Role per Brigitte e Edward

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    Che cazzo di freddo. Che razza di masochista poteva essere uno che si era costruito un mondo intero di fottutissimo ghiaccio apposta per congelarcisi il culo per l'eternità? Abiti pesanti e pelliccia, per quanto indispensabili, non erano sufficienti a sopportare temperature simili troppo a lungo. La lente scura del monocolo si era appannata all'istante appena lei era uscita dal portale, ed aveva dovuto togliersela e riporla in una tasca perché il sostegno di metallo si stava congelando.

    Si strinse nel cappotto e si calò il cappuccio sugli occhi, poi si accucciò contro il pelo morbido dell'enorme lupo, sia per racimolare calore, sia per esporre una superficie minore alle folate gelide. Non capiva se il suono che sentiva in lontananza, tra gli alberi, fosse il vento oppure l'ululato di bestie come quella che stava cavalcando. Sembravano docili una volta addomesticati, ma non avrebbe voluto incontrarne un branco selvatico affamato nemmeno se avesse avuto l'armatura a disposizione. Appena arrivata sul Cielo di Giove, era stata accolta da tre guardie armate di tutto punto, una scorta che il signore del piano le aveva fatto trovare per permetterle di raggiungere il suo palazzo sana, salva e in tempi ragionevoli. Dei soldati le era già stato accennato per messaggio, ma i lupi giganti erano stati una sorpresa. Doveva ammettere, però, che erano una cavalcatura piuttosto comoda per destreggiarsi nella neve alta di quel luogo desolato.

    Avevano lasciato da poco la foresta, e davanti a loro si stagliava un imponente muro di ghiaccio che gettava la sua lunga ombra su di loro. Sembrava quasi una montagna da quanto era grande, scintillava riflettendo il candore del cielo. Lei restò leggermente indietro rispetto ai cavalieri. Si voltò a guardare gli alberi dietro di sé. Aveva avuto l'impressione di essere osservata, di avere occhi puntati addosso da quando era lì. Si riscosse da quel pensiero, quella sciocchezza, solo quando il cigolare dei pesanti portoni in pietra sui cardini le fecero capire che il passaggio davanti a loro si era aperto. I lupi scattarono lesti in avanti, così rapidi che Brigitte fece appena in tempo a reggersi alla sella per evitare di farsi sbalzare all'indietro.

    La loro corsa proseguì senza incontrare altri ostacoli. In breve tempo furono in vista della massa scura che doveva essere la montagna su cui era stata costruita la cittadella con il palazzo del guardiano, molto prima di quanto si sarebbe aspettata. Nel frattempo la nevicata stava iniziando a concedere loro un po' di tregua, finalmente. Pure il vento sembrava essere calato… forse troppo dato il ritmo a cui stavano viaggiando. Il monte era vistosamente più vicino ad ogni falcata dei lupi, si lasciavano velocemente alle spalle il paesaggio imbiancato accanto a loro, eppure lei era stabile sulla sella e l'animale sotto di lei non era affaticato come si sarebbe aspettata. Si girò, osservò le orme dietro di loro: le precedenti erano innaturalmente distanti dalle successive, troppo per lo sforzo che le loro cavalcature stavano facendo. Sorrise tornando a volgere lo sguardo verso le mura di adamantio davanti a sé, chiedendosi se lui la stesse in qualche modo osservando.

    Impiegarono poco a raggiungere la sommità del monte e a varcare le porte della città. Brigitte si sorprese di trovare le strade così affollate e, letteralmente, piene di vita, come se si trattasse di un luogo qualsiasi del mondo di qualche secolo prima, in un giorno qualunque, come se tutto ciò che era accaduto dopo non fosse mai successo, avvento della corruzione compreso. Vivi ed anime assieme, in quella che sembrava una ricca ma spartana città medievale. Non capiva. Si ritrovò a fissarli confusa, allo stesso modo in cui loro squadravano lei di nascosto fingendo di ignorare lei e la sua scorta, forse per non mancarle di rispetto.

    Giunsero nel cortile del palazzo. Le tre guardie smontarono dalla groppa dei loro lupi e Brigitte li imitò. Mentre uno dei soldati portava via le loro cavalcature, lei notò che una grande figura bianca si avvicinava a loro scendendo la scalinata che conduceva all'ingresso principale. Un altro lupo, perfino più grosso degli altri quattro che aveva visto, una bestia gigantesca con gli occhi rosso sangue che si accostò a loro per studiarla. Lei indietreggiò e tese la mano verso di esso con il palmo rivolto verso l'alto. Era imbarazzata, a disagio, ne aveva timore, soprattutto perché aveva iniziato a percepire distintamente il gelido cosmo dell'Acquario nel momento in cui il lupo aveva posato il suo sguardo su di lei. Rimase ferma. Lasciò che la annusasse, le girasse attorno. Alla fine la bestia bianca si allontanò e risalì i gradini a gruppi di quattro alla volta, fermandosi a guardare nella sua direzione come se volesse essere seguito. Lei sospirò, sollevata, lasciando che le guardie la accompagnassero nella casa del loro signore.

    Calore. Fu la prima cosa che percepì una volta varcata quella soglia. Le mura esterne, spesse circa un braccio, erano l'ideale per mantenere accettabile la temperatura all'interno nonostante gli ambienti fossero spaziosi e difficili da riscaldare con i soli caminetti. Si tolse la pelliccia nera e i guanti, e subito una servitrice silenziosa la raggiunse per aiutarla e portare via gli abiti di troppo. Forse eccessivamente zelante, per Brigitte, che dovette fermarla prima che sparisse in una saletta laterale per recuperare il monocolo. Slacciò i bottoni del collo alto dell'abito di velluto nero lucido, non tanto da mostrare una scollatura, ma a sufficienza per poter respirare, stirò con le dita le pieghe che si erano formate per la lunga cavalcata e lisciò le piume nere di cigno che erano cucite con fili d'argento sulla parte anteriore del vestito. Si sistemò la lente sul viso, appuntò la catenella e raddrizzò il lungo velo viola che le pendeva dal fermaglio d'argento e ametista che aveva appuntato tra i capelli. Si disse che doveva mostrarsi un minimo presentabile, dopotutto si trattava di una visita ufficiale ed era stata lei a proporla. Aveva lasciato la Surplice sul Cielo di Venere: non aveva intenzione di mostrarsi sulla difensiva o, peggio ancora, minacciosa.

    Quell'uomo l'aveva incuriosita. Espwa aveva cercato notizie a proposito di tutti gli Spectre attuali, in particolar modo le alte cariche infernali, e tra tutti i dignitari il Princeps Inferorum era senza dubbio il più singolare e degno di nota. Ex santo della costellazione dell'Acquario e favorito dell'ormai defunto Oracolo, Edward Stark era un guerriero di grandi capacità e grande potere nelle schiere di Hades, ma non era questo ciò che lo rendeva così interessante per Brigitte. Sua figlia aveva sentito dire che era il custode di un antico manufatto, una spada portatrice di vita il cui destino si incrociava solo con uomini giusti. Con uomini dal cuore puro… una rara perla tra le fila degli Spectre, invero.

    Si lasciò condurre fino al salone in cui il guardiano del Cielo di Giove l'avrebbe ricevuta ed attese fuori finché non fu annunciata ed autorizzata ad entrare. La grande stanza, decorata in maniera semplice con stendardi recanti lo stemma della famiglia ricamato appesi tra una finestra e l'altra e, in fondo alla parete opposta a quella da cui lei aveva fatto il suo ingresso, un trono in legno intagliato. Seduto di fronte a lei, il signore di Grande Inverno e del resto di quel freddo mondo.

    Salute, Princeps. Onorata di fare la Vostra conoscenza.

    Si inchinò, allargando la veste con una mano per facilitare i movimenti.

    DIVISORE

    VEVE
    NOME ♦ Brigitte Lacroix
    ENERGIARossa
    SURPLICE ♦ Loa Guedé {IV}
    STATUS SURPLICE ♦ Non indossata
    STATUS FISICO ♦ Freddo.
    STATUS PSICOLOGICO ♦ Guarda, guarda...

    RIASSUNTO AZIONI ♦ Arrivo al palazzo di Edward e saluto formale... e Brigitte non saprebbe dire quale dei due è più scomodo!
    ABILITÀ ♦ ///
    TECNICHE ♦ ///
    narrato ♦ parlatopensatoparlato altri


    Edited by Elkade - 19/10/2016, 00:52
     
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    ddard se ne stava seduto sul grande trono coperto di pellicce, più adatto ad un capo barbaro, un conquistatore, che ad un Re di nobili natali. I semplici vestiti di lana grigia erano decorati da inserti di seta neri. Sul capo, splendente come una stella in una notte d'inverno, la corona di ghiaccio che Eddard indossava durante le visite ufficiali. Lo sguardo del Principes si posava sulla sua ospite, squadrandola e soppesandola. C'era qualcosa di familiare il lei, ma per qualche motivo faticava a capire di cosa si trattasse. Forse durante la sua permanenza nei campi elisi aveva incrociato quello spirito, ma i ricordi legati a quel tempo erano lontani e confusi. Si alzò in piedi, il mantello di lupo che fluente cadde lungo la possente figura del suo corpo. L'elsa della spada che sbucava al suo fianco mentre la mano sinistra vi si poggiava sopra in maniera rilassata e naturale. La posa di un guerriero abituato a non lasciare mai la sua arma.

    Benvenuta nel mio palazzo Brigitte Lacroix.



    Si fermò a pochi centimetri da lei inchinandosi a sua volta mentre eseguiva un perfetto baciamano.

    E' sempre un piacere conoscere una compagna d'arme. E per sentiti libera di darmi del tu. Lasciamo certi formalismi ai popolani e ai soldati semplici.



    Senza dire altro le fece cenno di seguirla attraverso una piccola porta che si trovava alla sinistra del trono. Al suo interno si trovava una stanza dalle dimensioni abbastanza ridotte riccamente arredata. Un grande camino di pietra, decorato con scene di caccia, illuminava e scaldava l'ambiente. Al centro della sala un grande tavola circolare circondato da diverse sedie rivestite di comodi cuscini di pelle e, alle sue spalle, un ampio e comodo divano disposto orizzontalmente al di sotto di un grande finestra. Nell'angolo della stanza vicino al camino era posizionato un piccolo tavolo di legno con una piccola scacchiera. I pezzi perfettamente ordinati e pronti ad essere usati.

    Una volta all'interno Edd fece pressione su di una piccola pietra, rivelando uno scomparto segreto al cui interno erano conservate diverse bottiglie di cristallo e alcuni bicchieri.

    Posso offrirti qualcosa da bere? Immagino che il viaggio sia stato stancante per quanto breve







    Edward Caliban Stark, Surplice dell'Acquario [Liv VIII]. Energia Nera.
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    Stato Fisico: Perfetto.
    Stato Mentale: Rilassato.
    Stato Surplice: Nessuna.
    Abilità Passive: Il cosmo è azzerato.
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    IN CAPO AL MONDO ♦ II
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    Alzò gli occhi su di lui, incrociando i suoi e scoprendoli pensierosi. Le parve di conoscere quello sguardo. Forse era solo una sensazione, forse si erano davvero già incontrati, chissà in quale tempo e in quale luogo, quante vite prima.

    Si accorse solo dopo un po' di essere rimasta a fissarlo con un'espressione involontariamente accigliata, probabilmente a causa del nervosismo e della soggezione dati dalla prospettiva di incontrare una personalità tanto importante tra i ranghi Spectre. Sorrise pensando a quanto fosse stupido lasciarsi sopraffare dall'ansia in quel modo: dopotutto lei stessa era una guardiana, prima o poi avrebbe dovuto farci l'abitudine. Fu a Stark, però, che rivolse il sorriso più ampio e più caldo quando il padrone di casa la accolse con un saluto, un inchino e un baciamano da galantuomo. Le ricordò vagamente Samedi, per un breve istante.

    Si fece condurre in una sala molto più piccola e più intima rispetto al grande salone. Il camino acceso su una delle pareti interne era più che sufficiente per riscaldare la stanza a dovere e rendere la stanza assai più accogliente. Si avvicinò all'ampia vetrata e guardò fuori, in basso, verso il borgo. Scosse la testa. Ancora non si capacitava di ciò che aveva visto arrivando lì e di quello che si trovava di fronte in quel momento.

    Posso offrirti qualcosa da bere? Immagino che il viaggio sia stato stancante per quanto breve.

    Si voltò verso Edward.

    Merci beaucoup, accetto molto volentieri.

    Si sedette sul divano, poi si sbottonò ancora un po' il colletto del vestito.

    Stancante non direi, in realtà, ma non sono più abituata a questi freddi.

    Rise. Si lisciò distrattamente la gonna, poi gettò un'altra occhiata veloce fuori dalla finestra.

    Sapete, ero convinta che nulla avrebbe potuto stupirmi più della vostra fama. Invece arrivo qui, e cosa trovo? Persone vive, in uno dei baluardi del dio dei morti.

    Si chinò in avanti in attesa di una risposta, le gambe accavallate sotto l'abito lungo e le mani sulle ginocchia. Lo guardò meglio. Portamento elegante e signorile, un viso che mostrava tutto il fascino di un'età matura, le spalle larghe di un uomo avvezzo alla guerra. Si chiese se la spada che cingeva in vita fosse la stessa di cui aveva sentito parlare. Poi le cadde l'occhio sulla corona di cristallo che portava sul capo. Strinse le palpebre ed afferrò il monocolo. Le era parso di scorgere un riflesso insolito tra i tagli della pietra, come un guizzo, un bagliore azzurro. Non era certamente un oggetto comune.

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    STATUS PSICOLOGICO ♦ Cominciamo a scioglierci :asd:
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    ersò in due bicchieri un liquido dal colore marrone, deciso e invecchiato, per poi raffreddarlo leggermente con una frazione del suo potere. Ne porse uno alla sua ospite e poi si sedette su una delle sedie imbottite.

    Non è stato facile convincere i piani alti che fosse una cosa buona. Ma a Lord Hades interessano seguaci veneranti, e i miei sudditi innalzano le loro preghiere in suo nome ogni sera.



    Perso un istante a far decantare il liquore per poi annusarlo a e prenderne un piccolo sorso.

    E' un ottimo wiskey. Invecchiato per 20 anni in botti di ciliegio. Uno dei piccoli piaceri che mi concedo.



    Fu solo allora che notò l'interessamento della dama alla sua corona. Erano passati diversi anni dalla sua rinascita, da quando aveva strappato l'anima di Joel al suo riposo e l'aveva imprigionata, per sempre, nella sua prigione di ghiaccio. La sentiva ruggire di rabbia ogni qualvolta riportava una vittoria. Ardere di gelosia quando osservava il suo regno e il suo esercito.

    Siete interessata alla mia corona My lady?



    Se la sfilò poggiandola su un basso tavolino da caffè, fatto interamente di ghiaccio, che era comparso dal nulla.



    Edward Caliban Stark, Surplice dell'Acquario [Liv VIII]. Energia Nera.
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    IN CAPO AL MONDO ♦ III
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    C’era una promessa che Brigitte non aveva ancora mantenuto: quella fatta a sua figlia Espwa il giorno in cui lei era rinata come Loa, diversi mesi prima. Da quando era diventata uno Spectre a tutti gli effetti, i suoi doveri di mietitore avevano preso il sopravvento su tutto il resto e, inoltre, aveva dovuto fare i conti per gran parte di quel periodo con le sue insicurezze e con le sue paure, prima di diventare Guardiana pagando un prezzo che avrebbe rimpianto fino all’ultimo dei suoi giorni. Si era tenuta ben lontana dai suoi fedeli che non fossero stati scelti come chévaux dai suoi figli, aveva ignorato per tutto quel tempo le loro preghiere e le loro richieste di aiuto perché sapeva che sarebbe stata obbligata a strappare le loro vite nel nome di Hades, che lo desiderasse o meno, tradendo di conseguenza la loro fiducia. Se avesse potuto, avrebbe lottato con Balrog per reclamare ognuno di loro, ogni singola anima di qualsiasi voudouisant che avesse mai invocato il suo nome dal primo all’ultimo, per sospenderne il giudizio fino all’ultimo giorno dell’umanità.

    Quelle poche parole, quella breve spiegazione, erano bastate per rimettere a posto tutti i tasselli. L’esempio di Edward poteva essere la spinta che l’avrebbe smossa, finalmente, dal suo stato di inerzia. Sarebbe potuta essere al contempo un buon Spectre, una buona madre e una buona guardiana, senza venir meno ai suoi compiti né ai suoi giuramenti. Il giusto compromesso. La retta via.

    Chiuse gli occhi, le sue labbra distese in un sorriso sereno che non le scopriva i denti. Si prese qualche istante per godersi in pace le sensazioni che le donava l’offerta del suo ospite, dal freddo sulle sue dita, al profumo alcolico di malto e legno del whiskey, fino alla traccia quasi impercettibile lasciata dal cosmo di Edward dove le sue mani avevano toccato il bicchiere. Appoggiò le labbra sul bordo del bicchiere ed assaggiò un sorso della bevanda pregiata. Strano a dirsi, ma non ne beveva da quando aveva lasciato la sua amata Irlanda tanti, tantissimi anni prima: uisge beatha, l’acqua della vita, come lo chiamavano allora. Quale omaggio sarebbe stato più indicato, da parte di un risorto? Il sapore era diverso da quelli che ricordava, ben più intenso e leggermente più dolce. Una vera finezza, forse eccessiva per un’ospite che normalmente consumava alcolici in base alla quantità, più che alla qualità. Suo figlio Limbo lo avrebbe adorato.

    Bevve un altro sorso, poi riprese a guardare Edward. L’occhio le cadde ancora sulla tiara e lui parve accorgersi del suo sguardo involontariamente insistente.

    Siete interessata alla mia corona My lady?

    Lo vide appoggiare la corona ad un tavolino trasparente appena comparso davanti ai due. Non era abituata a vedersi spuntare davanti oggetti d’arredamento senza preavviso, dato che su Venere certi trucchetti di interior design erano una sua prerogativa. Dopo aver osservato cautamente il gioiello che il Guardiano di Giove le aveva avvicinato, provò a sfiorarlo con la mano libera. Al tatto le risultò freddo, segno che doveva essere fatta di ghiaccio e non di cristallo come aveva immaginato. Ancora una volta poté distinguere il lampo azzurro nel cuore della corona, come se pulsasse al suo interno. Ritrasse la mano. Di nuovo quella sensazione, fin troppo simile a quella che aveva provato nella foresta, come se loro due non fossero soli in quella stanza. Ruotò la tiara, così da rivolgere la parte frontale lateralmente rispetto ad entrambi. Si schiarì la voce.

    Sì… ero… convinta che fosse pietra intagliata.

    Non mentiva, tuttavia evitò di far presente il suo dubbio a Stark, poiché lei stessa aveva l’impressione che si trattasse di una semplice paranoia.

    Ma non è ciò che mi interessa di più in questa stanza, ve lo posso assicurare.

    Si appoggiò allo schienale del divanetto e riaccavallò le gambe nel verso opposto, mostrandogli un ampio sorriso.

    Com’è possibile che un uomo come voi sia al servizio del Nostro Signore? Da quello che mi pare di intuire, siete caparbio a sufficienza da non accettare di servirlo a testa bassa, solo per rimanere un giorno in più attaccato a una parvenza di vita come fanno molti altri risorti: vi siete guadagnato stima sufficiente per trattare da pari con le più alte cariche infernali, ma il vostro modo di ragionare mi sembra assai lontano da quello di uno Spectre.

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    Edited by Elkade - 1/2/2017, 16:10
     
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    na domanda molto particolare quella della sua ospite, un quesito che avrebbe richiesto più di una conversazione tra quasi sconosciuti per essere chiarita. Ricordava bene il primo momento dopo la sua rinascita, la rabbia, la delusione e quell'ardente desiderio di vendetta che scuoteva il suo cuore. Era stato forse quello che lo aveva portato ad accettare il vessillo purpureo di Hades? Forse, per qualche breve istante si. Accarezzò la corona facendo tremare l'anima del cavaliere che vi era intrappolata. Ma la vendetta era stata solo la scintilla, l'inizio di qualcosa di più grande. Si alzò in piedi andando a posizionarsi innanzi alla grande finestra. Osservò il suo magnifico regno mentre prendeva un sorso della sua bevanda. Assaporò il gusto di legno e torba, l'affumicatura e il retrogusto salino.

    Come faccio servire il sovrano dell'Oltretomba dite?



    Non era vendetta no, ma qualcosa di più profondo. Il suo servizio era uno mezzo per ottenere uno scopo. In quel caos che erano le guerre tra olimpici. Nel mare nero della fine del mondo, aveva bisogno di una posizione che gli consentisse di portare avanti il suo scopo ultimo. Di creare la sua utopia. E se questo voleva dire servire un dio crudele, poco importava. E infondo cosa aveva fatto Athena la Giusta per salvare lui e la sua famiglia dalle cospirazioni di Joel?

    La vera domanda è ben altra Lady Bridgitte. E' più importante il mezzo o lo scopo?



    Come spectre aveva ottenuto un potere e una libertà che mai aveva potuto sognare tra i palazzi di Atene. Regnava su un piano tutto suo in cui persino il signore d'Averno sembrava avere un influenza limitata. O quanto meno un interesse limitato a ciò che vi accadeva. E così facendo aveva salvato più vite di quante avesse mai potuto sperare. Portandole in un luogo dove la corruzione non poteva toccarli. Un prezzo equo, una vera vittoria.

    Ho sacrificato molto per ottenere tutto questo, ma l'ho sempre fatto a modo mio. E Lord Hades sa bene che la fedeltà ha sempre un prezzo, persino per gli dei. Infondo coloro che vivono in questo piano sono riconoscenti al signore dei morti, lo venerano perché quando i loro dei li hanno abbandonati lui ha mandato un pupureo salvatore in loro soccorso? E' un dio malvagio? Non più di tanti altri.



    Si girò nuovamente, aveva un sorriso bonario stampato sul viso e gli occhi di ghaccio erano fissi su quelli della interlocutrice.

    Il rispetto viene da se. Quando hai una sola parola e lasci che siano le azioni a parlare, nessuno oserà sfidarti sapendo che ad attenderlo c'è l'affilato filo della tua spada. Piuttosto, voi sembrate molto turbata dai metodi di Hades, perchè avete accettato di servire tra le sue fila?




    Edward Caliban Stark, Surplice dell'Acquario [Liv VIII]. Energia Nera.
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    Non si era sbagliata, forse. Appena Edward toccò la corona, quella brillò di una luce tremula quasi stesse reagendo con il contatto della mano del Princeps. Brigitte dubitava che si trattasse di semplice scena, considerata la smaccata attitudine all’austerità che aveva dimostrato fino a quel momento. La presenza di quell’oggetto nella stanza la rendeva sempre più inquieta, perciò quando il Guardiano di Giove lasciò la propria sedia per avvicinarsi alla finestra lei non esitò a seguirlo per mettere più distanza possibile tra sé e quella cosa e cercò di concentrarsi sulla sua risposta.

    In parte si aspettava una spiegazione come quella, ma la vera conferma del fatto che le sue parole fossero sincere poteva trovarla solo nel modo in cui gliele sentiva pronunciare, nell’espressione sul suo viso, nella luce dei suoi occhi. Quell’uomo aveva dedicato la sua nuova vita, la sua seconda opportunità, a un ideale a cui era devoto e che avrebbe perseguito fino al suo ultimo respiro con ogni mezzo a sua disposizione, anche quelli più impensabili, rendendo ogni minima conquista preziosa quanto la più grande vittoria. Poco aveva avuto occasione di fare, ma tanto per coloro che confidavano in lui, di cui era divenuto Signore e primo servitore. Un uomo buono, un uomo giusto. Un uomo che avrebbe seguito fino in capo al mondo. Lunga vita gli concedesse il dio dei morti, e dopo di essa il più onorevole riposo.

    L’ampio sorriso sul volto di Brigitte, però, si spense quando lui le rivolse a sua volta la stessa domanda che lei gli aveva porto. Chinò lo sguardo. Si avvicinò ad Edward e si accostò alla parete accanto, quindi lanciò un’ultima occhiata intimorita alla corona prima di prendere parola. Bevve un altro sorso dal bicchiere, poi alzò la testa per guardare di nuovo Stark, il suo sorriso ora velato di malinconia.

    Mon fils, non lasciatevi trarre in inganno da questo corpo, voi ed io non potremmo essere più diversi. Non sono un essere umano. Noi Guedé apparteniamo alla Morte e siamo destinati a servirla finché resteremo in questo mondo, perciò servire il Nostro Signore è il nostro sacro dovere.

    Sospirò. Svuotò del tutto il bicchiere, preparandosi a terminare quel discorso troppo pesante da sopportare. Proseguì con appena un filo di voce.

    Un tempo ero più simile a tanti altri demoni che si possono trovare tra le fila del suo esercito, forse anche più crudele. Vi consideravo degni solo del mio disprezzo, e per questo mi sono permessa di compiere la peggiore ingiustizia e di condannare un innocente che aveva avuto la sola colpa di implorare pietà per qualcuno che amava.

    Si bloccò, la gola così chiusa da renderle quasi difficile respirare.

    Non mi pesa servire Lui, mio Signore Edward. È me stessa che temo.

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    Edited by Elkade - 7/3/2017, 08:54
     
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    l passato era un tormento per molti dei guerrieri tra le fila di Hades. Alcuni di essi erano demoni millenari, schiavi della loro natura e delle loro pulsioni, incapaci di comprendere che nella mera distruzione non c'è niente di cui andar fieri. Altri invece erano stati potenti guerrieri la cui anima immortale si era legata al dio dei morti al fine di poter continuare a perseverare i propri scopi. Gli uni e gli altri erano quasi parti complementari, due essenze distinte ma permeanti del caotico aspetto di quell'esercito. Tanti ne aveva conosciuti Eddard, dal Vampiro Nasir alla enigmatica Naima, passando per l'inquietante Gorthaur, eppure quella giunonica guerriera gli trasmetteva un senso di sicurezza strano, quasi la conoscesse meglio di quanto la sua coscienza non ricordasse.

    Tutti dobbiamo servire, e quando lo facciamo, i nostri peccati non sono altro che una triste conseguenza della nostra fedeltà. Il provare piacere o meno nel farlo è solo un dettaglio insignificante che dovrebbe occupare la nostra mente solo per il tempo necessario.



    Si fermò a fissare nuovamente fuori dalla finestra. La vita nella piazza del mercato era ridente come non mai e i nuovi arrivati erano oramai perfettamente integrati con gli abitanti storici della città. Molti avevano persino dimenticato ciò che erano prima di arrivare li, quasi vivessero in un grande sogno ad occhi aperti.

    Dite di essere costretta a servire perché la vostra natura ve lo impone, ma nessuna surplice può essere indossata se non ci fosse un preciso volere da parte del cavaliere. Se una volta lo facevate per bieca obbedienza perché, se mi è concesso chiedere, lo servite ora? Cercate di espiare le vostre colpe?



    Lo sguardò passo alla corona, l'anima di Joel era inquieta come sempre, e si chiese forse non aveva fatto un piacere a quel mostro, risparmiandogli le pene dell'ade in cambio di un eterna prigionia. Anche da vivo era sempre stato un giudice inflessibile nelle sue terre e proprio per questo sapeva bene che a volte una grazia poteva essere più efficace di qualunque pena.Una grazia in grado di dare l'esempio e di mostrare al condannato che c'era ancora un possibilità di redenzione. No, Joel non meritava tale privilegio.

    Se è così non dovreste. Non troverete redenzione in questo luogo. Athena forse sarebbe in grado di concederci certi privilegi, non Hades. Di contro il Lost Canvas può darci molte cose e tra queste la più importante è proprio uno scopo. Io ho trovato il mio tempo fa.




    Edward Caliban Stark, Surplice dell'Acquario [Liv VIII]. Energia Nera.
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    Brigitte inspirò profondamente, passandosi una mano sugli occhi chiusi per mascherare il fatto che le sue ciglia stessero iniziando ad inumidirsi. Quell’incontro le stava cavando fuori dall’anima antichi ricordi ed emozioni che, di norma, avrebbe preferito non mostrare ad altri che non fossero il suo consorte, l’unico che poteva comprenderle fino in fondo perché le aveva vissute insieme a lei, che l’aveva vista cambiare ed era cambiato con lei, che aveva cambiato occhi come lei aveva fatto e che aveva condiviso con lei quel nuovo modo di vedere il mondo. Solitamente la risposta che entrambi fornivano, ogni volta che veniva sollevato il dubbio sulla loro presenza al servizio del Signore degli Inferi, era una semplice dichiarazione dell’inevitabilità della loro sorte: delle creature distruttrici, dispensatrici di morte e incapaci di creare vita, che altro avrebbero potuto fare delle loro esistenze se non servire il sovrano designato dell’Oltretomba? Ai più quella sentenza sarebbe bastata, così ovvia nella sua linearità, tuttavia non era completamente sincera. Mancavano alcuni dettagli che nessuno dei due era disposto a mostrare con leggerezza a chi non conoscesse già buona parte della loro storia. Eppure con Edward sentiva di poter abbassare le difese e concedergli di scrutare oltre. Si rese conto di quanto davvero le fosse necessario, ora che quel mondo impazzito le aveva strappato via la sua metà, le aveva portato via quanto aveva di più prezioso ed aveva scosso in maniera così violenta le sue certezze. Con i suoi figli le era diventato indispensabile mostrarsi forte, poiché era consapevole che li avrebbe trascinati nella sua insicurezza se solo avesse vacillato di nuovo di fronte a loro. La responsabilità di cui era stata investita di recente le imponeva di mettere da parte qualunque esitazione. Eppure, paradossalmente, il dover resistere ad ogni costo sembrava averla resa più fragile. Le mancava qualcuno con cui poter condividere le proprie incertezze senza il timore di una sentenza sommaria, senza la paura che le sue piccole conquiste ottenute un barcollante passo per volta fossero giudicate indegne. Le mancava qualcuno che potesse aiutarla a ragionare, a mettere ordine nel caos della sua nuova esistenza e a capire cosa, del suo passato, dovesse tenersi stretto. Aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse a trovare il capo del filo prima di pensare a come ricucire gli strappi.

    No.

    Sospirò. Riaprì gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per renderli meno lucidi. Provò a sostenere lo sguardo del suo ospite mentre ricominciava a parlare.

    No, sarebbe stupido cercare volontariamente riscatto all’Inferno. In più, se mi bastasse il perdono di chi ha pagato le conseguenze della mia superbia sarei già redenta mille volte.

    Un perdono che non riusciva ancora a comprendere appieno, completo e sincero, per tutta la crudeltà con cui aveva gioito della sua sofferenza. Una crudeltà, a suo dire, che non le apparteneva più, ma che aveva lasciato una traccia indelebile nella loro anima.

    Magari c’è stato un tempo in cui ho accettato di servire perché sentivo il bisogno di punire me stessa, ma forse questo è solo il modo in cui desidero ricordarlo adesso, vero o falso che sia. È trascorso così tanto tempo che faccio fatica anche solo a capire quando sia successo.

    Nemmeno ricordava quale fosse il suo aspetto di allora. Per migliaia di anni aveva indossato corpi di donna fino a plasmare la sua idea di se stessa con quella forma, fino al punto di dimenticare come potesse apparire un Loa che non si era mai appropriato delle sembianze di un mortale. Aggrottò le sopracciglia e strinse le palpebre, come a sforzarsi di mettere meglio a fuoco i suoi pensieri, come se li vedesse coi suoi occhi invece che con la mente.

    Mi chiedo se mettermi sotto la protezione di qualcuno più potente di me mi rassicurasse, se allora io credessi che indirizzare le mie azioni verso mali necessari mi impedisse di andare oltre quello che volevo concedermi.

    Rifletté, ad alta voce. Allora, ne era certa, avevano già compreso il valore delle vite che avrebbero dovuto spezzare. Dopotutto, sacrificare qualcosa di insignificante non rende forse vano il sacrificio stesso?

    Mio marito indossava la Surplice, io combattevo al suo fianco. Siamo stati fedeli al nostro Signore per tutto questo tempo e la lealtà ha portato i suoi frutti. Siamo stati ricompensati con la possibilità di tenere per noi alcune delle anime mietute a patto di farne mietitori a loro volta. Sono diventati i nostri figli, quelli che non avremmo potuto mai avere altrimenti. E poi è arrivata la Corruzione e ci ha divisi… e l’armatura è passata a me.

    I suoi occhi si abbassarono sul bicchiere vuoto, rimpiangendo in parte che non fosse rimasta nemmeno una goccia di whisky per scioglierle un po’ la lingua. Non osò chiederne ancora, tuttavia, conscia che un liquore così fine come quello che le era stato offerto mal si accompagnasse all’uso che lei ne avrebbe fatto.

    Non so perché io, non mi spetterebbe nemmeno. Però mi è stato dato il potere di proteggere la mia famiglia quando mio marito non l’aveva più. Quando la mia fede vacillava mi è stato dimostrato che non avevo motivo di dubitare.

    Chiuse di nuovo gli occhi e rivolse una preghiera di ringraziamento silenziosa al suo Signore.

    Uccidere non mi piace e non mi piace che lo si faccia senza rispetto. La prospettiva di diventare così mi spaventa, ma non posso mettere in discussione la mia lealtà e quella della mia famiglia solo per paura.

    Si volse verso la finestra e ne accarezzò nervosamente la cornice mentre guardava fuori, muta per un istante dopo aver tanto parlato. Inspirò profondamente.

    Ma se c’è un altro modo…

    Posò il bicchiere vuoto sul tavolino di ghiaccio, dopodiché tornò di fronte ad Edward e sostenne nuovamente il suo sguardo.

    Se c’è un’altra strada io la voglio seguire.

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    a necessità di servire era un bisogno elementare, insito nella più profonda natura di tutti gli esseri viventi. Ogni essere vivente ha un suo scopo, un preciso ruolo da giocare nel grande schema di tutte le cose. Con gli esseri umani la cosa si faceva più complessa, la capacità di pensiero avanzata della razza umana aveva portato alla creazione di pensieri complessi e alla messa in discussione del loro stesso ruolo. Gli dei e i loro cavalieri alla fine non erano da meno, e fin troppo spesso finivano per non perdersi in un vortice tumultuoso di dubbi e paure.

    Esistono tanti modi per potare a termine una missione, tanti modi per servire senza asservirsi.



    Il ghiaccio quasi vibro mentre il suo signore stringeva il pugno che si riempiva di algido potere. Per un attimo si gli spazi si restrinsero permettendo ai due di vedere luoghi lontani del suo dominio. Villaggi pieni di vita e piccole cittadine cinte da mura in cui gli abitanti danzavano al lume delle torce.

    Io non mieto le anime come mi è stato chiesto dal nostro signore, ma nonostante questo ho trovato un modo perseguire i suoi scopi.



    Tese la mano alla spectre e in un attimo furono tra la gente che danzava. Alla vista del loro signore tutti si profusero in un profondo inchino mentre un vociare festoso si spargeva tra la folla. La gioia di aver visto il proprio re, di aver innanzi il loro salvatore. Alcune dame si avvicinarono chiedendo la benedizione del re per i propri piccoli. Uomini in armatura dissero di voler servire sotto il vessillo del lupo bianco.

    Come avevo accennato, tutti coloro che abitano questo piano sono profughi, esiliati che cercavano la salvezza dalla corruzione. Sono qui e venerano Hades come loro dio e me come loro signore perché hanno tutto ciò che hanno sempre desiderato. Sicurezza, pace, felicità.



    Tese la mano alla sua ospite facendola, conducendola in una danza dal sapore antico e dimenticato.

    La morte è un mezzo, ma non il mezzo. Ci sono altre vie che non prevedono lo spezzare una vita. Al nostro signore interessa il potere che deriva dai propri fedeli, non presta troppa attenzione se questo è generato dalla mietitura, da contratti o da gli abitanti di Grande Inverno.



    La musica si interruppe e il Re Lupo si inchinò per ringraziare la dama che aveva innanzi a lui.



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    Che assurdo, incredibile, magnifico paradosso. Se glielo avessero raccontato avrebbe pensato a uno scherzo, tuttalpiù un fraintendimento, e persino ora che poteva guardare con i propri occhi ciò che quell’uomo era riuscito a creare ed ascoltare la sua voce mentre le ribadiva che era possibile non riusciva a capacitarsi che tutto ciò fosse vero. Nobili aspirazioni e altruismo disinteressato erano già rari tra gli uomini di qualsiasi schieramento; vederli germogliare e crescere rigogliosi e indisturbati sotto le insegne del loro Signore aveva del prodigioso. Quei volti sereni, la sincera devozione di quelle persone, la soddisfazione con cui lui le parlava di quel sogno divenuto reale non avevano il sapore del compromesso benché lui avesse parlato di grandi sacrifici. Qual era il prezzo da pagare per una gemma così unica e preziosa?

    Brigitte tese le mani verso una delle donne vicine che stavano presentando i loro figli al guardiano del Cielo, domandandole se potesse prendere lo scricciolo paffutello che teneva tra le braccia. Non vedeva bambini così piccoli né così sani da anni, ormai. Sorrise al bimbo, che le sorrise di rimando, e lo lasciò giocare con l’orlo del suo velo mentre lo cullava. Il suo cosmo iniziò ad ardere lievemente, quanto bastava per emanare un po’ di calore che avrebbe reso più piacevole il contatto con le sue mani nel freddo della sera di Giove. Schioccò un bacio sulla fronte del piccino e gli accarezzò una guancia prima di restituirlo alla madre.

    C’est… incroyable...

    Bisbigliò, scuotendo il capo e sorridendo al padrone di casa, che nel frattempo l’aveva invitata a seguirla in mezzo alla gente che ballava. Lei si morse il labbro inferiore cercando con ben poco successo di non mostrarsi più entusiasta di quanto fosse appropriato per la situazione. Che sciocca, pensò. Proprio lei, che era abituata a danzare per ore ed ore balli frenetici e licenziosi al ritmo dei tamburi, sfregando il proprio corpo madido di sudore contro quello di uomini e donne in maniera così intima da rendere frustrante l’avere vestiti addosso, si ritrovava ad avvampare come una ragazzina al semplice contatto con la sua mano. Si augurò che non si accorgesse del leggero tremito delle sue dita, né di quanto si stesse stropicciando la gonna e il velo mentre ne sollevava appena l’orlo per evitare di inciampare nel tessuto tra un passo e l’altro. Distolse gli occhi per un istante, sforzandosi di concentrarsi solo sul suono del violino e della sua voce e di ignorare gli sguardi discreti rivolti nella loro direzione che riusciva a scorgere di tanto in tanto. Eppure, nonostante l’agitazione e il lieve imbarazzo, si rese conto di non ricordare l’ultima volta in cui si era sentita così bene. Era un’emozione familiare e nuova al tempo stesso, alla quale non riusciva ad attribuire un nome e difficile da paragonare a qualsiasi altra: l’unica certezza era che il loro argomento di conversazione, che fino a un momento prima aveva considerato di primaria importanza, ora era più lontano che mai dai suoi pensieri, pressoché insignificante.

    L’interrompersi della musica sembrò spezzare di colpo quella sorta di incanto, e per Brigitte fu come essere trascinata bruscamente a terra dopo un lungo volo. Impiegò un paio di secondi per rendersi conto dell’inchino di lord Stark, che si affrettò a ricambiare per dimostrargli il rispetto era reciproco. Sollevò il capo, ancora stordita dagli strascichi di quella strana sensazione, poi si avvicinò a lui e gli afferrò la mano con delicatezza per condurlo lontano dalla folla e dal bagliore delle lanterne.

    Oh, Edward, non si può certo dire che manchiate di carisma!

    Rise. Si voltò verso di lui senza interrompere il contatto fisico, come se temesse inconsciamente di vederselo svanire davanti se se ne fosse allontanata troppo.

    Io devo essere sincera, mio Signore, con voi a maggior ragione. Non voglio fare promesse né giuramenti che non sono assolutamente certa di poter mantenere. Ho molto da perdere e potrei non essere disposta a pagare il prezzo di tutto questo se dovessi ritenerlo troppo alto. Però…

    Strinse di più la sua mano ed inspirò profondamente.

    Vi assicuro che farò quanto è in mio potere per seguire il vostro esempio e se vorrete sostenermi potrei avere più chances.

    Si sollevò in punta di piedi, così da ridurre al massimo la differenza di altezza tra loro due, poi avvicinò il viso al suo quasi accostando le proprie labbra a quelle del cavaliere.

    Siate la nostra luce in questa notte buia e spaventosa.

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    Edited by Elkade - 3/5/2018, 11:55
     
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    rano anni che non danzava con tanta leggerezza, e trovava piacevole poter condividere un momento di initimità con un suo commilitone, per quanto la cosa fosse inopportuna. Si lasciò trascianare lontano dalla calca, non senza qualche protesta, e alla luce delle lanterne sorrise a Brigitte per quanto il suo viso freddo potesse fare. La vide avvicinarsi alle sue labbra, mentre le guance le arrossivano leggermente. Trovò divertente che una essere antico come lei potesse trovare affascinante un burbero guerriero come lui. Ma non c'era spazio per certi sentimenti e emozioni nel cuore dello Stark. Si spostò leggermente baciandole la fronte mentre la stringeva quasi paterno. Fu allora che ebbe una fugace visione. Sei figure erano alle spalle della spectre, sei figure d'ombra, indistinte eppure familiari come se le conoscesse da millenni. Lo guardavano con affetto, e si stupiva fosse in grado di dirlo, prima di pronunciare all'unisono una singola parola.

    Padre



    La allontanò con delicatezza ma decisione mentre il mondo attorno a loro cambiava riportandoli nel grande palazzo. Leggermente scosso il Re del Nord si lasciò cadere sulla sua sedia imbottita. Cosa aveva visto. Chi erano quelle ombre e cosa volevano da lui.

    Dovete scusarmi mia signora, ma la stanchezza per le ultime battaglie deve avermi colto. Non sono solito a certi comportamenti.



    Forgiò un anello di giaccio, che al tatto però non emanava alcun tipo di freddo, composto da sei fili intrecciati che si riunivano in un singolo cristallo. Prese la mano della sua ospite e pose l'anello in essa.

    Un segno del mio supporto, e simbolo della mia protezione su di te e le tue azioni. Lord Hades potrà non approverne alcune forse ma come ti ho accennato è un signore molto benevole e potrebbe accettare la mia intercessione in caso di problemi. Ti prego di accettarlo.



    Si voltò ad osservare il fuoco mentre per un altro istante tutto sembrò sfocato attorno a lui, come se stesse cercando faticosamente di aprire gli occhi dopo un lungo sonno. Solo un attimo prima che la ferrea volontà del lupo riprendesse il controllo.

    Posso fare altro per voi mylady?





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    Se Brigitte non fosse stata certa che Edward non fosse più che abituato ad avere a che fare con le creature dell’aldilà, avrebbe potuto descrivere la sua espressione come quella di qualcuno che ha appena visto un fantasma. Indietreggiò mentre le sue mani la spostarono con gentilezza, sul momento confusa dal vederlo turbato fino a quel punto. Non aveva previsto una reazione simile. Dopotutto non aveva agito in maniera sfacciata… non troppo, per lo meno. Si diede della sciocca quando realizzò l’equivoco. Per lei erano davvero inezie, raramente si era dimostrata così poco maliziosa con un uomo e altrettanto di rado aveva suscitato imbarazzo per atteggiamenti assai meno casti, ma il contesto era diverso e così le persone con cui aveva a che fare. Avrebbe dovuto immaginarlo. Lui non poteva sapere quanto labile fosse il legame che aveva con il corpo che occupava né cosa ciò implicasse nel rapporto con suo marito, non aveva parametri per giudicare il suo comportamento. Aveva creduto che, non avendo una compagna, non avrebbe avuto motivo di respingerla per un semplice bacio. Non aveva considerato che la sua morale gli avrebbe impedito di rendersi complice di quello che aveva tutta l’aria di essere un adulterio. Lo aveva messo a disagio e lui non se l’era sentita di rimproverarla.

    Sono… sono desolata…

    Balbettò, imbarazzata, ma tacque immediatamente quando lui le prese una mano e le chiuse le dita su un piccolo oggetto che aveva appena creato con il proprio potere. Gli si inginocchiò accanto, in modo da concedergli ancora il vantaggio dell’altezza, ed appoggiò la fronte al dorso della sua mano mentre ascoltava ciò che aveva da dirle. L’anello che le stava consegnando poteva essere una garanzia per realizzare nella propria casa ciò che aveva visto lì. Edward era potente e nel Canvas aveva una notevole influenza, dopotutto. In quanti si sarebbero azzardati a muovere obiezioni sapendo che godeva della sua benedizione? Non era un dono per lei, ma per chiunque si sarebbe rivolto a lei in cerca di un porto sicuro: un dono che non avrebbe avuto il diritto di rifiutare, se anche avesse voluto farlo.

    Vi ringrazio di cuore.


    Gli schioccò un rapido bacio sulla sua mano e tornò a guardarlo in viso. Sembrava davvero esausto, con troppi pensieri per la testa per poterle dedicare ancora attenzioni. Gli accarezzò una guancia quando i suoi occhi si posarono ancora su di lei, poi gli sorrise.

    È meglio che vada, avete bisogno di riposare. Spero solo di poter ricambiare ciò che avete fatto per me, a cominciare dalla vostra ospitalità.

    Si alzò in piedi, accostando al petto la mano in cui reggeva l’anello di ghiaccio.

    Sarei onorata se voleste farmi visita, tra qualche tempo. Sarete sempre il benvenuto.

    Si chinò e posò le labbra sulla sua fronte, come lui aveva fatto con lei poco prima.

    Abbiate cura di voi.



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    RIASSUNTO AZIONI ♦ Non ha capito un tubo come al solito :asd:

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