Incontro onirico. Nemesi, pt.I

Kyros/Jeeza

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    Chapter I



    Era tornato da qualche giorno dal suo viaggio ad Asgard e stava lentamente tornando in forma, lo scontro amichevole con Siegfried era stato amichevole soltanto negli intenti, visto che se l'erano date di santa ragione: Kyros era rimasto chiuso in casa a riprendersi e ad indagare come sempre su eventuali movimenti della Corruzione o del Caos.

    Finalmente era finita la giornata e stava andando a letto, rivivendo mentalmente il combattimento col Celebrante di Odino per analizzare cosa avrebbe potuto fare diversamente e come, finchè finalmente cadde addormentato.

    Ci volle qualche minuto prima che iniziasse a sognare: stavolta era uno scenario nitidissimo, quasi reale.
    Era abbastanza a disagio, ma allo stesso tempo sentiva di essere nel suo mondo, anche se non aveva mai visto quel luogo.
    Esplorando l'ambiente per qualche secondo, riuscì a distinguere soltanto l'enorme piattaforma di pietra su cui si trovava, sospesa nel nulla e circondata da un flusso violaceo con venature blu intenso. Doveva essere una qualche dimensione sperduta a cavallo tra le realtà, caratterizzata da quest'energia ribollente ma ordinata. Ne avvertiva perfettamente il potere ma sapeva di non poter interferire in alcun modo, non riusciva a comprendere se era lì realmente o se stesse effettivamente sognando.

    Cosa c'entra ora questo posto? Io non...

    Fece per allungare un braccio ed osservarlo, notando che la sensazione era esattamente quella che aveva da sveglio, differente da quella di spettatore che provava nella maggioranza dei casi quando sognava, eppure c'era anche una buona percentuale di distacco: sapeva in qualche modo che non sarebbe durata a lungo, che prima o poi si sarebbe effettivamente svegliato.

    Ehilàà? C'è qualche strano personaggio o entità che vuole dirmi qualcosa o farmi fuori o cose del genere? Vorrei riposarmi davvero, ma ho l'impressione che non ci riusci-

    Si congelò: una sagoma sembrava formarsi in lontananza, come di un bambino, mentre un forte mal di testa gli esplose all'improvviso. Si portò le mani al capo strizzando gli occhi, mentre percepiva distintamente che il suo controllo veniva messo a dura prova ed il suo cosmo agiva autonomamente con un'aura malefica.

    Nyarlathothep?!?! Che cosa?!

    Mentre cadeva sulle ginocchia, tentò di resistere ulteriormente ed aprire gli occhi, ottenendo soltanto una fessura per guardare ancora verso la sagoma.

    Una bambina in un'armatura nera esattamente identica alla sua si avvicinava, fissandolo.

    Il mal di testa cessò all'improvviso ed il cosmo rientrò.
    Ma che?!

    Chi sei? E' opera tua?

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    Chapter I


    La giornata era stata molto stancante per la piccola, e con il sole che ancora stava tramontando aveva finito per addormentarsi fuori dal castello, non molto distante dall'entrata ma comunque lontana dalle case delle persone normali.
    Per sua fortuna non era molto difficile trovarla, papà e mamma ormai sapevano le sue abitudini e non era stato difficile per la seconda ritrovarla e metterla a letto, così da lasciarla sprofondare nel materasso morbido e dormire in santa pace.
    Tuttavia lei dormiva forse realmente quando chiudeva gli occhi?
    Non proprio o meglio: il suo corpo fisico iniziava a riposarsi, recuperava le forze perse durane il giorno tuttavia la sua mente rimaneva decisamente sveglia, visto che per assurdo recuperava durante il giorno quando non utilizzata per creare illusioni o altre mostruosità del genere.
    Inoltre anche volendo i suoi amichetti non le permettevano di riposare, la notte e i sogni altro non erano che il momento in cui loro uscivano fuori, i luoghi in cui potevano palesarsi davanti a lei e parlarle.
    A volte erano chiaccherate amichevoli, altre volte semplicemente giocavano assieme e di rado invece, capitava di conoscere nuovi amici che volevano aiutarla e stringere una promessa con lei, un patto.
    Inoltre anche per lei i sogni erano un vero e proprio parco giochi, con il potere mentale che possedeva era liberamente in grado di plasmare il proprio mondo onirico, smussandolo nei dettagli come preferiva. Dopotutto era pur sempre una dimensione come un'altra.
    Quella volta per tanto aveva deciso di trovarsi in cima a una torre di pietra, enorme e dalla superficie ben levigata mentre oltre i bordi non si vedeva nulla, l'oscurità ne avvolgeva la base e tutto il resto.
    Come suo solito si era messa proprio al bordo con le gambe a penzoloni, lasciandole oscillare liberamente mentre intonava una melodia quasi malinconica con le labbra sigillate, lasciando vibrare appena le corde vocali.
    Certo che quella era proprio una notte noiosa! Non veniva nessuno a giocare con lei, nessuno dei suoi amici era li con lei nè tanto meno sembravano esserci altri intenzionati a conoscerla e diventare migliori amici.
    Uffa! Non voleva passare tutto quel tempo li da sola, per quanto facesse correre la sua immaginazione non avrebbe mai potuto inventarsi qualcosa di divertente da fare per tutto quel tempo!
    Improvvisamente alzò la testolina verso l'alto, fissando l'oscurità che albergava in quel luogo fittizio per poi spezzare la melodia e aprire la bocca, urlando di rabbia e sfogandosi, proprio come una bambina piccola.
    Dopo questo piccolo gesto tornò con lo sguardo verso il basso, in viso un espressione tra l'annoiata e il seccata.
    Possibile che erano veramente scomparsi tutti? Eppure non era mai successo prima!
    Improvvisamente le parve come notare un movimento tra l'oscurità in basso, quasi si stesse dipanando mentre per un breve istante le parve di percepire una presenza, in maniera del tutto simile a quando un nuovo amichetto cercava di parlare con lei.
    Non esitò nemmeno un istante.
    Un sorriso enorme affiorò sul suo viso, e nel momento successivo si spinse con le braccia lasciandosi cadere così nel vuoto, mentre la sua mente già lavorava per modificare quella realtà secondo le sue esigenze, dopotutto era il suo sogno nella sua mente, nulla di troppo complicato da modificare con qualche illusione innocua autoinflitta, e giochicchiando un po' con le dimensioni.
    Inizialmente vide solo buio, poi però un po' alla volta come se stesse annaspando per uscire dal fango l'oscurità si dipanò mostrandole un nuovo ambiente. Anzi forse non poi tanto nuovo visto che era decisamente simile al precedente.
    Questo fatta eccezione per un elemento che pareva come essere fuori posto li, una persona con un'armatura identica alla sua ma di colore diverso, la quale giaceva sulla superficie di pietra in ginocchio con in viso un espressione dolorante.
    Lei dal suo canto lo guardò confuso, piegando leggermente la testolina di lato per poi riportarla su e guardarsi attorno, questo mentre compieva qualche passo nel vuoto, quasi vi fosse una superficie sotto i suoi stivali.
    Quando ebbe conferma che non c'era nessun altro li, le spallucce si abbassarono atte a indicare la sua delusione, mentre tornava con lo sguardo sull'uomo li presente e lo guardava imbronciata.

    Se è uno scherzo non piace a Jeeza! Avevo sentito qualcuno che voleva diventare amico, però ci sei solo tu.. per qualche istante il suo tono da che era partito decisamente alto, si fece più basso mentre lo squadrava analizzando l'armatura che aveva indosso. Quel colore se lo ricordava. Te sei come Dhawti! O forse era Dhawi.. Hm, ah no! Dhawyt!

    Contenta di esserselo ricordata saltellò sul posto un paio di volte, gioiosa, per poi battere le manine tra di loro e tornare a guardarlo sorridente, leggermente chinata verso di lui.

    Perchè sei qui? Anche te cerchi nuovi amici? Anche te giochi con loro? E perchè sei vestito esattamente come me?

    In un istante l'aveva inondato di domande, ignorando completamente la sua espressione sofferente.
    Non le passò minimamente per l'anticamera del cervello che non poteva stare esattamente bene, anche perchè quel mondo lei sapeva benissimo che non era reale in un certo senso, e poi era un luogo dove giocare! Quindi era impossibile che qualcuno stesse male o non fosse felice li con tutti quegli amici da fare, così buoni e gentili!

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    Chapter II



    La bambina sembrò quasi rimanerci male nello scoprire la sua presenza, ma come se se ne fosse già dimenticata, subito dopo associò il ragazzo a Dhawyth, facendolo preoccupare ulteriormente.

    Cosa? Dha? Che collegamento può avere avuto con Black Gemini? Ma peggio, questa bambina è Black Gemini?!?! Che razza di idee passano per la testa a quei pazzoidi?!

    Tornò in piedi normalmente, nonostante fosse ancora scosso dallo sforzo di Nyarlathotep di manifestarsi, mentre la piccola lo inondava di domande incomprensibili. Poteva arrivare al motivo della sua presenza lì, ma il resto... Trovare nuovi amici? Giocare?

    Ma perchè capitano sempre tutte a me?

    Sospirò e tentò un approccio, avvicinandosi lentamente e inarcando le gambe mentre si abbassava, per arrivare a guardarla negli occhi.
    Nel farlo ebbe un brivido incontrollato e avvertì un mix tra terrore e soddisfazione. Come potesse essere possibile provare due sensazioni così contrastanti sfuggiva dalla sua comprensione ma visto il precedente, sospettava ci fosse ancora lo zampino dell'emissario del Caos, sebbene sembrasse ancora tranquillo.

    Ehi.. Siamo vestiti alla stessa maniera perchè io faccio ad Atene quello che tu fai sull'isola. I nostri vestiti sembrano uguali, il tuo gruppo ha creato copie di quelli del mio anche se poi sono molto diversi.
    Io sono Kyros, tu come ti chia-


    Man mano che parlava, cercando di risultare più carino possibile per intavolare una conversazione con una bambina, si ritrovò costretto a strizzare gli occhi più di una volta: la presenza dentro di lui si faceva di nuovo sempre più forte e sempre più difficile da contenere.
    Il cavaliere dorato fu costretto a lasciarsi cadere all'indietro per non coinvolgere quello nero nel rilascio estemporaneo di un'enorme quantità di energia caotica che si manifestò in un'intensa aura blu notte.

    Riuscì a contenere i movimenti, ma Nyarlathotep riuscì comunque a comunicare con la giovanissima Black Saint con una voce che aveva del grottesco, un improbabile contrasto tra il grave e cavernoso e il suadente:
    Piccola... Hai così tanti amici, come hai fatto a guadagnarti la loro simpatia? Li percepisco, sono qui con te anche se non si vedono. Li conosco anch'io, sai?
    Malediz... Se hai bisogno di me, tocca il ragazzino dorato e verrò... a parlarti... ancora.


    Verso la fine delle sue parole, ci si poteva accorgere che la voce sembrava sofferente, così come Kyros che sembrava soffrire in una lotta tutta interna, prima di tranquillizzarsi di nuovo.
    Imperlato di sudore e col fiatone, il giovane Gold Saint si alzò di nuovo, tornando a rivolgersi alla bambina:

    Scusami. Dicevo.. Come ti chiami? Come mai passi il tuo tempo in questo posto? E, scusa la curiosità, sei stata tu a trascinarmi qui?

    Capiva sempre meno: chi diavolo era quella ragazzina? Erano così potenti i poteri della sua controparte nera? Riuscire a penetrare nei suoi sogni ed unire le dimensioni a quel modo... Oppure il suo potere, insieme all'interferenza ed amplificazione dovute alla presenza di Nyarlathothep, stava in qualche modo permettendo quell'esperienza terrificante?

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    Condizioni Psichiche ~ Ok, qualcosa DECISAMENTE non va.
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    Chapter II


    Acoltò in silenzio le parole dell'altro con le manine unite dietro la schiena, mentre si lasciava ondeggiare leggermente prima a destra e poi a sinistra. Lasciandosi andare a qualche smorfia ogni tanto, probabilmente perchè alcune cose che le stava dicendo l'altro non le tornavano o magari non sapeva cosa fossero. Un esempio pratico era Atena, aveva sentito a volte papà e mamma nominarla però lei ancora non sapeva chi fosse o cosa fosse, effettivamente.
    Fatto sta comunque che non lo interruppe, riflettendo nel frattempo sul fatto che così a prima vista non sembrava poi una persona cattiva, forse avrebbero potuto fare amicizia!
    Certo le dispiaceva non ci fossero i suoi amichetti li con loro, però che ci poteva fare? Tanto valeva la pena accontentarsi.
    In ogni caso non mancò nel notare quella smorfia di sofferenza che ogni tanto pareva ancora attraversargli il volto al ragazzo, anche se non riusciva a capirne il motivo.
    Eppure esteticamente pareva stare bene!
    Era in procinto di interrompere il suo discorso così da chiederglielo, tuttavia un avvenimento improvviso la fermò dal compiere quel gesto.
    L'avvertì immediatamente, nell'istante stesso cui iniziò ad affiorare. Era la stessa presenza che aveva percepito all'inizio! Quella che l'aveva spinta ad arrivare in quel luogo!
    Un sorrisetto riaffiorò sul suo volto, dipingendole le labbra.
    Non si scompose minimamente quando l'energia caotica e anzichè allontanarsi, si avvicinò visto che l'altro si era gettato indietro.
    Per lei quelle entità erano come altri bambini con cui giocare, non aveva motivo alcuno di temerli. Anzi si può dire che una luce sinistra si era accesa nei suoi occhi, forse un rinnovato interesse oppure pura e semplice curiosità fanciullesca.
    Stette a sentire quello che lui ebbe da dirle, per poi assumere un espressione contrariata come sentì la sua voce spegnersi, soffocata dalla volontà del ragazzo di non lasciarlo più libero.
    Lei si spostò di un paio di passetti indietro, guardandolo fortemente contrariata e con un espressione imbronciata in viso.
    Perchè Kyros non permetteva a quel povero animaletto di essere libero? Che c'era di male?!
    Cercò di controllarsi per non dare in escandescenze come la bambina che era, anche se il suo viso si era fatto visibilmente rosso per qualche istante.

    Jeeza. Mi chiamo Jeeza. E comunque questa è ia mia casa quando riposo dall'altra parte. Il luogo di ritrovo per me e i miei amici, che sono liberi di fare quello che vogliono!

    Affermò quasi con un motivo d'orgolio, per poi alzare un braccio e puntare il dito verso Kyros, quasi rimproverandolo.

    E te ne tieni uno imprigionato! Non va bene, voleva solamente parlare e fare amicizia come tutti gli altri. Magari anche stringere una promessa!

    Si riavvicinò di un paio di passetti, così da poterlo toccare nel cui avesse voluto.
    Vista la sua età era già un risultato notevole che non si fosse messa a strillare, saltellando intondo e piangendo finchè Kyros non liberava nuovamente il suo ospite.

    Portarti qui? Sono gli altri a venire da me, a cercarmi. Se sei qui è perchè l'amichetto che non lasci libero voleva così. Ora però lascialo andare! Daaaaai! Dai dai dai! Ci voglio parlare! Lo voglio conoscere e farci amicizia!

    Il tono infine si era trasformato in quello che c'era da aspettarsi, aveva resistito fin troppo: una bambina che si lamentava pur di ottenere qualcosa.
    Inutile dire che le sue parole furono accompagnate dal gesto di provare a toccarlo in ogni modo possibile e immaginabile, d'altra parte questo le aveva detto di fare la presenza.


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    Chapter III



    Di male in peggio...
    La ragazzina, Jeeza, come aveva detto di chiamarsi, sembrava essersi improvvisamente indispettita.
    Dichiarò che quella era casa sua e che tornava abitualmente in quel posto per giocare con i suoi amici, prima di puntare un ditino verso la sua controparte dorata e accusare Kyros di maltrattarne uno che stava giusto parlando con lei.
    Ed eccoci qua: l'ennesima situazione orribile in cui era sotto pressione da Nyarlathothep che si stava interessando alla ragazzina, che a sua volta si infuriava con lui per il fatto che cercasse di tenere al guinzaglio lo stesso signore del Caos.

    E ora come me la cavo? Non posso allentare la presa su quell'essere che altrimenti sarebbe capace di prendere il sopravvento, ma rischio di inimicarmi la piccola, di cui non conosco il livello di pericolosità ma non credo possa essere trascurabile, visto che ha addirittura attirato l'interesse di Nyarlathothep.

    Rimase impietrito, mentre Black Gemini gli fu addosso e iniziò quasi letteralmente a molestarlo, allungando le manine ovunque sulle gambe e fin dove arrivava sugli avambracci del giovane e sbraitando che voleva che lasciasse libero il suo "amichetto".
    Cercava di resistere all'assalto, infastidito dall'insistenza che comunque riconosceva essere naturale per una della sua età, reale o apparente che fosse: era consapevole che non aveva alcuna intenzione di fargli del male, non per il momento o finchè non avesse perso la testa a furia di capricci inascoltati.

    Cercò di cavarsela come poteva.

    Ehi ehi ehi, sta' calma..
    Purtroppo non posso lasciare libero il tuo amichetto: mi ha quasi fatto sparire per tante volte. Se lo lasciassi fare, non sarei più io. Immagina cosa succederebbe se tutti i tuoi amici se la prendessero con te e ti facessero male ogni volta che ti vedono. Lui fa così con me.


    Guardava Jeeza con uno sguardo quanto più disteso potesse, nonostante stesse cercando intanto di contenere la bestia al suo interno.
    Riuscì a terminare la frase senza troppe interferenze, ma qualche secondo dopo, mentre Kyros attendeva la reazione della bambina - che intanto continuava a stampare quelle ditine sul suo corpo senza sosta - Nyarlathothep emerse di nuovo, potente quanto bastava per prendere parola:

    Moccioso maledetto.
    Dimmi, Jeeza. Quanti amichetti hai? Sai i loro nomi? Per me sono un po' quello che sei tu per Gabriel, vorrei sapere come stanno. Puoi dirmi quello che ti ho chiesto?


    Kyros nel frattempo, dall'angolo nascosto della sua stessa coscienza accumulò quanto più cosmo potesse, per poi lasciarlo esplodere e rinvigorire il GenroMahoken che si era autoinflitto al suo primo incontro col bastardo che invadeva il suo corpo per poter riuscire in qualche modo a contenerlo e tenerlo a bada in attesa di una soluzione migliore, ricacciandolo indietro e riprendendo il controllo.

    Stavolta il suo sguardo era serio e alterato: non gli piaceva affatto quella situazione e non poteva permettersi di rischiare in una direzione o nell'altra.
    Tentò di aprirsi un varco per tornare nella realtà, ma appena squarciava il tessuto spaziotemporale, una forza oscura e troppo potente da contrastare lo ricomponeva. Era come se ci fosse qualcuno oltre il velo che si assicurasse che i due fossero relegati lì dentro.

    !?

    Non gli era mai capitato di non riuscire in quell'operazione che ormai per lui era come vestirsi la mattina, era perso.
    Incastrato in una dimensione tra il fisico e l'onirico senza possibilità di fuga e bloccato tra Nyarlathothep ed una Black Gold che più volubile non si poteva. Che poteva inventare per riportare la situazione sotto controllo?

    Jeeza, piccola, come mai hai tutti questi amici strani? Che mi dici delle altre persone? Qualcuno come me, come te... Ti senti sola? E' per questo che vuoi così tanto giocare con questi strani signori?

    Pronostico: buco nell'acqua colossale e peggioramento della situazione, ma ormai era rimasto con così poche alternative che le avrebbe provate tutte, se ne avesse avuto il tempo prima di finire male.

    -][-



    Intanto, si stava contorcendo nel letto, sudando copiosamente.
    Si sarebbe reso conto prima o poi che avrebbe solo dovuto trovare un modo per svegliarsi?

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    Chapter III


    Il suo assalto pareva essere interminabile e dal suo canto il povero Kyros, conscio che comunque lei non aveva alcuna intenzione di fargli del male cercava di difendersi come meglio poteva, ovvero: provandosi a spiegare a parole.
    Tuttavia a lei non sembrava importarle nulla di quello che stava dicendo, sebbene lo stesse ascoltando in un certo senso.
    Al momento per lei quelle parole erano semplici scuse, giustificazioni che stava utilizzando perchè non voleva liberare quel povero animaletto!
    Costi quel che costi l'avrebbe liberato, nessuno teneva amici imprigionati in quel luogo! Non l'avrebbe permesso!
    Finalmente dopo un po' che aveva insistito e dopo averlo toccato come le aveva suggerito l'essere pochi istanti fa, qualcosa parve smuoversi.
    Ancora una volta percepì indistintamente la presenza riemergere in superficie, e immediatamente si staccò da Kyros ora con un sorriso enorme in volto e visibilmente contenta.
    Portò addirittura ambo le manine dietro la schiena, congiungendole e lasciandosi oscillare, spostando prima il peso su una gamba poi su un altro.
    Incredibile come si fosse placata così all'improvviso.
    Inoltre anche la sua opinione sul ragazzo era leggermente migliorata in quell'istante, visto che ai suoi occhi aveva deciso di ascoltarla e soddisfare la sua richiesta.
    Senza essere minimamente spaventata dalla voce dell'altro, stette a sentire le sue domande, lasciandosi andare ad un espressione stupita quando lo sentì nominare papà. Allora lo conosceva!
    Certo normalmente i suoi amichetti avevano conoscenze molto vaste, però non conoscevano il suo papà.

    Come mai conosci papà? Comunque ne ho tanti e diversi, alcuni mi parlano solo altri invece mi aiutano se sono in pericolo. Guarda ho i loro nomi qui, ci siamo fatti una promessa! e senza neanche esitare per un singolo istante, spostò di lato la veste malridotta che la copriva a tratti dal braccio sinistro e dalla schiena, spostando di poco l'armatura così che potesse vedere.
    Una serie di scritte erano incise sulla sua stessa pelle, anzi ancora peggio, erano scavate nella carne stessa e rilucevano a tratti di un leggero baluginio cremisi. Era una lingua sconosciuta, di sicuro non del loro mondo che tuttavia Jeeza pareva essere in grado di capire, e non aveva dubbi che anche il suo nuovo amico sapeva leggerla. Era la loro lingua d'altronde! Io li chiamo con altri nomi, però qui ho quelli veri! Vedi? Ithaqua, Chtulhu.. Shoggoth. Alcuni di loro però non vengono di persona, dicono che sarebbe troppo. Però mi aiutano i loro figli, i miei fratellini! Vedi qui? e indicò un altro punto dove un'altra scritta molto più piccola compariva al di sotto quella più grande, dove aveva letto Chtulhu Ecco questi sono loro! Chtulhi! Te come ti chiami?

    Era a dir poco incredibile la facilità con cui era in grado di dire quei nomi senza sbagliare nemmeno una lettera, quando invece non riusciva a pronunciare ancora parole normali o comunque relative al mondo normale.
    Probabilmente era dovuto al fatto che la sua vera lingua madre di appartenenza era proprio quella, lei era nata all'interno dell'universo stesso in mezzo a quelle creature, e le prime parole che aveva sentito erano state pronunciate in quel modo.
    Comunque sia il suo entusiasmo andò un po' a scemare come lo sentì nuovamente allontanarsi, per poi accorgersi definitivamente che Kyros l'aveva di nuovo imprigionato. Anzi a dirla tutta il ragazzo sembrava anche volersene andare, tuttavia fin dal momento cui si voltò provando ad aprire il varco dimensionale, ecco che lei lo guardò con un sorriso beffardo, assumendo un'aria furbetta mentre già sapeva quale sarebbe stato l'esito di quel suo tentativo.
    L'aveva detto lui, loro erano la stessa cosa in quel senso quindi non la sorprendeva che fosse in grado di controllare le dimensioni.
    Fece qualche passetto indietro tornando così a galleggiare coi piedi nel vuoto, buttandosi poi leggermente indietro e sedendosi letteralmente sul nulla, sebbene fosse visibile come ci fosse qualcosa a sorreggerla.
    Non lo imbeccò immediatamente, preferì sentire quello che aveva da dire prima per poi sospirare e scuotere leggermente la testolina.


    No no no, non puoi andartene così. L'hai forse dimenticato? Questa non è una dimensione normale, i nostri poteri non funzionano qui o almeno, non quello che hai provato a usare. Non puoi aprire una porticina e uscire come facciamo di solito!

    Ammise guardandolo ora con aria più tranquilla, per poi riprendere la parola dopo aver assunto per qualche breve istante un espressione pensierosa, tant'è che si era portata un ditino sulla guancia mentre il suo sguardo si spostava in alto, quasi a cercare una risposta.

    Non sono strani, sei tu quello strano qui. Il vostro mondo è strano, le vostre persone sono strane.

    Un sorriso divertito comparve sul suo volto, mentre con una calma innaturale e una naturalezza fuori dal normale, diceva le ultime parole di quel discorso che aveva iniziato. Un indice fu alzato indicando il petto del Cavaliere d'Oro, e poi, fu sparato il colpo.

    Kyros, io sono nata con loro. Con Lui.





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    Chapter IV



    Qui la questione stava degenerando fin troppo in fretta:

    Jeeza sembrava voler parlare solo con Nyarlathotep e per questo aver preso Kyros in antipatia, nei discorsi col signore del caos era emerso che la piccola Black Gemini aveva stretto patti di chissà quale genere con la stragrande maggioranza dei demoni correlati a Chtulu e al Caos nelle sue forme più pericolose, e per finire si era appena scoperto che la bambina affermava di essere nata proprio assieme a questi esseri del Caos.

    Di nuovo Nyarlathotep prese il controllo, ormai quasi con facilità: più riusciva a venire avanti, più sembrava acquistare potere. Kyros avrebbe dovuto trovare una soluzione veloce prima di essere relegato a spettatore perenne del suo stesso corpo.

    Papà? Ahahah. Vedo che la mia assenza sta causando molta disinformazione!
    Quanto agli altri.. Sono contento di sapere che se la cavano e che si stanno prendendo cura di te.
    Vuoi sapere il mio nome, dici? Ma, Jeeza, tu più di ogni altro dovresti saperlo, perchè non provi a ricordartelo?


    Poi si fece da parte.
    Volontariamente.

    Kyros tornò al timone, quasi spaesato dal ritiro spontaneo della presenza oscura dentro di lui.
    Era inorridito dagli ultimi risvolti: quella povera ragazzina era marchiata a pelle, sosteneva di avere uno stretto contatto con le creature più malate dell'universo e dava degli strani a lui e al resto delle persone mentre galleggiava nell'aria ed aveva assunto un attitudine molto pericolosa.
    Ma che razza di problemi aveva? Fin dove si stava spingendo Gabriel su quella dannatissima isola? Eppure non sembravano essere così tanto fuori di testa ultimamente...

    Saremo anche strani, ma non andiamo mano nella mano con distruttori di mondi così, per divertimento.
    Inoltre dubito che Lui
    - e si guardò il petto dove stava indicando la bambina sia così contento di essere nato insieme a te, qualsiasi cosa voglia dire, o abbia questa grande voglia di passare del tempo con te o con tutti i tuoi fantastici amici. E' venuto a cercarmi. E' stato lui. Io sto solo facendo in modo che non combini casini. Poteva tranquillamente tornare dalla sua famigliola felice e cercare te, ma non mi pare l'abbia fatto.

    Come avrebbe reagito ora?
    Stava viaggiandol sulla sottile linea della provocazione, ormai uno scontro sembrava quasi inevitabile..
    Ma non aveva alcuna intenzione di combattere contro una bambina, per quanto insana potesse essere. Se c'era una cosa che aveva capito, era che in tutto questo lei era la vittima.
    Doveva ancora capire se di Gabriel, di Nyarlathothep, di entrambi o di chissà cos'altro, ma di certo era la vittima.
    Non poteva essere altrimenti.

    O meglio, lui non poteva permettersi di ammettere o concepire che potesse essere altrimenti.

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    Chapter V


    Rimase tranquillamente dov'era a dondolarsi con le gambine nel vuoto, mentre ambo le mani erano appoggiate su una superficie inesistente alle sue spalle, così da sorreggerla.
    Sembrava essere totalmente a suo agio con la creatura che albergava nel corpo del giovane, quasi di più di quanto lo fosse con lo stesso Kyros.
    D'altra parte però era anche comprensibile, se quanto aveva detto fino a quel momento corrispondeva a realtà. Significava che le creature del Caos erano la sua gente, mentre al contrario il mondo comune e le sue persone erano gli alieni.
    In ogni caso come le chiese se davvero non sapeva il suo nome, e di provare a ricordarselo assunse un'aria pensierosa ed estremamente più seria.
    Si portò una manina sotto il mento, afferrandoselo e immergendosi nei suoi pensieri, nei suoi ricordi in cerca di quello che poteva essere il nome di quella creatura.
    I suoi amici invero gliene suggerivano molti, e con la loro conoscenza a sua disposizione non avrebbe avuto grossi problemi a ritrovarlo, tant'è che quando Kyros tornò al controllo del proprio corpo, lei schioccò le dita.
    Abbassò lo sguardo su di lui con aria soddisfatta, per poi annuire debolmente.
    Adesso era sicura di sapere chi era e come si chiamava, assieme a Chtulhu era uno dei pochi che tra i suoi fratellini e migliori amici aveva una certa nomea, per così dire.

    Nyarlathotep.

    Era la prima volta in assoluto che pronunciava il suo nome, tuttavia non sbaglio una singola sillaba nè tanto meno parve spaventata dal pronunciarne il nome.
    Inoltre sembrava essere meno nervosa rispetto a prima, probabilmente perchè stava iniziando a notare come Nyarl riuscisse ad emergere anche senza il consenso dell'altro, il quale dal suo canto, pareva ogni volta più spaesato.
    Comunque sia dopo aver pronunciato il suo nome, rimase ad attendere, paziente, che Kyros riprendesse la parola. Dopotutto fintanto che non avesse compreso come uscire di li, si poteva dire che avevano tutto il tempo del mondo per parlare.
    E lei per conoscere il suo nuovo fantastico amico.
    La provocazione dell'altro le arrivò diretta e chiara come non mai, tuttavia forse a dispetto di quanto ci si poteva aspettare, non reagì in malo modo.
    Molto semplicemente lo guardò dritto negli occhi per poi lasciarsi scappare una mezza pernacchia dalle labbra, evidentemente divertita, per poi esplodere in una risata fragorosa e genuina, tale e quale a quella di una bambina. Lentamente questa iniziò a scemare via, mentre lei rimaneva sorridente a guardarlo con le ginocchia che venivano avvicinate al petto, le dita intrecciate le une tra le altre.

    Kyros non è bello giocare su cose così importanti! Un'altra persona ci sarebbe cascata nel tuo scherzo, e magari ci sarebbe rimasta anche male! Non si fa!

    Nonostante il tono deciso era estremamente serena e tranquilla, quasi fin troppo.
    Ora però restava da chiedersi.. Come faceva a conoscere certe cose?
    Ben presto decise di rendere partecipe di questa cosa il ragazzo, d'altra parte se il suo padre d'origine aveva deciso di concederle per quell'occasione quel sapere, era perchè lo condividesse. Al contrario non le era chiaro perchè non le avesse parlato lui di Nyarl, tuttavia non sempre le spiegava tutto. A volte le poneva indovinelli, e lei doveva imparare.
    Con ancora le manine unite e le dita intrecciate, iniziò a recitare quello che parve un verso, mentre la sua figura veniva leggermente alterata.
    La veste che portava indosso parve come divenire più grande, l'armatura farsi eterea e una serie di bende quasi fossero state catene, che erano attorcigliate attorno ad alcune sue parti del corpo.
    Inoltre la differenza di colore tra le sue iridi si fece decisamente più pronunciata, facendo arrivare quello che era castano scuro quasi ad un rosso sangue.
    Infine alle sue spalle, per quei brevi istanti, parve come apparire una presenza. Un unico occhio che osservava, mentre la sua conformazione fisica era tutt'altro che logica. Quasi uno spettro stesse vegliando su di lei.

    [X]Il Padre conosce il cancello. Il Padre è il cancello. Il Padre è la chiave e il guardiano del cancello. Passato, presente e futuro sono tutt'uno nel Padre. Il Padre sa dove gli Antichi irruppero in passato, e sa irromperanno ancora in futuro. Il Padre sa dove gli Antichi hanno calcato la Terra e in che tempo, e dove ancora la calcheranno, e perché nessuno può contemplarli mentre camminano.

    Come terminò di dire quelle parole tutto tornò normale e tranquillo, quasi non fosse accaduto nulla.
    Lei semplicemente si limitò a prendere un bel respiro, per poi sciogliere le dita intrecciate e tornare ad appoggiarsi con i palmi sulla superficie inesistente al di sotto di lei, con le gambine che nuovamente ciondolavano nel vuoto.
    Nulla di tutto quello che avrebbe potuto vedere nel frangente cui la bambina aveva recitato quei versi, sarebbe rimasto in seguito. Difatti ora appariva esattamente come pochi istanti fa, l'armatura indosso e solamente loro due.

    Tutto chiaro? Per questo so che stavi scherzando! Quindi perchè non lo lasci andare e lo fai rimanere con me, Nyarlathotep? Così potremmo parlare e diventare migliori amici come con gli altri! Tante a te non piace, no Kyros?

    Affermò con un sorrisetto sulle labbra, inclinando leggermente la testolina di lato. Il problema era che sembrava realmente intendere quanto avesse chiesto, veramente voleva che lo liberasse e lo lasciasse con lei, il desiderio era vivo e acceso nel suo profondo, si vedeva chiaramente. Non stava scherzando, affatto.
    Forse il giovane non poteva comprendere a chi appartenevano le parole dette prima ma Nyarl sì, e la cosa ironica era che nemmeno Jeeza sapeva a chi si riferivano nè effettivamente cosa volevano dire, non del tutto almeno. Semplicemente le erano state trasmesse da colui che tutte le notti, in tutti i sogni le parlava e le poneva indovinelli.
    Non si poteva spiegare, nemmeno lei poteva. Alcune cose che le sapeva e basta, e a volte sentiva il bisogno di condividerle.
    E così era stato.


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    Jeeza ancora una volta reagì in maniera del tutto imprevedibile. Kyros si aspettava che sbottasse, che di fronte alle sue ultime parole la bambina rispondesse in un certo senso alterata, o che almeno comunque rispondesse. Lei invece si limitó a rimproverarlo per la scortesia, prima di far mutare tutta la zona attorno a sè e mutare anche se stessa.

    COSA?!
    Il Gemini dorato era del tutto spiazzato: non avrebbe mai immaginato che tanta follia potesse essere contenuta in una ragazzina così piccola e carina. Eppure... Ce l'aveva davanti. Era proprio lì davanti ai suoi occhi e stava cantilenando versi su un fantomatico Padre. E non sembrava riferirsi a Gabriel.

    ...quella bambina era un vero e proprio mostro.

    Giunse addirittura, una volta riportato tutto alla normalità, a chiedergli di consegnarle Nyarlathotep.
    MA SCHERZIAMO?! Faccio già fatica a contenerlo, io... Lei ne verrebbe completamente sopraffatta, senza contate che gli lascerebbe fare qualsiasi cosa in nome di chissà quale brillante amicizia o legame! Scordatelo, piccola..

    Stavolta non avvertiva particolari fluttuazioni, stava riuscendo a rimanere se stesso, e anzi stava facendo schizzare la sua mente più velocemente possibile su quanti più scenari poteva: doveva assolutamente tornare a casa, era il momento di uscire da quella dimensione onirica prima che fosse costretto a fare qualcosa che non voleva e probabilemente non sarebbe riuscito a fare: eliminarla.

    Dimmi, Jeeza: hai capito che non vado d'accordo con il tuo amico, ma proprio per questo.. Pensi che se fossi in grado di espellerlo non l'avrei già fatto? Mi dispiace molto, piccola, ma se anche volessi, cosa che non corrisponde alla verità, non potrei accontentarti.

    In quel preciso istante la voce di Nyarlathotep emerse autonomamente: non stava prendendo il controllo stavolta, si limitó a parlare per raggiungere Jeeza:
    Ha ragione, piccola Jeeza, e inoltre ho bisogno di lui, sono io stesso a doverti dire di no.

    Kyros era contemporaneamente spaventato e sollevato per l'intervento dell'araldo del Caos, perchè aveva personalmente fermato Jeeza ma aveva dichiarato apertamente di avere questioni in sospeso con lui.

    C'era solo da sperare che la piccola prendesse bene la decisione, a questo punto.

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    Da che era pimpante come sentì la risposta di Kyros parve come bloccarsi, abbassando le palpebre e guardandolo fisso fisso negli occhi, mentre un sorrisetto malizioso andava dipingendosi sulle sue labbra.
    Di sicuro non stava pensando nulla di buono, tuttavia per fortuna di entrambi come sentì anche la risposta di Nyarl ecco che abbandonò quel modo di fare, sospirando pesantemente e lasciando cadere le spalle verso il basso.
    Il capo fu lasciato cadere in avanti pesantemente, segno evidente che non aveva più voglia di continuare o insistere.
    C'era da chiedersi che cosa aveva iniziato a progettare quando solo Kyros le aveva risposto, anche se in ogni caso sembrava aver abbandonato anche quell'idea qualunque essa fosse stata.
    Se era il suo nuovo amichetto a non voler andare a giocare con lei, allora non poteva farci nulla. A differenza di quel ragazzo di sicuro non si sarebbe mai permessa di costringerlo, tutte quelle creature con lei erano libere e così sarebbero rimaste.
    Rialzò leggermente il capo riprendendo un poco a far dondolare le gambine nel vuoto, anche se ora lo guardava un po' imbronciata oltre che rattristita.

    Uff.. E va bene, che noiosi che siete!

    Ammise con tono lamentoso riportando entrambe le braccia in avanti per poi incrociarle sul petto, evidentemente seccata. Ormai aveva perso tutta quell'aria minacciosa e di inquietudine che fino a poco fa albergava attorno a lei.
    Evidentemente si era rassegnata.. Per il momento.
    Le dava veramente ai nervi l'idea di lasciarli andare e dire come fare per uscire di li, però anche volendo non avrebbe potuto tenerli in quel mondo per sempre, non era lei a controllarlo alla fin dei conti, fatta eccezione per il proprio mondo onirico che apparteneva alla sua mente.
    Insomma di sicuro ci avrebbero messo molto più tempo per capire come fare, però prima o poi se ne sarebbero andati comunque, e in ogni caso non voleva litigare con il suo nuovo amichetto!

    Non mi hai convinto, Kfios, però non voglio litigare. Mamma dice che è sbagliato.

    Affermò guardandolo senza troppi problemi, lasciando intendere comunque dal tono di voce distaccato che aveva appena usato che quella era più una scusa che altro, per nascondere effettivamente il fatto che lasciarli andare, fosse una sua decisione effettiva.
    Il nome del ragazzo inoltre sembrava veramente averlo storpiato senza farlo apposta.
    Sciolse le braccia inrociate tra di loro allungando poi una manina e indicando il vuoto alle spalle di Krios, quasi fosse ovvio che li dietro di lui c'era sempre stato qualcosa.

    Se volete uscire da qui dovete crearvi la porta. Lo sapete che state facendo la nanna, vero? Svegliatevi, decidete di svegliarvi e sarete di nuovo fuori. Niente porticine magiche o simili.

    Disse tornando a guardare per un attimo Krios, riferendosi evidentemente al suo tentativo di prima di uscire in quel modo.
    Sinceramente le faceva strano doverlo spiegare, era sempre stata la sola e unica a giocare in quel posto con i suoi amichetti e fratellini, era la prima volta che altre persone giungevano li e per giunta senza farlo apposta.
    Comunque sia dopo questo allargò le dita mostrando il palmo della mano e muovendo la manina, fece per salutarla con un sorriso divertito.

    E vedete di tornare qualche volta! Ah, e tu Nyarl disse guardando il corpo di Krios quasi fosse in grado di vedere chi altro c'era oltre lui Quando avrai finito con lui promettimi di venire a trovarmi! Voglio fare una promessa con te come abbiamo fatto con gli altri, e se non lo farai.. Ti verrò a cercare io.

    Le ultime parole per un attimo parvero come rivelarsi particolarmente dure, non una minaccia però quasi in un certo senso, magari non intendeva dare quell'impressione la piccola però poco ci mancava.
    Aveva scelto che un giorno sarebbe stato suo, e con la mentalità che si ritrovata in quanto bambina.. Beh, nessuno le avrebbe portato via il suo nuovo giocattolo.


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    Sembrava che stessero arrivando ad uno scontro: Jeeza era sul punto di esplodere e, a giudicare da quanto aveva mostrato poco prima, sicuramente non sarebbe stato un susseguirsi di capricci: se il Rarglove aveva capito qualcosa della bambina era che non avrebbe esitato un secondo a scatenarsi pur di ottenere ciò che voleva.
    Dal canto suo, lui non avrebbe voluto arrivare allo scontro, non per paura quanto perchè non sapeva se sarebbe stato capace di utilizzare tutto il suo potenziale sapendo che dall'altro lato c'era una ragazzina.
    Sarebbe stato un mostro con cui avrebbe faticato a convivere in eterno se l'avesse fatto, ma sapeva perfettamente che la realtà delle cose l'avrebbe costretto se lei avesse attaccato: non avrebbe potuto giocare a ribasso contro qualcuno con poteri simili ai suoi e probabilmente col solito tocco deviato dei black saints.

    Dannazione! Sta' calma, sta' calma.. si ripeteva, sperando di non dover entrare in modalità sopravvivenza. Sarebbe uscito sconfitto in qualsiasi caso, nel fisico o nella psiche.

    Per fortuna fu l'intervento di Nyarlathothep a riportare le cose in carreggiata, placando Jeeza. A quanto pareva quella bambina aveva molto a cuore i suoi fantomatici amichetti, quindi si mise momentaneamente l'anima in pace e anzi, dopo aver espresso il suo disappunto in maniera abbastanza naturale per un soggetto della sua età, suggerì addirittura come lasciare quel posto.

    Sono ancora addormentato! realizzò, non appena la ragazzina aprì bocca. Era più facile del previsto, ma doveva svegliarsi per concludere quell'incontro così scomodo.

    Nel frattempo che la sua mente correva da un ipotesi all'altra per cercare una soluzione che potesse interrompere il sogno, la bambina si rivolse al signore del caos, di fatto quasi minacciandolo e Kyros rabbrividì inconsciamente.
    Non sapeva se era più spaventosa quella ragazzina o l'idea che Nyarlathotep si imponesse per essere rispettato e farle vedere chi era al comando.

    Per fortuna dall'indesiderato ospite del suo corpo non sembravano arrivare reazioni particolari, quindi si limitò a congedarsi mentre continuava a cercare una soluzione.

    Mi dispiace che tu non sia soddisfatta, piccola, ma le cose non potevano andare diversamente. Spero che gli altri tuoi amici possano renderti felice e che continuiate ad andare d'accordo.

    Iniziò ad avvicinarsi lentamente, sperando di non stuzzicare troppo i sistemi di difesa della piccola, fino a tentare di accarezzarle la testa: in realtà ciò che provava era un estremo senso di tristezza. Così giovane e già tirata dentro a meccanismi così più grandi di lei ed immensamente pericolosi.

    No no no no, non posso ridurmi a fare il crocerossino! pensò, quasi potesse prendersi a sberle da solo mentre cedeva alla radice più profonda della sua natura.

    A dire la verità spero anche che tu possa imparare ad andare d'accordo anche con noi: molti meritano una possibilità, Jeeza. Non isolarti qui, puoi scoprire tante altre cose belle e persone con cui vale la pena passare il tempo e con cui potresti stabilire un rapporto proprio come con i tuoi amichetti. Beh, non proprio così, ma troverai sicuramente qualcuno pronto a difenderti e coccolarti spontaneamente.

    Sorrise, prima di iniziare a svanire.

    Si stava svegliando naturalmente, perchè aveva esaurito il sonno, o perchè aveva finalmente trovato un momento di pace in quel sogno così travagliato.

    Si stiracchiò qualche minuto, sperando di poter aver raggiunto qualcosa in Jeeza.

    Bel lavoro, ora mi sento come obbligato a tenere d'occhio quella ragazzina.

    Non era così perchè sarebbe potuta diventare una minaccia da non sottovalutare, quanto perchè nessuno meglio di lui poteva comprendere le ripercussioni di vivere a cavallo tra le realtà e, sapendo chi era a farlo oltre lui, non sarebbe riuscito a dimenticare e permettere che una bambina, qualunque fosse la sua vera natura, potesse perdere il senso della realtà. Non avrebbe permesso che avrebbe perso l'umanità, per quanto poca o nascosta fosse.

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