Maelstrom of Chaos: Hades Chapter

A TUTTI GLI SPECTRE

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    Nasir Samsu | Spectre di Shaytim {VIII} | Energia Viola

    MAELSTROM OF CHAOS: HADES CHAPTER
    post VI

    Bastava poco per rendersi conto di che persona - insopportabile - fosse Nasir, quante cose odiasse quell'uomo e quante cose lo portavano a comportarsi in maniera folle e irresponsabile. Odiava profondamente che gli venisse detto per filo e per segno cosa doveva fare ma non lo diede a vedere, la sua espressione restò immutata, solo qualche istante più tardi, quando Hades era ormai impegnato a giocare a chi lo aveva più grande si fece scappare un sorrisetto che trasmetteva sensazioni di disgusto e irritazione.

    Sensazioni ben diverse da quelle che aveva provato un attimo prima, quando Bheram e i geni in una riunione che s'era svolta nella sua testa avevano comunicato al Principino cosa era cambiato per lui. In quella sua visione aveva recuperato la memoria e poteva osservare i Jinn, li vedeva uno di fianco all'altro e come al solito fu Bheram a prendere parola.

    «Nasir saremo concisi» disse la donna «non so cosa sia successo sull'Obelisco di Mnar ma gli altri Jinn non riescono più a materializzarsi in questo mondo, nessuno di loro a parte me»

    Nasir li osservava e capì immediatamente che questo inconveniente non appariva un grosso problema per quegli spiriti, sembrava che avessero già architettato un sistema alternativo per aiutare il loro amico. Perché si, tra di loro non c'era alcun rapporto di sudditanza, alcuni erano stati costretti - in principio - altri si erano uniti a Nasir volontariamente ma col tempo, alla fine tra tutti loro si generò un legame estremamente forte. Un legame che non poteva essere paragonato a quello che lui aveva con Bheram.

    «E tu invece?» esordì quasi disinteressato lo Spectre «Non preoccuparti, per me è diverso, potrai ancora trastullarti con me» rispose Bheram con fare lascivo.

    Erano giunti ad una soluzione: i Jinn avrebbero prestato i loro poteri a Nasir. Avrebbero permesso al Signore di tutti i Jinn di usare i loro poteri come se fossero suoi ma uno per volta.

    Quando Nasir arrivò vicino a Gorth aveva imparato a distinguere le luce, a capire che il Viola rappresentava il colore degli Spectre, il bianco quello delle Anime e il Nero quello della corruzione. Si fermò un istante a guardare il suo compagno di squadra, lo osservò e capì. Molte cose stavano per cambiare ma in quel momento c'era un Universo da salvare, un Regno da riconquistare.

    «Gorth, c'era bisogno davvero di distruggere mezzo Tribunale? Da te mi sarei aspettato qualcosa di diverso», cominciava Nasir, faceva il suo ingresso in campo scoccando una freccia che non avrebbe mai raggiunto il bersaglio. Conosceva troppo bene Gorth e lui conosceva bene Nasir, sapeva che dietro quel suo fare v'era un guerriero come pochi.

    «Gorth, azzera il cosmo, fingiti morto fai quello che ti pare ma non farti scorgere, seguimi e quando sarai pronto uccidi»

    Sapeva bene che aveva al suo fianco la Morte, sapeva bene che l'alito gelido di Druji lo avrebbe accompagnato fino ad arrivare al suo obbiettivo e sapeva fin troppo bene che insieme quei due erano inarrestabili. Nasir si mosse, avanzava verso il suo obbiettivo, inutile cercare di bloccarlo o ingannarlo conosceva il suo opponente, lo aveva visto e lo vedeva nella sua reale forma: una chiazza nera che presto sarebbe stata annientata.

    Si avvicinò senza pronunciare alcuna parola, odiava parlare quando combatteva, consumava inutili energie. E fu allora che cominciò la lotta, fu allora che Nasir, venne invaso dai Jinn che lo accompagnavano da secoli, fu allora che capì cosa intendevano con 'prestare'. No, non stavano prestando niente, si impossessavano del corpo del Principe e tramite esso usavano i loro poteri. Bella merda pensò il Principino, solo diverso tempo dopo avrebbe compreso quanto grande fosse stato quel mutamento.

    Combatteva con foga e determinazione.
    Si dimenava, saltava, evitava attacchi, evocava poteri differenti. Tutto inutile. Quello che aveva di fronte era troppo per lui ma Nasir questo lo sapeva, voleva portarlo ad essere arrogante, ad esser certo di avere la vittoria in pugno. Non emise alcun grido nemmeno quando il suo avversario gli lacerò il volto, non disse nulla quando sentì le costole spaccarsi, il braccio destro piegarsi in maniera innaturale e le due spade cadere.

    «Sei finito»

    Il tempo si fermò.
    Non fu Naima ma Khordar a bloccare la realtà, la bloccò per tutti tranne che per Gorth. Nasir non era abbastanza forte per tenere quel blocco a lungo, un istante un attimo in cui si giocava tutto un momento in cui si sarebbe visto se la Morte era veramente alle sue spalle se la falce si sarebbe calata in maniera inesorabile sulla testa di quel nemico.

    Cadde a terra Nasir, svenne.

    narrato | « parlato » | « bheram » | telepatia
    D7KzfVe

    Riassunto Azioni

    STATUS FISICO | buono
    STATUS PSICOLOGICO | in ottimo stato
    STATUS SURPLICE | intatta

    FEEEEEEEEEELS!
    Abilità
    KISMET | Nel corso dei secoli Nasir si è spostato svariate volte tra il mondo degli uomini e quello dei Geni. In principio questo gli ha creato non pochi problemi in quanto ciò che vedono i Jinn è ben diverso da ciò che riescono a vedere gli uomini. Col tempo la sua visione delle cose è mutata, è riuscito a comprendere in che modo i Jinn vedono, attraverso il loro potere e tutto questo tempo lo ha reso molto simile ad un Genio. Ora le sue percezioni sono tali da permettergli di vedere ciò che è nascosto, occluso alla vista degli uomini. Tutto ciò, unito ad una capacità analitica e una conoscenza molto vasta gli permette di riconoscere e stimare un pericolo semplicemente guardandolo per qualche istante. Questa capacità permette di fatto a Nasir di comprendere la natura di una tecnica o capire un movimento semplicemente osservando. Ciò ovviamente non lo rende infallibile ma permette a Nasir di prepararsi ad uno scontro nel migliore dei modi.

    AZAD & SEPHTIS | Si tratta essenzialmente di una coppia di spade persiane che sono da sempre accompagnano Nasir: esse rappresentano l'arma principale con cui lui combatte. Queste due spade dalla lama ricurva sono una diversa dall'altra anche se le due vi sia una certa assonanza. Azad - che in significa Libertà - viene impugnata generalmente nella mano sinistra ed ha una lama lunga circa 85 cm, il lato interno della lama è lineare ed adatto al taglio mentre la parte esterna, per metà è lineare e per metà è seghettato in modo tale da poter strappare letteralmente la carne quando si usa il rovescio della stessa. La seconda spada ovvero Sephtis - che significa morte eterna - ha un lama leggermente più corta ( 72 cm ) ma in compenso è leggermente più larga permettendo fendenti e colpi molto più potenti. La combinazione di queste due armi, accompagnate da una maestria con la spada davvero invidiabile rendono Nasir un combattente di altissimo livello, capace di uccidere anche gli avversari più forti con un solo fendente.

    MAJEED | Un tempo Nasir, grazie a ciò che avvenne nello scontro con Iblis, aveva la capacità di richiamare sul campo di battaglia dei Jinn, i quali combattevano in nome suo ma col tempo - in particolare con l'avvento dell'Armageddon - questa sua capacità venne meno; fu allora che grazie all'intervento di Bheram i due riuscirono a trovare una soluzione alternativa a quel problema. Le essenze dei Jinn vennero imbrigliate ed incanalate in potenti oggetti che facevano da tramite tra tali entità e Nasir. In questo modo egli non fu più in grado di richiamarli dal loro mondo ma ne usava le capacità richiamando il loro potere, la loro essenza dentro il suo corpo. Questa capacità, per quanto particolare è comunque da considerarsi una variante di evocazione che potremmo definire trasmutazione; nello specifico lo spectre e il Jinn diventano una cosa sola permettendo al Principino di usare le capacità uniche dell'evocazione. Ovviamente gli usi di tali capacità sono basilari ed è possibile usare sempre e comunque una evocazione alla volta, bloccando di fatto però l'uso di evocazioni per richiamare i Jinn sul campo o per creare armi e armature.
    Tecniche

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    ~ Maelstrom - VI ~






    *La voce di Nasir lo trascinò fuori dall'ira.
    Era strano, qualcosa nel suo compagno era diverso, mutato.
    Non disse nulla, lo lasciò parlare, mentre attorno a lui gli effetti del necrocosmo continuavano a consumare quella parte di Tribunale.*

    Cosa? Ingannare... ingannare me!

    *Stringe i pugni nuovamente.
    Quell'avversario si stava rivelando qualcosa di estremamente ostico.
    Avrebbe dovuto prevederlo... se la Corruzione l'aveva mandato a conquistare la Dimensione Infernale non doveva essere uno dei suoi tanti servitori.

    Senza indugi eseguì gli ordini di Nasir, sfruttando i propri poteri fino a scomparire ai sensi di chiunque.
    Come uno spettro seguiva il compagno, come un serpente nascosto pronto a colpire.

    Studiò attentamente i movimenti dell'Evocatore, il tipo di energia che lo animava, la quantità del suo potere... eppure qualcosa in lui lo rendeva estremamente difficile da "leggere".
    Un mantello e un cappuccio coprivano la sua figura di un rosso acceso. Ombre oscuravano il suo viso, mentre le mani erano lunghi artigli neri.

    Nasir era indebolito, chissà cosa aveva appena affrontano nell'Obelisco, mentre il loro avversario sembrava fresco come una rosa.
    Poi tutto si fermò.
    Sentì il Tempo frenarsi di scatto, stridere come un pesante mezzo che frena di colpo.
    Impugnò la spada con entrambe le mani e, roteandola sul capo per dare al fendente ancora più forza, la calò in diagonale sulla spalla sinistra dell'Evocatore, con l'evidente intento di tagliarlo in due.

    La lama affondò per tutta l'altezza della spalla per poi bloccarsi.
    Il tempo riprese a muoversi così improvvisamente tanto da far barcollare lo spectre.
    Le urla dell'Evocatore erano assordanti, mentre la lama della Morte continuava a far fluire il suo oscuro potere nel suo corpo.

    La sua voce...

    La voce dell'avversario era strana, era come l'unione di molte voci...
    Proprio mentre cadeva sulle ginocchia e la vittoria sembrava a portata di mano la sua energia prese a crescere a dismisura.
    Gorthaur cercò in vano di estrarre la lama per mettersi in salvo. Le carni in cui era confitta non volevano lasciarla andare.
    Prima dell'inevitabile riuscì a volgere la mano sinistra verso Nasir, riverso al suolo, e a generare un Nasu simile ad un enorme verme, che inghiottì il compagno portandolo in salvo.
    L'esplosione lo scagliò diverse decine di metri lontano, facendolo precipitare con estrema violenza sulla sabbia grigia, alzandola in una vasta nube.

    Riaprì gli occhi.
    A stento sentiva le braccia, usate come scudo di fortuna.
    La schiena era un ricettacolo di dolori, mentre la surplice sembrava aver retto abbastanza bene, salvo per alcune crepe profonde sui bracciali.
    Con un colpo di reni si rimise in piedi, stringendo i denti per trattenere un gemito.
    Mentre agitava le braccia per riprenderne il controllo cercò di scrutare oltre la densa nube di polvere. Sentiva qualcosa, ma la nebbia rimaneva lì, immobile ...

    Anche questa è un'illusione?

    Il contatto della lama con la carne dell'Evocatore gli permetteva di capire esattamente dov'era, non avrebbe più potuto mascherarsi con l'inganno.
    Il sacrificio di Nasir non era stato inutile, anzi.
    Ora stava a lui sfruttare il vantaggio.

    Un fruscio e un'ombra spezzarono la grigia monotonia di quel muro, poi ancora e ancora, fino a che fu circondato.
    Con foga incredibile un'orda di corrotti fu su di lui.
    I primi furono rapidamente eliminati dallo sciame di mosche demoniache che vomitò dalla bocca, ma la seconda ondata iniziò a risultare un problema.
    Erano velocissimi e Gorthaur non aveva ancora ripreso completamente l'uso delle braccia e richiamare quei Nasu era stato più difficile del solito.
    Non voleva consumare troppe energie contro dei servi, avendone ancora poche a disposizione.

    Devo fare qualcosa...

    Con il braccio sinistro, quello meno malandato, scagliò al suolo una sfera di energia oscura che eruppe tutto attorno, divorando buona parte del muro di nebbia e dei corrotti... ma qualcosa l'afferrò subito dopo per le ali della rusplice, scagliandolo ancora e ancora al suolo.
    Quando riuscì a rialzarsi vide un corrotto simile ad un enorme insetto con la faccia di bambino. Aveva sei braccia e sei zampe.
    Il necrocosmo aveva eroso buona parte dell'esoscheletro, ma sembrava ancora in buona forma fisica.

    Non ho altra scelta.

    Si concentrò, per richiamare le anime ed i Nasu al suo servizio, quando capì.
    Un sigillo l'aveva avvolto recidendo il suo legame con le sue creature, opera del suo avversario che ghignava oltre la nube.

    Sei solo, Spectre?

    Le voci dell'Evocatore erano nella sua testa, che lo canzonavano.
    Era chiaro ora.
    Odio aveva conquistato l'Averno... Solitudine avrebbe conquistato la Dimensione Infernale.
    Era rimasta lì per tutto il tempo, facendoli combattere contro ombre ed evocazioni, mentre accumulava potere.
    Un potere enorme, ma non ancora divino.
    Forse il sacrificio di Pandora e Modrock avevano interrotto il suo banchetto... ma se Gorthaur fosse caduto tutto sarebbe stato inutile.
    Si portò con un potente colpo d'ali sopra il corrotto, tagliandolo in due grazie agli artigli carichi di necrocosmo e con un altro battito d'ali si portò sopra la nube, pronto a scagliarsi sul suo avversario come aveva fatto contro la sua illusione.

    Ora nulla ti salverà dalla mia lama...

    L'arma si formò nelle sue mani e come un falco piombò sull'Evocatore che risposte schermandosi con decine di spade dalla rozza forma, rette da altrettante braccia che come tentacoli uscivano dal fondo della sua veste.
    Gorthaur cercava in tutti i modi di spingere la sua lama oltre quelle difese, ma la forza dell'avversario era troppa.

    Non puoi nulla contro di noi... sei solo, mentre noi siamo una moltitudine...

    Rise, o meglio, risero tutti, in una risata assordante, che rendeva ancor più insopportabile lo sforzo dello spectre.
    Dalla schiena di Solitudine nacque un'altro braccio nero, che portava un'altra lama.

    Presto ti unirai a noi...

    La lama calò con una velocità impressionante, pronta a trafiggere il viso dello spectre, che in un ultimo disperato tentativo di resistenza mosse le ali della surplice davanti a sè.

    Poi tutto fu buio.

    La coscienza di Gorthaur era flebile, circondata dall'immensa mente alveare della Corruzione, che nella Solitudine aveva la sua manifestazione nella Dimensione Infernale.

    Era riuscito a difendersi dalla lama?

    Non lo sapeva, non sentiva più il suo corpo... poi il buio fu lacerato da una luce bluastra e fretta.

    Eccola... che stia per distruggere anche la mia essenza?

    No, quella lama era diversa. Più lunga e di una fattura ben più sofisticata.
    Rune blasfeme decoravano la superficie.
    Rune che conosceva bene.

    Era la spada di Ade.

    La voce del dio spazzò via ogni altra presenza nella mente dello spectre.

    Se mi aiuterai a superare mio fratello, ti permetterò di riavere ciò che ti è stato sottratto.
    Accetti ...?


    Quella promessa, fatta millenni prima. Era dunque solo un ricordo ciò che vedeva? L'ultimo disperato tentativo del suo pensiero di mantenersi integro?

    Hai compiuto la tua parte del patto, ora compirò la mia.

    No, era veramente lui e la sua spada calò per colpire lo spectre.
    Qualcosa attorno alla sua essenza si ruppe.
    Si sentì come un fiume che supera i suoi argini, spezzandoli.
    Un fiume di ricordi, di memorie, un fiume che rischiava di annientarlo.
    Migliaia di immagini lo stavano colpendo come variopinti e cangianti chicchi di grandine.

    Il suo corpo era riverso al suolo, di nuovo scagliato come una bambola di pezza.
    Le ali della surplice erano infrante ed il viso era lacerato dai loro frammenti.
    Gli occhi erano spalancati e vitrei.
    Una nuova orda di corrotti si stava avvicinando a lui ed iniziarono a colpirlo selvaggiamente.
    La surplice, di sua autonomia, fece scendere la visiera dell'elmo, ma presto di Gorthaur non sarebbe rimasto che un ammasso di carne tumefatta.

    Dolore...

    Pandora...

    Il dolore, sì.
    Il dolore fu come una fune gettata ad un naufrago.
    Il dolore gli riportò alla mente il ricordo di Pandora, che nacque e morì nel dolore, sua arma suprema.

    Gli altri ricordi lo attiravano come sirene, promettendogli la conoscenza che tanto desiderava, ma ormai la sua coscienza era avvinta a quella fune, a quel filo che l'avrebbe condotto oltre il labirinto.


    In un violento spasmo il suo corpo liberò un enorme quantitativo di energia caotica, che andò a generare un vortice violaceo che cancellò dall'esistenza i servi di Solitudine.
    Una forza invisibile sollevò lo spectre, il cui corpo iniziò a mutare.
    Gli occhi non erano più vuoti, ma colmi di consapevolezza e determinazione, fessure sull'abisso del tempo.
    Levitando si rimise in posizione eretta, mentre rimirava quel tornado.
    Uno sguardo attento poteva cogliere sulla sua superficie migliaia e migliaia di anime danzanti che urlavano la loro ira, pronte alla guerra.*

    Io non sono Solo... io sono in ogni cosa che esiste... io l'accompagno ed ogni cosa alla fine giunge a me, per abbracciare la sua libertà.
    Anche tu... anche la Corruzione... tutto in fine incontra me.


    *La voce dello spectre era cambiata, divenuta - se possibile - ancor più terrificante.

    Il fastidioso suono del metallo che si spacca attirò l'attenzione di Gorthaur.
    La surplice non era in grado di contenere la sua forza.
    Teoricamente questo non poteva essere possibile, ma non era il tempo delle domande.
    Avrebbe eliminato il suo avversario senza l'ausilio dell'armatura.
    Allargò le braccia liberando la corazza che andò a ricomporsi per poi svanire.

    Tendendo gli arti tesi aprì le mani, sorridendo.*

    Venite a me, figli miei.

    *Il vortice prese a ruotare all'inverso e l'energia iniziò a fluire nel corpo dello Spectre, fino a venir completamente divorata.
    La sua pelle era grigia, solcata da piccoli simboli azzurri. I capelli erano fialmenti eterei e dalle sue scapole uscivano strani tentacoli della stessa consistenza simili ad ali.
    Solo la parte inferiore della tunica, lacera e logora, gli copriva le gambe.

    La Solitudine si fece più grande, il mantello sembrava ora fatto di sangue caldo che colava in continuazione per coprire quel corpo aberrato.*

    Chi sei tu?

    *Chiesero quelle moltitudini colme d'ira.

    Gorthaur fissò per qualche istante le sabbie di quella distesa desolata come a cercare in esse la risposta a quella domanda che per secoli lui stesso continuava a porsi, poi sollevò lo sguardo inespressivo.*

    Io sono Morte, Distruttore di Mondi.

    *Lo sguardo dello spectre riuscì finalmente a penetrare l'avversario, districandosi in quel cumulo di anime corrotte e frantumate. Vide il nucleo, vide la sua fragilità.*

    Sono io che ho preso chi amavi, io ti ho reso Solo, lascia che ripari alla mia colpa... conducendoti a loro.

    *La Solitudine esplose letteralmente, mostrandosi per ciò che era.
    Un ammasso di carne, nera come la pece, che disegnava una grottesca forma umanoide, si stagliava ora innanzi a Gorthaur.
    Era dotata di decine e decine di braccia, composte a loro volta da altri arti, la cui consistenza richiamava quella del fango.
    Il manto di sangue era ora sulle spalle e su quell'orribile viso composto da altri visi.*

    Noi non siamo uno, noi siamo molti! Non siamo più soli! Tutti sono uniti dal Vuoto, tutti siamo un unico pensiero! Siamo infiniti!

    *Le loro urla scossero con tale violenza il silenzio delle Distese Grigie da farne vibrare la sabbia.
    Dal nulla apparvero quelli che dovevano essere una sorta di viverne, ma nere e cariche di Corruzione.
    Presero il volo verso Gorthaur che in tutta risposta fece sorgere dalla sabbia un vortice di ossa che andarono a comporre, a mezz'aria, un enorme drago non morto, nella cui cassa toracica pulsava un nucleo nero.
    Le due evocazioni iniziarono a scontrarsi colmando il cielo plumbeo e monotono di quel Pianeta di tuoni e ruggiti.
    Gli avversari mutarono numerose volte le loro creature, ora serpi di fuoco, ora spettri famelici, trasformando il campo di battaglia in un'orgia di orrori senza nome.

    Lo stallo fu rotto da Solitudine che, approfittando della rovinosa caduta delle ultime loro creazioni, piombò su Gorthaur investendolo di centinaia e centinaia di attacchi.
    Le sue braccia si muovevano alla velocità della luce, cercando di superare le difese dello spectre, che muoveva le sue per deviare il più possibile quei violentissimi colpi, sfruttando la forza stessa dell'avversario.
    I pugni micidiali si schiantavano al suolo, creando voragini ed esplosioni di polvere... da cui saltò fuori Gorthaur, impugnando due lame cariche di necrocosmo.

    L'attacco era del tutto simile al precedente, salvo la fine.
    Approfittando dell'apparente prevedibilità evitò lo scudo di lame di Solitudine scansandolo in volo, portandosi al suo fianco e calando su di esso entrambe le armi.
    Solitudine generò altre quattro braccia. Le prime due furono tranciate di netto, mentre le altre riuscirono a intercettare il colpo.
    Le lame continuarono ad incrociarsi coprendo ogni cosa con il loro incessante clangore. I corpi dei contentendi si riempirono presto di sangue, così come la sabbia sotto di loro. Nero il colore di entrambi ed ugualmente mortifero.

    L'Avatar della Corruzione riprese il controllo dello scontro generando sempre più arti e sempre più lame, costringendo Gorthaur alla difensiva. Lo spectre mutò le sue spade in un'unica arma a due lami che iniziò a roteare alla velocità della luce, deviando ogni attacco avversario, riprendendo così ad avanzare.
    Solitudine dal canto resasi conto dell'inutilità dei suoi attacchi ne scagliò uno singolo, colpendo con tutte le alme un unico punto: l'impugnatura dell'arma di Gorthaur, infrangendola.

    L'esplosione che ne seguì scagliò al suolo entrambi i contendenti, che subito si rialzarono.
    Una furia cieca animava l'Avatar, che fu di nuovo sul suo avversario disarmato, pronto a calare su di esso le decine di lame.
    Gorthaur sollevò gli avambracci avvolti di necrocosmo a simulare una difesa, quando dalla sabbia sorsero innumerevoli e lunghissimi arti scheletrici che andarono a bloccare ognuna delle braccia di Solitudine.

    Prima che l'avversario potesse fare alcun chè, lo spectre aprì gli avambracci giunti liberando l'energia accumulata su di essi in una croce di necrocosmo che investì in pieno l'addome dell'Avatar, che scagliò un urlo altroce, talmente forte da stordire per una frazione di secondo Gorthaur.
    Un tempo sufficiente per Solitudine che riuscì a liberarsi dalla morsa scheletrica sacrificando i suoi arti, che furono subito sostituiti da altri.

    Con un gesto della mano destra Gorthaur spazzò via sia le braccia scheletriche che i resti del suo avversario.

    Non possiamo... non possiamo essere sconfitti...

    Solitudine ansimava, stringendosi l'addome. La ferita continuava ad estendersi per l'effetto divorante del Necrocosmo. Tuttavia era ben lungi dall'essere vinto.*

    NON POSSIAMO!

    *Gorthaur rimase in silenzio ad osservare il suo avversario che allargava le braccia, puntando i suoi orridi artigli verso di lui.*

    Noi dobbiamo eseguire la nostra missione... SPAZZEREMO VIA OGNI COSA!

    *Un'energia terrificante, un'onda nera e rossa, iniziò a sprigionarsi dall'avatar e a concentrarsi sulle decine di palmi.
    Lo spazio attorno a lui si stava contorcendo dal dolore e la sabbia si stava alzando in onde, simile ad un mare sconvolto dai venti.*

    Nessuno disferà ciò che io ho fatto.

    *Con quel sibilo Gorthaur annunciò la sua risposta ed iniziò a sollevarsi, sorretto dalle sue ali eteree.
    Le 108 Stelle che brillavano sul cielo della Dimensione Infernale iniziarono a bruciare di una luce sempre più intensa e tetra.
    Una nube nera cominciò a formarsi sotto di lui e a vorticare, alzandosi in numerosi pennacchi fino a genera 108 globi carichi di necrocosmo.
    Attorno allo spectre il terreno si disfaceva e si decomponeva sempre più, fino a che gli effetti collaterali delle due energie si incontrarono producendo un caos ancor più terribile.
    Blocchi di terra si alzarono e si frantumarono in centinaia di altri frammenti, nubi di polvere danzavano una danza di dolore e morte, mentre l'aria stessa gridava il suo terrore.
    Un magma nero si estendeva sotto i due contendenti, pronti entrambi a scagliare il loro attacco più potente.
    Raggi rossastri, carichi della forza della Corruzione, eruppero dai palmi di Solitudine, nello stesso momento in cui le sfere oscure di Gorthaur si staccarono da lui e si lanciarano verso la fatale collisione.

    Una cupola nerastra si estese dal punto dell'impatto, avvolgendo ogni cosa per centinaia di metri. Le sabbie furono spazzate via mostrando il terreno lunare sotto di loro, infranto e divorato.
    Se ci fossero state costruzioni o altro in quelle distese sarebbero state letteralmente cancellate... ma c'era solo il nulla a far da testimone a quello scontro.

    Sul fianco esterno dell'immenso cratere era steso un ragazzino, coperto da stracci rossi.
    Ansimava e aveva gli occhi sbarrati, terrorizzati.*

    Non sento nessuno... dove sono i mei amici? Dove sono?! Mamma?!

    *Eccolo il ricettacolo della Solitudine.
    La Corruzione si era alimentata del suo sentimento e ne aveva fattu un focus attorno a cui creare un suo Avatar.

    Le lacrime rigavano il giovane viso, quando i suoi occhi incontrarono quelli di Gorthaur.
    Lo spectre era accanto a lui, ancora vestito di quella forma eterea e misteriosa.*

    Il tuo signore li ha uccisi assieme a molti altri... egli ti ha reso solo, ti ha reso schiavo... ma io sono Morte e il mio amore è infinito e non lascio solo nessuno.
    Io accompagno tutti, sono l'ombra che tutto osserva, che monda le anime dai loro dolori e li conduce alla libertà finale.


    Gorthaur si chinò su di lui tendendogli la mano.

    Io ti condurrò da loro...

    Il ragazzo prese la mano e spirò con un sorriso, finalmente libero.
    Non avrebbe subito condotto la sua anima nel suo regno, doveva studiarla, capire l'influenza che la Corruzione poteva ancora avere su di lui.
    Poi si sarebbe ricongiunto ai suoi cari e sarebbe stato con loro, e con Gorthaur, per l'eternità.*

    Baoht Z'uqqa-Mogg

    *Il Nasu rispose subito, materializzandosi accanto al suo signore.*

    Conduci in un luogo sicuro questo corpo e dai ogni assistenza necessaria ad Ade.
    Comunica a Tiberius di tenere ad ogni costo la posizione.
    Nessuno deve uscire dal Cielo dell'Averno.


    *Il demone si limitò ad annuire e di nuovo scomparve.*

    Ora devo anda...

    *Le parole si fermarono nella gola dello spectre che crollò al suolo.
    Il suo corpo iniziò a tornare normale e le sue energie stavano via via svanendo.
    L'utilizzo di tutta quell'energia l'aveva quasi distrutto, inoltre il suo corpo era letteralmente martoriato.
    Il sigillo era rotto ma non era ancora pronto a sfruttarne a pieno i benefici.
    Doveva recuperare completamente la sua memoria... ma quello che contava era la battaglia ed il suo esito.

    In ginocchio richiamò con un ultimo sforzo la sua malconcia surplice... doveva andare ad assistere il suo signore e a sincerarsi che Nasir si fosse ripreso, ma tutto quello a cui andò incontro fu l'oblio.*





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    Ω Legenda: *Narrato* Pensato Parlato

    Ω Surplice: Druj Nasu, Liv VI

    Ω Energia: Viola [Suprema Temporanea]

    Ω Riassunto: Seguo Nasir e colpisco l'Evocatore che però è troppo potente e mi mena. Grazie allo stratagemma di Nasir però non può più nascondersi, Ade mi boosta, ci meniamo di brutto con quello che si scopre essere Solitudine e vinco dando fondo a tutte le mie forze.

    Ω Stato: Privo di energia e di sensi

    Ω Abilità: Un po' tutte, ho considerato il potenziamento a suprema per creare combinazioni e potenziamenti delle tecniche di base

     
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    ☣ Maelstrom of Chaos: Hades Chapter
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    L'impatto fu simile a quello di due treni merci che impattano alla massima velocità uno contro l'altro, di punta, senza dare una minima possibilità al destino per evitarsi in qualche modo.
    La cosa divertente è che il tutto avvenne pochi metri al di sopra delle teste di Grim e Kasimir.
    Il texano istintivamente si portò le mani sopra la testa in un umanissimo quanto inutile tentativo di proteggersi da quello che se l'avesse colpito lo avrebbe ridotto in omogeneizzato per neonati.

    Ringraziò il suo Dio mille e più volte quando lo vide piazzare un potentissimo gancio dritto nel petto dell'enorme diablos recentemente creatosi dietro di loro.
    Quando sentì il pesante botto Ethan aprì gli occhi, solo per vedere un enorme corpo composto da orribili pezzi di carne e ossa amalgamati alla peggio maniera, era terrificante, e pericoloso. Cosa più importante, i due falsi Pandora e Modrock erano scomparsi. Si era fatto fregare con la sua stessa moneta. Ottimo. C'era una cosa però che gli mantenne elevato il contatore della speranza.

    Loro avevano un gigante, avevano un intero esercito.
    Ma i cavalieri purpurei avevano Hades, che per i meno letterati era un Dio. Un vero e proprio Dio in carne e ossa, infuriato e imbestialito come non mai.

    “Tu. Sali sulla mia spalla.”

    Jqxt1hX
    Ramin Djawadi - Pacific Rim Theme



    La mente del Gashadokuro fece 0-100 in meno di una frazione di secondo. Lui, l'ultimo imbecille arrivato controvoglia e nel peggiore dei modi nelle fila del Dio oscuro, lui che a malapena riusciva a sopravvivere da una qualche decina di corrotti solo e soltanto perdendo parte della sua già fragile sanità mentale, lui che se non guadagna almeno una manciata di metri dal suo avversario non è minimamente capace di sferrare neanche il più semplice degli attacchi corpo a corpo, lui che passò la quasi totalità della sua vita in futili crimini alle tasche di chi senza ombra di dubbio aveva una dignità di parecchie volte maggiore alla sua, lui che effettivamente non si meritava neanche lontanamente di VEDERE il suo signore.
    Eppure, senza neanche accorgersene era già salito sull'enorme palmo della mano. La sua intramontabile faccia tosta da criminale però lo costrinse a girare velocemente verso l'amico del Basilisco mentre il gigante divino sollevava il braccio. Gli rivolse uno sfuggente sorriso a 32 denti, compreso di sopracciglio alzato, il tutto modificando direttamente le fattezze della maschera scheletrica.

    “È in momenti come questo che mi sarebbe servita una GoPro.” pensò il texano per auto convincersi tramite l'ironia auto inflitta che sarebbe stato effettivamente capace di eseguire l'imminente ordine.

    “Al suo servizio mio signore.”

    Il Dio istruì velocemente Kasimir sulla sua missione di recupero prima che Grim sentisse le fatidiche istruzioni.

    “Le vedi quelle cose che volano. Abbattile. Tutte.”.

    Questa fu senza ombra di dubbio un'enorme spinta alla concentrazione e alla determinazione del ladro, che rispose a voce una ferma e sicura conferma. Ethan era un uomo insicuro, con certezze su pochissime cose al mondo, ma una di queste era la sua mira, la sua abilità da tiratore. Era abbastanza convinto che non fosse rimasto quasi nessuno nel mondo conosciuto capace di colpire bersagli distanti con la sua precisione. Non vedeva l'ora di dimostrarlo.
    Gradualmente sentì il proprio cosmo ribollire impetuoso fino a livelli quasi dolorosi da sopportare per il suo corpo e la sua mente, un incremento rapidissimo che fece tremare per qualche istante i pezzi dell'armatura. Una volta assestatosi Ethan strinse guardandole qualche volta le proprie mani, tastando in prima persona la sua nuova potenza, immaginando selvaggiamente cosa sarebbe stato in grado di fare di lì a poco.

    Prendere la mira era complicato ma non impossibile, il suo signore combatteva senza sforzo contro l'enorme mostro sballottando il piccolo insignificante cavaliere da una parte all'altra della spalla corazzata del Dio.

    Riuscì dopo pochi secondi a contare la totalità dei bersagli, dieci esatti. Volavano uno in fila all'altro a gruppi da quattro formando un otto nella loro traiettoria, un gruppo più in alto e l'altro ad altitudine minore. Facile.

    Appoggiò un ginocchio al metallo della spalla di Hades e creò un lungo, grosso, esagerato e americanissimo M82 anti-materiale, prese la mira in meno di un secondo e rilasciò una quantità di cosmo tale da colpire e disintegrare come alluminio nel microonde due dei grossi corvi che svolazzavano tranquilli insieme ai loro fratelli. A terra caddero solo due fumanti scheletri.

    “This won't do, we're too strong Gashi.”

    “What did you call me?”

    “Shut the fuck up.”

    “Excuse me!?”

    In quell'esatto momento, con tutte quante le funzioni mentali in ordine, Ethan Bennet nato a Dallas nel 1985, divenne a tutti gli effetti il Gashadokuro, la forma completa di ciò che doveva essere.
    Il demone divora teste, invincibile, invisibile. Almeno nella sua testa.

    “Signore, se non disturbo sarebbe gradito un incentivo altitudinale, se possibile.”

    A malapena finì la frase, per un dio non è difficile prevedere i pensier dei sottoposti, e in un attimo lo scheletro d'acciaio era nel cielo plumbeo del Lost Canvas, con lo stracciato mantello nero svolazzante.

    Si impuntò assumendo una posizione dritta sfruttando così la propria massa e la propria velocità, trapassando da parte a parte in un cruento quanto interessante spettacolo un altro dei corvi del gruppo in basso, arrivando all'altitudine dell'altro piccolo stormo, a pochi metri da un altro dei corvi di quest'ultimo gruppo.

    Provò a frenare in volo, agitando maldestramente le ali in direzione del cavaliere sperando in un rapido dietro-front, senza speranza alcuna. Grim si aggrappò fermamente con la mano alla punta del becco bloccando e trascinando la creatura con se verso un suo simile più in basso rispetto a loro.

    Con forza fece schiantare i due mostri uno contro l'altro, testa contro testa, becco contro becco.
    Pezzi della bocca dei due finirono reciprocamente nei cervelli dell'altro, iniziando così la loro ultima picchiata verso il terreno. Prima che cominciassero a cadere però lo Spectre riuscì a lanciarsi per qualche metro verso l'alto appoggiandosi all'ammasso di membra in procinto di precipitare.

    Si aggrappò a un altro corvo che gracchiò terrorizzato per poco finchè non si aggrappò al suo collo, trascinandolo con se in un'improvvisata mossa da fake wrestling americano.

    A pochi metri da terra Grim si sganciò lasciando che l'animale si spappolasse al terreno grazie alla cara vecchia amica fisica.

    Hades era già pronto per prenderlo al volo; Ethan si appallottolò raggruppando le ginocchia al petto, il suo signore lo ricevette come una buona palla da baseball e con le stesse movenze richieste da un lanciatore di tale sport lo rilanciò nella stessa direzione.

    A mezz'aria si aprì come una stella marina per aggiustare la traiettoria verso la sua settima vittima.

    La superò di un metro e ci saltò in groppa. Poi, con estrema soddisfazione strappò alla velocità della luce tutte le piume e le penne delle ali del malcapitato, che si ritrovò in un batter d'occhio senza superfici aerodinamiche.

    “Oh don't thank me, just doin' mah job.” sussurrò in spiccato accendo sudista.

    Cadendo, si aggrappò cavalcando uno dei tre corvi rimasti, domandolo e portandosi in volo verso l'ultimo del gruppo superiore.

    “Now, what about a nice brotherly hug? Huh? Who's with me? You guys, of course you are!”

    Avvolse il braccio intorno al collo di quello ancora libero, portando le teste dei due una accanto all'altra, trapassandole con un proiettile di cosmo sparato da una grossa e rumorosa revolver. Copiosi schizzi di sangue finirono sulla vedetta restante, che intanto tentava una fuga disperata, rassegnata alla fine del suo lavoro di spia. Lo Spectre non aveva più appigli quindi si limitò a portare due dita davanti ai propri occhi per poi rivolgerle all'animale che guardava terrorizzato.

    “I'll be back.”.

    Cadde acquisendo pericolosa velocità. Aprì vari pezzi dell'armatura in successione controllandoli con maestria azzardando un improvvisata funzione di flap aerei, come un aeroplano riuscì a portarsi proprio sopra al suo signore oscuro che lo aspettava senza neanche guardarlo con il braccio destro rivolto verso l'alto a mano aperta, fornendogli una rampa d'atterraggio. Nuovamente, il Gashadokuro si raccolse a sfera. Arrivato rotolando alla fine della spalla di Hades, il Dio portò il braccio sinistro dritto di fronte al grosso diablos. Così, come in un famoso trick da basket, Grim rotolò dietro al collo di Hades passando per tutto il braccio sinistro, schiantandosi sulla faccia dell'enorme nemico, rotolando ancora e grattuggiando per bene il suo muso.
    Finito il momentum scattò con la potenza rimasta verso l'alto, aprendosi di nuovo per raggiungere l'ultimo volatile.

    Hades, approfittando dell'attimo di confusione e dolore del demone, caricò un altro dei suoi famosi pugni in faccia. Il diablos aprì gli occhi proprio per vedere le quattro nocche del destro del Dio arrivargli dritto sull'ormai martoriato naso.

    Il corvo volava, sbatteva quelle povere ali con tutte le sue forze, forse troppo forte, dato che non si accorse dello Spectre che senza pietà alcuna gli piombò da sopra avvolgendo il braccio attorno al collo. Di nuovo, la trash tv americana influenzò pesantemente lo svolgersi degli eventi.

    Piombarono giù come una meteora, schiantandosi rumorosamente sulla sabbia del campo di battaglia, sollevando un enorme polverone che ben presto nascose le loro figure.

    Cinque, dieci, venti secondi passarono.
    Dalla nuvola di detriti un elegante signore uscì indossando una viola e tetra maschera, sistemandosi i polsi dell'elegante vestito incravattato.

    Con ritrovata calma e sicurezza, fu ben lieto di dichiarare:
    “Lavoro compiuto, mio signore.”.

    Jqxt1hX
    Jay-Z - 99 Problems


    hiaAmxR

    Narrato - "Parlato" - "Pensato" - "Parlato Altri"

    Nome - Ethan Bennet
    Energia - Verde
    Surplice - Gashadokuro {IV}
    Casta - Spectre di Hades
    Status Fisico - hell yeah
    Status Mentale - HELL YEAH
    Status Surplice - Indossata

    Riassunto Azioni -
    RKO OUTTA NOWHERE

    Abilità
    Inside Man: Sfruttando il cosmo intorno a se e sintonizzandosi perfettamente con la sua armatura, Ethan riesce a modificare il proprio aspetto fisico o quello di una persona consenziente semplicemente guardandola, garantendo l'alterazione di voce/odore/sensazioni tattili. All'occorrenza riesce anche a diventare quasi trasparente, diventando limpido e riconoscibile a occhio nudo solo se esposto a luce solare e/o diretta.

    Iron Man: Dopo tutti questi anni a schivare e accogliere pallottole in posti scomodi della gabbia toracica, grazie alla sua armatura Ethan ha sviluppato un'incredibile resistenza ai colpi di vario genere, che siano da fuoco, taglio o contundente. Ciò gli permette di fare uno sforzo in più rispetto a chi, come succede il più delle volte, cade al primo 9mm nella spalla, o martellata sulla fronte, o coltellata nella pancia; cosa non deve fare un onesto rapinatore al giorno d'oggi per restare vivo!

    Tecniche
    Pumping-Iron:
    Grim odia rivelare la sua vera forma, ma se la situazione lo richiede, se è sommerso di nemici o se vuole solo fare spettacolo, un mezzo busto gigante di Gashadokuro esce dal corpo del ladro come un'aura esplosiva, flettendo i muscoli delle braccia verso l'alto. Consumatasi l'esplosione di cosmo, lo scheletro scompare.

    Overkill: Grim non sa cosa significhi lanciare palle di cosmo, quindi si rifugia nelle forme ben impresse nella sua mente, forme che prendono sembianze solo estetiche nelle mani del ladro, come fumo nero condensato. Le armi che crea non sono costrutti, ma solo un ricordo visivo di ciò che usava al lavoro, per avere una maggiore familiarità in fase di mira e dosaggio del cosmo. La varietà delle sagome spazia nella categoria di tutte le armi da fuoco da fanteria moderne e non. I proiettili sparati con tale tecnica possono avere effetti penetranti e successivamente deflagranti nel caso il bersaglio venga colpito.

    Counter-Strike:
    Metà dell'enorme gabbia toracica del Gashadokuro si crea attorno al fianco desiderato di Grim, un enorme braccio scheletrico collegato alla clavicola. Chiudendo le dita, può sferrare un potente pugno con range pari a quello consentito dal livello di energia attuale del ladro. Una volta completato il movimento, sia che vada a segno o meno, il braccio scompare. L'effetto è solo contundente.

    Hard-Boiled:
    Variante di Counter-Strike: Il pugno parte verso l'avversario aprendo la mano all'ultimo momento esattamente sopra di esso. Sfruttando l'effetto sorpresa, falangi e metacarpi si smontano cadendo a terra, esplodendo all'impatto.


     
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    • Maelstrom of Chaos:
    Hades Chapter •

    VI



    Ade era lì. Kas non badò al fatto di essere stato ingannato. Non badò al fatto di aver fatto una figura barbina. Nulla di tutto questo. Lì di fronte a lui si ergeva il suo Dio che reclamava i suoi servigi. Deglutì nervosamente, di quel nervosismo che non sai che fartene. Di quel nervosismo fatto di mille emozioni diverse che ti immobilizza per un istante, salvo poi venir allontanato ed il tuo corpo si può divincolare tra mille tipi di azioni adrenaliniche diverse. L’inganno del Gashadokuro lo abbandonò e tornò ad essere il borioso baffuto di sempre.

    “Entra nel tribunale. Trova Pandora e il Minotauro e proteggi i loro corpi a qualsiasi costo.”
    Missione di ‘cerca e proteggi’ per il Basilisco, che ebbe solo un istante per gioire prima di vedere il sorriso sul volto di Grim. Dannato bastardo. Tutte a lui le fortune. Yad inclinò il capo ricambiando il sorriso all’amico passaguai. Mai avrebbe ammesso di averlo invidiato in quel momento, ma non poteva di certo lamentarsi. Il suo signore gli aveva impartito un ordine, lo avrebbe eseguito ad ogni costo. Sotto l’anima da faccia da schiaffi convinta si nascondeva un perfetto soldato. Lanciò un’occhiata in direzione del tribunale, stava cadendo lentamente a pezzi ed andava a fuoco. Gorth ci era andato giù pesante. Saltellò sul posto battendosi i palmi delle mani sulle guance, emisero un sonoro schiocco.

    Il russo partì ad altissima velocità incontro al suo compito, ad ampie falcate imboccò l’ingresso del tribunale. Lungo il suo cammino rilasciò la sua venefica scia come dono per le carcasse morenti, aumentare la loro sofferenza era la parte preferita di tutto quel casino per Basilisk. Una volta entrato nella struttura si fermò per meglio orientarsi. Sniffò l’aria calda e la puzza di bruciata quasi come una bestia intenta nella caccia. Non era solo, non lo sarebbe mai stato. Tutti gli altri corrotti lo avrebbero cercato, avrebbero avuto il desiderio di nutrirsi con le sue interiora. Il pensiero sfiorò varie volte lo spectre, che non si fece intimorire, anzi. Trovava quello scenario allettante ed uno stimolo ad uscirne vivo. Iniziò a procedere con cautela verso la zona nella quale si trovavano i corpi del Minotauro e di Pandora. Inizialmente andò tutto bene, troppo.

    Forse fu la fretta, forse altro; ma una colonna cadde in direzione della Stella del Cielo Vittorioso. Fortunatamente quest’ultima se ne accorse, poca attenzioni invece rivolse ad una mezza dozzina di corrotti nascosti nell’ombra. Erano di taglia piccola, non dovevano essere più alti di mezzo metro. Gli si avvinghiarono addosso pronti a ferirlo con i loro piccoli artigli e denti. Kasimir non la prese bene, iniziò a dimenarsi a più non posso. Si erano amalgamati in maniera strategica al corpo del loro unico nemico. Due alle gambe, due alle braccia, uno al torace ed uno alla testa. Un fastidio immane. Per tutta risposta Kas fece divampare il cosmo, ruggì di fastidio ed andò ad infrangere le gambe con due possenti calci contro la colonna più vicina, stessa sorte per quelli sulle braccia. Quattro in meno in poco tempo, ma la foga messa nel liberarsi di questi insetti portò al crollo dell’ennesima colonna. Non proprio come sperato. Si scansò una seconda volta dal venire spappolato gettando sotto il pilastro di marmo il penultimo corrotto. Ne rimaneva uno solo. Iniziò a pregustare già di schiacciare quell’esserino quando la terra tremò. No, non era stata una suggestione. E non era un terremoto. Passi.

    “Oh…” Un vocalizzo semplice, di quelli che non vorresti mai fare. Di quelli che precedono una brutta situazione e di episodi del genere Kasimir ne aveva a bizzeffe da raccontare, ma stavolta era diverso. Era un corrotto ben diverso quello. Era qualcosa di indicibile. Possedeva una dura corazza, era privo di occhi e camminava su quattro zampe; ognuna delle quali terminava con aguzzi artigli lunghi almeno dieci centimetri. Fu un battito di ciglia. Prima c’era, ora non c’era più. No, nessun trucco. Si era semplicemente buttato sotto terra e stava puntando lo spectre. La pinna dorsale spuntava dal terreno piastrellato del tribunale. Nella mente di Kasimir si attivò il pensiero più logico possibile. “VIA!” Iniziò la sua disperata corsa verso la sua meta. Cosa avrebbe fatto una volta raggiunti gli altri? Non sapeva dirlo, ma almeno avrebbe ottemperato la prima parte della sua missione. Durante il tragitto subì di tutto. Altri esseri comparvero sul suo cammino, lui si beccò tutto. Veramente. Graffi, morsi, forse addirittura uno o due fiotti di acido; di cui il secondo andò anche a procurargli una ferita sulla guancia. Trattenne il dolore e proseguì il suo viaggio. Non avrebbe dato soddisfazione ai corrotti di avere la meglio su di lui. Neanche lontanamente. L’unica premura che adottò fu preservare i suoi baffi, non si dicesse in giro che li maltrattasse; erano una delle cose di cui andava più fiero.

    “Finalmente, spero stiate bene coppietta di belli addormentati…” vide i due come addormentati, tergiversò un secondo. Si rese ulteriormente conto del peso della sua missione. Pandora era l’individuo più potente nel mondo infernale – escludendo Ade ovviamente. Sulle spalle del russo vi era una responsabilità grossa quanto un macigno, ne sarebbe valso del futuro del Lost Canvas, del futuro di tutti gli spectre. Stava così gongolando da non rendersi conto del pericolo imminente, fortunatamente l’orecchio attento e fino gli suggerì cosa fare. Rotolò in avanti evitando l’eruttazione della bestia dal suolo. Lo aveva seguito per tutto il tragitto. Ruzzolò un bel po’ prima di mettersi in ginocchio e poter finalmente prendere atto degli eventi: combattere era l’unica soluzione. Lanciò un’occhiata ai corpi del Minotauro e di Pandora e poi al corrotto, questi scalciò e sbuffò pronto all’ennesima carica. Si diede il via alle danze. Il mostro andò dritto, una strategia prevedibile che consentì a Kasimir di spiccare un balzo verso l’alto ed atterrare sopra il bestione. Non era un esperto di rodeo, ma poteva cimentarvisi. Agitò un immaginario cappello da cowboy e gridò a pieni polmoni: “HIYAAA! BEL CAVALLINO!” Approfittava di ogni momento per divertirsi, quello non gli sembrò per nulla poco adatto, almeno per le prime tre scalciate, alla quarta venne disarcionato. Il corrotto rotolò su se stesso e per evitare di venir schiacciato Yad abbandonò i suoi intenti da fan del vecchio west per trarsi in salvo. Era già pronto a canzonare ancora la bestia che questa lo artigliò all’addome, venne scaraventato lontano. Fortuna che la surplice attutì il colpo sennò a quest’ora si starebbe parlando di un russo privo di stomaco.

    Scosse la testa, giusto in tempo per vedersi arrivare incontro il corrotto, esattamente come prima. Stavolta venne preso in pieno e travolto. Le fauci dell’essere si serrarono attorno a lui, ma non con l’intento di divorarlo, bensì di tenerlo fermo. Venne usato come una scopa. La bestia lo trascinò, facendolo aderire sulla superficie del terreno, per grandi tratti. Alla fine della corsa lo lanciò in aria per compiere una mezza rotazione su se stesso ed affossarlo al suolo con un preciso e possente colpo di coda. Non ne aveva mai buscate tante quanto in quel momento. Il grosso essere sembrò apprezzare il suo stesso operato, rimase in attesa. Voleva umiliare il nemico, voleva aspettare si rialzasse per mettere definitivamente fuori gioco.

    Dal canto suo Kasimir si trovava pancia all’aria con il viso rivolto verso l’alto. Gli sembrò di inquadrare con la vista il Gashadokuro in volo intento a sterminare corvacci del malaugurio. Sorrise all’idea, anche quel piccolo gesto gli procurò indicibili dolori. Tentò di muoversi, ma poco vi riuscì. Fu in grado solo di voltare il capo verso la sua destra notando una chiazza rossa. Sangue.

    “Il sangue di Pandora…” la sua signora era poco distante da lui. La chiazza di sangue si stava ancora espandendo. Si ritrovò a fissare il vuoto il vecchio Kas. Che dovesse compiersi un secondo fallimento per lui? Che dovesse esserci nuovamente l’onta della perdita per lui? Già un tempo aveva perduto tutto, aveva perduto qualcuno di caro, non voleva riaccadesse.

    “Zoya… ti deluderò ancora una volta… ?” Una domanda che non avrebbe trovato risposta. Socchiuse gli occhi, gli occhi di un qualcuno che un tempo fu padre. Gli occhi di un qualcuno che vide strapparsi tutto da sotto gli occhi. Due righe di sottili lacrime uscirono dagli occhi del Basilisco quel giorno. “Alzati e sii forte.” Un monito. Un grido disperato a se stesso. Non funzionò. “Alzati e sii forte!” Una seconda volta, più pathos, più convinzione, ancora nulla. Sbatté il pugno che andò a cozzare con il sangue di Pandora, l’impatto lo fece schizzare in alcune parti in maniera sparsa, parte andò anche sul volto dello stesso Kasimir. “ALZATI! E SII FORTE!” Una luce violacea lo avvolse, nuova energia. Il petto sembrò scoppiare e le vene pulsare così tanto sangue da diventare enormi. Ci fu un’enorme esplosione da cui, una volta dissipato il fumo, il Basilisco si erse più forte che mai.

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    Bleach OST - Stand Up Be Strong



    Nuova forza di volontà scorreva potente in lui. Gli acciacchi di prima permanevano, ma poteva combattere, poteva continuare a portare terrore, morte e distruzione sul suo cammino. Squadrò il nemico con un ghigno e lo sfidò a farsi avanti. La bestia corse ancora in maniera dritta, a testa bassa. Stavolta nessun salto. Il cosmo venefico venne richiamato sul braccio, alla fine di esso. Un pugno vorticante di cosmo venne alzato al cielo e poi violentemente scagliato al suolo sul capo corazzato dalla belva. L’impatto fu tremendo. Kasimir sentì le ossa dell’essere frantumarsi, la sua mano scavò nello scalpo dell’altro fino a trovare una sostanza molle e flaccida: il cervello. Ne agguantò una manciata e tirò, strappò parte della materia grigia della creatura per poi lanciarla lontano. La risata che ne seguì fu inquietante. Il corrotto vacillò, la bocca semi aperta. Yad non ebbe pietà. Richiamò ancora una volta il vento suo alleato per poi andare a congiungere le mani, da queste una potente esplosione venne convogliata nella bocca del nemico. Inutile dire che la deflagrazione mozzò di netto gran parte della testa alla creatura immonda. Finalmente il russo si poté dire soddisfatto. Non era più debole. Non doveva più scappare. Si tastò la guancia su cui prima, durante la sua rocambolesca fuga, uno dei corrotti gli aveva lanciato acido. Bruciava dannatamente e pizzicava. Avrebbe ricambiato il favore. Oh si. Prese in consegna i due corpi, uno per spalla e fece la strada fatta all’andata. Stavolta però si assicurò di fare per bene il suo lavoro da spietato assassino. Caricò il cosmo lasciando che questo vorticasse attorno a lui durante tutto il tragitto per poi lasciare che piccole sfere si separassero da lui, queste sarebbero andate ad esplodere a contatto; avrebbe trasformato il tribunale in una perfetta, ingente, sublime camera a gas per corrotti. Ogni nemico lo avrebbe ricordato, per i suoi ultimi istante, come il demone venefico. Compì la sua strage silente, senza nemmeno toccare uno di quegli insulsi nemici. In fin dei conti quella era la sua nobile arte. La sublime arte del vento e del veleno, seppur lui fosse rozzo come pochi.

    Era quasi fuori dal tribunale quando un ultimo nemico si palesò di fronte a lui. Un diablos, il poveretto pareva parecchio incazzato, anche perché stava andando in fiamme. Non proprio una bella cera insomma.

    “Ti spiezzo in due!” Pronunciò la frase in un marcato e cadenzato accento russo. Saltellò sul posto dandosi lo slancio andando a colpire il nemico subitamente. Un dritto al diaframma, il mostro si piegò in avanti per poi ghermirlo. Kas fu più veloce scansando con una piroetta all’indietro il fendente, ma la sfortuna volle che l’ennesimo pilastro fosse intento a cadere proprio in quel momento. L’adepto degli inferi non fu in grado di evitarlo e venne travolto parzialmente, finì in ginocchio. Grave errore. Il diablos lo ghermì tra le sue possenti mani e lo scagliò lontano per poi dirigersi contro i corpi senza vita di Modrock e Pandora. “Non oserai!” L’orgoglio di Kasimir tornò roboante alla riscossa, afferrò tra le mani un imponente pezzo di colonna infiammato, se ne sbatté del dolore e caricò con questo lungo pezzo di marmo cilindrico dalla lunghezza di almeno due metri ed iniziò la sua mattanza. Colpi al fianco destro il mostro facendolo accasciare. Il diablos si girò ruggendo, ma per tutta risposta si beccò un secondo colpo alla mandibola. La Stella del Cielo Vittorioso imperversò. “Nessuno” Sbam! Ennesimo colpo! “Ti ha detto” Sbam! “Che non si” Sbam! “Gioca” Sbam! “Con i corpi” Sbam! “Dei” Sbam! “MORTI?!” SBAM! Il diablos venne distrutto totalmente, ed anche dopo la sua disintegrazione Yad continuò a martoriare un corpo oramai privo di vita. Fu un assestamento della struttura a fermarlo. Guardò il suo operato, la sconfitta dei nemici e percepì l’aria pesante. Il suo veleno si era espanso per tutto il tribunale, non poté che essere orgoglioso delle sue gesta. C’era solamente un ultimo problema. L’uscita era crollata, doveva essere successo subito dopo aver abbandonato la sala al viaggio d’andata. Si grattò il capo. La struttura stava per cadere, ogni momento sarebbe potuto essere l’ultimo. Guardò i corpi in sua custodia ed iniziò a pensare.

    “Oddio. La tentazione è forte…” l’idea che gli venne in mente fu qualcosa di gagliardo, ma al contempo azzardato. Forse un giorno, se il Minotauro fosse tornato gliel’avrebbe fatta pagare, ma poco importava. Prese la sua decisione ed agì. Si mise Pandora sulla spalla ed imbracciò Modrock. Esatto, lo imbracciò con entrambe le braccia, seppure in maniera abbastanza goffa. Fortunatamente gli orpelli dell’armatura gli permettevano una presa decente. Gli lustrò l’elmo un istante e sospirò sorridendo, fintamente dispiaciuto. “Spero tu possa perdonarmi Modry. Dovunque tu sia.” Fece spallucce e partì alla carica. “Usare un Minotauro come ariete… su è un’idea originale, imparerai ad apprezzarmi.” Esatto, era quello il piano. Avrebbe usato il Minotauro, un po’ per la sua stazza, un po’ perché si prestava bene all’operato come un vero e proprio ariete da sfondamento per aprirsi a dovere la strada verso la libertà. In fin dei conti non andava a cozzare con gli ordini di proteggere i corpi e portarli in un posto sicuro. Li avrebbe portati fuori da quella roccaforte infiammata e cadente. A mali estremi, estremi rimedi. Accelerò sempre più ammantando tutti e tre di cosmo per poi, all’impatto, rilasciare tutta la sua energia.

    La scena fu finale fu qualcosa di fantastico. Kasimir, con Pandora in braccio, usciva dal tribunale cadente con Modrock sottobraccio, visibilmente impolverato ed elmo scomposto per il suo strampalato utilizzo. Il tutto condito dall’urlo di Basilisk: “KAWABOOONGA!” Sarebbe stato un gran giorno quello, davvero.


    0bmN207
    Narrato • PensatoParlato altruiParlato

    Nome Kasimir Yad
    Energia Verde
    Cloth Surplice del Basilisco (IV)
    Stato della Cloth Indossata.
    Condizioni Fisiche Spossato, varie ferite su tutto il corpo. Acciaccato.
    Condizioni Psichiche KAWABOOONGA!

    Note KAWABOOONGA!

    Abilità
    CITAZIONE
    ♦ Vento Velenoso ♦
    Il Basilisco, una creatura la cui anche sola presenza può essere letale. Difatti la capacità principe dello Specter è quella di poter levare, con la semplice volontà, grandi folate di vento capaci di creare poderosi vortici. Il vento però non è una comune brezza, bensì è denso del veleno della creatura di cui Kasimir porta la Surplice. Il vento violaceo che si innalza quando Yad lo vuole è pregno di questa letale sostanza. E' la maledizione ed il pregio del Basilisco, una creatura che genera attorno a sé solamente terra bruciata e dove l'erba non cresce più rigogliosa. La morte è compagna del servo di Hades che, con un solo battito d'ali, potrebbe portare morte e pestilenza se solo lo desiderasse. Lentamente la salute di chi viene colpito da questa letale capacità peggiora man a mano che più vi rimane esposto. Tra i sintomi possiamo trovare la paralisi, il graduale indebolimento, gravi problemi al sistema circolatorio e via via fino ad arrivare alla morte della vittima (only GdR).

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    C'ho i pugni nelle mani!

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    Modrock ♦ Minotaurus {IV} ♦ Energia Verde
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    Epilogo



    Aprì gli occhi e vide ciò che di più caro e più bello avesse mai conosciuto in tutta la sua esistenza.
    Il viso di Pandora, il suo profumo, insieme ad una piacevole brezza che accarezza la sua pelle. La sua mente era sgombra, aveva trovato una forma di pace che non gli era stata concessa in vita ma quanto era lunga quella calma? Si guardò intorno. Era tutto così diverso da quello scenario che aveva abbandonato nel mondo dei vivi, così cupo e pieno di morte e corruzione. Era davvero morto o tutto quello che era successo non era nient’altro che un sogno? Provò a mettersi seduto. Era tutto così … idilliaco …

    «Mia Signora … cosa ci fate qui?»

    Ancora non aveva compreso cos’era accaduto. Il suo sguardo raggiunse il giardino all’esterno. E lui sorrise, un evento così unico nella sua esistenza di prigionia e violenza. Quel luogo era ciò che aveva sempre desiderato per se stesso: un luogo calmo, con il sole a carezzargli la pelle assieme alla piacevole brezza e un giardino stupendo come quelli che suo padre gli aveva negato per anni. E la presenza di Pandora rese ancora più bello quel luogo pacifico. Era assuefatto da quel Paradiso che la sua mente sembrava nascondergli tutto ciò che gli era accaduto prima di ritrovarsi a godere della bellezza del mondo. Abbassò lo sguardo sul proprio corpo e si trovò dentro una tunica … il suo corpo enorme dentro una stupenda tunica bianca … si sentì così ridicolo e compiaciuto allo stesso tempo. Scosse il capo, non stava ragionando, si stava lasciando andare a quella visione così serena. Mise la mano sul volto mentre cercava di portare alla mente le sue ultime memorie, quegli attimi di dolore che avevano preceduto la sua dipartita. La sofferenza provata mentre Pandora gli diede in mano la sua arma e attese la sua caduta, il momento in cui si puntò al cuore il tridente e affondò nella sua carne sacrificando la sua vita piuttosto che compiere l’omicidio peggiore della sua vita. Prese coscienza di tutti quegli eventi, della sua morte e ora … di quella di Pandora perché se lei era lì, gli diceva proprio quelle parole … il suo sacrificio era stato vano.

    «Così ho fallito … se voi siete qui … e io …»

    Le sue parole si interruppero, le lacrime sgorgarono dai suoi occhi rossi, senza pupille, eppure pieni di esperienze ed emozioni difficili da esprimere a parole. Le sue membra tremavano mentre lui stringeva i denti tentando di trattenere quel pianto invano tanto era forte la delusione che aveva dentro di sé. La sua morte non aveva che peggiorato la situazione e Pandora era morta insieme a lui. Non aveva rimorsi per quel che riguarda l’Ade, non aveva nessun interesse nel salvare quel mondo perché lui non era legato a quell’esistenza. Ma Pandora, non poteva credere di averla abbandonata sino a lasciarla morire mentre il suo unico desiderio era salvarla da quell’orribile destino. Strinse così forte i pugni tanto da spingere le unghie sul palmo e penetrare la carne. L’unico dolore che sentiva era quello che attanagliava il suo cuore, il suo animo decaduto, debole, che aveva permesso la morte di Pandora. Si inginocchiò di fronte a lei, il capo chino e la fronte appoggiata al pavimento.

    «Vi chiedo perdono. Non sono stato neanche capace di difendervi. Non sono neanche riuscito a pagare il mio debito per tutto ciò che mi avete donato in vita. Io … non volevo che finisse così … mi dispiace …»

    Disse in un mare di lacrime. Niente avrebbe potuto fargli più male. Quella sensazione di inutilità … che avesse ragione suo padre che lo aveva abbandonato nel Labirinto alla nascita? Che fosse davvero motivo di imbarazzo la sua esistenza su questo mondo? Stava ancora tremando e piangendo, nulla avrebbe potuto placare quella tenaglia che aveva intorno all’animo. E avrebbe sacrificato la sua anima stessa pur di non arrivare a quel punto. Ma forse era stato troppo arrogante al pensiero di potersi sostituire a Pandora, come se il suo sangue e la sua vita impura potessero sostituire quello di essere angelico come lei. L’arroganza stessa lo aveva punito e ora lei era con lui, imprigionata in un mondo sì bello ma pur sempre sarebbe stata una prigione.

    6kmTNtT
    narrato ♦ parlatopensatoparlato altri

    Status Fisico; ♦ Morto
    Status Psicologico: ♦ Crollato
    Status Cloth: ♦ Tunica gaia

    Riassunto Azioni: ♦ Ma poraccio, si è sacrificato e ora vede che Pandora è morta con lui. Povero cucciolo ç.ç

    Abilità: ♦ I pugni nelle mani, Resistenza straordinaria, Grand Axe

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    Maelstrom of Chaos: Hades Chapter



    Il Signore dell'Oltretomba finisce il mostro corrotto sfondandogli la cassa toracica e strappandogli il cuore senza alcuna esitazione, polverizzando l'artificiale organo nella sua mano. Un secondo dopo che il tonfo del corpo della bestia risuona nell'universo infernale, anche il tribunale crolla con le menzogne dell'Evocatore o meglio l'incarnazione della Solitudine.
    Il Dio degli inferi emette un bagliore di cosmo che illumina l'area intorno a sé, purificandola dalla corruzione: i cadaveri corrotti o ancora vivi e rantolanti sul campo di battaglia si riducono in nient'altro che cenere.

    Lo stesso cosmo di Hades dona sollievo agli spectre presenti arricchendo la loro linfa vitale. Il Dio rivolge il suo sgurdo verso i corpi di Pandora e Modrock, e ancora senza indugio, se li mette in spalla.

    Ripulite tutto e ispezionate la zona. Rimetti in sesto il tuo padrone il prima possibile, bisogna officiare il rituale.

    Comanda Hades al Nasu inviato dallo spectre prima di collassare, poi si rivolge agli spectre rimasti coscienti, guardando il tribunale in fiamme.

    Grazie a questo giorno il Male senza nome sa cosa siamo in grado di fare. E presto lo saprà il mondo intero.
    - pronuncia serio, tenendo i due saldamente sulle sue spalle.
    Prima però bisogna riportare indietro l'oracolo e il Minotauro o per loro vi sarà una sorte peggiore dell'oblio.

    ***

    Pandora inaspettatamente abbraccia Modrock, sorridendo dolcemente.

    Non avresti potuto fare nulla. Eravamo necessari entrambi, temo. Ma avrò modo di spiegarti...Tu non senti questo strano...sollievo? Mi sento...quasi come se fossi felice di essere qui. Con te.

    Pandora non ha visto che fuori nel cortile c'è un grosso vaso in terracotta con un coperchio. Chiuso.



    O67m06K




    The end! Grazie a tutti ç_ç


     
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35 replies since 2/4/2015, 15:26   1384 views
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