Amici alle porte

narrato - "parlato" - °pensato°

Non senza sorpresa ascolta le poche, ma notevoli parole proferite dal suo sodale.
Notevoli, perché non gliene ricorda altre. La sua alzata di sopracciglia, coronamento di una faccia come se avesse appena assistito ad una tripla impossibile segnata da Carmelo Anthony all'overtime, è palese ma si affretta ad occultarla: non vuole che i suoi anfitrioni pensino che sappia così' poco del suo compagno d'armi... anche se in effetti è così.
Poi ascolta, a turno, Anita e il Celebrante.Parole dure, quasi di sfida; indi un invito alla calma, seguito però da affermazioni che non lasciano adito a dubbi su come affrontino i problemi ad Asgard.

Una decina di secondi: la faccia da "però, che roba!" si ripresenta.

Braccia conserte.
E poi, un battito di mani convinto, senza la minima traccia di scherno.



"Ecco! Così, mi immaginavo la gente del Nord! Fatta di acciaio, sincera e ruvida come un boccale della loro birra! E io adoro la birra, non fraintendetemi. Woooo! che forza! Voi SI' che mettete le cose in chiaro!
E che temperamento, signorina...! Ci penserei due volte prima di mettermi sulla tua strada..."

Si ricompone: non è possibile essere troppo newyorchesi in... Scandinavia? Ex Unione Sovietica? Dov'è che si trova esattamente Asgard?

"Allora, siamo qui anche per condividere alcune informazioni a questi riguardi. Deciderete da soli se vi interessano o meno - parlo di voi al plurale, già che abbiamo un rappresentante del Grande Tempio ne approfitto.
Ai tempi del Ragnarok - tempi in cui io e il mio amico qui, non eravamo ancora, diciamo, consapevoli nemmeno dell'esistenza di dei, cavalieri e affini - voi avete assistito solo alla punta dell'iceberg del coinvolgimento degli Eletti.

E' normale che vi sia rimasta impressa l'immagine del mio predecessore che cercava di sterminare il genere umano, insieme a qualche altro guerriero... come si fa a scordarsi di una cosa così? La lotta per la sopravvivenza ce l'abbiamo scolpita nel DNA, anzi direi marchiata a fuoco. Uno vuole ucciderci? Non solo lottiamo per la nostra vita, ma ci rimane bene impressa nella memoria la faccia del nostro antagonista. Vi ricordo che anche noi due siamo esseri umani: capiamo perfettamente!"

Pare ricordarsi di qualcosa, e si ferma un secondo. Respira. Ora è difficile dire se sia più presente Jerome o l'Altro, anche se l'aspetto fisico è il medesimo. Gli occhi, forse, sembrano più vecchi a chi sa cosa cercare.

"La punta dell'iceberg, dicevo. Vedete, tutto questo -il Male che fuoriesce a ondate, sempre più forti, più impetuose... e che travolge ogni cosa che incontra, ogni forma di vita, no! Ogni fonte di energia, di moto e di fervore... Gea l'aveva già individuato da tempo. Sono più o meno mille anni che la lotta va avanti, a fasi alterne, in silenzio, senza che nessuno qui se ne sia reso conto.
Da un millennio almeno la Madre e i suoi cavalieri hanno ingaggiato battaglia contro la Corruzione: nel Nuovo Mondo essi hanno unito le forze con guerrieri provenienti da quello Vecchio -i cui nomi, Celebrante, penso vi direbbero qualcosa, giacché ho ragione di credere che fossero di queste parti- per ricacciare indietro un nemico formidabile, un essere abietto che aveva persino sottomesso alcuni uomini, i quali avevano preso a servirlo. Non sappiamo se abbia un nome in una delle lingue che si parlano sul nostro pianeta: sappiamo solo che aveva l'aspetto di un Sole Nero, e tale è rimasto il suo nome.
L'errore della Dea, tanto grave da costarLe la libertà e quasi la vita, fu l'avere identificato il Sole Nero come la Corruzione, mentre esso ne era solo un esponente, un figlio. Ora sappiamo che nel mondo si sono scatenate innumerevoli forme di malvagità simili, alcune sono state sconfitte, altre no... il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Ma veniamo a noi: dicevo che quell'errore costò caro alla Dea. Vittima della forza nemica, cadde in un coma profondo, lasciando orfani i suoi Figli prediletti. Alcuni di essi li incontraste quando avete fermato il Ragnarok: essi agirono in modo forse avventato e lapidario per la mancanza di una guida divina. Considerate questo: la Madre era appena caduta, ed essi cercarono di fermare il decadimento... e in effetti non sbagliarono bersaglio: individuarono prontamente nella degenerazione umana la causa di tutto.
Ciò che obiettate è che cancellare il genere umano dalla faccia del pianeta fu sbagliato, e poiché sono nato uomo comprendo la vostra posizione.

Qui si potrebbe dibattere per anni senza arrivare a nulla: è forse meglio ciò che è successo, anche per la stessa razza umana? Noi parliamo dalla prospettiva di coloro che ce l'hanno fatta, ma cosa pensano adesso tutti quelli che sono caduti e sono stati Corrotti? Ammesso che possano ancora pensare come un tempo. Vittime del Male più atroce, incapaci di redimersi, condannati a peccare e a tramutare quante più forme di vita possono in abomini come loro. Beh, non sta a me decidere per altri ma personalmente, dovendo scegliere tra la loro sorte e una dipartita rapida e non troppo dolorosa, avrei pochi dubbi.
Eppure, il Grande Tempio ha sempre preservato la razza umana: chiedere a voi Saints di fare altrimenti sarebbe stata una contraddizione in termini. Athena, forse unica in tutto l'Olimpo, ha a cuore gli uomini; ed è naturale che voi, che siete i suoi difensori, difendiate anche l'Uomo. E così Asgard, che non si sarebbe mai piegata e lo dimostra ancora oggi, nei fatti.

Ciò che invitiamo voi, oggi, a fare, è considerare il presente, sotto due aspetti.
Il primo: gli uomini devono smetterla di pensare di essere le uniche e più importanti creature su questo pianeta. Esistono innumerevoli altre forme di vita, che a volte li hanno preceduti di millenni, e che troppo a lungo hanno scontato i loro peccati, sono state sopraffatte dalla loro, anzi dalla NOSTRA avidità, e oggi esse vivono un incubo che non può e non deve durare ancora.
Il secondo: ciò che vogliamo fare è mondare il Creato dagli effetti nefasti della Corruzione, e sono pronto a scommettere la vita che è ciò che vogliamo tutti, qui e oggi. Non proponiamo quindi alleanze a cuor leggero, né vi invito a mettere così facilmente pietre sul passato, bensì a considerare quest'ultimo come un elemento di un quadro ben più vasto, e a valutarlo per come dev'essere valutato. La nostra gente ha commesso errori? Forse sì; ma se successe, furono commessi in buona fede, e ad ogni modo non devono essere imputati alla nostra Dea, né tantomeno a noi... altrimenti, scavando abbastanza a fondo, sono certo che troveremmo azioni criminali altrettanto riprovevoli in qualsivoglia schiera di guerrieri divini. Ognuno, a turno, ha voluto o regnare sul mondo o difenderlo dalla debolezza degli altri, oppure entrambe le cose; e spesso le più grandi battaglie avrebbero potuto essere evitate con una maggiore chiarezza, o eliminando poche mele marce al momento giusto.
Gli Eletti che oggi sono qui vi propongono un accordo di non belligeranza... prima di tutto, crediamo sia giusto non spararsi addosso a vicenda mentre il nemico comune ci accerchia, per così dire. E in secondo luogo, sebbene noi difendiamo le creature di Gea e i Guerrieri del Nord in primo luogo i sacri confini di Asgard, facilmente possiamo trovare una comunità di intenti, e l'occasione di collaborare."

Detto ciò, Jerome estrae una mappa tenuta sin lì infilata nella cintura, dietro la schiena, e la spiega sul pavimento tra sé e il Celebrante. E' una carta dell'Europa dell'Emisfero Boreale, e Asgard è bene evidenziata. Ma non è l'unico punto.


"Al Polo Nord si trova il Tempio delle Tenebre, la mia dimora, nonché unico punto del globo libero dalla Corruzione e posto sotto l'egida di Gea. Parliamo di una terra piuttosto prossima a queste lande, quindi, Celebrante, dobbiamo considerarci vicini. La nostra idea è anzitutto, per cominciare una collaborazione, di creare un corridoio che possa unire le nostre case, e che sia libero dai Corrotti. Per fare ciò mettiamo a disposizione non solo la nostra forza in battaglia, ma anche -per non dire soprattutto- il nostro impegno e le nostre abilità nel risanare la Terra stessa, dopo che l'avremo liberata. E' un compito lungo e laborioso, ma siamo certi di riuscire, se avremo l'appoggio delle genti del Nord. Il patto che proponiamo comprende anche un reciproco aiuto in caso di emergenza, anche se come avrete capito la sopravvivenza della specie umana nei confronti delle altre, animali e vegetali, non è la nostra stretta priorità. Se qualcuno dovesse bussare alle porte di Asgard con l'intento di abbatterle, noi manderemo quante più forze possibile, se ciò ci sarà possibile: lo stesso farete voi. Parimenti, proponiamo il libero transito nelle rispettive contrade."

Si chiede, interrompendosi, se Cordyceps abbia qualcosa da aggiungere, o se si sia richiuso nel sempiterno mutismo, dopo aver dato prova che almeno la sua favella e la sua buona educazione funzionano.

"Niente da dire in proposito... vecchio mio?"

narrato - "parlato" - °pensato°

A quanto pare, su al Nord le riunioni hanno vita breve: o forse la presenza di Anita da quelle parti ha già esaurito la sua ragion d'essere. Dopo tutto deve essere lì da molto più tempo di lui e G.P.
Non senza dispiacere Jerome osserva la donna andarsene, rivolgendo parole d'intesa al Celebrante, e pure qualcunaa lui, forse meno conciliante ma non del tutto priva di promesse.

°Beh... avrei preferito il numero di telefono, ma un invito aperto a casa sua non è comunque male.°

Jerome ha provato a varcare i confini del Grande Tempio pochissimo tempo prima. Al margine di un bosco circostante si è imbattuto in una brutta e puzzolente sacerdotessa rumena che gli ha impedito un sereno proseguimento... per cui, dopo averla suonata come un tamburo e averne pietosamente alleviato le pene interiori con un'illusione ben strutturata, è tornato sui suoi passi, certo che presentarsi al quartier generale dei Saints dopo aver duellato con una di loro non fosse proprio il massimo.
Ora quantomeno ha ottenuto qualcosa di simile ad un lasciapassare.


"Mia cara, sono certo che saprai colmare le mie lacune nel modo più appropriato: ci vediamo da te..."

Un minimo di decoro gli impedisce di strizzare l'occhio al bocconcino dorato. Evita altresì di commentare la chiosa sul suo compagno, poiché trova che la definizione di soprammobile gli si addica.

"Accidenti a te!"

mormora a mezza voce, seguitando a sorridere ai presenti e senza guardare direttamente l'oggetto del suo disappunto,

"se dovevi uscirtene così, potevi pure far finta di avere un abbassamento di voce...!"

Ma ora erano rimasti in tre (o in due e mezzo, a seconda di come si vedono le cose): la mappa spiegata tra gli Eletti di Gea e il Celebrante di Odino, cui le parole dell'Araldo sembrano aver sortito almeno un certo effetto: la richiesta di chiarimenti è indicativa in tal senso.

"Devo dire la verità, Celebrante: in questa occasione poco mi importa di entrare nel cuore di qualcuno, o di riuscire gradevole. Il pericolo che ben conoscete è talmente grave che mi basta aver suscitato la vostra curiosità riguardo alla mia proposta."

Si china sulla carta e punta un dito nella parte più algida dell'emisfero Boreale, là dove anche prima dell'Armageddon pochi avrebbero scelto di vivere. Tra l'azzurro del Mar Glaciale Artico e il bianco della calotta polare, un grappolo di isole resistono imperterrite alle intemperie.

"Là: le isole Svalbard.
Quelle sono le ultime terre abitate in senso tradizionale del termine, l'avamposto prima di Fine Mondo. Ciò che si estende oltre gli 81 gradi Nord è un deserto di mare gelido e pochi scogli ghiacciati, finché... non si raggiunge il Tempio delle Tenebre.

E' la mia dimora: inospitale, potresti dire, nondimeno tranquilla. Raggiungerla da soli potrebbe dimostrarsi alquanto arduo, poiché la mia Dea, e -sospetto- i miei predecessori hanno sopperito all'assenza di sentinelle con formidabili avversari naturali, potenziati tramite il cosmo. Ma con l'invito che sono ben lieto di farti, il tuo percorso sarà meno impegnativo. Se e quando desidererai farmi visita e osservare con i tuoi occhi, ti basterà metterti in viaggio e palesare il tuo cosmo: lo avvertirò anche da lontano. Le nebbie si diraderanno, i marosi si calmeranno. Raggiungerai un atollo coperto di ghiaccio: dovrai trovare il modo per attraversarne la parte interna, ampia alcune decine di chilometri, e poi solcare l'ultimo tratto di mare. Al centro di tutto vi è l'Utima Isola. A occhio, penso che riconoscerai da te il Tempio."

Prende fiato, ignorando G.P. e guardando bene negli occhi il suo interlocutore.


"Simili a quello, vi sono altri quattro palazzi sparsi per il mondo. Uno al Centro, uno a Est, uno a Sud e uno ad Ovest. Tali sono le residenze degli altri Araldi - e per rispetto a loro, non posso dirne nulla di più preciso"

specifica Chernobog, ignorando di dire che i suoi ricordi sono ancora sepolti sotto le sabbie del tempo, e i restanti Araldi non ancora risvegliatisi: gli altri quattro Templi non saprebbe nemmeno dire dove siano. Ma Jerome è stato un buon giocatore di poker e l'abilità di bluffare è come una seconda natura per lui: il Dio Nero, che pure è maestro nell'arte di tessere inganni, attinge a piene mani alle capacità della sua ultima incarnazione.

"Il regno di Gea non è come Asgard o Atene: non abbiamo un dominio ben delimitato ove le nostre forze si concentrano. Noi abbiamo sempre vissuto in tutto il globo terracqueo, e nostro dovere è proteggerlo tutto: eccezion fatta, naturalmente, per zone come queste, già sotto la protezione di qualche divinità e dei suoi seguaci. Non è infatti nostra intenzione invadere i domini altrui, ma garantire in equilibrio complessivo. E riteniamo che ognuno a casa propria possa contribuire a questo lodevole intento.

Avendo Gea creato cinque Araldi, cinque roccaforti furono erette: nel tempo esse hanno raccolto segreti e forme di potere oggi dimenticate. Nostro obiettivo è riscoprirle e usarle per il bene della Terra stessa.
Ma ultimamente Gea è stata sotto attacco delle forze della Corruzione: scommetto che, essendo i Templi così isolati tra loro, i Corrotti si divertono molto a prenderli d'assalto. Poco fa, uno di loro dimorava proprio nel Tempio delle Tenebre: con l'aiuto di G.P. e di altri compagni ho mondato casa mia dal suo disgustoso fetore.

Abbiamo dormito così a lungo, che parte della conoscenza conservata nei Templi ci è ancora inaccessibile: ma una parte di essa può di sicuro essere d'aiuto a cacciare i Corrotti e a rigenerare le fonti di vita da cui tutti -compreso il tuo popolo, Celebrante!- dipendiamo.
Ogni volta che una fonte d'acqua viene purificata, che una foresta riprende vita, che una montagna può essere di nuovo percorsa senza rischi, si ottiene una duplice vittoria: la Corruzione arretra e tutti gli altri guadagnano terreno. Per questo attaccare il nemico e difendere il pianeta è tutt'uno: se anche voi asgardiani ve ne convincerete, fateci visita. Non abbiamo ancora sottratto molto terreno alle forze oscure, ma ciò che abbiamo vogliamo usarlo per il bene comune. Con il tempo e un impegno costante, questa Terra potrà tornare com'era un tempo... anzi, tutto sommato, forse anche meglio."

Chernobog è padrone di sé e non vi è ansia o aspettativa in quanto dice: sa che è importante persuadere il popolo di Asgard di essere alleati affidabili, ma è conscio delle potenzialità della sua gente e non intende compiacere nessuno. La forza delle sue argomentazioni dovrà bastare, oppure lui e i suoi si armeranno ancor più di prima e affronteranno a pié fermo le orde dei Corrotti.

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Chernobog è soddisfatto.
Non un'alleanza di facciata o fine a sé stessa andava cercando; né un patto che pretenda di essere profondo e solido fin da subito - la qual cosa è improponibile, specie parlando con gente spiccia, diretta ma fredda e diffidente verso gli estranei.

Qualcosa nelle sue parole deve aver colpito il celebrante, poiché pare pensieroso, come se una nube offuscasse i suoi pensieri. Il Santuario di Zmaj deve avere destato in lui memorie di un lontano passato, forse connesso con ciò che accadde mille anni prima tra le genti di Asgard e i loro predecessori.
Ma la nube è passeggera: si dirada, per lasciare posto a parole di pace, o quantomeno di intesa temporanea.

Quelle immediatamente successive, poi, confermano l'idea che quell'uomo altero e forte sia interessato a quanto succede, o successe, al Polo Sud.

°Be', credo che sarà un viaggio istruttivo anche per noi. E' parecchio che anima viva non mette piede laggiù con una certa autorità. I Custodi mi hanno detto di averci combattuto e di avere perso un compagno, che si sarebbe unito al sigillo, ma dubito che abbiano compreso per intero la portata di tutto ciò.°

"Quando avrai trovato ciò che cerchi, Celebrante di Odino, vieni a raccontarmelo. Oppure, può anche darsi che ci si incontri laggiù... le vie di Gea incrociano spesso quelle degli altri dei e dei loro vessilliferi... ma tu questo già lo sai."

Quasi a suggello del patto appena stretto, o delle intenzioni di Siegfried, una spada dalla lama lunga e dritta, finemente cesellata ma senza avere l'aria di un'arma meramente cerimoniale, si muove senza che mano alcuna la tocchi e si infila da sola nel fodero del Celebrante. Chernobog si irrigidisce, per un momento: è la prima volta dall'inizio della riunione che un'arma fa la sua presenza, e per di più si muove da sola... che sia un monito a non disattendere gli impegni presi? Quale offesa sarebbe per gli Eletti di Gea, e per le loro buone intenzioni! La mascella dell'Araldo si chiude di scatto, tremando per qualche secondo. Gli occhi si socchiudono.
Poi.



"Eeehi! Ma come hai fatto, vecchio mio? G.P.! Hai visto che roba?"

dice dando di gomito al compagno di viaggio. Non ha occhi che per la spada, e sembra un bambino che incontri il proprio eroe preferito in carne e ossa.

"Troppo forte! Rifallo, ti prego!"

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Una spada sacra.
Jerome pensa che,

°pfui, altro che spada forgiata da Odino: aspetti, il Celebrante, di vedere le armi che Gea...
Oh, già.
Gea non ha creato armi per nessuno di noi, a quanto so. Le armature sì, d'accordo, ma non avrebbe dovuto almeno forgiare qualche arma? Anche una piccola, tipo una 9 mm a raggi laser? Che so.
O uno smartphone. Almeno uno smartphone.°

Fortunatamente quelle parole risuonarono solo nella sua testa, mentre la mano, in un gesto divenuto automatico in anni di pratica, corre ad un inesistente taschino interno di una giacca che peraltro non porta, alla ricerca di un iPhone che manca da tempo.
Riprende contegno.

"Ebbene, noi..."

Non sa cos'avrebbe fatto G.P., il suo taciturno compagno. Non lo conosce granché: la maggiore occasione di scambio con l'Eletto del Cordyceps avrebbe dovuto essere quel viaggio, ma ad ogni tentativo di socializzazione, per quanto discreto, un ruvido muro di silenzio era sorto dall'altra parte. Immagina che avrebbe fatto ciò che fanno normalmente i funghi, per quanto umanoidi.
Qualunque cosa fosse.

"Io per ora faccio ritorno al Tempio delle Tenebre. Una ragazza mi ha chiesto ospitalità e... ehm... non posso certo dirle di no, dato anche che si tratta di una di noi. Tu la conosci, G.P.: è quella tizia cieca che emette ultrasuoni... Demetra, se non sbaglio."

"Mi auguro che il nostro prossimo incontro avvenga presto, e che prenderemo decisioni importanti per tutti, come quella odierna. Oppure, che si possa fare a brandelli qualche Corrotto dalle membra energiche e piene di vita: sai, quelli che sembrano zombie non mi danno soddisfazione.
Per oggi, immagino che possiamo considerare concluso il consesso."

Si inchina leggermente, quel tanto che basta perché la cortesia non lasci il posto all'adulazione o al servilismo, e cominciò a volgersi sui propri passi, in attesa che anche il compagno prendesse commiato.