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Rafalel.
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III
Nonostante i tentativi, alle volte goffi, dei cavalieri d'oro di alzare il morale degli altri cavalieri quel pranzo di gruppo si stava rivelando disastroso come era prevedibile. Solo poche persone erano riuscite a superare i rimorsi ed il dolore, e di loro ancora meno erano riusciti a sostituire quelle emozioni con la gioia per la vita. Deneb era una di quelle persone, non aveva perso nessuno durante la battaglia del grande tempio; non aveva una famiglia da perdere... sentiva solo la sofferenza delle persone accanto a sé, e l'empatia gli stringeva il cuore. Sentiva la rabbia montargli dentro, e lui la lasciava fluire liberamente; forse non era la cosa migliore, ma era l'unica via che conoscesse per superare la sofferenza. Era cresciuto nella guerra, era sopravvissuto ad essa combattendo con le unghie e con i denti, e avrebbe affrontato questo problema come con tutti gli altri... abbattendolo.
La ricostruzione
Una cosa era vera però... non ci sarebbe più stato un mondo così come l'avevano conosciuto, nel bene o nel male sarebbe cambiato tutto. Nel periodo immediatamente successivo all'attacco aveva visto quello che stava succedendo fuori dal grande tempio, ma aveva fatto orecchie da mercante, sperava che le sue fossero illusioni, incubi da cui non riusciva a svegliarsi. La verità l'aveva colpito come una mandria impazzita, ogni vita che vedeva spegnersi era un colpo al cuore, una stella che si estingueva. Il firmamento stava diventando nero come la pece e presto, cosa più terribile, non ci sarebbero stati più umani a poterlo ammirare. Restavano loro, un gruppo eterogeneo ed alle volte incompatibile eppure uniti come nessun'altro.
Ho giurato a me stesso che nessuno avrebbe più sofferto la guerra...
Iniziò a parlare poco dopo che il toro dorato aveva incrociato le braccia, in quel momento in cui un pranzo spaesato si era trasformato in uno dei momenti più importanti del santuario si sentiva in dovere di aprire anch'egli il proprio cuore, così come Alisia e Daya prima di lui, così come Anita.
Ho giurato a Stephane di non distruggere, ma costruire. Di non dividere, ma unire.
Le parole gli uscivano a stento, non era una persona da discorsi pubblici, questo oramai era assodato. Riusciva a cacciare il meglio di sé solo quando l'adrenalina gli pompava nelle vene, in quei momenti avrebbe potuto cambiare il mondo, ma ora... ora era solo un ragazzo che cercava di dire due parole di fila senza interrompersi.
Poi ho conosciuto Alisia ed ho capito cosa voleva dire avere una famiglia, e le ho promesso che non me ne sarei mai dimenticato.
Purtroppo però l'aveva fatto, era tornato ad essere quel ragazzo chiuso che era stato prima di incontrare Stephane. Questo pranzo gliel'aveva fatto notare, gli aveva fatto ricordare che non poteva vivere di odio, ma doveva ricordarsi delle promesse fatte in passato a se stesso ed ai propri amici. Iniziò ad espandere il proprio cosmo per farlo andare in risonanza con quello del gran sacerdote, della dea e del cavaliere del toro.
Oggi prometto ad Athena di restare al suo fianco nei giorni che verranno, come suo cavaliere e come suo fratello. Verso il nostro futuro... assieme.
Per la prima volta l'aveva chiamata Athena, e non Alisia; un piccolo dettaglio che probabilmente solo lei avrebbe colto... Si andò a mettere al fianco del cavaliere del toro con una mano sul cuore ed un sorriso in volto, la differenza di statura era incredibile ma nonostante tutto il giovane leone riusciva a mantenere una sorta di possanza, fosse solo per la forza che dire quelle poche parole gli aveva fatto sentire. Poche parole, ma che per lui volevano dire tutto; perché in quelle poche parole c'era il suo cuore, le sue speranze, il suo futuro.. -
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« La Ricostruzione »
POST 3
Era da tanto che non si ritrovava in una situazione simile, aveva a che fare con gente estranea che conosceva in quel momento per la prima volta e, sebbene da una parte volesse fare amicizia e rendersi il più cortese possibile, dall'altra non voleva neanche farsi mettere i piedi in testa e ricadere nell'incubo dell'immaturità e inesperienza che il suo giovane viso parevano dimostrare. Aveva distribuito timidi sorrisi un po' a tutti i presenti, compresi i soldati ed i civili, eppure la donna che aveva di fianco, il cavaliere della Mosca, sembrava voler fare di tutto per rabbuiare quella splendida atmosfera festosa e pacata. Dha aveva approfittato di una semplice occhiata, da parte di quest'ultima sulla marmellata, per provare ad attaccare bottone; ma la risposta di Irina non le piacque per niente. Senza contare che era l'unica ad indossare un capo vistosamente pesante data la giornata, non perfettamente limpida e illuminata dal sole, ma comunque abbastanza tiepida.
°Avrei dovuto capirlo subito che questa non ci sta con la testa..°
Alzò gli occhi al cielo mentre ella si riferiva alla sua passione per la marmellata come ad un fetish; scosse la testa lasciandola finire di parlare, avrebbe voluto chiederle se sapeva il significato di quella parola visto che la usava così liberamente e senza senso alcuno, quando questa all'improvviso cominciò a rivolgersi a qualcos'altro. Da quella minima distanza era difficile per Dha evitare e tenere a freno l'abilità che le consentiva la lettura del pensiero, per questo motivo lo vide chiaramente; un enorme moscone, grosso quanto un palmo di una mano, che volava vicino alla testa della donna parlandone direttamente e rimproverandola. Lo stupore della giovane saint, misto anche ad un'innata repulsione per gli insetti tutti, fu lampante; nulla poteva frenare quella smorfia di disgusto che si stava dipingendo sul suo viso, mentre cominciava ad indietreggiare con busto per mettere più distanza possibile tra lei e il moscone. Tutto sommato, ascoltando il breve scambio di battute tra Irina e il moscone, Dha non seppe dire per chi provasse meno simpatia; l'enorme insetto sembrava avere le rotelle al posto giusto, e le parlava con cognizione di causa e anche in maniera matura, che fosse la voce della sua coscienza? Un po' come il grillo parlante per Pinocchio!Frenò una risata portandosi una mano alle labbra; guardandolo sotto quell'aspetto non c'erano dubbi, preferiva il moscone! La cattiveria gratuita di Irina comunque era pronta a colpire chiunque, persino Suikyo, che si scoprì essere stato il suo maestro. Tra i due era evidente che ci fosse dell'astio di fondo o delle questioni irrisolte, ma non trovava comunque giusto quella mancanza di rispetto verso colui che poi l'aveva istruita alla via della speranza e che l'aveva addestrata per essere cavaliere.
Continuò a fissare Irina e il suo amichetto insetto fino a quando il discorso non fu interrotto da altri arrivi; Irina, forse scorgendo lo scambio di sguardi tra Dha e Crystal, commentò dicendo di far attenzione al cavaliere del cigno perchè parlava strano..
<<il biondo che intendi tu è stato il mio maestro e mi sono abituata in fretta al suo modo di parlare...forse dovresti mangiarla un po' di marmellata, magari ti addolcisce e ti fa prendere più in considerazione gli ottimi consigli del tuo animaletto da compagnia!>>
Disse indicando con un leggero movimento del mento il moscone fluttuante, poi riprese a mangiare e scorgendo il modo in cui Irina tagliava e gustava la pizza, ebbe la conferma che vivesse in un mondo tutto suo. Dha si limitò a tagliarla in spicchi e poi a mangiarla con le mani, come aveva sempre fatto. A quanto pareva Irina però aveva smosso un po' troppo la polvere del suo rancore per il suo maestro, tant'è che Suikyo prese molto sul personale quelle sue battute infantili e, dopo che ebbe fatto chiarezza sui motivi della sua cecità, si infervorò a tal punto che il suo cosmo si accese. Dha poteva sentire la pelle formicolarle, l'energia di quell'uomo le era superiore e il cambio di colore dei capelli sottolineava il livello che aveva raggiunto dopo anni di lotte e combattimenti. Stava per perdere il controllo, e solo Athena sapeva cosa sarebbe successo se l'uomo si fosse lasciato guidare dalla rabbia e avesse rilasciato tutta quell'energia sugli astanti, diamine erano presenti anche donne e bambini che non avrebbero avuto modo di ripararsi! Fortunatamente Suikyo si rilassò, richiamando a sé tutta la sua energia; era riuscito a trattenersi e ora si stava rivolgendo direttamente ad Irina. Aveva fatto menzione ai tempi passati, ai giorni del loro incontro e addestramento, lasciandosi sfuggire, o forse l'aveva fatto di proposito, un particolare non poco importante: Suikyo non si era limitato ad addestrare una nuova recluta, le aveva anche salvato la vita liberandola dal tronco sui cui era impalata!La visione orrenda di una bambina sporca, ferita e distrutta, impalata ad un tronco in una terra straniera e sconosciuta, ferì la giovane costringendola a distogliere lo sguardo dai presenti per posarlo sul piatto che aveva di fronte. Non le piaceva la piega di quel discorso, che finì subito dopo con l'abbandono di Suikyo del suo posto a sedere nel tavolo dei cavalieri, per dirigersi a quello dei civili. Quel gesto sarebbe sembrato strano a molti, persino ai soldati e ai civili; dovevano mostrarsi uniti e invece non erano ancora pronti. L'attenzione di Dha fu catturata dal cavaliere del dragone, che dopo aver saputo la sua provenienza, le chiese come fosse la situazione dalla parti di Okinawa.
<<oh...beh ci sono tornata subito dopo l'armageddon...lì la situazione sembra meno grave rispetto agli epicentri del Male, ma la distruzione ha colpito anche l'isola...in maniera minore ed erano presenti abbastanza sopravvissuti non corrotti..>>
Annuì abbozzando un triste sorriso di cortesia; la sua famiglia si era salvata ma aveva perso parecchi amici e conoscenti, il dolore era ancora troppo fresco in lei per poterne parlare liberamente senza emozionarsi. Una voce familiare sembrò risvegliarla dal pozzo depressivo in cui stava per piombare; Crystal aveva raggiunto il cavaliere della fenice, per cercare di ristabilire l'ordine e convincere Suikyo a riprendere posto tra i cavalieri tutti. Una volta tornato al tavolo si collegò ad il discorso di Anita, per cercare di risollevare gli animi e infondere nuova speranza nelle truppe. Il suo maestro pareva mutato, non fisicamente od esteticamente, c'era qualcosa nell'ostentazione dei gesti, nel modo in cui appariva e parlare, che le sembrava estraneo. Dha non seppe dire di cosa si trattasse, percepiva da lui sempre la stessa energia, se non una pià alta dal loro ultimo incontro, eppure sentiva che qualcosa era cambiato in lui; che l'apocalisse avesse scosso anche lui con le tenebre e la sofferenza?Qualsiasi cosa ci fosse di nuovo in lui, servì per ristabilire un'apparenza di pace tra i presenti; la situazione pareva essersi placata nuovamente, e con l'occasione Anita riprese parola mostrando il vero motivo di quella rimpatriata. Tutti vennero teletrasportati in quella che veniva chiamata la Biblioteca; un'enorme spazio dalle luci soffuse immerso nelle profondità dell'Universo e circondato da una miriade di stelle, li era custodita la conoscenza tutta, l'intero sapere umano e divino, era qualcosa di sconvolgente e terrificante al tempo stesso. Allungando e aprendo il palmo di una mano, Anita creò il globo terreste; una visione impossibile dall'alto della loro Terra, che mostrava varie città e le condizioni in cui si trovavano. Paesaggi non molto dissimili gli uni dagli altri si alternarono in diversi ingrandimenti, che mostravano tutti la stessa cosa, il male nelle sue più disparate forme e dimensioni. La distruzione aveva raggiunto in varie misure tutti gli angoli del pianeta; ovunque la tristezza, lo sporco, la disperazione e la corruzione avevano colpito, annientando il genere umano, calpestandolo e rendendolo schiavo. Dha avrebbe voluto distogliere lo sguardo, concedersi un minuto per riprendersi, per compiangere le perdite e metabolizzare la disperazione che provava in quel momento; ma una parte di lei la costrinse a guardare, a piangere in silenzio senza emettere una parola. Anita disse loro che sarebbero stati raggiunti a breve dal Gran Sacerdote e dalla Dea stessa per rinnovare davanti a loro e gli uomini lì riuniti il loro giuramento di fede. Il pensiero dell'arrivo di Athena diede nuova carica alla giovane saint; desiderava quell'incontro dall'inizio della sua investitura, da quando aveva accolto a sé l'armatura e aveva accettato quella nuova vita. Ora finalmente avrebbe visto colei per cui combatteva, la detentrice della speranza e della forza da cui tutti loro attingevano nei momenti più difficili. Solo questo le bastò per convincersi dell'idea del nuovo giuramento; avere bene in testa per chi e cosa si combatteva, erano per lei motivi sufficienti per continuare a lottare e vivere, per rinnovare quella promessa che forse all'inizio aveva preso sottogamba, e che continuava a sentire come un'imposizione. Ora sapeva, ora conosceva quali erano le ragioni per cui metteva a rischio la propria vita, i motivi per cui era disposta a sacrificarsi; li aveva appena visti un attimo fa, Anita aveva concesso loro una visione concreta della situazione attuale, con i suoi occhi aveva osservato i volti dei superstiti rigati dalle lacrime, persi nel Vuoto, stremati e bisognosi d'aiuto. Era per loro che dovevano giurare, era per quelle poveri genti e le sorti del loro Mondo che non dovevano permettersi tentennamenti e ripensamenti, ma la sola forza di alcuni uomini poteva bastare per sconfiggere il Vuoto? Il Gran Sacerdote Daya, ex cavaliere di Virgo, prese parola; finalmente poteva vedere e conoscere anche lui, Achille di riferiva a lui come il “biondino” ed ora capiva quando fosse azzeccato quel vezzeggiativo. Tutto in Daya trasudava pace e amore; la serenità del suo aspetto, la sua calda aura dorata e quel suo modo di parlare morbido e avvolgente. Dha non comprese bene ogni parte del suo discorso, soprattutto quando fece menzione ad una certa Nausicaa, scomparsa durante l'armageddon. Ognuno di loro aveva subito delle perdite e il ricordo di esse non faceva altro che aumentare il loro desiderio di rivalsa, era ciò che Daya stava chiedendo loro; mentre il suo cosmo avvampò Dha potè sentire sulla pelle uno strano formicolio, simile ad una dolce carezza calda e rassicurante, il cosmo del Gran Sacerdote era qualcosa di familiare, come l'abbraccio di un genitore. La sensazione che la giovane sentiva era la stessa che in passato aveva provato quando da piccola, risvegliata nel cuore della notte da un incubo, era corsa nel lettone del genitori ed entrambi l'avevano cullata tra le loro braccia, rassicurandola mentre le sussurravano all'orecchio che tutto sarebbe andato bene. Sebbene i suoi genitori fossero lontani, in quel momento la malinconia e la nostalgia per la propria famiglia venne meno, perchè si sentiva finalmente a casa. Quello che chiedeva loro Daya era di combattere, di farsi forza l'un l'altro, ma lo sguardo di Dha era già passato oltre la figura del Gran Sacerdote, per posarsi su colei che da troppo tempo desiderava conoscere. Quando la giovane saint incrociò per un attimo appena lo sguardo con Athena, la terra sotto di lei sembrò farsi molle e le gambe parvero cedere; era emozionata e commossa, aveva da sempre agognato quell'incontro e ora, davanti al volto giovane e lo sguardo velato da un alone di tristezza della Dea, tutto parve fermarsi per lasciarla sola e inebetita davanti a quella giovanissima ragazza che non pareva molto più grande di lei. Le labbra si schiusero appena e i suoni le parvero ovattati; Athena consegnò degli occhiali ad Anita e la nominò Eforos, nuovo custode della biblioteca, ma Dha si perse tutto il resto, non riuscì a comprendere altro. Vedeva le labbra della Dea muoversi ma non riuscì a cogliere una singola parola per quanto fosse abbagliata dalla sua visione; il suo cosmo divino infine raggiunse i presenti e la sensazione di familiarità che aveva provato con quello di Daya, divenne maggiore e più avvolgente, le sembrava quasi che quel cosmo riuscisse a raggiungere la sua anima stessa infondendo direttamente lì la sua benevolenza. Alcune lacrime di commozione cominciarono a scendere lente lungo le guance della saint, che non si era mai sentita così amata e ben voluta; in quel momento si rese davvero conto che avrebbe dato la sua vita per quella ragazza, che avrebbe fatto di tutto per portare quel calore e la pace nel Mondo. Nessun ripensamento, nessun dubbio, nemmeno la più piccola indecisione, in quel momento i suoi pensieri erano perfettamente concordi con il suo cuore, e se era un nuovo giuramento che Athena richiedeva, lei non aveva bisogno di pensare oltre. Lo stordimento iniziale si dissolse e la terra riacquisì costanza sotto di lei; era dunque quello che si provava a sfiorare il Paradiso con un dito? Dha ne era convinta. Il cavaliere del Toro si alzò e la sua mole fu visibile a chiunque; fu il primo a prestare il giuramento, poche semplici parole accompagnate da un cosmo dirompente molto simile a quello del Gran Sacerdote, bastò sentire la potenza del suo cosmo per capire le intenzioni e la sicurezza del Toro. A lui fece seguito Deneb; il giovane Leone si alzò e disse qualche parola menzionando il nome di Stephane, Dha non conosceva neanche quest'ultimo, probabilmente si trattava di un suo caro perduto nell'apocalisse. Tutti avevano qualcuno a cui dedicare il rinnovamento dei propri voti, per questo motivo dopo che anche il cosmo del Leone si unì agli altri, Dha ricevette la spinta necessaria per farsi avanti e prendere parola.
<<io...io sono nuova qui al Santuario, ho visto molti di voi qui per la prima volta e la mia investitura non è che avvenuta quasi un anno fa. In quest'occasione ho avuto ciò che desideravo...incontrare Athena, poter vedere il suo viso, ed è attraverso i suoi occhi che comprendo che quello che ho ricevuto veramente non è solo un'armatura con cui potermi difendere, ma una nuova grande famiglia in cui trovare pace e conforto...ed è per proteggere questa famiglia e coloro che amo che rinnovo le mie promesse di fedeltà per la salvezza del genere umano!>>
Fu dopo un breve quanto vistoso tentennamento iniziale, coronato da un imbarazzo repentino che ebbe come effetto quello di far assumere al suo viso un acceso color borgogna, che Dha si avvicinò ai gold in piedi e accese il suo cosmo argenteo in sintonia con quello degli altri già presenti.
*Narrato-Parlato-Pensato-Parlato altrui*»Dhawyth Thew
energia rossa x canes venatici x livello IV»Abilities
»Techniques
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Il suo maestro era oramai irrimediabilmente cieco, ma tutto del suo volto parlava dell'ira che lo dominava e mentre rischiare di scatenare l'ira di un saint dotato di un cosmo di quel potere non poteva essere una cosa saggia, c'era anche da dire che Irina era passata per la stessa fase di oscurità che aveva coinvolto anche gli altri eppure era l'unica che sembrava essere uscita indenne dall'avvenimento.
O meglio, non più danneggiata di quanto già non fosse.
Riteneva sciocca la decisione di Suikyo di rimanere cieco considerando che tale handicap potesse renderlo meno capace di ricoprire quel compito che gli dava un motivo d'esistenza al Grande Tempio, come se negarsi l'acqua di Crateris fosse un modo per espiare la debolezza che l'aveva colpito di fronte all'oscurità.
Beh, non era stato l'unico a cedervi ma almeno le altre drama queen del gruppo erano giusto divenute più silenziose e musone mentre il suo maestro in aggiunta al muso aveva deciso di fare la vittima e negarsi una cura che era a portata di mano.
Era un poco come se lei si fosse chiusa in una cella a piangersi addosso per espiare le sue colpe invece di dare una mano agli altri nel momento del bisogno.
Non che lei desiderasse dare una mano al prossimo più di quanto non desiderasse portare avanti il proprio obiettivo, ma voleva infrangere quella maschera da penitente che indossava Suikyo e dargli una scossa, per quanto lei fosse in grado di farlo solo sputando veleno per generare una reazione.
Non che le importasse di quel che faceva Suikyo, ma nella pancia sentiva forte e chiara la necessità di sfidarlo ad uscire dall'autocommiserazione.
Ci furono risultati positivi e risultati negativi.
Quelli positivi contavano il fatto che l'uomo avesse effettivamente lasciato cadere la mascherata da drama queen, quelli negativi contavano il fatto che stesse espandendo il cosmo in preda alla furia ed a giudicare dal brusco cambio nel colore dei capelli, il silver saint di Crateris stava cominciando ad invecchiare a gran velocità per lo stress.
Il corpo di Irina si tese e la sua espressione divenne concentrata mentre una goccia di sudore le scivolò su di una guancia, congelandosi una volta staccatosi dal mento.
I battiti del cuore di Irina accellerarono mentre ella concentrava il cosmo nella gola, non era sicura che il silver saint fosse intenzionato a lanciare l'attacco, ma doveva prepararsi al peggio mentre si dava mentalmente una pacca sulla spalla per essere riuscita a farlo reagire, seguita da qualche bestemmia mentale per essere riuscita sin troppo nel proprio intento.
Improvvisamente il cosmo del suo maestro si ridusse d'intensità ed anche Irina poté rilasciare il proprio, disperdendo l'energia cosmica che aveva accumulato nella gola per la creazione una barriera e rilassando il corpo seppur mantenendo la stessa espressione seria e concentrata.
Se l'era vista brutta e non era certo così suicida da sfidare il silver saint di Crateris a proseguire.
I capelli di Suikyo tornarono neri ed il suo sorriso diede il via ad una nuova pioggia di veleno, non che Irina non fosse abituata a riceverne dal suo maestro, ma l'uomo decise di giocare sporco e rivelare a tutti elementi del passato che a lei di certo non andava di condividere.
Ad esempio disse di fronte a tutti di come lei lo avesse supplicato con lo sguardo in punto di morte mentre all'epoca era priva di sensi, eppure lui adesso si sentiva in diritto d'alzarsi e tornare nuovamente a fare la drama queen esiliandosi dalla tavolata, come se i civili fossero inferiori ai cavalieri ed indegni di sedere al loro tavolo.
Irina si alzò per un attimo dicendo a Suikyo con rabbia ma non a voce troppo alta, il giusto per essere sentita con chiarezza dai saint sopra al vociare della folla di civili:
"La mia vita andava benissimo prima d'essere coinvolta in tutto questo!"
Il resto se lo tenne per sé, non gli disse che per lei la sua vita era in realtà finita pochi giorni prima di conoscerlo e che in realtà egli aveva salvato un corpo tenuto in piedi da un unico desiderio di vendetta, un desiderio oscuro ed indegno di un saint, ma pur sempre uno scopo.
Poi arrivò Teneo con una delle sue tirate, Irina lo ascoltò a braccia conserte, aspettando che concludesse la sua piazzata e finisse di sputarle addosso altro veleno, sbagliava nel dire che non le importasse come sbagliava nel ritenerla una bambina viziata.
Aveva ragione quando le diceva che era piena di rabbia e sicuramente un bersaglio di quest'ultima era Suikyo, ma Teneo stesso era un altro buon obiettivo verso cui indirizzarla e forse aveva anche ragione riguardo al fatto che le fosse morto il cuore, ma non quando parlava della sua sofferenza, c'è differenza tra chi ha perso tutto e chi non ha avuto mai niente, il primo conosce un dolore ignoto al secondo.
Quando l'apprendista ebbe finito, Irina gli si avvicinò cercando di rispondere con un tono di voce che non venisse udito da tutti:
"Sia tu che lui non siete mai stati sinceri con me, quindi non venirmi a parlare di cosa non so.
Tu continua a dargli ragione ed a difenderlo costantemente e gli darai una mano a finire qualunque cosa avesse in mente di fare prima."
Le importava del destino di Suikyo?
No, ma non le costava nulla dire qualcosa al riguardo, nonostante il fatto che la vicenda coi fantasmi di sparta avesse acuito il suo disprezzo nei confronti di quella strana coppia.[...]
Irina tornò al suo posto, notò che molti saint evitavano di rivolgerle la parola apparte Dhawyth che le disse di aver avuto per maestro il bronze saint del cigno al che la giovane se ne uscì con un:
"Benvenuta nel club degli allievi di pessimi maestri..."
Non le disse che anche Crystal aveva ceduto al male, Irina parlava spesso a sproposito, ma nella maggior parte dei casi era riservata ed apprezzava il fatto che anche gli altri non si facessero gli affari suoi.
Nel frattempo la sua vicina al tavolo era tornata a manifestare la sua adorazione per la marmellata e poi disse qualcosa che la colpì, accennò a qualcuno la cui presenza credeva fosse manifesta solo a lei, Irina guardò per un istante il moscone e poi entrambi fissarono Dha con aria interrogativa alla quale seguì una domanda da parte del moscone:
"Tu... riesci a vedermi?"[...]
Irina prese il formaggio che le veniva offerto dal novello saint dell'Ariete, il quale oltre a rassicurarla sul fatto che non avesse avuto alcuna parte nella fabbricazione del formaggio, le diede qualche delucidazione sul fatto del teletrasporto dicendole fondamentalmente "boh, speriamo non sia stata colpa mia", come se scaricare barile su muri invisibili fosse meglio, Irina rispose diplomaticamente:
"Forse è colpa di tutta quest'oscurità, ad ogni modo grazie del formaggio."
Ringraziò a voce alta, tanto per mostrare a Suikyo e Teneo che non era una bambina viziata, i bambini viziati non ringraziavano mai nessuno.
In compenso diede prova d'essere ancora molto infantile sotto certi punti di vista, talmente infantile che probabilmente Ys preferì snobbarla e riprendere il suo giro.
Poi finì per scherzare con i gold saint che ad un'occhiata veloce ballavano sul tavolo, almeno loro si stavano divertendo e completavano tutte le sfumature della demeenza che sembravano aver colpito i saint, ad esempio c'era Tessa della fenice che la guardava storto ed assieme al cigno decise d'andare a parlare con Suikyo.
La drama queen stava riscuotendo l'attenzione che desiderava.
Crystal decise poi di sfoggiare il suo forbito uso del linguaggio per arringare la folla e descrivere i saint come dei parassiti che traggono potere dalla speranza dei pochi superstiti, li incitò a sperare ancora ed aggiunse che i cavalieri che aspiravano al futuro erano invulnerabili, di conseguenza tutti i morti dovevano solo dare la colpa a loro stessi per non aver aspirato a sufficenza al futuro.
E per non aver schivato i colpi visto che lei di gente invulnerabile non ne conosceva, ironico che proprio Crystal facesse un discorso simile considerando che anche lui aveva ceduto al male.
Gli sguardi dei due s'incrociarono per qualche istante, Irina non seppe dire se la sensazione di pesantezza che provò derivasse dall'aver condiviso quell'esperienza o fosse dovuta al formaggio di Yak.[...]
Irina ebbe poco tempo per accorgersi della sfera di luce comparsa nel palmo della gold saint del cancro, prima che la luce divenisse abbagliante e la trascinasse in un'altra dimensione, o almeno era questa la sua impressione.
Anita le passò di fianco brevemente, forse deliziandosi dell'espressione stupita dell giovane silver saint le cui occhiaie sembravano sparire tanto erano spalancati gli occhi.
La gold saint aveva parlato di biblioteca e quella sorta di cielo stellato tutto sembrava tranne che una biblioteca, in compenso vi erano delle sorte di ologrammi che riflettevano la Terra devastata dalle forze del vuoto, i massacri compiuti da quest'ultime e le vane resistenze dei mortali, Irina percepiva l'urlo di disperazione dei mortali eppure cercò in quel momento di sopprimerlo, rischiava di distrarsi dal suo vero obiettivo ed alla fine dei conti, non c'era veramente più nessuno per il quale valesse la pena di lottare visto che tutte le persone che lei aveva amato erano oramai defunte.
Non sarebbero bastate tutte le suppliche del mondo a restituirle quella felicità e non era con le suppliche che avrebbe ottenuto il suo scopo, poteva mentire riguardo a quella promessa, poteva ancora puntare sull'aiuto dei saints in una guerra contro i black saints, ma Irina non era del tutto scema, sapeva che la priorità del Grande Tempio non poteva più essere quella, con tutta probabilità non lo era mai stata.
Due nuove luci interruppero il filo dei pensieri di Irina, in esse riconobbe le figure della dea Athena e del Gran Sacerdote, il quale prese la parola cominciando con un bel discorso sul combattere il male abbandonando la propria volontà.
L'idea era dannatamente seducente, salvare il mondo e divenire un'eroina, contribuire alla ricostruzione di un mondo in pezzi ma privo del male, tuttavia non le riusciva possibile mettere da parte quell'odio che la spingeva tutt'ora ad andare avanti, aveva affrontato dure lotte ed era sopravvissuta con uno scopo ben preciso nella mente e non riusciva più ad aspettare, McFly la redarguiva spesso riguardo a questa vendetta ma era la sua ragione di vita da quando tutti i suoi cari erano morti.
Tutti i presenti erano stati in qualche modo toccati dall'Armageddon ma Irina aveva perso tutto prima di divenire saint, aveva indossato quell'armatura sotto la guida di Suikyo, ma era stata una guida maldestra e lei aveva finito per essere un saint privo della spinta degli altri.
In passato vi erano stati saint capaci di tradire per la sete di potere o accecati dalla loro passione per il sangue e la violenza che sopra ad ogni cosa valutavano il loro stesso potere ed il modo in cui questo potesse sottomettere gli altri ai loro crudeli desideri.
Irina non era così, aveva perso tutto come una vittima di quei poteri e di quella sete di sangue e più d'ogni altra cosa lei desiderava mettere a tacere gli incubi ed i sensi di colpa legati alla sua sopravvivenza, ma non s'illudeva di poter recuperare una vita normale, l'odio e la rabbia la divoravano e li aveva canalizzati nella vendetta che aveva finito per essere la fibra centrale del suo essere.
Poi improvvisamente lo sentì, un calore avvolgente che non provava da molto tempo, un potere che sembrava volerla accettare e che sovrastava il frastuono delle voci della sua mente, come quando era piombata l'oscurità, Irina percepì un senso di pace profonda ma al contrario dell'oscurità, quest'ultima fu solo un mezzo attraverso il quale vennero fatti fluire nuovi sentimenti ed emozioni, queste emozioni erano da tempo assenti nella ragazza che non provava la stessa gioia che il Gran Sacerdote le stava trasmettendo.
Colpita dalla forza di questa speranza, gli occhi di Irina si spalancarono nuovamente ed il suo corpo prese a tremare leggermente, le parole di Daya ed Alisia erano divenute un ronzio si sottofondo e scomparvero del tutto quando la giovane percepì l'abbraccio del Cosmo di Athena, ancora più caldo e sereno di quello del Gran Sacerdote e le ottenebrò tutti i sensi, la giovane si immerse in quella luce accettandone il calore ed improvvisamente, questa scomparve lasciandola con le gambe molli, al punto che non riuscì più a reggersi in piedi e tentò inutilmente di fermare i tremori avvolgendosi le braccia attorno al corpo, tentativo futile non essendo generati dal freddo.
Ci mise un poco a riprendersi mentre gli altri confermavano i loro giuramenti, Irina riuscì a rimettersi in piedi ma le gambe erano molli ed il respiro pesante.
Lei non aveva mai riposto una grande fiducia in Athena, sicuramente esisteva ed in passato era certa che le avesse lenito le ferite, ma non era mai veramente stata conquistata da essa, l'aveva vista un paio di volte e solo nel periodo dell'invasione degli spectre al Grande Tempio.
Irina si guardò ancora attorno tremando, udì le parole del gold saint del leone e quelle di Dha, cariche d'emozione e rispetto per la dea, la silver saint della mosca non le condivideva, col passare del tremore ed il calmarsi del respiro, la ragazza sentì fluire in sé nuovo dolore che si tramutò in rabbia.
Lei non provava quel tipo di pace da molto tempo eppure adesso le erano state forzate nell'animo delle emozioni non sue, emozioni allettanti e rassicuranti che portavano con sé la promessa di un futuro radioso mentre l'oscurità del Vuoto le aveva promesso la pace del sonno, sentirsi strappare via quelle emozioni ritrovate e tornare a contatto col proprio dolore quotidiano tutto in una volta glielo aveva reso insopportabile e questo annebbiava quel poco di giudizio che le rimaneva.
Sentì una lacrima scorrerle sulla guancia, da quant'è che stava piangendo?
Prim'ancora che iniziasse a parlare, McFly la richiamò alla cautela:
"No, ferma!
Aspetta qualche altro minuto, recupera il controllo prima di aprire la bocca e dire qualcosa di cui potresti pentirti!"
Ma da sotto al pesante maglione arrivò un'altra voce, una voce che Dha non avrebbe riconosciuto ma era chiaramente femminile e dal tono canzonatorio, questa voce apparteneva alla maschera di Irina, una maschera normalissima ma che per la giovane era un'incarnazione dei propri dubbi e delle proprie angosce e proprio come McFly, non era altro che una delle voci che tormentavano la giovane e questa era una di quelle voci che lei non aveva bisogno di ascoltare in quel momento:
"Vai avanti stupida, mostra a questa fantomatica divinità dove può ficcarsi il suo cosmo dorato!"
Irina chiuse per un attimo gli occhi tormentata dalla cacofonia di voci generate dalla sua mente e si percepiva chiaramente che stesse cercando di tenere sotto controllo la propria rabbia ed il corpo ancora le tremava per lo forzo.[...MENTRE GLI ALTRI SAINT COMPLETANO I LORO GIURAMENTI...]
Gli altri continuarono a prestare i loro giuramenti, più convinti di quanto lei non fosse della causa alla quale li stva chiamando Athena.
McFly proseguì nei suoi tenttivi di calmare Irina, ronzandole attorno mentre lei si limitav a fissare i piedi della dea a denti stretti:
"Irina, la causa alla quale ti chiama Athena è giusta e potresti trovare in essa uno scopo molto più alto di quello al quale ti stai dedicando ora.
Questa vendetta sulla quale insisti non ha motivo d'essere, i colpevoli sono già morti!"
Irina non riusciva a formulare delle frasi in risposta alle voci, troppo scossa per prendere la parola, ma ciò non era necessario per esseri generati dalla sua mente, sapevano esattamente dove stessero tubinando i suoi pensieri e potevano riempirla di nuovi dubbi o infierire dove potevano sulle vecchie piaghe.
Irina era perfettamente conscia dell'inutilità della vendetta e le sarebbe piaciuto poter essere il tipo di persona in grado di andare avanti e costruirsi una nuova vita, nuove amicizie e forse un nuovo amore, ma ogni volta che si apriva all'idea, una voce nota tornava a farsi sentire ed a tormentarla:
"Abbandonare la vendetta?
Visto che ci sei dimenticati anche degli altri e di quello che gli devi per essere sopravvissuta, questa vita l'hai ricevuta per uno scopo ben preciso, non te lo ricordi brutta idiota?"
Irina se lo ricordava, Suikyo stesso l'aveva involontariamente messa su quella strada in un momento in cui lei stessa non aveva veramente idea di cosa fre di quella nuova vita che si era ritrovata ad avere, il silver saint di Crateris aveva cercato di motivarla e nel farlo aveva creato un'ossessione.
Ma in fondo era vero che lui l'avesse portata a divenire una saint solo perchè ne aveva percepito i poteri latenti, la voce femminile della maschera che portava sotto al maglione sfruttò questo dubbio:
"Cercano di distoglierti dal tuo vero obiettivo, vogliono che tu sia un soldatino obbediente e remissivo, una pedina sacrificabile, credi che ad Athena importi qualcosa dei tuoi problemi?
Io non la vedo mai vicino a te quando ti svegli urlando la notte, lo so perchè io sono sempre al tuo fianco."
Irina strinse più forte i denti sudando freddo, adesso riusciva a nascondere il malessere che la governava, il rancore era scomparso lasciando il posto all'insicurezza, la giovane si sentiva la gambe molli e la deliziosa pizza che aveva gustato con aidità adesso le pesava nello stomaco e sembrava quasi punzecchiarla dall'interno dicendole che non meritava di averla nello stomaco in quanto nessuno dei suoi cari avrebbe più potuto gustare alcun buon cibo.
McFly riprese la parola cercando di riportare Irina alla realtà e di convincerla a fare ciò che ci si aspetterebbe da uno spirito della cloth, sempre ammesso che qualcosa del genere esistesse davvero:
"Non ascoltarla!
Lei ti pone dubbi su Suikyo eppure è stato proprio lui a donartela, uno scudo dietro al quale celare le tue emozioni e conservare nell'intimo le tue debolezze, uno scudo da riporre solo in presenza di persone fidate con le quali sfogarsi..."
Venne interrotto dalla voce della maschera che aggiunse con malizia:
"Uno scudo per proteggere gli altri da quell'orrore che è la tua brutta faccia..."
Questo era già più nella norma, Irina era abituata agli insulti di quel genere e poteva farsene una ragione, non era mai stata bella e la cosa la lasciava molto più indifferente di quanto non facesse un tempo, quando piangeva tra le braccia della madre adottiva per il nuovo nomignolo affibbiatole dai compagni a scuola.
Irina fece un bel respiro ed immaginò di buttare fuori quel senso di colpa che la stava divorando, per un istante le due voci si azzittirono, mentre la mente della giovane tornava ad un ruolo più attivo e dominante.
In fondo stava dando retta a due voci di parte, una la ricopriva d'insulti e le era stata regalata da Suikyo prima che le strade dei due divergessero in modo completo, ricordava ancora lo schiaffo che egli le aveva dato quando aveva scoperto quel che aveva fatto al cadavere di uno dei suoi aguzzini, l'altro sembrava sempre pronto a rimproverarla e ricondurla sulla retta via che "casualmente" metteva sempre Athena nella luce migliore possibile.
D'altronde era lo spirito di un'armatura al servizio della dea, come aspettarsi qualcosa di diverso?
Prima si era lasciata trasportare dalla serenità artificialmente trasmessa da Daya ed Athena, in fondo quel che aveva provato in assenza di essa non era molto diverso da quel che aveva provato quando la sua vita era finita per la prima volta ed arrabbiarsi con chi le aveva somministrato quel palliativo non era la cosa migliore, adesso che era tornata in sé non avrebbe di certo richiamato Daya dicendogli di farsi le emozioni sue.
Non era quello che le interessava dire, la prossima volta avrebbe solo dovuto fare attenzione e non cascarci, questo valeva anche contro il Vuoto, la serenità non faceva per lei ed era stata una scelta, per quanto mai espressa razionalmente.[...DOPO CHE GLI ALTRI SAINT HANNO COMPLETATO I LORO GIURAMENTI...]
Irina perse il filo dei suoi pensieri quando qualcuno richiamò la sua attenzione, ci mise un secondo per tornare con il pensiero a quel che stava accadendo e rendersi conto che tutti aspettavano solo le sue parole.
Tanto per non metterle pressione.
A questo punto le toccava parlare e visto che si era ricomposta, si schiarì la voce con aria grave per essere sicura di non avere più un groppo piagnucoloso alla gola e disse con tranquillità, rivolgendosi ad Athena e fissandola negli occhi:
"Capisco il significato delle sue parole, ma temo di non condividere l'entusiasmo dei miei "compagni".
Non mi fraintenda, trovo che sia molto nobile lottare per combattere quest'oscurità ma l'unico obiettivo per il quale sono qui credo che le sia noto."
Seguì un attimo di silenzio durante il quale Irina cercò di leggere lo sguardo della sua dea, si aspettava forse di leggervi dell'indignazione?
Oppure sperava di trovarvi della comprensione?
Irina riprese a parlare per completare il suo discorso:
"Un giuramento non è cosa da prendere alla leggera e se lo accettassi ho paura che vi mentirei e questo non voglio farlo.
Io non ho più nessuno che m'interessi realmente proteggere ed il mio obiettivo rimane la mia priorità assoluta, ma fintanto che la pazienza me lo consentirà, penso di potervi prestare aiuto nei limiti delle mie capacità."
Fisiche e mentali avrebbe dovuto forse aggiungere, senza contare che sentiva già la pazienza ridursi sempre di più, sapeva di non essere pronta al compito che aveva deciso di assumersi eppure sentiva l'impulso di farlo ugualmente, forse perchè stava cominciando a comprendere di non poter più andare avanti a quel modo.
Concluse con qualcosa che non aveva mai fatto nei confronti di Athena, accennò un inchino chiedendo:
"Potete accontentarvi di quel che ho da offrirvi?"
Irina si rimise dritta in piedi per fissare la giovane Athena negli occhi, per qualche motivo la sua mente tornò ancora con la memoria al dolore per lo schiaffo che le aveva dato Suikyo che in quella stessa giornata aveva fatto fatica a resistere alla tentazione di ucciderla, forse anche quei gold saint così giocherelloni si sarebbero indignati per le sue parole.
Per un momeno immaginò tutti i presenti che avevano prestato giuramento mettersi in fila e prenderla a schiaffi prima di cacciarla, in quel caso sperava che Bart fosse il primo visto che dopo un ceffone di quelle pagaie che chiamava mani, di certo non avrebbe sentito gli altri.
Nel profondo dell'animo, si chiese se quello non fosse un grido d'aiuto a quella persona che tutti gli altri tenevano in così grande considerazione.CITAZIONEOT/Irina rimane in silenzio mentre voi completate i vostri giuramenti, quindi riprende la parola alla fine, ero indeciso se spezzare in due il post ma trovo che questa sia la soluzione più pratica./OT. -
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"Ricostruzione"
Suikyo delle volte sapeva bene di esagerare, ma quando vedeva che le cose andavano storte sicuramente sapeva quando smetterla però forse questa volta aveva esagerato, anche perché seppure si era messo in disparte con i civili sentiva chiaramente il brusio di alcuni che erano poco convinti su di lui e si chiedevano se non fosse stato meglio che l’ Armageddon se lo fosse portato via uno che si permetteva di andare in escandescenza in quel modo come avrebbero fatto a fidarsi di lui?
Suikyo si rendeva perfettamente conto di aver deluso le aspettative di molta gente, però non poteva rimanere sempre impassibile in tutto e probabilmente tutte le persone che lo stavano fissando, male non conoscevano i reali motivi del suo gesto, quindi il Silver Saint li ignorò categoricamente e anzi che fermarsi al tavolo dei civili (dato che non era il benvenuto neanche lì) fece per andarsene completamente via. Tuttavia, fu fermato da Tessa e da Crystal che lo invitarono alla calma e a quel punto onestamente avrebbe voluto essere , come dire un po’ “ironico” e far finta di non aver inteso le loro parole che erano dettate da fatti di cui non potevano sapere, specialmente Tessa che parlava delle morti dei Saint , perché lei dov’era quando erano morti? Nell’Armageddon non l’aveva neanche vista lottare con loro quindi che diavolo parlava a fare di cose che ne sapeva. Quanto odiava la gente che dava aria alla bocca anzi che restarsene zitti, poi Crystal che dopo aver cercato di calmarlo si era messo a richiamare tutti come se cercasse attenzione come il resto della comitiva che se la rideva manco fossero all’ Asilo Mariuccia. Dopotutto, che cosa ne sapevano loro del perché gli era successa quella reazione? Come potevano sapere come sarebbe finita? Erano davvero così SICURI che proprio lui avrebbe dato spettacolo coinvolgendo i civili?Cioè lo trattavano forse come un idiota?Ebbene che lo pensassero pure basta che per oggi lo lasciassero in pace, non aveva altro da aggiungere.
Suikyo fece una smorfia indispettita e riluttante preferì trattenersi, non voleva litigare anche con loro e rischiare di vomitare a quei due Bronze Saint tutto il veleno che aveva addosso in quel momento. Dopotutto se lo avesse fatto sarebbe finita come quella volta con Teneo quando gli tirò quel pugno che lo fece svenire e poi forse stava prendendo tutto un po’ troppo per il verso sbagliato, perché, dopotutto Tessa e Crystal erano solo venuti ad invitarlo a ritornare e a dimostrargli che erano compagni e non era giusto comunque pensare a loro nel modo con cui stava facendo, già anche Tessa non era convinto che tutto questo le avesse fatto una buona impressione.
Si fermò poi guardò i due ed allargò un sorriso, anche se però non nascosa comunque il suo punto divista.
“Vi chiedo scusa so di aver avuto una reazione esagerata, ma delle volte l’ingratitudine è una brutta bestia che va percossa e Irina lo sapeva bene prima ancora che mi arrabbiassi. Comunque sia non sono più quello di una volta, questo vorrei che lo teneste a mente entrambi, prima di venirmi avanti con argomenti che non sapete. Le mie reazioni sono comunque controllate e non arriveranno mai a colpire nessun compagno di casta o persona presente qui e le morti dei miei compagni se permettete me le compiango già da solo non c’è bisogno di ricordarmele sempre ogni volta che si crea una discussione, spero che finalmente qualcuno avrà il buon senso di lasciar in pace i morti una volta per tutte.”
Dopo il discorso a proposito di Irina la guardò seguendo Tessa e Crystal e ci pensò a fondo , quello che le aveva detto prima non era stato carino perché forse aveva toccato argomenti per lei che non si dovevano toccare, avrebbe dovuto darle delle scuse e lo avrebbe fatto, ma non oggi lì avanti a tutti perché sia lui che lei avevano creato fin troppo problemi adesso basta. La rabbia doveva sbollire e far posto alla sua ben conosciuta magnanimità , doveva essere un esempio per i civili e riacquistare la loro fiducia in qualche modo . Ritornò al tavolo poi accade qualcosa Anita parlò e teletrasportò tutti in una specie di posto estraniando Suikyo dai civili in una dimensione astratta dove si potevano vedere in cielo tutte le costellazioni brillare. Il Silver Saint non poteva vederla, ma sentì la rabbia in parte scendere era sempre rilassante estraniarsi in qualcosa di diverso dal mondo seppure comunque si vedeva anche sotto i loro piedi e sentiva chiaramente il bisogno degli uomini di una speranza. Subito dopo due cosmi a Suikyo conosciuti apparvero e quasi non ci poteva credere perché li dava per morti: Daya e Alisia erano vivi.
°Daya e Alisia … sono vivi allora…°
In quel momento la solo presenza dei loro cosmi bastò per acquetare i sentimenti negativi che lo avevano accompagnato e sul suo volto si dipinse un espressione felice.
“Daya Alisia siete vivi che sollievo…”
Disse poi Daya fece un discorso così come Alisia che li invitava tutti a rialzarsi e a mettersi di nuovo in gioco per dar speranza a chi non l’aveva . Suikyo in quel momento fu toccato da quelle parole specialmente da quelle di Daya che era un suo amico e non sapeva come rispondere dopo quello che era successo. Si sentiva ancora sporco e inadatto al suo compito non sapeva se sarebbe stato in grado di portare ancora quella Speranza negli occhi della gente. Avrebbe voluto rispondergli, ma il cosmo di Atena si fece più ampio e lei dopo chiese fortemente un giuramento. Suikyo si quietò totalmente nel sentire quel cosmo così carico di compassione e speranza , tanto che lo faceva evidentemente vergognare di essere stato così superficiale in molte occasioni, come nel caso di Estelle e di Violate. Tutti stavano dando una mano senza credersi chissà chi perché era Atena stessa che si era manifestata a loro e che aveva sofferto con loro. Trattenne le lacrime perché non era nel suo stile vivere una così bella sensazione commuovendosi, doveva dimostrare di aver capito e di essere deciso nelle sue decisioni. Basta pensare al passato e ai propri errori, era tempo di rimediare, lo aveva promesso anche Deneb quando si stava suicidando. Sapeva bene di non meritarsi tutto questo, ma era un Saint e aveva un dovere.
Fece un passo avanti verso Atena e si inchinò avanti a lei.
“Mia Signora sono lieto che siate ancora viva e sono contento anche per Daya. Purtroppo sono molto rammaricato per aver tenuto un comportamento negligente e di avervi esposta a un pericolo come quello che è passato, so bene quindi di non meritare nemmeno di essere qui al vostro cospetto. Forse avrei dovuto perire perché mi sono lasciato tentare troppo e sono stato un ingenuo …”
Prese una pausa poi continuò guardandola negli occhi seppure non poteva vederla.
“Tuttavia sono sopravvissuto quindi significa che la mia vita è ancora legata a voi e a tutte le persone che mi vogliono bene. Non so se sarò in grado ancora di proteggervi specialmente nelle condizioni attuali, ma voglio riprovarci per dimostrare ancora una volta che dall’ oscurità si può rinascere, perciò giuro che d’ora in avanti mi impegnerò al massimo per non cedere più alle tenebre e proteggerò voi e tutti quelli che ne avranno bisogno, perché sono un Saint ed è questo il mio dovere.”
Dicendo quelle parole Suikyo sembrò proprio ritrovare un po’ se stesso (anche se quello era solo un piccolo passo, aeva bisogno di altro tempo) e iniziava a ricordare anche Teneo e tutti quelli che avevano creduto in lui, forse stava iniziando a ritornare com’era prima e ritrovare lo scopo iniziale e niente era meglio di tutto ciò.
Mentre parlava e rialzava sentì Irina e il suo discorso, certo si sentiva pienamente d’accordo perché lui era esattamente come lei, quindi anche in rispetto della sua decisione, ormai era abbastanza grande non aveva più bisogno di un maestro che le insegnasse a comportarsi avanti ad Atena. Le aveva già messo avanti una possibilità e lui non si sarebbe messo più a schiaffeggiarla, dopotutto aveva detto lei stessa di non essere una bambina vizuata prima a Teneo . Suikyo sapeva solo che per lei provava un grande dolore ,ma era tempo di finirla di compatire gli altri e di lasciarli decidere di cosa fare nella loro vita come aveva deciso lui. Tutti avevano diritto di essere padroni dei propri destini.narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>>,telepatia<<>> Parlato Esterno
Dati & Riassunti
Nome:Suikyo.
Stato fisico:Cieco completamente.
Stato Psicologico:buono.
Armatura:Silver Cloth di Crateris [livello6]
Stato armatura:intatto
Energia:Energia Blu
___________________________________________________________
Riassunto:
Azioni:code Layout e Grafica by Lady Violate™
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°Shannon°.
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» Andromeda no NesyosNarrato - Parlato - Pensato - Telepatia - Astral
» la ricostruzione «Giuramento
L'impegno dei miei compagni era commovente: alcuni, come i Gold Saints, cercavano di sdrammatizzare; altri, come Crystal, di tirarci sul il morale con dei discorsi. Per quanto mi riguarda, quest'ultimo tentativo sortì un effetto maggiore dei precedenti: trovavo più giusto affrontare le cose che accantonarle e fare finta di niente. Il discorso del Cigno un poco mi riscosse, anche perchè il mio compagno mi aveva detto di volermi parlare in privato in merito alla mia adozione. Non gli avevo mai sentito nominare la sua famiglia: possibile che gli fosse successa una cosa simile? O semplicemente aveva delle informazioni sul mio conto? Conoscendolo, dubitavo fosse mera curiosità o desiderio di consolarmi.
In quel momento però l'arrivo di Daya ed Alisia monopolizzò la mia attenzione. Ero contento di vederli: certo, se fossero morti l'avremmo saputo da tempo, ma almeno potevo avere la certezza che - oltre ad essere vivi - erano pure in buona salute... almeno fisicamente. Infatti sembravano entrambi incredibilmente provati dall'esperienza, esattamente come noi. Questo mi fece riflettere: non ero l'unico ad aver sofferto e non potevo permettermi di restare legato al passato mentre tutti gli altri guardavano al futuro. I cosmi ed i discorsi del Gran Sacerdote e della Dea mi toccarono nel profondo, così come la fedeltà dei miei compagni. Mi alzai, spostando indietro la sedia.
Alcuni di voi sapranno che l'Armageddon mi ha portato via una famiglia. Potrei decidere di ritirarmi e vivere con i parenti che mi restano, ma l'orrore è appena cominciato. Non voglio che una tragedia così si ripeta. Non voglio che altri provino ciò che ho passato io. Per questo ho deciso di andare avanti.
Feci un sospiro rivolgendomi direttamente ad Athena rimarcando le sue stesse parole.
Continuerò a combattere. Per voi, per la mia famiglia, per i bambini della Terra. Per impedire che mia nipote oltre al padre perda anche la madre. Per far sì che più nessuno debba uccidere di sua mano il proprio fratello...
Mi bloccai, scosso da un tremito, lo sguardo fisso sul tavolo. Stavo andando troppo sul personale ed i ricordi di come avevo spento la vita di Atticos per il bene di sua figlia riaffioravano vividi davanti ai miei occhi. Strinsi i pugni e deglutii, deciso a non fermarmi.
Nel momento stesso in cui Andromeda mi ha scelto, io ho giurato fedeltà ad Athena. Finora non l'ho mai tradita e continuerò a non farlo. Qui ed ora rinnovo il giuramento che ci lega.
Tornai a fissare Alisia ed a quel punto tentati di riversare in lei ed in Daya una minuscola quantità di cosmo. Si trattava di un ricordo: il mio primo incontro con la Dea. In quell'occasione l'avevo abbracciata e, se loro avessero accolto il mio cosmo, sarebbe stata questa la scena che avrebbero rivisto.Energia — Viola
Status Fisico — Illeso
Status Psicologico — Più tranquillo
Status Armatura — //
Abilità Passive — ~ Catene Intelligenti
Le Catene hanno una volontà propria e agiscono anche indipendentemente da quelle del possessore. Possono sistemarsi in posizione di difesa anche se il proprietario non si è accorto dell'attacco. Sono in grado di identificare le illusioni e cercare automaticamente appigli in caso di bisogno. Inoltre le catene possono oltrepassare i portali tra dimensioni diverse.
Abilità Attive — //
Tecniche di Attacco — //
Tecniche di Difesa — //
Azioni — //
Note — Chiedo scusa per i continui cambi di layout ma alcuni di voi capiranno. Il mio post è corto perchè le persone prima di me hanno descritto il tutto in maniera più che esaustiva e quindi io mi sono astenuta dal farlo pure io per evitare di sembrare ripetitiva e ridondante.» Tears are not a weakness, but the real strength of a human being «code ©. -
ragnarok36.
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La Ricostruzione
Post III
Erano ancora tutti distratti dal pasto quando la ragazza del Cancro riprese parola ma questa volta non era solo per meri convenevoli o ringraziamenti, questa volta era per mostrare loro qualcosa di stupefacente!
Un lampo accecante investì per un istante la tavolata che venne inglobata in quella che appariva come una visione dell'universo.
Yamato rimase a bocca aperta con l'ultima fetta di pizza ancora tra le dita grondante di olio e pomodoro; dopo più di un anno che risiedeva al grande tempio questi uomini riuscivano ancora a sbalordirlo.
Si alzò in piedi di scatto, attorno a loro vi era l'immensità dello spazio, stelle pianeti e asteroidi si estendevano a perdita d'occhio. Quella visione avrebbe fatto sentire anche il più egocentrico degli uomini insignificante, l'infinito li circondava, stavano volteggiando nel vero volto del creato, guardando negli occhi l'eternità.
B-Biblioteca?
Così disse la donna della quarta casa, quella era "La Biblioteca"; certo non somigliava a nessuno stereotipo di biblioteca che il guerriero giapponese avesse mai immaginato ma dopotutto quando era stata l'ultima volta che aveva visto qualcosa di comune da quando era entrato in quel mondo?
Non riusciva a non guadarsi intorno, a non ammirare quella magnificenza che gli era stata presentata, per un secondo pensò a che vita straordinaria viveva a volte, a quante cose esistessero di più nel creato di quante potesse immaginare una singola mente umana e gli uomini e le donne che aveva a fianco, che esseri incredibili erano per reggere il peso di tale sapere, per camminare con gli dei senza impazzire.
Anita riprese a parlare, voleva che vedessero, che capissero contro cosa stavano combattendo e in quel momento la vista dello spazio cambiò. Come una cinepresa in un film sulla fine del mondo in rapide sequenze la biblioteca li portava in diverse parti del mondo dove uomini non meno coraggiosi di loro combattevano per sopravvivere.
Fu in quel momento che la ragazza spiegò finalmente il vero motivo di quella riunione: un nuovo giuramento, un nuovo patto non semplicemente con la Dea ma con tutta l'umanità per proteggere il mondo in rovina, un mondo sprofondato nel caos che necessitava ora più che mai dei suoi eroi.
A riprova dell'importanza di tale giuramento due ospiti illustri si unirono al banchetto, qualcuno che Yamato non vedeva da tanto tempo, ma che era più che felice di trovare in piena salute.
La Dea Athena e il Grande Sacerdote Daya si materializzarono in due colonne di luce dorata affianco alla guerriera di Cancer.
Daya appariva quieto come al solito eppure dietro a quel sorriso pacifico Yamato sentiva che le preoccupazioni per la situazione attuale del mondo pesavano su quell'uomo dalla forza incrollabile affaticandolo ogni giorno di più.
Il Sacerdote si avvicinò alla neo custode della biblioteca e, come aveva fatto anche quest'ultima poco prima, spronò come solo lui sapeva fare i guerrieri che aveva d'innanzi, i suoi guerrieri, che aveva l'onore, e a volte l'onere, di guidare in qualunque circostanza, di pace e tranquillità o, come in quel caso, di sanguinosa guerra.
Dopo il suo discorso iniziò ad espandere il suo immenso cosmo che come un vento caldo lambì tutti i cavalieri presenti.
Anche Alisa però, in qualità di suprema divinità dei Saint, aveva qualcosa da dire ai suoi protettori; si avvicinò anche lei a Anita e, dopo averle fatto dono di qualcosa che Yamato non riuscì a scorgere (e di cui comunque non avrebbe compreso il significato), parlò senza timore
a quegli uomini che aspettavano trepidanti le sue parole.
In un secondo il suo cosmo si unì a quello di Daya, quel cosmo che Yamato aveva provato nelle sue ossa in prima persona e che aveva lenito le sue ferite ora abbracciava tutti loro come una madre misericordiosa pronta a proteggerli e incoraggiarli.
Parlò ma le sue parole quasi non avevano importanza, il suo cosmo parlava per lei, faceva recepire il messaggio ben prima e ben più chiaro delle semplici frasi.
Un nuovo giuramento, un nuovo patto per l'umanità intera, per difendere i giusti e combattere il caos che dilaniava il pianeta, uniti contro il male come fratelli.
Yamato sorrise, mesi prima aveva visto la vera essenza della Dea dopo essere stato curato dalla sua energia, aveva visto la sua bontà d'animo, la sua generosità e più importante di tutto il suo senso di giustizia. Il dragone sapeva chi era Alisia, sapeva chi era Athena e per nulla al mondo avrebbe mai tradito la sua fiducia, aveva promesso di servirla una volta e mai un secondo si era pentito della sua decisione.
Giurai alla mia investitura, giurerò ora e giurerò ogni volta che mi verrà chiesto, ogni giorno della mia vita giurerò se sarà necessario. Per la pace e la giustizia, per i deboli e i bisognosi, giuro di combattere per la Dea oggi fino alla fine dei miei giorni, la mia intera esistenza è sua incondizionatamente.
Guardava la piccola Divinità dritta negli occhi, voleva che sapesse, voleva che capisse attraverso il suo sguardo che le sue parole erano vere, che non era sola nella sua battaglia e mai lo sarebbe stata.YAMATO KUJURO
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.Narrato. | -parlato- | °pensato° | °telepatia° | "parlato altri"
La Ricostruzione
Capitolo III
Ys chetò l'animo di Achille con poche semplici parole ed una conferma. Babel era ancora nello Jamir, Babel non era lì! Ad Achille tremarono le gambe per l'emozione. Quella dannata peste, quel demonio travestito da innocente bambina non lo avrebbe tormentato durante quella simpatica ed allegra riunione. Ancora oggi ricordava i giorni terribili in Jamir durante il predominio indiscusso di Babel, non era ne malvagia ne crudele ne potente, era solo impossibile dirle di no. Alla fine tutti, perfino il vecchio Gazka a volte, finivano per fare quello che voleva lei accontentandola in cose assurde. Come assurda poteva essere una dieta di mesi a base di formaggio locale; ad Achille ogni tanto venivano ancora dei dolori alla pancia nonostante la fibra robusta e quasi sovrumana posseduta! Assurdo vero eppure l'aveva accontenta, occhioni lucidi da cane bastonato, labbra che iniziavano a tremare in preda al disappunto e in vista di un probabile pianto disperato, tutte queste le armi meno sottili di Babel; la lingua affilata come una lama ed un cervellino altrettanto 'pericoloso' ne completavano l'arsenale a disposizione.
-per gli dei che spavento...-
Disse rassettando il bavero dell'amico e ritrovando al contempo una certa compostezza.
-che diavolo, quella peste mi fa tremare ancora adesso! Beh non so se sia la scelta giusta ma di certo una più intelligente lì non la trovi, hai fatto bene a sceglierla. Inoltre dandole questo incarico l'hai vincolata nello Jamir e di questo te ne sarò grato per un bel po ahahahah-
Scoppiò a ridere rimanendo accanto all'amico ma non osando toccare i formaggi, mai più in tutta la sua vita mai.Nel frattempo il vociare si fece più intenso, molti si conoscevano, molti altri no o poco. Vide la saint della Fenice parlare con alcuni degli astanti, poi intervenne il Cigno che fece un lungo discorso sui caduti e sugli avvenimenti che portarono il Santuario a piangere i propri morti. Achille era un ragazzo semplice ed invero non capì del tutto quanto Crystal ebbe a dire nel suo ricercato e forse un po arcaico linguaggio, comunque capì che era in buona sostanza una bella cosa ed annuì alzando un bicchiere in direzione del cigno, per poi avvicinarsi ad Ys e dirgli sottovoce poche parole.
-pensavo che ci volesse il vocabolario solo con te, ma in confronto a lui sembri uscito dal Bronx... comunque ha detto belle cose-
Sorseggiò del vino parlando col bicchiere ancora davanti alla bocca.
-almeno credo-
Ed ecco fu la volta di sua 'sorella' Anita. Ella ormai vestiva i panni di gold saint di Cancer ed era considerata da tutti come la vice in comando a Daya, il biondino a capo del Santuario. Mostrò la cosiddetta Biblioteca, l'archivio spirituale lascito del loro vecchio maestro, per poi, dopo un breve discorso, introdurre gli ospiti di eccezione: Daya in persona accompagnato da Alisia ovvero Athena. Quando la vide arrivare e mettesi accanto al Gran Sacerdote in attesa di parlare istintivamente si sbracciò per salutarla gioioso come un bambino!
-HEY ALISIA! Sono qui-
Le parole così come il tono scemarono di colpo in preda all'imbarazzo totale. D'accordo, doveva aggiungere l'ennesima figura da idiota in presenza di molti testimoni! Che sarà stato mai, da tempo il suo record era divenuto quasi imbarazzante. Ma quando fu la volta di Athena a parlare egli ritrovò tutta la nobiltà e forza che contraddistinguevano i suoi oscuri natali; la fanciulla parlò con foga, toccando il cuore di tutti col proprio cosmo, così come aveva fatto lo stesso Daya pochi istanti prima. Era come essere stati abbracciati per due volte, un abbraccio tiepido e profumato, profumo di famiglia, di affetti. Quando nominò i bambini Achille ebbe la conferma che quella era davvero la SUA dea! Come poteva essere altrimenti? Avevano a cuore le medesime cose, i medesimi obbiettivi. Basta bimbi piangere senza mamma e papà e ora quasi senza futuro. Avrebbe lottato per un mondo così? Un mondo migliore e gioioso? Senza ombra di dubbio. A primo acchito si sarebbe lanciato innanzi alla dea per prestare giuramento, ma la sua insospettata timidezza ebbe la meglio, permettendo così ad altri compagni di rispondere alla chiamata. Il primo fu il vecchio Bart o "nonnetto" come lo aveva soprannominato Achille. Poche parole, muscoli che trasudavano forza come al solito, un cosmo potente quasi quanto quello di Daya e la conferma: avrebbe lottato ancora senza dubbio e timore. Achille diede una piccola gomitata ad Ys che era rimasto accanto a lui.
-forte il nonnetto eh? Ci ho combattuto assieme contro Hares corrotto, è bestiale davvero!-
Sorrise annuendo. Per lui quello era un complimento grandissimo ovviamente. Fu la volta del giovane Leone quindi. Deneb, si chiamava così il gatto? Si Deneb. Parlò anche se non con il fare sicuro o pomposo di altri compagni. Non disse molto in verità, ma nonostante Achille fosse un poco geloso di lui per via del legame condiviso con Alisia gli piacque quasi. Gli sembrò molto sincero e gli fu evidente che spesso nascondeva dietro la sua sicumera una vita dolorosa; quanto la sua? Quanto quella del ragazzo orfano ladruncolo e con le mani già sporche sangue in tenera età? Non poteva saperlo ma avrebbe scommesso di sì. Anche lui come il Toro unì il proprio cosmo a quello degli altri, pronto a onorare il rinnovato giuramento.
-mph... ma sentilo-
Disse piano fingendo disappunto. Nemmeno sotto tortura si sarebbe mostrato compiaciuto. Mai. Lo avrebbe giurato sulla testa di Babel e Ys, soprattutto su Babel.... su di lei non avrebbe avuto difficoltà alcuna. Nel mentre la giovane Dhawyth, la silver saint a cui aveva dato il benvenuto poco dopo l'invasione del Santuario si aggiunse al giuramento, alla sua maniera, un po timida, un po emozionata. Parlò quindi Suikyo ora stranamente cieco.
°Ma non aveva poteri curativi questo qui?°
Pensò grattandosi il mento... gente strana al Santuario, avrebbero potuto benissimo farci un jingle. Andromeda e Dragone furono più diretti e concisi, gli piacquero ovviamente poichè più vicini al suo modo di agire. Soprattutto di Dragone fu lieto, con lui aveva avuto un paio di scontri uno dei quali terminato con un violento duello per infilargli in testa un po di sensatezza. Roba da mettere sul giornale, uno più avventato di Achille. Mah! Il mondo era davvero impazzito.
-Tocca a me direi-
Disse ad alta voce con un sorriso sereno stampato in volto, aveva maturato abbastanza coraggio per fare il grande passo. A differenza di altri andò direttamente innanzi alla dea e al suo vicario, sprezzante come al solito, una beffa continua dell'etica la sua faccia da schiaffi. Ma andava bene così no? Perché le motivazioni che muovevano il suo cuore erano più nobili di quanto ci si potesse aspettare; si volle comunque distinguere da tutti, compresi Dea e Gran Sacerdote avvampando il proprio cosmo ribollente di energia PRIMA di parlare. Quando questi fu al massimo apice dando piena dimostrazione della profondità raggiunta allora e solo allora parlò.
-io lotto per il mio vecchio che è diventato quella specie di colonna di luce per salvarci tutti. Lotto per tutti i bambini del mondo ancora rimasti, affinché non patiscano più dolori e miserie-
Inaspettatamente si chinò appoggiando a terra il ginocchio sinistro. Per coloro che ebbero modo di conoscerlo, come ad esempio Bart o lo stesso Daya, sembrò per un attimo di vedere uno Stephane più giovane ma con il medesimo regale portamento, serio in volto e deciso.
E LOTTO PER TE GRANDE ATHENA
Anche lui forse più inconsciamente che volutamente non la chiamò Alisia. La voce vibrò della stessa possanza del cosmo in quelle semplici ma dirette parole. Infine l'espressione seria si spezzò in un sorriso forse un po triste per certi versi poiché i loro ruoli li vincolavano ad essere pedine in una scacchiera di battaglie e dolori.
-sono la tua freccia, non esitare mai a scagliarmi contro i nemici-
Terminò quindi, in verità senza mai profferire un reale giuramento, non era da lui dopotutto. No, non un giuramento ma una conferma di intenti, cosa che più gli si confaceva visto il carattere diretto e deciso. Prima di rialzarsi si voltò in direzione di Anita facendole un rapido occhiolino, un po come dire: va tutto bene sorella, lotteremo come ci ha insegnato il nostro maestro.Personaggio : Akhilleus o Achille
Allineamento morale : Caotico Buono
Divinità : pallade Athena
Schieramento : Gold Saint di Atene
Cloth : Gold Sagittarius Liv.VIII
Livello Cosmico : Energia Nera
Supersensi attivi : (7) Manashikiraggio Tecniche 120m., Incrina Liv.VII-VI / Rompe Liv.V-I, Velocità Luce con facilitàLayout by IchigoRuleZ - Graphic Art by ~S i x ter ©® 2012/14
Edited by IchigoRuleZ - 9/4/2014, 11:58. -
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La Ricostruzione
Il Giuramento
Nel giro di pochi istanti la situazione si fece inauditamente seria: gli sforzi del giovane Gemini e degli altri per alleggerire la tensione furono del tutto annichiliti dall'intervento di Anita, che riprese parola e mostrò a tutti uno dei lasciti più importanti di suo nonno: la Biblioteca.
Si trattava di un luogo spirituale in cui era racchiusa la maggior parte del sapere del Santuario e non, in cui tutti i cavalieri furono trasportati, di fatto trovandosi come nell'universo stesso. Fu lì che la giovane convocò le proiezioni di Daya e di Alisia per parlare a tutte le forze ateniesi e dar vita a quello che in qualsiasi caso sarebbe diventato un punto di snodo negli eventi a seguire per tutto il pianeta, o per lo meno sicuramente per il Santuario.
Il Grande Sacerdote e la giovane incarnazione della Divinità parlarono in maniera dolce ma profondamente determinata: i sacrifici che tutti i presenti avevano fatto per far fronte all'invasione della Corruzione e di Ares proprio nel cuore della loro dimora erano stati tanti, e alcuni dei guerrieri avevano riportato ben più di qualche cicatrice. Alcuni, come l'assistente di Daya stesso o chissà quanti civili, ci avevano rimesso la pelle, ma nonostante questo - e senza dubbio soprattutto per questo - i cavalieri non avevano risparmiato nulla ed avevano difeso con le unghie e con i denti tutto quanto fosse resistito.
In virtù di questo, ma in particolar modo in vista di quanto ancora avrebbero dovuto affrontare, Alisia chiese a ciascuno di loro di rinnovare la loro determinazione a seguirla, o meglio, ad affiancarla nella lotta per la difesa dell'umanità dalle forze del Male che erano tornate all'attacco in grande spolvero. Nel farlo, accolse insieme al suo araldo tutti quanti in un abbraccio di cosmo che sprigionava allo stesso tempo una potenza indicibile e un amore incondizionato.
Uno ad uno, a cominciare da Bart e Deneb, gli uomini cinti da armatura risposero alla richiesta, ognuno con le sue personali motivazioni, ognuno più o meno a cuor leggero, incrementando istante dopo istante la risonanza cosmica.
Fu in questo contesto che Kyros prese parola, in un momento di silenzio tra un cavaliere e l'altro, chinando il capo in segno di ammirazione verso Athena:
E' questo ciò per cui combatto: per un mondo sano e libero dalle insidie della malvagità. Un mondo in cui gli uomini possano vivere in pace, lavorando insieme per un futuro radioso. Tutto ciò che sono e che sono in grado di fare è per questo scopo. Abbiamo subito un duro colpo, ma in qualche modo siamo riusciti ad uscirne, e se c'è una cosa di cui sono certo, è che non perdoneremo.
Nessuno, umano o divino o quello che sia, può permettersi di giocare con noi o con la gente di questo pianeta. E' una lezione che giuro di inculcare anche durante il mio ultimo respiro a chiunque sia così idiota da permettersi di pensarlo.
Rialzò lo sguardo, sorridendo ad Alisia, stavolta, mentre espandeva quasi al limite il suo cosmo, lasciandolo bruciare insieme agli altri ed amalgamandovisi con facilità.
Erano persone. Erano profondamente diversi l'uno dall'altro. Erano feriti, provati, alcuni scoraggiati.
Lui no. Lui era incazzato.
E questo voleva dire soltanto che da quel preciso istante non avrebbe esitato un solo secondo a diventare un mostro lui stesso per proteggere ciò che aveva di caro.
narrato • pensato •parlato • parlato altrui • pensato altrui. -
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Ys fu visibilmente sollevato nel constatare che Achille si fosse tranquillizzato: per Atena, ma che razza di fobia aveva sviluppato?! D'accordo che Babel era... beh, Babel -- ma rimaneva una bambina o poco più. Ys non era certo spaventato da lei, per esempio - beh, non in senso stretto.
Narrato «Parlato» °Telepatia° Pensato
La Ricostruzione III
Il pranzo proseguì a quel punto con calma, i formaggi lasciati lì per chiunque ne volesse; il lemuriano pure pensò di provare una pizza di Taurus, ma prima che potesse muoversi Crystal attirò l'attenzione di tutti, Ys compreso.
... Che faccio, ci provo a capire il suo greco, o fingo di ascoltare e basta?
Alla decima parola tornò a concentrarsi sul pranzo, assaggiando il suo stesso formaggio: buono, il solito. Poco dopo il discorso finì, tra silenzi attoniti e applausi e brindisi; Achille, che era stato uno di quelli che si erano complimentati col Cigno, dovette poi confidare al lemuriano di averci capito poco.
Ridendo dentro di se, Ys deglutì il formaggio e confessò:
«Oh, io ho rinunciato da tempo a capirlo.»
Sorvolò pure sull'accenno che per lui ci volesse una biblioteca: ma se non era nemmeno andato a scuola! Neanche la possibilità d'imparare un pò a parlare, accidenti a lui.
A quel punto fu Anita a chiedere la parola, e la cosa colpì Ys: da pranzo di beneficenza, quella tavolata si stava trasformando in un palco.
Ma quello che mostrò spazzò via ogni pensiero futile: Anita mostrò la... Biblioteca.
Non la sala piena di vecchi volumi nella Torre, non un ammasso di carte e documenti: una realtà trascendente, la forma Cosmica del sapere.
Un artefatto che odorava di Gazka da cima ai piedi.
Maestro...
Sentì un moto di gelosia nei confronti di Anita: perché le aveva lasciato quello? Avrebbe... avrebbe...
... Avrebbe -- niente.
La gelosia scemò subito, lasciando lo spazio alla vergogna: da quando era così meschino? Dov'era finito il ragazzo che ancora si sentiva indegno del suo ruolo?
Fu un attimo fugace, ma nell'animo di Ys quell'abbattimento rimase.
Quando infine distolse lo sguardo da Anita, il Saint dell'Ariete si rese conto che durante la presentazione della Biblioteca si erano aggiunte due persone alla tavolata: il Gran Sacerdote in persona, e... e...
... Atena!
Ys non aveva mai avuto il privilegio di vedere la Dea, ma il Cosmo che pure stava sopito in lei non lasciava spazio a dubbi: Atena era scesa tra loro... e il popolume non se n'era neanche accorto!
Non trovò nemmeno l'impeto di scandalizzarsi: era troppo preso dal realizzare di poter ammirare le fattezze umane della Dea.
Quando poi Achille si sbracciò per salutarla, Ys quasi sobbalzò: ma era impazzito?!?
Una parte di lui invece lo invidiò: aveva già conosciuto Atena, gliel'aveva detto... e si vedeva eccome.
Ma gelosia, autocommiserazione, invidia e ogni altro sentimento vennero spazzati via quando prima Daya e poi Atena declamarono con forza e col cuore un nuovo imperativo, invitarono a un nuovo giuramento: combattere il Male, proteggere la Terra, proteggere l'Umanità!
Ys si sentì travolto dalla potenza dei loro Cosmi e dei loro propositi - e non riuscì a spiaccicare parola.
Uh... Uuh...
Così, mentre a fatica il lemuriano rimetteva insieme i frammenti del suo piccolo essere, uno ad uno i Saint dissero la loro su tanta declamazione: Taurus accettò con naturalezza - Achille commentò pure il fatto, fresco come una rosa, ma Ys poté solo annuire: per gli dei, chi avevano combattuto?!
Quando "il nonnetto" divampò il suo Cosmo, pure tale domanda lasciò il suo tempo. In compenso, Ys cominciò a riprendersi.
Uh!... Ma che... che diamine hanno in mente?!?
Da un maestoso esempio di potenza, quella teoria cosmica cominciò a sembrargli più una spacconeria.
Sì, una spacconeria. E infatti il Leone finì con l'aggiungersi all'allegro gruppetto.
Quella che via via gli sembrò sempre meno un ordine solenne di Atena e sempre più la Festa dei Mille Cosmi, con giuramenti comunque degni di serietà, da Suikyo a Nesyos per non parlare degli altri; sì, il loro punto di vista Ys poteva capirlo benissimo.
Quindi toccò ad Achille... che si mise subito in corsia VIP, andando davanti a Daya ed Atena neanche fosse stato... oh, ok, un Gold Saint lo era. Uno poco discreto, ecco. Fu però la mancanza di reazioni degli augusti interessati a far star fermo l'Ariete.
E sì, anche lui bruciò il suo Cosmo. Alé.
Se non altro, al suo discorso addirittura Ys non poté non sorridere: belle parole, giuste parole.
Seguì Kyros, pure lui carico di Cosmo e di discorsi.
A quel punto - forse perché si erano pure esauriti i Gold Saint -, Ys si sentì in dovere di rispondere a sua volta alla chiamata.
Per questo rimase al suo posto, in piedi dinanzi a una tavola piena di gente attonita.
«... Immagino manchi solo io, o quasi. Molto bene. Obbedirò, naturalmente.»
Annuì per enfatizzarlo... ma ancora, non si mosse.
«Non mi è parso invece che l'ordine comprenda di dover bruciare anch'io il Cosmo. Ne comprendo il valore simbolico, ma... non fa per me. Questioni di carattere. Con permesso...»
Fece un breve inchino, quindi si voltò e cercò una sedia libera; trovatane una, si sedette a tavola tra la gente, sperando che gli altri continuassero per conto proprio.
In realtà, non era per questioni di carattere che non aveva unito il suo Cosmo a quello degli altri. Non era per questo che non si era avvicinato ad Atena.
Era perché non voleva unire il suo Cosmo a quello di Atena.
Era perché non voleva avvicinarsi ad Atena.
Per alcuni era Alisia, la ragazza. Per altri era una madre e una guida. Per altri - assurdo! - un'amica.
Per Ys, Atena era una Dea. Era LA Dea.
Era colei che aveva salvato i suoi antenati dall'ira di Poseidone.
Era colei che poteva a buon diritto rivendicare il possesso dell'Umanità.
Era colei che trionfava in quelle stesse Guerre Sacre che Daya aveva appena definito stupide.
Non era un essere potente, non era la propugnatrice di un valore.
Atena era un Assoluto.
E lui, Ys, non aveva il coraggio di trattarla come... come Achille, ecco. Anche se Atena stessa lo permetteva, lui ne sarebbe morto di vergogna.
No: preferiva obbedire e rimanere lontano.
Il suo Cosmo l'avrebbe espanso al momento di combattere.. -
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Atto III
†Whit You, For Me...~
L'avvento salvifico giunse. Si palesarono con maestosa solennità le divina pallade ed il sommo sacerdote, poc'anzi la custode della quarta dimora zodiacale avea predisposto il loro arrivo, mostrando di fatto agli astanti l'ennesimo lascito di colui che fu vicario della Dea e che or era asceso ad uno status divino: Gazka. Pochi presenti potean fregiarsi di aver interloquito con costui prima che si elevasse alla divina stirpe, il Candido Cigno potea ostentar tale fregio. Ei lo avea veduto calpestare il medesimo suolo degli uomini, lottando con essi e tra coloro che riponevano fiducia della Dea e avean l'ardire di adoperare la loro virtù al fine di edificare il sì anelato glodo d'armonia. A tale ambizione anelava la Dea, sovente v'eran stolti a bollare tale mira alla stregua d'una mera utopia, eppur ella potea dimostrar che mai sarebbe rimasta tale.
Athena, colei che sovrintende la spienza, plausibile che fosse ella ad affidare l'arcano lascito all'aurea sacerdotessa, la fonte d'ogni sapere, esortando di fatto i suoi prodi a suggellar di nuovo il voto che avean intrapreso indossando le sacre corazze di cui eran custodi, rammentando quale fosse l'indissolubile mansione alla quale eran vincolati. Uomini che sostenevan il fardello costituito dall'incommensurabile potere che concedevan loro gli sfavillanti fuochi celesti che balenavan nella volta notturna. Senza titubare vi fu entusiasmo nel confermare la ragione della loro vita, talun cavaliere non ebbe remore a manifestar le più lodevoli intenzioni, gli aurei e sacri in principio ed i bronzei all'epilogo di quella farsa. Pacato e distante scorgeva il Siberiano, non gli era concesso biasimar l'euforia dei suoi compagni d'armè, ma come potea risponde ora a quell'appello dopo l'accaduto che avea sconvolto la stessa esistenza sua. In superficie il giovane dalla crine dorata appariva nondimeno come una persona mite e schiva, silente da quando era stato introdotto nel sacro suolo, ma una bufera si dimenava nell'animo suo, sì tormentato ed agonizzante. Non avrebbe quantomeno avvampato l'implacabile cosmo, in guisa assai plausibile nel tentativo sarebbe stato reo di ledere gli astanti senza dolo, la sua virtù non potea tollerar un simile scotto.
Il susseguirsi degli eventi parea non tangere alcunchè la Croce del Nord, che a brevi falcate avanzò innanzi alla dea ed al cospetto del sommo sacerdote, alto il mento mentre l'eleganza d'ogni suo gesto e la sìfatta beltà lo rendevano non dissimile ad un araldo celeste, il vitreo sguardo sosteneva le iridi di colei che amministrava la sagezza, furente s'agitava l'indomito spirito suo ad ogni passo. Non avea badato a pronunciar verbo riguardo alla precedente discesa sua, non avea badato a pronunciar verbo inerente a coloro che per offrir ad ella l'anelito della vita avean spirato. Il flessuoso chiarore cosmico del sacri guerrieri rifulse sulla chioma sua e nella placide iridi, mentre ei si confaceva ai suoi precedenti in rivirenza, chinando d'un poco il capo dinanzi ad Ella, sollevando di seguito lo sguardo, glaciale come di consueto, in pochi avrebbero sostenuto tale veduta, che parea scorger sin nel profondo dell'anima, al fine di scrutarla, raggelando la linfa nelle membra.
"Nel core mio arde la bramosia di tutelare e mondare il globo, lordo d'infamia e preda del giogo dell'agonia...Un'alba sterile pazienta su un irto cammino, arido di futuro. Sì che l'armonia si dispensi paleso ancor il giuramento che prestai nello sbiadito passato. Lotterò per la Giustizia, anche se dovessi perire in una landa ghiacciata..."
Rimembrava il giovane Gazka e i verbi pronunciati sin allo stremo durante l'addestramento, quando ancor la maggio parte dei santi che avea accanto non conoscevano neppure le loro potenzialità latenti. Tacque pochi istanti, infine riprese col medesimo fiato debole, sovente sussurrando, flemmaticamente ed assai esasperante.
"Come Cavaliere di Nuova Generazione, lo giuro..."
Ancora verbi che nessun era in grado di comprendere a pieno, concezioni che ei avea coltivato durante il tempo trascorso al tempio, ove persone saggie lo avean irrettito, come fu l'Aquarius senza nome ed altri prima di lui. Anche per la memoria di costoro che non potea sottrarsi alla sua mansione, nonostante le nozioni da poco apprese. Umile si voltò il Principe dei Ghiacci, volgendo il dorso ai suoi interlocutori, distanziandoli.
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Anita ♦ Energia Viola ♦ Gold Cancer {VII}La Ricostruzione
Post IV
Finalmente giunsero sia Daya che Alisia a dar man forte alle parole della Gold Saint e nuova Eferos. Le si strinse il cuore quando la Dea le diede gli occhiali di Nausicaa, ricordava bene quella donna e conosceva il sacrificio dell'attendente di Daya, sapeva il valore e il significato che v'era dietro quel gesto di Atena. Era un passaggio di consegne, un'eredità pesante, forse non pesante quanto quella di Ys ma comunque qualcosa da portare addosso e che rendeva il tutto ancor più importante. Non importava se si trattava di una persona come tante o di un cavaliere quando si porta avanti qualcosa fatto da un altro essere vivente ci si fa carico di tutto e se questa da un lato può apparire come una grande responsabilità, dall'altra è senza ombra di dubbio motivo di orgoglio.
«Grazie» disse Anita, non c'era da aggiungere null'altro.
Uno alla volta tutti i Saint presero parola, espressero i loro dubbi e le loro perplessità chi più chi meno, chi velatamente chi parlando con entità spirituali che lei poteva vedere. Non disse nulla Anita, in fondo il suo ruolo la metteva su un piano diverso dagli altri Saint, doveva agire come esterna e valutare le persone per quello che erano, senza alcun coinvolgimento emotivo. Solo dopo aver ascoltato tutti i presenti ella prese nuovamente la parola.
«Mi scuso in anticipo se il mio tono apparirà autoritario, non è mia intenzione ma la situazione esige che ci sia un'organizzazione diversa dal solito: ognuno di voi dovrà ricoprire un ruolo importante per quella che a tutti gli effetti sarà una vera e propria società».
Si fermò per qualche istante prima di assegnare le mansioni a tutti i Saint presenti.
«Bart, la tua presenza è fondamentale all'interno del Santuario ed essendo il più forte tra tutti noi sarebbe auspicabile che tu rimanga sempre a guardia del Grande Tempio, a te affido il compito di Quartermastro. Dovrai gestire le provviste e vigilare sulle risorse all'interno del Grande Tempio, sono certo che la tua esperienza ti permetterà di adempiere a questo compito nel migliore dei modi».
«Ys, come eredità lasciata dal nostro Maestro sarai il responsabile e il sovrintendete dello Jamir, oltre alle truppe Jamiriane con te verranno anche alcuni Saint, la difesa di quel luogo è di grande importanza e non possiamo lasciare niente al caso. Tessa e Yamato verranno con te in Jamir e insieme cercherete di fortificare quel luogo e renderlo un approdo sicuro per tutti coloro che chiederanno il vostro aiuto».
«Deneb, in quanto Lawos tu sarai l'addetto alla sicurezza interna del Grande Tempio e per quanto ti sarà possibile dovrai cercare di organizzare ronde e cercare di riprendere Rododorio, questo penso che sia il nostro obbiettivo principale. Insieme a te opereranno in pianta stabile Dhawhit e Neysos».
«Il giovane Rarglove mi assisterà nella gestione delle informazioni e della Biblioteca»
«Achille, vorrei che tu ti occupassi delle risorse primarie derivanti dalla terra, per farla breve mi serve la tua forza per rendere produttive le zone del Santuario dove non è presente la pietra. Ogni luogo, ogni fazzoletto di terra è utile per permetterci l'auto-sostentamento. Suikyo ti affiancherà in questo oneroso compito».
«Ed infine Crystal vorrei che tu ti occupassi di trovare un modo per incanalare e immagazzinare dell'acqua potabile, purtroppo quella generata dal cosmo non è potabile quindi sarà importante trovarne a sufficienza e fare in modo che venga conservata al sicuro dalla corruzione. Irina ti assisterà in questa operazione».
Si fermò qualche istante, come a voler riprendere fiato e vedere le espressioni sui volti dei presenti. Era come se fosse appena nata una vera e propria società ove ognuno di loro aveva un ruolo definito e importante.
«Vi chiedo un'ultima cosa, vorrei che per nessuna ragione nessuno di voi lasciasse il Grande Tempio da solo, da oggi in poi è importante che siate almeno in due, meglio in tre, a parte questioni o situazioni particolari. Il nostro obbiettivo rimane lo stesso: liberare quanti più civili è possibile dal gioco del Vuoto e per tale motivo di tanto in tanto, appena le condizioni ce lo permetteranno cercherò di organizzare spedizioni e squadre atte a tale compito. Dobbiamo innanzi tutto rendere il Santuario un luogo sicuro e ospitale per permettere a sempre più persone di poterla considerare una casa in cui trovare riparo».
Lei aveva finito, stanca e provata fece tornare il tutto alla normalità. La parte difficile della loro missione era appena iniziata.
narrato ♦ pensato ♦ parlato ♦ parlato altrui. -
.Narrato. | -parlato- | °pensato° | °telepatia° | "parlato altri"
La Ricostruzione, Capitolo II
Daya non disse nulla, lasciò parlare la giovane allieva di Gazka che mai come oggi si dimostrava all'altezza del suo stesso maestro. Quando le ultime parole furono pronunciate si avvicinò a lei appoggiandole una mano sulla spalla, un sorriso gentile sul volto; annuì appena ma il suo gesto fu perfettamente compreso da tutti.
-Anita ha spiegato magnificamente la situazione, non ho da aggiungere altro così come la stessa Athena. Amici miei, è un momento difficile, forse il più difficile di tutti per l'umanità intera... se saremo saldi e non crolleremo quando questa oscurità finirà vi saranno ancora donne e uomini per godere di questo mondo e dei suoi frutti... perchè la notte cadrà ve lo garantisco-
Fece alcuni passi verso gli altri cavalieri ivi riuniti, abbracciandoli tutti con lo sguardo. Erano tutti degni di ammirazione e affetto, tutti perfetti così com'erano, non ve ne era uno sbagliato non uno. Ora capiva molte cose, cose sentite e discusse sia con Gazka che con Tiresia... era davvero così maturato come uomo e guerriero nonostante la ancora giovane età? Socchiuse gli occhi lasciandosi scappare un ampio sorriso al pensiero dei due vecchi amici.
-non è notte senza giorno, non vi è oscurità senza luce. Questa tenebra non durerà, non può farlo... snaturerebbe la l'universo intero e non ha così potere. Questo è solo un momento, un attimo fugace nella storia dell'uomo, nella nostra stessa storia! Non pensate mai per un solo momento che vi dovrete mai abituare ad un mondo simile, mai!-
Il cosmo di Daya si espanse e avvolse tutto e tutti e immagini straordinarie presero a ruotare attorno agli astanti. Non si trovavano più sulla dura terra ma galleggiavano nello spazio, uno spazio nero puntellato di miriadi di luci e galassie e cieli lontani si vedevano e tutti potevano ammirarne la magnificenza.
-L'universo è ancora al suo posto, le stelle sono ancora salde in cielo e mondi e galassie lontane proseguono la loro corsa senza temere nulla... perchè dovremmo temere noi questa notte? Il vuoto non vincerà ve lo garantisco, non finchè saremo vivi noi per combatterlo!-
Le immagini mutarono nuovamente e stavolta tutti si trovarono a galleggiare nell'orbita del pianeta azzurro che chiamavano casa.Era bellissima a vederla, non toccata da quel male, un terra come anticamente l'avevano conosciuta miliardi e miliardi di creature viventi lungo le pieghe della storia.
-questa è la nostra casa, ma non solo .E' la madre che ci ha dato alla luce e nel cui grembo consumiamo vite e vite incuranti di lei. Voglio che ricordiate questa immagine a lungo, poichè desidero che non si combatta solo per l'umanità che ci è sorella ma anche per Lei. Il Vuoto la sta soffocando, sta soffrendo, posso quasi sentirla... soffre per se stessa e per i suoi figli che continuano a morire o mutare in mostri. Io vi dico solo questo-
Le immagini svanirono lasciando tutti un po stralunati, erano nuovamente sulla nuda terra del Santuario, lontani da quelle beltà che il cosmo del Gran Sacerdote aveva mostrato loro.
-Mai più-
Scandì quelle due parole come fossero un giuramento. Prese a camminare lentamente sfilando innanzi ad ognuno dei presenti, fissandoli negli occhi con decisione.
-Mai più-
Proseguì, ancora e ancora. Mai più, quelle due parole divennero quasi un mantra pronunciato dalla sua bocca. Quando finì il giro si piazzò accanto ad Athena, le mani giunte in preghiera innanzi al viso, gli occhi lievemente socchiusi.
-Mai più. L'oscurità ha vinto una battaglia... mai più. Abbiamo perduto amici e parenti, abbiamo visto cadere intere città... mai più. Genitori e figli sono stati separati dal male e dal dolore, dalla rabbia e dalla paura... mai più. Sono entrati in casa nostra, hanno assaltato questa sacra terra e hanno quasi annichilito il mondo... mai più!!!-
Il tono andava crescendo lievemente.
-Scolpitele nel vostro cuore, fate vostre queste due semplici parole. Quando affronterete la notte più buia, il dolore più grande, la tenebra più fitta... pensate a questo momento, pensate al legame indissolubile che esiste fra noi... mai più. Mai più vedrò un cavaliere sacrificare la sua vita... ho un solo desiderio, che ognuno di noi possa rivedere un giorno il cielo azzurro libero dall'oscurità. Tutti noi... tutti noi vivremo lottando senza mai arrenderci!-
Un altro uomo avrebbe alzato il pugno, tirato un urlo o cose simili. Ma non Daya, non aveva bisogno di enfatizzare oltre la sua arringa finale. Fece un cenno di assenso verso i presenti come confermare quanto appena detto, indi voltò lievemente il capo in direzione di Athena.
-Alisia... per favore-
E indicò l'assemblea innanzi a loro.۞ Personaggio : Daya di Virgo
۞ Allineamento morale : Neutrale Buono
۞ Divinità : patto con Athena
۞ Schieramento : Saint di Atene
۞ Casta : ex-Gold Saint
۞ Ruolo : Arkhonontos (Gran Sacerdote)
۞ Armatura : Ars Magna GdrOnly
۞ Livello armatura : liv.IX
۞ Livello cosmico : Energia Suprema
۞ Supersensi attivi : (8) Arayashiki
۞ Speciale : (9) Nyoraizōshiki GdrOnlyraggio Tecniche 180m., Incrina Liv.VIII-VII / Rompe Liv.VI-I, Velocità Luce con facilitàLayout by IchigoRuleZ - Graphic Art by WandefullStar ©® 2012/13. -
Athena ~ SSF.
User deleted
Narrato. °pensato Athena° °pensato Alisia° "parlato Alisia" °telepatia° <varie ed eventuali>La Ricostruzione, Capitolo II
Dopo tutto quello che avevano patito, dopo tutto ciò che era successo... da dove riuscivano i presenti a trarre tutto quell'entusiasmo? Non uno di loro si era rifiutato di rinnovare il giuramento che la giovane Dea aveva proposto, nemmeno Irina nonostante la Silver Saint fosse stata la più riluttante. Ognuno di loro aveva espresso in maniera diversa il proprio consenso: chi con una frase, chi con toccanti discorsi. Alcuni cosmi si erano uniti all'armonia iniziata da lei e Daya, altri invece erano rimasti in disparte, chi per discrezione e chi a causa dei propri poteri.
Vedere uomini e donne così legati all'umanità ed al proprio Pianeta, pronti a dare la vita pur di difendere entrambi, fece quasi commuovere Alisia, la quale fece fondo a tutte le sue risorse pur di non cedere alla parte infantile che le suggeriva di correre ad abbracciarli e benedirli tutti. Ora sapeva veramente di non essere sola, sapeva che vi era qualcun altro oltre al Grande Sacerdote ad essere sinceramente devoto alla sua causa.
Attese che quest'ultimo terminasse di parlare, motivando ancor di più i Saints lì riuniti attraverso immagini ed orazioni. Poi, Daya cedette la parola alla giovane Dea. Ormai era già stato detto tutto, ma la piccola Athena aveva ancora qualcosa da aggiungere oltre a rimarcare il discorso dell'ex Gold Saint di Virgo.
"Daya ha ragione: abbiamo subito una sconfitta. Ma anche nella sconfitta abbiamo ottenuto una piccola vittoria. Guardatevi intorno, guardate i vostri compagni sopravvissuti e tutti i civili che si sono salvati. Questo vuol dire che il Male non è invincibile! Se uniamo le nostre forze come abbiamo già fatto possiamo sconfiggerlo!"
Il suo sguardo dolce e benevolo abbracciò tutti i presenti: al contrario delle aspettative, si erano salvati quasi tutti, dimostrando quindi di possedere capacità tali da contrastare la Corruzione. Indipendentemente dalla loro forza, erano tutti stati in grado di salvarsi ed aiutare anche gli abitanti di Rodorio. L'impresa che avevano compiuto era più grandiosa di quanto loro stessi potessero immaginare. Ed ora, grazie all'intervento di Anita, sarebbero migliorati ancora. Nonostante la sua giovane età, infatti, ad Alisia non era sfuggita la composizione delle squadre formate da Cancer. Sembravano amalgamate in modo che i più inesperti potessero essere protetti ed al contempo imparare dai veterani. Vi erano ben poche possibilità che si trattasse di un caso: Anita aveva pensato anche a questo, dimostrando da subito la propria validità.
"Questa volta abbiamo perso terreno perchè non eravamo preparati, ma non sarà più così. Mai più."
Con questo fece eco a quello che sembrava essere diventato il mantra del Grande Sacerdote.
"Ci stiamo già riorganizzando e ben presto potremo essere noi a sferrare il nostro attacco. Anche se dovesse volerci una vita, un pezzettino alla volta, ci riprenderemo il nostro mondo!"
E per un istante, la piccola Alisia, divenne realmente Athena, la Dea Guerriera.
"Come segno della fiducia che ho in voi, voglio darvi una cosa..."
Ad uno schiocco della sua dita snelle, attorno al polso di ogni Cavaliere presente sarebbe apparsa una ghirlanda di erbe e fiori intrecciati.
"Si tratta solo di un gesto simbolico, ma spero possa aiutarvi nei momenti di difficoltà a ricordare chi siete e cosa avete fatto."
A quel punto la giovane Dea si volse verso Daya con un cenno della testa: aveva detto tutto ciò che voleva che i suoi Saints sapessero, adesso era il loro turno di credere nelle proprie capacità ed aiutarla a cambiare il mondo.❂ Note ed Eventuali
La ghirlanda che vi ho dato non ha poteri di alcun genere, è solo simbolica e fashion XD Altrimenti sarebbe stata ottenibile solo con i Token, ma dato che così non è stato, non da bonus.
Con questo direi che abbiamo finito, chi vuole può chiudere il giro con un ultimo postLayout & Graphic Art by WandefullStar ©® 2012. -
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LA RICOSTRUZIONE
III
Oddio, e lei che la parafrasi l'aveva considerata defunta a scuola e invece le toccava recuperarla per capire il discorso di “sapientino”, ma fu una fortuna che la sua concentrazione fosse focalizzata altrove o avrebbe anche potuto risentirsi per la risposta piccata di Suikyo.
*Bueno, così imparo a farmi gli affari miei. O la cecità lo ha reso più volubile del solito o io gli sto sulle balle* pensò contando sino a dieci prima di limitarsi ad annuire, a cosa o chi lasciò che lo stabilissero gli altri, non aveva intenzione di cadere nella rissa verbale con Crateris non quel giorno quanto meno. In ogni caso di fare da intermediario, per il quieto vivere, visto poi la riconoscenza che ne era derivata se n'era già rotta le scatole. Comunque fosse riuscirono a riportare al tavolo il Silver Saint ma quella dannata pizza nel suo stomaco parve destinata a non finirci mai. Neanche il tempo di raggiungere il gruppo che la Gold che già aveva preso la parola li catapultò, ricorrendo ad una strana sfera d'energia che rifletté luce ovunque, in quella che non capiva se essere un'altra dimensione o un'illusione collettiva.
“Que …?” le parole le morirono in gola quando inarcò entrambe le sopracciglia preda dello stupore più totale guardandosi intorno in quello spazio che era l'Universo stesso, profondo misterico e travolgente. C'era da perdersi nella sua vastità.
*E la chiama Biblioteca?* pensò avanzando di un passo, attratta da quelle stelle splendenti che le roteavano intorno così vicine da dare l'impressione di poterle afferrare. Istintivamente tese il braccio con l'indice puntato verso la più vicina.
*Chissà se, come i libri, sono loro a custodire il “vero” sapere* si domandò tentata fortemente di azzerare la distanza e provare ad afferrare l'oggetto luminescente nel palmo della mano. Tuttavia la curiosità in lei nata venne immediatamente raggelata dalla Gold stessa con un repentino cambio di visuale. Si trovò infatti innanzi il globo terrestre e davanti agli occhi della giovane spagnola apparvero, come tante istantanee dolorose, immagini degradanti dello scempio che imperversava sulla Terra. Di ciò che la “corruzione” aveva devastato e di quel poco che ancora resisteva impavido. Un dolore sordo la colse, e gli occhi castani s'inumidirono, quando riconobbe tra le macerie informi quella che era stata la sua splendida Pamplona.
*NO!* pensò, un grido morto nella gola, serrando le mani a pugno con tal forza che le nocche sbiancarono. Della Sagrada Famiglia di Barcellona, che tanto aveva adorato per architettura e testimonianza di devozione, non rimanevano nemmeno le fondamenta. E non solo la Spagna anche nel resto del mondo c'era devastazione e distruzione con sparse cellule di ostinata resistenza. Ovunque lacrime, sangue e rovine. Aveva vissuto sulla sua pelle il dramma di Gortynia ma ora comprendeva quanto esso fosse realmente su scala planetaria ed era così doloroso da vedere. Un breve singhiozzo le salì al petto, mozzandole il respiro.
Anita aveva ripreso a parlare ma lei non l'udì, troppo persa nella visione della morte. Solo l'apparizione improvvisa di Daya e del cosmo della Divina Athena riuscirono a riscuoterla.
Attonita fissò entrambi raggiungerli in due lampi di luce e per innato senso di referenza si prostrò in genuflessione innanzi alla propria Dea ma come atto istintivo, non pienamente razionale, perché la sua mente era ancora troppo presa dall'orrore al quale aveva assistito.
Il cosmo del Gran Sacerdote era così vasto da ammantare tutti i presenti con quel calore fraterno da complice confidente che però lei, fieramente, respinse.
*No, yo no necesito esto* pensò scuotendo il capo lasciando oscillare le setose ciocche corvine. Non voleva essere compatita o confortata né condividere un dolore altrui le bastava il proprio, non ora e non in quel frangente. L'aveva già rifiutata una volta la “pacca sulla spalla” perché lei aveva BISOGNO della rabbia per stare in piedi. In essa avrebbe trovato sprone e forza. Comprendeva che per altri invece quel modo di fare fosse un toccasana ma non per lei e il suo orgoglio. Per questo rimase in disparte, ad ascoltare in silenzio. Non si sorprese più di tanto nel sentirlo narrare di aver sconfitto un nemico in grado di estinguere degli Olimpici. Aveva concepito da un po' di tempo la convinzione che Daya avesse un piede in questo mondo e uno in quello divino semmai la turbava l'idea di fragilità che emanava da Alisia e quella lacrima che così umana rendeva ora la Dea ai suoi occhi. Fu quella perlacea testimonianza che la colpì profondamente per questo si trovò, per breve istante, inerme all'abbraccio del suo cosmo. Per un infinitesimale istante ebbe la devastante illusione che fosse quello rassicurante di una madre, che raccoglie tra le braccia una figlia ritenuta persa e ritrovata. Mierda! Non aveva barriere per arginare, adesso, le lacrime che aveva trattenuto tra le palpebre pesanti e le medesime presero così a scorrere lungo le sue gote ma non riuscì a vergognarsene. In fondo Alisia era un'adolescente ma Athena era una divinità senza età ed era così facile abbandonarsi a lei. Dovette mordersi le labbra a sangue per strappare se stessa a quell'abbraccio perché Athena non era sua madre, guai a pensarlo, più di quanto non lo fosse per gli altri. Lei era LA Dea che ora chiedeva loro di rinnovare un voto solenne. Beh, almeno quello per Tessa non rappresentava un dilemma. Lo aveva intimamente già fatto due volte cosa le costava farlo ancora a parole?
*Dubitate di me, mia Signora? Se vi delude il mio cosmo vi assicuro che non lo farà la mia determinazione* pensò restando immobile, disciplinata, attendendo che ogni altro cavaliere rispondesse prima di lei. Venne così oppressa dall'emanazione cosmica dei compagni che la fecero, tanto per cambiare, sentire l'ultima tra gli ultimi ma non le importò.
*Secondo qualcuno gli ultimi un giorno saranno i primi, chissà se sarà vero* pensò recuperando la propria auto ironia. In effetti non uno che fosse suo pari nel potere. Tutti così dannatamente superiori alle misere altezze che sapeva raggiungere ma l'aveva giurato davanti al corpo carbonizzato di Antea che avrebbe trovato il modo di farla pagare a chiunque fosse la causa del destino orrendo che le era toccato e, por Dios, non intendeva rimangiarsi la parola data. Piuttosto sarebbe morta.
Fu l'ultima a giurare, o almeno così le parve in un primo momento, toppando solo per il prolungato e a quanto pareva travagliato silenzio del Saint della Mosca. In effetti lei aveva atteso meramente per rispetto delle gerarchie e perché l'essere stata lontana dal Grande Tempio, a suo giudizio, andava espiato in qualche modo. Alla fine solo la sua voce si levò chiara, ferma, non il fulgore del suo cosmo. Lasciò infatti che le “fiamme” della sua devozione divampassero solo nei propri occhi mentre li fissava in quelli di Alisia prima di parlare.
“Io sono l'ultimo dei vostri Cavalieri Athena, lo sapete, ma finché il mio cuore batterà combatterò al vostro fianco e a quello dei miei compagni per dare al mondo un futuro migliore” poi portandosi la destra al petto fece il suo giuramento solenne “Con toda mi alma e mi corazón yo, Tessa Scafidis, lo juro”. Solo in quel momento arrivarono le tardive parole di Irina che stranamente non la infastidirono, anzi, suo malgrado si trovò ad apprezzare l'onestà assoluta con la quale la donna aveva espresso dubbi e remore prima di fare una promessa “condizionata”.
*Forse è stata la più onesta tra tutti noi*.
Dopo un breve silenzio, pregno di solennità, Anita riprese nuovamente la parola con piglio deciso e autoritario. Che altro c'era adesso?
*Bueno ma perché questa ci rifila sempre sermoni oltre a mostrare luoghi che preferirei non aver visto?* si chiese perplessa. Eh già a lei era, in un primo tempo, totalmente sfuggito che Athena l'aveva presentata loro come nuovo Eforos del Grande Tempio. Che poi cosa cavolo voleva dire quella parola?
*Che mi tocca prendere ordini anche da lei* pensò con quel fastidio tipico dei momenti di imbarazzo quando ignori e invece vorresti sapere. In effetti la volubilità umorale di Tessa era proverbiale quindi niente di straordinario.
La logistica, per così dire, del Grande Tempio fu lasciata a Bartolomeo del Toro, ad Achille toccò l'incarico di “coltivatore” visto che doveva recuperare terreno fertile ove possibile. Il Gold del Leone si sarebbe occupato della milizia e “sapientino scuola”, forse banale ma vitale, doveva cercare acqua. Bene, tutti incarichi da svolgersi in loco ma perché diavolo lei la spedivano a … *Por Dios non so manco dove sia sto Jamir* si chiese spiazzata mentre lo sguardo passava dal volto della bionda Eforos a quello di Daya con le iridi che si scurivano dell'ombra del sospetto. Il trancio di pizza lì, sul tavolo davanti a lei, forse freddo ma non importava più ormai dato che aveva perso l'appetito.
*Mi allontanate per punizione? Perché non ero qui durante il primo attacco?* non riuscì ad impedirsi di pensare. Sempre quell'insicurezza di fondo che si trascinava dietro dall'infanzia e che si palesava chiara in quel frangente. Forse Dimitri aveva ragione e lei aveva una dannatissima coda di paglia. Non appena realizzò quella verità placò il proprio animo che già iniziava a ribollire ed abbassò lo sguardo pentita. No, era in mala fede, doveva essere una scelta dettata meramente dalle esigenze del momento. Comunque fosse lei era costretta a separarsi dal padre. Serrando la mascella, per arginare il dolore derivante da quella consapevolezza, pensò che evidentemente il destino amava tenerla lontana dai propri affetti.
*Bueno, non dovrei lamentarmi c'è gente che sta peggio. Isavros ha perso tutta la famiglia, e chissà quante altre persone, io non posso piangermi addosso solo perché il mio dovere mi porta altrove. Ikphe aveva ragione, sono immatura. E' ora che mi decida a crescere* si disse alla fine, conficcando le unghie nei palmi delle mani ricacciando indietro dolore e senso di solitudine, per poi sollevare il capo con fierezza volgendolo alla ricerca di Ys. Così non si era ingannata al suo riguardo, il suo cosmo era mutato perché era diventato un Cavaliere d'Oro ed ora sarebbe dipesa da lui insieme a Yamato. Si sentiva preda di sentimenti contrastanti: convinzione ma paura, disagio, preoccupazione e non ultima … solitudine. Non sapeva manco in quale ordine semplicemente roteavano come una giostra vorticosa dentro di lei. Da ragazzina, quando cozzava contro il rifiuto di Ramon, si andava a rifugiare nelle stalle a strigliare il cavallo per sbollire lacrime di rabbia ora avrebbe imparato a convogliare quelle emozioni in semplice e spietata determinazione.
*Non mi resta altro* si disse serafica mentre Daya giocava di nuovo con le loro percezioni sensoriali facendoli galleggiare tra galassie e costellazioni, tra stelle che nascevano e morivano in un pullulare di vita universale come a testimoniare che il “vuoto” non aveva vinto la guerra, solo una battaglia. Ecco che il condottiero che era in lui scendeva in campo e offriva un discorso degno di Indipendence Day ma andava bene, in fondo aveva bisogno di credere all'improbabile. Per questo si lasciò irretire dal suo intercalare sempre più incalzante. Da quel suo “Mai più”. Due parole che il Gran Sacerdote andava ripetendo con forza crescente e che si annidarono, con profonde radici, nel suo animo tanto da farle completamente sue nel proprio idioma. *No más*. Tessa condivideva con ogni fibra del proprio essere quell'urgenza. La gridava a gran voce l'anima di coloro il cui respiro aveva dovuto spezzare. Sapeva bene la spagnola che non bastava dirlo perché accadesse ma era un monito da non scordare mai. Quello il “dono” del Gran Sacerdote a tutti loro e lei lo accolse restituendo uno sguardo fiero e deciso in risposta a quello azzurro del biondo guerriero. Anche Athena aveva in serbo un pensiero semplicissimo ma proprio per questo ancor più speciale. Ad un suo gesto attorno al polso di ciascun cavaliere apparve una ghirlanda di fiori, emblema della vita che nasce dalla terra. Conosceva bene Tessa il simbolismo celato in essa nelle antiche culture. Athena era vita e sarebbe stata sempre al loro fianco. Ovunque fossero, a monito di quel giorno, del giuramento appena rinnovato per non cedere alle tenebre o allo sconforto nei momenti più bui e lei sapeva che ne avrebbe avuto bisogno. Con un gesto istintivo carezzò le candide corolle prima di limitarsi a dire semplicemente “Graçias” annuendo con il capo. Poi fece quello che ci si aspettava da lei. Aggirando il tavolo raggiunse Ys e senza esitazione alcuna gli rivolse poche parole.
“Cavaliere sono ai tuoi ordini. Non so dove sia il Jamir quindi spero avrai pazienza se risulterò imbranata al riguardo. Prima di partire, però, concedimi il tempo di sistemare un paio di questioni personali” disse in tono rispettoso ma altrettanto franco. “Ci sono persone qui per le quali sono responsabile e vorrei accertarmi che non manchi loro il necessario” concluse con fermezza. Bueno era già successo in passato che si fosse allontanata per qualche missione ma erano sempre stati incarichi di breve durata qui la faccenda si prospettava diversa. Dopo aver fissato brevemente il proprio sguardo in quello del Gold Saint, di cui ignorava persino la costellazione di appartenenza, girò sui tacchi lasciando spaziare lo sguardo tra i compagni.
*Non potrei mai partire senza saperlo al sicuro. Por Dios, se dovessero attaccare ancora il Grande Tempio a chi potrebbe rivolgersi se io non sono qui?* un pensiero che la tormentava. Avrebbe dovuto per forza di cose chiedere ad un Saint che restava di dargli un'occhiata ogni tanto, ma chi? Daya manco a parlarne aveva tutto il Santuario a cui badare e Achille, al riguardo, lo trovava poco affidabile più che altro perché il padre difficilmente gli avrebbe dato retta data la sua giovane età. La mano salì nervosa a giocare con il mento e le labbra mentre si arrovellava il cervello sino a quando il suo sguardo non cadde sulla corpulenta figura di Bart.
*Ma certo! Lui sarebbe perfetto. Più maturo e … massiccio. Dimitri troverebbe arduo ignorarlo* pensò emettendo un breve sospiro di sollievo. Forse aveva trovato la soluzione, il problema ora era capire se il Gold Saint era disposto ad aiutarla. Beh, l'unico modo per appurarlo era chiederglielo.
Dribblando panche e presenti puntò decisa verso il mastodontico Saint che avrebbe dovuto intimidirla per mole e potenza ma verso il quale invece, da Rio, portava solo grande e profondo rispetto.
“Cavaliere del Toro, lo siento. Temo che non avrò il tempo di occuparmi del forno” esordì provando ad usare un tono di scuse al contempo “leggero” prima di intavolare il discorso che le stava a cuore. “Ecco, in realtà io avrei un favore da chiederti” proseguì cambiando tono, più profondo e deciso “Qui al Grande Tempio ci sono diverse persone che ho condotto in salvo da Gortynia e Kanon tra i quali un ragazzino orfano di nome Isavros e … mio padre” soggiunse con la voce che tremava lievemente sull'ultima parola indicando con il capo l'uomo seduto al tavolo vicino che li osservava con finta indifferenza. “Come avrai sentito debbo allontanarmi per servire Athena in Jamir, è troppo chiederti di dare un'occhiata a Dimitri e Isavros durante la mia assenza? Por fabor, vorrei partire con il cuore tranquillo e so che con te sarebbero al sicuro” concluse evitando solo per orgoglio di giungere le mani innanzi a sé in un gesto supplice. Ma non fu necessario, con sommo sollievo lo vide assentire con generosità ed immediatamente il suo animo divenne più leggero.
“Graçias. Un giorno saprò ricambiare, non so come ... ma è una promessa” disse annuendo con le fiere iridi castane inumidite dalla commozione. Adesso le rimaneva solo da spiegare tutto a Dimitri ma sapeva che pur se gli sarebbero girate le scatole a dipendere da un Gold Saint, per LEI, avrebbe accettato.
Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato Dimitri" | "parlato altrui" | °Ikphe°. -
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Atto IV
La Ricostruzione
Narrato - Parlato - Pensato - Telepatia
Oh oh oh!
Bart rise di gusto sentendo tutti quei prodi cavalieri comportarsi nei modi più disparati e coloriti. Non una risata di scherno, ma di soddisfazione per far parte di quella combriccola di matti che erano diventati.
Pensateci un momento: loro, sì esatto, proprio quel gruppo così eterogeneo e scalmanato che si erge fiero come ultimo baluardo dell’umanità. Nessuno con un po’ di sale in zucca avrebbe mai scommesso sulla loro resistenza; partivano sicuramente sfavoriti, eppure erano ancora lì. Nonostante tutto non si erano ancora scannati fra loro, cosa non scontata, ma in qualche modo, ognuno per le sue ragioni, si erano riuniti sotto un unico stendardo.
Era così bello vedere gente così genuina e spontanea in grado di dire tutta la verità e nient’altro che la verità anche di fronte ad una Dea. Come se fosse la cosa più normale del mondo, come confidarsi con un gruppo di amici dopo una bella bevuta.
Quella era la loro forza.
La forza di un gruppo che sta insieme perché lo vuole, cercando di superare tutte le difficoltà: dalle più banali, come il risentimento tra allievo e maestro, alle più gravi, come la fine del mondo. Era proprio per quello che Bart sapeva di poter confidare nella forza e nella determinazione dei suoi compagni; erano sinceri e non esiste cosa più forte della sincerità per affrontare il proprio destino. Inutile spacciarsi per grandi paladini quando non si ha alcuna intenzione di sacrificarsi per gli altri. Meglio mettere subito le carte in tavola, perché non c’è vergogna ad ammettere i propri limiti. Durante una battaglia è necessario fidarsi ciecamente di chi parte alla carica con te, e l’unico modo per creare fiducia è essere assolutamente sinceri con se stessi e con gli altri.
Erano state spese molte parole, forse troppe, ma la cosa più bella di tutte era vedere la determinazione negli occhi di tutti. Chi per un motivo, chi per un altro, erano tutti riuniti sotto un unico tetto. In modo più o meno dirompente i loro cosmi avevano sfidato l’oppressione dell’oscurità per accendere quella fiammella che voleva scatenare l’incendio di una nuova vita.
Erano tutti lì, insieme.
A ciascuno era stato assegnato un preciso compito, così da indirizzare le qualità di ognuno sulla giusta strada. Sì, ok, inizialmente Bart non aveva ben capito quale fosse il vero significato di “Quartiermastro”, ma fortunatamente la spiegazione di Anita fu alquanto esaustiva. Il sorriso del cavaliere del Toro divenne quasi abbagliante da tanto era contento, proprio perché avrebbe dovuto fare quello che in parte già faceva e lo rendeva davvero completo: proteggere. In particolare il cocciuto Bartolomeo doveva mettere a disposizione tutta la sua determinazione per tenere al sicuro il Grande Tempio e non cedere nemmeno un passo di fronte ai possibili pericoli che sicuramente avrebbero cercato di travolgerlo. Avrebbe dovuto puntare le sue dorate corna in faccia all’oscurità per invitarla a usare il metaforico drappo rosso del torero non per provocare il Toro, ma per tamponarsi le ferite.
Quell’incarico, inoltre, avrebbe permesso a Bart di stare sempre accanto alla sua famiglia e a tutti i bisognosi che avrebbero trovato nel Tempio il loro unico e disperato rifugio. Avrebbe potuto garantire la tranquillità di una vita degna di essere vissuta, nonostante tutto quello che stava accadendo all’esterno.
Ovviamente non era necessario rispondere alla richiesta di Anita, la determinazione del gigante era palese ed evidente. Si limitò solamente ad allargare ancora di più il sorriso e a battersi il pugno destro sul petto, come a dire “conta su di me!”.
Ascoltò con attenzione le parole di Daya, tanto bravo con le parole quanto con i fatti, e di Alisia, incredibilmente gentile e premurosa verso tutti nonostante la situazione in cui riversava l’umanità intera.
Infine ecco farsi avanti Tessa, cavaliere della Fenice dall’accento spagnoleggiante, con una richiesta che riempì Bart di orgoglio. La ragazza gli stava chiedendo di proteggere due persone a lei care: il padre e un bambino orfano salvato dagli orrori del mondo. Quanto comprendeva la sua preoccupazione.
Vai tranquilla per il forno, figliola.
Sono abituato a pulirlo alla velocità della luce.
Si avvicinò poi alla giovane donna, come per rassicurare con la sua sola presenza quanto avrebbe preso sul serio quella richiesta così sentita. Le posò l’enorme mano destra sulla spalla e le parlò con tutto il suo inesauribile spirito di padre.
Non ti preoccupare per Dimitri e Isavros, saranno al sicuro qui.
E chissà come saranno contenti i miei figlioli ad avere un nuovo compagno di giochi.
Oh oh oh.
Poche parole ma dette con il cuore. La sua espressione e la sua determinazione nel pronunciarle avrebbero fatto il resto. Bart era in grado di far comprendere agli altri ogni sua emozione con un semplice sguardo, così limpido nella sua onesta sincerità.
Volse poi lo sguardo a tutti gli altri presenti, attendendo la fine di quella strana “riunione di famiglia” mentre si rimboccava le maniche fin sopra le spalle per prepararsi a pulire il forno.
Bartolomeo - Gold Saint del Toro - Energia Suprema
Riassunto:
Conclusione ^^
Condizioni:
Ottime.
Abilità:
-
Tecniche:
-.