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Rafalel.
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II
Ogni persona ha il proprio punto di rottura; in quei giorni i cavalieri del santuario, ma anche tutte le persone che vivevano lì, stavano danzando su quella linea sottile. Ognuno aveva conosciuto il proprio personalissimo baratro, ed ognuno stava cercando di uscirne a modo suo. Eppure erano li, assieme. Aveva ragione Bart quando diceva che loro assieme funzionavano, ognuno aiutava l'altro in qualche modo. E cos'era quel pranzo se non un tentativo di aiutarsi a vicenda? Ognuno stava dando il proprio, chi sotto forma di cibo, chi sotto forma di positività, per aiutare gli altri. Sarebbe stato difficile rialzarsi, certo, ma l'avrebbero fatto, assieme.
La ricostruzione
Per questo motivo non se la prese quando Achille e Kyros gli crollarono a turno addosso, infondo, sapeva quali erano le loro intenzioni, e se essere il bersaglio dello scherno sarebbe servito a tirare su il morale a qualcuno, beh... sarebbe servito a qualcosa.
Litigatevi senza di me, non voglio finire di nuovo a pulire la tredicesima casa, soprattutto se questa volta devo farlo con voi e non con Alisia... anche se ho sentito tante storie sulla vostra giornata intima a lucidare pavimenti.
Sapeva di alzare un vespaio con quelle parole, ma non poteva evitarlo. Non era come loro, non aveva lo spirito di rispondergli a tono, poteva però mettergli un bel tarlo nelle orecchie, uno di quelli che li avrebbe fatti ingelosire per bene. Nel frattempo però la pizze stavano iniziando a raggiungere i tavoli, cosa che consentì a Deneb di lasciarli cuocere nel loro brodo. La differenza rispetto ad una pizza normale si sentiva chiaramente, la mozzarella era fatta direttamente nel santuario, così come la farina certo, i campi di frumento e gli orti di pomodori non erano pronti, ma lo sarebbero stati presto, nel frattempo le dispense erano ancora abbastanza piene.
Non era tipo da grandi discorsi, c'aveva provato durante quel giorno di dicembre, ma alla fine era risultato superfluo, lui era un tipo che agiva, avrebbe lasciato agli altri la gioia del palco. Persone come Anita o Bart, a loro modo, erano capaci di radunare attorno a sé gli altri, dargli coraggio con le parole oltre che con le azioni, per lui non era possibile, lui era cresciuto nella guerra, parlare di qualcosa che non fossero tattiche e missioni gli risultava difficile... chissà se non avesse imparato anche lui ad essere normale. Nei tavoli vicini il rumore dei piatti veniva sovrastato da chiacchiere e risate, era incredibile come una semplice pizza potesse rendere migliore una giornata nera. E lui, lui avrebbe fatto il suo meglio per alzare il morale delle persone, e se nel frattempo fosse riuscito ad aprirsi un po', mica gli avrebbe fatto poi tanto male.
Rosso, passami l'acqua...
Un sorriso, il primo da tanto tempo, forse c'era ancora speranza per lui.... -
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POST 2
Non appena prese posto alla tavolata ebbe la netta sensazione di essere osservata, si voltò alla sua destra giusto in tempo per incappare nello sguardo sinistro e agghiacciante di una ragazza più grande di lei; ella era vestita con pesanti abiti scuri che mettevano ancora più in risalto la sua chiara carnagione. Dha non l'aveva mai vista prima, quei vestiti così anonimi e lo strano atteggiamento, molto probabilmente l'avevano fatta passare inosservata ai più; lo sguardo della ragazza saettò sui barattoli di marmellata e poi di nuovo su di lei mentre si versava da bere, non disse nulla, si limitò ad osservarla e quello sguardo pareva dire mille cose che però Dha non riuscì a comprendere. Si fosse trovata in un'altra situazione non avrebbe mai tentato di attaccare bottone con una persona così particolare, ma voleva superare l'imbarazzo iniziale per poter riuscire ad ambientarsi anche lì al santuario. Dopo una breve esitazione iniziale le sorrise e si decise a parlarle.
<<adoro la marmellata, questa che ho portato oggi segue alla bene e meglio la ricetta originale di mia nonna...ma ahimè non sarà mai buona come la sua, ricordo che con quella potevi persino lasciarti cullare e trasportare dal dolce aroma per quanto fosse densa e avvolgente...ah ma comunque io sono Dhawyth, silver saint del segugio, ma puoi chiamarmi Dha è più semplice...non hai caldo?>>
Si era lasciata trasportare dal flusso di parole e solo alla fine si era ricordata di presentarsi, lì erano in pochi ancora ad essersi accorti della sua presenza; concluse il discorso lanciando un rapido sguardo in giro portandosi una mano al colletto della camicia per allentarlo, sentiva caldo e condivise quella sensazione con la ragazza, che non sembrava essere toccata dalle medesime sensazioni, probabilmente il calore che Dha sentiva era più dovuto alla tensione per quella situazione che per il clima vero e proprio. Si sentì ancora più a disagio quando arrivarono due uomini; il ragazzo dopo aver salutato la ragazza al suo fianco, che ora sapeva trattarsi di Irina, fece accomodare un giovane uomo con delle bende sugli occhi e poi si allontanò verso le cucine. Dha guardò l'uomo con le bende, probabilmente una fresca ferita di guerra; ora non sapeva davvero come comportarsi, se badare a quella lesione o fare come se niente fosse. Decise di presentarsi comunque senza però essere troppo invadente, non si avvicinò e lanciò lì per lì una veloce presnetazione.
<<salve, io sono Dha, sono nuova da questi parti...>>
E basta;era stata veloce, pratica e indolore, aveva rispettato i normali vincoli di buona educazione senza rompere troppo le scatole a chi non avesse interessi nei suoi riguardi.
I restanti cavalieri non si fecero attendere molto, arrivarono uno dopo l'altro; Dha li osservò uno ad uno, erano i suoi compagni dopotutto, e cercare di cogliere anche solo dai modi e della loro espressioni indizi su chi e come fossero. Notò un ragazzo con il viso segnato da profondi segni, per un attimo il suo sguardo si posò anche su di lei, ma le passò accanto senza proferir parola andando a sedersi in disparte in un angolo lontano dal resto del gruppo. Quando Dha si voltò per riportare l'attenzione sui nuovi giunti fu lieta di constatare che tra essi ci fosse anche un compatriota, che le chiese di dove fosse..
<<okinawa!>>
Si limitò a dire sorridente, felice che ci fosse qualcuno che provenisse dalla sua stessa terra, in quel modo la sentiva ancora più vicina. Era incredibile come si potessero colmare le distanze anche solo incrociando un volto familiare. La giovane tornò composta e si versò da bere, aveva appena finito di inghiottire l'acqua che un ragazzo le si presentò con fare bonario e amichevole, si trattava del gold saint di Gemini: Kyros Rarglove. I modi affabili e spontanei del ragazzo la costrinsero a sorrise per coprire il leggero imbarazzo alle parole di lui.
<<...è un piacere conoscerti Kyros, io sono Dha, silver del segugio....>>
Avrebbe continuato la frase se Achille non fosse comparso all'improvviso buttandosi addosso al suo interlocutore, insinuando chissà che sui modi di fare di Kyros. A Dha già stava simpatico, pur immaginando gli orrori e le nefandezze della guerra che il gold aveva dovuto sostenere, dal suo sguardo non si evinceva nulla di ciò, a lei trasmetteva solo calma e voglia di vita, esattamente come Achille, anche se però questi la prendeva con un po' troppa esuberanza e ilarità. Scoppiò a ridere alla battuta di Achille e alla visione dei tre gold vicini, stretti nella morsa del sagittario. La scena sembrava così familiare, così reale, così piacevole, da farle sciogliere quella morsa di insicurezza che le stringeva il cuore; quando ecco che sopraggiunse un altro uomo, sembrava che fossero per la maggior parte uomini tra le schiere dei cavalieri, che chiedeva aiuto nel distribuire formaggio di yak. A Dha venne spontanea una smorfia di disgusto, il formaggio di capra non la faceva impazzire, figurarsi quello di yak; fece orecchie da mercante e finse di non udire nulla. Ma ecco che finalmente un'altra ragazza si offrì di aiutare a distribuire il formaggio, e senza troppe cerimonie si ritrovò nel piatto un pezzo di formaggio; sembrava invitante, ma Dha voleva evitare di far imbestialire qualcuno per aver rifiutato e sputato la sua offerta. Presa la forchetta indugiò qualche istante sul latticino ancora indecisa sul da farsi, alzò lo sguardo dal piatto alla ricerca di aiuto, magari non era l'unica a non gradire quel tipo di vivande, anche se si sentiva una ragazzina stupida e viziata.
°E' tempo di guerra e fai la schizzinosa?Zitta e mangia, e fai felice il signore...°
Si rimproverò mentalmente e stava per inforcare un pezzetto di formaggio, quando la vista del suo maestro la fece indugiare nuovamente. Crystal sembrava cambiato, più freddo e restio di quando l'aveva incontrata e aiutata a risvegliare il cosmo; Dha aveva sperato con tutto il cuore in un incontro successivo al suo addestramento, ma le cose si erano messe male per l'umanità e il suo maestro era stato richiamato altrove, dove serviva con più urgenza la sua presenza. Incrociando lo sguardo di lui, fu felice di essere riconosciuta, sorrise con gentilezza e abbozzò un leggero inchino col capo in segno di rispetto e riconoscenza.
Infine la stessa donna che aveva incontrato all'inizio, colei che sembrava commossa e entusiasta allo stesso tempo, per l'organizzazione di quel pranzo, prese parola. Il suo discorso diede voce ai pensieri di tutti e al contempo colmò quel divario dettato dalla non conoscenza; anche se per Dha ella era un'estranea con le sue parole le parve di conoscerla da una vita, e dalla passione e amore che trasmetteva si sentì rinvigorita e accettata. Le si inumidirono leggermente gli occhi quando vide la commozione in quelli di lei e quando finì le mani si mossero indipendenti in un applauso forse fuori luogo. La giovane Dha aveva riconosciuto una guida in Anita, e pur non conoscendo la donna direttamente, si sentiva sicura e protetta dallo sguardo di lei. Con l'intervento del cavaliere del Toro, che riportò il sorriso sulle labbra di tutti, iniziò il pasto; Dha spazzolò il formaggio di yak e non lo trovò così detestabile, in fin dei conti non era male, e poi si fiondò sulla pizza. Era squisita, non aveva mai assaggiato qualcosa di più buono, dalle sue parti non era molto conosciuta e quelle che si potevano trovare erano mere imitazioni, che non avevano proprio nulla a che fare con la vera pizza italiana.
*Narrato-Parlato-Pensato-Parlato altrui*»Dhawyth Thew
energia rossa x canes venatici x livello IV»Abilities
»Techniques
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Irina non fece in tempo a finire il proprio bicchiere d'acqua prima che la ragazza della marmellata decidesse di rivolgerle la sua attenzione.
Sperava che non volesse darle della marmellata, non ne mangiava da quando si era ritrovata un'armatura d'argento addosso e di certo non le andava di recuperare un sapore di un passato che non poteva più esserle restituito.
Ma la ragazzina che si presentò come Dhawyth, decisamente un nome strano, sembrò rispondere ad una domanda che la silver saint della mosca non ricordava di averle posto, per poi lasciarsi andare ai dolci ricordi della marmellata di sua nonna, perfetto, ci mancava solo che questa tizia ricordasse ad Irina il motivo per il quale non mangiava più marmellata.
Poi le chiese se col maglione non avesse caldo.
La giovane si diede una manata sulla fronte prima di rispondere sarcasticamente alla silver saint:
"Ma certo!
Cos'avevo in testa quando mi sono messa un maglione con questo sole tanto forte!"
Dopo una pausa calcolata, aggiunse gelidamente:
"Peccato sia nascosto dietro a tutta quell'aura maligna che rende difficile persino far crescere le erbacce."
Di fianco ad Irina comparve Mc Fly, il moscone antropomorfo alto più di 20cm che svolazzandole vicino al viso disse alla silver saint della mosca:
"Irina!
Sii gentile con questa nuova leva, non farti riconoscere subito e vedi di rilassarti e goderti la festa per una volta ogni tanto!"
Dhawyth avrebbe visto la ragazza voltarsi di lato e rispondere al suo amico immaginario:
"Taci tu!"
Per poi tornare a dedicare la propria attenzione alla silver saint del segugio che a seconda dell'estensione dei propri poteri avrebbe forse potuto vedere McFly comparire di fianco ad Irina e scomparire dopo essere stato azzittito dalla ragazza, quello spirito era visibile solo leggendo i pensieri superficiali della ragazza romena e si trattava probabilmente di un parto della sua immaginazione.
Irina proseguì rivolgendosi adesso a Dhawyth:
"Ad ogni modo il mio nome è Irina, silver saint della mosca.
Grazie per aver condiviso con me il tuo fetish per la marmellata, ma sappi "Dha" che io e la marmellata non andiamo affatto d'accordo, non più almeno."
Non serviva la telepatia per comprendere che l'ultima parte dell'affermazione della saint della mosca celasse sotto l'ironia una punta di dolore, anche se fu rapida a tornare ostile quando si avvicinarono Teneo e Suikyo.
Il giovane allievo provò a salutare Irina con tutta la cordialità del mondo che quel giorno di festa giustificava completamente, ma la giovane vedeva sia in lui che in Suikyo coloro che l'avevano trascinata nel mondo dei saints aspettandosi che si conformasse agli standard da loro seguiti, senza la benchè minima considerazione di quale fosse stata la sua opinione in merito.
Rivolgendo un'occhiata al veleno dapprima a Teneo e subito dopo a Suikyo, disse con tono calmo al ragazzo incrociando le braccia:
"Il piacere è tutto tuo, piuttosto, pare che sia vero il detto quando afferma che il calzolaio va in giro con le scarpe bucate, già Succhio era mezzo cecato prima, adesso con la benda sugli occhi ha completato il look.
Digli che la smettesse di fare la drama queen per attirarsi le simpatie altrui e che si decidesse a guarirsi gli occhi altrimenti finirà per non vedere nemmeno il prossimo attentato alla vita di Athena."
A livello d'intenzioni era come se la silver saints avesse sputato veleno addosso a Teneo ed al suo maestro, Dhawyth avrebbe probabilmente capito che tra Irina ed il suo maestro non corresse buon sangue.
Mc Fly tornò a redarguirla a riguardo:
"Irina!
Non è giusto continuare a prendere di mira il tuo maestro in questo modo, non ora che è così provato emotivamente e ricordati che ti ha salvato la vita!"
Per tutti i presenti apparte forse Dhawyth, la giovane silver saint della mosca si rivolse ancora una volta all'equivalente di un amico invisibile:
"Nessuno glielo aveva chiesto, adesso tornatene a cuccia che con le tue polemiche mi stressi e finirà che nemmeno stasera riuscirò a prendere sonno."
Altre informazioni utili per degli attenti osservatori, anche se le occhiaie scure che le circondavano gli occhi tendevano a bastare come indizi di una chiara mancanza di sonno.[...]
Successivamente arrivò anche Nesyos, ovvero quello che durente l'Armageddon o come diamine l'avevano chiamato, aveva finito per ferirla gravemente quando entrambi erano finiti sotto il controllo delle forze oscure, le faceva piacere vederlo segnato, anche se sembrava portarsi appresso la stessa aria da "guardatemi, sono solo e triste, statemi lontano ma non troppo che voglio la vostra pietà" che stava esibendo anche Suikyo.
Almeno Nesyos era lontano e non era venuto a salutarla, lei era stata sotto la sua stessa influenza e comprendeva bene cosa potesse aver provato il giovane mentre rilasciava il suo colpo, ma era altrettanto vero che lei era la prima ad aver trovato conforto nell'abbraccio delle tenebre e per Nesyos doveva essere stato uguale, ironico come proprio uno dei cavalieri dall'aria più innocente nascondesse dentro di sé tanta oscurità.
Vide anche Yamato del Dragone seppure questi sembrò non rivolgerle più di un'occhiata e d'un saluto che lei ricambiò pigramente, forse era ancora scosso per quel che aveva visto quando erano finiti in quella dimensione onirica in cui lei era tornata bambina.
Di certo lei gli aveva detto già sin troppo di sé stessa e sperava anzi che il bronze saints si facesse gli affari suoi e non si mettesse a raccontare in giro nulla sul suo riguardo.
Di certo si dimostrò molto più a suo agio con Dha, chiedendole da dove venisse, il tipico inizio di una conversazione relativamente noiosa, almeno per lei che difficilmente avrebbe risposto alla domanda con totale sincerità, in genere se la cavava con un "dalla terra di Dracula" e sperava che la loro curiosità si fermasse a quello, magari le chiedevano se conoscesse di pittoreschi castelli su lontane colline e così distoglieva l'attenzione dalla domanda iniziale.
L'arrivo di Kyros dei Gemelli segnò l'aumento della confusione laddove il gold saints sembrava sentirsi in dovere di fare l'animatore della situazione manco si trovassero tutti in un villaggio turistico a pochi minuti dal lanciare un trenino.
Per Irina Kyros non era altro che uno di quelli che come Suikyo l'aveva lasciata indietro durante la scalata alle case dello zodiaco, non una ma bensì due volte, sia alla casa dell'ariete che in quella del leone dove tutti i baldi uomini l'avevano abbandonata in balia dei mostri tentacolosi.
Arrivò poi anche un altro cavaliere che condivideva una certa familiarità con i gold dei gemelli e del leone, da come parlava pareva che appartenesse al loro stesso rango, la silver saint della mosca archiviò tutti e tre i gold alla categoria "idioti" e cogliando la palla al balzo quando il nuovo arrivato chiese d'essere insultato, Irina gli disse:
"Io ce li avrei degli insulti per te, in realtà avrei degli insulti per tutti ma non vorrei interrompere quella sorta di virile ammucchiata che state avviando."
Si versò un nuovo bicchiere d'acqua per darsi un tono mentre attendeva un qualsiasi genere di risposta da uno dei tre gold saint, bevendo con aria di sostenuto disprezzo per i propri interlocutori.[...]
L'orgia virile venne interotta da una nuova aggiunta al gruppo dei gold saint, Irina lo riconobbe dopo qualche istante, se lo ricordava in armatura d'argento e con un lungo mantello che col cavolo che le avevano detto dove si potesse prendere, ma più recentemente l'aveva visto con indosso un'armatura dorata, sicuramente un bell'avanzamento di carriera per uno spocchioso che durante l'invasione degli spectre era caduto prima di quanto non avesse fatto lei, evidentemente gli incapaci erano quelli che ottenevano le migliori armature o i poteri divini per evitare di venir posseduti dalle forze oscure...
Ad ogni modo, pur gradendo il formaggio, la giovane non poté trattenersi dal dire a Ys mentre prendeva la sua fetta di latticino al retrogusto di Yak:
"Grazie, spero solo che il formaggio ti riesca meglio dei teletrasporti, non ho ancora capito dove diavolo tu mi abbia spedito l'ultima volta.
Sapresti darmi delle spiegazioni?"
Mentre era posseduta dalle forze oscure si era ritrovata trasportata in una replica del suo villaggio natale con il proprio corpo di bambina assieme a Yamato, indubbio che forse anche lui desiderasse avere delle spiegazioni in merito e tanto valeva parlarne mentre si mandava giù del formaggio di yak.[...]
Irina intravide la saint della fenice rivolgersi a Suikyo e si portò una mano in fronte quando la vide cadere nella trappola di quella prima donna che con quellastoria della cecità adesso otteneva un sacco di attenzioni e rispetto extra, come se avesse contribuito in modo sostanziale alla vittoria, come Irina aveva fondamentalmente scalato inutilmente le dodici case, si era tramutato in una pedina nemica ed era stato teletrasportato fuori dalle scatole da Ys, fior fiore di contributo era stato quello.
Irina vide anche passare il cavaliere del cigno e rivolgendosi a Dha che le sedeva vicino, le disse furtivamente:
"Attenta al biondo, quello parla strano."
Parlava così strano da farle venire il mal di testa, tanto che aveva preferito affrontare i mostri nelle dodici case piuttosto che rimanere a combattere assieme a lui, ironico che poi si fossero ritrovati tutti dalla parte dei loro nemici, magari avrebbero assegnato loro un premio speciale per essersi rivoltati contro i propri compagni.[...]
Prima che potessero finalmente gustarsi la pizza, furono costretti a sorbirsi un lungo e smielato discorso, nel quale ovviamente Irina non si riconosceva.
Lei aveva combattuto perchè ci si era trovata in mezzo ed avrebbe mille volte lasciato che degli innocenti ci lasciassero le penne se in cambio avesse potuto essere ancora in pace con la sua famiglia ed i suoi compaesani.
Ma ciò non era possibile e lo aveva capito, percui avrebbe lottato ancora con lo scopo di sconfiggere i black saints, ucciderne quanti più poteva per potersi dire soddisfatta a dispetto dell'inutilità che un tale gesto avrebbe avuto nell'attuale situazione mondiale, una guerra simile probabilmente sarebbe stata persino dannosa per il futuro dell'umanità che ora condivideva un comune nemico.
Tra loro potevano confondersi paladini e briganti, ma la macchia di colore che rappresentava Irina era in realtà semplice sudiciume e rischiava di coprire nella sua miseria anche le macchie a lei più vicine, quella era la sua unica difesa, l'unica possibilità per poter accettare quella vita e non c'era catastrofe mondiale che potesse convincela del contrario.
Qualsiasi altra cosa venisse detta dopo quel discorso le entrò ed uscì dalle orecchie senza fare minimamente presa, lo stomaco brontolava ed il formaggio da solo non bastava certo a placarlo, non dopo il cambio di dieta.
Da vera psicopatica, Irina tagliò dapprima tutta la pizza in tanti quadratini e cominciò a mangiarli in ordine, da quelli più in alto a quelli più in basso, andando da sinistra a destra e ricominciando ad ogni riga, come se stesse leggendo un libro.
Come mai facesse in questo modo era un mistero anche per lei, forse era un modo come un altro per esraniarsi dalla realtà che la circondava e di darsi anche l'aria di una persona sufficentemente elegante da non limitarsi a tagliare la pizza in quattro per poi piegare in due ogni fetta e divorarsele con le mani.
Le posate erano state inventate apposta, no?. -
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"Ricostruzione"
Suikyo si fece un idea di ciò che stava succedendo, non poteva vedere però avvertiva che tutti i presenti avevano un animo differente, alcuni erano felici altri invece come Suikyo erano rimasti provati dalla distruzione del Santuario come ad esempio Nesyos che sembrava avere il cosmo molto agitato e in turbolenza,infatti un po’ come aveva fatto lui non aveva salutato nessuno quindi preferì non parlargli. Conosceva molto bene quella sensazione di rassegnazione e rabbia era la stessa che pochi giorni prima gli stava facendo compiere un gesto estremo come il suicidio, non poteva interferire con il suo animo quindi seppure non avrebbe voluto la felicità per lui in quel momento non era un modo per rassicurarlo, allora provò solamente a prendere contatto telepatico con lui voleva dirgli solo alcune cose sincere, non gli importava se le avesse gradite o meno dopotutto era solo un modo per dirgli che si sentiva vicino a lui senza ne avere commiserazione ne superiorità, semplicemente continuando a restare compagni.
<< Nesyos, sento che il tuo cosmo è incerto. Posso permettermi dirti solo poche cose? Io sono l’ultima persona che dovrebbe dirti questo e probabilmente so che ti darà fastidio e sarai libero di odiarmi e di insultarmi fino a quando la tua rabbia non sarà sazia perché sembra che ti stia compatendo, ma sappi che non è così. Anche io sono un uomo e so bene quanto l’onore sia importante, ma se ciò deve diventare un motivo di autodistruzione personale allora non lasciare che continui a tormentarti. Sei un ragazzo ancora giovane e dentro di te c’è un grande potere. Un giorno sono sicuro che riuscirai a farlo esplodere e a donare la luce della speranza in un mondo ormai morto.>>
Questo discorso poteva essere udito solo dal cavaliere di Andromeda se avesse voluto ignorarlo la scelta sarebbe stata sua. Suikyo non si aspettava ne risposte ne ringraziamenti d’altronde perché ringraziare proprio lui? Suikyo che era stato uno specter che aveva distrutto migliaia di vite? Già perché dare ascolto ad uno già morto? Che senso aveva anche essersi illuso di poter arrivare lì e di poter contribuire ad una rinascita?Perchè non l’aveva fatta finita quando doveva?Non lo aveva fatto semplicemente perché si era ricordato perfettamente il motivo del perché Athena lo aveva reso cavaliere. Lui doveva donare felicità e anche se le persone erano tristi e orribili doveva comunque lottare e avere la forza di reagire. Lui era il Silver Saint della Coppa e Coppa era il simbolo del futuro .
Strinse un pugno , poi senti una voce conosciuta Tessa! Gli aveva chiesto se quella sua cecità fosse permanente, Suikyo emise un lieve sorriso poi rispose .
“Il dottore ha detto che questa mia cecità totale è dovuta ad un forte shock che ho subito e infatti è stato così quindi probabilmente sarà incurabile a meno che non usi l’acqua di Craters, ma…”
Stava per dirgli qualcos’altro , forse il motivo più profondo del perché non voleva usare l’acqua, forse le avrebbe detto che non l’avrebbe fatto e che non lo faceva perché si sentiva ancora troppo impuro che i suoi peccati erano troppo grandi per meritare le cure dell’acqua sacra e che quindi il fardello di portare i suoi peccati in eterno era giusto che lo subisse solo lui, l’importante era che gli altri potessero assaggiare anche per una sola volta la felicità, ovvero la stessa calda sensazione che aveva provato anche lui con la sua Violate. Abbassò la testa con un espressione felice ovvia maschera che si dipingeva sempre sul volto.
“Non sarebbe giusto usare quel dono di Atena per me stesso perché l’acqua di Crateris è dell’umanità e quindi sono le persone giuste che devono essere le sole a usufruirne.”
Non sapeva se anche Tessa potesse comprendere il suo punto di vista però dopo la senti sbattere su qualcosa e sperò che non si fosse fatta troppo male.
“Oh…Tessa attenta!”
Cercò di alzarsi, ma subito arrivò Teneo che gli disse di restare al proprio posto anche se non fu una grande idea visto che la situazione stava iniziando a prendere una brutta piega e la colpa era di Irina che stava parlando come se tutto le fosse dovuto . Arroganza e egoismo non l’avevano mai abbandonata e pensare che forse doveva essere stato uno sciocco a salvarle la vita visto che si divertiva tanto a insultarlo pubblicamente. In quel momento c’era una grande punta di odio che stava iniziando ad insinuarsi nuovamente in Suikyo e da quando era stato posseduto da quei rami malefici gli pareva che ogni volta che il suo cosmo volesse esplodere dall’ira quella punta di oscurità che aveva assaporato lo inebriasse nuovamente dando vita a tutto ciò che non voleva che nessuno vedesse . Oh…sì …si ricordava benissimo di quello che gli era successo nella dimensione del male quando la follia di aver perso le tre donne della sua vita lo stava divorando. Si…lo sentiva perfettamente dei quanto era stato in fondo così gratificante lasciarsi per un attimo trasportare e dar sfogo a tutto ciò che aveva represso dentro.
In quel momento il cosmo di Suikyo si stava caricando, ancora…ancora…ANCORA… strinse così forte i pugni da graffiarsi e il suo cosmo stava producendo gocce d’acqua che si tramutarono in ghiaccio seduta stante, mentre sul volto di Suikyo si dipinse un ghigno e i suoi capelli iniziarono ad assumer la colorazione d’argento , simbolo per chi forse sapeva che il Silver Saint avrebbe potuto compiere una strage. In effetti in quel momento gli sembrò di rivivere ancora quel momento in cui Eaco lo aveva corrotto e lo aveva costretto a compiere quella carneficina dei suoi stessi compagni e del suo maestro. Il profumo del sangue nei suoi ricordi di quel triste momento della sua vita non era stata più inebriante, perciò perché non si lasciava andare ancora? Perché non sparava un “Silver Cannon “ in bocca a quella piccola strega in modo da ucciderla sul serio , dopotutto un essere come quello non meritava nessuna salvezza e non vedeva l’ora solo di morire, l’aveva detto lei visto che non voleva essere salvata. Tanto se lo avesse fatto che cosa sarebbe successo? Lo avrebbero fermato e ucciso? Ah…sarebbe stata solo una liberazione perché tanto era quello che non era riuscito a fare da solo forse per un attimo dio debolezza o magari di autocommiserazione. Già era stato così patetico.
°Puttana …L’ammazzo… che Atena mi possa fulminare in questo istante... io…IO L’AMMAZZO!°
Sarebbe bastato poco , Irina era per ora meno potente di lui quindi un colpo potente come il “Silver Cannon” avrebbe potuto farle chiudere quel becco da cornacchia schifosa che si ritrovava, però c’era qualcosa che gli impediva di alzarsi e commettere quell’ atto, vigliaccheria personale ? Paura della sua reazione o di quella di chi gli stava attorno?No dopo quello che era successo al Santuario la morte non gli faceva affatto paura perché sapeva che avrebbe incontrato Violate e che sarebbe stato per sempre con lei. Quello che lo fermò fu solo il ricordo che Irina aveva sofferto molto , quella ragazza era stata testimone di un massacro e della crudeltà dell’umanità . Quando l’aveva trovata agonizzante impalata su quel tronco aveva un volto così tanto famigliare a quelli che aveva visto quando era lui stesso ad uccidere. Un volto pronto ad affrontare la morte e colmo di un dolore immenso che era dipinto anche negli occhi della sua Violate quando gli raccontò di quanto anche lei avesse dovuto soffrire per colpa degli uomini, lo stesso dolere che aveva giurato lui stesso di farsi carico pur di vederla per un attimo felice e lei lo era stata , poi invece le cose si erano ripresentate ancora più gravi e lui non aveva potuto far nulla per aiutarla. Irina faceva così perché ancora era evidente che stava soffrendo perciò era veramente condannabile per aver in se il peccato di odiare e essere afflitta? Doveva per forza essere processata e condannata a morte per questo?
Una volta aveva letto un passo della Bibbia che diceva : “chi è senza peccato scagli la prima pietra” con queste parole il Cristo voleva dire semplicemente che il peccato e l’odio accompagna gli uomini fin dall’alba dei tempi poiché Satana ormai aveva insozzato il mondo ed era anche per quello che adesso il Mondo era stato punito, ma bisogna saperlo accettare e capire il dolore che una persona prova e Suikyo quante volte lo aveva fatto? Voleva forse ritornare ad essere chiamato Eaco?
No lui non era più Eaco si chiamava Suikyo e aveva una missione da compiere ed era quella di donare protezione e felicità. WEra questo il volere di Atena e lui era un Saint non un assassino, quindi si doveva prendere ancora quelle dolorose stilettate e reagire semplicemente come se non fosse successo niente.
°Cosa sto facendo? No questo non sono io…Irina è mia allieva…°
In quel momento la sua testa si posò sul cavaliere del Leone che scherzava con gli ultimi gold venuti che era stato l’ultimo a vederlo in condizioni indescrivibili. Forse volve rimproverare anche lui per essergli stato accanto? No anche lui aveva fatto ciò che la coscienza gli diceva però Suikyo lo aveva avvisato che non sarebbe servito però non era colpa sua, ma di se stesso.
Il suo cosmo andò ad a quietarsi placidamente mentre i suoi capelli tornarono neri, poi alzò la testa ed emise un sorriso in direzione della Silver Saint della mosca e disse solo.
“Eh eh…mi mancava davvero la tua irruenza e i tuoi insulti gratuiti Irina…certo fai bene a dire di essere stata tu la sola ad aver avuto una vita di merda. Hai ragione forse sono stato stupido ad aver interferito nella tua vita salvandoti quando eri impalata a quel tronco. Certo non avrei dovuto guardarti negli occhi quella volta non avrei dovuto sentire il tuo dolore penetrarmi l’anima e dirmi di fare la cosa più giusta dopotutto mica me lo hai chiesto…”
Si alzò dal tavolo mentre Teneo cercò di fermarlo, ma non lo fece perché il maestro in quel momento sapeva che cosa avrebbe potuto fare, quel cosmo di prima era pauroso , infatti era rimasto leggermente impietrito quando lo vide in quel modo e aveva paura che avrebbe potuto davvero uccidere e essere ucciso, era già molto che si manteneva calmo, anzi che sapeva fingere trattenendo il dolore in se stesso senza dar fastidio mai agli altri.
“Scusa se l’ho fatto… ”
Prese il suo bastone e iniziò ad allontanarsi dal tavolo dei cavalieri sapeva di non essere degno di partecipare a quella cena quindi si unì ai rifugiati vicino si sarebbe seduto acconto a quelle persone e avrebbe fatto compagnia a loro almeno quelle persone in quel momento lo stavano anche aiutando in silenzio.
Teneo guardò Irina con uno sguardo di sdegno, tanto menefreghista com’era era sicuro che non se ne sarebbe neppure accorta.
“Sai una cosa Irina? Non so se quella volta sia morto solo il tuo corpo o se ti è morto anche il cuore assieme ad esso…che Atena possa aver pietà di te…anzi ma che dico tanto a te non frega un cazzo nemmeno di questo, ma in ogni caso voglio che tu sappia lo stesso una piccola cosa così giusto per ricordartelo poi sarai libera di continuare ad atteggiarti da bimba viziata e di sputare veleno su veleno su chi ti pare, il maestro non ha bisogno di essere compatito da nessuno e se non si cura gli occhi lo fa semplicemente perchè è sempre stato partecipe del dolore degli altri, lui non ha mai vissuto un solo attimo della sua vita in maniera felice. Tu ancora hai troppa rabbia per poterlo capire, forse nemmeno la situazione attuale del mondo ti sta toccando abbastanza per capire che non ci sei solo tu che hai sofferto, ma là fuori ci saranno migliaia di persone che stanno morendo, e loro non hanno di certo avuto solo un paletto che li ha uccisi. Sono sicuro che ti sarai accorta del cosmo che aveva prima il maestro e che se ora stai mangiando quella pizza è per l'opera di qualche spirito di fortuna. Io non voglio minacciarti perchè il maestro non lo ha fatto, e poi sono un cavaliere seppure ancora apprendista, ma prima di parlare di cose che non sai come la sua vista dovresti chiederti prima il perchè e sforzarti di capirne il motivo.Sei stata molto fortunata."
Poi andò a raggiungere il suo maestro , non vi era altro da dire o giustificare con gli altri , ognuno adesso sarebbe lasciato a pensare quello che voleva, la festa che doveva essere un motivo di speranza e ritrovata conciliazione per Suikyo e Teneo era finita lì, inutile continuare a sedersi insieme a mangiare assieme a qualcuno che non gradiva la propria presenza. Prese solo la pizza e la marmellata per portarla almeno a Suikyo, mentre sicuramente l’avrebbe guastata lontano da quel tavolo insieme alle persone che soffrivano e che si aspettavano solo speranza. Il ragazzino emise un piccolo sorriso, poi in maniera ironica disse altro.
“Bart ti faccio sapere se al maestro la pizza è piaciuta. Chiedo scusa a tutti per il suo comportamento….eh ..eh… dopotutto sapete più o meno tutti come è fatto…”
Sicuramente Suikyo avrebbe fatto di tutto per vederli sorridere questo era ormai il suo obbiettivo, il resto passava tutto in secondo piano. Dopotutto non ci voleva di certo un discorso ben fatto per capire chi aveva bisogno davvero e cosa bisognava fare all’alba di un mondo distrutto.narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>>,telepatia<<>> Parlato Esterno
Dati & Riassunti
Nome:Suikyo.
Stato fisico:Cieco completamente.
Stato Psicologico:buono.
Armatura:Silver Cloth di Crateris [livello6]
Stato armatura:intatto
Energia:Energia Blu
___________________________________________________________
Riassunto:
Allora il messaggio telepatico spero che arrivi a Nesyos xd per quanto riguarda il resto niente Suikyo non si incazza per niente
Irina ti voglio bene <3 sappilo
Azioni:
abilità:
Telpatia:
sarebbe la capacità di mandare messaggi mentali o di ottenere contatti, o legami tramite la forza della mente.code Layout e Grafica by Lady Violate™
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°Shannon°.
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La Ricostruzione
SpiegazioniStranamente il fatto che Crystal mi si fosse avvicinato, non mi infastidì, anzi. L'idea iniziale era quella di stare da solo, ma il suo gesto mi aveva fatto cambiare idea: ero stufo di tenermi tutto dentro.
Lo so e mi sento in colpa per non riuscire a ridere e scherzare come gli altri.
Scoccai un'occhiata ai Gold Saints per indicargli a chi mi stessi riferendo anche se probabilmente non ce n'era bisogno.
E' solo che non riesco. Tutto quello che è successo ha lasciato una ferita ben più grave di quello che credevo. E non sto parlando di quello che è successo al Grande Tempio, c'è molto altro. L'essere stato controllato dal Male è stato uno shock, ma in realtà non sto così per quello...
Proprio in quel momento mi interruppi per prendere un paio di pizze ed offrirne una al mio compagno. Il discorso della ragazza che non conoscevo lo sentii a malapena tanto ero assorto nei miei pensieri. Non appena lei ebbe terminato, mi arrivò un messaggio telepatico da Suikyo.
Grazie per l'interessamento ma non ti preoccupare, i motivi del mio stato d'animo sono complicati e non riguardano solo quello che è successo durante l'Armageddon.
Il tono della mia risposta era gentile e lasciava presagire una possibilità di spiegazione, ma non ora, per il momento avevo scelto il Cigno per sfogarmi. Infatti tornai a rivolgermi a lui riprendendo il discorso da dove l'avevo interrotto.
Vedi, durante l'attacco al Santuario ho incontrato una famiglia che si è rivolta a me chiamandomi con un altro nome: Damian. Al momento ovviamente avevo altro a cui pensare ma in seguito ho deciso di indagare e sono andato a cercare quelle persone...
A quel punto mi guardai intorno per controllare che nessuno stesse ascoltando. Quello che mi preoccupava di più era Deneb dato che aveva sensi più sviluppati, ma al momento sembrava troppo impegnato dare e ricevere pacche sulla schiena insieme a Kyros ed Achilleus.
In breve ho scoperto di essere stato adottato. Quando avevo due anni sono stato rapito e quelli che credevo essere i miei genitori mi hanno trovato mentre erano in vacanza su un'isola. Ho cercato di rintracciare i miei parenti, ma la maggior parte sono tutti morti...
L'incontro con mio fratello e come avevo salvato mia nipote lo tralasciai, non lo volevo ricordare. A quel punto tacqui, svuotato, attendendo una reazione da parte di Crystal - anche se solitamente ne aveva ben poche. Intanto iniziai ad assaggiare la pizza che, devo ammetterlo, nonostante non avessi molta fame, era uno spettacolo.
ANDROMEDAnoNESYOS
Narrato - Parlato - Pensato - Telepatia - Astral
Edited by °Shannon° - 23/2/2014, 09:47. -
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La Ricostruzione
Post II
Altri amici, altri compagni giunsero alla tavolata: volti noti come Gemini e Sagittario sembravano ansiosi di fare baldoria e provarono a corrompere anche il povero Deneb di Leo che non pareva esattamente in vena di scherzi, anche se bisognava ammettere che seppe rispondere a dovere ai due colleghi.
Probabilmente l'intenzione originale dei due cavalieri d'oro era quella di sviare l'attenzione dei commensali dai loro problemi personali, così da dare un po' di animo a quella festa ma il loro tentativo non sembrava essere andato a buon fine, sfortunatamente al mondo pareva non esserci scenario comico sufficientemente divertente per allentare quella tensione.
Avevano fatto talmente tanta confusione che non era nemmeno riuscito a rispondere alla nuova arrivata
Okinawa, dicevi? Quanti ricordi, io invece vengo dalla capitale, panorama decisamente diverso. Sai mica come stanno da quelle parti di questi tempi?
Yamato cercò di sembrare calmo ma non riuscì a mascherare una nota di preoccupazione. Certo non gli importava molto del suo paese natale, dal quale era fuggito in fretta e furia, quanto più di come potesse stare suo nonno che ancora abitava là. L'ultima volta che lo aveva sentito, prima della fine del mondo, si era trasferito per sicurezza da degli amici proprio ad Okinawa e non sembrava passarsela male.
Ora però, dopo quanto successo al mondo, chi poteva dire chi era sopravvissuto e chi no? Certo il vecchio Hirayama era un guerriero addestrato, un ex-soldato del Grande Tempio ma poteva fronteggiare da solo una tale forza distruttrice? Il dubbio che suo nonno potesse essere in pericolo lo tormentava da molto ormai, sentiva che prima o poi avrebbe dovuto trovare un modo per fare una rapida fuga nella sua nazione d'origine per saperne di più.
Un quarto cavaliere d'oro apparve poco dopo quasi magicamente alla mensa: era Ys di Aries con un cestino pieno di formaggi al seguito di cui sembrava vergognarsi non poco.
Dragone ritornò con la mente a quando l'aveva conosciuto, il giorno in cui gli Specter avevano assaltato il tempio. Il giovane Silver Saint non sembrava cambiato molto, almeno caratterialmente, ma aveva indubbiamente fatto carriera. Yamato era contento per lui anche se avrebbe avuto ben da ridire sulle sue capacità di teletrasporto, dopo l'esperienza dell'armagheddon il giovane giapponese aveva deciso che per spostarsi su grandi distanze da quel momento in poi avrebbe utilizzato solo voli di linea.
Quel pensiero lo fece voltare verso Irina, gli veniva da ridere al pensiero che forse era quello che aveva avuto modo di conoscerla meglio tra i presenti, oltre a Suikyo ovvio, la cosa sembrava turbarla, anzi, sembrava generalmente più acida del solito, tanto che a seguito di un duro scontro verbale aveva costretto lo stesso Suikyo a lasciare la tavolata.
Yamato non capiva se rivivere i ricordi della sua infanzia l'avesse fatta impazzire del tutto o se questa per lei fosse la giornata tipo ma quello era stato davvero un colpo basso nei confronti dell'uomo che da bambina l'aveva sottratta alla morte dandole la possibilità di ricominciare e forse di vendicarsi.
Si sentiva un po' preso in causa, in fondo anche lui l'aveva salvata contro la sua volontà, la situazione era diversa ma l'aveva comunque strappata dall'abbraccio del mietitore che la ragazza sembrava tanto agognare.
Normalmente se ne sarebbe fregato, non gliene sarebbe importato nulla di quello che Irina pensava di lui ma dentro di sé sentiva di essere responsabile per quella ragazza a cui aveva salvato la vita. Forse avrebbe dovuto cercare di parlarle, capire le sue motivazioni e cercare di consigliarla per il meglio, si probabilmente avrebbe dovuto, ma non in quel frangente, non era il luogo né il momento adatto.
Soprattutto perché nemmeno lui in quei giorni era sicuro di cosa voleva, di quale fosse il suo scopo, oltre a proteggere Atena ovvio, aveva nell'anima dei dilemmi irrisolti, infinite domande di cui non conosceva la risposta. Quello che però sapeva era a chi avrebbe dovuto porle: suo padre, unico vero turbamento nella sua esistenza e motivo stesso per cui era entrato nelle schiere della Dea.
Ecco per lui non era preoccupato invece, Yamato sapeva per certo che quell'uomo era vivo e vegeto, sicuramente scampato alla distruzione della civiltà rintanato da qualche parte a ridere del mondo che andava in pezzi.
Dragone non sapeva perché ma era certo che una volta ritrovato quell'uomo e compreso chi o cosa fosse realmente tutto sarebbe cambiato, avrebbe visto tutto da una prospettiva diversa ma fino a quel momento doveva accontentarsi di vivere come aveva sempre fatto, odiando l'oscura ignoranza in cui viveva.
La sua attenzione venne distolta dai dilemmi personali che lo affliggevano quando la voce di una donna dai capelli bianchi quietò il caos che si era generato. Yamato non sapeva chi fosse, non l'aveva mai vista ma suppose che si trattasse della nuova Saint del Cancro di cui aveva sentito parlare e che non aveva ancora avuto modo di conoscere. Da quello che gli avevano raccontato era entrata in azione nel periodo in cui era imprigionato nell'altra dimensione e si era distinta nello scontro contro i demoni.
La ragazza incentrò il discorso sulla diversità dei protettori del santuario, di come ognuno di loro, unito agli altri, formasse qualcosa di più grande e compatto nonostante le differenze che li separavano. Belle parole davvero! Bella e intelligente, se sapeva come attirare l'attenzione di una gabbia di matti come i Saint del Grande Tempio era sicuramente un'ottima aggiunta alle schiere dei cavalieri d'oro.
Ora però non era più tempo di parole, la gloriosa pizza di Bartolomeo del Toro aveva ormai raggiunto i piatti degli invitati e non vi era una sola persona che si potesse dire disinteressata alla prelibatezza bianca e rossa.
Il cerchio di pane aveva un odore che Yamato non aveva mai sentito in vita sua, completamente diverso da qualunque schifezza da fast food, questa era qualcosa di artigianale, qualcosa fatto con esperienza e abilità.
Non poteva più aspettare, doveva saggiarla! Perse in mano coltello e forchetta, se ne tagliò uno spicchio e lo addentò con gusto. Il sapore rispecchiava aspetto e profumo, con quel morso il giapponese raggiunse la pace dei sensi, dimenticò ogni problema che avesse mai avuto in vita sua, ogni dolore infertogli dai suoi nemici per perdersi nel tripudio di sapore che era proprio di quella prelibatezza.YAMATO KUJURO
Edited by ragnarok36 - 14/3/2014, 17:19. -
.Narrato. | -parlato- | °pensato° | °telepatia° | "parlato altri"
La Ricostruzione
Capitolo II
L'allegra rimpatriata proseguì fra qualche scherzo, qualche battuta e forse qualche parola detta storta. Ma in fondo andava bene anche così no? Dopotutto non dovevano essere tutti uguali tutti perfetti e in riga come bravi soldatini... erano esseri umani che cercavano di riprendere in mano le redini di un mondo andato allo sbando e sull'orlo del baratro. Se Alisia fosse stata li sicuramente si sarebbe divertita già, ma dov'era? E dov'era il biondino? Ma soprattutto perché il Leone si vantava con lui di aver pulito la XIII casa? Fissò Deneb bevendo un bicchiere d'acqua nemmeno fosse stato il cocktail più figo del mondo.
-già già già... me ne ha parlato Alisia quella sera che abbiamo chiacchierato sotto le stelle per molto tempo, ero salito fino alla tredicesima casa e l'ho incontrata. Bam! mi è piombata lì come un ange cioè come una specie di apparizione e-
Ok, si fermò di botto perché si stava già incasinando di brutto. Era fatto così, gli andava in pappa il cervello in simili situazioni! Sapeva affrontare di tutto ma non simili cose, cose così umane e semplici nonostante fosse implicata in esse la presenza di una vera dea. Bevve arrossendo un poco e spostando lo sguardo lontano, un po corrucciato in verità. Solo in quel momento si accorse che finalmente anche Ys era arrivato e aveva portato formaggi tipici dello Jamir. FORMAGGI DELLO JAMIR. Quelle parole riecheggiarono nella mente di Achille come presagio di sventura... se c'era una cosa che aveva odiato terribilmente durante gli anni di addestramento in Jamir era quell'orribile e disgustoso formaggio di Yak! Achille quasi ringhiando sbatté le mani sulla tavolata avventandosi su Ys.
-ci siamo ingozzati a forza con quella roba per anni durante l'addestramento e tu ora la porti qui... davanti a me??? MA che cavolo hai in testa si può sapere??? Vuoi che mi metta a sboccare davanti a tutti??-
Saltò la tavolata andando di fronte al compagno, indi si puntò il dito contro il petto marcando poi ogni singola parola.
-sia ben chiaro che non ho nessuna intenzione di toccare questa roba puzzolente e disgustosa, fatti aiutare da Kyros o dal gatto, magari apprezzeranno!-
Incrociò le bracci innanzi al petto alzando il mento indignato e socchiudendo gli occhi, uno spettacolino da 'vera attrice'.
-e comunque è un piacere rivederti Achille, tutto bene vero? Si anch'io sto bene anche se non mi faccio vedere da un sacco di tempo alla prima casa-
Disse cercando goffamente di imitare la voce di Ys. In modo disastroso ovviamente.
-Beh? Ti sto chiedendo come stai razza di caprone dorato!-
Se Gazka fosse stato fisicamente lì probabilmente la nuca di Achille avrebbe incontrato il suo pugno. Ma quella dannata testa calda era incapace di avere normali e semplici relazioni umane, dopotutto lui era tutto fuorché un 'semplice umano' no? Nonostante i loro trascorsi non troppo sereni in gioventù Achille vedeva in Ys una persona a cui tenere anche se non l'avrebbe ammesso nemmeno dopo millenni di torture sia ben chiaro. Per questo in momenti in cui chiunque avrebbe semplicemente allungato una mano per stringere quella di un amico ritornato a casa Achille sembrava voler invece iniziare una rissa! Per inciso il formaggio di Yak gli faceva schifo per davvero, roba che quando era piccolo preferiva rimanere digiuno o mangiare del cuoio piuttosto che quella sottospecie di prodotto da caseificio ultima frontiera, odorante più di un paio di scarpe da ginnastica tenute ai piedi per un mese di seguito... o come il pelo di cane bagnato. Quello era quasi peggio. Quasi.Personaggio : Akhilleus o Achille
Allineamento morale : Caotico Buono
Divinità : pallade Athena
Schieramento : Gold Saint di Atene
Cloth : Gold Sagittarius Liv.VIII
Livello Cosmico : Energia Viola
Supersensi attivi : (7) Manashikiraggio Tecniche 70m., Incrina Liv.V / Rompe Liv.IV-I, Velocità Luce con difficoltàLayout by IchigoRuleZ - Graphic Art by ~S i x ter ©® 2012/14
Edited by IchigoRuleZ - 8/3/2014, 12:24. -
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Nel frattempo erano arrivati anche gli altri.. Su tutti Achille, che si abbattè letteralmente su di lui e su Deneb, completando il trio dei Gold Saint più scapestrati fin dai tempi del mito.
Ciao anche a te, Achille! cercò di ricambiare Kyros, in preda ad un colpo di tosse come conseguenza della bordata rifilatagli dal compagno
La delicatezza prima di tutto come al solito eh? Vieni qui, ho idea che dovremo paradossalmente dare il peggio di noi per tenere in piedi questa riunione..
Si alzò per rivolgere un cenno di saluto ad Anita, non appena si rese conto della sua presenza, ed ascoltò le sue parole con il sorriso sulle labbra: per quanto assurda fosse quella situazione e per quante ne avessero passate, erano tutti lì, così diversi, così ugualmente e inevitabilmente umani, e per questo pronti ad affrontare qualsiasi cosa fosse capitata sul loro cammino, decisi a non risparmiarsi per proteggere Alisia ed il mondo intero.
Già che c'era, si allungò a prendere l'acqua che gli aveva chiesto il Leone, decidendo però di farlo a modo suo.
Acqua, eh? ...al volo, D!
Sì, lanciò l'intera brocca a Deneb, deciso a controllare il livello d'attenzione del giovane, mentre gli altri discutevano, a tratti anche in maniera abbastanza tesa, e mentre Achille faceva il suo personalissimo show nel salutare Ys.
E' arrivato il bacchettone.. Sarà meglio salutarlo, prima che peggiori la sua considerazione nei miei confronti!
Guarda guarda chi abbiamo qui... Il nostro ineccepibile Ariete! Ci rivediamo in circostanze più tranquille, Ys. Non abbiamo avuto occasione di presentarci come si deve, nonostante tutto il parlare che si fa di ciascuno di noi. Non ho intenzione di toccare il formaggio - che odio in ogni sua forma, per la cronaca - ma è comunque un piacere averti qui.
Non presto molta attenzione a tutti gli altri, un pò per leggerezza, un pò perchè tendeva a rimanere accanto a coloro con cui aveva più confidenza, perciò tornò dal resto del trio mentre scambiava un'amichevole quanto fugace sguardo con Bart.
Non aveva avuto modo di averci molto a che fare, ma come si poteva non avere un moto di simpatia innata per un personaggio come lui?
Era tutto, o quasi.
Prima di continuare a fare l'idiota con i suoi amici e compagni, si rivolse alla donna che aveva poc'anzi canalizzato l'attenzione di tutti:
Anita, perdona l'indecenza, neanche noi ci siamo mai incontrati veramente prima, perciò anche se sai perfettamente chi sono.. Il mio nome è Kyros. E.. beh, molto poco altro, soltanto vorrei scusarmi per il caos che stiamo seminando in una riunione che per quanto informale è pur sempre un momento importante, ma a giudicare dalle circostanze ho creduto che ci fosse bisogno di un diversivo "rumoroso" per non ridurci ad una serie di bambolotti in depressione post-tragedia. A dirla tutto odio fare il giullare in maniera così plateale, ma ho sentito di doverlo fare per il bene di tutti, ecco.
Ed ora che le carte sono scoperte, buon appetito direi!SPOILER (clicca per visualizzare)Parlato
Pensato
Telepatia
Altri. -
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Ys non ebbe modo di assistere alle reazioni immediate del Trio Gioventù al suo palesarsi, dato che un non indifferente rumore attirò subito la sua attenzione - e di certo non solo la sua: una bella ragazza che il lemuriano ci mise un qualche attimo a riconoscere - la Bronze Saint della Fenice, ecco chi era - sbatté infatti contro un tavolo nel fin troppo evidente atto di avvicinarglisi tempestivamente.
Narrato «Parlato» °Telepatia° Pensato
La Ricostruzione II
Ys non volle neanche scoprire perché si stesse comportando così.
«Grazie, Phoenix.» le rispose Ys sorridente e riconoscente - ... qual'era il nome della donna, a proposito? «Prendine pure quanti te ne senti, mi basta giusto una mano e non hai certo bisogno di strafare, ecco.»
Lasciò dunque che la Fenice prendesse i suoi formaggi, mentre lui stesso si adoperò a distribuire varie forme ai tavoli più vicini; nel frattempo, Anita aveva attaccato a far qualche panegirico che Ys ascoltò a mezze orecchie: nulla di particolare, gli parve, più un incoraggiamento ai presenti che qualcosa di concreto.
Mi chiedo come si senta davvero Anita ora che è attivamente coinvolta nei problemi del Santuario...
Da quel che ne sapeva, la ex assistente di Gazka era sempre rimasta nello Jamir - come lui, del resto; eppure, sembrava abbastanza a suo agio in quel lembo supersite di Grecia.
Mentre lasciava che i suoi pensieri girassero a briglia sciolta, Ys proseguì col distribuire il formaggio: pareva essere ben accetto, fors'anche per il clima festaiolo di quelli che non lasciava si buttasse via niente; ad un certo punto allungò una fetta a una sua conoscenza, la... non ignorabile Silver Saint della Musca. La ragazza, che solo per il suo modo di fare non avrebbe dovuto dire alcunché a chicchessia, ovviamente tirò una frecciata a Ys.
Che la gradì come un diabetico un dolce.
«Il formaggio è opera dei nostri pastori, Musca.» replicò freddo il Gold Saint «Io non pascolo più le pecore da quando avevo sei anni, e mio padre non aveva neanche yak: ti senti rassicurata, sì?»
Ma, toltosi il sassolino di dosso, il lemuriano sapeva che la ragazza avesse fatto una domanda sostanzialmente legittima: lui stesso era in verità molto crucciato dalla situazione.
Ammorbidì quindi la propria lingua nel proseguire:
«Per il resto... onestamente non so: persi il contatto con tutti voi e quando ho cercato di recuperarvi... qualcosa di simile a un muro me lo impediva. Spero solo che sia stata quella... cosa, e non la mia inesperienza. In realtà sono venuto qui anche per discutere con gli altri di quanto accaduto...»
Preferì però non continuare: non gli pareva il caso di parlare con lei di quell'argomento. Il Gold Saint allora continuò il suo giro, e caso volle che ora toccasse al tavolo del Trio Gioventù.
Apriti cielo: al sol vederlo arrivare col formaggio in mano, Achille sbatté le mani sul tavolo dichiarando il suo odio per il tipico prodotto locale. Al corrente di tanto poco amore - sei anni ad allenarsi insieme portava a capire i gusti dei tuoi compagni -, il lemuriano sì arretrò di reazione, ma pure rispose piccato:
«... Ehi, calmino!»
Ma niente: Mister Casino addirittura salì sul tavolo per fare una scenata pubblica, al che Ys comprese che era stato proprio quello il motivo del gesto teatrale: catturare l'attenzione di tutti.
Con un mezzo sorriso proprio di chi, in fondo, non si aspettava nulla di meno da Achille, il lemuriano con un cenno di capo gli rispose:
«Allora scendi di lì, divo, che ti dico come sto!»
Non badò troppo al "caprone dorato": da Achille ci si poteva aspettare di molto peggio.
In realtà, Ys un pò di stava rammaricando di non avere la sua stessa fantasia coi soprannomi, anche solo per rendergli pan per focaccia.
In quella, il Saint di Gemini - Kyros? - ebbe la bella idea di farsi avanti per salutare Ys. O qualcosa di molto simile: si erano rivisti? E pure a lui - Atena misericordiosa! - non piaceva il formaggio?
Maledetta Babel.
Rivisti, dice... Io ricordo a malapena la voce santa della Dea nominarlo, ma non mi sembrava mica d'averlo visto... Mah! A proposito di quel giorno, non era proprio Kyros di Gemini a cui Atena aveva ordinato di mandar via Cygnus e...?
Sarebbe stato un interlocutore interessante con cui parlare di quel giorno... ma il Gold Saint dei Gemelli pareva aver perso interesse per la conversazione: sembrava, chissà perché, osservare Anita. Facendosi nota mentale, Ys si riavvicinò ad Achille.
«Achille, circa la tua domanda di prima... Io francamente non ci sono ancora stato, alla Prima Casa: hai idea di come sia messo lo Jamir? Guarda, una cosa per farti un'idea: nel venire qui, ho lasciato la gestione a Babel. Babel, ti rendi conto?»
Era certo che Achille si ricordasse piuttosto bene della più pestifera dei bambini della Torre, un piccolo genio del male. Babel era un pò cresciuta e maturata da allora, ma Ys doveva ammettere che l'aveva presa come - piccolo - braccio destro più per il suo carattere sveglio che per altro.
... Sì, si rese conto Ys appena si sentì scrollare con forza per il bavero: se ne ricorda eccome.
«A-Achille, che ti-- pren---» cercò di articolare il lemuriano sorpreso, poi udì l'oggetto delle domande sempre più acute dell'altro e comprese «N-no, non è con me! Non è con me!!! ACHILLE, E' RIMASTA NELLO JAMIR!! ACHILLE!!!»
Alla fine l'altro capì, e lo lasciò andare: da non crederci. Al solo sentir parlare di Babel, il Sagittario era sbiancato come un cencio e l'aveva iniziato a sballottare isterico.
Davvero, Babel doveva avergli fatto qualcosa di brutto.
Conscio d'aver attirato l'attenzione di tutti, Ys cercò di recuperare un contegno, e abbassando il tono riprese la conversazione con uno scosso Achille.
«Diamine se la ami da impazzire... E' lei che devi ringraziare per i formaggi, a proposito: da quando ha preso in mano la razionalizzazione alimentare, contratta peggio di un mercante di lana. Certe volte mi chiedo se sto facendo bene a farmi aiutare da una bambina... però, ora che Anita sta qua al Santuario, a chi potrei rivolgermi?»
Chissà perché, ma temeva che Achille non sarebbe stato più di tanto comprensivo.. -
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LA RICOSTRUZIONE
II
Senza pensarci due volte, ignorando il dolore alla coscia dove probabilmente stava emergendo un livido con i fiocchi, Tessa prese le forme di formaggio che Ys le tendeva con un lieve sorriso.
“Non preoccuparti, dammi pure quelle per i profughi” ribadì risoluta e fu in quell'istante che avvertì una strana sensazione. Il cosmo del giovane era diverso ora, somigliava molto a quello dei cavalieri d'oro. Perplessa rialzò il capo seguendolo con lo sguardo mentre questi si destreggiava tra i tavoli distribuendo frasi a destra e manca.
*Strano* pensò *Eppure giurerei che sia più potente*.
Alla fine scrollò semplicemente la testa, lasciando oscillare i lunghi capelli sulle spalle, anche perché lei ancora ignorava che un cavaliere potesse ambire ad una cloth di rango superiore se solo il proprio cosmo lo permetteva. Tornando sui suoi passi posò una toma sul tavolo acconto a Suikyo e rammentandosi quando fosse stata maleducata si affrettò a scusarsi.
“Lo siento per averti piantato in asso prima della tua risposta, sono stata cafona yo lo sé ma ora ho questi da distribuire. Riprendiamo il discorso quando ho finito, està bien?” parole dette con sincero rincrescimento prima di allontanarsi verso le tavolate dei civili perdendosi in tal modo la gran parte dei dialoghi che ebbero luogo tra i compagni di casta e forse fu un bene. L'acidità di Irina raggiungeva vette superiori alla soda caustica ma che fosse fuori come un balcone l'aveva già intuito da tempo. Cercò pertanto d'ignorarla ma non era solo lei a “stonare” nel quadretto bucolico d'insieme che parevano voler ricreare i compagni. A farle girare le scatole erano soprattutto i Gold Saints. Quello che in un primo tempo aveva inteso come “cameratismo” ora assumeva i contorni di una cerchia classista stile “nosostros o nadie”. Si erano infatti schiaffati in un angolo a schiamazzare con ostentata allegria fregandosene di qualsiasi cosa non fossero loro stessi.
*Mierda, sto diventando sarcastica quanto la Mosca* constatò rabbuiandosi ulteriormente. Che giornata de mierda. Per fortuna c'erano i ragazzini, con il loro schiamazzare e i loro modi schietti e poco ruffiani, a farla distrarre. Uno di loro le si era infatti parato davanti tendendo le manine alla ricerca di una fetta di formaggio dall'aroma un po' troppo pungente, almeno per i suoi gusti, e Tessa non poté esimersi dal sorridergli affrettandosi a servirlo dicendo “Tieni chico” in tono gentile notando, con la coda dell'occhio, l'arrivo di “sapientino scuola”. A ben vedere era impossibile ignorarne la presenza dato che la sua gelida aurea cosmica cozzava, inutile negarlo, con la sua per contro caliente quanto e più della brace. Si accorse di avere trattenuto, per un breve istante, il respiro forse perché nonostante non fosse il tipo più simpatico di questo mondo era lieta che fosse sopravvissuto all'Armageddon.
All'improvviso si levò una voce di donna del tutto sconosciuta che la costrinse a voltarsi. Una ragazza dai capelli dal biondo talmente pallido da apparire quasi bianchi infatti aveva preso la parola. Non la conosceva ma “sentiva” che era una Gold Saint e la cosa la sorprese un po'. *Bueno ma c'è stata una svendita?* e già perché di Gold ne contava ben più di quanti non ne avesse visti al precedente raduno. Dal suo discorso, tuttavia, trasse la notizia che non attendevano altri arrivi e quella consapevolezza le pesò sul cuore come un'ombra di tristezza. Sì, perché per quanto ne sapeva ne mancavano all'appello e questo poteva solo voler dire che erano caduti in battaglia. Chinando brevemente il capo, in silenzioso e intimo ossequio, rese loro personale omaggio. La nuova arrivata intanto continuava a parlare, rivolta a tutti e nessuno, sembrava un discorso di benvenuto in piena regola.
“Ognuno di voi, sia coloro che erano presenti all'attacco che coloro che erano lontani, ha contribuito ad accendere la fiamma della speranza e dar modo a tutta queste persone di credere ancora in qualcosa ...”.
Parole che per una volta le davano l'impressione che la sua presenza lì avesse un senso forse perché non le parvero di facciata ma sinceramente sentite. Sensazione che fu rafforzata da quella lacrima furtiva che solcò la pallida guancia della Gold. Chissà chi era. Si ritrovò a cercare, pur se dal capo opposto delle tavolate, il suo sguardo azzurro. *I colori sparsi che compongono l'unico disegno di una tela, bell'analogia magari fosse vero* e in effetti le sarebbe piaciuto tanto crederci, per dirla tutta ne sentiva un intimo quanto inconfessabile bisogno, ma Irina e Suykio erano lì a dimostrare che era tutto fumo e niente arrosto. Già perché la prima aveva sputato un po' troppo veleno e il secondo aveva reagito in maniera decisamente spropositata. Por Dios ma era normale che uno quando evocava il cosmo cangiasse pure di colore di capelli? Che lo fosse o meno era irrilevante, i civili non erano addentro ai misteri del cosmo ma non erano neanche scemi e le giunse chiaro all'orecchio il mormorio confuso e un po' spaventato delle persone alle proprie spalle.
*Maldición. Ci manca solo che ci meniamo tra noi ed abbiamo decisamente toccato il fondo* pensò posando l'ultima forma di formaggio sul tavolo accanto a quello del padre, incrociando il suo sguardo perplesso, alzando le spalle come a dire *Non guardare me, stavolta non è colpa mia*. A dirla tutta a sconcertarla fu il menefreghismo degli altri cavalieri. Di fatto avevano ignorato bellamente l'atteggiamento dei due. Per carità magari loro c'erano abituati e forse evitare di fomentare l'attrito evidente tra i due saints era cosa saggia e giusta ma, cazzo, di ciò che avrebbero potuto pensare i civili gliene fregava qualcosa a qualcuno? *Evidentemente no* concluse corrugando la fronte decidendo che LEI, quanto meno, non avrebbe fatto finta di niente rivolendo agli astanti, un po' disorientati, un sorriso smagliante e il tono di voce più squillante e gioviale che le riuscì di racattare.
“Tranquilli, tutto sotto controllo. Se non sono locos non li vogliamo” accompagnando la frase con un eloquente cenno del dito alla tempia e una strizzatina d'occhio per dare enfasi a quanto poco fosse rilevante quanto accaduto, ovvero l'esatto contrario di quello che pensava, strappando anche qualche breve risatina. Bueno, aveva sdrammatizzato ma non era ancora sodddisfatta. Non appena volse le spalle ai commensali infatti il sorriso scomparve mentre le iridi castane scintillarono di irritata riprovazione. Con Irina non aveva intenzione di impelagarsi a discutere, o sarebbero finite alle mani e anche in fretta, ma forse le riusciva di far ragionare quello zuccone di Suikyo. Che fosse patito del melodramma lo aveva appurato già una notte burrascosa di qualche mese addietro ma non era quello il momento di lasciarlo fare la vittima sacrificale che dopo essersi incazzata si auto esilia in mezzo ai rifugiati anche perché, a dirla tutta, di uno che il cosmo non sapeva tenerlo a bada non è che si fidasse molto. Meglio levarlo di lì e rispedirlo alla tavolata principale. Con falcata elegante, sinuosa e soprattutto decisa raggiunse il compagno d'arme facendo un breve cenno di saluto in direzione di Teneo che arrivava con due pizze fumanti. *Mierda, da quando Bart ha finito di sfornarle?* si chiese notando solo in quel momento come tutti fossero già intenti a mangiare. Cavolo, per risolvere le beghe altrui rischiava di non trovarne più manco un trancio. *Cierto que no*.
“Teneo, por fabor, me ne terresti una da parte?” chiese approcciando la giovane recluta con fare disinvolto e un tenue sorriso prima di piantarsi davanti al Silver Saint di Crateris e dire in tono piatto.
“Com'è che ogni volta che io e te ci vediamo riesci a trovare il modo di far esplodere il tuo cosmo a sproposito?” una punzecchiatura che sapeva di rimprovero ma fatta in modo gentile. Non tanto per lui quanto per eludere la curiosità delle tante orecchie aguzze dietro di loro. Chinandosi verso il Saint lasciò che la lunga chioma celasse in parte i tratti del proprio volto mentre abbassava il timbro e gli sussurrava decisa.
“Non starò qui a discutere quanto sia rompiballe Irina quando ci si mette né le ragioni per le quali hai deciso di restare cieco anche se puoi curarti, affari tuoi, ma ti sembra il caso di dare spettacolo davanti ai civili?” prima di voltarsi a studiare la tavolata dei compagni di casta. “Visti da qui sembriamo un'accozzaglia di deficienti, ne do atto, ma quanto meno cerchiamo di far credere a questa povera gente che sono in buone mani in fondo alcuni di noi sono morti per questo” proseguì con una maturità che forse qualcuno non le avrebbe riconosciuto ma da qualche parte albergava e ogni tanto ambiva venire fuori.
“Torni alla tavolata con me? Tranquillo, ci schiaffiamo lontano dalla Silver della Mosca e ...” si bloccò un istante notando come Crystal si stesse avvicinando a loro. Inarcando un sopracciglio cesellato accolse quell'inusuale novità. Bueno un evento degno di essere segnato sul calendario, qualcuno si era deciso a muovere il culo e che fosse proprio lui era quasi da ridere ma come si suol dire a caval donato non si guarda in bocca pertanto ne approfittò “Tieni conto che se dici di no a me ti toccherà sorbirti la predica del Bronze del Cigno … Fai tu” concluse sorniona lanciando una breve occhiata complice a Crystal accettando in tal modo, implicitamente, il suo aiuto con un lampo grato nelle iridi castane. Era convinta, nel profondo, che pur di evitarsi una filippica dell'oplita Suikyo sarebbe schizzato al tavolo senza colpo ferire.
Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato Dimitri" | "parlato altrui" | °Ikphe°. -
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Atto II
†Into The Deep...~
Si dimenavano come se non vi fosse un futuro, civili e santi gioivano assieme come se fossero parte d'una giostra allegorica, tacito scrutava il Principe del Nord innanzi a cotanto ardore, mentre i verbi che Andromeda proferì destarono la sua attenzione da quell'evento diurno. L'austero sguardo del Siberiano andò a collimare col mesto profilo di Nesyos, in seguito ancora un debole fiato rivolto al compagno.
"Necessito interloquire con voi al seguito di codesto evento, vicende non dissimile alle vostre hanno turbato la mia persona..."
Come potea accadere il medesimo fato ad ambo i Cavalieri, che vi fosse ancor l'intento dell'avernale sovrano, arduo comprenderlo, al momento...Il giubilo proseguiva e permeava nel loco, Santi che pareano non rammentar la loro natura e indole di Cavalieri intrattenevano bruscamente quella marmaglia di civili che ivi s'era adunata, quel manipolo di superstiti che avean smarrito tutto, tranne l'ardente volontà, era tale che li rendeva encomiabili innanzi agli occhi della Croce del Nord. Giunse infine Anita, ella avea ottenuto l'investitura, Crystal rimembrava la sua figura nello Jamir, lei che fu di fatto accanto al Sommo Vicario, ora asceso a divinità, che dunque ella fosse un ulteriore lascito di Gazka al Tempio, plausibile, invero. Vi fu uno screzio verbale della Mosca e di Coppa a distogliere il Candido Cigno dalle sue congetture, parzialmente gli fu grato per tale distrazione.
Mosca, la di lei demenza è peggiorata con l'avvento del Vuoto, provo pena, eppur non m'è concesso di lenire codesto fardello che grava sulla sua mente...
Inammissibile, un simile riguardo dinanzi ai superstiti, sovente taluni tendevano a dimenticare a quale solenne mansione un santo è inesorabilmente legato. Furono sufficienti poche e brevi falcate al giovane uomo per ubicarsi al cospetto di costoro, ove la diatriba era stata precedentemente sedata dall'avvento della Fenice, per quanto nel cosmo fossero opposti, a ragion veduta non erano assai dissimili. In egual guisa il Vassallo del Nord si recò accanto al custode delle sacre vestigia di coppa, sussurrando ancora nel frastuono della festa, discreto.
"E' necessario? Chetatevi e misurate le parole dinanzi ad un vostro pari, non negatemi tale favore...I civili debbono assistere a tutt'altro. Vi ringrazio."
Rimase dirimpetto a Crateris, accennando quasi un sorriso, o tale era l'intento, mentre poco dopo il viso fu marcato dall'espressione solenne e austera di poc'anzi e l'algido sguardo si poso sulla gremita folla, indi lesto il Siberiano impattò il palmo mancino sull'interminabile tavolata imbandita, al fine di attrarre sulla sua figura gli sguardi dei presenti, sentenziando in seguito con tono deciso.
"UOMINI e CAVALIERI."
Lecito era supporre che qualche entità aliena si fosse impadronita delle membra della Croce del Nord, poichè tale atteggiamento era lungi dalla sua persona, ma invero le nuove realtà che avea acquisito lo costringevano di fatto a portare avanti codesta farsa, pronunciando con sì leggerezza le menzogne che a breve avrebbero abbondato sulle sue labbra. Ei che fu sempre schivo e distante, or anelava l'attenzione di tutti, in maniera pressochè impacciata e plateale.
"Cavalieri, genti di Rodorio e voi tutti che albergate in codesto suolo sacro bollandolo come Casa, oggi è tempo di gioire, poichè la benevola Dea ha salvato i presenti dall'immane sciagura, ma essa non è sventata, ma bensì rimandata e attende malevola l'alba d'una nuova aggressione. Badate con cura a codesta vita, noi vassalli di Athena provvederemo a tutelarvi, voi che siete le radici dell'avvenire, il cosmo che avvampa in noi si nutre della vostra speranza, indi non avvizzirà mai. Non abbiate tema per noi, poichè un Cavaliere che lotta per proteggere il futuro è invulnerabile. Viviate e siate il fulcro del nostro vigore, questo sarebbe nondimeno quello che auspicano coloro che alle stelle sono ascesi, dunque rendiamo onore alla loro memoria ed al radioso avvenire..."
Tacque infine, come si confà ad un oratore di alto lignaggio, lasciando che le sue parole fossero assorbite dagli astanti in un ambiguo silenzio, in quel frangente lo sguardo suo tradiva il reale stupore di aver compiuto un simil gesto, ma non potea lesinare. Il mento era alto mentre ora le iridi volgevano su taluno santo, indiscriminatamente, applicando una sorta di pressione psicologica al fine di entusiasmare il suo monologo, ma proprio durante codesto sguardo si accorse che per quanto ei fosse il più maturo al tempio non avea mai incrociato lo sguardo dei suoi compagni in maniera sì profonda, quale mestizia, invero...
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Anita ♦ Energia Viola ♦ Gold Cancer {VII}La Ricostruzione
Post III
Ancora una volta, dopo il suo parlare Anita rimase in silenzio, sorridendo di rimando a Bart che aveva compreso perfettamente il suo dolore e sorrise nel vedere come la giovane Tessa e Crystal s'erano adoperati per far tornare il giovane Silver di Craterys al suo posto, come se quel guerriero avesse dimenticato qual'era il suo compito cosa gli era stato affidato. Erano uomini e donne comuni, persone che avevano sofferto ma indossando quelle armature avevano fatto un voto, un voto che non poteva essere spezzato in alcun modo.
Anita aprì il palmo della mano e quasi per incanto apparve una sfera di energia, una sfera che emanava potere e conoscenza, qualcosa che nessuno aveva visto prima d'ora, nessuno dei presenti. Essa produceva una luce strana, quasi aliena che illuminava ogni cosa. «Vi mostrerò l'ultima eredità di Gaz: la Biblioteca».
Quella luce avvolse improvvisamente tutti i presenti trasportandoli in uno spazio vuoto, sospesi nell'infinità dell'universo, attorniati da migliaia di stelle che ruotavano attorno ai cavalieri come fossero lucciole. Anita camminava tra di loro, li guardava e li osservava cercando di capire i sentimenti di quegli uomini, leggere - se v'era - lo stupore sui loro volti ma non li aveva portati li per quello ma bensì per parlare di altro, per parlare di come procedere per la riconquista della loro libertà.
«Io ho il compito di custodire il sapere di questo mondo, a me spetta il fardello della conoscenza, peso che divido con Daya e la nostra Dea. Ma penso sia giusto che anche voi, i miei compagni, i miei amici sappiate cosa ci aspetta, comprendiate appieno cosa è veramente il vuoto».
Improvvisamente il mondo apparve in mezzo a loro, il globo ruotava mostrando ogni parte del mondo, di tanto in tanto la visione della terra dall'esterno veniva sostituita ad una vista delle città e delle zone del mondo intero mostrando la verità, le lotte degli uomini, i successi del vuoto e la resistenza che ogni essere vivente opponeva nonostante il predominio schiacciante del male che si voleva impadronire del loro pianeta.
«Qui, oggi non è in gioco solo la nostra vita, non è in gioco la sopravvivenza della nostra Dea ma si decide il destino delle generazioni future e solo noi abbiamo la forza per riprenderci ciò che ci è stato tolto, solo noi siamo in grado di stabilire come farlo. Voi tutti avete una coscienza, avete una vostra visione delle cose ma innanzi a tutto ciò, davanti a tutto questo vi chiedo» si fermò qualche istante «no, anzi vi supplico di fare tutto quello che è in vostro potere per far si che uomini, donne e bambini possa sorridere ancora, possano le generazioni future poter vedere ancora una volta il sole».
Questa volta la pausa fu molto più lunga ma quello che stava per dire avrebbe sancito l'inizio di una nuova era al Grande Tempio «Dinnanzi alla nostra Dea, dinnanzi al Gran Sacerdote vi chiedo, anzi vi supplico nuovamente di sancire un nuovo patto di amore e fedeltà, un patto non con Alisia, non con Daya ma con il mondo intero che proteggiamo, un giuramento che non potrà mai essere spezzato se non quando il male verrà scacciato da queste terre tornando nel vuoto stesso da cui proviene».
Due grandi luci apparvero ai lati di Anita, da una parte vi era Alisia e dall'altra Daya. Quella che doveva essere una semplice mangiata tra amici si stava trasformando in uno degli atti più solenni della storia recente. Questo era dunque l'obbiettivo di quel ritrovo?
narrato ♦ pensato ♦ parlato ♦ parlato altrui. -
.Narrato. | -parlato- | °pensato° | °telepatia° | "parlato altri"
La Ricostruzione, Capitolo I
All'interno di quella incredibile visione le figure di Daya e Alisia penetrarono materializzandosi accanto alla giovane Anita. Il Gran Sacerdote non si faceva vedere da parecchio tempo ormai, sempre intento a scrutare il futuro dallo Star Hill o a conversare con Athena di quanto si sarebbe dovuto o potuto fare per combattere il male. Non apparve stanco o incupito, eppure in qualche modo chi lo conosceva davvero bene potè notare qualche piccolo mutamento nel suo essere: la veste bianca avvolgeva il suo corpo, gli ornamenti del pontefice erano attorno al suo collo e alla sua vita ma non indossava l'elmo dorato con l'effige del drago... eppure il portamento era forse più maestoso di prima, nonostante l'abbigliamento non eccesivamente curato per la sua posizione. Mise una mano sulla spalla di Anita sorridendole.
-Il mio vecchio amico sarebbe fiero di te. Tuo d'ora in poi il compito di custodire la sua Biblioteca, ti riconosco degna della fiducia che un tempo riversavo in lui...-
Fece un cenno con la testa poi si rivolse agli astanti ancora attoniti per le visioni mostrate dalla gold saint di Cancer.
-amici miei, fratelli miei. Mai come ora il mondo ha bisogno di noi. Non vi ho mai chiesto fedeltà cieca per me o per la nostra dea che da molti anni rappresento e curo con affetto. Da quando è iniziata l'apocalisse tutti quanti noi siamo stati separati da persone amate, Alisia ed io siamo stati fra i primi purtroppo a perdere qualcuno che ci era caro. Non si è trattato di un compagno di lotta, di un guerriero o guerriera dai poteri incredibili. Abbiamo perso una persona semplice e indifesa, una donna mortale e umana come tante altre, ma proprio per il legame che avevamo con lei era una delle più importanti di tutte. Nausicaa resterà sempre nei nostri cuori e il mostro che uccise alcuni degli Olimpici oltre lei è stato da me distrutto al culmine di un'ira mai provata...-
Fece una pausa, sul viso solo un accenno del dolore che in realtà ancora gli portava quel ricordo.
-in quel momento ho compreso molte cose. Siamo di fronte ad un Male mai visto e che non ha alcun sentimento umano o simile. L'appello di Anita non poteva essere più corretto... oggi vi chiedo solo una cosa. In nome di tutti coloro che sono morti, in nome di tutti coloro che ancora debbono nascere su questo bel pianeta azzurro-
Il cosmo dorato avvampò abbracciando tutti. Per ampiezza e maestosità ormai era solo secondo ad Athena stessa. Quanto si era spinto oltre l'umano l'ex cavaliere di Virgo? Eppure nonostante la manifestazione era un cosmo caldo e avvolgente quanto l'abbraccio di un padre o di una madre. Ognuno l'avrebbe percepito nel modo più consono al proprio stato d'animo. In quell'abbraccio Daya metteva a nudo la propria anima per non nascndere nulla. In quell'abbraccio vi erano le gioie provate dal cavaliere e il dolore delle sue molte perdite.
-combattiamo! combattiamo assieme questo male e scacciamolo dalla Terra che è la nostra unica casa! Non si tratta più di un'assurda guerra sacra fra divinità capricciose e arroganti che cercano di guidare il destino dell'umanità senza averne diritto! Athena non è più l'unico bersaglio di entità simili, ora in gioco vi sono le vite di tutti coloro che desiderano riportare le loro terre sotto il caldo abbraccio del Sole. Combattiamo assieme amici miei... stringiamo tutti un patto con il proposito di riprenderci il nostro mondo. Non voglio cieco eroismo ne che qualcuno di voi perda la vita inutilmente. Il mio desiderio è che si lotti tutti assieme e che un giorno tutti assieme si possa godere nuovamente del mondo che abbiamo perduto-
Si staccò da Alisia e Anita facendo alcuni passi. Si girò quindi tendendo la mano ad Alisia.
-la nostra giovane dea vuole dire qualcosa anche lei in merito. Vi prego di aprire i vostri cuori e ascoltare il suo cosmo non soltanto le sue parole-
Dicendo ciò si zittì attendendo che la giovane prendesse coraggio e lo raggiungesse per poter palesare il suo cuore a tutti.۞ Personaggio : Daya di Virgo
۞ Allineamento morale : Neutrale Buono
۞ Divinità : patto con Athena
۞ Schieramento : Saint di Atene
۞ Casta : ex-Gold Saint
۞ Ruolo : Arkhonontos (Gran Sacerdote)
۞ Armatura : Ars Magna GdrOnly
۞ Livello armatura : liv.IX
۞ Livello cosmico : Energia Suprema
۞ Supersensi attivi : (8) Arayashiki
۞ Speciale : (9) Nyoraizōshiki GdrOnlyraggio Tecniche 180m., Incrina Liv.VIII-VII / Rompe Liv.VI-I, Velocità Luce con facilitàLayout by IchigoRuleZ - Graphic Art by WandefullStar ©® 2012/13. -
Athena ~ SSF.
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Narrato. °pensato Athena° °pensato Alisia° "parlato Alisia" °telepatia° <varie ed eventuali>La Ricostruzione, Capitolo I
Si sforzava di sorridere, la giovane Dea, al fine di evitare che gli animi dei suoi Cavalieri si crucciassero ulteriormente. Aveva sofferto, enormemente: per l'umanità, per i suoi guerrieri, per i cari che aveva perso... Ma era il momento di reagire, bisognava smettere di piangere i morti ed iniziare a gioire per i vivi.
Per qualche istante, mentre attendeva che il discorso di Daya giungesse al termine, rimase in silenzio ad osservare tutti gli uomini e le donne che si erano riuniti lì. Notò delle assenza tra i suoi Cavalieri, ma anche volti nuovi e decise di rallegrarsi per questi ultimi invece di continuare a piangere i primi. Certo non li avrebbe dimenticati, ma lei era una Dea ed il suo compito era quello di proteggere l'umanità. Sarebbe andata avanti, insieme ai sopravvissuti, in modo da non rendere vano il sacrificio dei defunti. Ne avrebbe rivendicato la memoria sconfiggendo il Male, ma per farlo aveva bisogno dei suoi guerrieri.
"Anita, grazie per il tuo aiuto. Da oggi ti conferisco ufficialmente il ruolo di Eforos, la detentrice della conoscenza. Mi farebbe piacere che tu avessi questi, come simbolo del tuo incarico e della mia gratitudine."
Così dicendo porse alla Gold Saint gli occhiali della defunta Nausicaa: lei avrebbe capito l'entità di quel dono.
Non aggiunse altro finchè Daya non ebbe concluso il proprio discorso. Sapeva che le loro parole avrebbero segnato il destino della loro causa. Non avrebbe dovuto essere agitata, dopotutto Alisia stava solo chiedendo di rinnovare un giuramento che i Saints avevano già fatto, ma l'Armageddon aveva cambiato non solo l'aspetto del mondo, ma anche i cuori degli uomini. Come avrebbero reagito nel rendersi conto che la loro Dea non era stata in grado di salvare i loro cari? Lei aveva fatto tutto ciò che era in suo potere, ma non era bastato. L'avrebbero riconosciuta ancora come Athena dopo ciò che era successo? Certo, il fatto che fossero presenti lì quel giorno poteva essere indice della loro fedeltà, ma Alisia si era sempre sentita insicura nel ruolo di Divinità e l'azione del Male non aveva fatto che aumentare i suoi dubbi.
Congiunse le mani e chiuse gli occhi, come in un gesto di preghiera.
"So quanto sia stata dura per tutti voi e quanto forte sia il vostro desiderio di lasciarvi tutto alle spalle e ricominciare da capo. Ma le stelle hanno in serbo per noi un destino diverso."
A quel punto aprì gli occhi e, come Daya prima di lei, abbracciò tutti i Cavalieri con il suo cosmo divino e rassicurante, lo stesso che le faceva frusciare la lunga tunica bianca e le scompigliava i capelli legati in una treccia.
"Il nostro compito - mio e di ciascuno di voi - è di proteggere l'umanità dal Male che la minaccia. Avete visto tutti i suoi effetti e tutti noi abbiamo sofferto per la sua crudeltà. Il mio sogno è che più nessuno debba patire a causa sua. E' per questo che vi chiedo di continuare a combattere al mio fianco. Non per me ma per il genere umano. Per i vostri cari, per difenderli o per conservare la loro memoria. Per quel poco di buono che è rimasto in questo Mondo e per impedire che altri ripetano le nostre esperienze. Per eliminare questo morbo che miete vittime indiscriminatamente ed in maniera più crudele di quanto un Dio abbia mai fatto. Vi chiedo di mettere da parte le vostre divergenze e di combattere fianco a fianco sostenendovi a vicenda... sostenendoci a vicenda, ancora una volta."
A quel punto, per un istante, Alisia perse il controllo delle proprie emozioni ed una singola lacrima rotolò sulla sua guancia. Questo sembrò dare maggior forza e determinazione alle sue parole.
"Rialziamoci tutti insieme e torniamo a combattere per riconquistare la nostra bella Terra."
Con un gesto della mano affusolata indicò il tavolo dei civili.
"Facciamolo per quei bambini, per quelle famiglie, e per tutti coloro che ancora resistono da qualche parte. Diamo loro un futuro di gioia e libertà. Diamo loro un futuro in cui splenda il sole!"
A quel punto tacque, ritirando il proprio cosmo. Sul suo viso, dove un tempo vi era stata una lacrima, adesso si leggeva la speranza. Sembrava quasi che la figura di Alisia emanasse luce, ma si trattava unicamente della proiezione della forza dei suoi sentimenti. Tutta l'incertezza di poco prima era svanita e la giovane Dea era sicura che quasi tutti i presenti si sarebbero uniti alla sua causa. E anche se così non fosse stato, lei non si sarebbe arresa ma avrebbe comunque continuato a combattere.❂ Note ed Eventuali
Spero che dopo il discorso di Alisia e Daya, siano stati fugati i dubbi di tutti i pgLayout & Graphic Art by WandefullStar ©® 2012. -
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Atto III
La Ricostruzione
Narrato - Parlato - Pensato - Telepatia - Elena - Bambini
A volte basta davvero poco per stravolgere tutto.
Un mondo perduto, inghiottito dagli orrori delle tenebre e ormai senza alcuna speranza. La vita semplicemente ridotta ad un ricordo sbiadito. L’umanità costretta a rintanarsi nei pochi luoghi ancora non completamente travolti dal male.
Inutile guardare al futuro. Inutile pregare. Inutile sperare in una rinascita.
Forse sarebbe stato più semplice chiudere gli occhi e attendere che tutto finisse, chiamando la morte come unica liberazione della realtà.
Invece no. No, dannazione.
Basta davvero poco per riaccendere la fiamma della vita. Una sola scintilla per rompere quell’indistinta oscurità che aveva causato l’Armageddon. Nella disperazione più completa era sufficiente che qualcuno avesse il coraggio di alzare la testa per dire: “La Terra è nostra, giù gli artigli!”.
Ma chi mai avrebbe potuto sostenere quella speranza senza andare incontro a morte certa? È facile parlare, ma la realtà è ben altra cosa.
Quindi era tutto perduto?
Beh, forse non avete ben presente quanto possono essere caparbi alcuni esseri umani. Quegli stessi esseri umani che avevano sputato sangue e donato la vita per proteggere la loro dimora in Grecia. Quella stessa gente che si era rimboccata le maniche per ricostruire ogni pietra distrutta. Quegli stessi uomini che, in quel momento, erano riuniti attorno ad uno stesso tavolo cercando di cancellare con una risata gli orrori degli ultimi tempi.
La pizza di Bart sembrava molto apprezzata, tanto da dare un grosso slancio al morale già alto di alcuni. Certo, non tutti avevano lo stesso carattere travolgente del gigante, ma la combriccola era davvero qualcosa di speciale. Un miscuglio di persone tanto diverse tra loro, quanto unite da un solo scopo: sopravvivere e proteggere. Nonostante tutto avevano tenuto duro fino a quel momento ed ora toccava proprio a loro far quel passo in più per dimostrare che erano davvero dei cavalieri di Atena.
Mentre stava ancora masticando la pizza intera che aveva prontamente ingurgitato, Bartolomeo percepì l’avvicinarsi di due ospiti alquanto graditi. Era impossibile non notare il loro arrivo, probabilmente per quella loro aura pacifica e di riferimento per tutti.
C-coff coff…
La pizza gli andò quasi di traverso quando capì che il biondo stava arrivando e il cavaliere del Toro dovette battersi forte il petto per evitare di soffocarsi con la sua stessa prelibatezza. Un colpo, due colpì e il boccone andò giù, anche se il volto del gigante rimase ancora per qualche secondo paonazzo. Inspirò profondamente per poi poggiare le mani sul tavolo e voltarsi verso il caro amico Daya. Il ragazzo fu seguito anche dall’incredibile presenza della Dea Atena, la piccola Alisia, completando il quadro dei guerrieri del Grande Tempio.
Le parole dei due furono incredibilmente sincere, pronunciate di getto e prese direttamente dal cuore. Le loro emozioni si potevano percepire, quasi fossero realmente palpabili.
Il messaggio era chiaro: proteggere il mondo e l’umanità intera.
Un compito che definire difficile sarebbe stato un eufemismo e che richiedeva una dedizione totale alla causa. Bart sapeva bene cosa significava proteggere davvero qualcuno che si ama, avendo combattuto a costo della vita contro tutto e tutti per garantire un futuro alla sua famiglia. Un conto, però, è combattere per qualcuno che si ha nel cuore, un altro è difendere chiunque abbia bisogno di aiuto, indistintamente.
In Bartolomeo l’esitazione era qualcosa di estraneo e il suo cuore prendeva sempre il sopravvento. La decisione per lui era facile quanto respirare, memore anche della promessa fatta al fratellino Filippo.
In quel momento, di fronte a coloro che rappresentavano l’anima vera e propria dei guerrieri di Atena, si stava compiendo una sorta di unione profonda e spirituale tra tutti i Saint presenti, iniziata con le parole e con l’espandersi del cosmo di Daya e Alisia.
Che migliore modo di rispondere se non come cavaliere?
Hey biondo!
Stephane sarebbe orgoglioso di noi, non credi?
Una pacca sulla spalla all’amico di sempre per poi rivolgere un sorriso sincero verso la piccola Alisia. Oh, povera fanciulla già gravata di simili responsabilità.
Alisia, figliola.
A quelle poche parole il cosmo del Toro divampò in tutta la sua potenza. Nessuna minaccia per i presenti, semplicemente una sorta di firma percepibile di quell’omone dal cuore grande. Una luce dorata, ferma e decisa, andò ad unirsi al potere del Gran Sacerdote e della Dea, diventando una cosa sola.
Ecco, esatto, una cosa sola.
Esattamente quello che i cavalieri di Atena dovevano diventare per ergersi a baluardo dell’umanità.
Io ci sto.
Incrociò le braccia al petto come a mettere un punto esclamativo a quell’affermazione così semplice ma così importante.
Quanto tempo si era preso per pensare? Un secondo? Forse nemmeno, ma non era necessario ponderare la risposta. Bartolomeo, cavaliere d’oro del Toro, aveva deciso. Semplice e diretto, esattamente come il suo carattere. Inutile sprecare troppe parole; il cosmo avrebbe parlato per lui e sarebbe stato efficace più di mille discorsi.
Era necessario aiutare e proteggere la terra e l’umanità intera? Bene: aiutiamo e proteggiamo, uniti come una vera famiglia.
Bartolomeo - Gold Saint del Toro - Energia Suprema
Riassunto:
Yes, we can! XD
Condizioni:
Ottime.
Abilità:
-
Tecniche:
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