Le Ali della Fenice si librano sul mare

upcloth Liv.4 per ^Tessa^

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    Nero inchiostro in grigie iridi di lupo

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    LE ALI DELLA FENICE SI LIBRANO SUL MARE

    VIII


    Certo che aveva fatto un bel casino, il tunnel era praticamente invaso dal fumo e da un tanfo nauseabondo. Tossì, e la cosa non piacque alle sue costole ululanti, pertanto ritenne saggio portare il braccio sinistro a proteggere la bocca e il naso dalla fuliggine. Gli occhi della giovane si restrinsero cercando di sondare attraverso quella coltre grigiastra e si dilatarono all'improvviso quando percepirono nitidamente la massa abnorme della madre immobile innanzi a lei.
    *Por Dios, non dirmi che … * iniziò a pensare scossa mentre cercava di alzarsi in piedi quanto più rapidamente le fosse possibile. Come osava essere ancora viva? Se fosse stata più lucida, e meno stanca, si sarebbe resa immediatamente conto che il cosmo in quella “cosa” era morto e sepolto e quella che sostava innanzi a lei era semplicemente la sua carcassa maciullata. Fu quando quest'ultima fracassò al suolo che Tessa si rese conto di averla sconfitta e un sospiro di sollievo la pervase. In quel frangente la stanchezza e il dolore la travolsero a tradimento costringendola a sostenersi alla parete per non crollare a terra.
    *Maldition. In queste condizioni come farò a tenere testa alla “fiamma maligna” di cui mi ha parlato Daya?* pensò con sgomento. Por Dios non voleva perdere, non DOVEVA perché l'aveva promesso a troppe persone, già aveva mancato al riguardo della bambina e il solo pensiero le donava ancora stilettate vermiglie al cuore non avrebbe fallito ancora.
    “No puedo. Tengo que resistir” si disse con voce inspessita dalla rabbia. Si sarebbe concessa un po' di requie, qualche minuto per recuperare un po' le forze, e poi si sarebbe mossa. Non c'era altra scelta. Appoggiandosi alla parete socchiuse gli occhi cercando di raccattare nuove energie ma la sua “siesta” fu di breve durata dato che all'improvviso una vibrazione tremenda sconquassò il terreno sotto i suoi piedi facendola traballare.
    “Che succede ora?” nella sua voce c'era l'impronta nitida dell'esasperazione. Ci mancava solo che Kanon decidesse di eruttare con lei nelle sue viscere. Forse era la “fiamma maligna” che palesava l'incazzatura per aver perso il controllo dei mostriciattoli o più semplicemente … Daya.
    ^Raggiungimi nella sala superiore amica mia^.
    Di nuovo quella voce nota e inconfondibile a riecheggiare nella sua zucca. “Come di sopra? Ma che ci fa qui?“ Scosse la testa rinunciando a capire. Era palese che non era assolutamente in grado di seguire il corso dei pensieri, o meglio dei piani, del Gran Sacerdote di Athena anche se la sua presenza in loco era decisamente come manna dal cielo ma sarebbe morta piuttosto che ammetterlo.
    “Me voy” rispose ad alta voce portando la mancina a sostenere il petto dolorante mentre si inerpicava lungo il cunicolo cercando di seguire l'emanazione cosmica ora ben distinguibile dell'uomo. Giunta alla biforcazione le fu chiaro che proveniva dal cunicolo che aveva scartato. Bene era ora di finire l'opera. Serrando i denti percorse il lungo tunnel il più rapidamente possibile entrando di slancio in quella che doveva essere la camera magmatica salvo bloccarsi di colpo.
    *Ma que?...* In effetti si era aspettata più o meno di tutto: da un omone interamente composto di fiamme a cascate di lava incandescenti ovunque ma di certo non ciò che si era palesato davanti ai suoi occhi ora perplessi. Daya se ne stava infatti seduto bellamente su una roccia come se niente fosse e poco discosto da lui giaceva al suolo una pozza di lava liquida intrisa di cosmo. Dov'era finito il nemico?
    “Mi sono persa qualcosa?” riuscì a chiedere con una certa naturalezza tentando di celare lo sconcerto piantandogli in faccia gli occhi castani inquisitori. La risposta che ottenne avrebbe dovuto farle fare salti di gioia, giacché la minaccia della “fiamma “ si era, come dire, estinta ma nonostante la ragione le rendesse palese come l'intervento del Sacerdote fosse stato provvidenziale il suo orgoglio ne uscì malconcio quanto lei; già perché non era riuscita a portare a termine la missione da sola. Non era così idiota, tuttavia, da essere ingrata nei confronti del biondo che si era preso il mal di pancia di andare a darle una mano. Chissà forse non si aspettava nemmeno lui che la minaccia fosse di quella portata quando l'aveva spedita lì ventiquattr'ore prima *O più semplicemente il suo è un modo gentile per dire che ho fatto schifo* un pensiero che la diceva lunga sulla sua autostima. Dalle sue labbra screpolate uscirono comunque altre parole, di ringraziamento “Bueno, direi che l'avete sistemato, vi debbo un favore” mentre lo raggiungeva cercando di mantenere una postura il più possibile dignitosa ed eretta, a fanculo il male al petto. Daya non commentò la sua frase ma si limitò ad indicarle la pozza incandescente spiegandole che era giunto il momento di riparare la cloth facendosi un bagnetto nella lava.
    *Ah, ora mi dà le istruzioni per l'uso, vabbè* pensò senza avere la forza di risentirsene seguendo alla lettera le istruzioni ricevute.

    L'aura cosmica ammantò il suo corpo ferito mentre si immergeva nella pozza. Chiunque altro non padrone del fuoco sarebbe crepato all'istante ma per lei che lo manipolava d'abitudine non sussisteva problema alcuno. Per qualche istante non accadde niente, un bagno termale insolito volendo ma niente più, poi ebbe l'onore di ammirare il prodigioso potere dell'armatura. In pochi istanti le crepe presero a riverberare di una luce arancio dorata mentre, sotto il suo sguardo attonito, la cloth si auto-rigenerava con una velocità sorprendente.
    *Come l'uccello mitologico risorge dalle sue ceneri* constatò comprendendo solo in quel momento quanto il mito fosse di fatto realtà e quanto speciale fossero quelle vestigia. Ma c'era di più, aveva infatti la sensazione che la lava in cui era immersa emanasse una sorta di estensione dell'immenso cosmo del Sacerdote e probabilmente era vero. Era chiaramente stato lui a “purificare” il magma contaminato dal vulcano e faceva male constatare che lei non sarebbe mai stata in grado di fare altrettanto. Era come polvere nel deserto, lo era sempre stata, un'ombra che mai aveva avuto una sua reale identità, buona a nulla come la considerava Ramon. Una lacrima solitaria, amara come la fiele, evaporò mentre volgeva il capo per celarla e fu in quell'istante che LUI si fece vedere.

    ° Finalmente a nuova vita, era ora che ti decidessi a curarti di me ma non ti rimprovero di avere messo la sicurezza dei civili prima del sottoscritto. Ti serva però da lezione che se mi trascuri poi le conseguenze le paghiamo in due °


    esordì Ikphe materializzandosi all'improvviso davanti a lei. Come la volta precedente si presentava come un'ombra di pece, a sembianze umane, avvolta dalle fiamme. Eh, no di nuovo le traveggole. Eh basta!
    “Mi ci mancava solo la tua predica” bofonchiò esasperata la giovane con un tono infastidito. Com'è che Ikphe si faceva sempre vivo solo quando era depressa? Sembrava provare un arcano godimento nel prenderla a metaforiche pedate nel sedere.
    Lo spirito dell'armatura vacillò per un breve istante prima che le fiamme che lo circondavano si aizzassero come preda di una collera improvvisa.

    ° Piantala di vedere il bicchiere mezzo vuoto te l'hanno mai detto che si può anche considerare mezzo pieno? Hai sconfitto la madre, distrutto i suoi figli e salvato molta gente oggi che te ne frega se per purificare la fonte è stato necessario un cosmo superiore? Avete fermato il nemico non è questo che conta o vuoi farmi credere che per te è più importante il tuo ego? °


    Punta sul vivo la giovane scattò su, gemendo di dolore per la mossa repentina, prima di ribattere ferina.
    “Ma per chi mi hai preso? Ho messo in gioco la mia vita per salvarli non ti permetto di accusarmi di mettere me stessa prima della loro incolumità. Il fatto è che forse non sono stata capace neanche di battere la madre, in fondo era legata alla “fiamma” magari è schiattata quando Daya ha purificato la fonte“ iniziò a protestare vibratamente per poi scendere in un lento e mesto mormorare ma Ikphe non aveva intenzione, a quanto pareva, di farla crogiolare nell'autocommiserazione. Con tono fermo e autoritario soggiunse infatti.

    ° Forse … ma è valido anche il ragionamento contrario eliminando i corrotti potresti aver indebolito la “fiamma” facilitando il compito del Gran Sacerdote ma non è quello il tuo problema. La verità è che sei ancora molto immatura e fortemente insicura. Non sei ancora in grado di usare appieno il potere delle stelle ma imparerai a farlo, è questione di tempo e volontà, ed io sarò al tuo fianco. Ti ho accettato allora e non ti rinnego adesso perché TU sei l'Araba Fenice, Tessa, impara a convincertene °.


    e detto questo sparì. Che cavolo, aveva avuto di nuovo l'ultima parola.
    “Immatura e insicura un corno” mugugnò tra sé risentita perché in fondo sapeva che quel saccente spiritello aveva ragione. Improvvisamente si rese conto che Daya aveva assistito al siparietto ed arrossì sino alla radice dei capelli fortuna che il cosmo avrebbe mascherato la sua vergogna.
    *Potessi ti strozzerei, Ikphe* pensò uscendo dalla lava. Di fatto non c'era più ragione di restarvi immersa visto che la cloth era tornata come nuova, sembrava quasi “respirare” ed era una sensazione strana sentirla così. Volgendo il capo verso il Gran Sacerdote tentò di dare una spiegazione per il suo comportamento bizzarro iniziando a dire “Emh, non sono impazzita, lo juro. E' che ogni tanto vedo un … cioè …” per concludere con un “Lasciamo perdere” mesto salvo rammentarsi all'improvviso dei civili da evacuare primo fra tutti il vecchio che era stata costretta ad abbandonare. Mettendo da parte le pippe mentali si affrettò a spiegare “C'è un ferito grave in una catapecchia isolata ma il resto degli abitanti si è rifugiato in un granaio protetto da una statuina della Dea. E' necessario portarli via, qui è troppo pericoloso anche senza i corrotti dalla “fiamma”. Mi sono imbattuta in un “essere” che corrompeva chi feriva come se ne contagiasse il sangue non so se ce ne sono altri in giro” spiegò in modo conciso ma diretto. Daya annuì, non c'era problema bastava radunarli e ci avrebbe pensato lui a teletrasportare tutti al sicuro. Probabilmente il teletrasporto era quella “roba” con la quale l'aveva portata lì dal Grande Tempio. Sul serio pensava di poter fare un trasporto di massa? Fissandolo in volto si convinse che era capacissimo di farlo. Forse era il momento di ammettere che Gran Sacerdoti non lo si diventava per caso.

    Preoccupata per le condizioni dell'anziano Tessa fece strada ripercorrendo con celerità il sentiero tortuoso sospirando di sollievo quando, entrando nella fatiscente casupola, poté riscontrare che era ancora vivo. Era esausta ma per niente al mondo avrebbe permesso a qualcun altro di portarlo in spalla. Anche se così rallentò un po' la marcia verso il villaggio e ci arrivò con le forze ridotte al lumicino. Sulle prime il loro arrivo generò un po' di scompiglio. I popolani dovettero temere che fosse diventata una corrotta perché inzaccherata di cenere e sangue com'era non doveva avere un aspetto rassicurante.
    “State tranquilli, è tutto finito. Il Gran Sacerdote in persona è venuto qui per aiutarvi ad abbandonare l'isola. Mi spiace ma è necessario, sarete più al sicuro dentro le mura del Grande Tempio” spiegò ad Antiocle presentando loro Daya. Riconoscenti gli abitanti si affrettarono a organizzare la partenza mentre a lei rimaneva il più doloroso dei doveri ovvero parlare con il fratello di Antea. Con dolcezza lo prese per una mano tirandolo in disparte prima di chinarsi a cercare il suo sguardo.
    “Ascolta, Mikail. Come ti avevo promesso ho cercato tua sorella e … l'ho trovata. Purtroppo, però, era troppo tardi per lei. Devi essere forte chico, lo siento mucho” mormorò con tono contrito mentre vedeva le lacrime sommergere gli occhi del ragazzino sentendosi un verme. “Non temere non sarai solo, gli altri ti saranno vicini e se avrai bisogno di qualcosa non avrai che da chiedermelo” soggiunse poi posandogli una mano sulla spalla, che già recava un peso così dolente nella sua tenera età, nel tentativo forse un po' maldestro di dargli conforto. Come veniva ridimensionata ora la sua cocciutaggine davanti al dolore di quella gente, di quel bambino.
    *Stupida, sei solo una stupida ragazzina. Ikphe avevi ragione* si disse rendendosi conto che l'orgoglio sì la sorreggeva ma poteva diventare anche il suo peggior nemico.
    Quando alla fine furono tutti pronti era ormai calata la notte ma il cosmo luminoso del biondo Sacerdote li accolse ammantandoli benevolo, trasportando al sicuro isolani e la Fenice greca in un solo abbacinante lampo di luce lasciando solo il sibilo del vento a spazzare l'arida terra di Kanon.

    ZlnXbRg
    Narrato | *pensato* | "parlato" | ^telepatia Daya^ | "parlato altrui" | ° Ikphe °

    NOTE

    CLOTH E CASTA
    Bronze Cloth Araba Fenice - Saint di Athena LIV. III

    ENERGIA
    Verde

    STATUS CLOTH
    Indossata – integra (grazie all'auto-riparazione nella lava)

    STATUS FISICO
    Decisamente stanca ma non vuole crollare, lo farà al Grande Tempio lontano dalla vista degli altri. Ha dolore sordo ed esteso ad altezza seno e lato destro della cassa toracica frontale (ematoma sotto la cloth in formazione) con un paio di costole incrinate che motivano una lieve difficoltà respiratoria e rigidità dei movimenti del tronco. Ha un piccolo ematoma sul fianco destro e una scottatura superficiale sulla coscia sinistra che le danno un certo fastidio. Alcuni tagli e graffi superficiali lungo le parti scoperte delle braccia. Un dolore localizzato ma acuto lungo l'avambraccio destro soprattutto quando lo utilizza.

    STATUS MENTALE
    Un po' abbattuta. In parte conseguenza del calo adrenalinico che le fa piombare addosso la stanchezza e un po' a causa dell'ego ferito anche se la strigliata di Ikphe prima e il dolore di Mikail poi la inducono a ragionare.

    ABILITA'
    Controllo del Fuoco: Tessa è in grado di accellerare, proporzionalmente all'energia del proprio cosmo, il moto degli atomi in modo tale da riuscire a creare, controllare, manipolare, plasmare in tutte le sue forme l'elemento del Fuoco.

    TECNICHE

    NOTE VARIE
    Tessa passa dalla soddisfazione di aver eliminato la minaccia della “madre” all'ego ferito per l'intervento di Daya. Non che non lo apprezzi, anzi, ma è più forte di lei vive la cosa un po' come una sconfitta (dannato orgoglio) anche se Ikphe e poi la vista del dolore di Mikail le fanno capire quanto sia idiota. Decide di portare il vecchio in spalla, nonostante sia malconcia, per tacitare il senso di colpa nell'averlo piantato in asso ed è molto triste quando deve dare la notizia della morte di Antea, anche se non rivela il “come” è morta. Vuole che il piccolo abbia un ricordo positivo della sorellina.
    N.B.: Allora Ikphe l'ho utilizzato dopo avere chiesto a Ichi il permesso, mi piaceva l'idea che si facesse vedere nel momento in cui la cloth si riparava e che le facesse la paternale (mi serviva a livello background).
    Mikail e Antiocle posso eventualmente citarli o usarli in eventuali autorole o per riflessioni della pg in ruolate/attività future?
    Grazie per la pazienza e il test, mi sono divertita assai (Tessa un po' meno, più che altro si è incazzata XD)^^

    gaXXncv
     
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