Armageddon: Il Tempo della Memoria

Armageddon Titanico

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    IL TEMPIO DELLA MEMORIA
    IX

    Non aveva importanza chi fosse: non aveva importanza se in quel momento era più Lelouch, il Ribelle o Crono, il Folle. Non aveva importanza perché c'era una cosa che lui non sopportava, che non digeriva più di ogni altra cosa: divinità o presunte tali che con quell'aria di arroganza e saccenteria credevano di poter decidere della sua esistenza mascherandola con della misericordia. Non s'era mai piegato: non s'era mai piegato Crono, non s'era mai pregato Lelouch. E più tempo passava e più si rendeva conto che quelle due entità che cercava ancora di separare a livello inconscio, in realtà erano una cosa sola. Ma ci fu una cosa che più di tutte lo fece davvero arrabbiare e fu vedere lo sforzo e la sofferenza sul volto di Mnemosine.

    Non conosceva la parola resa, non conosceva la parola sconfitta. Quando aveva perso era perché era stato lui a volerlo, semplicemente questo e nemmeno Ponto avrebbe potuto mutare tutto questo. Prese la Falce, la impugnò con quanta più energia potesse e in quel momento tutto gli fu chiaro, comprese con chiarezza e nitidezza cos'era quella sensazione di vuoto che lo aveva accompagnato in tutti quegli anni da mortale. Il perché non era stato un buon compagno, il motivo per il quale non era stato un buon Gold, il motivo per il quale non era stato un buon Drago, il motivo per cui non era stato un buon Padre.

    Si alzò in piedi, il volto chino verso il basso sembrava essere avvolto nelle tenebre ma erano solo gli strali del tempo, la sua vera e pura essenza. Quell'essenza che aveva ricercato da tempo, che lo aveva sfiorato quando aveva incontrato Naima ma ora tutto gli era chiaro, tutto appariva nitido. Ricordò il suo passato, comprese il presente e vide il futuro. L'immagine di loro due e Kyros che decidevano del destino non di questo universo ma di innumerevoli realtà gli apparve innanzi agli occhi chiaro come non mai.

    «Idiota» esordì con un malefico ghigno sul volto «Dovevi muoverti un po' prima, agire quando ancora non avevo risvegliato la mia vera natura, o lo avresti dovuto fare prima del suo risveglio».

    Il suo cosmo bruciava come non bruciava da tempo, forse non aveva mai bruciato in quel mondo o probabilmente doveva ancora bruciare. No, non era cosmo ma Dunamis. Con la destra impugnava la falcia, con la destra una clessidra che si frantumò nelle stretta del suo pugno e in quel momento tutto mutò: lo spazio e il tempo collassarono nello stesso istante e fu un tripudio di suoni e colori che avvolse ogni cosa, la sua forza, il suo potere raggiunsero per qualche istante la sua antica potenza: si mosse rapido e veloce impugnando la falce. Crono in quel momento stava trascendendo la velocità della luce, rompendo leggi fisiche che per lui non avevano senso.

    E colpì, colpì con una violenza inaudita.
    Colpì con una velocità inaudita.
    Colpì e basta.

    Questo era Crono, questo erano i Titani.


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    Il Tempo della Memoria
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    Dentro il Labirinto:

    L'assalto è terrificante e Ponto, bloccato dalla prigione psionica, non può che cercare di intercettarlo.
    La struttura del Labirinto si muove nello spazio, letteralmente, l'aria sfrigola ed il tempo prende a scorrere a velocità diverse e caotiche.
    L'impatto è tale da paralizzare gli eserciti all'esterno delle mura.
    Solo Prometeo, Artemide e Apollo riescono a continuare a muoversi.

    La figura di Ponto si dissolve sotto la pressione cosmica dell'attacco e la lama sembra tagliarlo in due.
    Dal suo corpo erompe come un torrente un liquido nero che avvolge i muri dell'enorme stanza.

    Quale momento migliore se non quello del tuo ritorno, Crono?

    La voce di Ponto è sempre più aliena, inconcepibile.
    Il suo cosmo è vastissimo e vi ricorda quello di vostro Padre, di quando lo combatteste per interrompere i suoi piani.

    Niente di ciò che è in tuo potere può fermare ciò a cui ho dato inizio.
    Io ho convinto tuo padre a rompere l'assurdo equilibrio imposto da Phanes, io ho dato il via alla sua giusta follia.
    Il tutto per liberare la Vita da ogni vincolo.


    Il Dio Antico inizia a riprendere una forma fisica, questa volta ben più terribile della precedente.
    Vi rendete conto che quest'ultima forma è la sua reale manifestazione terrena.

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    Altissimo, emaciato e con una bocca orrida colma di denti aguzzi, il mostro si erge innanzi a voi.

    Cicli e cicli sono serviti per creare qualcosa di così perfetto come la Vita.
    Io e Gea le abbiamo dato forma e sostanza e a lungo ho custodito il segreto all'interno dei miei Abissi.
    Lungo i secoli l'ho sottoposta ad ogni sorta di sollecitazione, facendo nascere e crollare imperi, recidendo il suo legame con i suoi falsi padroni... gli dei...


    Ride, di una risata inudibile, una cacofonia insopportabile.

    Pensavo che foste voi le forme di vita perfette, ma mi sbagliamo.
    Voi le avete create... di questo devo rendervi merito.
    Ora gli uomini sono l'esempio assoluto della potenza della Vita!
    Ho mosso ogni cosa per sottoporli a dolori indicibili e hanno continuato a persistere sul loro cammino.
    Non importa quanti ne morivano o quante civilità cadevano... essi erano in grado di risollevarsi ogni volta.
    Dei Virus perfetti, i veicoli ideali della mia Creazione.
    Ora essa è libera dalla tirannia dello Spirito e della Morte, libera da sciocche morali artificiali, libera persino da me!


    Il suo cosmo prende ad espandersi e a forzare la prigione psichica, quando nel punto esatto in cui la falce ha colpito compare una fenditura spaziale e da essa una serie di serpenti fiammeggianti iniziano ad uscire e ad avvolgerlo.

    Ponto!

    Prometeo è accanto a Mnemosine, provato dallo scontro ma furente.
    Le fiamme sacre lo avvolgono come una seconda pelle.

    Prometeo, proprio tu mio caro allievo dovresti unirti a me! Guarda come ho reso grandi i tuoi Uomini.
    Ora la Vita può generare entità potenti come divinità... e conquistata questa realtà avremo anche le altre, grazie alla Falce.
    Ogni resistenza è futile...


    Prometeo lancia un grido di rabbia ed i serpenti si moltiplicano coprendo quasi completamente il Dio Antico che in tutta risposta continua a ghignare beffardo.

    Ritardare l'inevitabile è illogico e lo sapete.
    Avete visto la forza di ciò che i servi degli dei minori hanno chiamato Avatar. Essi non sono altro che la manifestazione delle libere emozioni della Vita, il suo sistema di difesa.
    Più vi ingegnate contro di essa più la Vita creerà nuovi sistemi per resistervi e sopraffarvi.
    State combattendo contro voi stessi...


    Il figlio di Giapeto chiude gli occhi per fare appello ad ogni briciolo di concentrazione per generare quello che sembra essere una sorta di sigillo di fuoco.
    La ferita nella Realtà generata dalla Falce si allarga inghiottendo Ponto, spinto dentro essa dalla forza combinata della prigione e dei serpenti.

    Tutto finisce con il sogghigno del Dio Antico perdersi fra le pieghe dello spazio-tempo.

    "Per ora è finita... Ponto è bandito dal nostro territorio, così come i suoi eserciti e quelli dei suoi 'compagni'..."

    Prometeo fa per avanzare verso Mnemosine quando crolla in ginocchio, esausto.
    Sollevando lentamente lo sguardo fa un leggero inchino col capo verso Crono.

    "Mio Signore, ben tornato.
    Riposatevi entrambi ora.
    I vostri sforzi e la vostra vittoria ci hanno guadagnato tempo prezioso per agire contro questa Corruzione... ma non so quanto potrà durare.
    Quando saremo nuovamente in forze discuteremo il da farsi.
    Esmeralda ha preso in consegna Apollo e Artemide.
    Per ora sono privi di conoscenza e verranno mantenuti tali per permetterci di studiare più a fondo gli effetti di questo morbo."

    Con un altro inchino il titano si alza e, zoppicando, si allontana uscendo dalla stanza.

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    Fine!
    Diciamo che questo "Armageddon" è l'ultimo in sequenza cronologica rispetto agli altri e fa da prequel alla quest dei Lords.
    Gestite pure il resto dei post come preferite, andando avanti a dialogare o ritirandovi.
    Crono è stanco ma è al suo pieno potere, Mnemosine ha recuperato un po' le forze grazie all'effetto del sangue.


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    Edited by ~S i x ter - 24/5/2020, 22:04
     
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    IL TEMPIO DELLA MEMORIA
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    L'intervento di Prometeo fu alquanto provvidenziale, doveva essere onesto non si aspettava una tale potenza da Ponto, ricordava bene cos'era quel Dio, cosa aveva fatto in passato ma ciò andava ben oltre la sua immaginazione. Del resto, non aveva ancora ripreso a pieno la sua vera forza e c'era ancora molto da fare. Si guardò attorno e con un cenno del capo mostrò la sua approvazione per il Titano. Erano riusciti, in qualche modo, a respingere l'offensiva del Vuoto e ciò gli bastava. Esmeralda da par suo controllava i corpi dei due Olimpici e ciò era un bene. Non sarebbero stati in condizioni di affrontare una nuova minaccia.

    Rimase fermo qualche istante cercando di riprendere le energie e il suo sguardo cadde inevitabilmente su Mnemosine che sembrava essere stanca, provata oltre ogni immaginazione. Ma notò con una certa soddisfazione che la corruzione non li aveva toccati e ringraziò il patto di sangue sancito nell'era del mito con lei e Kyros. C'era molto da fare, umani da guidare verso i loro legami e il mondo in quel momento aveva bisogno del miglior Crono possibile.

    Si alzò in piedi e mostrando una resistenza invidiabile prese in braccio Mnemosine. Ella era stanca e provata per lo sforzo. La guardò negli occhi mentre la fluente chioma rossa sfiorava la spalla del suo signore e fratello. Non aveva voglia di parlare, voleva solo riposarsi in quel momento, senza far altri sforzi ma abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. Arrancando si diresse verso le loro camere e adagiò la sorella sul suo letto.

    Quanto era che non dormiva un sonno tranquillo? Da quanto non riposava senza pensare al domani? Forse un tempo infinito per uno che amministra il tempo sembra quasi ridicolo. Le forze gli venivano meno e con esse svanì anche la soma che sparì in una nuvola di fumo addormentandosi di fianco alla sorella. Non v'erano intenti o intenzioni di alcun tipo nei confronti della rossa, era semplicemente grato di essergli stato fedele ed aver rispettato il patto senza alcun tentennamento.

    «Grazie Bibi» sussurò Lelouch.

    E cosi si addormentò cercando il calore umano di una sorella, di un'alleata fedele e di una cara amica. Era difficile in quel momento vedere in lui il Dio Folle, colui che aveva architettato un piano che trascendeva lo spazio e il tempo.


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    La classe è una cosa che ti viene da dentro come i rutti (L. Litizzetto)

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    Zack Hemsey - "Vengeance"


    Il Tempo delle Memoria

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    Nei brevi istanti che precedettero la comparsa di Prometeo, Mnemosine aveva davvero pensato che sarebbe morta lì.
    Non aveva abbastanza potere per contrastare quella minaccia, non in quelle condizioni.
    La sua vita, il suo sangue bruciava, come puro liquido stellare, a rinforzare la gabbia di energia intorno al mostro.
    Non esisteva più nulla intorno a lei, ma solo la luce che proveniva dal suo stesso potere.
    Non più paura, sofferenza, ma solo l'istante di inebriante potere, una sensazione molto vicina al concetto umano di estasi.
    Non gli importava più di nulla, si sarebbe immolata alla causa, pur di portare a fine il piano.
    Ma ormai sentiva le forze delle tenebre risalire la sua luce, Ponto stava vincendo, quando infine diede un altra bordata di potere.
    Adesso il mondo intorno a lei stava letteralmente bruciando. Fiamme di energia si unirono al suo potere, stava riuscendo a scacciare indietro il male.
    Solo alla fine si accorse che non era più sola, erano arrivati gli inaspettati rinforzi, ma lei ormai era esausta. Il potere bruciato gli stava iniziando a far male, ogni cellula del suo corpo gemeva, e quando infine non ne poté più, si accasciò su se stessa, con il sorriso sulle labbra, certa che il compito di respingere le tenebre era stato compiuto.

    Voci intorno a lei, voci che parlavano di battaglia e di vittoria. Nomi che lei ricordava. Il discorso arrivò alla sua mente, ma fu messo da parte, ci sarebbe stato un altro tempo per mettere insieme i pezzi della sua mente che sentiva sfaldata. Sentì mani che la sollevarono, mani fraterne, che si presero cura di lei. Poteva sentirsi in salvo, e silenziosamente scivolò nell'oblio del sonno.

    Si trovò in una landa apocalittica immersa in un infinito crepuscolo, dove nubi coprivano perennemente il cielo. Edifici distrutti di diverse epoche giacevano in mezzo alla terra nera, immerse in una penombra dai toni freddi, l'aria pesante quasi come se la tenebra avesse sprofondato il mondo in uno scenario subacqueo.
    Davanti a lei l'armata dell'oscurità, la notte, capeggiata dagli orrori che si erano riversasti sulla terra, Ponto nella sua deformità al comando.
    Il cielo su di lei era aperto, le nubi giravano intondo, lasciando intravedere la volta stellata, al suo fianco, dall'ombra avanzarono altre sei figure. Non poteva distinguere bene i tratti di ognuno, ma sapeva chi erano. Loro sette erano i sette lord, custodi del tempio della fiamma che si innalzò dietro di loro dalla fredda terra.
    Fu allora che lei e Ponto si incamminarono al confine di quello spiazzo, mentre le altre armate erano ferme.
    Tutti erano in attesa, la situazione in stasi.
    La rossa e l'abominio si sedettero davanti a una scacchiera, ma non vi erano pezzi per giocare, visto che erano tutti rovesciati sul tavolo, sia i bianchi che i neri.
    Adesso avrebbero giocato a un altro gioco, con un mazzo di carte coperte pronto ad attenderli. L'oscurità pose sette carte coperte sul tavolo.
    Toccava a lei pescare, e schierare il suo gioco. La prima che pescò e porto davanti a se era una regina rossa, poi c'era la regina nera, il cavaliere di picche, il re nero, l'asso di quadri, il re di fiori, ad ogni carta, una delle figure avanzava. Ad ogni figura venne posta una delle carte coperte che il suo avversario in attesa di essere giocata.
    La tensione aumentava, gli toccava pescare un ultima carta, e l'essere che mancava al suo fianco sapeva essere suo fratello.
    Dal mazzo uscì un joker, la carta che poteva rimestare tutto in tavola. L'oscurità la guardava impaziente, pronta a schierare l'ultima delle sue carte, lei sorrise.


    Gli occhi gli si aprirono di colpo. Il gioco era iniziato.



    Edited by WandefullStar - 25/8/2017, 16:34
     
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