Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

Posts written by ZioJk

  1. .
    Miroslav Ivanov
    Tutorial completato
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »


    La forza che stavo usando era perfetta per lo scopo: una grande zolla di terreno era stata scoperchiata per arrivare in faccia al mostro, assieme a una buona parte del suo piccolo sciame di mostri fastidiosi. Eppure, per quanto potesse essere considerata una grande idea, il mostro era riuscito ad avere una reazione abbastanza rapida da non prendere in pieno il mio colpo. Il risultato fu sufficiente, ma non soddisfacente per Ivan-Pallas, che era riuscito solamente a colpire la parte laterale del grosso insetto. Non aveva tenuto conto di quanto fosse problematico riuscire a colpire con precisione qualcosa di più piccolo e veloce di lui, era ancora abituato a pensare come un umano nonostante il nuovo livello di potenza e dimensione, e questo non riusciva a garantire una efficace strategia di combattimento.
    Era eccitante come combattimento, ma sotto alcuni aspetti era irritante, e prima che potesse trasformarsi in qualcosa di peggio avrei dovuto ascoltare attentamente i consigli di Pallas per riuscire a prevalere con efficacia contro il nostro nemico attuale.
    E mentre un altro getto di acido veniva sputato verso lo stronzone vermone verso il terreno sotto i nostri piedi, Pallas stesso aveva voluto prendere il controllo del "noi", cominciando a insegnarmi cose che in quel momento non riuscivo a comprendere.
    La visione divenne di nuovo rosso intensa, e colpì direttamente alla bocca dello stomaco come l'altra volta, ma questa volta in maniera più controllata; la coscienza sembrava non volermi abbandonare, il che era un buon segno.

    PRENDI FORZA DI COSMO. FAI TUA.

    Come una cassa armonica, le parole di Pallas risuonavano direttamente nella mia anima, e le parole si trasformavano in energia, una energia che continuava a trasformarsi per diventare un collante a me e a Pallas come individui, e da due entità diventavamo una sola.

    NOSTRA.

    L'energia trasmessa diventava un filo conduttore che legava le nostre entità fondendole in una cosa sola, e poco a poco tutto cominciava a diventare più chiaro, come a leggere un libretto di istruzioni con tante immagini.
    E avere così tante immagini che venivano mostrate più delle parole stesse era una tattica incredibilmente efficace: non tanto perchè fossi stupido e non comprendevo le parole e le terminologie, ma perchè il tempo era molto poco, e c'erano concetti che una mente umana come la mia non avrebbe potuto capire se non con esempi pratici e con stimolazioni visive.
    E cazzo, se funzionava il metodo di Pallas.
    Il nostro potere di color rosso porpora veniva emanato verso l'esterno, un po' come quando un corpo umano faceva emanare dai pori della pelle il calore in eccesso, il concetto era molto simile e di facile comprensione. Ma non solo, perchè quel tipo di energia cominciavo a percepirla con un colore differente anche dal nostro attuale nemico, facendomi comprendere che probabilmente con un poco di concentrazione avrei potuto capire chi stava utilizzando quel tipo di energia attorno a me e che tipo di energia poteva avere.
    E quel tipo di energia non aveva ancora un nome, ma Pallas stava mostrando qualcosa di ancora meglio, mentre comparivano altre scene di ordinaria amministrazione del Gigante che usava questa energia nelle maniere più variegate. Una specie di scudo? Una pellicola attorno ai tuoi arti? Un raggio laser dalla bocca? Una onda energetica che fluiva dalle mani? Si poteva fare praticamente qualsiasi cosa che un essere umano come me poteva pensare, e probabilmente con il passare del tempo avrei potuto fare anche cose più elaborate, ma il concetto di base era lo stesso, ovvero usare questa tipologia di energia per prevalere sull'avversario in maniera efficace.
    C'era qualcosa di incredibile in tutte quelle scene, sembrava che la mia mente stesse assorbendo nuove e fantastiche nozioni che avrebbero cambiato per sempre il mio modo di vivere, di comprendere, di combattere persino. C'era della bellezza in tutto quello, emozioni che non potevano essere trasmesse a parole, come la visione di una aurora boreale per un bambino che per la prima volta prendeva coscienza di qualcosa che andava al di là del proprio naso. Qualcosa che in quel momento Ivan aveva dato il termine Cosmo.
    Nella mia testa stavano arrivando subito esempi di come avrei potuto usare questo tipo di energia in battaglia, e probabilmente avrei avuto la possibilità di usare alcuni di questi esempi nella battaglia attuale.

    TU ROMPI SE TROPPO, SI’? GIAPETO SPIEGATO SE ROMPI. BRUTTO.

    Non era difficile da capire che se avessi abusato di questo potere avrei rischiato di spegnermi per la seconda volta, e questa volta non ci sarebbe stato nessuno ad aiutarmi.
    Una volta che termini la tua energia, ti spegni. E non si può tornare indietro. Era quindi indispensabile usare con intelligenza e acume tattico questo nuovo potere, questa nuova arma.

    Io stare attento, ma ho bisogno di fare test. Devo provare per capire. Ma io stare attento, promesso.

    A questa promessa, Pallas mi fece tornare ai comandi, e la visione tornò nuovamente del solito colore. Probabilmente ra passato un solo secondo da quello scambio di informazioni, data la situazione praticamente uguale a prima.
    La situazione non sembrava volgere a mio favore, il fastidio di essere impantanato in quella melma acida si mischiava a quella di essere mordicchiato da quei piccoli Corrotti in mezzo alle giunture adamas; la sensazione era quella di essere mordicchiato da piranha curiosi mentre si affondava in una area di sabbie mobili molto calda. Niente di insostenibile, ma di certo dava parecchio fastidio, ed era meglio levarsi di torno il prima possibile.

    Ok, primo step, attivare barriera di cosmo verso gli arti inferiori.

    Concentrandomi, una patina di quella energia che avevo deciso di chiamare Cosmo rivestì le gambe giganti, con lo scopo di bloccare i fastidiosi morsi dello sciame di Corrotti che stava e al tempo stesso di levarmi da quella melma che mi bloccava i movimenti, riposizionandomi qualche metro più indietro. Quel mostro voleva evitare il confronto a distanza ravvicinata? lo avrei accontentato.

    Fase due, attacco a distanza. Pronti con un bel raggio di energia che parte dalla bocca.

    Dopo un brevissimo periodo di concentrazione, partito già dal riposizionamento, dalla bocca sarebbe uscito un raggio di energia diretto a grande velocità verso il nostro obiettivo, il "tester". Come per i cannoni dei carri armati, più ci si allontanava più era difficile riuscire a schivare il colpo, una tecnica che mi aveva sempre affascinato anche se non mi avevano mai spiegato la motivazione logica dietro questa scelta. In ogni caso, avrei osservato da distanza di sicurezza il colpo che avevo appena lanciato, con la consapevolezza che FORSE non si sarebbe aspettato una mossa simile, dopotutto ero un Gigante con degli artigli che venivano estratti dalle mani, chi si aspettava che un colosso simile attaccasse anche a distanza?


    Na4bJ1i

    Fisico »Ferita al braccio e alla spalla destra
    »Ferita da acido alla parte destra della faccia
    Mente »In comunione con Pallas.
    Cloth »///

    In Breve »Pallas si mette gli occhiali da professore e fa un veloce tutorial su come si usa il Cosmo. Ivan quindi dopo aver messo una pellicola trasparente di Cosmo sulle gambe per eviater di essere morso, si riposiziona e lancia un raggio dalla bocca.

    Azione di supporto: Riposizionamento
    Attacco semplice:: Pallas sferra dalla bocca un raggio di energia cosmica verso il nemico più grosso.
    Difesa: Cosmo protettivo sulle gambe


  2. .
    Miroslav Ivanov
    Piccoli problemi di C...osmo
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »


    I dubbi che vennero a Pallas furono dissipati in pochi istanti, dopo che ebbe capito cosa avevo effettivamente compiuto. Una mossa azzardata e inusuale, ma nemmeno per lui era la prima volta che effettuava qualcosa di simile. Le nostre menti si rinforzarono ancora di più quando vidi lo stesso Pallas effettuare Suplex contro umanoidi e mostri di varia entità e natura, Giganti compresi. Era doloroso e confusionario quel sovraccarico di immagini, ma piano piano stavo cominciando ad abituarmi forse non avrei rischiato di svenire dalla fatica ad ogni immagine che Pallas mi mandava.
    Una volta rialzati ci godemmo un attimo la scena di quel mostro che si muoveva come una cimice che stava agonizzando in preda alla morte: eppure, come le cimici, anche lui aveva un meccanismo di difesa che funzionava anche da offesa, e non fui abbastanza lesto da prevedere il colpo abbastanza da schivarlo.
    Il gorgoglio iniziale fu il campanello d'allarme, ma non essendo nel mio corpo originario non ero abbastanza lesto da schivare il getto di acido, che prese metà della mia faccia Gigante. Istintivamente mi venne da coprire la parte danneggiata con la mano, mentre sentivo il ringhio di Pallas vibrarmi nella testa.

    PERCHE' NO COSMO!

    Cosa intendi?

    MIO PEZZO. USALO O ROMPI FACILE.

    NON SO COME SI USA, FINO A 10 MINUTI FA ERO SEMPLICEMENTE IVAN

    Mi stava arrivando una rabbia per il dolore che mi stava quasi accecando, come facevo a sapere come utilizzare correttamente una macchina da guerra se ci ero appena entrato? Stavo dando il 100% delle mie capacità attuali, ma Pallas non mi sembrava contento.
    Dovevo passare di nuovo all'azione prima che il mostro si riprendesse. Si ero già allontanato da noi, dovevo ricoprire la distanza per chiuderlo in uno scontro ravvicinato, senza dargli troppo tempo di reagire. Con la mano destra, smisi di tenere la faccia dolorante e quasi la incastrai nel terreno ove lo sciame di mostriciattoli sciamava, e subito dopo scagliai qualsiasi cosa ci fosse contro il mostro, che si trattasse di terra, pietra, mostri o altro.
    Avete presente quando nei film il cattivo di turno scaglia sabbia o terra in faccia al protagonista per accecarlo? Ebbene, quella era la mia idea. Avevo intenzione di accecarlo temporaneamente o per lo meno di confonderlo per non fargli capire cosa stava accedendo, e subito dopo corsi verso il mostro. Avrei cercato di sferrargli un grosso e arrabbiato pugno in faccia con tutta la forza che disponevo, e nel mentre avrei cercato di sfoderare gli artigli.
    Che fossi riuscito a colpirlo o meno, gli artigli destri sarebbero stati comunque sfoderati, anche se a una velocità poco elevata per fare DAVVERO male.

    Ho bisogno di aiuto. Come uso il cosmo? Mi mostri immagini per favore?


    Na4bJ1i

    Fisico »Ferita al braccio e alla spalla destra
    »Ferita da acido alla parte destra della faccia
    Mente »In comunione con Pallas.
    Cloth »///

    In Breve »Il mostro dopo aver sublito il Suplex, sputa tutto il suo veleno contro di noi. Letteralmente. Acido fa male, Pallas arrabbiato, come usa il Cosmo Ivan?

    Azione di supportoLancio di terreno e mostri contro il volto avversario per confonderlo e accecarlo per qualche istante
    Attacco semplice: Tattico: Pallas sferra un enorme gancio destro dall'alto verso il basso sulla faccia del mostro (AF) e poi sfodera lentamente gli artigli per infilzarlo nel caso riesca a sfuggire o allontanarsi dal pugno (AD)
    Difesa: nessuna (non so se considerare la mezza schivata malriuscita una mezza difesa)


  3. .
    Miroslav Ivanov
    Tempo di giocare seriamente
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »


    Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro.

    Non ricordo dove avevo sentito questa frase, non ricordo nemmeno se l'avevo semplicemente letta e non ci avevo dato troppo caso. Tuttavia, in quel momento, mi sembrava una analogia azzeccata. Più guardavo il Gigante dal nome Pallas, più capivo che lui stesso stava guardando me, dentro di me, nel profondo, e più lo faceva più mi sentivo meno umano e più bestia. A stento riuscivo a stare in piedi, ma mi stavo aggrappando a ogni briciolo di forza per restare in quella esatta posizione, per dimostrare al Gigante stesso che valevo la pena di essere giudicato idoneo nonostante fossi un gracile umano.
    E l'approvazione finalmente avvenne.

    PARLI TANTO. MA SI', TU CI PIACI.

    Scusa, io nervoso. Ora parlo meno.

    Le uniche parole che riuscii a dire, avessi detto una sola sillaba in più sarei caduto a terra, le forze stavano svanendo, ma la punta di uno dei suoi artigli stava toccando con una insolita delicatezza la mia. Mi accorsi in quel momento che quel gesto così umano aveva la stesso significato anche per un Gigante: una cosa spaventosamente incredibile, quante persone potevano vantare di una così personale informazione?
    Probabilmente solo gli altri Giganti, e onestamente non ne conoscevo.

    NOI PROVA, ALLORA. TU MOSTRA.

    E quando l'ultima goccia di forza svanì come la nebbia mattiniera, uno stridio di lame mi svegliò improvvisamente da quel torpore che stava per mandandomi in black-out come uno degli esperimenti poco ortodossi di Pyotr.
    La vista divenne rossa, ma in quel momento riuscivo nuovamente a respirare: un respiro carico come un soffio di pentrite, e letteralmente quella miccia mi fece esplodere di una sensazione euforica.

    NOI DECIDE.

    Tornò in un istante il rumore di catena, la vista seppur impazzita tornò al vecchio ambiente e del vapore degno di un vulcano pronto a esplodere schizzò dalla mia carne, che cominciò a trasformarmi in qualcosa di indescrivibile per le menti umane.
    Mi venne una sorta di vertigine, e mi sembrò di perdere l'equilibrio, il terreno era...distante, molto distante da me. Stavo cadendo a terra? No, la verità era che la mia altezza era talmente elevata da farmi percepire le cose come non le avevo mai percepite prima. Una risata risuonò in quello che doveva essere il mio canale uditivo, anche se non avevo idea che razza di udito avevo in quel momento, e dopo un paio di secondi mi accorsi che la risata non proveniva da nessun'altra parte se non da me medesimo.
    Io avevo provocato una fragorosa risata che non avevo riconosciuto, perchè non archiviata come mia, eppure...

    GUARDA.

    La voce di Pallas risuonò nella mia testa, potente come il suono di una granata a un metro da me. E per quanto guardassi, facevo fatica ad equilibrare le percezioni. Controllai quella che sembrava essere la mia mano, grande quanto...non lo sapevo con certezza, ma erano MOLTO grandi, e con degli artigli che avrebbero potuto squartare un Maglev a piena difesa come se fosse burro.
    E le gambe?
    Enormi autocingolati che terminavano in zoccoli grandi quanto un camion.
    E se con la fiala di Ardan mi sentivo un Dio della guerra, in quel momento mi sentivo molto, ma molto di più. Le divinità mi sembravano una bazzeccola, una bambinata per fare il confronto. Avrei potuto combattere contro un Dio. Questa consapevolezza mi faceva esplodere di energia anche internamente.
    Quei pensieri mi facevano montare una rabbia oltremisura, qualcosa di incalcolabilmente potente: sentivo però che questa rabbia veniva rallentata come se i guidatori di un Maglev tirassero il freno normale e anche quello di emergenza per non finire fuori rotta. Pallas stesso mi stava aiutando a tenere a bada quella rabbia smisurata, e forse era un bene.

    NO, NON ANCORA.

    Era molto più facile poter combattere con un Gigante alleato che ti indicava come muoverti e soprattutto cosa non fare. Ed era molto meglio ascoltarlo per non andare nella merda più totale: c'era una differenza di circa 48 metri tra Pallas e il colonnello Evgeny Morozov, ed ero abbastanza sicuro che nemmeno 50 colonnelli in quel momento potessero ribattere in termini di potenza e abilità di un Gigante.
    Decisamente era saggio farsi aiutare da Pallas.

    Heey, ragazzoni! Ce l'abbiamo fatta.

    Ci misi qualche secondo a capire da dove venisse la voce, e trovai Crio sulla mia spalla sinistra, a gambe incrociate. Cielo, era infinitamente piccolo rispetto alle proporzioni di Pallas. Era così che mi percepiva il Gigante quindi, una macchia su un vestito. Una macchia viola scuro su un vestito rosso sangue con striature nere. Sorrisi internamente per quella simpatica analogia.
    La voce era come uno stereo che rimbombava nelle teste di entrambi, e ancora stordito da tutta quella mole di informazioni ancora da processare, non riuscii a proferire parola, era come se fossi una macchina con il tasto muto attivato e non sapevo quale pulsante premere per sbloccare l'uso della parola. Crio stesso sembrò intuire che non stavo avendo un momento facile, quindi mi esortò a parlare di meno e agire di più; indico con una strana arma -anzi, una elsa senza lama apparente- verso un punto preciso, e il nostro sguardo si voltò in quella direzione. Un essere insettoide più schifoso degli altri e pieno di tagli pareva essere abbastanza incazzato, e si muoveva nella nostra direzione.
    Un breve ma conciso scambio tra Crio e Pallas stesso fece capire bene la situazione: Crio aveva fatto incazzare la bestia sfregiandola un po', e nonostante l'offesa di Pallas, l'altro Gigante voleva fare il rodaggio di questa nuova macchina Gigante di nome Ivan, un concetto compreso anche dallo stesso Pallas.

    Ora sarebbe cominciata la parte interessante. Mentre Crio con una pacca sulla testa si allontanò con un balzo, la creatura, alta metà di noi ma probabilmente più agile cominciò la sua carica, accompagnato da una moltitudine di altri insettini piccoli probabilmente come un umano.

    Ho intenzione di fare un test. Hai presente il wrestling?

    No.

    Ok, non è un problema. Ti mostro una cosa davvero divertente. Assicuriamoci di prendere il bene il mostro.

    Capito.

    Il resto te lo mostro dopo.

    Avete presente la difficoltà nel pilotare un carro armato per la prima volta? Probabilmente no, ma per fare un paragone è come leggere un libretto di istruzioni di un computer e poi chiedere di accenderlo impostandolo alla migliore prestazione possibile. Ecco, questo era la sensazione che stavo provando in questo momento. C'erano alcune variabili come la mia conoscenza pregressa nel pilotare grossi e pericolosi mezzi, e come anche l'aiuto in seconda di Pallas stesso, ma non avevo di certo la manualità di un esperto, quindi sarei dovuto andare per gradi
    Come primo passo avrei estratto per bene gli artigli, che mi sarebbero serviti da lì a pochi istanti più tardi.
    Con un movimento del braccio destro, avrei cercato di difendermi mettendo l'artiglio della mano destra contro l'artigliata dell'insettoide, ma non avevo tenuto conto dello sciame di insetti sotto i miei zoccoli che mi destabilizzava. Riuscii a deviare un poco l'artigliata, ma una lacerazione si formò sul braccio e sulla spalla poichè non ero riuscito a essere impreciso. Faceva male a entrambi, sia a me come Ivan che a me come Pallas, ma era più come un graffio fastidioso ma non pericoloso.

    Ora tocca a noi. Prendiamolo.

    Il secondo passo, quello offensivo sarebbe stato più articolato.
    Avremmo fatto rientrare gli artigli, e in contemporanea avremmo cercato di prenderlo.
    Con la mano sinistra avremmo cercato di prendere il corpo della creatura appigliandoci per quanto possibile a una delle "gambe" più interne.
    Con la mano destra mi sarei aggrappato alla grossa e pericolosa protuberanza artigliosa più vicina alla testa per avere un supporto tecnico alla mia imprevedibile tecnica.
    Sembrava una follia, ma io ero amante delle idee e delle strategie folli.

    E ORA?

    Ora lo si prende di peso e lo si lancia per terra!

    COSA? NIENTE SQUARTAMENTO? PERCHE'.

    Perchè è divertente e ti mette in vantaggio. Fidati di me.

    Sentivo dubbio tra le emozioni di Pallas, ma anche curiosità. Probabilmente non era abituato a combattere in modi così insoliti. Nella mia testa aveva senso quella scelta. Avrebbe permesso di applicare un colpo devastante all'avversario, che data la sua massa avrebbe impattato l'intero corpo contro il solido terreno. Inoltre avrebbe schiacciato numerosi di quegli stupidi e odiosi insetti.

    Avrei quindi cercato di fare un suplex alla creatura, cadendo assieme a lei cercando di impattare sulla parte più ampia della schiena, per minimizzare i danni da impatto.
    Che fossi riuscito nell'impresa o meno, avrei cercato di alzarmi nel più breve tempo possibile tentando una mezza rotolata per guadagnare quella frazione di secondo in più.

    Si, non era semplice fare wrestling con il corpo di un Gigante. Ma era dannatamente divertente.


    Na4bJ1i

    Fisico »Ferita al braccio e alla spalla destra
    Mente »In comunione con Pallas.
    Cloth »///

    In Breve »Ivan viene approvato da Pallas, e insieme si coordinano per combattere un mostro provocato in precedenza da Crio, e ora molto arrabbiato.

    Attacco semplice+azione di supporto: Suplex. La presa viene conteggiata come azione di supporto, il Suplex a sè stante viene considerato AF
    Difesa: parata dell'attacco nemico con artigli di Pallas (azione non riuscita completamente a causa di AD avversario)

  4. .
    wHELLcome!
  5. .
    Miroslav Ivanov
    Pallas, perchè sei tu Pallas?
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »


    Nella mia breve ma impegnativa vita, avevo affrontato numerosi allenamenti per il corpo, esercizi sperimentali per migliorare il controllo dello spirito, addestramenti per fortificare corpo, anima e mente, e assieme al mio essere folle -o meglio, al mio essere Ivan-, avevo sempre pensato di aver fatto un buon lavoro, e di sopportare qualsiasi situazione in cui una persona comune poteva cedere. Certo, l'alcool faceva sempre da palliativo, e ora che non avevo una singola goccia di alcool in tutto il mio organismo, forse le cose erano leggermente differenti.
    Eppure, ero certo che nessun addestramento, nessun briefing, nessun tipo di alcool o droga, avrebbe potuto aiutarmi in ciò che stava accadendo attualmente.
    Immaginate bere un bicchiere raso di assenzio, alla goccia. L'effetto era molto simile a quello che stavo sentendo ora, ma attualmente era 10 volte più intenso. Mi sentivo letteralmente bruciare dall'interno, ma non era l'unica cosa. La creatura all'interno del mio corpo sembrava espandersi, attaccandosi ai miei nervi, alle ossa, agli organi, a ogni cosa che avevo. La sua risata ad un certo punto divenne la mia, mentre gli occhi, furibondi, schizzavano da un punto all'altro della mia visione, come se stessi scrutando ogni millimetro di ciò che stavo vedendo, ma in maniera frenetica, senza riposo. Le scariche elettriche che percorrevano il mio corpo inneggiavano alla guerra e alla distruzione, ma in una maniera sorprendentemente piacevole, come se fossi nato per ricevere gratificazione dal dolore altrui. Ne volevo ancora, e ancora, e in quantità maggiori. Volevo nascere, vivere e morire solo per questo.
    E, quando anche le nostre menti entrarono in contatto, la mia si incendiò come una sigaretta dentro una tanica di kerosene, facendo una gigantesca esplosione di rabbia oltre ogni limite umano.

    La RABBIA di essere stato tradito, una cosa quasi estranea per la mente di Ivan, ma che in quel momento, stava percependo come IL peccato mortale.
    La voglia di VENDETTA contro gli stolti che avevano osato alzare troppo il capo contro noi esseri perfetti e che avevano concepito un piano tanto aberrante.
    SANGUE. Solo questo era il desiderio primario. Vedere il sangue dei propri nemici che, appesi a testa in giù, venivano costretti a mangiare le proprie interiora per poi defecarle e mangiarle ancora, mentre il sangue colava dai loro corpi, con le grida dei miei fratelli a inneggiare il mio, il loro, il nostro coraggio e la nostra grandezza.
    E solo dopo aver visto i loro occhi colmi di PAURA spegnersi poco a poco mentre pregavano la nostra pietà, la nostra benevolenza, senza tuttavia averla concessa, avremmo potuto sentirci abbastanza soddisfatti.
    Non erano però i ricordi di Ivan, o forse lo erano e non si ricordava.
    Mi sentivo perso e mi sentivo come un eco lontano rispetto a dove stava effettivamente il mio corpo. Stavo cominciando a sentirmi come uno spettatore non pagante mentre il mio vero corpo era inginocchiato a terra con la bocca innaturalmente spalancata che versava sangue da occhi, bocca, naso, orecchie, ogni orifizio.
    Sentivo Rabbia. Vendetta. Sangue. Paura. Era tutto mio, ma al tempo stesso qualcosa di molto più grande e alieno di me stava trascrivendo queste sensazioni, come se un una pozza d'acqua in una spiaggia venisse inghiottita da una potente onda del mare mosso.
    Eppure, in qualche modo, sentivo il bisogno di diventare qualcosa di migliore, qualcosa che "Ivan" da solo non può aspirare a diventare, nemmeno con droghe e alcool di vario genere e natura: ingannare il corpo era una cosa, ma la realtà stessa mi aveva dimostrato quanto patetico fossi alla fine della fiera. E mi sentivo umiliato dalla verità che bruciava ardente fin dentro il mio spirito.
    E nel mio essere debole, immaturo, indifeso come un pulcino, stavo mettendo tutto il mio Io per oppormi a un cambiamento non consensuale. Dopotutto che senso aveva cambiare in qualcosa di migliore, se non mi si dava spazio di scelta e se facevano tutto gli altri?
    Urlavo in quel silenzio opprimente, e sentivo da qualche dentro di me una punta di delusione per la mia opposizione. O era frustrazione? In quel momento era difficile qualsiasi operazione elementare.
    Fu quella tuttavia la scintilla che creò una situazione nuova ed inattesa; fu come trovarmi in piedi, in uno spazio completamente nero, ma al tempo stesso occupato di fronte a me da una colossale roba rossa e probabilmente molto incazzata, che mi squadrava -o almeno così mi sembrava- nella mia infinita piccolezza. Sembravamo una formica ce un elefante che si guardavano a vicenda.
    E quella...roba, qualunque cosa fosse, avvicinò a pochi metri da me il suo enorme muso, e mi fissò per bene; potevo quasi specchiarmi in quelle sue ipotetiche iridi, e vidi il mio corpo essere attraversato da delle rash rosso sangue che sembravano voler pulsare come fossero davvero vene.
    E degli artigli al posto delle mani.

    DEGLI ARTIGLI AL POSTO DELLE MANI?

    L'ennesima cosa sconvolgente che mi fece dimenticare per qualche istante dove diavolo fossi. Era una illusione anche quella? La droga aveva fatto talmente tanto effetto che mi sembrava tutto reale? Qualcosa mi diceva che purtroppo e per fortuna non erano allucinazioni, ma che invece stavo diventando qualcosa di fisionomia completamente diversa da quella originale.

    La consapevolezza di star diventando qualcosa di simile a ciò che avevo davanti aveva sbloccato una nuova paura, qualcosa di peggiore della paura stessa della morte.
    La paura di essere sostituito e di non poter far nulla per evitarlo.
    Uno sbuffo della creatura mi scompigliò i capelli già non pettinati di loro, muovendo in avanti qualche ciocca che restò fissa in quella posizione, come se anche le ciocche stesse fossero impietrite e non osassero muoversi più del necessario.

    TU. NOI. PEZZO?

    La creatura era anche capace di parlare: un livello molto simile a quello di un bambino che stava cominciando ad apprendere l'uso della parola, ma era per lo meno un tentativo. Anche io agli occhi dei miei genitori ero apparso così? Uno sgorbio incapace di comunicare le informazioni più basiche? Un moto di consapevole tristezza si stava mischiando con la paura, rendendomi di fatto l'anello debole di...tutto.
    L'anello debole della famiglia. L'anello debole del battaglione. L'anello debole della squadra. E ora l'anello debole degli anelli. Che schifo che facevo in quello stato di non ubriachezza, riuscivo a pensare a quanto fossi una nullità in confronto a qualsiasi altro essere o persona, e al tempo stesso ero incapace di smuovermi da quello stato di panico, come un soldato alle sue prime missioni.

    Certo, c'era la minuscola differenza che io in quel momento stavo parlando con un fottuto gigante che avrebbe potuto schiacciarmi in qualsiasi momento con la stessa facilità di come si schiaccia una mollica di burro su un tavolo, ma alla fine la sensazione basica era sempre la stessa.

    Come sono finito a parlare con un Gigante? Come sono finito qui?

    NO...
    Inclinando il capo, quasi in una sorta di sorpresa, i suoi artigli sembravano voler cercare di toccarmi; come istinto di autodifesa, usai quello che restava delle mie braccia per proteggere testa e corpo, cominciando a tremare per la paura di essere fatto a pezzi. Se era un incubo, avrei voluto che finisse presto, anche se non dentro di me volevo semplicemente ritornare quello di prima. Avevo timore che svegliandomi, sarei stato quel Gigante e non più me stesso, e di nuovo si ritornava su quel pensiero.

    Tuttavia non venni sventrato, o spezzato, o dilaniato. Dopo qualche secondo, riaprii gli occhi e vidi il Gigante visibilmente sconfortato: come me, anche lui stava cercando di capire.
    Forse, in un attimo di lucidità mentre cercavo di ricompormi, avevo un pezzo di quel gigante dentro di me, anche se ignoravo assolutamente come. I miei genitori lo sapevano? Lo avevano fatto apposta? O era stato un incidente come quello della mia nascita?

    NON CAPISCO. NOI FERMA? PERCHE'?

    Pallas. Crio avevo detto quel nome, e in quel frangente riuscii a capire che non stavo parlando con un Gigante qualunque, ma con Pallas. Quello era uno dei motivi per cui la comunicazione non era semplice, anche se avrei voluto gridare di liberarmi sapevo che non era quella la strada giusta. Quindi, ingoiando una palla di saliva che si era bloccata in gola, avrei parlato con voce tremante ma decisa a farsi sentire.
    Anche io non capisco. Ci sono tante cose che non capisco. L'unica cosa di cui mi rendo conto è che il tuo dolore è troppo grande e troppo profondo per poter essere processato da una piccola anima come la mia. Al tempo stesso, però, sono l'unico che può riuscire a capirti. Il senso di perdita, di disperazione, la voglia di riscatto e di vendetta verso i traditori. Quello riesco a capirlo anche io, e comprendo le tue sensazioni anche essendo un essere umano.

    Mi avvicinai di un paio di passi, per farmi osservare meglio dalla enorme figura, anche se poteva sembrare una cosa ridicola data la differenza di stazza volevo fargli capire che nonostante la paura, potevo muovermi e potevo reggere il confronto anche con un Gigante.

    Permettimi di aiutarti, Pallas. Permettimi di usare la tua rabbia e la tua forza nella giusta direzione. Il mio aiuto serve a Titani e Giganti per vincere, ho metodi di vittoria a cui nessuno può arrivare. La mia mente è diversa dalle altre, e questo può giocare a tuo vantaggio. Devi solo lasciarmi il comando del mio corpo.

    Un fremito di paura percorse tutto il corpo. Stavo tirando troppo la corda? Non lo sapevo con certezza, ma dovevo tentare il tutto per tutto per non lasciare che la mia ultima scintilla di umanità venisse distrutta dalla potenza di Pallas. Era molto difficile, ma se non tentavo non avrei mai saputo. Avrei voluto anche parlare in maniera più articolata, come se mi stessi rivolgendo ad un mio superiore, ma in quel momento la mia mente stava cercando di smettere di urlare di paura, quindi le frasi mi uscivano molto più basiche e a tratti sconnesse.

    Lascia il controllo del mio corpo a questo piccolo bimbo, Pallas, e ti prometto che insieme possiamo vincere, e quando sarà il momento insieme prenderemo la rivincita su Zeus e su tutti quelli che ti hanno fatto male. Dopotutto, il nostro desiderio è lo stesso, il nostro obiettivo è comune. Ho solo bisogno che lasci a me il mio corpo, per favore.

    Strinsi il pugno e lo mostrai a Pallas, come se mi aspettassi un "pugno contro pugno" come facevo con i miei compagni. Non ero certo che capisse tutto ciò che dicevo, ma sapevo che il concetto gli sarebbe arrivato.
    O almeno lo speravo.

    Lascia a me le parole, e se non bastano, andiamo di violenza. La mia violenza, la tua violenza, la nostra violenza. Per Crono. Per Giapeto. Per Crio. Per i Titani tutti.


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    In Breve »Ivan cerca di non morire sotto il peso della RABBIA di Pallas. Ci riuscirà?

  6. .
    Miroslav Ivanov
    The end
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »


    Fu, alla fine dei fatti, una decisione unanime. Non c'era nemmeno da stupirsi, era così che dovevano andare le cose, lo sapevamo tutti, quindi nessun pensiero malevolo fuoriuscì dalla mia mente. Dopo un grande sospiro, Sergei mi diede oltre le sue granate anche la sua fiaschetta personale: che onore! Ovviamente ero ironico nella mia testa, ma hey, la vodka non si rifiutava mai. Un cenno di intesa fu l'ultima interazione, prima di fare un altro cenno e un pollice all'insù a Vasily, che si caricò in spalla Anatoly. Quasi quasi mi dispiaceva per Anatoly, ma per lo meno aveva avuto per una volta il brivido e l'emozione dell'adrenalina, prima che svenisse per il mio colpo di bottiglia. Pyotr fu l'ultimo ad uscire, ma il primo a lavorare sul piano, connettendo tutte le spolette ad un cavo strappato dal pannello di controllo. Mi passò la fiala di Adren e mi mise una pacca sulla spalla.

    Komrad. grazie. E per favore muori per bene, perché noi diremo che tutta questa troiata è stata un’idea tua.


    Grazie a te. E a voi. Mi sono divertito, e non ho rimpianti. Ma cerca di fermarti a sei, o nessuno farà più coppia con te.

    Ovviamente parlavo dei cinque compagni che erano morti forse per colpa sua, la sua leggenda di sfortuna parlava chiaro. Un ultimo ghigno e un dito medio da parte di entrambi, prima che Pyotr sparisse con il Cloakmaster, lasciandomi da solo in mezzo a tutta quella merda.
    Cazzo, se era un pezzo di merda Pyotr. Ma era comunque quello che più mi stava simpatico, anche se non sapevo nemmeno io il perchè.

    Il tempo di bere qualche sorso dalla fiaschetta, abbastanza da incominciare a sentire l'alcool entrare in circolo, che gli stridii dei mostri erano praticamente tutto attorno a me. Forse avevo ancora una dozzina di secondi prima di essere invaso da quelle bestie di merda che volevano banchettare con le mie carni e le mie ossa. Per fortuna il senso di confusione era sparito, e ora che anche il senso di nostalgia e di tristezza veniva affievolito dall'alcool, potevo di nuovo operare come Ivan, il riservista. Guardai la fiala e ghignai.

    E' tempo di esibirsi. Voi sarete anche tanti, affamati e pericolosi. Ma io...

    E con rabbia mi conficcai la fiala nella gamba destra.

    SONO PAZZO!

    In un lampo, tutti i miei sistemi interni si attivarono: il sangue cominciò a pompare come un dannato, il cuore diventò un tamburo, le vene si ingrossarono, e una rabbia adrenalinica fuoriuscì dalla mia esistenza.
    Ora, la notizia buona era che mi sentivo Dio, e avrei potuto combattere anche quel mostro che avevamo appena ucciso da solo, figurarsi quegli insettoidi. Sarebbero stati il mio pasto.
    La notizia cattiva invece era che il mio cervello e il mio corpo parlavano chiaro: data la mia condizione, sarei sopravvissuto giusto un paio di minuti. Il mio corpo scricchiolava, e sentivo che il cuore sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro talmente batteva forte, come se cercasse di uscire dal petto da solo.

    Facciamo in modo di far valere ogni CAZZO DI SECONDO.

    ANATOLYYYYYYYYY

    In quel momento non ero più Ivan, il coglione che non sapeva la differenza tra tattica e strategia: in quel momento ero ciò che più si avvicinava al "figlio ideale" che i miei genitori avevano sempre desiderato. Una macchina di distruzione fatta di carne, ossa, sangue e intelletto. Chissà se si sarebbero sentiti fieri di vedere ciò che stavo per fare; un breve pensiero verso di loro mentre giungevo con rapidità il tetto del carro sparando con la mitragliatrice a qualunque cosa si muovesse. Un urlo liberatorio mentre falcidiavo Corrotti, fino a quando la mitragliatrice non smise di sparare. fosse per il troppo surriscaldamento o forse per i proiettili finiti. Non lo sapevo e non mi interessava, in quel momento ero entrato in "modalità distruttiva" e non avevo tempo nè di pensare a queste banalità nè di aspettare che tornasse ad una temperatura stabile da farla funzionare ancora. Uscii fuori e cominciai a sparare con la mano destra ai Corrotti che arrivanano da una parte, mentre con l'altra mano sferravo potenti affondi tecnici: un roverso sgualembrato seguito dal cambio di rotazione della lama e poi un dritto ridoppio. Di nuovo, cambio laterale della lama e dritto sgualembrato e a seguire roverso ridoppio, e con la mano destra continuavo a sparare altri corrotti.

    PENSAVATE DI AVERE VITA FACILE, VERO? PENSAVATE DI POTER MANGIARE UN PASTO GRATIS.

    Tirai un potente pugno dall'alto verso il basso con il calcio della pistola ad un Corrotto che aveva avuto l'idea di lanciarsi contro di me: egli cadde con un tonfo al suolo, e lo calciai via con tutta la potenza che avevo, mandandolo contro un altro vermoide, ed entrambi andarono probabilmente ko, ma non lo sapevo con certezza, perchè con la mia adrenalina più preoccupavo solo dei Corrotti più vicini, e mai degli altri, fino a quando il ciclo non si resettava ad ogni uccisione.

    MA QUESTO CAZZO DI PASTO VE LO DOVETE CAZZO SUDARE, CAZZO! CHEEKY BREEKY!

    La pistola smise di sparare, probabilmente si era inceppata dopo aver colpito con il calcio dell'arma, quindi la buttai via, rimanendo a combattere a lama bianca quella moltitudine di esserini che sembravano non voler finire mai.
    Quanti ne stavo uccidendo? Venti? Trenta? La risposta era: non abbastanza.

    PROVATE A MORDERMI! PROVATE! VI BECCHERETE COSI' TANTO ALCOOL CHE ESPLODERETE DA SOLI!

    Feci impattare il piatto della lama contro il muso di uno di quei visi pieni di innumerevoli denti, facendolo volare via con un suono che ricordava quello di un femore spezzato. Ma di contro, anche la vibrolama si spezzò, non abituata a combattimenti di quei generi con una forza esplosiva di quel tipo. Conficcai il resto della vibrolama nel cranio di un altro Corrotto e poi presi per la coda l'ultimo Corrotto ucciso e lo scagliai contro altri due che si stavano avvicinando troppo.

    IO! SONO! MIROSLAV! IVANOOOOOV!

    E allora andai di pugni potenti come cannoni, calci come...non lo sapevo, ma facevano davvero male. Uno lo uccisi anche a morsi, mentre stringevo il suo corpo con la presa dell'orso. Mi sentivo di poter fare qualsiasi cosa, e dio se lo stavo facendo.

    NON VI PIACE QUANDO SONO GLI ALTRI A MORDERE VOI, EH!

    Con la bocca intrisa di sangue non mio, sputai a terra con strafottenza e mi spostai di un paio di metri dal carro armato .Davanti a me, ad una decina di metri, un altro di quegli enormi Corrotti che aveva facilmente danneggiato il Maglev arrivava nella mia direzione, ed un altro era all'interno della mia visione periferica laterale.

    Finalmente il riscaldamento è finito. Coraggio, ho in canna una letale dose di pugni dolorosi che aspettano solo voi. PUGNO EMISSARIO DELLA TRAGEDIA IMMANE!

    Non capii l'ordine degli eventi nei secondi successivi, la testa aveva incominciato a girare forse per mancanza di idratazione e cielo e terra si erano uniti e poi invertiti: uno dei grossi Corrotti si era diviso in una metà perfetta, e l'altro era esploso in un allegro tripudio di rosso, nero e viola. Il mio colpo aveva avuto effetto senza rendermene conto? Che potenza questa fiala!

    No. La verità era un'altra, ed era decisamente una brutta notizia, anzi due. Il Maglev era esploso, scagliandomi via per una decina di metri e facendomi crollare a terra. Tuttavia anche il mio cuore era appena esploso, e forse era anche quello il motivo per cui non riuscivo più a respirare, malgrado il mio corpo cercasse comunque di prendere aria.

    Era quindi finita in quel modo? Non potevo proprio più fare nulla? Era questo che avevano in mente i miei genitori, che avevano passato anni a cercare di farmi imparare come combattere e come sopravvivere? Sarebbero stati un minimo orgogliosi? Dopotutto se avevo combattuto in quel modo era anche colpa loro. I Corrotti sarebbero arrivati da un momento all'altro...ma ciò non avvenne, tranne per una fastidiosa ombra umanoide che mi distraeva dal guardare il cielo poco azzurro.

    No. No, no, no, cazzo, non puoi aver fatto l'Highlander ora.

    Non riuscivo a riconoscere i lineamenti, ma la voce ancora si: era molto simile all'amico della notte. Ma non poteva avermi salvato lui, doveva essere una qualche allucinazione sonora.
    Provai a parlare, ma oltre ai movimenti lievi della bocca, non uscii nessun suono. Non riuscivo a parlare o non sentivo i miei stessi suoni? Perchè nella mia testa le offese erano ancora chiare.

    Andiamo, amico, non così, non sul più bello. Avevamo cominciato una bella cosa io e te.

    La vista cominciava a farsi sempre più scura, come se la notte senza luna fosse alle porte, probabilmente nel giro di un minuto scarso sarebbe stato completamente buio. Non riuscii più nemmeno a muovere la bocca, e anzi, non riuscivo più a muovere nessun muscolo. Non sentivo più niente, e persino i pensieri stavano diventando più nebulosi, ma c'era di buono che anche il dolore era sparito; almeno non avrei sofferto come un cane, dannando i miei ultimi secondi.
    Qualcosa nel mio spazio visivo sempre più ridotto stava togliendo spazio al blu spento, e mi sembrò di sentire una risata ringhiata, simile al ringhio che avevo sentito nella radio. Il mio corpo fece uno spasmo, anche se io non mi accorsi di nulla, forse l'ultimo movimento che potevo permettermi di fare.

    Ok, ok. Non resisto se me lo chiedi così. Sicuro eh?

    Sicuro? Ma sicuro di che cosa? Non avevo chiesto nulla, almeno non mi sembrava. Ero forse diventato matto? Ovviamente no.
    Lo ero sempre stato.

    Fantastico. Ehi amico, congratulazioni, e continua a farmi divertire così, ok?

    Tornò improvvisamente il senso dell'olfatto, e la prima cosa che sentii fu odore di sangue, che divenne poi dolce come il miele e infine alcolico come il gin.
    Insomma, era lo stesso odore della grappa al miele che beveva Sergei ogni tanto. Sentivo anche altri odori, ma era troppo complesso in quel momento riuscire a decifrarli tutti e al tempo stesso comprendere cosa stesse succedendo. La vista ricominciò a funzionare, o forse no, dato che il blu cielo sporco stava cominciando a diventare prima verde, poi viola, poi color pesca. I sensi cominciavano a ritornare, ma in maniera completamente sballata, sentendo un dolore fantasma che prima colpiva la bocca, poi i piedi, poi la punta dei capelli, le orecchie, improvvisamente il cazzo, poi la schiena e così via.
    Non stavo capendo un cazzo di quello che stava accadendo, ma andava bene così, era comunque una sensazione ottimale per uno che stava morendo.
    Ma non stavo morendo, o almeno non più.

    Riuscii finalmente ad alzare il capo, e quello che vidi fu impressionante: l'amico della notte non era nientemeno che Crio, riconoscibile soprattutto dalle iridi rosse tipiche dei Titani, ed egli mi stava probabilmente curando. Certo, mettermi un intero braccio dentro il torace non era il metodo migliore per curare una persona, ma chi ero io in confronto a Crio, che mi stava salvando la vita e stava immettendo del sangue blu dentro il mio corpo?
    Dovevo solamente stare zitto e ringraziare in silenzio. Anche se qualcosa che non era decisamente un cuore stava palpitando dentro il mio corpo. Ricordavo che Sergei parlava di un vecchissimo film, forse si chiamava Alien, dove succedeva più o meno la stessa cosa.

    Ma se piaci a Pallas, piaci anche a me.

    Pallas?

    Non feci in tempo ad elaborare il pensiero, finalmente operativo, che Crio tirò fuori il braccio, sfondandomi -di nuovo- la cassa toracica ma questa volta dall'interno verso l'esterno.
    L'ultima cosa che vidi fu il sorriso a trentadue denti di Crio.
    Poi, il mio corpo venne investito da una rabbia che mai avevo provato prima.

    LA rabbia.

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    In Breve »Dopo che i suoi compagni sono andati via, Ivan si inietta la fiala in una gamba e preso dall'adrenalina della fiala comincia a falcidiare la qualunque, fino a quando non esplode Maglev e cuore. Lì, pensando la sua vita sia finita, accorre in suo aiuto Crio, che parlando con qualcuno lo cura mettendogli il braccio nella cassa toracica. Come ricompensa per il servizio, Crio sfonda di nuovo la cassa toracica di Ivan come se stesse attivando una motosega.
    E improvvisamente Ivan capisce il significato di RABBIA.

  7. .
    Miroslav Ivanov
    It's my life
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »


    This ain't a song for the broken-hearted
    No silent prayer for the faith-departed



    Un colpo. Bastò un secondo colpo ben piazzato del cannone Meglev per riuscire ad abbattere la creatura, che si accasciò a terra in preda alle convulsioni. Sergei era quello che meglio di tutti poteva godersi la scena, e se ne uscì fuori con un Eedee tryakhate tvayu mamu, Otlez’ gnida!
    Un sospiro di sollievo e una risata, mentre il rumore della bestia era sempre più lontano: pensavamo la parte difficile fosse conclusa.
    Ci sbagliavamo di grosso.

    I ain't gonna be just a face in the crowd
    You're gonna hear my voice
    When I shout it out loud



    Un urlo estremo, uno stridio talmente grande da rischiare di farci sanguinare le orecchie per il dolore. Di riflesso, ci tappammo tutti le orecchie, storditi da quell'improvviso rumore di più di 130 decibel. Il Maglev cominciò a roteare su se stesso, in un attimo di lucidità Sergei capisce che è colpa di Pyotr che ha mollato i comandi, e con uno sforzo estremo si getta sul freno manuale, tirandolo con tutte le forze. Il carro armato si fermò in pochi istanti, facendoci sbalzare dai nostri posti. Il Maglev non si fermò subito, ma ci mise qualche secondo per rallentare, e quando si ferma, capiamo che qualcosa non quadra: non siamo seduti come prima, le angolazioni sono tutte sballate. Ci mettiamo qualche secondo per comprendere l'orrore della situazione...il maglev era caduto su una delle parti laterali, rendendolo di fatto inagibile per qualsiasi operazione.
    La situazione era tutt'altro che semplice: storditi, confusi e stanchi dall'adrenalina dovuta alla battaglia e alla droga -ma anche all'abuso di alcool-, non guardammo subito il radar, e forse sarebbe stato meglio non vederlo, perchè i puntini sullo schermo erano una quantità incalcolabile.
    In lontananza, il rumore della morte che stava venendo a cercarci, composta da cento stridii e da una specie di terremoto. Ci guardammo l'uno con l'altro, consapevoli e colpevoli che forse questa volta l'avevamo fatta DAVVERO grossa. L'effetto delle droghe stava calando, permettendoci di pensare con quel pizzico di lucidità in più.
    Un silenzio interrotto solo da Sergei che, imprecando in kazako, calciò il comunicatore, che tuttavia fece fuoriuscire qualche straccio di comunicazione: i corrotti si stavano ritirando, e un Gigante era apparso sul campo. Probabilmente il merito era nostro, ma forse questo nessuno lo avrebbe scoperto mai.
    Come a ulteriore presa per i fondelli, l'amico della notte aveva smesso di parlare, e al suo posto si sentiva una gracchiante melodia di chissà quanti anni fa.
    Eravamo stati abbandonati, e non potevamo nemmeno lamentarci perchè alla fine della fiera avevamo fatto tutto da soli contravvenendo ad almeno una dozzina di regole di varia natura e gravità.

    Ho un piano

    Tutte le teste ancora coscienti si voltarono verso Pyotr. Come noi faceva fatica a restare lucido e cosciente, ma forse c'era anche qualcosa di più. Tirò fuori due oggetti, e Vasily e Sergei imprecarono nel vederlo, mentre io fui solamente schockato nel vedere in mano a lui qualcosa del genere. Era una delle poche volte in cui lo vedevo tragicamente sincero e colpevole, spiegando perchè ce l'aveva. Spiegò anche come funzionava, e la cosa non piacque per nulla a nessuno di noi ancora prima che finì di parlare, perchè sapevamo dove stava per andare a parare.

    Ma implica che uno di noi rimanga qui a distrarli.

    It's my life
    It's now or never



    Il gelo calò all'interno del Maglev. Era chiaro come il sole che nessuno volesse morire in una situazione del genere, forse che nessuno volesse morire e basta: eppure non c'erano altre scelte. Non ci sarebbero stati rinforzi, e se mai fosse arrivato l'amico della notte, sarebbe stato troppo tardi in ogni caso. Niente era più divertente, e poco a poco, anche l'effetto della coca stava lentamente scemando, riportando la mente verso livelli di dopamina molto bassi.
    C'era davvero una scelta?

    I ain't gonna live forever
    I just want to live while I'm alive



    Per quanto fossero dei pezzi di merda, ognuno dei presenti era sicuramente migliore di me sotto molti aspetti.

    It's my life



    Sergei, fuciliere di prima categoria tra noi riservisti, era quello che più tra tutti meritava di essere salvato. Fin dallo squarcio, aveva tenuto a bada decine e decine di quegli insetti, semplificando di molto il nostro lavoro di sopravvivenza. No, non sarebbe stato lui a morire oggi.

    My heart is like the open highway



    Vasiliy? no, era stato lui a finire quel cazzo di mostro in due colpi, mentre tutti noi arrancavamo nel cercare di non morire e in contemporanea di proteggere Anatoly, ko per colpa mia. Nemmeno lui, per quanto mi stesse sul cazzo, si meritava di venire falcidiato dalle schiere di vermi con le gambe.

    Like Sergei said, "I did it my way"



    Pyotr invece purtroppo e per fortuna era il più intelligente del gruppo, e se gli altri volevano sopravvivere fino al ritorno alla base, avevano bisogno del suo aiuto, come lui aveva bisogno del loro per poter uscirne fuori incolume.
    Io invece ero un sempliciotto che fin da piccolo non aveva mai avuto una vera possibilità di poter diventare Elite. Troppo scorbutico, troppo fuori dagli schermi, troppo ubriaco per poter avanzare di grado. E non ero nemmeno bravo con i fucili, i carri armati o la leadership.

    I just want to live while I'm alive



    La soluzione era chiara come il sole, ma nessuno aveva il coraggio di parlare per primo. Così, dopo una mezza dozzina di secondi, mi pulii il naso che gocciolava con il palmo della mano destra e inconsapevolmente mi passai la mano sui capelli.

    Dammi quella fiala di Adren. Lasciate qui tutte le granate e andate subito fuori dal cazzo prima che cambi idea. E risparmiate le vostre finte scuse, i vostri falsi tentativi di farmi cambiare idea e tutte quelle altre cazzate. Sappiamo benissimo che non volete morire e che siete disposti a vendere anche l'anima di vostra madre per salvarvi la pelle. Io sono la cavia di oggi, e va bene così. La vodka resta con me.

    Quella dunque era la scelta che avrebbe decretato la fine di Miroslav Ivanov; restava solo rendere il gran finale del gran finale.

    It's
    my
    life



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    Mente »Alterato
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    In Breve »Dopo essere riusciti a uccidere il mostrone di turno, uno stridio da esso fa andare fuori rotta la coordinazione del quartetto facendo finire il Maglev fuori pista, sbandando e cadendo lateralmente. Confusi, vedono sullo schermo troppi puntini come nemici. Capiscono che sono perduti, ma Pyotr fa uscire il suo asso nella manica. Il lasciapassare per riuscire a scappare, facendo restare però uno tra loro dentro il carro armato come cavia. Dopo una breve analisi della situazione, Ivan capisce che il soggetto migliore a farsi esplodere è proprio lui.

  8. .
    Miroslav Ivanov
    Il grande guaio
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »

    Avrei potuto scopare qualsiasi persona in quello stato di ritornata euforia, mentre la zona veniva triangolata dal radar che avevo "gentilmente" richiesto. Era sicuramente un buon inizio per una grande collaborazione: entrambi eravamo intrigati l'uno dall'altro, io per la sua aura di mistero, lui probabilmente per la mia incrollabile pazzia nel prendere decisioni un minimo lucide in un contesto del genere pieno di pericoli, droga e alcool.
    Si, probabilmente avrebbero giocato un gioco pericoloso. E io amavo i giochi pericolosi. Pyotr mi insultò la madre, ma meno di quello che facevo io di solito.
    L'amico della notte mi rispose in sequenza, e non potei che essere a tratti soddisfatti e incuriosito dalle sue risposte. Non avevo preso in considerazione la tequila, e nella mia testa era diventato un tipo misteriosamente altolocato con un senso del gusto che probabilmente noi non potevamo nemmeno immaginare. Me lo immaginavo a degustare chissà quale tipo di tequila in un bicchiere di vetro mentre in pantofole cercava di tenerci vivi da chissà quale postazione tecnologica.
    Risi divertito al botta e risposta di Vasily e il nostro nuovo amico e concordai con Pyotr.

    L'importante è vivere senza cazzo di rimpianti, e in questo momento l'unico rimpianto è di non avere un terzo braccio per tenere una bottiglia di vodka! E no, non ho intenzione di tenerla con culo, però posso usare il culo di Anatoly come poggia vodka, almeno è CAZZO UTILE ANATOLYYYYY!

    Dopo qualche secondo l'aria circostante si circondò di un silenzio innaturale che non riuscivo a percepire, come se si fosse zittito, e questo fu bene per le mire mie e di Sergei che stavamo facendo il possibile per colpire quanti più bersagli possibili con una precisione che normalmente non avevamo...non io almeno. Ma poi si riempì di nuovo di fracasso facendomi perdere un paio di battiti. Se continuavamo così avrebbe potuto esplodermi il cuore, e preferivo di no, dato che ne avevo soltanto uno e a differenza degli altri organi non si poteva rimpiazzare così facilmente.
    L'amico della notte parlava, ma non stavo capendo se stesse parlando con noi o con qualcuno dalla sua parte: era sempre più difficile restare cosciente e captare ogni singolo dato per trasmetterlo nella mia piccola testolina che stava viaggiando oltre la velocità della luce. Ad ogni inizio di pensiero ne crescevano altri due, e poi altre due ancora, rendendo la mente quasi in errore dato l'elevato numero di pensieri, dati, pericoli da decifrare e analizzare per capire se fossero reali o meno.
    E a tal proposito, oramai non sentivo più solo voci, ma anche rumori di una motosega che andavano a tempo come se fosse una voce. Ma in stile motosega, capito, no?
    Il mio cervello probabilmente stava dando segnali di cedimento, speravo almeno di riuscire a far crepare il bestione prima di collassare su me stesso. Sarebbe stato problematico riuscire a farmi spostare dalla mitragliatrice se non fossi più stato padrone del mio corpo, senza contare che non volevo dare occasione a Sergei di divertirsi senza il mio consenso.

    In mezzo a quello di sterminio di lombrichi assassini, l'unica cosa che stavo capendo a parte il divertirmi come un matto sotto coca -proprio quello che ero adesso- era che l'amico della notte aveva inviato dei rinforzi, e che quel rinforzo in qualche modo era molto simile a te: abile ma indisciplinato, un qualcuno -o qualcosa- messo sempre in disparte perchè non gli si dava mai la possibilità di divertirsi come intendeva lui nonostante fosse comunque bravo. Una sensazione di nostalgia si stava impossessando di Ivan, che tirò su con naso. Erano lacrime dal naso o l'effetto della coca? Probabilmente entrambe.

    Fanculo. Sarà il mio prossimo amico, e faremo vedere quanto spacchiamo tutti quei Pizdobol che si prendono immeritati meriti.

    L'ultimo consiglio che ci dava l'amico della notte era quello di non crepare. Più che giusto, data l'immensa quantità di merda che stavamo passando -ma anche schiacciando- per estrarci da una situazione disperata.
    Volammo quel tanto che bastava per rischiare di vomitare: un rutto che sapeva di vomito rancido era fuoriuscito dalla mia bocca senza troppi complimenti, e sputai per terra un liquido verdastro...o era giallognolo? Non lo capivo, i colori simili si erano mischiati e i colori freddi o caldi erano quasi tutti uguali tra loro in quel momento.

    SE LO FAI ANCORA GIURO CHE VOMITO ANCHE QUELLO CHE HO MANGIATO SETTIMANA SCORSA!

    SMETTI DI LAMENTARTI E SPARA, MIROSLAV

    MIROSLAV SARA' TUO PADRE, COGLIONE

    COGLIONE MIROSLAV E' IL TUO COGNOME!

    GIUSTO!

    Mentre non mi stavo accorgendo di parlare da solo, il carro armato rischiò di cappottarsi di lato, ma Crono decise che il divertimento non era ancora finito, e il cingolato tornò nella giusta posizione. Se fossimo rimasti di lato sarebbe stata la fine per noi, e non ci sarebbe più stato nulla da fare se non bere l'ultimo sorso di vodka prima della dipartita.
    Vasiliy, tronfio del suo primo successo con il cannone, cantò vittoria troppo presto, e una sputazza acida del mostro ci fece intendere che quel bastardo non sarebbe morto per così poco. Degli allarmi tornarono a farsi sentire, e sentivo che la testa voleva esplodere. Serviva proteggere quel carro armato ancora un po'.

    Amico della notte! Se hai degli scudi attivali, o ci scioglieremo come neve al sole!

    Era giunto il momento di rispondere all'offesa con una nuova combinazione.

    Continuiamo su questa rotta! Pyotr, resta in movimento cercando di mantenere l'assetto dei cingoli orizzontale. Vasily, ho intenzione di rallentare il bastardo sparando alle sue gambe, quando vedi il suo movimento incerto spara di nuovo in faccia allo stronzo, dai che ci siamo! Sergei, hai carta bianca, continua così che stai salvando il culo a tutti.

    Smisi per qualche tempo di maciullare vermi, dando qualche secondo di tregua alla mitragliatrice per evitare di surriscaldarsi troppo. Di norma raffiche brevi bastavano per mantenere a una temperatura corretta l'arma, ma con tutte queste viscide scie di merda che ci inseguivano stavo rischiando di far inceppare l'arma. Dopo qualche secondo quindi, prendendo anche io la mira, cominciai a sparare con una certa insistenza alle gambe del mostro. Una volta che ne avrebbe avuto l'occasione, Vasily avrebbe di nuovo sparato un colpo di cannone alla faccia del mostro. Speravo inghiottisse la stessa bile acida che aveva lanciato contro di noi.
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    Mente »Alterato da droghe, alcool e euforia da battaglia
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    In Breve »Un fiotto di acido colpisce il carro armato, mentre Ivan e gli altri, sotto effetto di altri tipi di acidi, cercano di gestire la situazione al meglio delle loro possibilità mentre aspettano i rinforzi dell'amico della notte.
    Attacco Debole+Attacco forte: Ivan colpisce il mostro sulle gambe con il mitragliatore per rallentarlo, Vasily colpisce poi in faccia il mostro
    Difesa: attivazione di scudi
    Azione di supporto: guida del veicolo per stabilizzare la mira

  9. .
    Miroslav Ivanov
    Amico della notte
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »

    C'era un grande problema in quel momento, o meglio c'erano molti grandi problemi in quel momento, ma per adesso mi focalizzavo su uno alla volta: la coca non ti permette di pensare troppo in la, poichè il passato e il futuro non hanno importanza. Quello che ha importanza è solo il presente, e nel presente di Ivan c'era quello di ammazzare uno dei grossi vermoni che davano solo fastidio. Il fatto che poi la piccola bestia si muovesse ancora per cercare di divincolarsi dalla vibrolama che le avevo infilato nella testa, non era stato catalogato tra le previsioni, con il risultato che il manico della mia lama colpì violentemente il naso di Sergei, mentre la situazione cominciava a farsi profondamente irritante oltre che mortale. Gli schizzi di sangue erano talmente violenti che potevano essere tranquillamente le lacrime di Crono per ciò che stava accadendo. E non ero sicuro nemmeno di questa ipotesi... ma insomma, era peggio rompersi di nuovo il naso o farsi trucidare da quelle bestie? Non c'era nemmeno da chiederlo, la risposta era "finire la vodka". Solo qualche secondo più tardi mi accorsi che il sangue della creatura mi stava bruciando la pelle, era normale o era una allucinazione?
    La troppa tensione sulla mia mano che sentiva il bruciore poteva rischiare la vita di tutti, ma per fortuna Sergei si riprese abbastanza da prendere in mano la situazione e farmi ritornare alla realtà urlando addosso.
    L'acceleratore, cazzo!


    Suka Blyat!

    Con la mente ritornata nel corpo, mi gettai sulle leve dei freni per far ripartire il carro armato. Ci volle qualche secondo ancora prima che riuscissimo a disincastrarci da quell'ammasso di corpi e dalla enorme zampa appuntita del grosso mostro.
    Per quanto fossi in tensione da coca, non lo ero sulle cose corrette, e questo quasi rischiava la fine di Sergei, che per mezzo secondo riuscì ad abbassarsi in tempo per non farsi tranciare in due dall'enorme zampa del mostro, che almeno ora era spezzata e non poteva più rappresentare un pericolo imminente; probabilmente stava gridando dal dolore, ma ci godevo come un cane che mangiava la neve, imparava a fottere con le persone sbagliate. Chissà poi quanto valeva al mercato nero una zampa del genere. Se non fossi fatto come il vecchio Principe dell'oscurità del Metal durante natale avrei potuto fare anche due calcoli a mente, ma attualmente gli unici calcoli che avevo a disposizione erano quelli renali. No, era meglio accantonare l'idea e riprenderla magari in un secondo momento.

    Cerca di non morire, Sergei! Altrimenti darò a te tutta la colpa di questo casino! hahahahaha!

    Una risata genuina, mentre dalla radio la voce di Morozov continuava a sputare sentenze e minacce. Cosa avevamo fatto dopotutto di così grave? Rubare un carro armato che era incustodito? Romperlo? Aiutare i miei commilitoni fungendo da esca? Se non fosse stato per noi avrebbero dovuto probabilmente vedersela da soli contro queste bestie malefiche, dovevano soltanto ringraziarci che ci eravamo presi la briga di andare per primi.
    All'improvviso però, la voce cambiò, e per qualche secondo pensavo fosse una nuova allucinazione. Una voce più calma e a tratti sensuale; ero diventato improvvisamente un Srachishche come Sergei?
    Più della metà degli allarmi erano rientrati, e adesso per lo meno potevo sentire i miei pensieri mentre io continuavo a guidare e Sergei e Pyotr sparavano contro le bestie che cercavano di entrare dentro l'abitacolo mezzo aperto.

    Giusto, ecco perchè sento fresco nonostante stia sudando come una papera che prende fuoco, abbiamo il carro armato danneggiato!

    Pyotr, tanto fatto quanto confuso, tornò a sedersi al posto di guida accanto al mio per dare una mano con le evidenti difficoltà che avevo con le manovre. Era tutto così difficile in quel momento che avrei potuto mandare a fanculo ogni cosa e andare in coma per qualche minuto -o qualche ora- assieme ad Anatoly se avessi lasciato andare quel poco di coscienza che mi rimaneva.

    Qualcuno che vi ha appena bypassato il controllo radio, così potete rispondere anche senza pilota cosciente. Ah, e che vi ha appena sbloccato le armi. Prego

    Non c'è di che! Cioè, di nulla, grazie a te amico della notte!

    La vista mi giocava brutti scherzi, mi sembrava che il font dei pannelli cominciasse a ingrandirsi, tutti quei colori così belli trasmettevano una sorta di pace che riduceva l'ansia e lo stress di ciò che stava succedendo fuori dall'abitacolo.
    La coca mi stava fottendo per l'ennesimo volta il cervello, e mentre stavo per parlare a Sergei scorsi in lui una punta di paura. Aveva visto anche lui qualcosa di strano?

    Sidorov, lyubov, concentrato. Puoi usare anche il plasma cannon che non è tra le tue gambe. Sterzate a sinistra in tre, due, uuuuno…

    Uno stridio assordante e l'ennesimo tonfo che fece vacillare il carro armato, un enorme Huy tebye v glaz mi uscì dalla bocca senza nemmeno rendermene conto, quel bestione assatanato di piombo non ne voleva sapere di mollare.

    Quello grosso ce l’ha con voi. Non fatevi beccare, eh?

    MA CHI CAZZO SEIIII

    Io, Vasily e Pyotr urlammo praticamente in coro la stessa frase, forse in preda a psicosi e ira legata a una situazione che non avevamo mai affrontato prima d'ora. Di tutta risposta, l'uomo -o l'essere- rise, e la cosa mi provocò stranamente un incredibile quantità di dopamina e ossitocina che si riflesse in una erezione più potente.
    Quindi anche quell'essere voleva giocare con noi. E avrei accolto il suo guanto di sfida. Con un sospiro, ero pronto a mettermi in gioco e a esportare il mio concetto di democrazia, facendo svegliare i miei compagni con una sana dose di irritazione. Dopotutto, se avessero avuto me come punto di sfogo, sarebbero riusciti a giocare di squadra no?

    Va bene, tovarishchi, basta cagarci addosso come scimmie. Dimostriamo a questi invertebrati chi sono le prede e chi i cacciatori. Facciamo vedere a questi culi senza buchi quanto siamo pazzi! Pyotr, prendi il mio posto di guida e cerca di non farci ammazzare. Punta al fiume in secca ed entra, se abbiamo fortuna li rallentiamo e otteniamo visuale migliore. Vasily, al cannone contro quel grosso merdone. Voglio che lo sciogli come un Kissel. Sergei, controlla la nuova feritoia e spara a qualsiasi cosa cerchi di entrare senza il tuo permesso. ANATOLY SVEGLIA! Amico della notte, non so come funziona questo maglev, ma se esiste un radar fallo funzionare. E parlaci un poco di te per farci restare sani e vigili prima che la coca ci faccia vedere altre pecore. Preferisci gin, vodka o sei più tipo da whisky? Vorresti fare un timone olandese? Quanto conosci di carri armati? DEVO ANDARE A SPARARE COL MITRAGLIATORE!


    Frena un attimo! da quando sei diventato capitano? Ti abbiamo nominato a capo della squadra?

    Pyotr non era d'accordo con la mia idea e mi stava letteralmente infastidendo quanto una pustola tra le chiappe. Il mio umore stava diventando pericolosamente incazzato, e non era una buona idea infastidire un russo sotto effetti di vodka e alcool.

    Se hai altre idee fai pure, ma io mollo il volante e vado a sparare. E se rompi ancora il cazzo ti spacco Anatoly in faccia, FAMMI ANDARE A SPARARE CAZZOOOO!

    Ma perchè proprio dentro il fiume in secca? Hai una idea o stai andando a caso?

    Perchè se continuiamo su questa strada non ne usciamo vivi, e non prendiamo nessun vantaggio. Se invece entriamo dentro il letto abbiamo il vantaggio di essere i porno attori attivi e lo fottiamo per bene a furia di cannonate in faccia. Se conti che il letto del fiume potrebbe essere ancora abbastanza umido riusciamo a rallentare gli stronzi. E ora basta o ti ficco la bottiglia di vodka dove tu sa-oh mi viene da sboccare se parlo ancora

    Una volta che Pyotr si fosse scambiato al posto di guida con me e che gli altri avessero capito che era l'ora di smettere di perdere tempo e di passare alla offensiva, io sarei entrato in modalità Zhopa.
    Sergei nonostante fosse ancora scosso prese la mira col fucile e si mise in posizione per fare fuoco di supporto contro i vermoidi che entravano. Vasily invece nonostante la difficoltà riuscì a mettersi nella posizione indicata e lentamente e con l'aiuto anche dell'amico della notte capì come mirare nella giusta direzione. Io invece mi misi di fretta sulla postazione della mitragliatrice, e mentre dopo aver cercato e disinserito la sicura, avrei stretto i manici con entrambe le mani per poi mirare contro quella vastità immensa di vermoidi senza futuro.
    Mirare era un eufenismo, avrei potuto colpirli anche tirando un semplice sasso, tanto erano numerosi e attaccati. Cominciai quindi a sparare contro di loro, cercando di colpire quelli più a portata, mentre Vasily prese bene la mira e cercò di colpire l'enorme insetto puntanto al centro del corpo.



    Edited by ZioJk - 11/4/2024, 08:51
  10. .
    Miroslav Ivanov
    Il grande guaio
    narrato « parlato » pensato « parlato altri »

    Le mie parole non erano state accolte molto positivamente, e non capivo bene il motivo: non capivo un cazzo in realtà in quel momento, ma quello era un fattore secondario dato dal quantitativo di sostanze e liquidi sbagliati dentro al mio corpo. Un breve diverbio tra Vasiliy e Pyotr mentre quest'ultimo cercava qualcosa dentro la giacca di Anatoly, che vidi sanguinare in ritardo. Ero stato io?

    Cazzo Anatoly sanguini come la mia prima ragazza, sooka.

    Per fortuna avevo dei compagni efficienti -oltre che deficienti- e i motori ricominciarono a rombare belli cazzuti; il pensiero che l'indomani sarebbe stato un giorno di ripresa per il povero Anatoly mi sopraggiunse, ma cacciai giù quel pensiero assieme ad un bel sorso di vodka, mentre quella che pareva essere la voce del comandante Morozov cominciò a urlare cose non ben identificate. Purtroppo e per fortuna, Anatoly era l'unico che sapeva come rispondere in maniera immediata alla radio: forse in una decina di minuti avremmo capito come rispondere anche noi, ma valeva davvero la pena rispondere in quel momento? Ormai era troppo tardi per qualsiasi cosa, e tornare indietro era l'ultima delle opzioni, addirittura prima ancora c'era "morire in battaglia", avrebbe reso più facile qualsiasi situazione scomoda.

    Amici, penso il visore sia rotto perché Ivanchki vede pecore, io non vedo proprio un ca-

    Il suono immediatamente successivo alle parole di Sergei bloccarono tutti, anche il mio sorso, come in uno stato di shock non mossi la testa ma solamente gli occhi in direzione del mio compagno, solo per vedere un artiglio più grande di qualsiasi braccio umanoide con al termine una grande affilatura.
    Il tutto a pochi millimetri da Sergei.
    La mente per un una frazione di secondo, probabilmente anche dovuto agli abusi acquisiti, fu completamente bianca, come una radio gracchiante che non trasmetteva nessun suono sensato.
    Fu quando l'artiglio cominciò ad aprire il carro con stridii e scintille, che finalmente il nostro allarme mentale si ricollegò e ci fece in qualche modo tornare presenti a noi stessi . Il fatto che non vedessimo nulla era perchè il carro armato era coperto da schifosi insettoidi.
    Quasi mossi dagli stessi pensieri, forse anche grazie al nostro addestramento militare (prima di essere dei cazzo di russi ubriachi come la merda e Zasranees, eravamo prima di tutti dei militari), prendemmo tutti una delle nostre armi. Lasciando cadere la bottiglia di Vodka, che si versò un pochino sul sedile, presi la vibrolama che avevo sul fianco sinistro con la mano destra, mentre Vasiliy affonda la stessa arma nell'artiglio, che con un movimento incolsulto fa dondolare il carro sui cingoli. Che cazzo era quella cosa per far dondolare un cazzo di CARRO ARMATO?
    La risposta non si fece attendere: qualcosa grosso come DUE CARRI ARMATI MAGLEV.
    Questo spiegava la facilità in cui aveva aperto il nostro Maglev. Era come se un apriscatole enorme aprisse una scatola di latta.
    E noi eravamo i bastardi incastrati dentro.
    Che brutta situazione.
    Talmente brutta che mentre tre insettoidi cominciavano a entrare l'adrenalina dovuto al pericolo e alla coca fece entrare in circolo una sovrastimolazione e di conseguenza...una forte erezione.
    Certo, oltre a quello c'era anche euforia, che aiutava la mia performance cognitiva e motoria e l'ipervigilanza, permettendomi in "sostanza" di sapere con precisione a quanti centimetri di distanza fossero i miei compagni e di prendere decisioni e muoversi in uno schiocco di dita.

    MUOVIAMOCI COME LA MIA ENORME EREZIONE, ZASRANEC

    Ero stato catturato dal momento della sorpresa, ma ora ero ritornato a essere il solito Ivan, lo scadente soldato troppo preso dalla sua esuberanza per migliorare le sue qualità. Forse era quello uno dei motivi per cui era ancora un riservista, ma non era il momento di fare introspezione.
    Se con una mano e gli arti inferiori avrei cercato di far funzionare il carro armato prima di essere aperti anche noi e usati come Shashliky, con l'altra armata avrei cercato di colpire qualsiasi insettoide si fosse avvicinato abbastanza da poter essere nel mio raggio d'azione.
    Il che significava che avrei colpito per forza uno di quei tre Govnosos, data la cabina relativamente piccola. Un colpo dall'alto verso il basso, poichè un colpo dritto avrebbe rischiato di colpire Sergei o Pyotr (in quel momento Vasiliy era l'ultimo dei miei pensieri).

    Andiamo via dal cazzo, o questi lombrichi troppo cresciuti saranno l'ultimo dei nostri problemi! ANATOLYYYYY

    Speravo che con la cooperazione di tutti e quattro avremmo cercato di andare via da lì a tutta birra, mentre con la nostra rimanente lucidità abbattevamo i tre mostrini mentre stavamo attenti a non uccidere quello stronzo di Anatoly.
    Na4bJ1i

    Fisico »///
    Mente »Alterato da droghe, alcool e euforia da battaglia
    Cloth »///

    In Breve »Dopo aver messo ko Anatoly, il gruppo viene quasi tranciato da un mostro grosso quanto due carri armati Maglev. Per non finire come i 4 salti in padelli, il quadretto di militari contrattacca alla comparsa di 3 vermoidi che entrano dal buco fatto dal grosso mostro. Ivan cerca di far muovere a tutta birra il Maglev con l'aiuto degli altri, mentre cerca di colpire uno dei nemici con una vibrolama, tirando un fendente dall'alto verso il basso.

  11. .
    Che merda.

    Questa era l'unica cosa che riuscivo a dire.
    Questa l'unica cosa che riuscivo a pensare.
    Mentre il primo battaglione composto da esercito d'élite era in procinto di espandersi da Kiev verso la Russia, noi poveri stronzi riservisti siamo lasciati a cuccia come cani bastardi, senza poter sperare in un briciolo di gloria e di onore, solo con la certezza che una volta che saranno tornati vincitori, dovremo sgobbare come cani per ripulire le corazze pregne di sangue, fango e merda. Solo perchè non eravamo i cazzo di soldati perfettini gni gni gni che calcolavano la massa del sole anche solo per fare scoregge inodore e silenziose, eravamo additati come la pecora nera militare, quando secondo la mia poca modesta opinione, un quarto di loro valeva meno di noi; erano solo bravi a seguire le regole, i protocolli e le decisioni altrui, non avevano un cazzo di cervello.
    Vicino a noi, a qualche metro di distanza, uno scienziato amico di Pyotr stava bevendo ad un tavolo a parte un bicchiere di liquore giallo pipì. Forse era davvero pipì e quello scienziato faceva solo finta di fare l'esperto. Lo conoscevo di fama, si chiamava Anatoly ed era a capo del dipartimento di ricerca affiliato a Giapeto. Una persona probabilmente altezzosa a cui non piaceva riunirsi con la plebe.
    E così giocavo malvolentieri a carte con pochi dei miei confratelli che sopportavo e mi sopportavano.

    Sergei, fuciliere gay addetto alle comunicazioni che continua a fare questo lavoro solo perchè ogni tanto riesce ad adescare qualche buona scopata. Troppo pigro per trovare un altro tipo di lavoro, alla fine gli piace il pericolo e dicono sia tanto bravo come amante quanto come fuciliere.
    Vasiliy, stronzo di prima categoria e anche pusher di una parte del battaglione, addetto alla ricognizione per la sua innata bravura a non farsi scoprire. Una volta per sfida entrò all'interno di un campo nemico e rimase nascosto immobile per 8 ore. Probabilmente fu merito anche a qualche droga che prese, ma non indagai più di tanto.
    Pyotr, probabilmente il più intelligente tra noi, ma anche il più stronzo. Venne degradato tra noi riservisti perchè uccise in cinque circostanze diverse cinque sui compagni che gli stavano sul cazzo, ponendolo sul tragico fuoco amico accidentale. Si occupava di fanteria meccanizzata, e gli era stato proibito temporaneamente di operare sul campo ed era stato relegato a operativo di supporto.

    A metà partita tuttavia mi ero rotto davvero il cazzo. Troppo da pensare, troppo da aspettare, troppi pareri discordanti sulla stessa partita, accuse di baro. Non faceva per me quel sobrio gioco con gente che sopportavo mediamente.

    Non sono abbastanza ubriaco per questa merda.

    Lanciai sul tavolo le mie carte da gioco e presi una bottiglia, e mentre gli altri si incazzavano per il gioco andato a puttane io mi limitavo ad alzare il dito medio destro per farmi un paio di sorsi di vodka. Il liquido andò giù e mi diede il solito cazzotto all'interno, facendomi ricordare che non mangiavo da almeno sei ore.

    Chef, cosa consigli oggi? Hai ancora quel pesce che ti fa cagare addosso appena lo annusi o c'è qualcosa di più commestibile?

    Ricordai di settimana scorsa, dove stetti un giorno intero al cesso coi crampi allo stomaco per del pesce scaduto da tre giorni che mi aveva rifilato Vasiliy. La buona notizia era che nemmeno lui se ne era accorto, quindi subì le stesse conseguenze.
    Non aveva cibo in scatola in quel momento, ma data la noia anzichè mangiare potevamo divertirci in qualche altro modo. Andò a prendere quindi qualche bustina dalla sua scorta segreta e offrì quel tipo di "cena". Non ero mai andato oltre l'erba, e non ero particolarmente entusiasta, ma se quello poteva farmi sopportare meglio quei coglioni e quella giornata del cazzo, valeva la pena fare un tentativo.
    Avrei potuto mandare tutto a fanculo il giorno dopo.
    Una persona avvezza a questo uso e costume forse aveva una concezione diversa della faccenda, e magari veniva colpito in modo differente. Per me, che mi limitavo a tirare su solo col naso e che il mio hobby era bere e non drogarmi, fu come se la mia mente andasse in errore e non avessi più la coscienza di ciò che mi stava attorno.
    Ho ricordi vari e frammentati dell'ultima ora. Noi che usciamo a prendere aria per la botta troppo intensa. Le chiavi di un carro armato che aveva in tasca per sbaglio Anatoly. Noi che andiamo al carro e prendiamo in spalla Anatoly, perchè "se ci serve la sua mano come credenziale insieme alle chiave ce lo portiamo dietro" (e non si può dire di no ad un Russo ubriaco. Porta male). Io che mi metto ai comandi mentre qualcuno degli altri fa partire della musica non si sa bene dove.
    E ora che la botta era meno forte ed ero semplicemente fatto come una pigna con una canna in bocca, una bottiglia di Vodka in mano e l'altra a guidare il carro armato assieme alle mani degli altri tre, capivo che forse la situazione era leggermente sfuggita di mano.
    Ma non me ne fregava più di tanto, probabilmente per colpa di tutto quello che stavo mischiando.
    Era divertente tutta quella botta di adrenalina, avrei potuto fare qualsiasi cosa per mantenere quello stato di euforia.

    Anatoly: ATTENTO AI COMMILITONI, IVAN!

    ANATOLY DIMMI PRIMA CHE NON E' UN PASCOLO DI PECORE ANATOLYYYYYY

    Con una manovra instabile riuscimmo a non spiaccicare nessuna di quelle cose uniformi che quasi stavo riconoscendo come l'esercito elite. Che diamine ci facessero lì non lo sapevo nemmeno io.
    O forse si.

    Anatoly: ABBIAMO SBAGLIATO DIREZIONE, STIAMO ANDANDO VERSO IL PIANO DI ATTACCO DELLE TRUPPE! TORNA INDIETRO, TORNATE INDIETRO

    NON SO COME SI TORNA INDIETRO ANATOLYYYY

    Mi misi a ridere, cominciando a tossire per colpa della saliva che era scesa giù in maniera sbagliata. Qualcuno avrebbe ricevuto una bella strigliata, o una punizione corporale, o magari saremmo stati fatti fuori dai nostri superiori o da qualsiasi cosa ci fosse là fuori. Anatoly ci stava dicendo la manovra per tornare indietro, ma non avevo intenzione di farlo.

    Oramai è troppo tardi, fratelli, se anche tornassimo indietro adesso non ricaveremmo niente di buono. CARICHIAMO QUALSIASI COSA CI SIA! Se proprio dobbiamo passare un brutto guaio, facciamolo passare anche ai nostri nemici

    Sergei, Vasiliy e Pyotr se la ridevano mentre parlavano ad alta voce in russo, mentre Anatoly quasi piangeva perchè si era reso conto del danno che avevano appena provocato anche a livello politico, e sarebbe stato licenziato per una bravata andata troppo fuori controllo.
    Ma le bravate dovevano essere fuori controllo, se no il divertimento dove stava?

    In lontananza Anatoly -il meno sfondato del gruppo- notò qualcosa in lontananza, e senza darci indicazioni tirò giù la leva del freno, facendoci cappottare sui nostri posti e insultando qualsiasi madre ci venisse in mente prima di tirarci su con faccia incazzata. Non trovavo più la canna, e parecchia Vodka era stata factta cadere sul sedile. Anatoly ci indicò lo schermo e confusi, cercammo di capire cosa volesse farci vedere per aver interrotto così bruscamente la nostra rimpatriata.

    Non capisco, sono altri elite?

    Anatoly: No...queste non sono figure umanoidi, sono qualcosa di molto, molto peggio. Torna indietro subito. SUBITO prima che si accorgano realmente che cosa siamo.

    E lasciare tutta la gloria a quegli stronzi altolocati? Cosa siamo, figli di troia? Scusa Sergei, non volevo offendere tuo padre. Siamo dentro un carro maglev, e siamo comunque soldati dell'esercito, se mi spieghi che cosa stai vedendo mi fai un favore, perchè io vedo solo pecore.

    Nemmeno Anatoly sapeva che cosa fossero, o forse non lo voleva dire, ma per colpa sua il nostro юмор stava cambiando, e stavamo lentamente passando alla parte meno divertente della fase "fatti come pignatte". Mi misi a ridere per poi spaccare la bottiglia in testa ad Anatoly per metterlo fuori gioco un pochino; forse qualche minuto, forse qualche ora, non sapevo quanto forte avessi fatto, ma dubitavo fosse così mingherlino da collassare per ore per una semplice bottiglia spaccata in testa.

    Ok ragazzi, non sappiamo cosa siano quelle cose, ma ci basta calpestarle tutte con questo CAZZO DI CARRO ARMATO.

    Eravamo quindi pronti a riaccendere i motori attualmente in stand-by per affrontare una nuova avventura sconosciuta.

    Edited by ZioJk - 30/3/2024, 11:38
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    - Nick Utente: ZioJk
    - Nome della Cloth: Pallas, "Spirito Stupido"
    - Casta: Titani e Giganti
    - Energia: bianca
    - Status: add
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    Non si parla del passato Joker, non si fa :ehno:
    Grazie ancora, spero di non deludere...ancora
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    Ruleofthree peggio. Ho firmato un patto sapendo cosa mi aspetta!

    Luke ciao splendore <3

    Sixter CAZZ0CR0N0
57 replies since 11/10/2007
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